domenica 7 luglio 2013

PROTEZIONISMO FINANZIARIO MONDIALE. IL PUD€ DISSIDENTE AMMASSA LE TRUPPE AL CONFINE DEL...25 LUGLIO

Oggi ho comprato "Le Monde" e il quadro della crisi europea che ne viene offerto è abbastanza sconfortante. Si parte, nell'inserto "Economia e imprese" (pag 1 e 3) col dire che la ("ennesima") mossa di Draghi, nel dichiarare che i tassi BCE rimarrano al livello attuale, "ou plus bas", per un periodo prolungato" avrebbe rassicurato gli investitori, che avevano fatto risalire i costi del debito pubblico nella zona euro, di fronte a un "mauvais" cocktail di crisi politica in Portogallo, instabilità in Grecia e annuncia della Federal Reserve di una prossima riduzione del sostegno monetario all'economia (pare consolidata dal raggiungimento di una riduzione della disoccupazione pià veloce del previsto).
Questo clima, come emerge dall'intervista al membro francese del "direttorio" BCE, Benoit Coeurè, non deve far pensare che si abbia davanti del tempo per"fare le riforme" (e te pareva!), dato che le "tensioni finanziarie possono tornare" (un mantra BCE-puddino immancabile).
In linea con la più ortodossa delle ortodossie, alla domanda perchè in tutto il mondo solo la zona euro sia in recessione (che già è un interrogativo "coraggioso", per i nostri standards mediatici italiani, dato che i "giornaloni" paiono implicare che è tutta colpa nostra e della nostra dannata mancanza di "competitività" perchè abbiamo un mercato del lavoro troppo rigido e non lavoriamo abbastanza), il "buon" Coeurè risponde: "Ciò è all'interno di un processo di "disindebitamento" (c.d. deleverage, naturalmente "doloroso") che coinvolge attori pubblici e privati. Questo pesa sulla domanda interna, in particolare nei paesi dell'Europa del sud, dove l'aggiustamento è più forte. Il tutto in un clima di incertezza (chissà come mai? L'intervistatore non lo chiede...) perchè, se le riforme sono necessarie, esse creano anche ansietà. A cui i governi possono rispondere facendo della pedagogia di queste riforme e indicando degli obiettivi chiari" (ma è proprio perchè fanno pedagogia e indicano obiettivi chiari, e chiaramente falliti con gli strumenti che si stanno utilizzando, che si crea...l'ansia!).

Sempre a pag.3 dell'inserto "Le Monde" quasi si rallegra che "Il governo cinese promette di aprire il sistema bancario al capitale privato", mancando del tutto di cogliere quanto viene detto in un interessante articolo di Harold James, professore di Storia a Princeton e all'Università "europea" di Firenze, dove si enfatizza la ri-nazionalizzazione, in funzione protezionistica, del capitale finanziario, con un inquietante parallelismo con i fatti che precedettero la I guerra mondiale (riferimento che, chi è venuto a Viareggio, rammenterà brillantemente argomentato da Cesare Pozzi).
E a proposito di Cina e dintorni si dice "Geopolitics is intruding into banking practice elsewhere as well. Russian banks are trying to acquire assets in Central and Eastern Europe. European banks are playing a much-reduced role in Asian trade finance. Chinese banks are being pushed to expand their role in global commerce. Many countries have begun to look at financial protectionism as a way to increase their political leverage".
E tratteggia un quadro che conferma quanto anticipato qualche settimana fa su questo blog:"Alcune delle dinamiche pre-1914 stanno riemergendo. Nel post-crisi finanziaria del 2008, le istituzioni finanziarie appaiono sia come pericolose armi di distruzione economica di massa, sia come potenziali strumenti per l'imposizione dei poteri nazionali.
Nel gestire la crisi del 2008, la dipendenza delle banche straniere dal rifornimento di liquidità in dollari, ha costituito una grande debolezza, e ha richiesto la concessione di linee di credito immense da parte della FED, e di interrompere le attività intraprese dalle grandi istituzioni finanziarie" (un chiaro riferimento alla reintroduzione del paradigma Glass-Steagall, guidato però dalla coeva reintroduzione del controllo pubblico). 
Ma sentite l'analisi di scenario geopolitico: "Per i banchieri europei, ed alcuni governi (eufemismi che dissimulano il riferimento alla Germania, ndr.), gli sforzi attuali degli Stati Uniti di rivedere il proprio approccio alle operazioni sulle "sussidiarie" delle banche straniere sul proprio territorio, sottolineano questo imperativo. Essi hanno visto la "mossa" americana come un sorta di nuovo protezionismo finanziario e minacciano rappresaglie (!)" 
E quindi, lo scenario conflittuale ci fa capire molto bene anche l'irrealistico solipsismo, ai limiti dell'autismo, delle strategie UEM di forsennato "deleverage", quali ribadite da Coeurè, senza preoccuparsi minimamente dell'impatto sull'economia globale: "Il prossimo "step" in questa logica è riflettere su come il potere finanziario possa essere diretto a vantaggio nazionale in caso di conflitto diplomatico. Le "sanzioni" sono una "routine" (e non molto di successo) applicata a paesi "ruvidi", coime Iran e Corea del Nord. Ma la pressione finanziaria può essere applicata con molta più forza persuasiva a paesi che siano profondamente inseriti nell'economia globale".
 
E in Italia?
Beh, per chi si preoccupasse su quale fine avesse fatto la strategia di riposizionamento "preventivo" del PUD€ dissidente, oggi si può assistere a un florilegio di prese di posizione.
Giuliano Ferrara scrive un editoriale su "Il Giornale"odierno, intitolato "Se non aggiustiamo l'euro l'economia resterà in panne".
Sentite cosa scrive:
"...il Cav guarda i sondaggi, capisce che la maggioranza assoluta degli italiani non si fida dei modi in cui le classi dirigenti hanno impostato l'economia della moneta unica, non vuole correre inutili e controproducenti avventure, ma in pari tempo si domanda se per risollevarsi non sia necessario un ripensamento strategico all'altezza dei casini che percorrono economia e società italiana. Tornare unilateralmente alla lira sarebbe un suicidio, non lo hanno fatto nemmeno i greci con la dracma, e sarebbe stata una scorciatoia per quanto illusoria. Ma mettere in discussione l'euro, i patti che lo hanno fatto nascere, le regole che ne fanno un cappio per certe economie, per certi sistemi di produzione e consumo, questo è il tipico ragionamento non ortodosso, da outsider, che un leader come Berlusconi ha in mente, e sul quale sta lavorando studiando e consigliandosi con gli imprenditori ed economisti di cui si fida.Berlusconi è un tipo che non si è mai fatto ricattare dall'ortodossia e dalla corrente convenzionale del pensiero unico. In questo è perfino esagerato, basti pensare alla surreale trovata di perorare la restituzione dell'Imu, una tassa per la quale obiettivamente basta e avanza una sospensione oggi e una ristrutturazione intelligente domani, qualunque sia l'opinione autorevole del Fondo monetario internazionale. La sola idea che sia proibito per dogma ideologico agire liberamente per un'Europa compatibile non con il nostro debito pubblico, al quale dobbiamo provvedere con tenacia, non con i nostri problemi strutturali, che hanno bisogno di riforme, ma con il futuro della nostra economia e del nostro sistema finanziario, questa sola idea induce un leader come lui e il suo blocco sociale, con gli interessi rappresentati, a esaminare in ogni dettaglio l'ipotesi di uno strappo, che poi è la versione realistica del braccio di ferro.Mario Draghi, i tedeschi più accorti e meno arcigni nel perseguimento dei loro interessi nazionali a scapito della coesione europea, e gran parte delle classi dirigenti, perfino una parte della sinistra in molti Paesi dell'area euro, lo hanno capito benissimo. Non è questione di aspettare il risultato delle elezioni in Germania, magari per vedersi concessa una qualche deroga, non è quello il problema. Ci vuole una nuova convenzione, un nuovo patto costituente dell'Europa unita che corregga aspetti fondamentali della recente storia dell'euro, al di là dei moralismi e dei sensi di colpa o delle paure ataviche che percorrono l'Europa e rincorrono tendenze inveterate all'egemonismo. Un sistema monetario più flessibile per una casa comune in cui non ci si senta prigionieri: a questo, tenendo in gran dispetto i richiami all'ordine dei soliti conformisti, e preoccupandosi delle angosce degli italiani e della necessità di darsi da fare per trovare una soluzione strategica valida per tutti gli europei, sta lavorando, senza colpi di testa, Silvio Berlusconi."
 
La Santanchè dà le pagelle: insufficienza a Letta, e chiede la testa di Saccomanni, predicando l'inopportunità di un esponente di Bankitalia al dicastero dell'Economia, mentre invece occore oggi saper rinegoziare con fermezza la nostra posizione in Europa.
 
Infine Raffaele Jannuzzi analizza non solo l'insostenibilità delle politiche dettate all'Italia dal suo inserimento dell'Europa, ma ne predica la radicale incompatibilità con la "dottrina sociale" della Chiesa, che risponderebbe alla vera via italiana al capitalismo (dimenticando la Costituzione; ma senza che questo sia una sopresa). In particolare si accusa la Merkel di essere abile tattica ma non buona stratega e, ancor peggio, di "sfidare" la dottrina sociale della Chiesa. Di rilievo l'accusa di "nonsense" all'austerità, al pareggio di bilancio e allo stesso limite del deficit al 3%...

12 commenti:

  1. Sull' articolo di Raffaele Jannuzzi, da te linkato:

    "se una società non scommette sulla vita, dove troviamo la creazione di vita sociale, la crescita integrale della "caritas veritate" e la forza lavoro per far ripartire l'economia? Altro che debiti e derivati, qui la storia è un' altra"

    Il Jannuzzi si riferisce bigottamente alla questione aborto (che ritiene, evidentemente paradigmatica, erroneamente, secondo me), ma la frase io la condivido, in una altra accezione: La prevalenza del capitale sul lavoro, la prevalenza del lavoro "MORTO" su quello "VIVO" con la supervalorizzazione del primo (per altro supervalorizzazione che non potrà che essere effimera, estemporanea)sul secondo (svalutato, sempre piu' svalutato).
    Un qualcosa molto imparentato con la degenarazione del capitalismo e delle democrazie liberali in regime "usurocratico"; un fenomeno già visto tra le due guerre (certo, anche la fase pre-I guerra mondiale incentrata su una forte spinta LIBERISTA, ricorda questa fase, ce lo ricordano Pozzi e Brancaccio, opportunamente, ma su altri aspetti sociali-antropologici), come descritto con sublime accuratezza da chi quell' epoca l' ha vissuta e decodificata:
    ------
    "usura soffoca il figlio nel ventre
    arresta il giovane amante
    cede il letto a vecchi decrepiti"
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    Scusa, ho fatto un frittone misto:
    C' ho messo dentro Marx, quel fascista (?) di Pound partendo da uno (Jannuzzi) che si "appoggiava" al messaggio del vangelo.

    Ma io, qualche punto di intersezione tra le "narrazioni" e le parole d' ordine di cui sopra ce le vado (forse sono solo pippe mentali, non lo escludo di certo).
    Sono, i personaggi e gli ideali che richiamano, certamente, l' incarnazione del "male" per la nostra società, o meglio, per l' "immaginario collettivo" (e non del tutto a torto), ma, forse, le menti piu' "autonome" sapranno capaci di non buttar via il bambino con l' acqua sporca.

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    1. Ma sai, il discorso di rinvii implicito nel post era volto proprio a questo tipo di articolate riflessioni che lettori in gamba come quelli di questo blog potevano agevolmente compiere.:-)
      Su Pound: l'etichetta di fascista o meno, in termini attuali, mi pare ormai oziosa, se si comprende la nitidezza della sua visione complessiva (che tra l'altro, sul tema "dominanza" bancaria della società, era propria anche dei Padri costituenti americani: una lotta plurisecolare che trascende le tormentate e intrecciate -inestricabilmente- pulsioni del XX secolo).

      Sulla dottrina sociale della Chiesa come paradigma della società italiana, la cosa vale per quello che vale: obiettivamente pare la captatio benevolentiae di una certa Italia, visto che, senza necessità di alcuna strumentalizzazione, sarebbe stato sufficiente conoscere e richiamare il modello costituzionale, che sintentizzò al suo interno anche le posizioni cattoliche, come abbiamo più volte mostrato su questo blog...

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  2. L' Inghilterra propone un referedum per l' uscita dalla UE
    http://www.wallstreetitalia.com/article/1449304/crisi-debito/regno-unito-sempre-piu-vicino-referendum-su-uscita-dall-ue.aspx

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  3. ma se vogliamo continuare con i parallelismi storico bellici questo
    riposizionamento sembra piu' la ritirata dell'armir ...possiamo vederla come un avanzata...ma è piu' una ritirata strategica di forze parecchio ^indebolite^ .... che rischiano l'annientamento ...o la prigionia....
    l'articolo di ferrara prudentissimo e falsissimo...ma viene appunto da un portavoce ufficiale del berlusca...(che ci tiene a fare sapere che non è contro draghi la finanza il 'potere'...insomma pensiero alternativo si ma anche no... )

    Lo dico perchè mi convinco sempre di piu' che nessuno fara' gli
    interessi dell'italia e degli italiani...(neppure gli usa)
    quindi immagino che perfino il PUde se ne stia accorgendo (quello piu' dipendente dalla domanda interna ) e stia
    organizzando una disperata ritirata...
    (l'alleanza fra gli altri stati eurodisastrati non è realizzabile se non per piccole contingenze ...)

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    1. Riposizionamento non significa che faranno the right thing in sede europea. O anche solo che abbiano compreso quale sia: l'idea che l'Italia non possa farcela da sola a percorrere l'euro exit (per di più paragopnandosi alla Grecia) è già, oltre che irrealistica e autoavvilente, anche irrimediabilmente perdente. Perchè chi scrive in fondo disprezza gli italiani, e "si disprezza", autoattribuendosi, come una condanna, una irrilevanza che non corrisponde alla nostra posizione e la nostro potenziale. Quando invece gli stessi tedeschi sanno che, avendo una classe dirigente che non abbiamo, il nostro potere negoziale è enorme.
      Riposizionamento da 25 luglio, significa dunque più guardare agli equilibri interni, alle faide interne a un regime del "grigiore" e al discarico delle responsabilità: sperando che questo basti per andare "oltre" una crisi che non sanno come domare, in un futuro che non sono in grado di concepire, per insufficienza di visione e di cultura.

      Ma questo appunto fu, anche al tempo, il 25 luglio: l'armir era un'altra cosa. Erano giovani mandati allo sbaraglio, che subirono una realtà che non potevano fermare e un destino che non gli apparteneva più, per il solo fatto che erano stati mandati irresponsabilmente in quella situazione...
      Come vedi, nella sostanza, sono ancora più pessimista, o realista, di te.
      Questi sono i fatti, le possibili interpretazioni: gli esiti possiamo provare a intuirli. Ma nessuno può dire, in coscienza che ci sarà un "risveglio", una consapevolezza, una traccia di qualità dell'interesse generale come comunità nazionale.
      Queste cose le abbiamo perse troppo tempo fa.
      Eppure il "risveglio" è l'unica salvezza

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    2. >>> l'articolo di ferrara lo interpreto piu' con metasegnale
      al pude che in senso letterale...del tipo penultimo avviso :
      ora o si cambia (impossibile) oppure incominciamo a lavorare per il porre le basi per il ritorno alla lira (con le politiche espresse da urbani su italiaoggi )

      rispetto a quanto dici : mi fa pensare all'armir perchè la classe politica non ha scelta non ha possibilita' di scaricare responsabilita' (si è visto quanto poco ci mette
      il potere finanziario/mediatico a distruggere berlusconi e/o un qualsiasi altro politico) puo' solo ritirarsi...
      tra l'altro questo assetto politico economico deriva da scelte di molti anni fa (pre berlusconi ) quindi la transizione non puo' che essere lenta e difficoltosa

      d'alema all'ultimo convegno (Quello che ho postato qualche tempo fa) fa molto 25luglio per come lo intendi

      forse in effetti il paragone con l'armir è un po' assolutorio...ma il vincolo esterno e la politica economica governata dalla grande finanza non l'ha inventa
      berlusconi...si è ritrovato in mezzo a poteri molto piu' forti di lui...
      provo a spiegarmi meglio 25luglio sarabbe quando un grande
      banchiere o un grande industriale incomincino a criticare l'essetto dell'europa (o della bce) perfino d'alema -che ritengo piu' vicino ed emanazione del vero potere Pude -puo' solo ritirarsi da qualcosa su cui non aveva vera influenza o responsabilita'...E' un po' come se dicessero:
      quello che da cui prendiamo gli ordini e che ci ha portato
      nella melma non funziona...(quindi armir) ci abbiamo creduto ma ora ci sentiamo traditi...

      (continuo un altro momento...)

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    3. @ R: io però non credo sia possibile distruggere un personaggio come berlusconi e metterlo da parte come è stato fatto a fine 2011. non penso possa riuscire facilmente un'altra volta.
      Perchè ora gli Italiani hanno visto cosa è venuto dopo, non credo il trucco della pressione finanziaria possa bastare più. Sicuramente volessero troverebbero altri modi, ma non credo si potrebbe ripetere una cosa lampo come 2 anni fa...sarebbe un processo lungo e a cui B. risponderebbe colpo su colpo...perchè se è vero che lui a livello europeo non conta niente, l'Italia è un pò il suo microcosmo...qui sa come muoversi.
      Attuare un altro colpo di mano del genere porterebbe a mio parere più danni che benefici agli eurocrati, perchè rivelerebbe senza più alcun ritegno la natura antidemocratica della forma di governo cui siamo sottoposti.
      Non puoi costringere alle dimissioni un presidente del consiglio democraticamente eletto per due volte in 3 anni...non in queste condizioni al contorno. O almeno non puoi farlo senza aspettarti che gli eventi prendano una piega poco controllabile.

      PS: io do per scontato che Berlusconi, imbastendo una campagna elettorale anti euro e anti austerità, tornerebbe al governo senza eccessivi problemi. magari dopo aver aspettato che Letta e Saccomanni ci abbiano spolpato un altro pò.

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    4. Analisi che ha dei buoni punti.
      Preciso però che R# tende a fare alcune distinguo che non sono conformi ai presupposti fissati nell'ipotesi frattalica:
      - che il PUDE non avesse originariamente e tutt'ira incluso ogni partito di governo (seppure ambiguo rispetto all'europa);
      - che il potere risieda in qualcosa di più in alto della classe politica, il che è vero, ma lo è sempre, persino ai tempi del fasciscmo, se assunto in senso "strutturale" proprio del capitalismo: un PUDE che "prende ordini", in realtà ci pone in tutt'altro ordine di problemi e di analisi;
      - l'ipotesi di "corruzione e fogno" è invece quella di un patto tra forze oligarchiche transnazionali (ma anche italiane) alla base di Maastricht e classe politica, cui B. ha aderito in un certo senso "dall'esterno" per garantirsi i propri interessi (cioè non lasciare intatto il monopolio tv in cambio di..., ma lasciare intatto un sistema di alterazione costituzionale a favore della classe politica pro-UEM, quando lui fosse al potere, in cambio del laissez faire tv);
      - infine: non è più tempo di poteri manivrieri e segreti che possano determinare OGNI COSA; come evidenzi, la gente ha imparato e la suggestione del "più europa" che ci libererà da B., responsabile di ogni male, non può più funzionare.
      - La crisi ha almeno avuto la funzione di svelare, certo confusamente e tra mille condizionamenti mediatici, il problema del "vincolo esterno", e svolge un ruolo storico simile alla II WW rispetto al fascismo alleato della germania. Quindi pone di fronte a una realtà fallimentare tangibile tutta la società...che, anche se non sa come, è posta di fronte all'esigenza di trarne le conseguenze.

      L'improvvida avidità di controllo e di restaurazione del capitalismo sfrenato dell'Europa ha posto l'oligarchia in una sorta di "terra di nessuno, dove hanno intatta la forza economica e la governance formale ma dove hanno altresì perso gran parte della copertura mediatica e della capacità di nascondere la realtà del loro disegno. Senza poter ricorrere alla forza contro eventuali cedimenti elettorali in tutta Europa: quanto a lungo ancora possono vincere i partiti "pudici", specialmente fuori dall'Italia?

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    5. esattamente. la tua domanda finale è la sintesi di tutto. altri colpi di mano porterebbero all'impossibilità di andare a elezioni democratiche...perchè qualunque forza schierata contro vincerebbe a mani basse.
      quindi sono proprio in un vicolo cieco. o si palesano senza più paraventi e si aboliscono le elezioni, o non vedo che altre alternative abbiano.
      ma come hai detto tu, l'essere circondati non gli ha mai indotti a miti consigli...

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  4. preciso solo in punti in cui non concordo :)

    ^che il PUDE non avesse originariamente e tutt'ira incluso ogni partito di governo (seppure ambiguo rispetto all'europa);^

    no no IL Pude comprende ed ha compreso tutti purtroppo , lega nord compresa , questo è chiaro è indiscutubile ...certo con i dovuti distinguo : anche guglielmo marconi era filofascista ma anche filo inglese per ovvi motivi...quindi PUde si ma con differenti sfmature

    ^ che il potere risieda in qualcosa di più in alto della classe politica, il che è vero, ma lo è sempre, persino ai tempi del fasciscmo, ^

    assolutamente , pero' i qui il punto che voglio sottolineare , in italia la politica ha 'volutamente' abdicato al suo ruolo di indirizzo della politica economica , e se l'errore parte da lontanissimo (adesione allo sme '78 divorzio tesoro bci ,quindi grazie alla dc andreatta e poi carli -ma con draghi gia' protagonista- per il definitivo vincolo esterno ) il momento
    di svolta è la 'crisi' del '92 e l'abbattimento della 1rep
    (l'ho postato qui il discorso di craxi del '92?)

    continuo dopo (anche se non riesco a starti dietro :P )

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  5. Cicchitto:

    "Non possiamo fare a meno di rilevare che - non da oggi - esiste una zona grigia nell'alta burocrazia del ministero dell'Economia che gioca al peggio, cioè da un lato scavalca governi e ministri per collegarsi direttamente con ambienti dell'Unione Europea e del FMI, per invitarli ad interventi restrittivi e che dall'altro lato boicotta ogni azione del ministero volta a tagliare in modo strutturale la spesa e ad evitare cosi l'introduzione di nuovi balzelli. Il ministro dell'Economia - conclude Cicchitto - deve misurarsi con quest'area grigia per non essere da essa condizionato e reso subalterno perché, in caso diverso, sara' egli stesso investito dalle critiche come in parte sta già avvenendo. Per essere chiari questi ambienti hanno già svolto un ruolo negativo sia ai tempi del governo Tremonti, sia col governo Monti''."

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  6. Il trafiletto di Ferrara citato nel post, a me ricorda quanto detto recentemente da Brancaccio: cioè che ci sono modi di uscire dall'euro di destra e modi di sinitra. Non so perché ma il mio sesto senso mi dice che quello studiato da Berl non sarà indolore per i ceti medi-bassi.

    http://www.emilianobrancaccio.it/2013/07/03/uscire-dalleuro-ce-modo-e-modo-3/

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