giovedì 7 marzo 2013

LIBERTA' DEL PARLAMENTO...DAL VINCOLO DI MANDATO O DAL VINCOLO DI VON HAYEK?

Consapevoli della confusione che regna sovrana non solo rispetto agli sviluppi politico-governativi, ma proprio nel campo del modello di democrazia e connessa forma di governo, ci soffermiamo su questo "annuncio" di Grillo relativamente al problema dell'art.67 Cost. ("Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato").
E' chiaro, lo diciamo subito, che si parte dal timore che possano ripetersi le "compravendite" di parlamentari a favore di chi disponga di mezzi economici e convenienze particolari per alterare gli equilibri (quali che essi siano) determinati dal voto.
1. Dai lavori preparatori della Costituente emerge un "detto" e un "non detto" circa l'introduzione di questa peculiare disposizione.
Le giustificazioni storiche esplicite riguardano la sua prima parte e ne chiariscono la seconda. I costituenti evidenziarono che la norma voleva:
a) escludere l'adesione al "federalismo" come forma di Stato, opzione tutt'ora conservata nonostante la riforma del Titolo V della Cost. Ciò in in quanto l'Unità della Nazione italiana era già realizzata (nel Regno) e accolta nella stessa Costituzione (nella Repubblica una e indivisibile: art.5 Cost., conservato nella sua formula originaria), e non avrebbe tutt'ora senso far riferimento a una formula che implica pur sempre una pluralità attuale di Nazioni, che cercano una successiva sintesi in uno Stato che le riassuma ma le indichi come sue componenti genetiche e irrinunciabili. Dunque, si voleva ribadire che chiunque sieda in Parlamento rappresenta (ed è obbligato a tutelare) l'intera Nazione, senza potersi ancorare alla valenza fondativa di identità regionali o locali;
b) enfatizzare l'assenza di un vincolo di mandato anche in quanto collegabile al sistema elettorale, facendosi esplicito riferimento ai "collegi uninominali" del sistema ante-era fascista; con ciò si voleva evitare la possibile legittimazione proprio del "trasformismo" (cambio di casacca in corsa) legata al preteso autonomo apprezzamento degli interessi dell'elettorato del collegio locale (ovviamente autonomo rispetto al partito per cui ci si era presentati alle elezioni).

Il "non detto", invece, si legava all'implicito reciproco sospetto, ben comprensibile in quegli anni, della eccessiva ortodossia alla linea di partiti (al tempo) a ideologia generale (sul modello di società), linea che poteva essere eccessivamente radicalizzata come ortodossia all'influenza della maggiori potenze dello scacchiere internazionale, profilatosi in esito alla II guerra mondiale.
L'argomento non fu esplicitato, ragionevolmente, per non guastare in modo drammatico, con violente accuse reciproche, il necessario clima di cooperazione in sede di lavori costituenti. 
E' chiaro che nella prospettiva attuale, quale sollevata da Grillo, tali condizioni di contesto risultano molto cambiate e esigono un'analisi che aggiorni il quadro senza dimenticare le possibili ragioni attuali della disposizione.  


2. L'impressione è che, uscendosi auspicabilmente dalle logiche contingenti della c.d. 2a Repubblica, si tratti di  un falso problema.
Abbiamo visto che l'assenza di vincolo di mandato ha una funzione che i Costituenti vollero implicitamente collegare ai partiti ideologici del tempo (una proiezione speciale del "diritto di resistenza" di fronte a diktat che potevano essere di potenze straniere: al tempo si pensava a USA e URSS, ovviamente, ma anche alla germania nazista e a Salò). La libertà di coscienza di uomini liberi e amanti della Patria (avendo fatto la Resistenza) era il punto di riferimento di una classe politica di valore etico infinitamente maggiore.

3. Oggi il problema è che TUTTI, in modo più o meno consapevole, ma nella sostanza UNIDIREZIONALE (logica riassumibile nella formula PUD€) finiscono per rispondere a potenze straniere, per quanto queste vengano paludate costantemente sotto le mentite spoglie di partner della "costruzione europea" a cui sarebbe dovuta incondizionata quanto unilaterale cooperazione.
La costruzione europea, però, è rigidamente identificata nell'euro, e quindi nell'attuazione inarrestabile, semmai, di un paradigma economico neo-classico della società, implicito in Maastricht.
Questo squilibrio di visione appare avvenire, anzi, da parte della "media" della classe politica, senza possedere i mezzi interpretativi che consentano di accorgersene, e cioè avendo invece una cultura politico-economica imbarazzante: perciò si adeguano in automatico alla megapotenza della oligarchia finanziaria globale di cui TUTTI sono ideologicamente intrisi (subendo l'impossessamento di media e accademia da parte di queste forze).
Anche qui: basta vedersi il discorso di Fazio del 1994 linkato nei commenti al post "la migliore del giorno" del 4 marzo 2013, per capire come la mitologia Bankitalia indipendente abbia, ormai da decenni, automatizzato l'allineamento della classe politica sulle sue proposizioni.
Il discorso di Fazio del 1994, additato a modello (addirittura keynesiano!?), ricalca una visione ripetuta parossisticamente fino ad oggi e imperniata sulla ripetizione ossessiva che la crescita è un valore recessivo di fronte alla lotta all'inflazione e quindi la spesa pubblica è vista come un assoluto pericolo di aggravamento del debito, i cui oneri non vengono mai legati al ben diverso problema della sua collocazione sul mercato (il quale sarebbe il giudice supremo e inappellabile della bontà dell'azione di un governo democratico!!!).
Sul "disdicevole" valore della crescita, se realizzata senza assecondare l'ossessione deflazionista propria dei creditori (privati) finanziari, Ciampi ricalca la esplicita affermazione in tal senso fatta a suo tempo dallo stesso Andreatta  per giustificare il "divorzio tesoro-bankitalia", e quindi la genesi dell'affermazione ideologica che ha condotto alla mitizzazione, estranea a qualsiasi previsione costituzionale, del ruolo della Banca centrale.

4. Insomma, se si vuole vedere concretamente il perchè della perdurante validità dell'art.67 Cost., si dovrebbe realisticamente prima ammettere che il vero problema è avere una banca centrale che non esprima più, al di fuori di una qualsiasi legittimazione costituzionale, il pensiero "unico istituzionalizzato" della politica economica, espressivo di una visione propria di una ristretta cerchia della società (e obiettivamente non conforme agli interessi fondamentali tutelati dalla Costituzione).
La stessa idea politico-mediatica che un governo debba aspettare le valutazioni del governatore per sentirsi sollevato o rimproverato, legittimato o delegittimato, è antidemocratica e però, appunto, mai evidenziata nel dibattito.
La suggestione ideologica irresistibile di una banca centrale supinamente esaltata nel presunto valore in sè della sua "indipendenza", (un controsenso: non è un potere giurisdizionale e prende anzi decisioni politiche IRRESPONSABILI; ivi, par.5),  implica l'acritica accettazione di un intero "blocco di linguaggio" che codifica, senza resistenza possibile, lo svuotamento delle Costituzioni democratiche del lavoro.
Chiaro poi che la debolezza culturale e morale dei parlamentari degli ultimi anni - dediti a giochi di potere, per gruppuscoli, orchestrati sui media i quali, tra l'altro, hanno monopolizzato la valutazione economica suggestionando, sempre nella stessa direzione del "bankitalia-pensiero", la politica-, ha portato alla degenerazione dell'applicazione dell'art.67: si è finito per intendere l'assenza del vincolo di mandato come "libera geometria" di giochini tesi alla rielezione e alla convenienza di appoggio a questo o a quel gruppo di potere economico.
Storicamente, poi, questo andazzo degenerativo non può essere risolto con una nostalgica restaurazione della disciplina di partito legata alla (allora) natura ideologica generale dei partiti stessi.
Il discorso svolto al precedente punto 2 indica come la libertà dal vincolo di mandato fosse giustificabile anche per neutralizzare l'eccessivo peso "pre-orientativo" delle scuole di partito e far evolvere la cultura democratica nell'interesse nazionale (il famoso "non detto" alla base dell'art.67 Cost.).

5. Quello che risulta allora preoccupante è quanto evidenziato ai punti 3 e 4: e cioè, alla luce della ratio costituzionale, E NONOSTANTE LE APPARENZE, il mandato risulta oggi di fatto estremamente vincolante: c'è un pensiero unico fondamentale - economico, ma ormai assorbente il quasi intero indirizzo politico nazionale- sovrapposto ai principi fondamentali della Costituzione!
Chiarito meglio questo punto, ne emerge un'implicazione del falso problema riferito alla contingenza evidenziata da Grillo: chi trasmigra da una formazione politica all'altra e azzecca la scelta è fatto salvo dalla forza della rielezione (o altra utile ricollocazione); chi lo fa sbagliando "lato" è comunque fatto fuori non da un elettorato moralmente indignato, ma dal senso di tradimento della fazione di appartenenza che sobilla la base elettorale (e comunque una punizione la riceve).
Rimane che in nessuno dei due casi si ha una vera espressione di libertà dal vincolo: e infatti la gente, in soldoni, pensa da anni che "sono tutti uguali", riferendosi proprio agli effetti pratici di quel pensiero unico (bankitalia+media Von Hayek :-), che fa sì che, a prescindere dalla fazione di appartenenza, tutti finiscono per seguire le stesse linee di politica economica.
E lo stesso M5S, se non affrontasse questa pregiudiziale di ideologia economica e dei suoi effetti, si troverebbe a governare seguendo gli stessi identici esiti pratici (di crescita e redistributivi insieme), e finirebbe immediatamente accomunato nel "sono tutti uguali".
L'osservazione della (tristemente) ricca casistica di questi ultimi 15 anni di vita parlamentare evidenziano che i cambiamenti di schieramento derivano non da infedeltà reali al programma (vago elemento che vale essenzialmente per le elezioni e non per proporre modelli sociali realizzabili, puramente illusori in quanto tutti risolti dal vincolo UEM), ma da tatticismi contingenti tra soggetti comunque appartenenti allo stesso pensiero unico (sui problemi essenziali e invariabili).

6. Volendo invece uscire dalla segnalata contingenza e patologia del problema,  la soluzione, per così dire, strutturale è essenzialmente quella di ricondurre la formazione dell'indirizzo politico all'interno del parlamento (e quindi dell'elettorato -mandante e titolare della sovranità- come vuole la Costituzione).
Ciò più che con l'abrogazione dell'art.67 Cost. - le cui ragioni unitarie della Nazione e di valvola di sicurezza contro gli eccessi delle ideologie, permangono-, andrebbe realizzato eliminando l'ultima istanza inappellabile del pensiero unico: bankitalia indipendente (cioè deflazionista e neoclassica, antitetica al resto dello Stato, male in sè perchè fa "spesa pubblica") e portavoce degli interessi finanziari in forma di fallace neutralità dell'opinione politico-economica. 
Ed altresì eliminando l'irresponsabilità democratica e l'opacità degli assetti proprietari dei media (tendenzialmente del tutto omogenei con bankitalia, cioè entrambi "templi" istituzionalizzati della macroeconomia neo-classica e oggi del filo-eurismo)
Una volta compiuto questo mutamento istituzionale - recuperando al legislatore-governo il potere di fare intervento pubblico finanziario autonomo e non solo di tassare per rispettare vincoli esterni- si avrà un paradigma fondatore dell'effettivo (non apparente) indirizzo politico (al cui interno, ripeto, si muovono oggi senza scampo tutte, indistintamente, le proposte programmatiche di facciata, con trascurabili varianti).
Allora riacquista senso, comunque, lasciare intatta la esenzione dal vincolo di mandato.
Certamente, per dargli una diretta legittimazione, connessa alle ragioni indicate in sede costituente, occorrerebbe una nuova legge elettorale.
E magari, rispetto alle attuali degenerazioni, pure il limite di mandati cumulabili.
Ma una volta correttamente realizzati questi presupposti, la libertà decisionale dell'eletto, sarà normalmente più legata alla ideologia del suo gruppo e gli sconfinamenti ben raramente riconducibili ai meri interessi patrimoniali personali.
E ognuno riacquisterebbe un'etica della responsabilità giustificabile (cioè la vera libertà dal vincolo di mandato), perchè a suo rischio e pericolo: non agirebbe più per preservare l'appartenenza futura a una politica di professione che gli sarebbe comunque preclusa.


7. Discutendo di queste questioni mi è stato obiettato che il Parlamento, pur assistito nella sua autonomia, dalla salvaguardia dei singoli apprestata dall'art.67 stesso, avrebbe egualmente acconsentito al "divorzio". Il che renderebbe la norma, a posteriori, priva di pratica utilità.
Si può tuttavia replicare che il parlamento non votò alcunchè sul "divorzio": non passò neppure per il consiglio dei ministri. Fu un fatto compiuto di accordo epistolare (reciproche lettere Andreatta-Ciampi; rispettivi consiglieri: Monti e, pur dapprima da posizione dirigenziale europea, successivamente, dal 1983 "interno"a bankitalia, Padoa-Schioppa).
La pressione dell'europa delle imprese ebbe quindi modo di affermarsi in un clima di già instaurata "disinformazione" (incentrata sulla idea monetarista che l'offerta di moneta fosse fondamentale causa dell'inflazione e fosse autonomamente determinabile dalla banca centrale) da parte di media che avevano fatto passare la formula, ormai incontestabile, che il nemico fosse l'inflazione, innescata, (anche qui senza reazioni critiche, se non in una sinistra ancora però sotto lo shock del terrorismo), da rivendicazioni salariali (sindacatobrutto) e spesapubblicaimproduttiva (debitopubblicobrutto ancora no, perchè era appena al 58% del PIL).
Dunque ancora una volta si conferma che il problema era la insorgente forza "di fatto" delle teorie neo-classiche, cioè la finanza alla riscossa, che incarnatasi nel reaganismo-thatcherismo (dopo la "presa" del pensiero economico in vista della previsione del decadimento irreversibile dell'URSS), ebbe buon gioco mediatico, anche tramite  i suoi legami con i massimi vertici industriali italiani dell'epoca, desiderosi di abbracciare rendimenti finanziari su livelli "reali" positivi e di sottrarsi all'ansia della crescente competizione internazionale sul lato industriale.
8. Una soluzione logica che impedisca alla democrazia (asupicabilmente) di essere permanentemente assoggettata a pressioni distorsive di questo tipo, passa piuttosto, (oltre che per le evidenziate ridefinizioni della indipendenza della Banca centrale e della reiterabilità dei mandati parlamentari), per: 
1) una legge sull'editoria "pura" in attuazione dell'effettività dell'art.21 Cost, in specie il comma 5, garantendo cioè la massima pubblicità sulle fonti di finanziamento pubbliche ma specialmente private;
2) una legge sui partiti in attuazione dell'art.49 Cost., che garantisca il prescritto metodo democratico di formazione delle loro decisioni connotandolo sul principio chiave dell'art.3, secondo comma, Cost.: per impedire che il valore delle decisioni non sia accentrato in poche mani, sensibili alle più agevoli suggestioni dei poteri economici di fatto;
3) ergo Parlamento e opinione pubblica non espropriabili delle conoscenze presupposte dalla linea decisa misteriosamente dai vertici dei partiti e capace di reagire (almeno meglio) a un colpo di mano come il "divorzio" (e oggi ai rationali dell'austerità).

Corollario: attuare la Costituzione fa bene, modificarla ha fatto sempre male.
Si pensi:
- al "giusto processo" (nella sostanza già ampiamente implicito nelle originarie previsioni costituzionali), cristalizzato per rendere impossibili le condanne dei forti;
- al federalismo degenerativo del Tit.V della Costituzione;
- alla proposta della bicamerale anni '90, che, di facciata si occupava del presidenzialismo e semi-presidenzialismo: di fatto voleva controllare la indipendenza della magistratura, disegno ancora attuale, e VOLEVA COSTITUZIONALIZZARE L'INDIPENDENZA di Bankitalia: manovra poi perseguita con Maastricht;
-  si pensi, infine, alla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, proprio mentre Francia e Germania ostentano esse stesse che, per parte loro, non lo considereranno un obiettivo irrinunciabile.
In conlcusione: la Costituzione è un baluardo prezioso e non conviene metterlo in discussione senza ponderarne le conseguenze, ma solo quando si siano effettivamente compresi gli attualissimi interessi fondamentali che perseguono le sue disposizioni. 

19 commenti:

  1. Calamandre, a proposito della Costituzione, diceva nel 1955 agli studenti universitari di Milano http://www.forumterzosettore.it/multimedia/allegati/Calamandrei%20discorsosullacostituzione.pdf: “E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!”.
    Probabilmente non immaginava una Costituzione in evoluzione nel senso che gli attribuiscono ora i politici o che emerge dalle richieste di modifiche di questi: dalla modifica dell’art. 67 che vorrebbe evitare i cambi di casacca ma comporterebbe l’assoggettamento di ogni eletto ad una organizzazione che lo domina e lo condiziona; alla modifica dell’art. 94 affinchè il governo debba ottenere la fiducia dalla sola Camera dei Deputati, a quelle Berlusconiane per una Repubblica Presidenziale. Insomma tutte modifiche di conservazione o accrescimento di centri di potere e non certo di maggiore salvaguardia di diritti, degli elettori, dei cittadini.

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    1. Ottima sintesi della congiuntura della democrazia. E assenza di Calamandrei all'orizzonte, purtroppo.

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  2. OT

    http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2013/3/7/SPILLO-Il-portavoce-di-Mps-e-la-segretaria-di-Calvi/2/370624/

    Sempre più evidente lo strabismo e la patigianeria di certa magistratura.......

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    1. E che OT!
      Ma guarda prima di definire "partigianeria" l'apertura di un fascicolo per fuga di notizie su una notizia sensibile, senza conoscere il quadro istruttorio, e per di più considerata la approssimazione di "certa stampa", occorrerebbe conoscere molti fatti (processuali) che, semplicemente, non conosciamo. Il confronto tra una realtà processuale e le impressioni e le voci raccolte dalla stampa è sempre un esercizio imperfetto, per definizione.
      Le critiche sono possibili solo leggendo le sentenze in esito ai (vari) gradi di giudizio. E un deprecato suicidio non va messo automaticamente in esclusiva connessione con la pressione dell'indagine. Specialmente in ambienti in cui i reati ipotizzati prevedono pene edittali proporzionalmente più basse di quelle per reati comuni contro il patrimonio (ben inferiori come dannosità...patrimoniale). I veri esiti e risvolti della vicenda sono ben lungi dal consentire conclusioni.

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  3. OT Un amico dalmata mi ha appena inviato un video "educational", mi sono venuti i conati prima di vederne metà.

    Mandate i bambini a nanna (per carità), gustatevelo e fate girare...sia mai.

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  4. Scusate...lo so che la pornografia in fascia non protetta è un reato, oltre che di cattivo gusto, ma se serve ad "affratellare" i popoli ben venga, ecco altre due chicche "educationale" da parte di mamma BCE. L'unica cosa che mi consola è che, se ricorrono a questi mezzi plateali, non sono nemmeno più alla frutta, si son bevuti caffè e ammazzacaffè.

    Questo è vivamente consigliato a tutti gli insegnanti, in modo che possano formare le coscienze dei nostri giovani virgulti.

    Questo invece lo potete far leggere direttamente ai bimbi, sia mai che le loro fresche menti non imparino da subito come ci si comporta in Europa.

    Per gli smanettoni invece, consiglio questo simpatico giochino, che vi farà sentire dei veri e propri emissari di mamma BCE e vi farà combattere contro il demone inflazione!

    P.S. Non ringraziate me ma l'amico dalmata, che spero di vedere presto come frequentatore del blog.

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    1. Ricorrono a tutti i mezzi: il fatto è che questo condizionamento è una forma comunicativa ufficiale già abbondantemente coperta dai media (che rimangono fermi sulle posizioni della credibilità neoclassica).
      Quindi, se l'opinione pubblica cambia, per crisi di rigetto (ovviamente non in Germania, dove stanno anche peggio di così), rimarrano impantanati e con la chiara traccia storica di un ostinazione antikeynesiana che ormai sfiora il delirio.

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    2. il mostro inflazione con voce cattiva è qualcosa di agghiacciante.

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  5. Vado OT
    Poichè ammetto d'essere un pò arrugginito in diritto costituzionale (e pure in diritto penale) sono giorni che mi arrovello su come sia possibile procedere per il reato di corruzione alla luce del primo comma dell'art. 68. Sono io che sono troppo arrugginito o è la Procura di Napoli ad essere un pò troppo sciolta, anzi quasi Constitutione soluta?
    P.S. la compravendita di senatori è un abominio.
    Ma in cosa differisce da un allargamento della maggioranza tramite concessione di qualche Ministero o sottosegretariato? Tipo quello di fatto da Baffino nel 1996?

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    1. Mi confesso disinteressato al problema. A prescindere dalle questioni tecnico-processuale di cui peraltro sono da anni sviscerati gli estremi dai giornali interessati a questi aspetti (ci sono ormai autentici espertoni mediatici di contrapposte scuole). Grande confusione regna sotto il Cielo: alcuni chiamano ciò "opportunità"

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  6. Exit strategy?
    http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=175582

    Per Rainer Bruederle, capogruppo del partito liberale tedesco Fdp e alleato della cancelliera Angela Merkel,
    è possibile che l'Italia esca dall'euro se non proseguirà l'impegno ad adottare "misure drastiche" utili al risanamento.
    .....
    Non è ammissibile, ha spiegato il leader liberale, che i lavoratori tedeschi finanzino con le loro tasse gli sviluppi errati negli altri Paesi europei. "Non possiamo farlo", precisa, poiché "il bilancio statale tedesco non deve diventare un self service per tutta l'Europa".

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    1. Beh sai alla fine il problema è che non abbiamo alcun rappresentante istituzionale, a nessun livelo, (anche tenutovi d'ufficio) che stigmatizzi queste prese di posizione alquanto ufficiali dei tedeschi (ben più gravi dell'epiteto di clown). Non solo quindi, su menzogne che insultano tutti gli italiani (contribuenti pro-capite più della germania a bilancio UE, ESM+EFSF) non abbiamo le istituzioni, che pure dovrebbero tutelarci da insulti che hanno anche ripercussioni negoziali sul nostro stesso atteggiamento governativo, ma di certo neppure la stampa e meno che mai, almeno in sede SEBC e di "moniti" annuali, la BdI "credibile", (sulla cui unilaterale "utilità" si ha qui una grande conferma).
      E non vedo nessuno, nelle forze politiche vecchie e nuove, che abbia a cuore almeno di ripristinare una reputazione della quale dovrebbero piuttosto preoccuparsi i tedeschi

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  7. Se ho ben capito, la sostanza del post è, in soldoni, la seguente: il deputato che cambia casacca, in raltà non la cambia, ma si limita a indossarne un'altra del PUDE. E fin qui, a mio avviso, non ci piove. Ma anche le ragioni sviluppate nel post di Grillo hanno del buon senso, e riflettono una realtà squallida che da molti anni si è affermata nel costume politico italiano. Ora, è pur vero che l'abolizione tout court dell'esenzione del vincolo di mandato sarebbe problematica e soprattutto un'operazione "sovrastrutturale" rispetto al vincolo von Hayek, ma la sua persistenza cosi-come-è mi pare in certo qual modo astorica, perché le ragioni e i timori dei padri costituenti non hanno più riscontro né ragion d'essere in un sistema politico in cui esiste solo il "mercato delle vacche". Certo, so che le vacche si vendono in una situazione paradossale in cui venditore e compratore incarnano gli stessi valori-PUDE, ma nel momento in cui, poniamo, si afferma un soggetto politico altro e/o alternativo (dando generosamente ai 5stelle il beneficio del dubbio: li vedremo fra un po' all'opera nell'unica sede legittima a valutarli: il Parlamento), allora l'esenzione dal vincolo danneggia il soggetto politico alternativo, perché le profferte del PUDE ufficiale non mancheranno. Vabbe', si può dire anche che se i 5stelle hanno tra le loro fila qualche "vacca", so' cavoli loro. Però, mi chiedo, anziché pensare a rettificare eventualmente l'art. 67 Cost., non si potrebbe inserire qualche filtro o precauzione in una nuova legge elettorale degna di questo nome? Ricordo che un tempo (meno infelice di questo) venivano ospitati nelle liste elettorali di un partito (di solito il Pci) anche persone che si definivano "indipendenti" e che dopo l'elezione confluivano nel gruppo parlmentare, relativamente autonomo, della "Sinistra indipendente". Per mia crassa ignoranza (accrescuta dal fatto che sono decenni che non esercito più il mio diritto-dovere di cittadino), non so se tale prassi sia stata abolita da qualche normativa o dalla consuetudine, fatto sta che ripristinare una cosa del genere, forse, aiuterebbe a chiarire le cose (anche se le idealità di quel periodo sono tutte venute meno).

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    1. L'esistenza di un pensiero unico rende irrilevante il cambio di casacca per gli interessi concreti dei cittadini (a meno di non coltivare l'illusione che senza prodi le cose siano andate peggio per l'interesse nazionale; o che la scissione di Fini abbia inciso negativamente sulle misure anticrisi poi in effetti adottate da tremonti o monti). E questo anche con riferimento ad una "formazione nuova" di cui non si sa ancora...di che PUDE sia.
      Se poi fosse ripristinata la sovranità, e quindi esistesse uno spazio di indirizzo politico, la ragion d'essere dell'art.67 si riattualizzerebbe, più che mai. Specie se si facesse una legge elettorale leggata a collegi localistici (ci saremmo in pieno) e anche se si scoprisse, non sia mai, che il M5S è in realtà composto da un vertice fortemente gerachizzato, "consapevole" di una strategia ben occultata nei suoi esiti ultimi (e accuratamente preordinata in parole d'ordine di tecnica comunicativa), e da una base che solo col tempo, e troppo tardi, fosse in grado di rendersene conto (e agire di conseguenza)

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    2. non ho capito se parli in via ipotetica o se sul M5S questa è la tua opinione. nel caso vorrei chiederti di condividere un pò più dettagliatamente la tua idea a riguardo, soprattutto sulla strategia ben occultata.
      grazie.

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    3. La mia opinione non rileva.
      Qui stiamo parlando del perchè non si cambia la Cost. sulla scorta di un degenerazione contingente -e che non dipende dalla norma!- una previsione costituzionale che garantisce un interesse SEMPRE compresente nella democrazia rappresentativa (cioè un interesse che da secoli ha un senso garantista delle effettività della democrazia): l'interesse a che non ci si senta legati, nel parlamento NAZIONALE, a interessi localistici di collegio; inoltre a che si abbia una libertà di coscienza, sempre nell'interesse generale, di fronte agli eccessi gerarchici dei VERTICI DEI PARTITI specie se rispondono a finalità effettive e accordi non noti e magari rispondenti a interessi non nazionali.
      Ciò che è capitato proprio sull'euro, ma che non c'è motivo che, finanza regnante nel mondo, non possa ripetersi.
      Quanto ai fatti da cui poter ragionare per capire cosa sta succedendo e se un pericolo del genere-INSITO NEI POTERI DI FATTO ESISTENTI NEL CAPITALISMO- stia attualizzandosi, certo!: cercherò di fornire fatti e analisi per consentire ad ognuno che voglia di formarsi un'opinione.
      Che varrà tanto più quanto avrà tutto il quadro della situazione, cioè anche il vero e permanente senso delle norme costituzionali (ma non solo).
      Ma non pretendo di essere ascoltato attentamente: lascio a futura memoria

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  8. cmq ti ringrazio ancora per il lavoro che fai. te e tutti quelli che contribuiscono qui sopra.

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  9. cmq a dire il vero la tua opinione invece rileva eccome. dato che spesso e volentieri le tue analisi e previsioni si sono poi verificate azzeccate alla prova dei fatti.

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    1. Grazie dell'apprezzamento. :-)
      Però credo che ci siamo capiti che in effetti non do' proprio opinioni, semmai fornisco analisi e, più ancora, metodi di analisi (rammento la "guida pratica per praticoni" per capire la relazione tra tagli-tasse e andamento del PIL; rammento l'accertamento dell'impatto regolatorio come sistema di correzione delle stime "ideologiche", o ancora il concetto di "illusione finanziaria").
      Acquisiti questi metodi e magari tenendo conto di alcune analisi dei fatti, ciascuno può poi formarsi (a seconda di una serie di propensioni personali che danno luogo a una certa "precomprensione") la PROPRIA OPINIONE.
      Quanto alla previsione frattalica, è un divertimento, dato che si basa su un richiamo intuitivo (e, come più volte detto, non sulla trasposizione di geometria-matematica al misterioso fluire della Storia). Ma è un divertimento che, per ora, ci sta dando indicazioni coerenti: molti indizi confermano che l'euro-nazismo sta alla frutta, che ci sia un risveglio democratico, ma che, al tempo stesso, incombono prospettive di neo-stalinismo, pure all'interno delle forze "resistenziali" italiane.

      Fenomeno che dipende, alla radice, dalla visione fideistica, dal non voler affrontare la difficoltà di "pensare con la propria testa": ciò sta facendo affacciare SULLA SCENA ITALIANA VARIE FORME DI "CULTO DELLA PERSONALITA'" http://it.wikipedia.org/wiki/Culto_della_personalit%C3%A0. Cioè rischia di creare uno spaghetti-totalitarsimo. Il web è lo scenario ideale di ciò.

      Francamente non so se sia persino utile cercare di contrastare queste derive insite nel modo di essere dell'umanità contemporanea.
      Per un pò ancora ci proverò.

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