venerdì 25 gennaio 2013

RECESSIONE E DEFICIT 2013. GUIDA PRATICA PER..."PRATICONI".

Dunque, dunque, Visco dichiara (tra "leggere" contestazioni di cui si sorprende) che "le regole (europee) di contenimento del debito non impongono necessariamente misure restrittive".
Bankitalia, però, quasi contemporaneamente, determina la recessione 2013 nell'1% del PIL.
La prima affermazione di Visco si bassa sul fatto che...ignora il moltiplicatore, e che, sostanzialmente, pare ritenere che le misure di "crescita" siano, in presenza di austerity "espansiva", le famose "riforme strutturali" sul lato dell'offerta che tanto beneficio danno e daranno al PIL italiano. Insomma, "egli" continua a credere nel crowding-out: tagli alle spese, dunque "meno Stato", fanno "crescere", perchè si ottiene ("dicono") aspettativa di minori tasse da parte degli "operatori razionali" a trazione "equivalente ricardiana" e comunque si ottiene una più, (indovinate), razionale allocazione delle risorse.
Ma se si sbaglia su questo può essersi sbagliato pure sulla misura della recessione.

Vediamo com'è andata nel 2012. Alla fine del 2011, si registra "crescita zero" e un indebitamento netto pubblico, (deficit/PIL) pari al 4%.
L'obiettivo era, allora, ("lo vuole l'Europa: un impegno per tutti") di portare il deficit annuale al -1,6%: indicazione della Commissione UE, per consentire la sostenibilità del debito italiano, tranne poi dire che non era vero niente.
Insomma, Monti "mette insieme", per l'appunto, nuove tasse e tagli di spesa per complessivi 2,4 punti di PIL (guarda caso 4-1,6=2,4), e ciò anche scontando gli effetti sul 2012 delle manovre di Tremonti (star dietro alle imputazioni pro-anno degli effetti finanziari delle manovre è un lavoraccio praticamente inutile, anche perchè sono fatte su stime rivelatesi...errate). Risultato: recessione al 2,4% del PIL.
Diciamo che, nel mix tra tasse e tagli ingegnato e complessivamente riportato nei suoi effetti nel 2012, si può individuare un moltiplicatore "a spanne" e mediato ("ponderando" a "occhio", tra le differenti tipologie di intervento finanziario= "tasse e tagli") pari a esattamente 1 (2,4x1=...2,4).
E ciò perchè, come più volte si è  lamentato, ci si è "sbilanciati" sulle entrate tributarie, altrimenti il moltiplicatore sarebbe stato maggiore (Il FMI lo indica, per i "tagli-spesa" intorno a 1,5).
Attenzione: il deficit effettivo 2012, previsto a 1,6, è poi risultato essere del 2,6, (si sono proprio sbagliati, come direbbe Sofia), dato che, siccome la pressione fiscale è al 45,2% del PIL, in media, durante l'anno, la base imponibile è caduta in misura corrispondente portando a minori entrate di circa un punto rispetto alle stime (2,4x0,452=1,08)

Per il 2013, il deficit/PIL "programmato" (con un certo understatement, per...non perdere "credibilità"!), più prudentemente ("strano": ma vedremo il motivo) è ora stimato, dal FMI, in -1,8. Questo perchè la Ragioneria sullo specifico 2013 è stata un pò...reticente, per non fare ulteriori brutte figure. In effetti, in origine, avevano "sparato" il pareggio di bilancio direttamente al 2013!

Ma insomma: per portare l'indebitamento netto/PIL dal 2,6 del 2012 (fonte: Istat nel "Bollettino di notifica dell'indebitamento netto...secondo il trattato di Maastricht") a questo 1,8 (ma a me pareva che nell'agosto 2011 avessero detto 1,5, ma tant'è, prendiamo per più "oggettivo" il FMI), ci saranno tagli e tassi, non già applicati nel 2012, per 0,8 punti di PIL.
Ma....0,8x1=0,8, mentre invece Bankitalia ha calcolato una recessione all'1%.
Che siano diventati più realistici (...del "Re-FMI")?

In realtà, a legislazione vigente, i tagli di spesa della manovra estiva 2011 e della spending review saranno, (a legislazione vigente) proiettati in larga parte proprio sul 2013.
Perciò, il moltiplicatore, (quello "attendibile" rideterminato dal FMI in un range tra 0,9 e 1,7) sarà più prossimo, mediando e ponderando a "occhio e a spanne", a 1,5.
Sicchè: 0.8x1,5= 1,2. E già, un pò, è superiore a quanto dice Bankitalia. "Ora": poi vedremo...si aggiornano sempre a cose fatte.
Solo che l'Italia, nel corso del 2013 entra, a pieno regime, nell'ESM che prevede, (su 650-700 miliardi totali, che però scontano i residui del Fondo europeo transitorio" per 250-300 miliardi) a "carico nostro", una contribuzione pari al 17,9%, da corrispondersi entro il 2015 a partire appunto da quest'anno. L'onere complessivo si aggira sui 72 miliardi. Facciamo una media di 24 miliardi all'anno.
Chiaro che, per esigenze di cassa, immediate e dovute alla relativa lontananza delle principali scadenze tributarie 2013, cercheranno una copertura immediata a questo esborso, finanziato da debito pubblico aggiuntivo. Per non inasprire anche la situazione del livello di interessi. D'altra parte è probabile che una prima rata in vicina scadenza sia proprio di 7/8 miliardi.
Ecco allora che, già adesso, parlano di una manovra post-elettorale, immediata, di 7 miliardi (a fine tregua).
Diamo per buono che facciano "solo" questo (se l'hanno detto in periodo elettorale, vuol dire proprio che stanno mettendo le mani avanti). E quindi potrei essere di gran lunga ottimista negli attuali calcoli (sottostimando "l'europeismo" di Bersani-Monti e la questione degli "esodati non garantiti", circa 150.000, per risolvere la quale dovrebbero spendere, secondo i giornali, qualche imprecisato "miliardo". E poi non sia mai che si registri qualche emergenza bancaria "interna", tipo MPS).
Dunque, assumendo un moltiplicatore medio-ponderato da "mix" di ulteriori tagli e tasse (cioè di poco superiore a 1), si dovrebbe avere, almeno, un altro mezzo punto circa di PIL di ulteriore recessione (ma è per una buona causa: tutelare i crediti delle banche tedesche verso i PIGS, specie la Spagna e magari...Cipro. Insomma, "più europa" è sempre una soluzione "buona" per...vivere al di sopra delle nostre possibilità).
Quindi la recessione 2013, si collocherà in un "range" tra (0,8+0,5) e...(1,2+0,5), cioè tra 1,3 e 1,7 (sarei più propenso alla seconda cifra, ma ammetto che, mediando, potrei puntare su 1,5). Questo se li lasciamo fare e pur sempre valutando "ottimisticamente" il "loro" europesimo...
A questo punto, poichè la pressione fiscale rimane QUANTOMENO (ma probabilmente aumenterà, in pratica) a 45,2% del PIL, avremo anche una corrispondente caduta della base imponibile e, quindi, un ulteriore aggravamento del deficit/PIL rispetto al previsto: da 1,8 dovrebbe incrementarsi, diciamo "prudenzialmente", di  un ulteriore 0,6-0,7, punti di PIL, (moltiplicando, appunto, il minor PIL per la pressione fiscale). Quindi l'indebitamento netto sarà ancora maggiore dell'1,8 e intorno a 2,4/2,5 del PIL.
Se li lasciamo fare. (Se li lasciamo giocare agli "equivalenti ricardiani"...attendendosi ottimisticamente una certa moderazione).
Naturalmente la colpa sarà nostra e del fatto che non siamo abbastanza produttivi. E che viviamo al di sopra delle nostre possibilità). Naturalmente.

13 commenti:

  1. allora.. a fine 2010 lessi che per l'Italia.. ok, non dico questa.
    ho provato in tutti i modi di ritrovare quell'articolo ma cmq diceva che nel 2012 il PIl sarebbe calato dell'1,5% (ok, non sapevamo delle altre due manovre) e del 2% nel 2013.
    a chi dobbiamo credere? a questi che già nel 2010 spiegavano che nella II metà del 2011 sarebbe esplosa la problematica dei debiti pubblici o alle stime del nostro governo?

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    1. Sono due problematiche distinte: Roubini parlò delle problematiche dei debiti pubblici nel corso del 2010. Ma lo disse nel senso che le politiche seguite a livello UEM
      RENDEVANO il debito un problema e che, appunto, queste politiche avrebbero mandato vari paesi in recessione.
      Sulla sequenza delle intelligentissime decisioni (prese dai Von hayekkisti di Commissione e BCE e ministri economici UEM) che hanno innnescato il problema (del tutto artificiale) del forzoso rientro del debito pubblico, identificando ottusamente in ciò un presupposto di stabilità finanziaria v.http://www.bloglobal.net/2011/12/dal-patto-europlus-al-six-pack-come-il-2011-ha-cambiato-la-governance-economica-nellunione-europea.html

      Su come Roubini fece la sua predizione: http://www.kom-pa.net/index.php?option=com_content&task=view&id=814&Itemid=1

      Chi invece predisse sia la crisi del debito pubblico UEM che quella stessa dei subprime, analizzando le politiche di riduzione dei deficit e della domanda pubblica seguite in concomitanza con la liberalizzazione finanzaria, fu al solito WYNNE GODLEY (prima e con più precisione di Roubini):
      cfr; W.Godley-A.Izurreta “Balances, Unbalances and Fiscal Targets”, (Cambridge 2006),

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  2. a fine 2010 lessi un articolo (a ritrovarlo) in cui si prevedeva:
    a) che dalla II metà del 2011 sarebbe scoppiata la grana dei debiti pubblici
    b) che il PIL italiano nel 2012 sarebbe caduto dell'1,5% e nel 2013 del 2% (beh, non conoscevano ancora le manovre!).

    dobbiamo credere a questo (e alla mia memoria fetente) oppure al governo italiano?

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  3. sarà per questa ragione che la famosa riorganizzazione dei contributi pubblici per la spending review non s'è più vista? Qui il commissario Giavazzi ipotizza per i prossimi due anni un calo del PIL, dovuto al moltiplicatore delle tasse (per lui quello della spesa forse non esiste ancora), di circa due, due punti e mezzo. Se poi si renderanno necessari altri aggiustamenti per rispettare i vincoli "europei", l'effetto sarà ancora più grande. Così come sarà ancora più devastante se dovessero metter mano ad una seria compressione della spesa pubblica, visto che il fiscal multiplier ha valori più elevati.
    In tutto ciò una precisazione: il contributo al fondoESM non è (almeno in questi primi anni) per l'intera dotazione del fondo. L'esborso che spetta allo Stato Italiano è il 17,91 del capitale "paid-in" di 80 mld. Le scadenze fissate sono 5,73 nel 2012, 5,73 nel 2013 e 2,87 nel 2014. Anche se non sono 72 mld, resta il fatto che in questo bagno di sangue, dover tirar fuori altri 8 mld per salvare le banche tedesche e francesi rimane uno sforzo comunque molto gravoso.

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    1. Sull'ammontare della contribuzione ESM 2013 mi sono ispirato a Wikipedia (e tra l'altro i numeri sono ballerini); sul 17,91 siamo in linea. Poi ho diviso per 3 - dal termine triennale di scadenza per la capitalizzazione- l'ammontare complessivo italiano ivi riportato: e quindi imputando 24 miliardi al 2013, in più rate.
      Ma mi acquieto sulle tue fonti, che mi vedrò con interesse.
      In fondo era solo per trovare una prima spiegazione "pubblica" dela preannunciata manovra da 7/8 miliardi: non ce ne sarebbe neanche bisogno, considerato che SANNO BENISSIMO che misure aggiuntive implicano recessione e quindi la riduzione del deficit va fatta sempre in sovrastima del volume della manovra e sempre con la riserva mentale del successivo aggiustamento "lo vuole l'europa" (e sempre dicendo che non sanno come pagare gli stimendi!).

      QUANTO A GIAVAZZI: ho visto la sua relazione sulla "abolizione" dei contributi pubblici alle imprese e, in effetti, non considera in alcun modo l'esistenza di un moltiplicatore della spesa e quindi del suo taglio (SPECIE IN PUBLIC INVESTMENT)

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    2. rimetto la risposta al posto giusto:
      E comunque, a sostegno di wikipedia, gli 80 miliardi e i pagamenti ivi indicati per l'Italia si rifesiscono al c.d. capitale "paid in". La stessa fonte fa riferimento al capitale "a chiamata" per arrivare fino all'ammontare di 500 miliardi e che, a richiesta (metti imminenti salvataggi in Spagna o a Cipro) gli aderenti "devono versare sollecitamente" (emettendo nuovo debito)...Insomma, le cifre sono quelle, la situazione bancaria UE è quella che è, gi impegni presi (a chiamata) pure, e le loro ideone rimangono intatte :-)

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    3. Il fondo però non utilizza esclusivamente il capitale di dotazione ma può anche emettere debito per finanziare i propri interventi. Al momento, il capitale complessivo da versare è di 700mld (80 paid-in e 620 "a chiamata") ed il fondo può indebitarsi per altri 500 mld, mantenendo un rapporto di almeno il 15% tra debito e capitale. Il debito poi, contrariamente a quanto avveniva con il Esfs, non viene inglobato nel conto pro-quota del debito pubblico dei singoli Stati. Credo quindi che almeno per il momento, se si dovessero render necessarie delle risorse ulteriori, rispetto ai 92mld iniziali (80mld+15%), lo farebbero ricorrendo al mercato. Anche perché, per il momento, nonostante il downgrade, la prima emissione è stata fatta a rendimenti negativi. Capisco che ci vogliano strozzare, ma il bravo strozzino è quello che non ti fa morire.

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    4. Ma non lo so: la sentenza della Corte tedesca è fortemente limitativa anche sul ricorso al mercato da parte dell'ESM, temendo impegni "indiretti" non deliberati dal bundestag. D'altra parte, un leverage ha senso (in termini di capitalizzazione e "corsi" dei relativi bond)ha senso se non si sono esaurite le contribuzioni dirette. Poi l'emissione di quella contribuzione non grava sui debiti pubblici pro-quota, è vero: ma questo è normale, essendo un istituto, ancorchè non bancario, di diritto europeo (status non proprio del ESFS). Quello che grava pro-quota sui debiti (così Nuti, se ben ricordo e da quanto ho capito), però è la "provvista" del singolo Stato (in termini di garanzia assimilata a debito e in effetti, nel nostro caso, coperta con emissione di debito aggiuntivo, com'è già accaduto nel 2012 e riscontrato nelle ammissioni del tesoro)

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    5. Proprio per la stima che ho verso di te e per la capacità di "stimolo" delle tue osservazioni:

      "È vero, però, che la nostra quota del paid-in capital entrerà nel conto del nostro debito pubblico"= così Grilli (pag 6, infine) nell'audizione parlamentare, a conferma di quanto da me affermato (e confermante la originaria interpretazione di Nuti)
      http://www.camera.it/470?shadow_organo_parlamentare=1498&stenog=/_dati/leg16/lavori/stencomm/030514/audiz2/2012/0718&pagina=s010

      Senza contare che la la stessa "audizione" (pag.4), conferma che il residuo di garanzie statali (per il doppio della contribuzione) dell'ESFS, continua a gravare sul nostro debito pubblico, essendo stato trasferito alla dotazione iniziale dell'ESM

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    6. Mi sembra peró che non dica niente di diverso da quello che ho scritto sopra, linkando la relazione in commissione al Senato. Il capitale paid-in dell'ESM sono 80 mld. L'Italia contribuisce per il 17,91..%, 5,73 nel 2012 e nel 2013, 2,87 nel 2014. tale quota entra nel conto del debito pubblico. Poi, come hai scritto te, se si rendesse necessario il salvataggio delle banche spagnole, certamente questo capitale paid-in attualmente stabilito non sarebbe sufficiente.

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    7. Sì, sì: era solo per acclarare il profilo del conteggio "nel" debito della prima fase di capitalizzazione, che mi aveva incuriosito(e precisando che l'ammontare del residuo di garanzia, debito-equivalente, derivante dall'ESFS continua a gravare per imputazione all'ESM). Senza contare i contributi di salvataggio al debito greco. E i pagamenti swap pregressi (e misteriosi) degli anni 90...
      Insomma: la manovra "a copertura" di impegni UEM ci sta tutta...più esodati e "varie e eventuali" di prammatica (fabbisogno di cassa in corso d'anno determinato da minori entrate per calo consumi e occupazione, finanziamento integrazione salariale aggiuntiva, emergenze "impreviste" da collasso infrastrutturale del territorio, causate da 20 anni di tagli degli investimenti pubblici ecc.).
      E questo salvo imprevisti "di sistema"..."loro": insolvenze bancarie diffuse, da riespansione "bombe" di derivati e sofferenze, che si inducono a vicenda a quanto si vede.
      La solita allegra sfilata di "allocazione efficiente delle risorse" :-)

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  4. era uno di quegli articoli fuori dal mainstream.. giratomi d un mio amico che vive in Brasile che continua a prendermi (bonariamente) in giro.. oh, e lui soffre visto che quel paese si sta civilizzando (a suo dire)

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    1. Beh di certo Wynne Godley era fuori dal mainstream. E qualunque volenteroso poteva farsi 2 calcoli in base a principi economici non accecati da von Hayek :-)

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