mercoledì 20 marzo 2013

CIPRO, L'EURO CRISI E LA DIFESA PREVENTIVA CONTRO UN NUOVO PARADIGMA

La questione Cipro pone delle interessantissime questioni. Almeno in mezzo all'angoscia che poteva essa stessa suscitare e a quella più generale legata alla coscienza di essere "infognati" nel Mattatoio Europa dei diritti costituzionali.
Abbiamo già visto nei commenti al precedente post, come essa si stia rivelando una situazione atipica, proprio perchè coinvolge il legame di quel (mini?) paese con la potenza russa.
E in tal senso, in prima battuta, mette allo scoperto come l'euro sia non solo un elemento fondamentalmente politico-internazionale (certo non fondato su razionali esigenze economiche), ma proprio un sistema ormai esplicito di affermazione dell'egemonia politico-bancaria della Germania (il che ci risparmia ulteriori dispute col fronte italiano del PUD€, sempre più allargato all'intero arco parlamentare).
Ora: attendiamo su questa svolta di visibilità dei termini della questione - prima affidata a intepretazioni in buona fede che i media, specie italiani, si rifiutavano di compiere- una presa di posizione degli USA e degli stessi alleati privilegiati inglesi.
Una presa di posizione che espliciti, più di quanto già adombrato in passato, le realtà pangermanica dell'euro, come tale pericolosa per l'intera crescita della domanda mondiale, segnerebbe immediatamente le sorti dell'attuale assetto UEM.
La Germania si troverebbe a fare immediatamente i conti con la propria intransigenza, che, oltretutto, l'ha messa in una situazione in cui non può più fare marcia indietro. Specie in vista di elezioni politiche che non possono che svolgersi all'interno della folle e menzognera propaganda che i suoi "poteri forti" hanno disseminato senza sosta.
Voi sapete come qui si sia sostenuto che un nuovo paradigma potrebbe instaurarsi "oltre l'euro": E questo paradigma non promette nulla di buono, mirando a perpetrare, attraverso un radicale controllo dei media, vecchi e nuovi, un apparente ri-orientamento dell'opinione pubblica.
Questo passerebbe per una diversa, ma egualmente insidiosa e antidemocratica, spinta "decrescista", verso una dipendenza estera del nostro paese da tecnologie e produzione di beni (e servizi), rigorosamente private e privatamente pianificate, che ci porrebbero in una condizione di dipendenza strutturale e di sostanziale colonizzazione (v. introduzione, punto 2).
Per evitare ciò, l'idea residuale e emergenziale mi pare possa essere quella della creazione di un organismo di salute pubblica simile ai Comitati di Liberazione Nazionale.
Se ci saranno le condizioni, di coscienza collettiva condivisa, di coraggio civile e di impegno attivo al ripristino della Costituzione, è aspetto che si rivelerà in questa fase storica della nostra comunità nazionale.
Perchè poi potrebbe essere troppo tardi.

34 commenti:

  1. Ormai l'impronta politica del "nuovo corso" è chiara: PUD€ dalla testa ai piedi.
    I nuovi, credibili, presidenti delle Camere si sono insediati. Con un'ansia da "fate presto", hanno quindi proclamato che bisogna subito mettersi al lavoro, che il carrozzone è poco produttivo, che bisogna lavorare cinque giorni su cinque, governo o non governo.
    Ci mancherebbe. Magari l'iniziativa parlamentare recuperasse la dignità che le spetta!!! Tuttavia, è legittima una domanda: per fare cosa? Iscrivere all'ordine del giorno delle Commissioni centinaia di disegni di legge frutto della frammentaria e particolaristica iniziativa dei deputati e dei sentori? In attesa di vederli arenarsi stroncati dalle richieste di relazione tecnica o dai pareri contrari della Commissione Bilancio? Non si andrebbe oltre una pessima scenata. E nel frattempo, l'Assemblea, su cosa delibererebbe "cinque giorni su cinque"? Sotto questo aspetto, i grillini, quelli che vergognosamente non hanno ancora presentato nulla, sembrano farci una più bella figura: almeno, prima di agitarsi, riflettono (o meglio, fanno finta di farlo). E con questo si è veramente detto tutto.
    Un'alternativa sarebbe allora quella di potenziare le funzioni ispettive dell'organo parlamentare. Per risolvere una crisi, bisogna conoscerla ed il Parlamento dispone, in effetti, di strumenti idonei allo scopo, primo fra tutti quello dell'indagine conoscitiva. Anche qui: per conoscere cosa? E finalizzato a cosa? Come recita una vecchia canzone: "lo scopriremo solo vivendo".
    A fronte dell'incertezza su cosa si farà o non si farà in Parlamento "cinque giorni su cinque", abbiamo però anche una certezza: i futuri tagli al Parlamento stesso. Per carità: gli sprechi vanno eliminati, e la spesa stessa meglio gestita. Ma una vera "riorganizzazione" della spesa e delle istituzioni della democrazia italiana pare sia un tabù. Si potrebbe parlare di tanti importanti argomenti. Ma il tutto si scioglierebbe come neve al sole di fronte all'impellente e vincolistica filosofia del "taglio perché costa troppo e perché bisogna dare l'esempio". Esempio per cosa? Per mettere a tacere il dottor livore già abbondantemente esasperato dall'IMU e da Equitalia? Sicuramente. Per fargli digerire, magari, un futuro prelievo sui conti correnti e/o una patrimoniale per aiutare Commerzbank a tappare le sue voragini? Spero di no, ma per ora ci metto un bel SI.
    Insomma, la (deleteria), logica politica della democrazia come inutile costo rimane quindi al suo posto, ampiamente condivisa. Sotto questo aspetto, sembra anzi che il PD abbia deciso di fare a gara di tagli con le becere e sguaiate new entry, secondo le quali risaneremo il paese mettendo etichettando bicchieri e contando caramelle. Resta un dubbio: questa "gara al taglio più scenico ed incisivo" poggia su un'analisi "anti-politica" del voto di febbraio. Eppure, molte voci di stampa estera (tipo Munchau), sostengono che non è questo l'indirizzo espresso dagli elettori, i quali vogliono una nuova politica. Anche a livello di ricerca del consenso, la strategia è quella sbagliata!
    Senza contare che il come sia potuta verificarsi questa degenerazione morale non se lo domanda nessuno. Tutti lo danno per scontato indicando come paternalistico rimedio la riduzione della paghetta al bimbo cattivo. Secondo chi scrive, modestamente, se privi la politica della sua sovranità è normale che essa perda di significato, si appiattisca sulla mera ricerca del consenso per poter sopravvivere e, alla fine, si corrompa.
    Sì, concordo anche io che una resistenza civile può e deve essere fatta. Si deve continuare a parlare anche se nessuno sembra ascoltare e diffondere il più possibile la conoscenza della verità. Così come, al termine di questa "occupazione straniera" (non materiale ma economica), sarà inevitabile una nuova costituente.

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    1. Una commissione d'inchiesta parlamentare d'inchiesta sulla crisi sarebbe il massimo dello humor nero.

      Grasso e la Boldrini (!!!) impegnati a formulare un campo di indagine a esito precostituito: la colpa è della corruzione e della illegalità che portano a un "eccesso" di spesa pubblica, che NATURALMENTE, sottrae risorse al settore privato per dei fantomatici investimenti...
      Che in 30 anni di tagli della spesa primaria non hanno mai visto la luce, dato il ritardo infrastrutturale aggravatosi nel frattempo, e la convenienza fiscale a portare le sedi dei gruppi economici fuori dal paese, mentre le PMI sono strozzate tra pressione fiscale legata al livello degli interessi sul debito pubblico e perdita di competitività da livello del cambio.
      Se mai una combinazione da legge di Murphy poteva verificarsi questa è la conferma più sicura della sua validità

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    2. Naturalmente, Grillo ha già rilanciato dicendo che i tagli proposti non bastano.
      Quindi, siamo al "delirium" dei tagli (è bene sapere anche su "cosa": le spese complessive delle Camere non arrivano nemmeno al 2% dell'intera spesa pubblica, che è di oltre 521 miliardi). Non ho mai visto le istituzioni mortificate in questo modo.
      Comunque: il dottor livore si eccita davanti al televisore ed intanto si dimentica di fare l'estratto conto, ed è questo quello che conta.

      Comincio davvero a capire come si dovevano sentire i miei nonni e bisnonni durante il ventennio.....

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    3. Rettifico, si tratterebbe di spese ancora minori.

      Considerato che le spese finali dello Stato per l'anno 2013 saranno di 526.201.000.000€
      Quelle della sprecona Camera assommano allo 0,17%, quelle per l'odioso Senato allo 0,096% e quelle per la costosa Presidenza della Repubblica allo 0,043%

      Ecco i "tagli" che rimetteranno in piedi l'economia italiana.....

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    4. Per questo, visto che qui abbiamo già dato le cifre e gli studi su serie storiche e effetti dei tagli trentennali sula spesa publica primaria italiana, a questo punto dovremmo concentrarci sulla coagulazione del CNL. Prima che tutti insieme questo ammasso di incompetenti e di furastri in malafede affossi del tutto l'Italia...

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    5. Mi è capitato di interloquire con degli esponenti in buona fede del M5s che si vantavano dei tagli alla politica, che sono quelli che dice Lorenzo e fatti per tutti i motivi che lui espone. Ho risposto che li pagherei di più deputati e senatori se solo facessero l'interesse della Nazione e quindi anche il mio. Gli ho chiesto se conoscessero l'ammontare dei costi dell'€uropa, tra interessi sul debito, fiscal compact e MES, e glieli ho tradotti in milioni di euro. Figuriamoci se in questo momento la preoccupazione sono le provincie...

      Abbiamo bisogno di Politica e di democrazia, di confronto sui veri problemi e invece assistiamo a scene infantili.
      Per ora la gente è stordita, ma quando monterà la rabbia questi povera cortina fumogena scomparirà, e non credo che in molti staranno ad ascoltare le nuove teorie decresciste, visto che anche questa è una "ideologia" di nicchia, anche se tentano a volte di traghettarla al grande pubblico.

      La Resistenza civile è necessaria, come testimonianza del nostro impegno e lascito ai nostri figli

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    6. Cara Silvia,
      i fatti intanto sono che in parlamento il 100% ritiene che i tagli alla spesa pubblica siano l'unica religione. E lo stesso 100% non conosce la macroeconomia a livello elementare e ancor più non ha la più pallida idea di cosa significhi la Costituzione. La confondono al più con le regole (essenzialmente strumentali) su come si formane le maggioranze di governo e su come si eleggono le caricuzze su sui esercitano la cosmesi truffaldina del rinnovamento. Ma quanto alle decisioni non sanno che essi devono SERVIRE LA COSTITUZIONE NEGLI INTERESSI CHE ESSA CONSIDERA IRRINUNCIABILI E PROGRAMMATICI PER CHI SIEDE NELLE ISTITUZIONI E OPPORSI AGLI INTERESSI CON ESSA INCOMPATIBILI.
      Non lo sanno. Punto. Non lo vogliono sapere. E credono di saperlo già. Potrebbe essere peggio di così? Sì, potrebbero eleggere un Renzi.
      Il decrescismo c'è già. Siamo già in recessione e tutti sono orientati a prendere una linea che la aggraverà fino a irreversibili livelli distruttivi. LE teorie decresciste serviranno, come il pauperismo del papa, a far accettare a tutti, in nome di una pseudo-morale neoautoritaria, IL FATTO COMPIUTO.

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  2. I CLN cui ispirarci li abbiamo:)

    http://www.sapere.it/enciclopedia/Resist%C3%A8nza.html

    "Siffatte organizzazioni spontanee si raggrupparono e coordinarono in strutture più vaste in una Resistenza civile e in una Resistenza militare, naturalmente collegate nell'azione ma anche negli intenti politico-sociali. Così la Resistenza si configurò anche per i suoi ideali sociali e politici, per i suoi collegamenti internazionali al di là delle esigenze strategico-militari. Laboriosamente furono raggiunte quasi dappertutto un'unità dei gruppi politici, sulla base dell'intento comune di restaurare libertà e uguali possibilità in un regime democratico, e un'unità delle formazioni militari in settori regionali, inquadrati a loro volta in comandi superiori"

    http://www.secondaguerramondiale.net/guerra/lotte-partigiane.htm
    http://www.paramond.it/old/art/0001_sussidifiltro/viaggiocostituzione/costituente.htm

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    1. BEh certo che questo è il modello analogo che ripropone la storia precedente.
      Quella che manca ora è la percezione stessa dell'esigenza di ripristinare la libertà. Una diffusa mani punitiva-repressiva, gli uni contro gli altri, ignorando il nemico comune (anzi neanche individuandolo) pare essersi impossessata degli italiani. E anche in chi denuncia questo stato di alterazione della realtà, la mania punitiva-repressiva pare prevalere: oppure la distanza e il sospetto.
      Forse manca ancora un senso di urgenza assoluta...

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    2. Si è vero c'è un furore che viene canalizzato e neutralizzato verso chimeriche questioni morali, come ai tempi di mani pulite , con i risultati pietosi che oggi possiamo riscontrare : "tanto rumore per nulla".

      La vicenda Cipro e le esternazioni del nazista che vorrebbe una patrimoniale del 15% sui beni degli italiani ( una vera dichiarazione di guerra) creano l'urgenza, ma molti non la colgono.
      Io direi di iniziare a seminare.

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    3. Eh sì che l'avevo detto circa un anno fa che si sarebbe finiti con le camionette semicingolate della Wermacht che vengono a prendersi l'oro di bankitalia (o dalle cassette di sicurezza private) e a misurare le case per le esecuzioni forzate :-)

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    4. Ci trattano come gli ebrei durante la seconda guerra mondiale , esseri inferiori da depredare è nel loro Dna: il vizio dell'imperialismo mascherato da moralismo luterano.
      Non mi piacciono, per niente:)

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    5. Hai ragione: a ben vedere le premesse di virtù di popolo autoassegnatasi, e di simmetrica colpa di popolo attribuita agli altri, assumono il carattere di pretesa razziale (all'altrui patrimonio)

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  3. Carissimo Quarantotto,
    sono mesi che tento di seguire questo interessantissimo blog, sebbene debba ammettere che la mia scarsa scolarizzazione (tra l'altro orientata sul versante tecnico: sono un umile perito industriale), la specificità di molti dei temi trattati (che spesso presuppone la conoscenza di fondamentali giuridici ed economici di cui sono digiuno), la vostra ipertrofica, sia in termini di lunghezza che di quantità dei post, produzione (comunque più che motivata dal vostro forte impegno per delineare l'attuale condizione storica e cercare di orientarla), ed infine, ma sia detto senza offesa, la prosa che sovente viene adottata che è barocca, involuta, infarcita di link e rimandi (anche meta-narrativi) unita alla necessità costante di completare ogni lettura di tutti (TUTTI) i numerosissimi commenti in calce, spesso veri e propri compendi e prosecuzioni di quanto trattato nel post principale, sicuramente preziosi ed illuminati almeno quando non sono verbosi ed autoreferenziali, mi siano di enorme ostacolo.
    La mia vuole essere una critica bonaria e comunque carica di riconoscenza per il vostro progetto, inevitabilmente "non per tutti" e con ambizioni di essere più che robusto proprio perché fondato su basi giuridiche assai lontane dal solito chiacchericcio che purtroppo spesso caratterizza altri organi di critica del potere costituito.
    Però mi pare che qui abbiate cominciato a parlare di “CNL” ed io mi sono trovato a pensare se tutti i regazzini che presero la via dei monti avessero ben chiare le dinamiche politiche alla base della guerra e della Resistenza e per questo si sentirono in dovere di agire o semplicemente sentissero il desiderio di costruirsi un futuro da uomini liberi anche a costo di perdere la vita per conquistarlo.
    Quindi: continuate così, ma magari ogni tanto fate qualche post un po’ più asciutto per fissare i punti della settimana precedente in cui i concetti cardine sono esposti in modo certamente un po’ più povero e magari anche un po’ traditore del profondo rovello intellettuale che li pervade, ma spero anche più commestibile ad un povero disgraziato come me.
    Insomma, riuscite a farci un bel bignamino ogni tanto? Come un breviario da portare sempre con noi. In trincea.
    Con profonda stima.

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    1. Ah, ah, ah! :-) Grazie per il tuo apprezzamento...così critico. Comunque questo post è asciutto, no? I links sono una facoltà di informarsi non un obbligo.
      Quanto ai "bignamini", credo che se tu sei in grado di riconoscere l'interesse dei post e di valutare una prosa barocca e involuta, rivendichi implicitamente la capacità logica di compiere un lavoro di tua decodificazione.
      Puoi sempre tradurre i concetti essenziali in quella prosa limpida e lineare che dovresti prediligere e padroneggiare.
      In grande amicizia

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    2. Zivarolo, però, anche questo tuo post è un po' barocco (ma assai descrittivo). Sei riuscito a battre il mio record di parentesi inserite in un post. Scusa l' autorefernzialità.
      ;-)

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  4. E' la prima volta che intervengo su questo bellissimo blog, anche se lo seguo fin dalla sua nascita e devo dire che mi ha arricchito molto insieme a Tempesta Perfetta e Goofynomics e quindi posso solo ringraziarvi. Questi blog hanno oggi un grandissimo seguito e su questo si deve puntare. Dovete diventare insieme a tutti noi lettori la forza trainante della Lotta di Resistenza o di Rivoluzione o di come la vorrete chiamare. Ormai le analisi e le riflessioni le abbiamo fatte quasi tutte e tutti noi frequentatori abbiamo capito. E' arrivato il momento di agire, di organizzarsi, di costituire un'associazione o un movimento o un nuovo partito, decidete voi cosa sia meglio, purchè si agisca. Ciò non vuol dire che i singoli blog non debbano continuare nella meravigliosa opera di divulgazione perchè tanta gente ancora deve arrivare a scoprire la verità, ma poichè questa sta diventando una guerra è necessario costituire un "esercito" e solo voi potete esserne i generali. Questa guerra dobbiamo vincerla, per i nostri figli, per le generazioni future e per il nostro paese. Sarò forse retorico e populista, ma questo è il mio pensiero.

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    1. Hai ragione, nonostante gli italiani siano molto "particolari" nel loro trovare un intento comune, occorre trovare una via che unisca tutti nel cercare di ripristinare l'ordine costituzionale nella sua sostanza e nel suo Spirito.
      E anche se oggi si registra un 100% di eletti che non mostra alcuna sensibilità verso questo fondamentale problema.
      Sarà comunque un cammino difficile, per quanto non ci sia alternativa al tentare...

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  5. Carissimi, vi leggo sempre con attenzione e voglio girarvi l'invito di Paolo Barnard ad un incontro, per cercare di fare tutti insieme qualcosa per salvare la nostra Costituzione e noi tutti. Grazie

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    1. Chiunque concordi sulla sostanza degli interessi che la Costituzione vuole tutelare e realizzare (come qui si è cercato lungamente di illustrare), si opponga alla espropriazione della sovranità monetaria e fiscale, realizzata attraverso aree valutarie ma, ancor prima, innescata dalla dottrina delle BC indipendenti, ben può dialogare e contribuire a costruire una via di ripristino della democrazia costituzionale.
      Cercando l'unità nell'interesse della comunità nazionale. E mettendo da parte ogni personalismo.
      Siamo in una situazione critica.
      Nessuno farà un cammino di unità (sulle cose che immediatamente possono unire) al posto nostro. It's up to us, the people...

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  6. Ecco, intendevo esattamente questo nel messaggio di ieri anche se qui è sintetizzato meglio. Gli uni contro gli altri spinti anche, ma non solo, dal costume (o lavaggio del cervello) dell'individualismo e della competizione che inevitabilmente si riflette anche in quei gruppi web che trovano difficoltoso coordinarsi. E la mancanza di una richiesta in tal senso dalla popolazione certo non aiuta. Ma non posso e non voglio credere che quegli imprenditori che ho visto esasperati a "L'Ultima parola" si arrendano senza combattere, specie quando gli eventi precipiteranno. Io faccio qualche prelievo al bancomat, anche se il mondo tutto intorno mi pare tranquillo ed ignaro.

    Intanto sulla decrescita ho anche fatto una domanda nell'ultimo post su "Il main stream"

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    1. Caro Giovanni,
      su questo blog di individualismo mi pare che non ce ne sia. Parte dalla democrazia e dal recupero dei principi di democrazia pluriclasse, fondata sul lavoro e "aperta" a tutti che sono nella Costituzione e da lì sviluppa il suo discorso. Tra l'altro con il contributo di svariati "autori" (se prevale il mio è perchè contribuiscono come e quando lo desiderano).
      La decrescita è una semplice mostruosità per tacitare i più deboli e farli sentire moralmente acquietati. Non eliminerà nè la concentrazione della ricchezza nè il controllo mediatico che ne espone una versione alterata a fini ben precisi.
      Ma intanto si può unire, anzichè dividere, le forze.
      Auspicando che si accorcino le distanze per evoluzione spontanea...

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    2. Ops, volevo metterlo in coda a questo commento ma devo aver cliccato male. Non intendevo certo dire che qui c'è individualismo.

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    3. Ma no, il succo del discorso si era capito. Era per evidenziare che, rispetto al pubblico che frequenta i blog di controinformazione, forse il problema non è tanto l'individualismo, quanto l'esigenza di un comune sentire più pragmatico e non teso a evidenziare differente di tipo teorico.
      La bandiera comune è la Costituzione. Se lo si volesse (se si è d'accordo che sia un valore fondativo e unificante)

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    4. Quarantotto, concordi però, che se vista in senso marxista la questione "decrescita" cambia radicalmente?

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    5. Messa così la domanda è alquanto generica e poco comprensibile.
      La decrescita come programma di ristrutturazione della economia di una società non è a rigore compatibile con l'economia applicata nel socialismo reale e neanche con la teoria marxista.
      Da un lato la programmazione statale (soviet centrale) consisteva in una crescita programmata (quindi nessuna decrescita) come attesta la conforme e proseguita esperienza di programmazione cinese (pur sempre ancor oggi statalizzata, programmata e fortemente in crescita).
      Dall'altro, sul piano teorico, non c'è alcun legame tra proprietà dei mezzi di produzione, in capo all'organizzazione dello Stato-partito del proletariato, e obiettivo di decrescita: si implica solo l'eliminazione del profitto e la conseguente diversa distribuzione della (programmata) crescita (essendo eliminata l'appropriazione del plusvalore da parte dei capitalisti).

      Diverso è che "strategicamente", o tatticamente, i marxisti appoggino la decrescita, in un regime capitalista, affinchè si acceleri il collasso della struttura di sfruttamento con l'evidenza della sperequazione nella distribuzione della ricchezza. E CIO' PERCHE' OGNI TIPO DI DECRESCITA IMPLICA SEMPRE E COMUNQUE UNA CONCENTRAZIONE DELLA RICCHEZZA (un regresso rispetto a strutture socio-economiche del passato).
      Questa tattica, ha sempre portato i marxisti a non ostacolare l'idea di austerità e riduzione del bilancio pubblico: l'intervento pubblico, infatti, aumenta il benessere, la sua redistribuzione e allontana la rivoluzione.
      Di questa tendenza decrescista, del tutto "strumentale", del marxismo rispetto alle società capitaliste ha dato conto anche Sergio Cesaratto.

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    6. 48 -“Messa così la domanda è alquanto.....”
      Hai ragione. Provo a chiarire meglio. Volevo intendere una decrescita in una società di “tipo” marxista.
      48 -“La decrescita come programma di ristrutturazione della economia ....”
      Concordo, non è a “rigore” compatibile con l'economia applicata nel socialismo reale.
      48 -“Da un lato la programmazione statale (soviet centrale) consisteva in una crescita programmata (quindi nessuna decrescita)”
      Ma una crescita programmata (sui bisogni della società) non penso sia in contrasto con il concetto di decrescita che immagino io. C’è da dire anche che, a differenza di oggi, a quel tempo i mezzi di produzione erano poco sviluppati.
      48 -“Dall'altro, sul piano teorico, non c'è alcun legame tra proprietà dei mezzi di produzione......., e obiettivo di decrescita: si implica solo l'eliminazione del profitto e la conseguente diversa distribuzione...”
      E hai detto niente, se togli la necessità del profitto (di pochi), la produzione, lo sviluppo tecnologico, se c’è, deve essere necessariamente programmata sui bisogni e sul reale benessere della collettività. Mi sembra che anche Marx, riferendosi allo sviluppo tecnologico delle macchine e quindi ai modi di produzione nelle fabbriche dei “Padroni” , scriveva che l’uomo più produce (in termini quantitativi) e meno “vale”, non è così anche oggi? E se questo concetto valeva per le industrie private, perché non dovrebbe valere per quelle statali?
      Ed è soprattutto a questo particolare che mi riferisco, parlando di decrescita di “tipo” marxista, perché implica la espropriazione dei mezzi di produzione, la redistribuzione della ricchezza, la cancellazione delle “rendite finanziarie”, una migliore distribuzione del lavoro, e del tipo di lavoro, insomma una rivoluzione dei ceti meno abbienti, o “come vogliamo chiamarli”. Un po’ utopica? (“Forse”), perché se l’impoverimento degli strati sociali più deboli continua con questa accelerazione………………… non è detto. E solo dopo penso che si potrebbe “decrescere” (ridurre, eliminare l’”eccesso”), e produrre per soddisfare reali “bisogni”.
      E la decrescita che immagino io è un sistema dove l’istruzione, la ricerca, la conoscenza, il progresso tecnologico , sono incentivati a svilupparsi e a diffondersi (non a decrescere), ma asserviti-vincolati al benessere di tutti.
      E penso che questo tipo di decrescita non significa tornare nel medioevo, direi piuttosto il contrario, potrebbe essere un modo per proiettare tutti più velocemente nel presente, ed avere così più possibilità di migliorare il futuro, incentivando produzioni di maggiore qualità, meno inquinanti, e più duraturi,
      producendo alimenti coltivati nel miglior modo possibile, vestiario di qualità, macchinari più efficienti, che inquinano e consumano meno, limitando al massimo il bisogno di sostituirli continuamente, (prodotti che oggi, ma anche “ieri”, gran parte della popolazione non può acquistare, cominciando dai prodotti del settore alimentare, e si devono accontentare di prodotti a basso costo provenienti dall’estero. Il sistema di oggi a me “sembra” che funzioni più o meno così; gli operai dei paesi tecnologicamente più avanzati producono beni di consumo ad alto valore aggiunto per i ricchi del loro paese e degli altri paesi, e gli operai dei paesi meno sviluppati producono beni di consumo a basso costo (magari sfruttando la manodopera infantile), per loro e per gli operai dei paesi tecnologicamente avanzati.).
      48 “E CIO' PERCHÉ OGNI TIPO DI DECRESCITA IMPLICA SEMPRE E COMUNQUE UNA CONCENTRAZIONE DELLA RICCHEZZA”
      Questo concetto non mi è chiaro. O meglio mi è chiaro se riferito al modello politico-socioeconomico che stiamo vivendo.
      48 -“Di questa tendenza decrescista, del tutto "strumentale", del marxismo rispetto alle società capitaliste ha dato conto anche Sergio Cesaratto.”
      Potresti inserire il link? Vorrei capire meglio, ma non trovo l’articolo.


      Continua……. Ma così giusto per....

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    7. Questo discorso sul blog è stato già fatto. La decrescita non è come "l'immagini tu": la decrescita è, tecnicamente, sempre e solo, diminuzione della produzione, della spesa delle famiglie e dello Stato e degli investimenti, privati e pubblici.
      Inoltre, poichè normalmente il numero degli individui tende a crescere, anche il solo mantenere costante il livello di vita implica una crescita.
      Insomma, senza ripetermi (sul fatto che gli investimenti pubblici e privati, in ricercatori e scienziati, nazionali, debbano essere adeguatamente remunerati, per non parlare dei capitali per le applicazioni) quella che tu intendi, in uno slancio psicologico liberatorio, come decrescita, non è mai tale. E' solo un diverso (e magari auspicabile) sistema di crescita: scienziati e ricercatori devono essere remunerati e pure bene, operai specializzati e tecnici pure, addetti ai servizi di manutenzione idem. Se no il sistema crolla nel burocratismo e nella sostanziale coattività autoritaria su quelli che sono il "motore" della necessaria conoscenza. Motore che va sempre alimentato.
      Ogni decrescita, poi, implica sempre concentrazione della ricchezza, perchè porta irresistibilmente i detentori del potere decisionale ad attribuirsi una protezione, autoritaria e poliziesca, contro l'inevitabile deterioramento delle condizioni di vita. E ciò sarò tanto più facile in visione utopistiche e idealistiche atecniche come quella che proponi: senza la spinta della remunerazione privata e individuale (come evidenzia anche Keynes) si può solo tentare di imporre con apparati ideologici e polizieschi questo paradigma. E i capi dell'apparato e delle polizie politiche saranno loro a concentrare la ricchezza, potendo decidere così. E stai certo che lo faranno.
      Infine, il problema della produzione nei paesi a costi di manodopera più bassa non c'entra nulla. Questi paesi comunque crescono e il costo del lavoro tende irresistibilmente a parificarsi nel lungo periodo. Non è con la decrescita che si può ovviare a queste situazioni, ma al contrario con la crescita indirizzata alla scienza e alla conoscenza umanistica.
      Tu confondi la decrescita con la minor produzione di beni materiali capital intensive con impianti a alto consumo energetico. Sostituire queste produzioni, cambiando la graduazione dei bisogni è una cosa comunque energeticamente costosissima, specie nella fase produttiva dei nuovi impianti ricnovertiti: anche cercando di realizzarla con una dittatura feroce e repressiva degli istinti umani come, in buone fede (spero), implichi tu.

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    8. 48. E bene chiarire che io non auspico minimamente l'instaurazione di una nuova dittatura,un nuovo Stalin, e apparati polizieschi repressivi vari. Non vorrei vivere in quel tipo di società, non è quello che vorrei.

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    9. Ma lo so: solo che date certe premesse, non verificate con accuratezza, quelle sono le conseguenze.
      Ma ne riparleremo. Da ogni parte vige questo equivoco. Il disgusto per quello che ormai tutti chiamano (confusamente) il paradigma attuale può portare a conseguenze opposte e simmetriche, quanto nefaste. E' già accaduto nella Storia.
      La libertà di determinazione degli individui è conciliabile con le istituzioni, cioè con l'interesse comunitario, quando le istituzioni sono democratiche. Ma se l'istituzione prevale in base a disegni collettivi imposti senza un processo democratico e aperto (cioè ribaltabile democraticamente), il diesgno dell'istituzione diviene immutabile e dogmatico; e la libertà dell'individuo, quella che definisce direttamente il benessere in senso psicologico, scompare.
      Questo è il tema originario del blog: è scritto nell'intestazione. E questa è la sfida che ci attende comunque

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  7. CHIAGNI&FOTTI e il “caso” Cipro

    Il delirante Wolfgang, indispettito dalle “fregate”, tuona ” .. quando l’insolvenza si profila all’orizzonte, allora i creditori debbono partecipare se vogliono evitarla. Se la si vuole evitare allora gli investitori nella banca debbono dare un contributo proporzionale “.

    ”.. chiunque investa i suoi soldi in un Paese dove si pagano meno imposte se ne assume il rischio. E’ irresponsabile pensare che solo i contribuenti europei debbano finanziare gli investimenti stranieri a Cipro”

    E il “manipolo” dei pifferari magici a contrappuntare “azioni”, in perfetto stile “leader influencer”: “ipertrofie & finanzia”, “tax haven & riciclaggio”, “fate presto & back to the future”, “brioches & panenero”
    http://www.repubblica.it/economia/2013/03/19/news/l_europa_scarica_la_patata_bollente_a_nicosia_voto_in_parlamento_maggioranza_a_rischio-54871941/,
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/20/cipro-il-diktat-inaccettabile-della-troika/536315/
    http://www.corriere.it/esteri/13_marzo_18/corsa-contro-il-tempo-a-cipro-slitta-il-voto-sui-prelievi-bancari-maria-serena-natale_95db743c-8f8d-11e2-a149-c4a425fe1e94.shtml

    In tempo di guerra sarebbe “facile” sparare sulla “crocerossa” richiamando le responsabilità “sistemiche” dei soliti “ignoti” (ndr, per chi ne abbia voglia c’è sempre l’ “insolito” giro di giostra con aggiornamento settimanale su http://vlab.stern.nyu.edu/analysis/RISK.WORLDFIN-MR.GMES).

    Sarebbero “riduttive” le doverose analisi geo-politiche dello scacchiere medio-orientale, delle “basi di appoggio strategico”, dell’oro “blu” che interessa all'orso ...

    Sarebbero .....

    Sono, invece, fondamentali i richiami sempre espressi in questa “casa 3D” al significato “democratico” di questa feudale “area valutaria NON ottimale” radicata sul “beggar my neighbor”, proclamato e diffuso in tutti gli strati civici e sociali, svuotata dai valori delle Costituzioni repubblicane, senza la memoria, il rispetto, la dignità e i diritti dei suoi popoli sovrani.

    E’ fondamentale riaffermare che l’Europa delle Nazioni non è l’Europa dell (n)euro e che non c’è “salvitudine” alcuna senza la preventiva uscita da questo criminogeno manicomio monetario e la condanna dei suoi responsabili.

    “Tutto” il resto, senza scordarcelo, viene immediatamente “dopo”.

    That’s all, folks!

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    1. Correct, Poggio.
      Tutto il resto viene immediatamente dopo. Come nel 1943-45.
      Un abbraccio

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  8. (Dall'intervista di Giovanni Giolitti alla "Gazzetta del Popolo", 16 luglio 1899).

    [...] Ciò che rende pericolose le elezioni è il malcontento del Paese, il quale va rapidamente crescendo, cosicché si può avere la certezza che, continuando il Governo nella via attuale, tra un anno la situazione sarà ancora più pericolosa di oggi. Occorrerebbe un mutamento radicale di indirizzo, per effetto del qu...ale sorgesse almeno la convinzione che il Governo conosce i mali da cui è affetto il Paese e intende di iniziare e proseguirne con fermezza costante una cura razionale.
    Così potrebbe modificarsi la corrente ostile all'ente Governo e rinascere qualche fiducia nella classe popolare. Ma purtroppo non vedo alcun sintomo di tale mutamento in meglio, e vedo anzi indizi molto gravi d'un prossimo indirizzo di Governo ancora più pericoloso dell'attuale. [...]
    E' difficile calcolare le conseguenze di una tale politica la quale, lasciando intatta la causa del malcontento e togliendo alle classi popolari ogni speranza di migliorare la loro condizione per vie legali, creerebbe una situazione rivoluzionaria. [..]

    Corsi e ricorsi storici, diceva Vico.....

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    1. Lui parlava, in quel periodo cognita causa degli imbrogli delle banche del tempo e della loro embricazione con l'azione del governo Crispi.
      E pensa che tutt'oggi all'entrata principale degli ascensori di Palazzo Chigi (sede del governo), c'è una targa sotto la scultura di Crispi che lo definisce l'ultimo dei grandi del Risorgimento.
      Nessuna "revisione" in Italia, dunque, in assenza di una resistenza vittoriosa che sappia fondare una nuova concezione di democrazia.

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