martedì 29 gennaio 2013

LA "FINE DELL'EURO": GIUSTIZIA NEL DIRITTO E "VISIONE" UEM

1- Ma l'euro "non finisce più"? La questione della "giustizia" come essenza del diritto.
 La calma apparente ("prima della tempesta") imposta dalle elezioni, - (giochino degli spread...subsided, revisionismo coccodrillesco sugli eccessi tributari, sottolineatura del "pareggio tecnico", che sconterebbe il ciclo...fino a che la congiuntura perduri, salvo poi deliberatamente prolungarla)- sta dando a molti l'impressione che l'euro possa durare indefinitamente.
E certo come impressione è alquanto deprimente.
Anche parlando con persone stimabili, però, mi accorgo che questa "calma apparente", costituisce uno schermo fondamentale per impedire di "vedere" la situazione per come realmente è.
Si genera cioè l'impressione che insomma, tutto sommato, l'euro sarebbe sostenibile e avrebbe anzi la funzione positiva di mitigare gli eccessi del "costume italico", (corruzzzione, spesa pubblica improduttiva, generica mancanza di "produttività"), e che, quindi, la "colpa" sarebbe della Germania, che ha perseguito delle politiche "mercantilistiche" che, se evitate, avrebbero fatto funzionare la moneta unica per il "meglio".
Questa visione affrettata, ma comunque pericolosamente diffusa, non è altro che l'aggiornamento della teoria del "vincolo esterno" che tante sciagure ha costantemente apportato alla nostra economia.
Per chi avesse la costanza di seguire questo blog, una linea accomodante di questo tipo risulta del tutto risibile. E la top ten dei post più letti lo attesta senza equivoci.
Qui mi limiterei a richiamare la certificazione, limpidamente illustrata da Jacques Sapir, del fatto che la costruzione, comunque tardiva - e dolosamente mancata in origine-, di un federalismo europeo dei "trasferimenti" non è politicamente pensabile, prima di tutto perchè è economicamente impraticabile per gli stessi ideologi del "vincolo" e comunque per la stessa Germania.
Dietro a questo luogo comune (del vincolo "aggiornato" con trasferimenti e..."condizionalità"), però, si annida una delle più convincenti spiegazioni del perchè i "giuristi" non rispondano agli appelli e agli stimoli che da questo blog (come punto di arrivo di una divulgazione che non passa solo per esso), sono stati più volte lanciati.
La cosa non è da poco: in realtà chi ha, a vari eminenti livelli, "in mano" l'interpretazione delle norme, costituzionali e europee in primis, detiene uno strumento "politico" che nessun altro possiede.
L'analisi di un economista, per quanto persuasiva e illuminante, non può giungere a scuotere il "mondo delle decisioni politiche", se l'economista non sia già collocato all'interno della governance (e quindi se non è già "istituzionalizzato" secondo i dettami del mainstream): un bel paradosso, che pone la "verità", per definizione, "in minoranza" e riduce il pensiero economico ad uno "strumento" di conservazione delle ideologie dominanti, cui dà una (pseudo)legittimazione tecnica. Ciò propone un circolo vizioso simile a quello relativo alla "utilità" delle aree valutarie ottimali: sono realizzabili solo se le condizioni delle economie coinvolte sono tali da segnare una convergenza talmente stretta che l'AVO risulti pressoccchè inutile...mentre in ogni altro caso è dannosa.
Questo "mondo delle decisioni", della "governance" de facto, è situato sì nell'empireo dell'informale lotta di potere e della "discrezionalità insindacabile" del legislatore - formula seguita dalla Corte costituzionale quando vuole evitare di assumersi la responsabilità di portare a conseguenza la tutela della Costitizione, di fronte al dubbio delle conseguenze finanziarie che non riesce a stimare correttamente-, ma è sempre filtrato dal "parere dei giuristi", almeno finchè, formalmente, esisterà lo Stato di diritto.
Ai giuristi, dunque, spetterebbe di svolgere un ruolo di difesa dei valori costituzionali che, forse, rimane l'ultima voce istituzionale (non ancora disattivata ufficialmente) rimasta a difesa degli stessi e dell'interesse democratico del Paese.
Il problema è, mi accorgo, che questo non è un tempo per i Calamandrei, i Carnelutti e i Mortati. E forse nasce dal fatto che le ideologie "borghesi" non sono più indotte alla "mediazione", cioè ad una concezione "redistributiva" reale, per assenza della minaccia del marxismo-leninismo-stalinismo, che certamente aveva sospinto le "elites liberali" che avevano combattuto il nazi-fascismo a prevenire la prospettiva di una nuova dittatura. 
Però, rimane il fatto che un diritto "senza valori", intendendoli come qualcosa che si è consolidato e chiarito in conseguenza di lotte e sofferenze che hanno avuto, in forme più estreme, avversari non dissimili da quelli di oggi, rinuncia alla funzione di "giustizia" propria delle sue definizioni più alte.
Definizioni come quelle offerteci da uno dei massimi pensatori giuridici, Thomas Viehweg, nel già menzionato "Topica e giurisprudenza" (cap. VIII, pagg.118 ss.); citando, a sua volta, Josef Esser, uno dei fondatori della "giurisprudenza degli interessi", corrente di reazione al giuspositivismo e alla sua "neutralità" apparente che si era prestata a legittimare persino il nazismo, Viehweg chiarisce:
"...anche dei concetti che in apparenza sono di mera tecnica giuridica. dei semplici "elementi costruttivi", della giurisprudenza, ricevono il loro significato semplicemente dalla questione della giustizia. ...Per esempio nel quadro della determinazione concettuale "dichiarazione di volontà (concetto giuridico fondamentale, che vale per i contratti come per i trattati internazionali ndr.), è comprensibile soltanto se significa "la fissazione dei principi di giustizia nella questione del vincolo negoziale e della lealtà negoziale". E questa giustizia si connota nella tutela dell'affidamento generato nei destinatari della dichiarazione e nella costante tutela della libertà di espressione della "volontà", esente da errori nonchè da raggiri posti in essere dal "dichiarante" .
E' questa la cornice in cui ha senso comprendere la questione del "vincolo esterno", acriticamente accettata dalla comunità dei giuristi italiani: quale libera volontà, esente da errori e raggiri, ha potuto esprimere la comunità nazionale su cui il vincolo è stato imposto? Come si è veramente tenuto conto dell'affidamento in essa creato, cioè il "fogno" di pace e prosperità dei popoli europei, drammaticamente contradetto fino alle più estreme evidenze di sua negazione?
Di questo non ci stancheremo mai di denunciare il verificarsi e il protrarsi...e le "responsabilità" che incombono sui giuristi. Magari, prima o poi, qualcuno si "sveglierà".

2- Una sintesi del futuro prevedibile e di quello, forse, realisticamente "auspicabile".
Ma tornando all'interrogativo iniziale ("quando finirà?), vorrei per l'ennesima volta richiamare l'ipotesi "frattalica", con tutti i suoi ormai numerosi aggiornamenti.
Questa si può compendiare nella previsione (forse sbagliata ma finora sostenuta da plurimi indizi concordanti) che, come già accadde alla fine della II guerra mondiale, a fronte dell'intervento "soverchiante" di forze esterne all'Italia, costituite dagli USA, insieme a Francia e UK, i sostenitori del "vincolo"-giogo" sulle democrazie, prima si sfaldino, rinnegando, in una parte consistente, la sudditanza verso la Germania, poi si diano globalmente alla fuga e al  "cambio di casacca", nell'arco di un paio di tormentati anni, che vedranno lotte intestine all'Italia, tra "conservatori" e "restauratori" della democrazia costituzionale.
Se un "nuovo ordine democratico" potrà prendere vita, - dalle ceneri di questo conflitto "mondiale" tra "deflazionisti" anti-lavoro  e pro-finanza, da un lato, e "redistributivi" attenti all'economia reale, dall'altro,- coinvolgendo anche l'Italia, dipenderà dalla capacità di legittimazione di un gruppo necessariamente ristretto di persone che avranno avuto la "credibilità" di non schierarsi con i vincitori " a guerra persa", dando vita a una nuova Costituente democratica, che ripristini e integri le regole supreme dello Stato in modo che "tutto ciò non si ripeta più".

3- Non disperate: presto potrebbe andare peggio. Cioè "meglio".
Ma a parziale sostegno morale e psicologico dei "lettori consapevoli", mentre interiormente "stringono i denti", vorrei richiamare questo articolo apparso su The Economist di fine anno, scritto sotto lo pseudonimo di "Charlemagne" (un commentatore non certo euroscettico, ed anzi alquanto moderato).
L'articolo di intitola "All hope is not lost" e, in verità, non si comprende in che direzione sia volta questa "speranza". Il sottotitolo però ci aiuta a..."sperare". "L'euro è sopravvissuto al 2012, ma ci vorrà molto tempo prima che sia risanato".
"Charlemagne" parte dal presupposto, spesso dimenticato (nella sua "gravità" colpevole), che "l'Unione monetaria di Maastricht ha creato una moneta unica senza un corrispondente Stato unico".
Compiuta un'analisi sulla probabile apertura alla ristrutturazione dei debiti PIGS, una volta superate le elezioni tedesche di fine 2013, sottolinea, con un'esposizione contraddittoria, e più rispondente a un "wishful thinking", che "La zona euro sta muovendosi oltre la sua ossessione su regole fiscali sempre più severe. Il prossimo giugno i leaders dibatteranno la proposta che i paesi "bisognosi" sottoscrivano "contratti" che li impegnino a fare riforme strutturali, a seguito delle quali a tali paesi sia offerto denaro per alleviare il percorso verso cambiamenti dolorosi".
Siamo in pieno delirio "nuova macroeconomia classica", dato che non c'è alcun segno di comprensione del problema che le "riforme strutturali" consistono, in realtà, nella privatizzazione di beni e imprese pubblici e nella agevolazione del controllo "estero" delle economie debitrici attaverso ulteriori eliminazioni di "rigidità" dei rispettivi mercati del lavoro...eufemismo che dissimula il perseguimento del livello di disoccupazione "naturale" che consente, secondo "loro", l'aggiustamento, "stile" Friedman e Lucas (dovendo essere i salari, per "loro", infinitamente flessibili).
Ma in tutta la costruzione, abbiamo visto, c'è un non trascurabile dato; la domanda cade, complessivamente e inesorabilmente nell'area UEM, e supplire a questa caduta via domanda esterna (all'area stessa) incontra la resistenza sempre più forte di USA e...Giappone. E di Francia e UK, come presto vedremo.
Cioè la ricetta non può valere quando l'imperialismo mercantilista, da sistema di colonizzazione pro-germania del resto d'Europa, si sposta a preconizzare lo stesso meccanismo verso il..."resto del mondo".
Considerare la domanda interna e l'equilibrio dei saldi settoriali come un "peccato" imperdonabile, porta a stagnazione-recessione e problemi economici internazionali senza fine.
Perciò, alla fine, "Charlemagne", forse cosciente che non tutto potrà andare "liscio", ci dice: "Il destino dell'euro dipenderà altrettanto dalle scelte dei paesi creditori, su tutti la Germania...
La offerta francese di eurobond congiunti è stata respinta mesi fa. Un'idea alternativa francese, quella di creare un bilancio centrale dell'euro zona per compensare gli shock interni all'area, è stata respinta al summit europeo del 13-14 dicembre 2012....Al picco della crisi i leaders UE sentirono come necessario intraprendere una visione di "lungo termine" per rassicurare i mercati. Ora che la pressione è cessata (essenzialmente grazie a mere "dichiarazioni" di Draghi, ancora tutte da verificare, ndr.), si è persa pure la "visione".
"Non è morto. E' solo ibernato (l'euro ndr.) - dice Alexander Stubb, ministro per l'Europa della Finlandia. Ma ammette che le prospettive di una grande modifica dei trattati per riprogettare l'euro sta tramontando. Nel futuro prevedibile, l'euro-zona sarà più basata su un sistema-Maastricht modificato, con regole ancora più rigide, maggior emissione di liquidità, e una BCE più attiva, che su un vero federalismo fiscale.
Cò potrebbe essere abbastanza per consentire all'euro di sopravvivere, ma non di prosperare. 
Nel migliore dei casi, il "recupero" dei paesi periferici sarà lento, anche se avessero intrapreso profonde riforme. Nel peggiore, la mancanza di visione a lungo termine inviterà i mercati a sospingere nuovamente l'euro giù per i gironi dell'inferno finanziario".
Notare che la lenta ripresa dei paesi "periferici", cioè la migliore delle ipotesi, avverrebbe solo a condizione che le loro esportazioni (e con quale sistema produttivo?) vadano in attivo extra-UEM (il vantaggio "area-marco" in termini di tassi di cambio reale è incolmabile e ormai asimmetricamente strutturato): cioè esattamente quello che gli altri players globali "sovrani" hanno iniziato a contrastare...
E volete che questa storiella di mancata crescita e deflazione (salariale) possa andare oltre i prossimi due anni e non sia preceduta da "un certo" sommovimento degli equilibri sociali e internazionali, dato che, nei paesi più importanti, hanno capito benissimo dove la Germania vuole andare a parare?

16 commenti:

  1. Knight '48, un pco OT ma storia cogente

    TULIPANI NERI & REGOLE E INCOMPATIBILI DA RIMUOVERE
    Correa, allora, il 1472 e avea, ancòra senz(s)a sens(z)o, la dignità del costruire civile d’un “monte” di “pietà” che garantiva solidar(mente) alla parte meno "nobile" della comunità , essa cioè di lei senese e repubblicana, l’esistenza.
    Un senz(s)a sens(z)o che ha cominciato presto a “diluirsi” nel 1623 quando finanziava il commercio del tulipano Semper Augustus, il “nero” bulbo, che faceva impazzire il (n)eurone (n)euronico quotato fino a 6.000 fiorini/bulbo quando il reddito annuo del mercante volante era 150 fiorini.
    Il primato della prima “bolla” finanziaria cucinata dal ragioner Cucinotti, il corrispondente di Haarlem di MPS (ndr, monte di pietà, ops divenuto il pasco di Siena che correa al passo dei cavalli & dei camalli, meno delle velocità illuminogene dell’ “high frequency trading”) che seduceva con la creazione dei “derivati finanziari” (rif. Biblioteca palagio di parte guelfa, Firenze).
    Passiti dal godere dell’incasso, i lor senesi, rientrano arricchiti tra i colli addombravandosi nell’orgasmo della vittoria fatua di Montaperti ma molto interessati a richiamar alle loro balconate il “mondo nuovo” tra contradaiuoli contenti a spronar “fantini” e sedar “cavalli” della “giostra”.
    Ora nella tempesta, la verità dei mariuoli contradaioloi promossi per affiliazione alla presidenza di ABI che dichiarano che le AVIDITA’ senza REGOLE degenerano il “tulipano nero” (luglio 2013, radio24).
    Sono i rinnovamenti dei "profumi" degli Alessando, a giudizio per frode della vicenda Brontos (ndr, 245 mln di (n)euri evasi), che dichiarano piani “industriali” della banca del tulipano non escludono la nazionalizzazione oggi garantiti dal finanziamento pub(bl)ico di 3,9 mld di (n)euri dei Monti bond al tasso del 9% annuo contro-garantito dalle azioni del "tulipano" fallito.
    Quanto valgono le “azioni” di una banca fallita?
    That’s all, folks!

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    1. Premesse storico-poetiche e interrogativo "retorico"...mentre TUTTO il sistema bancario europeo va incontro alla cometa Panstarrs e poi a Ison...sciami sismici vari

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  2. io non ho capito bene secondo te che margine di manovra hanno usa, francia e uk per arginare questo sfacelo.

    la francia in teoria è quella più penalizzata attualmente...ma cosa farà nella pratica?

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    1. E che margine di manovra possono avere dei paesi che vogliono tutelarsi? Negoziati in nome degli interessi delle rispettive comunità nazionali, utilizzando tutti gli strumenti del diritto internazionale...laddove poilticamente li si volesse attivare. What else? E' un margine molto ampio, almeno quanto quello che ha portato a legarsi a Maastricht, ma certo ognuno ha un "fronte interno", avverso, di interessi finanziari: diciamo che..."noi" di più

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    2. d'accordo ma vorrei capire nella pratica come pensi che una volontà di usa, uk e francia di tutelarsi possa aiutare indirettamente noi. chiedo da ignorante.

      usa e uk non sono nell'eurozona per cui qualunque leva vogliano applicare sui tedeschi non credo avrà effetti grossi su di noi. i francesi invece...pensi davvero che arriverebbero all'uscita dall'euro se la situazione attuale dovesse perdurare? ed è così ovvio che una cosa del genere scatenerebbe il tanto agognato "liberi tutti" nell'unione monetaria?
      anche perchè ogni altra azione da parte dei francesi non credo avrebbe grosse ripercussioni, dato per assodato che una politica di trasferimenti fiscali non può essere praticata.

      grazie per la risposta.

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    3. Beh, il come risulta da diversi altri post di questo blog. La sostenibilità economica dell'euro semplicemente non c'è: lo pensano tutti gli interessati e sanno che il costo politico sta diventando enorme, minacciando il consenso politico dei fautori (che si regge solo sulla disinformazione, specialmente in Italia). Persino in germania. Non possono le "cancellerie" dire quello che articoli e prese di posizione sull'uscita articoli di giornali a appelli degli economisti, proprio in Francia, come in UK, già dicono esplicitamente, perchè si creerebbe uno sconquasso sui mercati.
      In pratica, queste "mosse" vengono adottate a seguito di deliberazioni riservatissime fino all'effettiva adozione, come l'uscita dell'Italia dallo SME. Quindi per definizione "prima", occorre interpretare i segnali: e gli USA possono moltissimo, specie in sede G20 o G8, considerato che il precario equilibrio dell'euro si sostiene sul presupposto che gli altri siano "fessi" e non prendano contromisure simmetriche, che tra l'altro, in pratica si diriggerebbero contro la germania soltanto, dato che gli altri paesi UEM ne subiscono la linea e ne sono svantaggiati anch'essi...

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    4. il punto è che i tecnocrati europei faranno tutto quanto è in loro potere pur di tenere in vita questo gigante dai piedi d'argilla, e l'hanno già dimostrato. anche a costo di portare indietro di 100 le condizioni di vita di mezza europa.
      e la determinazione di gente così potente non è da sottovalutare.
      io comunque nel 92 ero ancora bimbo per cui non posso sapere, ma quindi secondo te le condizioni sono simili? non ti stupirebbe un'uscita unilaterale francese relativamente a breve ad esempio? e una mossa del genere, non dovrebbe esser discussa da parlamento? si può fare così? è costituzionalmente nel potere di un governo farlo dalla notte al giorno?

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    5. Mi sa che ti devi legge gli altri posthttp://orizzonte48.blogspot.it/2012/12/per-chinon-guardasse-solo-google-e.html .
      E comunque il diritto internazionale prevede tutte queste ipotesi e relative procedure: la decisione politica di attivarle è appunto discrezionale e vincolata dalla finalità costituzionale di tutelare l'effettivo interesse nazionale (e non quello dei gruppi bancari soltanto ad es;)

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  3. Buongiorno, complimenti per il blog che seguo assiduamente, anche se ammetto trovo a volte un po' difficile.
    Scusate ma perchè la Francia potrebbe un giorno svegliarsi e uscire dall'area euro e l'Italia che ne avrebbe più da guadagnare no?
    La nostra classe politica è allora davvero la più corrotta? I media sono più schiavi? O c'è qualcosa nel popolo italiano incapace di perseguire il proprio interesse e insorgere?

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    1. In realtà le tue domande trovano risposta positiva e sono connesse tra di loro (ad es; i media sono fondamentali nel rappresentare una situazione che non fa comprendere al "popolo italiano" COME dovrebbe perseguire il proprio interesse, e accreditano la versione che risponde a interessi oligarchici e stranieri che controllano i media stessi)

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  4. Caro 48, l'auspicio del "vincolo esterno" a livello politico corrisponde all'invocazione dell'"uomo forte" o della "provvidenza" a livello di bar sotto casa.
    Nessuno sembra esserne immune.
    Quando ci troviamo a sperare/prevedere che a toglierci da questo brago saranno gli USA o la Francia o il Giappone usiamo esattamente lo stesso modello di pensiero. La mia non è una critica: realisticamente parlando alternative "endogene" non se ne vedono, basta guardare i contenuti di questa campagna elettorale, tutti sostanzialmente eurodossi.
    La mia è solo una costatazione. Amarognola, ovvio.
    "...Ai giuristi, dunque, spetterebbe di svolgere un ruolo di difesa dei valori costituzionali che, forse, rimane l'ultima voce istituzionale (non ancora disattivata ufficialmente) rimasta a difesa degli stessi e dell'interesse democratico del Paese. Il problema è, mi accorgo, che questo non è un tempo per i Calamandrei, i Carnelutti e i Mortati."
    Mi chiedo se il problema esiste perché, al pari dell'economista mainstream, anche il giurista "non sia già collocato all'interno della governance e quindi già "istituzionalizzato" secondo i dettami del mainstream".
    A proposito di difesa dei valori costituzionali, qui un articolo di Ines Ciolli che forse già conosci:
    http://www.costituzionalismo.it/articoli/426/
    La lunga e condivisibile, mi pare, analisi, approda infine a considerazioni che mi sembrano più generici auspici, wishful thinking, che concrete soluzioni, mentre l'adesione alla (n)euro-ortodossia non mi sembra essere mai in discussione.

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    1. Caro Mauro,
      ma "sperare" o "prevedere" non sono concettualmente assimilabitli. La mia previsione è una deduzione neutra: il rammarico è "implicito" nel suo triste preliminare, legato alla constatazione che non c'è alternativa "endogena".
      Quanto ai giuristi, è vero: ma la differenza rispetto agli economisti è che la loro "eurodossia" non è determinata da cose che conoscono veramente o che dovrebbero saper riconoscere per "mestiere".
      Il loro conformismo dal punto di vista psicologico e attitudinale, è quello di tutti gli italiani, condizionati non dal coinvolgimento in prima persona ma dal "senso comune" mediatizzato.
      Finora di giuristi esenti ce ne sono molto pochi: uno è Guarino.
      Personalmente, il mio tentativo è di "avvertirne" il più ampio numero possibile

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    2. E se ricordi bene, il problema della "ignoranza" dei giuristi (che diventa "colpevole" come quella di qualsiasi altro italiano) l'ho trattato nella seconda parte di questo post:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2012/12/giuristi-e-economisti-cronache-da-un.html

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  5. Quindi l' "ignoranza" dei giuristi e del popolo italiano è l'inevitabile conseguenza del comportamento colpevole dei media, strumenti asserviti a interessi oligarchici e stranieri, e da ciò l'impossibilità attuale ad alternative endogene.
    Grande merito a chi come voi si dedica coraggiosamente a informare, avvertire e meno male che esiste la rete, altrimenti ci troveremo a riunirci negli scantinati come i carbonari.
    Finchè però televisioni e giornali saranno nelle mani dei delinquenti attuali non rimane che attendere la liberazione dallo straniero, la rete è ancora poco pervasiva, non è in grado ancora di effettuare una comunicazione di massa.
    Questo mi fa riflettere in un modo diverso su una cosa: c'è sapienza negli attacchi costanti di Grillo ai media tradizionali, nel rifiuto totale al compromesso apparentemente incomprensibile anche nella logica elettorale del basta esserci per prendere voti.C'è una chiara visione nell'affidare il proprio messaggio, piaccia o no, alla rete e la parte più rilevante del messaggio stesso è la guerra al sistema mediatico che soffoca alla nascita le istanze democratiche.
    La battaglia per la democrazia deve passare per una guerra al sistema mediatico attuale e i primi da liberare e arruolare dovrebbero essere gli stessi giornalisti, gli schiavi dell'informazione eurodossa. Ci sarà un modo?

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    1. Il fenomeno di "Grillo" mostra più un "metodo" che una giusta direzione.
      La sua denunzia di corruzione, debito pubblico eccessivo, spesa pubblica improduttiva, finisce per appuntarsi su fenomeni non rilevanti oppure su "effetti" e non sulle cause della crisi che stiamo vivendo.
      Ma peggio ancora, con questi accenti finisce per "fare il gioco" della stressa oligarchia europea, e dei suoi mandatari italiani, mediatici e politici, che su questi stessi slogan "distraenti" cercano di affermare le loro "riforme strutturali", e la loro ideologia anti-Stato democratico.
      Ti invito a (ri)leggere e A COLLEGARE TRA LORO QUESTI POST:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2012/11/a-corruzione-e-il-fogno-lo-strano-caso_30.html;
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/01/aso-e-abela-politica-fiscale-creativa.html.
      TI POTRA' SEMBRARE COMPLICATO, MA TU NON DEMORDERE: alla luce del collegamento vedrai come non basta appropriarsi del "web" come medium ancora libero, se non si sa bene chi si debba realmente combattere...

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    2. Concordo su Grillo, l'indice dovrebbe puntarlo altrove. Sul perchè non lo faccia circolano le più svariate teorie, lo vedremo prossimamente immagino.
      Quello che volevo dire però è che, se l'obiettivo finale è recuperare sovranità monetaria e diritti democratici, e l'unico modo per realizzarlo si attua attraverso una libera informazione e un libero accesso ad essa, è necessario porsi l'obiettivo mediano di attaccare e eliminare l'ostacolo dei media di regime.
      In questo senso mi sembra che quando i rappresentanti del m5s entreranno in Parlamento, tanti o pochi che siano, si affermerà il fatto incontestabile che saranno entrati nonostante la controinformazione tutta tesa a sminuire e negare di tv e giornali, si affermerà che esiste una realtà che i media non esauriscono, anzi deliberatamente nascondono.
      Se oltre il bianco e nero con cui mi dipingono da sempre la realtà, scopro un bel giorno che esiste il lilla, sarò mentalmente disponibile a percepire tutto l'arcobaleno, e un tantino maldisposto con chi sta tentando di accecarmi.

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