venerdì 5 aprile 2013

MA DRAGHI RIESCE A DIRNE UNA "GIUSTA" ANCHE PER SBAGLIO?

A leggere la notizia viene da ridere. Ma proprio da ridere; in contrappunto con la Germania che si rifiuta di reflazionare e anticipa il pareggio di bilancio acuendo la compressione della propria domanda interna...Ma forse, nell'ideologia economica delirante dei suoi disegni di mercantilismo imperialista, per essere più pronta alla lotta post euro-break?
Certo, la Germania rischia di fare la fine del Giappone,deflazionista in stagnazione, proprio mentre il Giappone pone fine a quella stessa stupidità in cui la Germania si lancia con tutta la sua forza.
E infatti: la Bank of Japan (BOJ) comprerà titoli di stato sul mercato secondario a un ritmo di 7000 miliardi di yen al mese, cioè circa 78 miliardi di dollari. Lo stimolo Fed, per capirsi, è pari sì a 85 miliardi di dollari al mese, ma corrispnde allo 0,54% del PIL USA, laddove BOJ prende in carico acquisti per l'1,1% del proprio PIL. La durata media dei titoli in portafoglio, che coinvolge titoli fino a 40 anni, andrà dagli attuali 3 anni a 7.
Abe ha messo in sella il nuovo governatore Kuroda (ad avercene!), che è riuscito a imporsi - cambiandone alcuni membri in scadenza- al board BOJ, infarcito di esponenti delle banche, più che restii al nuovo corso.
Poco agisce, per ora, questo "stimolo", nel senso della reflazione: a febbraio, - nonostante l'inizio del programma di QE a livelli piuttosto sostenuti (la metà dell'attuale volume) da almeno gennaio-l'indice dei prezzi è sceso di 0,7 su base annua, allontanando l'obiettivo di inflazione al 2% da raggiungere entro i prossimi due anni.
Ma ciò non ci stupisce, dato che non è la sovraofferta di moneta a determinare l'inflazione, nonostante Friedman, Weidman, la stampa tedesca e la "sussidiaria" stampa italiana, nonchè tutto il board BCE con la Commissione UE e Olli Rehn  messi in colonna.
L'effetto dell'annuncio di Kuroda però si riflette sul corso dello yen, che ieri ha perso il 3% su dollaro e euro (una moneta, una garanzia: di stupidità). 
Lo stesso yen, pur calando abbastanza costantemente nelle ultime settimane, rimane sopravvalutato del 4% rispetto al dollaro, in base al criterio della parità del potere d'acquisto calcolata dall'OCSE.
Perde qualcosa il Giappone? Non direi: acquisterà competitività insieme con l'innalzarsi dell'inflazione (e dei salari).
Una bestemmia per Draghi; almeno nella sua versione ufficiale, di stretto rito quantitativ-monetaristico filogermanico, affossatore della domanda in tutta l'UE. E Federico Caffè, che risulta essere stato, taaaanto tempo fa, il suo "maestro", si starà rivoltando nella tomba (ovunque essa sia...).
Dunque il Giappone vedrà anzitutto crescere le proprie esportazioni. Cosa estremamente bizzarra seguendo le teorie di Draghi.
E poi la Bank of Japan ci guadagnerà, e con essa lo Stato giapponese; perchè? Ma perchè gli acquisti calmierano gli interessi sulle nuove emissioni: il decennale giapponese è sceso di 11 punti al minimo dello 0,45%, mentre il bond trentennale di 22 punti base a un minimo di 1,31.
Ciò significa, indovinate, plusvalenze per la BOJ (che abbiamo visto acquista titoli sul secondo mercato, cioè già emessi a rendimenti più alti), che verranno riutilizzate nel programma di acquisti e comunque abbasseranno l'onere del debito (se calano gli interessi sulle nuove emissioni e le vecchie finiscono in mano...allo Stato, è un calcolo facile facile).
Lo so che Draghi non è in grado di fare politiche monetarie se non centralizzate, ma le plusvalenze realizzate da BOJ e FED (da almeno 4 anni), qualcosa gli dovrebbero suggerire invece di concepire l'OMT come una forma di punizione fiscale, a carico dei paesi che vi vorrebbero ricorrere, in modo da amplificare l'amata recessione-disoccupazione, purificatrice nella deflazione.
Ah, e la Borsa giapponese? L'indice Nikkei è salito di oltre il 2%, con rialzo dei titoli bancari (ma sta inflazione non doveva fargli paura?),  dei titoli delle società che esportano e, udite udite!, delle società immobiliari: Perchè? Perchè questi settori dovrebbero beneficiare dell'indebolimento dello yen e del calo dei tassi.
Il pericolo segnalato sarebbe quello di aspettative di inflazione che si rafforzino più del previsto, obbligando alla brusca chiusura dei rubinetti della liquidità: ma al momento di ciò neppure l'ombra.
Oppure, il pericolo potrebbe essere che i concorrenti del Giappone reagiscano cercando un indebolimento parallelo delle rispettive valute. Facciamo il caso degli USA.
Ma non pare certo quello dell'euro, visto il diktat alla deflazione attraverso la riduzione anche NOMINALE dei salari che predica apertamente Draghi, legittimando nuove ondate di recessione in UEM al fine di raggiungere il da lui auspicato "livello naturale di disoccupazione"...dilagante.

Un altro "divertente" dettaglio, che ci segnala l'Economist:  ("Six years of low interest rates in search of some growth"): nonostante i tassi ai minimi, la curva IS rimane rigida.
Sentite che dicono, senza dover per questo dare ragione ufficialmente a Keynes, gli espertologi USA-UK: "Le imprese nell'approvare progetti di investimento a lungo termine devono considerare una pluralità di fattori: l'equilibrio tra offerta e domanda nel loro settore, i presupposti regolatori e politici, la disponibilità di manodopera qualificata. I tassi di interesse non sono un fattore significativo nella nostra decisione".
Il che appare quasi un brano della teoria keynesiana, scritto in una brutta prosa. Infatti, proseguono gli investitori esteri (quelli che non si vedrebbero da noi per via della "corruzzzione" e della burocrazia elefantiaca)  "i tassi di interesse sono solo una piccola porzione dei costi cui far riferimento".
E qui viene la goduria (platonica: quella che ci rimane se si deve stare nella "notte dell'euro"): "ciò non è sorprendente per chi osservi il Giappone, dove gli interessi nominali sono stati vicini a zero per un decennio, - sebbene quelli "reali" siano rimasti positivi"-, e il livello assoluto degli investimenti in termini reali non è cresciuto rispetto al 1997 (!). Le imprese sono state coinvolte in troppi "cicli" negativi laddove hanno investito in anticipo su una crescita interna che non si è mai verificata".
Lo vogliamo dire a Draghi? Ma lo sa benissimo: solo che "nun je piace cchiù 'o presepe" ormai.

L'Economist ci dice pure: "Il punto chiave non è che gli interessi nominali sono bassi. E' piuttosto che, fuori dal Giappone (ma non sappiamo quanto a lungo ndr.), gli interessi reali sono negativi."
E se gli interessi reali sono negativi (ad es; in USA o, pensa un pò, in Germania) "gli investitori si lanciano su sentieri più rischiosi".
"Le obbligazioni private sono state, nel 2012, il primo "porto di richiamo". Questa domanda su investimento a tasso fisso, ha abbassato il costo del credito per le imprese. Per Standards & Poor's, gli interessi sui bond a basso rating, i "junks", si sono dimezzati dal 12 al 6% nel 2012. Le relative imprese emittenti sono in grado di contrarre prestiti a un tasso che del 4% sotto la media post-2000, laddove una compagnia che abbia un tipico ranking A, può prendere in prtestito al 2,4%, comparato alla "norma storica" del 5,1%.
Come risultato molte multinazionali possono avere credito a tassi più bassi dei Governi europei."

Vi risparmio le ulteriori applicazioni suggerite dall'Economist. Tutte ci confermano la follia del mattatoio UEM.
Questo produce:
- alti costi del credito per le imprese praticamente in tutta l'area UEM, eccettuata la Germania;
- tassi reali positivi rispetto alla perseguita deflazione-disoccupazione, e conseguente disincentivo all'investimento di rischio, in particolare quello produttivo;
- su cui influisce pure la bassa disponibilità di manodopera qualificata, frutto di venti anni di precarizzazione-flessibilizzazione della forza lavoro che ne spinge la qualificazione verso il basso, nella logica del demansionamento e del non investimento nella formazione;
- a ciò si aggiunga anche la definitiva riduzione del capitale umano determinata dalla feroce austerity sulla scuola-università imposta dalle regole di Maastricht e dalla sua versione accelerata-suicida del fiscal compact;
- infine, (come abbiamo visto, per il passato, nella situazione giapponese), il mattatoio UEm produce pure quella aspettativa negativa sulla crescita della domanda interna che è il principale dissuasore per gli investitori.

E, a proposito, queste elementari notazioni (keynesiane "inconsce"?) ormai di dominio pubblico nel resto del mondo, non compaiono mai nel dibattito mediatico italiano: avete sentito mai qualcuno dire che l'austerity scoraggia le aspettative di crescita della domanda (in ciascun settore) e quindi gli investimenti? O che la precarizzazione-flessibilizzazione sfalda la riserva di manodopera qualificata egualmente decisiva per gli investitori? No, neanche un accenno fiacco fiacco; non date retta, la colpa è, invariabilmente, "del peso sull'economia dell'enorme debito pubblico".
Ma non sarà che si tratta piuttosto, in questo caso, dell'enorme peso di mancati investimenti, pubblici e privati che hanno da almeno 20 anni depresso il PIL, cioè il denominatore, stagnante e contratto del numeratore "debito"?
Diciamo piuttosto che Draghi, Weidman e i Monti e "proto-Monti" in arrivo, credono molto di più nell'"esercito di riserva dei disoccupati" che non nella manodopera qualificata e nella spesa pubblica in ricerca e istruzione.
Insomma, Weidman, un pò (ma non troppo, vista l'insistenza sui mini e midi-job e gli inevitabili effetti di lungo periodo di ciò) lo si può capire.
Ma Draghi, che continua a considerare "riforme strutturali" per la crescita (!), diverse dall'austerity, le riforme ulteriormente precarizzanti e deflazionanti del mercato del lavoro, riesce ancora a formulare un pensiero lontanamente riconducibile ai principi che avrebbe dovuto apprendere da Federico Caffè? 

33 commenti:

  1. Qui sotto Feldestein paventa inflazione fuori controllo, un bel 4% di aumento dei tassi e deficit al 20%.
    Per la serie: svalutazione=inflazione=aumento dei tassi istantaneo su tutto il debito

    The yen’s weakening will mean higher import costs, and therefore a higher rate of inflation. An aggressive BOJ policy of money creation could cause further weakening of the yen’s exchange rate – and a rise in domestic prices that is more rapid than what Abe wants.

    With Japanese prices rising and the yen falling relative to other currencies, investors will be willing to hold Japanese government bonds (JGBs) only if their nominal yield is significantly higher than it has been in the past. A direct effect of the higher interest rate would be to increase the budget deficit and the rate of growth of government debt. With a debt/GDP ratio of 230%, a four-percentage-point rise in borrowing costs would cause the annual deficit to double, to 20% of GDP.

    Read more at http://www.project-syndicate.org/commentary/the-wrong-growth-strategy-for-japan-by-martin-feldstein#fhA7xVgYCIEPhDOR.99

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  2. Eh sì peccato che il debito giapponese sia detenuto da residenti praticamente quasi al 100% e che ciò sia "garantito" da un credito verso l'estero niente male. E poi BOJ a questi ritmi se ne comprerà mooolto e a nessun investitore "speculativo" sarà consentito (come non era consentito in passato) di influire sui tassi che comunque vengono fissati dal teosro giapponese. Ci porvassero ad andarae short su JGB: sarebbe per loro un bagno di sangue.
    Aso e Abe mettono paura anche a Feldstein che si tira la carrettella della teoria quantitativa per darsi un tono: cosa che un pò rattrista, ma nazionalisticamente parlando è pure comprensibile. Farebbe meglio a pensare al QE della BOE, che invece non è affatto mirato alla crescita e si sta accompagnando alla compressione via austerity della domanda interna :-)

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  3. Draghi, come dici tu, come stanno le cose, lo sa, e come se lo sa. Soltanto che ormai deve continuare a recitare la sua parte. E il fatto che le cose le sa e come, emerge dalla moltitudine di contraddizioni che proferisce. Draghi parlando del divorzio tra banca d’Italia e tesoro (dei cui effetti, tu 48, hai parlato molteplici volte) è quello che ha detto che Andreatta e Ciampi seppero guardare avanti, e lontano (!!),che la politica monetaria non può essere considerata un rimedio alla irresponsabilità di altre politiche, che le istituzioni europee stanno lavorando nella giusta direzione e sui tre fronti dove è più necessario: regole di coordinamento fiscale più stringenti e meno soggette a discrezionalità nell’applicazione; un meccanismo di sorveglianza macroeconomica tra i paesi dell’area che consenta gli interventi strutturali necessari a rimuovere gli squilibri e a promuovere la crescita; meccanismi robusti di gestione delle crisi e di supporto finanziario, nell’ambito di una chiara condizionalità. Draghi è quello che continua a chiedere austerità, ma (di fronte ai dati sulla crescita contrastanti con le aspettative) dice “basta con le tasse”. Ha sempre ribadito con forza l’indipendenza della BCE e all’indomani delle lezioni italiane rassicurava “E’ la democrazia, è qualcosa che ci sta a cuore e i mercati lo sanno”, quando invece proprio l’indipendenza della BCE (come hai chiarito nel precedente post) è lo strumento più efficace di prevaricazione della democrazia. Nonostante i dati aberranti di tutti i giorni, continua a ripetere che servono le riforme insieme al consolidamento di bilancio, perché questo è in grado di dare fiducia ai mercati, scenderebbero gli spread, si avrebbero tassi sui prestiti più bassi e quindi più crescita e più creazione di posti di lavoro. Insomma, forse a Draghi più che l’attore, gli piace fare il menestrello o il giullare. Solo che a noi è passata la voglia di ridere.

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    1. Hai riassunto il manuale del perfetto central banker in stato di allucinazione psichedelica da NMC :-)

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  4. La Germania in questo "cul de sac" si ci è infilata per ragioni ideologiche, la loro ossessione per il mercantilismo, e noi appresso.

    Il Giappone invece ci è stato spinto da una congiuntura politica internazionale che si è manifestata compiutamente nei cosiddetti accordi del Plaza di cui raramente si parla. Io stesso l'ho scoperto leggendo lo strano eurista Sapelli. Forse è anche per questo che è più facile per il Giappone uscirne che per noi. L'ideologia, essendo dogmatica quasi per definizione, è molto più difficile da debellare.

    Se sbaglio correggimi pure.

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    1. Ne sai più di me sulla questione "accordi del Plaza". Elabora pure e dacci lumi.

      Allo stato, mi affido alla cronistoria che FT, the Economist e WSJ fanno, senza riuscire a nascondere la forte impronta anti-NMC che al linea giapponese sta segnando: un fatto storico che pare possa propagarsi. Naturalmente non in UE.

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    2. Scusa ma... questa come la spieghiamo?

      http://img844.imageshack.us/img844/6128/20130404jgb100.jpg

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    3. Riparliamone quando saranno passati alcuni mesi; non due giorni e poche ore. I rimbalzi sui titoli a 10 anni dal minimo seguito all'annuncio sono fiammate prevedibili. Giochini in confronto a 78 miliardi di buone ragioni messe in campo. Staremo a vedere: intanto una certa logica c'è se lo yen va giù e ci si attende che lo faccia di più: ma poi se le mani forti comprano, il cerino rimane in mano a chi gioca...

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    4. Al contrario, non ne so più di nessuno. Ho scoperto la questione in un articolo di Sapelli che non riesco più a ritrovare. Se non ricordo male sosteneva che gli USA, al massimo della loro potenza, imposero un rivalutazione dello Yen proprio in quella sede. Questo starebbe alla base del doppio decennio perduto Giapponese di cui si parla. il resto l'ho cercato su wikipedia. Siccome non so mai quanto affidarmi a Sapelli (che del resto dice che l'euro è follia però dobbiamo tenercelo, alquanto opinabile) ho scritto sperando di avere lumi. Infatti ho concluso scrivendo "se sbaglio corregimi pure"

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    5. http://www.larivistadelmanifesto.it/archivio/1/1A19991212.html
      Ho trovato questo lungo articolo. Storicamente interessante. Un pò legnosetto e ideologico ma dettagliato

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    6. E ci confesso che non so se me lo leggerò tutto...
      Quanto ai dubbi di Sapelli, si risolveranno da soli: non è che i timori geo-politici trascinati da apriori ideologici (gli USA non ci vogliono bene, la germania è il ponte verso la Russia e comunque diventa una minaccia se..non ti schiavizzi in via preventiva), reggeranno alla crisi di rigetto euro-generale che si sta profilando. Tanto vale essere realisti e pensare a come ripristinare (un pò di) democrazia

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    7. Grazie, lo leggerò. Intanto ecco l'articolo di Sapelli (sul solito sussidiario) dove sono venuto a conoscenza della cosa.

      Mo devo rileggerlo perché di tutto l'articolo ricordavo solo del Plaza posto come inizio di un era. "Asettico residence", ma quanto è snob quest'uomo.

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    8. L'articolo di Sapelli parla di come il modello Abe sia, secondo lui, applicabile a una BCE a livello UEM: ma in realtà il vero rimedio non è tanto il QE centralizzato ma il sistema dei trasferimenti: cioè la piena applicazione dell'OCA, idealismo ormai superato dagli eventi. L'euro non può reggere punto.
      Qui, invece, il modello Abe è visto come soluzione per l'Italia: senza l'euro e senza dottrina della BC indipendente a ostacolarci nel tentativo di recuperare la democrazia. E senza a quel punto, inutili timori di ricatti da parte dei mercati finanziari...

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  5. Mi rammarico della banalità che sto per scrivere.
    Ma questi andavano bocciati a tempo debito. Di draghi hai detto nel post. Rigor vuole fare l'analisi costi-benefici alla TAV dopo aver aperto i cantieri. Eppoi c'è chi, da ministra della Repubblica Italiana, spregia il diritto al lavoro.
    Ormai quel ch'è fatto è fatto : bocceremo noi alla prima occasione utile.

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    1. E chiamala banalità. E' roba che fa accapponare la pelle. Ma poi il problema è che, non contenti di fare politiche economiche sballate, sono pure convinti che il diritto (norme generali e speciali sui procedimenti) sia un optional piegabile a loro piacimento.
      Il modello "faccio-un-pò-come-cazzo-mi-pare" dei trattati, è fortissimo anche sul piano giuridico.
      Una nuova teoria generale del diritto: si rigioca finchè non vinco io

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  6. Probabilmente, Federico Caffè si è suicidato quando ha visto che tra i suoi allievi c'era Draghi.
    F.M.

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    1. Caustica e un pò eccessiva, ma ci può stare nell'ambito dello humor nero

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  7. Restando in tema con il titolo del post, vorrei porvi una domanda sperando che la vostra risposta mi possa aiutare ad evitare dietrologie semplicistiche e deliranti.
    La domanda è: secondo voi il presidente della BCE ha detto di non avere un "Piano B" (per reagire a eventuali smembramenti dell'eurozona) perché davvero non ci ha mai pensato o perché il suo "Piano B" non può essere anticipato in quanto ciliegina sulla torta de medddda che ci ha cucinato col suo "Piano A"?

    Qui il link al video (in inglese) e la traduzione in italiano: http://www.investireoggi.it/economia/mario-draghi-i-lettori-di-zero-hedge-non-capiscono-la-crisi-delleuro/

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    1. Draghi ha dato una risposta che sarebbe giusta se fosse il responsabile politico dell'interea faccenda euro. Cioè si è arrogata una legittimazione a creare l'indirizzo politico non solo monetario ma generale dei paesi UEM.
      Il che contrasta anzitutto con la "ratio" dell'indipendenza della BC, che è tecnica e non discrezionale, e quindi non pone un "indirizzo politico-monetario", escluso in partenza.
      Contrasta poi con le competenze previste persino dai trattati: cioè sono gli esecutivi degli Stati che dovrebbero sapere se c'è un piano B in quanto abbiano deciso di prenderlo in considerazione.
      Ma questo dimostra come Draghi (con un
      senso istituzionale e del diritto che può aver appreso solo facendo l'executive di G&S), si senta titolare di una legittimazione politico-governativa conferitagli di fatto (extra-trattati) dalle banche "core" (il che imiplicitamente dimostra che è una sorta di uomo-immagine di bundesbank).

      La risposta alla domanda del giornalista, avrebbe correttamente dovuto essere: "Questa domanda andrebbe rivolta al Consiglio dei ministri europei, se e in quanto prenderanno una qualche decisione su una questione che non potrebbe che rimanere riservata"

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    2. Mi scuso per l'ingenuità giuridica della domanda (la mia, fuorviata dalla domanda del giornalista, fuorviato dalla domanda dei lettori di ZeroHedge: forse il problema è proprio questa trascrizione delle domande altrui, se pensiamo la libertà del pensiero come capacità di porre accuratamente le domande; in questo caso non: "D. dice il vero o mente?", ma: "Con quale legittimazione afferma tutto ciò?") e ringrazio Orizzonte per l'apertura di orizzonti!

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    3. Ma quale domanda giuridicamente ingenua! Hai comunque sollevato "il" problema, proprio perchè, a differenza del mainstream dell'informazione (di qualunque tipo, direi), ti fai delle domande che portano a delle altre domande e non ti accontenti della prima risposta (quella implicata dalla presunta controinformazione).
      Quest'ultima prima risposta, nel caso, "sembra" ottenuta nell'ottica della controinformazione, ma in realtà porta solo a un ulteriore luogocomune acritico; per capirci: è come quando si simula come controinformazione fare ad Amato la domanda sulle superpensioni cumulate di cui godrebbe :-)

      Insomma la vera cultura è processo critico dubitativo incessante, scartando come provvisorie tutte le ipotesi erronee nelle loro "integrali" premesse implicite(come sosteneva Popper, con buona pace di chi si rifiuta di capirlo a priori o lo distorce a proprio uso).
      E tu questa "cultura" mostri di averla come naturale atteggiamento cognitivo :-)

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  8. A proposito della "legittimazione", e non solo della BCE e del suo interventismo nelle questioni politiche e interne degli Stati, sembra che nell'accordo di libero scambio tra USA e UE "si starebbe lavorando ad una clausola in grado di mettere le multinazionali sullo stesso piano degli Stati sovrani".
    Tanto per capire chi comanda.
    Scusate il "fuori tema". Sembra che negli USA qualcuno sia preoccupato...
    http://www.huffingtonpost.it/2013/04/03/laccordo-di-libero-scambio-tra-usa-e-ue-dara-potere-politico-alle-multinazionali_n_3008580.html?ncid=edlinkusaolp00000003

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    1. Ma in UE è GIA' così: le multinazionali che dei paesi che hanno tassi di cambio reale favorevoli all'export, possono già ricorrere (da decenni) alla Corte UE per far disapplicare e sanzionare le norme nazionali che ostacolano la loro penetrazione generalizzata. E ancor di più, tramite la commissione, ottengono, sempre da decenni, non solo la "rimozione" ma la POSITIVA FISSAZIONE di norme che agevolino i loro standard prodttivi e pongano fuori mercato quelli nazionali protetti da legislazioni precedenti (che tutelavano realtà artiginali o tradizionali dei vari territori).
      In questo gli USA, come dimostrano le preoccupazioni dei loro stessi cittadini, sono potenzialmente più vittime che aggressori, dato che comunque il loro export su PIL è poca cosa rispetto a quelli dei paesi UE tipo Germania e Olanda (e in verità Italia, ma senza pratiche sleali: noi agiamo sulla qualità-immagine, purtroppo a basso valore unitario della merce)

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    2. Se non ricordo male, anche le regole del WTO mettono le grandi aziende al pari, forse anche al di sopra, degli stati.
      Famosa è la storia delle sanzioni che dobbiamo pagare perché vietiamo l'importazione di carni gonfie di ormoni.

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    3. Lungo discorso: le "organizzazioni internazionali" a carattere commerciale-economico, com'è ormai essenzialmente l'UE, e come altre che cercano di confonfersi con il ben diverso internazionalismo nato per impedire il ripetersi della II guerra mondiale (che è poi il fenomeno cui si riferisce l'art.11 Cost.), tendono ad ammettere come soggetti di diritto, accanto agli Stati, le imprese "interessate".
      Questa tendenza all'allargamento della soggettività di diritto internazionale "pattizio" è in realtà, in teoria, sempre consentita dagli Stati-apparati (governi che trattano, parlamenti che ratificano): il vincolo giuridico nasce in concreto quando di riconosce una Corte (nel trattato ) abilitata a giudicare gli Stati su ricorso delle imprese (o altri soggetti privati).
      Questo è un progresso per il diritto e per la pace e la giustizia tra i popoli?
      Di sicuro è una limitazione degli Stati: se questi sono democratici, vuol dire che una regola di un trattato sottopone la decisione democratica di un popolo (che si riassume in quella regola di quello Stato contestata) a un'istanza superiore.
      Cioè si ammette che esista qualcosa di superiore alla sovranità popolare. Talvolta potrebbe avere un'utilità; ma il popolo sovrano dovrebbe esserne sempre accuratamente informato affinchè possa consapevolmente scegliere se aderire a questa limitazione della sua sovranità.
      Questo è il punto

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  9. Quanto appena riportato da Sil-viar mi ha fatto tornare in mente che lo scorso febbraio «Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dato il via libera ai negoziati commerciali tra Unione europea e gli Stati Uniti, aprendo la strada a quello che potrebbe diventare la più grande area di libero scambio a livello globale, visto che saranno le relazioni commerciali bilaterali più vaste mai realizzate. Ue e Usa avvieranno le procedure interne necessarie per dare vita ai negoziati sugli accordi commerciali transatlantici e la partnership sugli investimenti, la cosiddetta Trans-atlantic trade and investment partnership. L’annuncio della creazione e del rafforzamento delle relazioni è stato confermato non solo da Obama, ma dagli stessi presidenti della Commissione europea e del Consiglio Ue, rispettivamente José Manuel Barroso e Herman Van Rompuy.
    […]
    Le élite anglo-statunitensi dallo spirito apolide resterebbero i padroni di questo partenariato, annullando per sempre gli Stati nazionali dell’Unione, che sarà ancora più asservita all’impero a stelle e strisce, senza alcuna possibilità di riscatto».

    Ecco, non so voi, ma io vedo in questa notizia la conferma dell'attendibilità della quarta legge di Murphy, che recita: “se una cosa può andare male, andrà anche peggio”.

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    1. "Le élite anglo-statunitensi dallo spirito apolide resterebbero i padroni di questo partenariato, annullando per sempre gli Stati nazionali dell’Unione, che sarà ancora più asservita all’impero a stelle e strisce, senza alcuna possibilità di riscatto..."

      Caro Keith, personalmente non ci arrivo a questa conclusione così decisa, in mancanza di dati e notizie certe sulle clausole cui porterannno i negoziati
      Allo stato delle cose, gli stati nazionali in UE sono già annullati dal direttorio bundesbank-commissione-BCE (più organi ausiliari tipo l'eurogruppo e meccanismi applicativi ormai inesorabilmente stabiliti nella normativa UEM).
      Iniziare a prendersela con le "multinazionali" USA su un presunto risultato che si è già verificato a favore della germania (che potrebbe essere il controllore dell'intero sistema produttivo UE al momento della conclusione dei negoziati, via espropriazione dei snotri assets - e francesi pure- che magari prenderà corpo in queste settimane), mi pare esiga delle dimostrazioni un pò più concrete che la consueta presunzione assoluta USA=multinazionali=golpe contro le democrazie (quali? Ce ne sono ancora? Mi piacerebbe saperlo)
      Per capire la realtà (su scambi e investimenti), guarda un pò qui:
      http://www.financialsense.com/contributors/leslie-cuadra/2011/08/31/list-of-worlds-largest-creditor-and-debtor-nations
      Noi siamo molto più sulla stessa barca degli USA che della germania

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    2. Mi sono accorto che in precedenza (06 aprile 2013 13:00) non ho messo il link che rimanda al testo tra virgolette; che è questo:

      http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=18994#commenti

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    3. Grazie...diciamo che conferma la lettura "diffidente" che ti ho riproposto

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  10. "Allo stato delle cose, gli stati nazionali in UE sono già annullati dal direttorio bundesbank-commissione-BCE"

    Infatti, proprio alla luce di questa evidenza, la mia impressione è che il trattato Usa-Ue, in tutto e per tutto simile al famigerato Nafta, non sia altro che una gabbia costruita attorno a quella dell'euro in cui siamo già rinchiusi. E questo accade proprio nel momento in cui aumenta il numero di quelli che pensano che l'euro potrebbe essere prossimo alla fine, come, ad esempio, Heiner Flassbeck, che in un recente articolo apparso sul suo blog ammonisce che continuare a pretendere “una politica fiscale restrittiva”, «mette in difficoltà il settore finanziario di ogni paese. [...] E’ sempre lo stato a dover intervenire e a rassicurare i risparmiatori sul fatto che saranno tutelati in quanto depositanti.
    [...]
    Nel complesso sembra chiaro che l’incapacità dei politici e degli economisti di comprendere in maniera approfondita tali relazioni complesse, sarà la causa del fallimento del sistema Euro. Cipro è stato solo il culmine di una lunga serie di errori sistematici. Da qui in poi si potrà solo continuare a cadere, e probabilmente in maniera molto rapida».

    In altri termini, proprio mentre l'ipotesi che l'euro possa considerarsi un esperimento concluso si fa strada anche in ambienti fino a ieri poco disposti anche solo a prenderla in considerazione, vedo un peggioramento dell'attuale condizione dei paesi europei mediterranei, già blindati nell'euro, perché in definitiva questo trattato, che, diciamolo, consentirebbe agli Usa di profittare al massimo grado delle condizioni da esso stabilite in virtù di un euro apprezzato sul dollaro, legittimerebbe anche la Germania nel ruolo di cane da guardia dei PIIGS, e di garante (a spese dei PIIGS medesimi) della stabilità dell'euro, ruolo in cui ha dimostrato una zelante e nefasta attitudine.
    Dico questo perché il 18 marzo scorso Monti ha ricevuto il vice presidente Usa, Joe Biden.
    Nel comunicato del governo si legge: “Il Vice Presidente Biden ha voluto testimoniare del rapporto di personale stima, amicizia e collaborazione stabilitosi tra il Presidente Obama ed il Presidente del Consiglio, auspicando che il prossimo Governo possa continuare sulla via virtuosa di riforme strutturali delineata dal Presidente Monti, che hanno consentito di mettere il Paese al riparo da possibili contagi della crisi finanziaria”.

    E questa mattina ho anche sentito su Rainews24 che si vocifera di una candidatura di Prodi al Quirinale che Grillo sembrerebbe apprezzare. Se fosse davvero Prodi il prossimo presidente della Repubblica che cosa potremmo aspettarci per l'immediato futuro?


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    1. C'è un punto che non consente di formulare l'ipotesi dell'alleanza dei "cattivi" di tutto il mondo (unitevi e marciate compatti!): rimanendo nell'euro la domanda PIGS va giù a rotta di collo e il dollaro basso non consente agli USA di trarne vantaggio.
      Se persino la germania si orienta a mantenere il suo surplus fuori dall'UEM, non è realistico credere che gli USA lo vogliano fare a loro volta in queste condizioni.
      Ma anche se l'euro non fosse destinato a mantenere, per i prossimi anni, in stato di recessione - e almeno stagnazione- la maggior parte dell'area UEM, gli USA stanno ora, adesso, reindustrializzando e rilocalizzando: avrebbero bisogno della domanda estera subito e che sia sostenuta.

      Certo la linea diplomatica e intepretativa "ufficiale" USA non pare rendersi conto di ciò.
      Forse perchè potrebbe utilizzare la Germania come fu utlizzato il Giappone nell'Asia orientale nel periodo post crisi petrolifera: la germania investe capitali e esporta macchinari-impianti per il manifatturiero (ormai competitivo grazie al calo salariale accentuato) nel resto d'europa; e gli USA, anche per stabilizzare complessivamente un'area politica in proprio favore, assorbe l'export dei paesi manifatturieri europei (che continuerebbero a investire in dollari i propri surplus).
      Se questa (già sperimentata) strategia fosse attuata, e facilitata dall'accordo di libero scambio, l'effetto sarebbe quello di un deficit "politicizzato" accettato dagli USA a fini di controllo politico.

      Per gli USA ci sarebbe però un altro enorme business in questo quadro geo-politico che rivedrebbe l'Europa al centro di un quadro in cui Cina e Asia e BRICS in genere giocherebbero una partita erosiva degli stessi USA...Ma magari ne parleremo in futuro

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  11. CORNICI & QUADRI

    Molto, troppo OTC, me lo concedo se mi è concesso in "quelo" che sarà dopo questo "giro di giostra".

    Volevo passare, e con qualche "disagio" son passato, a guardare i "maledetti" di Montparnasse: i Soutine, Modigliani, Utrillo, Valadon, Kisling ..

    "Quadri" di intensità umana senza "cornice" che contiene il colore del messaggio.

    Uscito, ero nel mondo "nuovo" delle "cornici" gotiche e, confesso per un attimo di (s)concerto, mi son mancati i "quadri" mentre restavano le "cornici".
    Quelle degli Alti Commissari UNHCR a contenere "disagi sociali" fin'allora sconosciuti, quelle "masserie dei cavalli" a doppare e eludere gli "aventi diritto", fino ai "guasconi" sulla Mosa in difesa dei "quadri" di Mazarino.

    I "maledetti" giocano sempre giuochi sporchi e fan turbinare i "cattivi", i F Caffè, tra quelli "buoni", i M Draghi, mentre, con sorrisi sornioni, restano gli occhi di madame Modot, quelli della consapevolezza.

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