lunedì 21 gennaio 2013

DIVERSIVO DI PSICOLOGIA ANALITICA

Il sottostante post è, come dico nel titolo, un diversivo per alleggerire un pò, dato che troppo diritto e troppa economia ci fanno inca...volare, in fin dei conti. E poi molti mi chiedono un pò di tempo per aggiornarsi su tutto il materiale pubblicato.

Così, invece, spaziamo in tutt'altro campo di indagine scientifica, per divertirsi un pò (in senso culturale), e ritrovare, come capita al "cospetto" delle problematiche psicologiche che affliggono l'uomo contemporaneo, un certo grado di...serenità. Proprio perchè l'esperienza della vita si ricollochi, per contrapposizione, nella giusta dimensione esistenziale :-).
La fenomenologia studiata nell'interessante brano che segue, andrebbe aggiornata. In senso autoironico e "trasgressivo" richiama certe "sensazioni" che si provano nel "tenere" un blog. Il ruolo di blogger porta, (probabilmente con "diffusione" irradiata "via schermo" del PC, come in un film dell'orrore coreano) a forti tracce di questo disturbo della personalità. E potrebbe essere un fenomeno più diffuso del previsto. Ma l'importante, a un certo punto, è avere "orrore di se stessi".
E fermarsi ad ascoltare la vita che scorre...Scoprendo che il disturbo narcisistico della personalità (paragonato al "luogocomunismo" intimista, che distrae inesorabilmente dalla "verità") è un "male minore", tutto sommato :-)
La esposizione di questa "peculiare" patologia è un "estratto" dalla tesi di laurea della dott.ssa Mara Breno.

Il disturbo narcisistico di personalità dal punto di vista di Kernberg

Kernberg descrive i pazienti con disturbo narcisistico di personalità come soggetti con un inconsueto riferimento al Sé nelle interazioni con gli altri, un gran bisogno di essere amati, ammirati e una contraddizione fra un concetto molto elevato di Sé e un bisogno sproporzionato di riconoscimento da parte degli altri.
I tratti principali di queste personalità sono il senso di grandiosità, la tendenza ad incentrare tutto su di sé, assenza d’interesse ed empatia verso gli altri, pur essendo estremamente desiderosi di ammirazione e approvazione. Provano un’intensa invidia verso coloro che possiedono ciò che loro non hanno o verso chi si gode la vita.
La vita emotiva di tali soggetti è superficiale, non sono in grado di provare empatia verso gli altri e il piacere nella loro vita è limitato agli apprezzamenti che ricevono dal prossimo e alle fantasie di grandezza. Sono pazienti che mancano di profondità emotiva, carenti di sentimenti quali malinconia, rimpianto e lutto; l’incapacità di provare depressione è un tratto fondamentale di tale personalità.
Invidiano gli altri, tendono ad idealizzare le persone da cui si aspettano rifornimenti narcisistici e a svalutare e disprezzare gli altri. Il rapporto con le persone è chiaramente confinato allo sfruttamento, al controllo e al comportamento parassitario, non accompagnato da senso di colpa.
La facciata che tali pazienti mostrano al mondo è spesso affascinante e interessante, ma dietro questa si avverte freddezza e durezza.
Secondo Kernberg questi tratti tesi verso il controllo altrui e l’automagnificarsi sono una difesa contro tratti paraonidi connessi alla proiezione di collera orale, che è l’elemento centrale della loro patologia.
Superficialmente le loro relazioni oggettuali sembrano adeguate; ma ad un livello profondo, sono primitive, interiorizzate, molto intense e spaventose. Il problema fondamentale è dato dall’incapacità di dipendere da oggetti buoni interiorizzati. La personalità antisociale è un sottogruppo di tale disturbo, anche se presenta, a differenza di questo, una grave patologia del Super-io.
Secondo Kernberg nel delineare l’origine della patologia narcisista è difficile valutare in quale misura sia responsabile un’aggressività orale di origine costituzionale, oppure un’incapacità a tollerare l’angoscia anch’essa costituzionale, rispetto ad impulsi aggressivi o gravi frustrazioni subite nei primi anni di vita.
Dai casi clinici trattati dall’autore emerge una figura parentale, di solito la madre che funziona apparentemente bene, ma che presenta durezza, indifferenza e aggressività non verbalizzata. "Quando l’intensa frustrazione orale e il risentimento e l’aggressione relativi si sono sviluppati nel bambino all’interno di questo ambiente, si pongono le prime condizioni perché insorga in lui il bisogno di difendersi da odio e invidia estremi" (19). Molte madri di pazienti narcisisti mettono in mostra ed espongono ad ammirazione il figlio come un oggetto; questi pazienti spesso sono figli unici o considerati come l’unico figlio brillante o quello che dovrà realizzare le aspirazioni famigliari.
I pazienti con disturbo narcisistico di personalità tendono ad alternare forti sentimenti d’insicurezza e inferiorità a sentimenti di grandezza e onnipotenza.
Il loro funzionamento sociale in apparenza è efficace, ma alla base il paziente presenta contraddizioni estreme nel concetto di Sé, che è prova di una grave patologia dell’Io e del Super-io.
L’organizzazione difensiva di tale personalità è analoga all’organizzazione borderline: entrambi i disturbi presentano scissione, negazione, identificazione proiettiva, onnipotenza, idealizzazione. Mostrano, inoltre, l’aspetto intenso e primitivo dei conflitti orali-aggressivi tipici dei pazienti borderline.
Quello che distingue i due disturbi è il funzionamento sociale relativamente buono, la capacità di lavorare attivamente, il controllo degli impulsi e la capacità di pseudosublimare dei pazienti narcisisti.
Molti di questi pazienti potranno sembrare creativi all’apparenza, ma nell’arco del tempo riveleranno superficialità ed incostanza, mancanza di profondità che alla lunga rivela il vuoto sottostante. I pazienti narcisisti sono in grado di controllarsi in situazioni ansiogene, ma il controllo dell’angoscia viene ottenuta accrescendo le fantasie narcisitiche e ritirandosi nell’isolamento, che non riflette una capacità autentica di venire a patti con una realtà disturbante...
...Essendo così scarsa l’integrazione del Super-io con altri precursori, il Super-io aggressivo e primitivo viene riproiettato sottoforma di proiezioni paranoidi. Ciò porta tali pazienti a legarsi superficialmente con persone che vengono idealizzate e che si rivelano regolarmente proiezioni dei propri concetti esaltati del Sé. Tali oggetti esterni talvolta sembrano investiti di grandi e pericolosi poteri, poiché il paziente vi proietta le caratteristiche primitive del Super-io e della propria natura di sfruttatore.
Tali pazienti pur non dando prova di comportamenti antisociali, si ritengono furbi e capaci di comportamenti antisociali. Inoltre considerano anche gli altri disonesti e indegni di fiducia. Verso gli altri hanno un atteggiamento di svalutazione e sfruttamento, quando ne hanno tratto tutto quello che avevano bisogno se ne liberano, oppure hanno un senso di timore, poiché gli altri possono attaccarlo, sfruttarlo e costringerlo a sottomettersi loro. Contemporaneamente l’immagine del Sé è vuota, affamata, infuriata e alimentata da una collera impotente per la frustrazione che subisce e timorosa di un mondo che sembra odioso e assetato di vendetta come lui.
Nel trattamento di tali pazienti emerge chiaramente che la persona ammirata è un’estensione di se stessi.
L’idealizzazione è una difesa (tentativo di prevenire la tendenza, ndr.) contro l’invidia e contro processi di svalutazione. Quest’ultima però distrugge la speranza di ricevere qualcosa di buono e di poter stabilire un rapporto d’amore e di soddisfacimento. Se si sentono respinti, provano odio e paura, e reagiscono svalutando la persona che prima idealizzavano. "In breve, non esiste nessun reale coinvolgimento con la persona ammirata, che viene usata in chiave semplicemente narcisistica". Tali pazienti idealizzano l’analista e sono convinti che sia il più bravo del mondo e contemporaneamente si ritengono l’unico loro paziente...
...Hanno bisogno di distruggere le fonti d’amore e soddisfacimento per non sentire l’invidia e la collera, che di solito viene proiettata. Contemporaneamente si ritirano nel Sé grandioso, rappresentato da una fusione delle immagini idealizzate delle figure parentali e delle immagini idealizzate del Sé, che creano gravi danni alle relazioni oggettuali.
I processi di svalutazione che si presentano sottoforma di delusioni, nella traslazione ripetono emozioni vissute nell’infanzia verso le figure parentali, mentre "il Sé grandioso realizza la condensazione patologica di componenti aventi origine dalle relazioni oggettuali che riflettono questi conflitti".
Un’altra difesa utilizzata da tali pazienti è l’identificazione proiettiva che opera quando il paziente proietta sull’analista il Sé grandioso e cerca, poi, di esercitare un controllo sull’analista per evitare che questi emerga come un oggetto indipendente ed autonomo.
Le difese narcisistiche del carattere (idealizzazione, svalutazione, identificazione proiettiva e ritiro narcisistico) difendono il paziente non solo dall’intensità delle proprie emozioni negative (collera e invidia), ma anche dalla convinzione di essere indegno, dall’immagine di un mondo privo d’amore e di nutrimento e dal concepire se stesso come un essere solitario costretto ad uccidere per sopravvivere. Tutte queste paure riemergono in un trattamento analitico, quando il paziente comincia a dipendere dall’analista. Il paziente teme la sua invidia verso l’analista e non sa se il bisogno d’amore sopravviverà agli attacchi aggressivi verso di lui.
Nei pazienti meno disorganizzati e con un Io relativamente forte, si riscontra un atteggiamento paranoide, con sentimenti di vuoto e di collera. A un livello ancora meno regredito, l’immagine del Sé di tali soggetti rivela una persona vuota, priva di valore, immiserita che si sente esclusa e divorata dall’invidia nei confronti di coloro che hanno cibo, felicità e gloria.
Il timore più grande di questi pazienti è quello di dipendere da qualcuno, perché la dipendenza significa odio, invidia ed esposizione al pericolo di essere sfruttati, maltrattati e frustrati. Nel corso di un trattamento terapeutico si preoccupano soprattutto di erigere difese contro il pericolo di poter dipendere dal terapeuta, per evitare di rivivere questa situazione minacciosa già vissuta nella prima infanzia.
In questi pazienti i sentimenti predominanti di vuoto e noia sono collegati al blocco avvenuto allo sviluppo dell’Io, che a sua volta è collegato all’incapacità di provare depressione per aver perso un oggetto buono o una parte idealizzata di sé stessi.

Quest’ultima capacità è un presupposto fondamentale per lo sviluppo emotivo e per l’ampliarsi e l’approfondirsi dei sentimenti. I narcisisti hanno bisogno di svalutare qualsiasi cosa ricevano per evitare di provare invidia. Hanno tanto bisogno degli altri, ma sono incapaci di riconoscere quello che viene loro dato e di provare gratitudine, perché ciò gli farebbe sperimentare l’invidia.
I pazienti narcisisti si nascondono sotto un’apparente distanza e non coinvolgimento, che rappresenta anche una resistenza al trattamento di sentimenti attivi di svalutazione, disprezzo e deterioramento. L’annullamento di queste resistenze fa emergere pensieri paranoidi, sospetto, odio e invidia. Quando i pazienti, dopo anni di trattamento, diventano consapevoli della propria aggressività e sviluppano verso l’analista un interesse più umano, con conseguenti sentimenti di colpa e depressione, sono sulla buona strada per una possibile guarigione...
...Il mondo intrapsichico di tali pazienti è popolato soltanto dal loro Sé grandioso, da immagini svalutate del Sé e degli altri, da precursori sadici e non integrati del Super-io, oltre a immagini primitive e distorte sulle quali è stato proiettato un intenso sadismo. "La conseguenza finale e più decisiva dell’instaurarsi del Sé grandioso è la frantumazione della normale polarità fra immagini del Sé e dell’oggetto che hanno fatto parte delle unità interiorizzate che fissano e riproducono relazioni soddisfacenti con gli altri".
Il Sé grandioso:
consente la negazione della dipendenza dagli altri;
protegge l’individuo dalla collera e dall’invidia narcisistica;
crea i presupposti per una persistente svalutazione degli altri;
e contribuisce a formare gli investimenti narcisistici e oggettuali futuri.

Per tutti questi motivi, Kernberg, non considera il narcisismo patologico semplicemente una fissazione a livello narcisistico normale. I pazienti con personalità narcisista non possono sopportare di migliorare, perché se ciò avviene devono ammettere di essere stati aiutati. In più non possono sopportare l’idea di ricevere qualcosa di buono dall’analista a causa della colpa che provano per la propria aggressività orale e perché ciò li farebbe sentire dipendenti.
Secondo Kernberg la via della guarigione per questi pazienti prevede un percorso lungo...A un certo punto [il paziente] raggiungerà la consapevolezza che il timore di essere aggredito rappresenta una proiezione della propria aggressività, collegata alla rabbia causata dalle frustrazioni che lei gli ha inflitto. Nel profondo il paziente cova un amore disperato verso una madre che accorrerebbe in suo aiuto. Nel transfert verso l’analista l’amore per tale madre ideale deve incontrarsi con l’odio per la madre pericolosa, e il paziente deve giungere alla consapevolezza che "la temuta madre-analista è in realtà un tutt’uno con la madre analista ammirata e desiderata".
In questo momento il paziente affronterà una situazione emotiva molto difficile: deve riconoscere gli aspetti realisticamente positivi dell’analista (madre nel transfert) precedentemente svalutati e sopportare il crescente senso di colpa legato all’aggressività provata nei confronti dell’analista e di tutte le persone significative della sua vita. Avrà la sensazione di aver distrutto coloro che lo amavano e che avrebbe potuto amare. Mano a mano che il paziente elabora questo conflitto, nella fase decisiva della sua analisi riuscirà a riconoscere l’analista come una persona indipendente verso la quale provare amore e gratitudine.

 

22 commenti:

  1. Mi accomodo sul lettino. Dunque, sono figlio unico (e, ancor peggio, nipote unico), da piccolo le signore amiche di famiglia mi vezzeggiavano dicendo che ero "un bel bambino" (però, giuro, non ne ho mai approfitttato), ho sempre idealizzato le mie fidanzate considerandole tutte Beatrici (con gli esiti catastrofici che si possono immaginare), concedo agli altri fiducia assoluta (fino, però, alla seconda che mi fanno), m'incavolo spesso e volentieri (soprattutto con i luogocomunisti)... Insomma, devo preoccuparmi, dottore?

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  2. Ma stai alla grande! Il disturbo narcisistico nasce dal conflitto eterologo, cioè col genitore di sesso opposto, e in particolare, per i maschi, da questa figura di madre esigente e al tempo stesso, emotivamente, respingente. Invece, nel tuo caso sei stato, pare, circondato dalle attenzioni "affettive" cioè non logico-impositive, di tante belle figure femminili.
    Insomma, affetto femminile, a livello formativo-infantile (denunzi), ne hai avuto in quantità e non hai accumulato rabbia e un sigillo che ti fa temere, scatenando l'aggressività, la dipendenza dagli altri.
    Poi il possibile rovescio della medaglia, rispetto alla figura "omologa", paterna, è un altro paio di maniche (di cui puoi avere registrazione in altre sensazioni di "malessere" inperniate sul "senso di colpa" e non sulla rabbia :-)

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  3. Anche il tema che hai scelto (il narcisismo) per alleggerire la lettura, in realtà, è un argomento complesso e interessantissimo, caro Quarantotto! Ed è molto interessante anche l’analisi di certi comportamenti in chiave sociologica, capire quali sono stati i pregressi storici, antropologici, culturali che hanno determinato il prevalere di un comportamento piuttosto che un altro. Proprio sul narcisismo in chiave sociologica è stato ripubblicato in questi giorni un testo (che sembra) interessante. Soprattutto perché pare mettere in luce le implicazioni rilevanti del narcisismo che da fenomeno circoscritto all’individuo ha invece finito per avere riflessi sulla vita collettiva (http://www.francoangeli.it/ricerca/Scheda_libro.aspx?id=20318), nell’ambito della quale, ad esempio, si è passati dalla centralità del lavoro alla centralità del consumo (e tutto questo non ci è forse familiare? Le politiche europeiste non hanno forse strumentalizzato anche questa deformazione della personalità ormai così tanto generalizzata?)

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    1. M'hai fregato Sofia. M'hai riportato su economia e "diritto". Mannaggia! Sì la politica europeista se ne frrega della cittadinanza (status di riferimento soggettivo di un insieme di diritti, il cui contenuto è incomprimibile) e si impernia sul "consumatore", terminale "seriale" di riferimento del mercato. Quyesto e null'altro gli interessa: se vieni in esame come lavoratore sei subordinato ai diritti del mercato, in particolare supply side. Von Hayek aleggia sinistro...

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    2. no, no! non ti volevo fregare! anzi, volevo sottolineare la complessità e le mille sfaccettature che può avere anche questo nuovo argomento, come tutto sia legato sempre da uno stesso filo conduttore.
      No, no, continua a parlarci anche di psicologia, che ci piace!

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    3. Beh, da narcisista a egoista individualista il passo è ben breve.
      esiste un consumatore/cliente piu' utile al mercante di un iperindividualista? Esiste una persona piu' sola E QUINDI CONTROLLABILE (dal potere) di un iperindividualista??

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  4. Beh, posso dire a Roberto un onesto "qua la mano, quasi-fratello"? :-)

    Figlio unico e nipote unico anche io, con molte (anzi, troppe), aspettative a carico da parte di tutti (che hanno fatto più danni che altro: avessi avuto meno attenzioni riversate addosso, forse avrei evitato anche alcuni fallimenti dolorosi, come l'università, ma è una storia lunga).
    Il forte conflitto lo ebbi, invece, con la figura paterna (insomma, con mio padre: una specie di perenne "lotta per le investiture" ancora oggi non del tutto sopita, e che ha lasciato numerosi strascichi.... si tratta di una storia ancora più lunga).
    Ahimè, anche io di donne idealizzate e di conseguenti (e disastrosi), amori non corrisposti, vanto una discreta collezione (si parla, ovviamente, del periodo "pre-matrimonio. Per il dopo, la "Pravda" dice che "va tutto bene, e che le brutte sofferenze del passato sono state vittoriosamente debellate dalle efficaci e puntuali politiche del partito" ^_^ ).
    Anche a me è molto facile "fregarmi" la prima volta, dato che tendo ad aprirmi molto. Non concedo, tuttavia, una seconda possibilità. Ed anche io, con il luogocomunismo, non vado molto d'accordo.

    Insomma, provo a convivere con i miei difetti, impedendo (o cercando di impedire), che facciano troppo danno.....

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    1. Lorenzo credo che tu sia un caso classico: conflittuale omologo (cioè paterno), idealizza la figura materna nelle caratteristiche non "appagate", figura che diviene, nel contatto con femminile "stimolatore penalizzante".
      Cioè cerchi una donna perchè possiede, nell'immediato, quelle caratteristiche "ideali" (non appagate), ma poi ne rimani agganciato se ripete i comportamenti "disillusivi" che, in fase di "identificazione" (adolescenziale), ti hanno portato alla sensazione di "distanza" (tradimento) della figura materna.
      Oh: mica sono diagnosi serie :-)! Siamo a parla' via blog, acciderbolina!

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    2. A questo punto bisogna capire cosa ha di attrattivo questo blog per i figli-nipoti unici (e tre!)

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  5. Scrivo questo commento con l'intento di suggerire qualche spunto per l'approfondimento.
    Nessun narcisista, purtroppo, è davvero consapevole di essere tale, la consapevolezza è già un passo verso la guarigione, che tuttavia non può avvenire unicamente attraverso la comprensione mentale. Siamo in primo luogo animali, il cui sentire precede sia l'epressione verbale sia la contaminazione culturale.
    Quindi per chi avesse tempo e voglia:

    "Se struttura corporea e temperamento sono correlati, come può verificare chiunque studi la natura umana, ci si domanda: si può cambiare il carattere di un individuo senza che si verifichino dei cambiamenti nella struttura del corpo e nella sua mobilità funzionale? Per converso, cambiando la struttura e migliorandone la motilità, possiamo introdurre nel temperamento quei cambiamenti che il paziente chiede?
    Nella sua espressione emotiva l'individuo è un'unità."

    http://digilander.libero.it/grillonina70/Libri/lowen_linguaggiocorpo.html

    A. Lowen Il Linguaggio del Corpo.

    E per chi volesse fare un test: http://archiviostorico.corriere.it/1994/dicembre/12/narcisista_antipatico_anche_stesso_co_0_94121215379.shtml

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    1. Verissimo un riequilibrio di una patologia mentale, (un disturbo della personalità) implica anche un riequilibrio della strttura corporea (altrettanto difficle e alla stessa velocità).
      E riconoscere il narcisismo è l'inizio di un processo, che non riguarda la definizione in sè (scarsamente significativa per l'inconscio che si alimenta di fatti primordiali e parole chiave e non di definizioni scientifiche), ma la sostanza comportamentale ed emotiva del disturbo (i meccanismi).
      Poi alcuni comunque devono essere aiutati...

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    2. Tutti andrebbero aiutati :)anche semplicemente rifiutandosi, di essere complici delle loro dinamiche malate.
      Effettivamente mi rendo conto non sia semplice nè riconoscerli nè smascherarli, sono molto abili, intelligenti e spesso carismatici. Ora ,lo so, molti tireranno in ballo il nano. Non fatelo, non possiamo abusare delle sue innumerevoli identità per dimostrare ogni nostra tesi, e poi non sarebbe gentile (par condicio oblige) lasciar fuori , ad esempio, quel fenomeno (kantinamente parlando s'intende)di Monti.
      Quindi seguiamo il consiglio di Sofia e attingiamo dal mondo classico.
      Dorian Gray come stereotipo del narcisista rasenta la perfezione: un Volto miserbile abilmente celato dietro una maschera attraente.

      Consiglio a tutti questo articolo introduttivo
      http://www.nienteansia.it/articoli-di-psicologia/disturbi-e-patologie/la-personalita-e-il-narcisismo/1135/ e successivamente la lettura del testo "Alexander Lowen- Il narcisismo. L'identità" rinnegata, a mio avviso accessibile anche ai neofiti, a differenza del succitato "Il linguaggio del corpo" dello stesso autore, molto più complesso e analitico.
      And this, if you like.
      http://www.battiloni.it/?page_id=259

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  6. Non voglio certo fare discorsi di psicologia spicciola (comunque per quelli seri non ne avrei le competenze), ma mi piace molto la frase di chiusura di Lorenzo “provo a convivere con i miei difetti impedendo che facciano troppi danni”. In fondo leggere il post in senso autoironico e trasgressivo come suggerito da Quarantotto è anche questo. Avere la capacità di guardarsi allo specchio, di vedere quello che realmente appare (il che non è facile se si è narcisi – mi viene in mente Dorian Grey) e poi, giustamente, da un lato saper ridere dei propri difetti, ma anche, dall’altro, avere almeno la responsabilità di impedire che questi facciano danni irreparabili, soprattutto agli altri. In fondo tutti siamo narcisisti, chi più e chi meno, tutti tendiamo ad amare noi stessi prima di ogni altro. In fondo il narcisismo non trova le sue origini ancestrali nella necessità di preservazione dell'individuo e di conservazione della specie? poi si è evoluto male (pure lui), ma questa è un’altra storia.

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    1. MI c'hai rifregato :-)
      Il tema se portato su basi cognitive-antropologiche dimostra uno dei limiti dello stesso approccio psicanalitico. Dipende troppo da un concetto storicamente determinato di "armonia" della energia vitale (libido), e dipende troppo dalla capacità dinamica di "evoluzione dei modelli" da parte degli analisti...Mannaggia :-)

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  7. "Secondo Kernberg la via della guarigione per questi pazienti prevede un percorso lungo..." La domanda è: eliminarli subito no eh? :) :)

    Ad ogni modo ho provato a spuntare i sintomi nei quali mi riconosco e ho scoperto di ritrovarmici nel 96% dei casi. Il restante 4% l'ho scartato perché non lo trovavo abbastanza lusinghiero.

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    1. Ma se vedi la prima risposta a "Sandrina" in realtà non bisognerebbe mai affidarsi in questo campo all'autodiagnosi :-). I soggetti vanmo testati, sulla base del "malessere" che accusano e dei "fatti" che indicano come rilevanti in situazione di "spontaneità" indotta, senza che possano, loro stessi, filtrarli in via paralogica con costruzioni "a priori" del quadro sintomatico... ovviamente :-)
      Però quell che dici, mi pare "autoironico e trasgressivo" :-)

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  8. State parlando di Alberto Bagnai?

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    1. Mah, veramente tutta la premessa era "autoriferita", (esplicitamente "autoironica")e, nel complesso, come spesso capita su questi argomenti, gli intervenienti hanno parlato di...se stessi :-)
      Che poi l'esperienza di "blogger" sia scientificamente elaborabile come "categoria" pone affascinanti campi di futura indagine psicanalitica. Chissà forse usciranno degli studi...
      Ti dico solo: ieri ero a una cena infestata da "luogocomunisti" e non saprei distinguere quanta parte della "irruenza" con cui ci si ritrova a discuterci sia dovuta alla sindrome qui illustrata (in quanto innescata dall'esperienza di blogger) e quanta da un legittimo sdegno e "sfinimento" (ovviamente sul piano logico tendiamo a prediligere la seconda ipotesi). Diciamo che Bagnai, ora, lo capisco molto meglio :-)

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  9. Mi è ritornato in mente questo post mentre leggevo la (solita) rabbiosa sfuriata di Bagnai a proposito di Eco della Rete...

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    1. Al di là del caso in questione e parlandone in generale...La "rabbia" accumulata verso il "muro" del silenzio e della "non-verità" di chi controlla economia e res publica, ha un fondamento "umano"
      comprensibile...Invece, la rabbia verso chi, in un modo o nell'altro, è sostanzialmente dalla tua stessa parte, (arrivando sistematicamente a negare che chi è in episodico dissapore con te sia, persino, "dalla stessa parte" diventando così un "nemico...oggettivo"), fa pensare.

      E' chiaro che "l'uomo" (come categoria di "percettore") "è la misura di tutte le cose"; ma che un "singolo uomo", e non a titolo personale-psicologico (che sarebbe perfettamente legittimo), ma proprio ponendosi in veste cognitiva, sia il "metro legittimo" del "giusto-sbagliato" è cosa diversa.

      Sul piano psicanalitico ciò ha a che vedere col concetto, sostanzialmente inconscio, di "offesa intollerabile" (fonte della reattività-rabbia); idea che, la stessa psicanalisi, considera originata da eventi passati oggetto di rimozione e trasformazione in "idea topica" di interpretazione degli "altri".
      Nel senso che non ogni contrasto personale dovrebbe, in teoria, condurre a un'offesa intollerabile e all'impossibilità di superamento-ripristino dello scambio logico-emotivo tra persone.

      Cartesio scartò l'opzione "percezione del singolo individuo-misura della realtà assiologica oggettivabile" ab imis, e la fenomenologia di Husserl, la più attendibile frontiera della scienza cognitiva, predicò la "sospensione del giudizio" come mezzo di conoscenza dell'essenza, in via di intuizione "depurata" (problema che cnfina con quello della "precomprensione" e infatti passa per Gadamer, "discendente" di Husserl).

      Il che dovrebbe applicarsi a ogni oggetto, compreso un altro essere umano e il suo comportamento.
      Ovviamente, questo procedimento concerne ogni possibile interessato di un rapporto umano (cioè dovrebbe essere "simmetrico"); quindi mi astengo dall'entrare nel merito del concreto dissidio, sul quale non ho elementi "in contraddittorio" per coglierne l'essenza

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  10. E' anche poco elegante da parte mia parlarne in questa sede, ad essere onesti...a mia discolpa c'è solo il fatto che sono molto dispiaciuto non tanto della cosa in sé ( non conosco nessuno dei due)quanto del fatto che mi sembra una dinamica estremamente comune sia della blogosfera in generale (il fraintendimento continuo e permanente perché si scrive in fretta come si parlasse ma non c'è gestualità, tono di voce, sguardo etc) sia di questi "collettivi avanguardistici", in cui pochi si riconoscono per poi ineluttabilmente disconoscersi...quasi sempre per motivi personali che, ex post, diventano dottrinari.

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    1. "Collettivi avanguardistici"? Ma forse la "blogosfera" non è la stessa cosa, proprio proprio.
      Poi comunque sono ottimista: il domani si arricchirà di persone consapevoli e, in quanti tali, capaci di autodeterminazione responsabile del intellettiva e pratica. E magari un piccolo merito, ce lo avranno anche i blog, qualunque sarà poi la capacità di aggregazione "reciproca" di quella che rimane una fonte informativa "libera"...

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