venerdì 18 gennaio 2013

"MA COME NON TI HO VISTO? MA SE TI HO PRESO IN PIENO!": OVVERO IL "CI SIAMO SBAGLIATI" DEL FOGNO EUROPEO

Da Sofia, riceviamo questo post, che costituisce una "ampia" rassegna delle belle pensate che non ci stanchiamo (non da soli, ma tanto non cambia molto per.."."loro"), di evidenziare e confutare su questo blog. Ma come il vecchietto che all'incrocio protesta contro il bullo che gli ha distrutto l'auto, ci sentiremo rispondere: "Ma come non t'ho visto? Ma se ti ho preso in pieno!"

 “Ci siamo sbagliati”.
Saranno pure delle semplici coincidenze, ma ultimamente è una frase che mi capita spesso di leggere e allora, per gioco, le annoto su un foglio.
-         Il 2012 si è chiuso, per fortuna, con una palese dimostrazione di quanti si erano sbagliati sulla fine del mondo. E di certo nessuno ha pensato di prendersela con i Maya dal momento che quelli, le previsioni, le hanno fatte per un arco temporale di 5000 anni. Ma tutti quelli che i Maya li hanno studiati e tutti quelli che per puro protagonismo o altro, sulle previsioni ci hanno speculato, giocato, scherzato, di certo non ci hanno fatto una bella figura.
-         Altri propugnatori della fine del mondo sono quelli che hanno sostenuto l’inarrestabile riscaldamento globale. Ebbene, l'11 gennaio 2013 – il Met Office, il servizio metereologico britannico considerato un’autorita’ di precisione nel settore, ha detto: “ci siamo sbagliati”; rivedendo le sue stesse previsioni ha affermato che nel periodo 2013-2017 la crescita delle temperature sulla Terra sara’ molto ridotta (0,43). Una  revisione che ha dato nuova forza alle tesi degli studiosi che negano l’aumento delle temperature prodotto dai crescenti livelli di inquinamento e, in particolare, dall’emissione di gas serra.[1]
-         Appena rientrata da qualche giorno di vacanza, dopo capodanno, trovo una bellissima  lettera di Equitalia-Consap che mi chiedono 6.000 euro perché secondo loro 5 anni fa avrei provocato un sinistro stradale e per di più non sarei stata coperta dall’assicurazione. Mando una letteraccia minacciando denunce penali e quant’altro e il giorno stesso mi chiamano e mi dicono: ci scusi, ci siamo sbagliati.
-         Tra i Maya e l’Equitalia c’è la creazione della moneta unica: l’euro. E da quando questa moneta è entrata nelle nostre tasche, i “ci siamo sbagliati” sono caduti giù come poggia, anzi, come pietre!
     Anche se, a quanto pare, non abbastanza per aprire la mente a chi ancora si ostina a vedere l’uscita dall’euro come la vera fine del mondo. Mi limito solo a riportare i “ci siamo sbagliati” più recenti.
-         "Ci siamo sbagliati". Lo ammette, il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke. Le loro previsioni fatte a maggio sul numero dei disoccupati sono state troppo ottimiste. Si sono sbagliati, per l'ennesima volta[2].
-         In una delle sessioni dell’ultima riunione annuale della American Economic Association (San Diego, 4-6 Gennaio 2013), Donald Kohn (già vicepresidente Fed) ha affermato senza giri di parole che “gli ultimi anni hanno chiarito quanto poco sappiamo effettivamente” (..."loro" ndr.). Ciò in quanto i programmi di austerità, che rappresentano la quintessenza della virtù fiscale, e che sono stati adottati in forme energiche (sia nella dimensione che nel timing) soprattutto in Europa, hanno provocato effetti recessivi superiori a quelli attesi. Il problema è stato sollevato, anche se in modo alquanto tecnico, da numerosi osservatori, compresi le principali istituzioni internazionali come l’Fmi, l’Ocse e la stessa Commissione europea (cose che qui, da molto prima avevamo evidenziato in dettaglio di tempo e di contenuti, che solo ora vengono "attenzionati", senza trarne le conseguenze politiche da una "parte" dell'informazione italiana ndr.).

    Da ultimi Olivier Blanchard (capo economista del Fmi) e Daniel Leigh hanno confermato che i moltiplicatori fiscali assunti comunemente si sono rivelati largamente sottostimati (“Growth Forecast Errors and Fiscal Multipliers”, January 2013). Questa sottostima spiega perché la gran parte dei previsori aveva associato i programmi di consolidamento fiscale, intrapresi dai vari paesi in particolare in Europa, a tassi di crescita attesi superiori a quelli effettivamente realizzatisi.[3]
-         Nell’articolo di Ambrose Evans-Pritchard, del 14 gennaio 2013, sul Telegraph si legge che Gustav Horn - capo dell IMK Institute tedescoe uno dei  "cinque saggi" (top economisti tedeschi) - la scorsa settimana, con una palese ammissione di quanto tutti si “siano sbagliati”,  ha chiesto la fine delle tortura dell'austerità. "E' un circolo vizioso. L'Austerità in eccesso non porta a una riduzione del debito, anzi è causa di un aumento del debito", ha detto.  (ovvio per noi, ma non per "loro", e comunque ignorato dai politici italiani, che come attesta Fini ieri da Santoro, continuano imperterriti a dire che il "problema è il debito...e non si può fare altrimenti" ndr.)
    L'ex governatore della BCE Orphanides Athanasios - un "esperto" mondiale di deflazione - ha preso le distanze dai suoi ex-colleghi della BCE, accusandoli di stare "a guardare" dalla finestra, mentre in Europa dilaga il disastro socio-economico. Jacques Cailloux di Nomura dice che il denaro è ancora terribilmente scarso in Europa per una serie di paesi. I loro rendimenti dei titoli sovrani sono scesi molto, ma non abbastanza da tenere il passo con la contrazione del PIL. Jens Weidman della Bundesbank avverte il Governo  tedesco che il gioco che questo sta facendo alle spalle degli elettori  in futuro potrà creare guai allo stesso[4].
-         Jean-Claude Juncker ha fatto un "furioso" discorso di commiato alla commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento europeo, sottolineando quanto anche il Parlamento, “si sia sbagliato”. Che non era d'accordo con il ritmo degli aggiustamenti "imposti ad alcuni paesi", e che l'Eurogruppo non ha fatto alcuna valutazione tecnico-politica su questi aggiustamenti, i quali troppo spesso erano semplicemente "delle copie delle raccomandazioni di Commissione, BCE e FMI, la cui legittimità democratica non è chiara". E’ stato fatto l'errore di "sottovalutare il dramma della disoccupazione" e di "dare l'impressione che l'Europa è lì solo per punire" e che non premia i "paesi partecipanti ai programmi" che proseguono con i loro piani di aggiustamento.  I governi hanno formulato delle previsioni economiche troppo elevate e quindi non sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi, e più si va indietro negli anni, meno tali previsioni si sono rivelate fondate.[5]
-         Roger Bootle, economista e amministratore delegato di Capital Economics, nonché vincitore del  Wolfson economics prize nel 2012 per la migliore strategia di uscita della crisi dell’Euro sempre nell’ottica di evidenziare quanto le politiche europee si sono allontanate dai propositi iniziali (almeno quelli decantati), rispetto a proprie precedenti affermazioni nei confronti delle quali fa presumere di essersi sbagliato, ha dichiarato: “Dimenticate l’unione politica, fiscale e bancaria; sono tutti sogni. Quel che l’euro è diventato in realtà, è un’unione nell’austerità.[6]
-         Secondo Blanchard e Leigh i moltiplicatori fiscali non sono stati modesti come previsto (0,5) ma significativamente più elevati (1,5). Questo significa che una contrazione fiscale di 1 euro ha creato una depressione di 1,5 euro invece che solo 0,5. Già nel 2009, tuttavia, il fondo aveva sottoposto al G20 una nota in cui si affermava che i moltiplicatori potevano essere compresi tra 0,3 e 1,8 per i tagli alla spesa e tra 0,3 e 0,5 per gli aumenti delle imposte[7]. Insomma, si sono sbagliati.
-         Il Professore di Economia alla New York University, Nouriel Roubini, fece scalpore con la sua dichiarazione in cui prevedeva l’uscita della Grecia dell’Euro, seguita dagli altri stati semi-periferici, tra cui l’Italia. La profezia di Roubini fu smentita, ma il Prof tornò alla ribalta qualche mese fa con un’altra dichiarazione sorprendente, nella quale rinviava al 2013 la sua “tempesta perfetta” per l’Eurozona.[8]
-         Jim Reid di Deutsche Bank invece si sofferma sugli errori presenti, quelli di previsione soprattutto, sulla possibilità di ripresa preannunciata a partire dalla seconda metà del 2013 ed afferma che la crisi sia tutt'altro che finita, e l'Europa è probabile che attraverserà nel 2013 una fase di molto peggiore che nel 2012. Si staranno sbagliando?
-         Anche il nostro Governo ha sbagliato molte previsioni. Con la «Nota di aggiornamento del Def» il governo ha ammesso,  che tutti gli indicatori macroeconomici continuano a peggiorare, ha ammesso che le previsioni dello scorso aprile erano completamente sballate, ha ammesso di fatto, pur affermando ovviamente il contrario, di non avere la più pallida idea su come uscire da questa situazione.
    Ad aprile 2012  il Pil 2012 veniva previsto a -1,2%, a settembre 2012 era  del -2,4%, una flessione doppia di quella precedentemente indicata.
    E per il 2013? Ecco, per l'anno in cui Monti vede la «luce in fondo al tunnel», il governo prevede un -0,2% (era un + 0,5% ad aprile). Ovviamente le cose andranno assai peggio, e già il Centro studi di Confindustria prevede un -0,5%. 
    Quanto all'indebitamento, cioè il deficit annuo espresso in rapporto al Pil, la previsione iniziale per l'anno 2012 dava un -1,7%, che viene elevato ora ad un -2,6%...Per il 2013 si passa da un -0,5% ad un -1,6%; per il 2014 si corregge il -0,1% in un -1,5%, ed una correzione analoga (da 0,0 a -1,4%) viene effettuata per il 2015.
   Sugli interessi pure non sono mancate errate previsioni ed invece l’aggravio aggiuntivo sarà di  oltre 20 miliardi in quattro anni. Ma per avere un'idea più precisa della dinamica degli interessi, è opportuno soffermarsi sulla sequenza degli importi passati e di quelli attesi per il futuro espressi in euro: nel 2010 lo Stato ha pagato 71,122 miliardi, saliti nel 2011 a 78,021 miliardi, che diventeranno 86,119 nel 2012, 89,243 nel 2013, 96,971 nel 2014, 105,394 nel 2015. Che è come dire che si prevede un aumento del costo degli interessi sul debito del 48% in cinque anni.
     Un dato enorme, che resta tale anche dopo averlo depurato dall'inflazione. 
     La pittoresca approssimazione dei tecnocrati al governo - risulta ancora più chiara dall'aggiustamento delle previsioni sull'ammontare dello stock del debito, sia in rapporto al Pil che in cifra assoluta. La sequenza del rapporto debito/Pil, sempre con le previsioni di aprile tra parentesi è: 126,4% nel 2012 (123,4%), 127,1% nel 2013 (121,5%), 125,1% nel 2014 (118,2%), 122,9% nel 2015 (114,4%).
    Anche ammettendo che il lento calo che viene previsto a partire dal 2014 si realizzi - ed in merito è più che lecito essere alquanto dubbiosi - resta il gigantesco differenziale che al 2015 ammonterebbe a ben otto punti e mezzo, che calcolati su un Pil previsto di 1.680 miliardi, ci da una differenza di 142,8 miliardi di euro. 
    Ma ci sono ancora alcuni dati del Def che meritano di essere sottolineati. Esaminando il periodo 2010-2015 forte è l'aumento della pressione fiscale. Le imposte dirette passeranno da 226 a 252 miliardi di euro, quelle indirette aumenteranno da 217 a 262 miliardi. Le entrate totali (che includono i contributi sociali) saliranno così da 723 ad 821 miliardi. Eppure questo forte incremento non servirà a niente.  E non serviranno neppure i tagli. Tra questi segnaliamo quello del monte delle retribuzioni del pubblico impiego che passerà da 172 a 166 miliardi, e quello dei cosiddetti «consumi intermedi» (che riguarda principalmente il settore della sanità), destinato a scendere da 136 a 131 miliardi. Tutto ciò non basterà per due motivi: perché la recessione è e sarà ben più grave e prolungata del previsto, perché i tassi di interesse (al di là di qualche temporanea discesa, sempre di breve periodo) sono destinati a rimanere alti.[9]
-         All'inizio della campagna elettorale, tanto chi ha guidato l'esecutivo quanto chi lo ha sostenuto in Parlamento dovrebbero forse iniziare con un analogo mea culpa, per poi proporre ricette di politica economica radicalmente differenti. Se persino il Fondo Monetario Internazionale ha chiesto scusa, forse possono farlo anche i politici di casa nostra. Ed invece abbocchiamo al peggio delle loro polpette avvelenate! ...Dell'ultimo messaggio dell'FMI, come si fa a pretendere che a seguito della loro pseudo-ammissione di colpa, ne rispondano? O che ne rispondando i loro esecutori periferici?  Che  questi alti funzionari della spending review globale, funzionale ai potenti forzieri del mondo,  facciano qualcosa per gli stati o le popolazioni coinvolte e assoggettate ai loro ordini, significa essere fuori dal mondo e fuori dalla storia, significa non aver capito nulla dell'attuale sistema kapò,    oppure significa essere illusi, e comunque significa non essere veri guerrieri, sia a livello personale sia a livello più plurale. Nel sito da cui è estrapolato questo passaggio vi è questo bellissimo manifesto: non ci siamo sbagliati, era, è, e rimarrà tutto (pre)calcolato: impoverirci. Riempiendovi di bombe balle…fate finta di sapere tutto soprattutto della pubblicità …invece, con le spread-propagande, vi abbiamo fottuto anche questa volta. Pallificio mass mediatico, a nostro altissimo...reddito.[10]



[1] http://www.imolaoggi.it/?p=38658
[2] http://www.monetacomplementare.it/index.php/qci-siamo-sbagliatiq
[3] http://sofiaeconomics.wordpress.com/2013/01/

[4] http://vocidallestero.blogspot.it/2013/01/report-della-commissione-ue-e-uno-shock.html#more

[5] http://vocidallestero.blogspot.it/2012/12/jim-reid-di-deutsche-bank-presenta-uno.html
[7] http://keynesblog.com/2013/01/08/il-fondo-monetario-insiste-sullausterita-ci-siamo-sbagliati/
[9] http://www.antimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2197:lpardon-ci-siamo-sbagliati-ma-solo-di-1428-miliardi-di-euror&catid=78:italia
[10] http://www.ritornoalmondonuovo.com/2013/01/non-si-sono-sbagliati.html

15 commenti:

  1. Un ottimo promemoria!
    Purtroppo in un contesto teo-liberista gli articoli di fede, quali la sacra "Austerità", sono fuori discussione proprio perché tali. L'ammissione di avere sbagliato non significa riconoscere la ragione di chi sostiene il contrario, ma solo confessare di avere mal applicato le sacre leggi. Non si spiega altrimenti il proliferare dei mea-culpa e la perseveranza nel peccare. Oppure sì: ma bisognerebbe allora passare dalle categorie religiose a quelle psichiatriche, cercando alla voce "schizofrenia".
    Ovviamente a parte l'ipotesi con cui si chiude il bel post di Sofia.

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  2. Grazie per questa "splendida antologia", bisognerebbe andare ad appenderla vicino ad ogni manifesto elettorale che infesta le nostre strade.
    Il problema è che se anche dicessero:"Non ci stiamo sbagliando, vi stiamo torchiando come vinacce per vedere fino a quando continuerà ad uscire del mosto", l'opinione pubblica non si indignerebbe più di tanto. Il livello di narcosi è tale che la gente si sveglierebbe, probabilmente, solo dopo ripetute secchiate di acqua fredda (forse...).
    E preferisco non pensare a cosa preveda l'ipotesi frattalica per "secchiate di acqua fredda".

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  3. Cari Carlo e Mauro,
    la tragica realtà, a questo punto, avrebbe reso preferibile la versione iniziale della profezia dei Maya!
    Ma a parte tutto, l'ipotesi frattalica diviene ancora più (psicologicamente) importante, come pure la ricerca di un sistema resistenziale che, a quanto pare, "non s'ha da fare".
    Però ve vojo proprio bene perchè almeno, voi, non vi arrendete :-)

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  4. Per la serie ops..ci siamo sbagliati (di nuovo). Altre misure sono richieste per rendere il debito greco sostenibile, ma non era risolto tutto con il recente buyback?

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    1. Ah! Ah! Ah! Il buyback! Il "buyback"!...Il "buy back"? Ma se la domanda aggregata non esiste, il PIL lo fanno con le aspettative razionali e le equivalenze ricardiane, il moltiplicatore sarà quel che sarà ma non rompesse troppo, le Costituzioni sono una favoletta per conservatori nazionalisti (oggi Schulz, ripostato da Mauro Poggi nei commenti a "Risposte per una speranza nella democrazia), la colpa sarà bene dei greci che non sono operatori "abbastanza" razionali e con tutti quei bambini, improduttivi, denutriti e senza medicine che rompono?

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  5. Buongiorno volevo ringraziare Sofia per questo bellissimo articolo, così come Flavio e Francesco Lenzi per gli articoli precedenti.
    Da piccolissimo trader di provincia vorrei fare un piccola considerazione psicologica, (se dico cavolate perdonatemi).
    Ho frequentato per parecchio tempo prima i borsini, dove c'erano le persone in carne ed ossa e poi i forum di finanza, in entrambi i casi ho notato la stessa cosa: In borsa c'è un detto che tutti voi avrete sentito ( lascia correre i profitti, e taglia le perdite) entrambe le cose sono le idee giuste. Ecco io ho osservato che il 99,99% fa l'esatto contrario abbandona subito le idee giuste e s'innamora perdutamente di quelle sbagliate.
    L'idea giusta è la flessibilità dei cambi e la classe politica prima ci porta in un unione monetaria, poi nella moneta unica.
    L'idea giusta è il pareggio della bilancia dei pagamenti e delle partite correnti, così ogni popolo vivrebbe in equilibrio con ciò che produce, e ogni singolo paese sarebbe portato a sviluppare la propria domanda interna. La nostra classe politica fa il contrario, prima c'impone un tetto del 3% al deficit interno, poi non contenti dello sbaglio lo accentuano, alè pareggio di bilancio.
    Per fare ripartire l'economia l'idea giusta è fare ripartire la domanda interna; che fanno i politici? la cosa opposta: la comprimono, potrei andare avanti ancora per un pezzo ma sono tutte cose che già sapete.

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  6. Hai del tutto ragione: il punto è che, per quanto ci si sgoli, questi urlano h-24 a reti unificate il contrario. Ora che la "congiura del silenzio" sta venendo meno in tutta Europa, con gli stessi protagonisti del massacro inutile che mettono le mani avanti, l'ultima moda dei politici del partito unico dell'euro è dire :" Sì sì, in UE dicono così, ma l'Italia ha un debito pubblico enorme...".
    Molti di voi dicono"la televisione non la guardo più". Ebbene, però la televizione decide per voi il vostro destino, orientando il consenso elettorale.
    Lo so: fuggiremo tutti all'estero. Potendo. Ma presto arriveremo al punto che dovremo trovare gli "scafisti" per farlo (in mutande), perchè la colonizzazione va avanti anche se la vostra TV rimane spenta (e non mi riferisco a te Mauro)...

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  7. Voglio solo fare i complimenti all' autore di questo blog, che è anche meglio , sotto un profilo "umanistico-spirituale", diciamo, di quello del prof. Bagnai.
    I commentatori poi fanno si che io abbia ben poco da dire; dicono esattamente quello che penso e molto meglio di come lo potrei fare io. Quindi ho ben poco da aggiungere.
    Complimenti e in bocca al lupo!

    in particolare un saluto a Flavio che ho "virtualmente" conosciuto sui blog del FQ (li sono io col mio vero nome: Marco Baldi)

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    1. Ma caro Marco, considera che, essendo questa, in fondo, una prosecuzione del "lavoro" di predicazione anti-livorosi nato sul blog FQ (praticamente inutile per vari ovvi motivi di offerta comunicativa del sito), NON SOLO SEI A CASA TUA, MA IL TUO CONTRIBUTO SARA' PREZIOSO.
      Anche se in effetti si dicono le cose che già pensi, molti non intervengono e lerò leggono post e commenti. La tua voce, a tuo piacimento, ovviamente, sarà utile proprio per questi altri.
      E poi magari riesci a dire le cose con una sintesi e linearità di cui non sono capace...:-)

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  8. Siccome non sono d'accordo che il riscaldamento globale sia una bufala, ho trovato questi 2 articoli del Guardian che spiegano come i Think Tank reazionari finanzino il "pensiero" e l'attivismo "pseudoscientifico" contro il global warming.

    http://www.guardian.co.uk/environment/2013/feb/14/funding-climate-change-denial-thinktanks-network

    http://www.guardian.co.uk/environment/2013/feb/14/donors-trust-funding-climate-denial-networks

    Anche sulla notizia riportata da Imola Oggi ci sarebbe da dire. Poi ognuno rimane con le sue convinzioni.

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    1. Ma Silvietta qua non è questione di "convinzioni", dato che per definizione parliamo di ipotesi (sperimentali) scientifiche. E' chiaro che l'interpretazione dei dati è alterabile, come è chiaro pure che il range dei dati è diversamente limitabile.
      Sul fatto che l'inquinamento stia alterando l'ecosistema globale non ci piove: è sul fatto che la conseguenza principale sia il "riscaldamento" globale che è inevitabile avere dei dubbi. E poi parliamo solo di effetti: la causa è e rimane comunque la pressione antropica. Su cui nessuno ma proprio nessuno si spende in crociate.
      Invece il riscaldamento globale è un vero business, una bandiera del politically correct e funziona come un vasto sistema di colpevolizzazione super-collettiva CHE APRE LA STRADA AL "DECRESCISMO" PRETESAMENTE "FELICE". Cioè alla mattanza del nuovo medioevo irresponsabilmente voluto da chi crede alla "sommatoria" di comportamenti individuali autorestrittivi e fa invece il gioco della oligarchia del capitale finanziario globalizzato.
      Vuoi scommettere che se si facesse:
      a) repressione-neo regolamentazione finanziaria;
      b) politiche negoziate mondiali di istruzione minima obbligatoria delle donne in funzione di limitazione delle nascite;
      c) ripresa del finanziamento del deficit pubblico da parte dei governi (non le BC) con emissione monetaria;
      d) azione di polizia internazionale contro lo shadow banking e i tax havens;
      del riscaldamento globale non sentiremmo quasi più parlare?
      E SEMMAI parleremmo di problemi ambientali più tangibili e urgenti, e pure risolvibili (non irrisolvibili) però con investimenti tecnologici a sostegno pubblico OGGI IMPOSSIBILI?

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    2. Caro 48,
      fino dagli anni 70 la questione della pressione antropica è presente tra gli scienziati, vedi "Limiti alla popolazione" di Lester Brown che è stato pubblicato nel 74 e che indica come soluzioni in linea di massima quella che individui tu, al punto b e indicando nella redistribuzione della ricchezza a livello di pianeta LA soluzione.

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    3. E che non ce lo so? :-)
      ma poi sono arrivati gli shock petroliferi e la liberalizzazione dei capitali e quindi, siccome la via prescelta è stata quella della deflazion forzata e espansione industriale dove la manodopera e lo sfruttamento della materie prime costavano meno (tanto meno quanto più i popoli terzo-mondistici" si riproducevano e diventavano a vario titolo, consumatori-utenti dei beni seriali, drogandoli di "effetto imitazione" su larga scala), si è smesso di parlarne sul serio.

      E si è attaccata la storia del "buco nell'ozono" e poi del "riscaldamento globale", per colpevolizzare le popolazioni nelle aree dove, invece, il costo del lavoro e il welfare dovevano essere drasticamente ridotti. In modo da garantire che anche "quelli de sinsitra" trovassero naturale the whole process.
      E finora gli è riuscita piuttosto bene...

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    4. Comunque la decrescita infelice fa bene all'ambiente, vedi la Grecia e il disboscamento (per scaldarsi), e l'aumento dell'inquinamento nelle città dovuto all'utilizzo della legna (e chissà cos'altro).
      https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=j2lgeeQ8eUk

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