mercoledì 28 agosto 2013

LEZIONI DA CIPRO. MORAL HAZARD SOPRA OGNI LEGGE

FLAVIO CI MANDA QUESTO POST E CI DESCRIVE LE AMBIGUE MANOVRE IN ATTO, AI NOSTRI DANNI, AVVIATE IN UN INQUIETANTE "CONTO ALLA ROVESCIA"...

Lezioni da Cipro.

La notizia del prelievo finale imposto a Cipro è, come al solito, passata in sordina.
Uno dei pochi a tentare di inserirsi nell’assordante silenzio mainstream è stato, inserendolo in un articolo impostato sulla situazione dell’Islanda, il solito Mauro Bottarelli.
Incuranti così del loro principale dovere (informare per rendere consapevoli i cittadini senza “predeterminare” le loro scelte) i mass media tralasciano le notizie scomode e le dovute spiegazioni del caso che aiuterebbero il cittadino a capire meglio cosa gli accade intorno e quali siano le conseguenze delle decisioni, calate dall’alto e senza il dovuto consenso o dibattito “popolare”, che a livello europeo condizionano pesantemente la sua esistenza e dei suoi connazionali.
Nel post “Further Conversations…” Quarantotto affermava: “Potrebbero ricordarsi, tutti insieme hayekkianamente, puddini nazionali e euristici, che la ben nota correlazione S-I descrive la parte del risparmio che non convertendosi in investimento (e non essendo per definizione consumata) non figura nel PIL: e allora giù con il prelievo forzoso modello cipriota sui conti dei depositanti privati delle banche PIGS .
Tra le quali, l’intero sistema bancario italiano (ricordiamoci ad esempio come e perché nacque BNL, ora Bnp Paribas ndr.) assomiglia proprio a un gigantesco porcellino di quelli salvadanaio. Da rompere per ripagare, coi soldi dei cittadini, il debito...creato dall’euro-follia (compreso quello legato ai fatidici swap)…”.

La modesta traduzione di un articolo di Jan Kregel , il cui studio è disponibile sul sito del Levy Institute , Policy Note, Aprile 2013, parte da lontano e cerca di dipanare in qualche modo i dubbi e le incomprensioni su una delle ultime regolamentazioni bancarie messe in campo in UE: l’assicurazione sui depositi, andando piano piano a finire sul pericoloso crinale del fatidico prelievo forzoso, di cui l’autore smaschera problematiche ed ingiustizia di fondo.
In prima battuta, si raccomanda la lettura dei seguenti articoli presenti su http://www.voxeu.org/article/deposit-insurance-after-iceland-and-cyprus%20e%20Phastidio%, per dotarsi di un piccolo bagaglio tecnico utile ad assimilare meglio le informazioni che seguiranno.
Concludendo, Kregel aiuterà a capire, attraverso il modello Cipro come e perché questi schemi di assicurazione sui depositi verrebbero attuati, chi ne sarebbero i beneficiari, quali siano le lacune. Eventuali errori di traduzione o interpretazione sono da attribuire solo ed esclusivamente al traduttore. Buona lettura.


Che cosa c’è di sbagliato nel tassare i depositi bancari

Nel marzo di quest’anno il governo di Cipro, in risposta alla crisi bancaria che aveva colpito il paese e come parte di una negoziazione che avrebbe dovuto assicurare supporto al suo sistema finanziario da parte dell’EU e dell’FMI, propose di valutare l’applicazione di una “tassa” sui depositi, incluso un prelievo (poi eliminato dal piano governativo finale) sui depositi assicurati al di sotto della soglia garantita dei 100mila euro.
La comprensione delle doppie operazioni messe in pratica dalle banche e della relazione fra due tipi di depositi – depositi dei clienti e loro “moneta”, depositi creati dai prestiti bancari – ci aiuteranno a chiarire le problematiche di questo “prelievo”, illuminandoci sulla doppia finalità e sui limiti di tale assicurazione sui depositi.
In particolare, l’impossibilità operativa di poter distinguere i due tipi di deposito nell’ottica della creazione di un equo schema di assicurazione rivela qualcosa dell’inevitabile moral hazard che accompagna questi schemi. Inoltre tale sistema richiede a monte il supporto di una forte banca centrale che possa far rispettare gli impegni assunti. Queste sono lezioni rilevanti da tenere in considerazione nel contesto degli attuali piani per l’istituzione di un sistema di assicurazione sui depositi nell’UEM.

Dal punto di vista legale, un deposito bancario è un prestito non assicurato alla banca. E’ un prestito a chiamata, legalmente non diverso da un prestito di chiamata che una banca effettua ad uno specialista di borsa. E’ una passività per la banca, un’attività (o asset) per il depositante.
Molti paesi applicano tasse sui beni immobili o sul patrimonio, suddiviso fra attività finanziarie come obbligazioni oppure titoli azionari. Da questo punto di vista, non c’è ragione per cui un deposito bancario, così come qualsiasi altra attività (o asset), non debba essere tassato.
Analogamente, un detentore di valuta e moneta emessa da un governo è creditore chirografario (non garantito) di quel paese. Valuta e moneta sono una passività per chi le emette, ma un asset per chi le detiene, e per questo motivo potrebbero essere soggette alla tassazione di quello stesso Stato. Le nazioni che applicano tasse patrimoniali sulla ricchezza solitamente, quindi, escludono tale ipotesi (Silvio Gesell nel 1958 propose infatti questa misura come sostegno alla domanda).

Una ragione probabile che spiega questa differenza di trattamento fra le passività private che costituiscono immobilizzazioni – depositi, titoli azionari, obbligazioni – e il debito pubblico è che la tassazione delle passività del governo potrebbe essere considerata come un default o come esproprio, pratica preclusa dal contratto sociale o dalla Costituzione vigente in un determinato paese.
Non è il caso questo delle passività private, ciò significa che non c’è ragione per cui i depositi non possano essere soggetti a tassazione, ed i governi in passato hanno tassato e tassano i conti bancari privati a fini fiscali (l’Italia lo ha fatto nel 1992, quando la lira era sotto attacco speculativo, ad esempio).

Se questo è il caso, come mai l’applicazione di una tassa sui depositi bancari ha creato così tante critiche quando è stata recentemente applicata a Cipro?
Dal punto di vista fiscale, la ragione più ovvia è che questa era una tassa imprevista, applicata per soddisfare creditori particolari di uno specifico ente finanziario, e per di più di importo incerto, creando grosse difficoltà fra i contribuenti.
Nonostante si sia scritto in alcuni ambienti, per far digerire la cosa, che questa era una tassa sul presunto riciclaggio di denaro sporco proveniente della Russia, ciò non toglie che siano stati violati due dei principi fondamentali della tassazione accettati sin dai tempi di Adam Smith: “La tassa che ogni individuo è tenuto a pagare dovrebbe essere certa, e non arbitraria. Il momento del pagamento, il modo di pagamento, il quantitativo da pagare, dovrebbero essere chiari e semplici per il contribuente, e ad ogni altra persona. Altrimenti ogni persona soggetta alla tassa è messa più o meno nelle mani dell’esattore, che potrebbe sia gravarla su un contribuente antipatico o estorcere, minacciandone l’aggravamento, regali o privilegi per sé medesimo. Ogni tassa dovrebbe essere riscossa nel momento, o nel modo, in cui al contribuente sia più conveniente.” (Smith 1976 (1904) 350-51).

Sebbene le tasse patrimoniali o i prelievi forzosi non siano comuni, Keynes osserva nel suo "Tract on Monetary Reform" (1924, 67) che l’opposizione a tali imposte è basata “sul motivo che esse vìolano la sacralità intoccabile del contratto. In risposta a questa visione, Keynes sosteneva che “nulla può preservare l’integrità del contratto tra gli individui, ad eccezione di un’autorità discrezionale, quale lo Stato, che abbia la facoltà di rivedere quello che è diventato intollerabile”.

Una cosa deve essere chiara (in merito a quanto accaduto a Cipro ndt.): il prelievo forzoso non era un mezzo per generare nuove entrate governative o per alleviare l’onere del servizio del debito per il governo o delle finanze individuali. Piuttosto, ciò è servito per ripianare l’esposizione di specifici istituti finanziari al fine di poter generare un afflusso di fondi dal Fondo Monetario Internazionale e dall’UE, rendendo sostenibili le istituzioni finanziarie del paese.
L’operazione nei fatti non ha diminuito le passività del governo, ma solo le passività delle istituzioni finanziarie. E’ stata quindi una tassa imposta dal governo sulla ricchezza di specifici individui a vantaggio di specifiche istituzioni finanziarie.

Che cosa dovrebbe tutelare l’assicurazione sui depositi?
La violazione dei buoni principi fiscali non è la maggior obiezione che si potrebbe muovere all’applicazione di tale tassa.
Piuttosto, essa è stata criticata perché in aperta violazione dei principi previsti dalla legislazione UE in corso di approvazione in merito all’assicurazione sui depositi e delle proposte per uno schema condiviso di assicurazione.
Dal 2000 Cipro ha avuto uno schema di assicurazione sui depositi entro 100mila euro in accordo con le correnti direttive UE. Dal punto di vista legale, l’assicurazione garantisce lo status di creditore privilegiato e fissa a 100mila euro la responsabilità di una banca verso i suoi depositanti in caso di fallimento.
Eppure, l’assicurazione sui depositi non è motivata dall’idea di proteggere lo status giuridico dei creditori chirografari (non protetti) in caso di fallimento, quanto piuttosto dalla convinzione nell’importanza di un mezzo di pagamento sicuro e protetto per il buon funzionamento del sistema economico.
Si basa quindi su una concezione completamente diversa del deposito bancario: cioè che i depositi non sono dei prestiti ma una riserva di ricchezza. Fornire un sicuro mezzo in cui depositare la propria ricchezza consente così il risparmio e la sicurezza che supportano la domanda. Ciò inoltre supporta il trasferimento intertemporale di reddito che il sistema finanziario garantisce attraverso la sua intermediazione fra debitori e creditori.

L’idea fondamentale alla base dell’assicurazione sui depositi è quindi basata sulla concezione che il deposito è un trasferimento di potere di acquisto all’istituto finanziario beneficiario. Questo potere di acquisto è rappresentato come deposito di specifiche passività governative, moneta e valuta, che nel sistema bancario prendono il nome di riserve bancarie.
Questa è la base di partenza per definire il comportamento delle banche, che ricevono moneta e valuta e prestano valuta e moneta. La difficoltà da risolvere successivamente è il fatto che le banche, generalmente, prestano sempre molto di più di quanto ricevano in deposito. Come? Sfruttando il leveraging dato dalle convenzioni di riserva frazionaria.
Questa è la visione del sistema bancario che ha dominato l’economia, ed è stato alla base del monetarismo e delle proposte politiche di riserva al 100% per fornire stabilità al sistema finanziario. Il fatto che le banche prestino molto di più di quanto abbiano in deposito però crea il problema che l’assicurazione intende affrontare.

Tuttavia, una volta ammesso che le banche possono prestare molto di più di quanto esse detengano come riserve, è possibile dare un’altra interpretazione dell’operato delle banche.
Partiamo innanzitutto dall’idea che le banche possano “creare” moneta.
Ciò accade quando una banca effettua un prestito e quest’ultimo non è sotto forma di moneta o valuta bensì la creazione di un deposito bancario per il credito del mutuatario.
La teoria bancaria tradizionale non chiama ciò “creazione di moneta”, piuttosto la definisce creazione di “credito”. Perciò le banche non prestano più soldi di quanti ne abbiano in deposito, le banche possono creare credito perché accettano i depositi e li utilizzano come mezzo di pagamento generale in sostituzione di moneta e valuta.
Le banche inoltre hanno una duplice funzione. La prima è di accettare i depositi di passività governative, monete e valuta, detenute come riserve per la Banca Centrale o come riserve di contante. La seconda funzione della creazione del credito riguarda invece l’acquisto delle passività del settore privato in cambio della creazione di un deposito bancario, che è come già visto una passività della banca.
Questo è il prestito bancario, ed è un’operazione bancaria completamente differente. Così, in ogni momento le passività bancarie sono composte da due diversi tipi di deposito: uno è coperto dalle passività del governo quali moneta e valuta forniti dal depositante/mutuante alla banca e forma le riserve bancarie, il secondo è garantito dalla passività del mutuatario privato che è stata accettato dalla banca e non crea inizialmente riserve bancarie.

L’assicurazione bancaria creata per proteggere il potere d’acquisto del depositante è diretta al primo dei due depositi sopra menzionato, mentre il secondo è garantito dalla garanzia accettata dalla banca. Se una banca effettua prestiti troppo rischiosi, coperti dal proprio credito, ci si aspetta che il primo tipo di depositanti venga protetto e non debba essere ritenuto responsabile di tale comportamento irresponsabile.
L’assicurazione sui depositi nasce per assicurare tale scudo.
Le perdite della banca dovrebbero essere ripianate dalla banca stessa, o dai suoi azionisti e creditori non assicurati.
Questa è la base, ad esempio, di chi argomenta contro i salvataggi pubblici degli istituti di credito e dell’insistenza sul fatto che i costi dei salvataggi causati dal malgoverno dei banchieri dovrebbero essere interamente sostenuti dagli azionisti delle banche, non dai depositanti. Questo principio è inoltre esteso anche ai creditori non assicurati che non detengono alcun deposito presso la banca. Tuttavia, non è chiaro come questi creditori debbano subire un trattamento differente rispetto ai depositanti, in quanto potrebbero avere fornito alla banca moneta o valuta. L’unica differenza è che essi hanno ricevuto una passività a termine dalla banca. Ma è alquanto chiaro che anche essi non hanno responsabilità sull’operato della banca alla pari dei depositanti, assicurati e non, e che quindi vadano tutelati.

Il problema principale con questa teorica separazione fra chi dovrebbe sostenere i costi del fallimento e su come prevenire gli errori di un singolo istituto dall’avere effetti sistemici sulle altre banche, e così sull’intero finanziamento del sistema economico, è capire da dove e come i depositi siano originati.
E’ chiaro che le cause dei “bank run”, che l’assicurazione sui depositi tenta di impedire, è il risultato della mancata distinzione tra la capacità delle diverse istituzioni di redimere i propri depositi. E’ per questo motivo che l’assicurazione si vorrebbe applicare uniformemente a tutti i depositi bancari. Il fallimento e l’introduzione del pieno supporto per i depositanti della Irish Bank nella recente crisi ha evidenziato ciò, e il risultato è stata la creazione da parte dell’UE di un sistema uniforme di assicurazione sui depositi. Ma ancora più importante è l’estensione di tale assicurazione a tutti i depositanti, sia quelli creati da un deposito in moneta e/o valuta oppure dall’accettazione di una garanzia del depositante. Questa distinzione è importante perché è l’impossibilità di riscattare la posizione di quest’ultimo detentore la principale causa del fallimento bancario. Così, l’applicazione di un’assicurazione su tale tipo di deposito semplicemente elimina qualsiasi sanzione per le perdite derivanti dall’impossibilità di riscattare tali passività.

In parole povere, se io prendo in prestito dalla banca a fronte di una mia promessa di pagamento, ricevo un deposito, e poi dichiaro default (non pago), causando il fallimento dell’istituto, alla fine mi ritroverò ancora il valore del materiale acquisito col mio deposito, nello stato patrimoniale del venditore, e pure con l’assicurazione sul deposito.
Questo suggerisce che, se il sistema volesse ridurre il moral hazard sanzionando le pratiche pericolose, l’assicurazione non si dovrebbe applicare sui depositi creati dai prestiti che possano fare “default”, bensì solo sui depositi creati dai prestiti “correnti”.Sfortunatamente, risulta impossibile mettere in pratica queste distinzioni fra depositi di riserva, depositi creati da prestiti ma inesigibili, e depositi creati da prestiti che sono in corso. E’ per questo motivo che ci sono dei limiti alle dimensioni dei depositi assicurati, in base alla presunzione che il primo tipo di depositi sarà relativo a piccoli depositi delle famiglie create dal trasferimento di riserve e utilizzati come mezzi di pagamento o di riserva di valore. Ciò limita la copertura degli altri tipi di depositi. Tuttavia, questo è chiaramente iniquo per i depositi detenuti da mutuatari che hanno ancora in piedi i loro prestiti.

È la funzione di pagamento dei depositi che crea la difficoltà di distinguere tra i diversi tipi di collaterale dietro depositi. Come Hyman Minsky aveva notato, questa difficoltà è inerente la spiegazione del perché i depositi sono detenuti dal pubblico e perché le banche sono in grado di utilizzare la loro attività di deposito per creare credito:

“Nel nostro sistema, i pagamenti che le banche effettuano per i clienti diventano depositi, di solito a qualche altra banca. Se i pagamenti per un cliente sono stati fatti a causa di un accordo per un prestito, il cliente deve ora i soldi alla banca, e dovrà operare nell’economia o nei mercati finanziari in modo che egli sia in grado di adempiere ai propri obblighi verso la banca entro le scadenze stabilite. I depositi a vista hanno un valore di scambio perché un gran numero di debitori delle banche hanno doveri in sospeso che richiedono il pagamento di depositi a vista per le banche. Questi debitori lavoreranno e venderanno beni o strumenti finanziari per ottenere depositi a vista. Il valore di scambio dei depositi è determinato dall’esigenza dei debitori di detenere depositi necessari a soddisfare i loro impegni. I prestiti bancari … sono davvero uno scambio fra i debiti di una banca oggi per i crediti di una banca domani”. (Minsky 2008 [1986], 258).

La chiave per l’accettabilità dei depositi nel sistema è che i mutuatari devono ripagare la banca mutuante attraverso l’acquisizione ed il trasferimento a lei di un altro deposito. Pertanto, il deposito che il debitore riceve dalla banca come prestito è utile solamente se esso può essere utilizzato per acquisire gli input richiesti in produzione. Usato come un mezzo di pagamento, la proprietà del deposito è trasferita alle famiglie, le quali sono libere di trasferire tale diritto a qualunque banca del sistema.
Questo è ciò che viene definito il drenaggio, il canale dei depositi per la banca mutuante che genera la necessità di riserve bancarie, reperite attraverso trasferimenti sull’interbancario, usate per effettuare trasferimenti dal deposito alla banca del nuovo detentore.
A questo punto, il deposito creato originariamente dal prestito appare alla banca del nuovo acquirente come un trasferimento di riserve.
Per la banca ricevente, non c’è quindi nessuna possibilità di riuscire a distinguere questo deposito da un precedente originato da un deposito effettivo di valuta o moneta. Ed inoltre non c’è la possibilità di distinguere fra un deposito di riserve, un deposito creato con un prestito insolvente o un prestito corrente.
L’uso delle riserve per effettuare transazioni fra banche fotografa l’importanza dei depositi di moneta e valuta per la creazione del credito, in quanto in caso di mancanza di riserve reperite in questa modalità, il deposito creato dal prestito non potrebbe essere trasferito ad un’altra banca e quindi non verrebbe usato come mezzo di pagamento. Come Minsky ha evidenziato, una parte ugualmente importante dell’abilità delle banche nel creare il credito è che dopo che il debitore ha usato il deposito come mezzo di pagamento, egli deve procurarsi depositi creati da altre banche (o da sé) per poter estinguere il prestito. Pertanto, c’è una domanda per i depositi da parte delle banche sia per acquisire riserve che per rimborsare i prestiti, mentre la domanda delle famiglie per i depositi è indipendente dalla loro origine.

Di conseguenza, è impossibile distinguere tra depositi garantiti da moneta e valuta e depositi garantiti da prestiti attualmente in essere oppure inesigibili. L’attuale sistema di assicurazione dei depositi fornisce dunque una garanzia minima al primo tipo di depositi, solitamente conti correnti di proprietà delle famiglie, ma fornisce un trattamento di favore per i mutuatari di prestiti inesigibili, rispetto ai mutuatari con posizioni ancora aperte alla pari dei finanziatori o creditori non garantiti che possono non aver avuto nessuno ruolo nella condotta fraudolenta delle banche o dei suoi debitori.

L’assicurazione sui depositi crea instabilità?
Ciò riflette semplicemente quanto affermato da Minsky a proposito della perversità degli schemi generali di prestatori di ultima istanza a supporto delle istituzioni finanziarie nell’interesse di salvaguardare la stabilità finanziaria del sistema, generando un sostegno che tende a validare le nuove “vie di prestito” e quindi “pone le basi per un’ampia accettazione e uso di nuovi strumenti finanziari” confermando e dando indiretto sostegno alle dubbie pratiche degli istituti di credito. (2008 [1986], 281)
Nel caso dell’assicurazione sui depositi, Minsky notò che essa elimina i tradizionali vincoli delle banche in merito all’esposizione al rischio nelle forma di “sorveglianza collegiale e del cliente. In un regime in cui le banche possono fallire, e falliscono, ed in cui il fallimento bancario impone perdite ai depositanti, azionisti, debitori, utenti con sofisticati servizi bancari possono agire o sul portafoglio e sul leverage della banca stessa”. Il risultato è un sistema in cui “un depositante non ha bisogno di preoccuparsi della solidità della banca con cui opera”.

Chi dovrebbe essere responsabile per l’assicurazione sui depositi?
Minsky ha anche sottolineato l’intima relazione tra la banca centrale e l’assicurazione dei depositi, che permette di comprendere meglio le attuali discussioni nell'UE.
Schemi di assicurazione sui depositi sono in genere finanziati da prelievi sulle stesse banche affiliate. Come tale, le agenzie di assicurazione sono considerati enti con personalità giuridica indipendenti sia del governo che dalle banche centrali.
Ma, come osserva Minsky, la capacità del sistema di far fronte ai propri impegni richiede implicitamente che la banca centrale convalidi i depositi assicurati di una qualsiasi banca fallita. Si tratta di una passività potenziale, che negli Stati Uniti ad esempio è rappresentata dall’esistenza di una linea di credito con il Tesoro nel caso in cui il fondo stesso si trovasse al di sotto delle necessarie esigenze.
La banca centrale deve quindi fornire a quel punto le riserve necessarie per soddisfare le richieste del sistema, e ciò è una passività potenziale della banca centrale.
In generale, i sistemi di assicurazione cercano di mantenere questo fondo in misura abbastanza grande per soddisfare le potenziali esigenze finanziarie.
Una esempio di ciò è stato l’utilizzo di una risoluzione bancaria aperta dalla Federal Deposit Insurance Corporation durante la recente crisi perché aveva ridotto al minimo l’utilizzo del fondo di convalida dei depositi, dal momento che i depositi assicurati diventano competenza della banca acquirente.

Le proposte di assicurazione bancarie nell’UE non possono migliorare la stabilità finanziaria
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Negli attuali sistemi europei, non vi è alcuna garanzia implicita contingente da parte della Banca centrale europea (BCE), e non vi è alcuna garanzia implicita da parte dei governi nazionali.
In effetti, le difficoltà riscontrate nella recente crisi erano dovute al fatto che i governi nazionali non hanno potuto fornire le garanzie necessarie quando i loro regimi di deposito sono falliti, dato l’elevato rapporto tra depositi stessi e PIL.
La risposta è stata quella di proporre uno schema uniforme di assicurazione a livello europeo indipendente dai governi nazionali. Questo schema è stato criticato da alcuni governi per il fatto che ciò li rende responsabili della convalida dei debiti creati nei sistemi finanziari di altri paesi sui quali essi non hanno alcun controllo diretto. Tuttavia, la sorveglianza non è il principale inconveniente di questa proposta.
Piuttosto, è la mancanza di una linea di credito contingente della BCE o un implicito riconoscimento che la BCE dovrebbe fornire il sostegno necessario per sostenere questo programma.
Sembrerebbe quindi impossibile progettare un sistema di assicurazione dei depositi veramente giusto che elimini l’insito moral hazard di tali pratiche e la necessità di una garanzia contingente della banca centrale.

Ora è possibile vedere più chiaramente i problemi creati dalla misura “fiscale” del prelievo sui depositi adottato per sostenere il sistema bancario a Cipro
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I problemi delle banche cipriote sembrano essere stati causati non da un aumento delle sofferenze sui prestiti ai residenti o anche a non residenti che rappresentavano la maggioranza degli asset delle banche. Alcuni hanno suggerito che i problemi delle banche sono stati causati da depositi esteri che fungevano da garanzia per i prestiti ai depositanti.
Tuttavia, come notato, questi depositi non sarebbero stati coperti in ogni caso dall’assicurazione, dato che il regime cipriota copre solo l’esposizione a singoli depositanti al netto dei prestiti.
Più verosimilmente, i problemi sono stati causati da investimenti effettuati attraverso gli eccessivi depositi bancari detenuti dai non residenti in titoli sovrani greci, che sono stati acquistati a prezzo scontato rispetto al nominale dalle banche dell’UE che cercavano di ridurre la loro esposizione dopo lo scoppio della crisi greca.
Le difficoltà sono iniziate quando la troika ha imposto il bail-in del settore privato ai creditori del governo greco, il che significava sostanzialmente il bail-in delle banche cipriote, producendo perdite sostanziali che hanno portato al loro fallimento.
Questa interconnessione fra l’ haircut greco e l’insolvenza cipriota ricorda l’incapacità negli Stati Uniti di notare i collegamenti tra le aziende legate alla Lehman Brothers e i fondi del mercato monetario.

Il fatto che molti dei titolari dei più grandi depositi includesse enti quali il fondo pensione nazionale, enti di beneficenza, e organizzazioni non governative, ha reso il prelievo sui depositi una misura ancora più iniqua. Non c’è da stupirsi che tali misure generino risentimento, dato che i fondi speculativi con oltre sei miliardi di euro di debito greco acquistati con forti sconti sono stati pagati per intero dopo il primo hair cut, e quelli che hanno acquistato successivamente hanno staccato notevoli profitti prima del secondo taglio, mentre le perdite sono state effettivamente sostenute dai depositanti delle banche cipriote.

Conclusioni

Abbiamo potuto constatare diversi grossi evidenti lacune negli schemi di assicurazione sui depositi che l’UE sta discutendo. Di seguito gli errori fondamentali evidenziati in questo studio:
- il prelievo forzoso lede due principi fondamentali del “bon ton” fiscale, e cioè che le tasse siano certe e di facile e veloce pagamento per il contribuente. Il prelievo forzoso non è né certo, né di facile estinzione.

- l’assicurazione tratta i depositi dei clienti non come passività delle banche, quali essi sono, ma come trasferimenti di potere d’acquisto, avvalorando la tesi per cui un depositante è responsabile “a prescindere” del un fallimento di una banca perché le ha prestato i soldi e mantenendo lo schema monetarista, mentre nella realtà sono i prestiti a creare i depositi e non viceversa.

- l’assicurazione sui depositi elimina le sanzioni per quelle banche che prestano senza verificare che il cliente sia “credit worthy” = Moral Hazard, la banca può prestare ancor di più senza controlli, visto che in caso di insolvenza (e di suo mancato controllo), pagheranno (non più i contribuenti, cioè lo Stato, cioè noi attraverso le tasse), ma depositanti (cioè noi attraverso i nostri conti correnti), e creditori non assicurati che non hanno avuto comunque voce in capitolo nelle decisioni di credito.

- l’assicurazione copre non solo i piccoli risparmiatori entro 100mila euro, i cui depositi sono creati dall’effettiva consegna di moneta e valuta alla banca, bensì anche chi, dopo aver ricevuto un prestito, fa “default”, cioè non paga. Ciò permette:
a) al debitore di avere sia il materiale acquistato con tali soldi sia i 100mila euro di deposito garantito
b) alla banca di avere la possibilità di rientrare comunque dal credito inesigibile = Moral Hazard;

- gli schemi di assicurazione sui depositi privilegia alcuni (mutuatari con posizioni inesigibili) a scapito di gran parte degli altri - e chi è in UEM che ha grossi problemi di credito inesigibile sparsi un po’ in tutto il vecchio continente?;

- manca completamente la possibilità che la BCE diventi Lolr, punto fondamentale su cui devono poggiare tutti gli schemi di questo genere.

Come ben afferma Bottarelli, prepariamoci al peggio:
“A dispetto di quanto promesso dalle autorità di Nicosia, i controlli sui capitali sono ancora oggi in atto e il governo ha deciso che l’haircut che dovranno subire i detentori di conti non assicurati - ovvero sopra i 100mila euro - salirà dal 37,5% al 47,5%, una mannaiata pari al dimezzamento dei propri averi.
Il perché di questa decisione così drastica ci arriva dalla stessa Banca centrale di Cipro, la quale due giorni fa ha confermato come il totale dei depositi negli istituti dell’Isola sia oggi al livello del 2007 e stia decrescendo al ritmo più veloce di sempre. Ovvero, visto che i controlli di capitale non servono a nulla, tocca alzare sempre di più la quota di soldi da “sequestrare” ai correntisti che non sono riusciti a sfuggire per arrivare alla cifra di bail-in stabilita in sede di salvataggio con Ue e Fmi. I quali, infatti, hanno detto chiaro che Cipro deve partecipare all’operazione per circa 5 miliardi, altrimenti anche i fondi derivanti da altre entità diverranno a rischio.”.

Letto ciò, ci chiediamo: ma, in caso di applicazione di tali misure di “amatiana” memoria qui in Italia, se i pesci “grossi” scappassero in massa, secondo voi a chi appiopperebbero il cosiddetto “prelievo forzoso”? Io un’idea ce l’avrei…

5 commenti:

  1. 48 il tuo blog è una fonte preziosa di informazioni, perciò in Voci dalla rete gli ho dedicato una sezione. Ora devo riempirla con i tuoi post per poterli diffondere anche su twitter. Intanto ti presento il sito
    http://vocidallarete.weebly.com/

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    1. Non posso che augurarti il meglio...in questo "mondo difficile"...

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  2. Evviva la libera circolazione dei capitali, evviva la deregolamentazione finanziaria!
    Evviva la libbbbertà!
    Semo libbbbbberali noi!

    Ma la libbbertà ha un prezzo...

    ...addebitate l' importo agli ultimi della fila , quelli col cerino in mano....(tanto, mica sono dei nostri)

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    1. Ma la fai troppo cupa: "addebitate il conto del caviale a quel mio "amico" che aspetta fuori dallo yacnt, là sulla banchina, e che fa segno di salutare entusiastico". Basta raccontargli che senza l'euro e tutta la "costruzione europea" sarebbe così povero che non potrebbe neppure venire a guardare i nostri banchetti, nei quali decidiamo tante cose importanti...per il suo bene, naturalmente. (Scena che a seguire le vacanze di taluni esponenti dell'etablishment non è affatto ricostruzione di fantasia).
      ..Aho': e ancora ce cascheno!

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  3. interessantissimo post, La ringrazio di avermelo segnalato. Sperando di non tediarla le chiedo se può spiegarmi un passaggio che non mi è chiarissimo. Utilizzo un esempio:
    Se Lei deposita 100 euro in banconote presso la banca X e questa ne presta 90 a me che spendo per commissionarle un libro sulla costituzione, Lei prende la moneta-credito creata e a me inizialmente consegnata e la accredita sul suo conto. Se io non reperisco i 90 presso altro Istituto e lei chiede la restituzione dei 190 la banca fallisce "perdoni l'esempio banale". Suona strano anche nelle mie orecchie assicurare 190 euro a fronte di 100 euro in banconote ma almeno in relazione al moral hazard Lei non avrebbe diritto a vedersi assicurata l'intera somma risultante nelle sue disponibilità? "100 depositati fisicamente 90 accreditati ma comunque rappresentati il corrispettivo per il lavoro da Lei svolto" grazie per l'aiuto

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