lunedì 30 settembre 2013

SE LA PENTOLA SI ALLARGA TROPPO, IL COPERCHIO "B" POTREBBE NON BASTARE PIU'

Proviamo a fare un quadro delle macro-tendenze politico-economico-finanziarie che agiscono nella situazione attuale.

Per comprendere il fattore apparentemente più eclatante - uscita di scena del leader ventennale del maggior partito di area "moderata"- dobbiamo focalizzare un suo errore strategico colossale.
Con l'avvertenza che questo "fattore" vive, ormai, probabilmente, solo sul piano mediatico-esteriore e, quindi, neppure rimarrà come veramente sostanziale in tutta la vicenda. Ed infatti, le conseguenze di questo errore appaiono, ormai, irreversibilmente all'opera e, al tempo stesso, potrebbero divenire "rivelatrici" (cioè involontariamente smascheranti) di una più ampia evoluzione (che emergerà nel seguito del nostro "racconto").

Dunque, l'errore strategico.
Questo ha a che vedere con il concetto di monopolio quale si configura all'interno del neo-liberismo "no-limits", affermatosi con Maastricht.
In linea teorica (dovremmo precisare: statica), in un ambiente "liberista", che cioè esclude l'intervento dello Stato lasciando ogni correzione al "mercato", in quanto unica forza "naturale" razionale ed efficiente, un monopolio corrisponde simultaneamente ad una posizione di forza (rendita) sul rispettivo mercato e ad una posizione di influenzamento-capture del governo.
Stiamo ragionando, infatti, del liberismo , cioè della ipotesi del "controllo istituzionale" delle dinamiche sociali da parte del capitale, secondo l'ipotesi di Kalecky: cioè un costituzione materiale oligarchica che si riprende ciò che, ormai solo formalmente, era "concesso" dalla Costituzioni democratiche.
Solo che questa condizione teorica di monopolista, sempre nella stessa ipotesi liberista, è transitoria: più i mercati si aprono più è probabile che altri operatori si aggiungano, rimuovendo per forza "evolutiva" irresistibile, le eventuali barriere all'accesso sul mercato (precedentemente in situazione di monopolio).
In effetti, dal "colloquio Lipman" emerge come il monopolio sia o una patologica iniziativa dello Stato, in odiosa tutela di "privilegi" di soggetti ritenuti immeritevoli (es; servizi pubblici gestiti dallo Stato con politiche tariffarie variamente "socializzate" a favore della massa degli "utenti-cittadini"), ovvero, una condizione destinata a cessare non appena l'accesso al mercato si apra, sempre più, nella sua naturale dimensione sovranazionale, costituendo, nella dissoluzione degli Stati nazionali, la "Grande Società", affidata all'equilibrio dei prezzi, stabiliti dalla incessante evoluzione naturale della competizione tra proprietari-operatori economici.

In un certo senso, questo trend si è, in parte, rivelato vero: si pensi, per rimanere in tema e, quindi, quanto al mercato dell'industria televisiva, all'irrompere del satellitare (sul digitale stendiamo un pietoso velo), che ha visto il consolidarsi di un "nuovo" monopolio (in realtà un oligopolio, con la tipica differenziazione formale del sistema contrattuale per l'utenza e dell'utilità erogata), che ha assunto tale veste solo se rapportata alla segmentazione di tale mercato, con la quale si è cercato, artificiosamente, di frenare la evidente irregolarità del pregresso duopolio...che tale, in fondo, non era.
E non lo era perchè si trattava del mercato televisivo che è strettamente intrecciato con quello della informazione. Il principale canale di informazione per l'opinione pubblica.
Quindi, in una fase iniziale, (che nell'ambiente "liberista" è intrinsecamente provvisoria), si è registrata una situazione di vantaggio nella comunicazione che poteva avere, ed ha avuto, decisive ricadute politico-elettorali, orientando appunto, su questo piano, le scelte di una parte consistente dell'elettorato.
E ciò aveva come ulteriore ricaduta, ed è questo il passaggio più volte dimenticato, di lasciare al fruitore della rendita politico-elettorale derivante dal monopolio privato del mercato televisivo, una notevole prospettiva di controllo "quasi-totalitario" del sistema: grazie anche all'affermarsi del sistema elettorale maggioritario, ed alla legislazione a governance parlamentarizzata sulla televisione-servizio pubblico, la rendita politico-elettorale così inestricabilmente costruita a partire dal settore "privato", dava diritto anche ad essere "azionista di riferimento" del sistema pubblico di informazione.
Con alterne vicende, nel corso del ventennio di funzionamento di questa duplice proiezione della rendita di posizione del monopolista, ma, comunque con un certa efficacia.

Solo che, in primo luogo, si confermava, appunto in una certa misura, che la evoluzione tecnologica, intacca naturalmente le posizioni di monopolio; anche se, per la verità, instaurando, in loro vece, mercati oligopolistici, ove i pochi(ssimi) incumbent si suddividono le rendite con patteggiamenti oscuri, per gli utenti, ma prontamente ratificati dalla legislazione e dalla "regolazione" ("indipendente"...).
Cosa che conferma la formula neo-liberista del "controllo istituzionale" ed elide, in partenza, la già pallida efficacia della disciplina (europea) in chiave antitrust. La quale ammette gli oligopoli col limite del "non" abuso della posizione dominante, ma quest'ultimo è difficilissimo da rilevare, specie in caso di assetto di mercato normativamente predisposto.

Ma la ulteriore dinamica di superamento della rendita di monopolio (televisivo privato) in proiezione politica, peraltro ancor più efficiente di quella ora evidenziata, si è sviluppata per altra via.
La finanziarizzazione del controllo dei mass media, in primis i "giornaloni" (non solo in Italia), e l'inarrestabile rafforzamento della prevalenza del diritto europeo, cioè della situazione di controllo istituzionale sovranazionale, a seguito di una ben nota situazione di crisi. Che, peraltro, era programmaticamente non solo prevedibile, ma anche puntualmente attesa (cfr; fatidico Financial Times del 4 dicembre 2001).
A quel punto, infatti, è scattata una situazione emergenziale assoluta, in cui- attenzione- la crisi era di quelle istituzionalmente ingestibili, a causa della perdita della sovranità monetaria, già iniziata con il "divorzio" e accentuata dalla BCE indipendente "pura"; questa crisi non indicava, in realtà, sul piano dei fatti e dei dati, una prevalente responsabilità del monopolista televisivo, in quel frangente anche "controllore" politico. Ma, mediaticamente, questa responsabilità gli è stata comunque attribuita.
Con ciò nascondendo la cause reali della crisi -questa moneta unica e questo trattato-, e dando luogo ad una colossale falsificazione sui "rimedi", costruita sulla omogeneità, sovranazionalizzata, delle reiterate versioni falsificate circa la urgenza di questi pseudorimedi; programmati a tavolino da decenni, per fini del tutto diversi dalla risoluzione della presunta crisi.

E' chiaro che il "monopolista", divenuto sul piano economico, un oligopolista, (tra l'altro, partecipe del sistema occultamente concordato di esenzione dal rilievo giuridico-economico dell'abuso di posizione dominante), si è trovato in una situazione politica del tutto "minorata":
a) da un lato non poteva rifiutare la versione strategica della crisi e dei suoi rimedi quale programmata dalle stesse forze che, in qualche modo, lo avevano fino ad allora legittimato e lasciato nella sua posizione di rendita;
b) dall'altro, quand'anche lo avesse fatto in modo aperto, avrebbe anche, simultaneamente, autodenunciato se stesso come iniziale partner del disegno (quand'anche "riluttante"; ma il discorso non cambia).

Nell'attuale situazione, si sta rivelando, nella sua assoluta prevalenza, l'importanza del controllo istituzionale sovranazionale esercitato dalle elites oligarchico-finanziarie, che fruisce di un compatto monopolio di interpretazione non tanto e non solo delle norme europee che rispondono all'attuazione della strategia iniziale, quanto della interpretazione della stessa crisi, in funzione negazionista di ogni evidenza dei fatti, imponendo norme e ragioni della crisi come dogmi.
Cioè come certezze unquestionable che, mediaticamente, in un circuito tra autorevolezza assolutamente presunta e spinta "credibile" dell'idealismo "europeo", finiscono per precostituire ogni possibile descrizione della realtà disponibile ai cittadini, e ogni possibile schema di azione di chiunque si trovi a governare gli interessi nella Nazione.

E questo con una capillarità ed una forza persuasiva che la rozza contrapposizione per slogan, offerta in chiave di competizione politica nazionale dall'ex monopolista, non aveva mai posseduto.

Dunque l'errore del "monopolista" è stato esattamente quello di sottovalutare la forza inarrestabile della direzione impressa alla società italiana da Maastricht e dai successivi passi della costruzione €uropea: il credere cioè, come tutt'ora pare credere, che lo stemperamento-dispersione della sovranità nazionale, potesse colpire solo gli interessi sociali, il welfare, la tutela del lavoro e dell'occupazione, e non anche le posizioni di monopolio garantite a livello nazionale, che traevano la loro forza, come insegnavano le vicende dei decreti-Craxi antisequestro dei ripetitori e della legge Mammì, proprio dalla preservazione di questa sovranità.

Di quella stessa sovranità nazionale rispetto a cui la perdita di quella monetaria, era inevitabilmente (fin da Maastricht) programmata per erodere quella fiscale, e quindi, in definitiva ogni possibilità di manovra dell'"Esecutivo" nazionale.
Questa clamorosa incomprensione della portata della dispersione della sovranità, trova conferma attuale nella altrettanto clamorosa cantonata, presa dall'ex monopolista: e cioè pensare che il problema da lui incontrato, consistesse nella debolezza istituzionale dell'Esecutivo, costretto a ragionare e mediare con i Poteri parlamentare-legislativo e amministrativo-localistico, oltre che, naturalmente, con il Potere giurisdizionale (che si ha un bel dire a voler definire "ordine" e non Potere; si tratta solo di una ristretta ed elittica visione dell'art.104 Cost. che, se letto in buona fede, non lascia spazio ad equivoci).
Dunque, il monopolista è stato ed è tutt'ora vittima non tanto del Potere giurisdizionale: questo "fronte" è, in fondo, un fatto determinato da "contingenze", conseguenti alla debolezza culturale nel proporre la propria legittimazione come governante, fondandola eccessivamente sulla qualità di monopolista (in realtà a protezione pubblica genetica) e narrandola, inopportunamente, come merito di "grande industriale".
Egli è stato piuttosto vittima (tutt'ora, pare, inconsapevole) del processo di dispersione della sovranità, che non ha scorto e che, comunque, non intendeva contrastare, preferendo, anzi, fare propri la gran parte dei temi neo-liberisti, intesi come "jingles" differenzianti rispetto ad una presunta sinistra-comunista.
Quest'ultima, invece, non esisteva più nelle forme rudimentali condensate in quei "jingles", che, per un consistente periodo, sono servite per calamitare il consenso (iniziale e successivo, ma in posizione di forza, come abbiamo visto, in costante erosione).
La c.d. "sinistra", anzi, aveva consolidato e strutturato, in termini di radicale ridisegno, praeter Costitutionem della legislazione interna, il patto d'acciaio con le forze neo-liberiste sovranazionali.

Quando, infatti, il monopolista si è trovato a contare i suoi alleati in campo europeo, - com'era costretto a fare dalla natura della crisi "strategica" che si era trovato, proprio lui a fronteggiare, (al posto dei nostri compartecipi nazionali a tale programmazione)-, ha dovuto constatare lo scavalcamento "€uroliberista" da parte della cosidetta sinistra: scavalcamento non tanto " a destra", definizione che sarebbe del tutto impropria, quanto appunto sul piano del "rigore-ortodossia" nel neo liberismo.
Cioè, in pratica, sul piano del metodico perseguimento di un DISEGNO RESTAURATORE DEL CAPITALISMO ANTE CRISI DEL '29, legato, sul piano ideologico-politico a von Hayek e, sul piano economico più "applicativo" (espresso nei meandri delle policies patteggiate da banchieri e consulenti finanziari incaricati di governare l'UEM), al monetarismo e alla sua evoluzione, neo-classica, delle supply side economics; tutte diramazioni della teoria economica, comunque, favorevoli alle oligarchie finanziarie e alla ossessione antistatale, antiinflattiva e antilavoristica.

Insomma, ormai la sua, apparentemente irresistibile "caduta", pare legarsi alla incomprensione storico-economica, - strategica, e, nell'attuale, persino tattica-, dei veri rapporti di forza in una Nazione derubricata, per scelta ormai violentemente operativa, a provincia di un sacro romano impero, occasionalmente germanico, ma in realtà liberista, elitario e finanziario; ciò che sta facendo dell'Italia, dall'inizio del suo affermarsi, il più grande (per dimensioni) esperimento di neo-colonizzazione mai tentato in Occidente da almeno 5 secoli.

Ora, l'unica via d'uscita che può avere chi sia oggetto di un attacco finale da parte delle forze, sovranazionali e nazionali, che mirano a questa neo-colonizzazione, sarebbe logico supporre, sarebbe quella di sganciare la propria posizione in modo netto da questo sistema di complicità.
Ma ciò risulta, psicologicamente e culturalmente, molto difficile, se non del tutto improbabile: tant'è vero che la parte più consolidata di questo sistema di potere ragiona ormai su orizzonti che scontano la uscita di scena del partner "liquidato" e ormai, ai loro occhi, fuori dal "patto di sindacato" di controllo.

Il che, tuttavia, non impedisce che, in prospettiva, questa "epurazione" sia un segno di eccessiva sicurezza: perchè la forza monopolistica mediatica del "controllo istituzionale sovranazionale", perderebbe, entro poco, il "villain", la cui presenza in scena era fondamentale per poter proseguire, contro ogni realtà dei fatti, nella falsificazione su cause e rimedi della crisi.Il che apre uno spiraglio di incertezza (almeno questo) sulla efficacia e sulla irreversibilità della "loro" strategia di distruzione della democrazia dei popoli.




37 commenti:

  1. L'ho letto 2 volte,ma sempre con piacere.Premesso che le condizioni post-pentapartito chiedevano ed invocavano una sponda-contenitore moderata al contempo inclusiva ed unificante di un maggioritario comune sentire e che quindi vi era comunque terreno fertile nel proporre "la cosa" attualmente "rina(o)ta".Se ben ricordo però vi erano Personaggi di stazza notevole con profili vari e diversi di tutto rispetto che partecipavano alla elaborazione del Messaggio e mi riferisco ai vari Lucio Colletti,Saverio Vertone,Antonio Martino,Giuliano Urbani,Baget Bozzo,Vittorio Mathhieu,Marcello Pera,lo stesso Gianfranco Miglio.C’era comunque spessore che veniva magistralmente trasmesso per le indubbie doti di comunicatore supportate dal “mezzo proprio”.
    Chi ha fatto questo deve avere avuto intuito,fiuto,mezzi,capacità organizzative,ambizione e non ultimo tanta rabbia nei confronti del capitalismo da salotto buono che lo rifiutava.
    Il dopo lo ascriverei ai deliri conseguenti di onnipotenza che la storia ci insegna,sono ricorrenti.
    Le lusinghe perpetuate nel tempo sono state sempre il miglior mezzo per postume e di la da venire mollezze ed adagi tali da garantire (in maniera effimera)che quanto fatto sarebbe stato duraturo ed inossidabile per parecchio tempo.
    Penso che il venir meno di quella pattuglia o sua parte nella elaborazione,non dimenticando Fisichella ed altri,abbia depotenziato,svilito e immiserito il messaggio del Fare (uomini del fare) che non è stato fatto e ne tanto meno si è accorto di quello che Comunitariamente gli cadeva addosso.
    Or dunque se questa mia lettura può essere in parte aderente e veritiera,ancorché condensata,venendo meno il “villain” Lei pensa che gli accompagnatori ultimi diversamente da quelli della prima ora possano mai avere una capacità d’urto tale da accreditarsi quale riferimento di fronte alla esponenziale mobilità dell’elettorato per poterlo correttamente interpretare ed agire conseguentemente?E se ciò non è, “il sovraordinato isituzionale” non pensa possa aver già trovato il nuovo “villain” populista e destabilizzante cui indirizzare i propri strali?quand'anche diversamente attrezzato?

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    1. Ricostruzione corretta e "ragionevole". Ma sui contenuti, soffre un pò di schematismo astratto dai contenuti.
      Forse tutto questo "spessore", di fronte ad un'epoca in cui già si manifestava Maastricht (fresco fresco) e l'inizio della interminabile stagione delle manovrone "lovuolel'europa", non c'era.
      Forse filosofi e pesonaggi vari avevano uno spessore funzionale, in una mise en scene perfettamente in tono, solo per accreditare i jingles rudimentali in modo da farli apparire una cultura da contrapporre a quella "egemone" della sinistra.

      Che, invece, quella stessa cultura, tardivamente avversata dai jingles, se la stava già smontando da sola.
      Insomma il presunto pattuglione di grandi "firme" corrisponde un pò al reclutamento della Carrà o di Baudo. NOn riusciva a colmare un ritardo che si spostava solo su un altro fronte: lasciato sguarnito.

      Cioè i tempi stavano cambiando tumultuosamente e il tutto configurava un tentativo retrospettivo piuttosto che adeguato ai rapporti di forza che si andavano consolidando.
      In questo rientra sia la incomprensione di "mani pulite" (e la sua connessione con Maastricht), sia del perchè si sia sviluppato lo scontro con le procure; in fondo, se l'Italia avesse avuto i tassi di crescita degli anni 80, o meglio ancora '70, non ci sarebbe stato bisogno di fare i giochini di sovrafatturazione coi passaggi vari di acquisto dei "diritti" dall'estero: magari la produzione italiana avrebbe potuto svilupparsi a costi decenti in clima di consumi ragionevolmente crescenti, senza il drammatico output-gap. E altro ancora che è intuibile.
      Il non saper dare un nome e una ragione di questa stagnazione, continuando a masticare senza coerenza gli slogan liberisti, dunque, gli ha impedito di utilizzare quegli stessi argomenti contro la sinistra che se ne stava impadronendo con maggior efficienza.
      E lo ha senz'altro messo in condizione di doversi "scusare" continuamente, con enorme dispendio di energie politiche (al limite dello sfinimento), di metodi imprenditoriali che finiscono per essere comuni a molta parte del sistema capitalistico italiano in tempi di stagnazione unita a incomprensione dei suoi motivi.

      Ora, portandosi sul piano dei contenuti, non c'è un nuovo villain in vista; neppure il M5S, in persona di Grillo, che è alquanto familiare con le parole d'ordine del neo-liberismo e ben attento a non liberarsene. Come dimostra la posizione complessiva del mov. su euro, Maastricht e spesapubblicadebitopubblicobrutto.

      L'accusa di populismo, infatti, ha il fiato molto più corto, rispetto a quella di conflitto di interessi e connivenze malavitose.
      Il giochino delle elites colonizzatrici si fa comunque più difficile.

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  2. io trovo estremamente rivelatrice la continua chiamata alla "responsabilità" (o "corresponsabilità"), con locuzioni tipo: "Berlusconi è irresponsabile".
    Si stanno attribuendo, le aquile pdine, la totale RESPONSABILITA' del disastro.

    Purtroppo la presa del mainstream è ancora terrificante (pensate al fenomeno Renzi e annesso consenso), MA, la credibilità dei "giornaloni", sono convinto, sia in rapidissimo declino. Troppi, credo, si ricordano il saluto della stampa al "salvatore" Monti...

    Inoltre, non so, ho notato una serie di cose che mi fanno pensare ad una crepa nell' accordo "oligarchico-banchiero" italo-tedesco. Forse sono solo sensazioni, ma, per esempio, mi pare che gli "addetti stampa della ditta recupero-crediti" (Piller & Gumpel), siano decisamente nervosetti ultimamente.

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    1. Sono nervosetti solo perchè si aspettavano una liquidazione a furor di popolo di B. e ancora non la vedono; insomma li irrita che gli italiani non si siano affrettati, in preda a furore moralistico, a vendicare il "culone" affibbiato alla culona.
      Tutto qui...temo.

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    2. mah, l' altra sera da Paragone, Gumpel, ha tirato fuori lo "scoop":
      "La linea di credito di 220 miliardi di Bankitalia avuta da Bundesbank".

      Un Gumpel sulle posizioni "di" Bagnai; diciamo...

      Non ha approfondito, ovviamente (e nessuno tra gli ospiti), MA, come ben sappiamo, la linea dovrebbe essere solo "spesapubblicabrutta, statoladro".
      Mettere nella testa degli ascoltatori il dubbio che la questione non sia il "debbbbitopubbbblico" o "loStatoinefficiente" ma BANCHE ITALIANE (e LORO debiti) ...insomma, dai, in certi ambienti se lo possono leggere come un avvertimento para-mafioso...

      E poi -altro esempio- il fatto che sui giornali e in tv si sia parlato in certi termini della vicenda Telecom, anche qui siamo ben al di fuori delle argomentazioni "Hayek-PUDE" (per di più la Spagna è in Europa...mi pare :-) ).

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    3. Sono ormai pessimista a oltranza, fino a chiara evidenza contraria (che per me rimane comunque un fattore preponderante esterno all'italia). IN genere queste allusioni, compresa la reazione all'affaire Telecom, corrispondono a una tecnica di stop and go: arretrare per prendere la rincorsa, sulle cose essenziali (tant'è che alla fine, il problema non è che ci sia da difendere le rete, quanto che ci sarebbe stato da creare una vera rete in fibra ottica; cosa impedita da 1) privatizzazione, in modo prevedibile (in generale, e in particolare dal super indebitamento di acquisizione); b) crisi di liquidità e contrazione del credito susseguente a stagnazione prolungata (dagli anni 90) e poi recessione).
      Ma non mi dispiacerebbe affatto doverti dire che hai ragione...

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    4. riguardo la credibilità dei quotidiani e dei media, penso che lo scivolone d'oggi:

      "Borse tremano, il mondo si preoccupa, spread alle stelle ecc..."

      per poi avere uno spread che chiude la giornata a 266...coi numeri in bella vista su ogni homepage...a soli 3 punti in più di venerdì sera, beh...penso la cosa sia stata notata da chiunque non sia piddinizzato fino al midollo.

      diversi miei conoscenti mainstream hanno notato la cosa e si sono chiesti se sia malafede pro-Letta o semplice incompetenza.


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    5. A fare l'avvocato del diavolo: il solo fatto che i conoscenti "mainstream" siano "tuoi" implica che usino un'attenzione a questi aspetti. Ma molti, la maggioranza, non faranno veramente caso ai dettagli: a malapena riescono a far coincidere una notizia data con aria funerea sugli spread con "le cose stanno andando male" (per colpa del debito pubblico).
      E guarda che non sto esagerando

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    6. Caro 48; il tuo pessimismo della ragione ti fa sottovalutare il fatto che i "piddini duri e puri" sono ormai una rarità.

      Ormai, grazie a opere come la tua (e all' effetto "cascata"), le "fonti piddine" risultano irrimediabilmente "inquinate" , anche i "semi-piddini" (tipo quelli citati da Luca) ormai, loro malgrado, nelle discussioni coi loro consimili sono costretti a introdurre elementi "nuovi", per così dire; producendo, irrimediabilmente un effetto di "de-piddiniziazione" destinata a diventare incontrollabile.
      Anche gli ultimi "bastioni" delle masse piddinizzate, cadranno, costrette a prendere coscienza delle "tesi di Bagnai", e con loro i loro referenti politici (PD), in quanto, nel patto di stabilità, arriverà una "bella" segatura sulle tredicesime degli impiegati pubblici e una "bella" potatura sulle pensioni (sono solo previsioni, per carità, ma la fantasia di questi euroburocrati, si sa, non è un granché)

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    7. Sono d'accordo che sia che prosegua coi neo-Scilipoti ad oltranza, sia che si limiti a fare la "legge di stabilità" (che orrido nomuncolo da omuncoli), il PD, permanendo al governo ne verrebbe notevolmente (e finalmente) ridimensionato nei consensi.
      Ma solo per consegnarsi a Renzi e non avendo capito perchè (della debacle). Forse, in parte, la sua base. avrebbe dei sospetti.
      Ma il solo fatto che la sua leadership futura oscilli tra Renzi e Letta (con in mezzo dei pasdaran moderati del debitopubblicobrutto), e i militanti alle "feste" appaludissero von Renziek in delirio "tagliare la spesa pubblica improduttiva", la dice lunga.

      Anche qui, il vero snodo è: scissione, scissione, scissione.
      I rimasugli della finiftra eurofognatrice avranno l'istinto di sopravvivenza: ma sarà dura, perchè tra mega-coop, holdings dei ss.pp e affini, fondazioni, cda bancari e delle partecipate, + chicchitesta, dovranno abbandonare fila e numeretto per partecipare al gran festino "€uropeo".

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    8. la questione è che capiranno loro (dip. pubblici e pensionati) di essere la "spesapubblicaimproduttiva" nella visione "euroPD" (saranno proprio LORO del PD ad assumersi la mitica "responsabilità" , visto che Berlusconi è "irresponsabile"....lo dicono proprio loro)

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  3. Mi scuso riguardo all'astrattezza,ma la consapevolezza impostami nell'essere tale fa il paio con il...ben attento a non liberarsene.:-)Sono solo un "miserabile" italiano.:-)

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    1. Siamo tutti "fratelli nella notte" per carità!
      Lo stimolo storico-ricostruttivo dato dal commento è più che interessante: il rilievo di schematismo non era una critica, ma l'assunzione di un punto di partenza per cercare di costruire un punto più avanzato di riflessione.
      Raggiunta insieme e grazie a voi che intervenite, beninteso :-)

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  4. Questo bel post mi ha fatto venire in mente quest'altra riflessione in chiave "strutturale" (contrapposta a "moralistica") del berlusconismo proposta da un (magistrato) marxista come Luigi Cavallaro. In un certo senso direi che il liberismo somiglia a una forma di "falsa coscienza" "antistatalista" (il bersaglio sono prima di tutto le tasse, poi i trasferimenti a categorie sociali, o addirittura geografiche, i cui indiretti benefici non vengono percepiti; a seguire il diritto del lavoro e più in generale le forme di controllo) espressa dalle categorie sociali colpite dai processi di ristrutturazione capitalista "europea" (una parte delle quali, emblematico il piccolo imprenditore leghista che voleva licenziare 1 milione e mezzo di dipendenti pubblici, pensa ancora di potervi trovare riparo senza rendersi conto di collaborare alla propria rovina). Mi pare che il contesto, e le caretteristiche abnormi del personaggio, abbiano consentito alla "sinistra" di relegare a una dimensione ideologicamente "criminale" non solo prassi che tali potevano evidentemente essere considerate ma anche gli ammorbidimenti fiscali più o meno chiaramente concessi dai governi del B. a tutela di quegli stessi interessi privati che lo sostenevano. Insomma, come dice Cavallaro: "il libero mercato funzionerebbe benissimo se solo all’ombra della spesa pubblica non albergassero ladri e «furbetti», mafiosi e corrotti." Da qui a criminalizzare la spesa pubblica in quanto tale (e lo dico in seguito a discussioni con piddini) il passo è brevissimo e tanto più facile a compiersi per una cultura politica postcomunista affetta da quelle tare liberiste di lungo periodo bene evidenziate nel libro di Paggi e D'Angelillo I comunisti italiani e il riformismo che piace molto a Cesaratto (ma secondo me la Storia della cultura di Asor Rosa dimostra che quella sudditanza ha radici ancora più antiche dello stesso PCI).

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    1. In linea di massima mi trovi d'accordo.
      La criminalizzazione "de sinistra" della spesa pubblica, a occhio e croce, affonda le sue radici in un doppio (e contraddittorio) binario strategico di tipo marxista, trascinato per via inerziale e rigenerato dal senso di inferiorità (che è poi lo shock, mai assorbito, del crollo del socialismo reale):
      a) l'interiorizzazione (appunto inerziale) della legge della miseria crescente (cioè, puntare, rispetto allo Stato borghese, al "tanto peggio tanto meglio");
      b) l'approccio moralistico determinato dall'esigenza di parare il colpo della mancata presa del potere, allorchè, negli anni 70, dopo il "picco" elettorale, lo Stato interventista democratico e capitalista, ridiede slancio all'economia - e sedò il conflitto sociale- tramite le politiche salariali e di fiscalizzazione degli oneri sociali, quando ancora si aveva il cambio flessibile. Da qui l'esigenza di spostare l'attenzione sulla questione "morale" (a costo di sacrificare gli interessi della "irriconoscente" classe lavoratrice).

      Notare che le due tendenze sono confliggenti e esattamente contrapposte. Ma la loro interiorizzazione quasi pavloviana, da un lato indica le due anime ancora compresenti nella sinistra, dall'altro segnala l'assenza di memoria storica, (seppellita da una narrazione mitologica dell'anticapitalismo, trasposto sul piano internazionalistico del generico anti-finanza cattiva).

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  5. azzardo un'ipotesi lievemente diversa.
    esiste il berlusconi dei tempi del craxismo e del pentapartito, tempi in cui lo stato interventista dei governi di pentapartito ben si conciliava con la nouvelle vague liberista della milano da bere.alti tassi d'interesse ristrutturazioni selvagge ed esplosione del debito pubblico.
    come dire,il berlusconi monopolista negli affari e nella politica nel ventennio di mastricht e dell'euro si è adatttato "camaleonticamente" allo spirito del tempo.
    però lo spirito del tempo va cambiando, e non è detto che le elezzioni IMMINENTI non ci riservino qualche sorpresa,
    da un punto di vista euroexit.chi saranno i consiglieri economici di forzaitalia?

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    1. Ipotesi che peraltro si concilia perfettamente con quella del post: il suo adattamento è stato istintivo, applicativo di quegli stessi schemi che lo avevano innalzato e che non potevano bastare di fronte all'allargamento della posta in gioco...
      Quanto alla domanda finale: perchè, ti risulta che cambieranno rispetto a quelli attuali?

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    2. forse sono stato frainteso.non volevo fare le lodi della ennesima discesa in campo, l'euroexit di berlusconi farebbe molto male alle classi subalterne (svalutazione e politica dei redditi, come nel 92) , E poi sarebbe COMUNQUE "addio costituzione".
      la mia ipotesi diversa si riferiva al fatto che dalla lettura del post mi è sembrato di capire che ritieni berlusconi del tutto fuori gioco.epperò esiste, AL MOMENTO,nel panorama politico italiano un partito che sia in grado di raccogliere il diffuso scontento anti-europa fino alle conseguenze LOGICHE?
      secondo me solo berlusconi, che non ha niente da perdere, (avendo deciso di dare la spallata a napolitano-letta ha messo nel conto la ritorsione "short" sull'impero di famiglia), potrebbe risultare protagonista di una simile impresa.





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    3. Forse è come ipotizzi...e infatti nel post lo dico; ma sempre nel post, segnalo come sia altamente improbabile "psicologicamente e culturalmente".
      E probabilmente il tempo è anche scaduto. Per lui; il che non esclude che possano esservi sorprese da una parte di ciò che una volta era la sua compagine.
      E, d'altra parte, ciò, ove si manifestasse, sarebbe nel solco dell'ipotesi frattalica, che prevede scissioni nei maggiori partiti del PUDE attuale

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  6. Trovai interessante quest'analisi sul controverso satrapo:



    Se non è già conosciuta credo possa fare da ottimo compendio.

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  7. Anch'io spero che cada l'alibi del monopolista, ma non so se ci sarà molta incertezza.
    La mia paura è che il monopolista abbia comunque uno scatto d'orgoglio, come vari suoi affini (vedi alemanno). Sarà allora che per noi sarà ancora più difficile.
    Se i meridionali li chiamaron briganti, noi ci chiameranno berluscones! Con tutto c'ho che ne consegue.
    L'ipotesi migliore sarebbe che il monopolista decidesse di rompere i piani attivando la sua "macchina da guerra" (tanto per citare un altro genio) rimanendo distaccato e costringendola a fare ciò che non ha mai fatto: dire la verità, però mi sembra difficile.

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    1. Ma, nel caos (determinato da un misto consolidato di incompetenza e di ambiguità), in parte qualcosa verrà detto. Nel dubbio, potrebbero pensare che una vaga denuncia anti-euro potrebbe funzionare (marketing).
      Ma la verità, se e quando, si affermerà al di fuori del PUD€ e delle sue scissioni. Se pure mai un "non-PUD€" si affaccerà alla ribalta per forze endogene (e qui sta il punto)...

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    2. paradossalmente sarebbe la prima campagna elettorale da decenni in cui per fare presa sul pubblico sarebbe sufficiente dire la verità..

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  8. Anche io trovo che questo rimescolamento potrebbe essere molto interessante. Penso che Berlusconi, con chi gli rimane a fianco (Alfano ed altri vanno via, sembra) potra' fare blocco con lega e fratelli d'italia, e' molto ma molto probabile che assumera' un atteggiamento se non apertamente anti euro, ant igermania, che poi e' la stessa cosa ed e' quello che a noi interessa. Anzi, sono proprio sicuro di questo. Si potrebbe ipotizzare una competizione virtuosa con m5s che senno' perderebbe consensi. A quel punto anche il pd.....che fara'? Io credo che FINALMENTE si possa aprire un vero dibattito. Io credo che non ce la faranno ad andare avanti nella semi dittatura che hanno in programma. Questa mossa di B. mi ricorda quella che fece con la discesa in campo del 1994. Non dimentichiamo che a quel tempo le banche stavano per saltare addosso al suo gruppo.....ed anche allora lo davano per finito....

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    1. Volendo rimanere sul piano "endogeno", solo B. in effetti, ha l'accesso ai media che può consentire di riaprire i giochi.

      Altrimenti, la finanza mediatica (basti pensare a Formigli - o Ballarò- che presentano in studio, puntualmente, un banchiere che fa lezioni sullo spread, sbagliando pure i calcoli più elementari, per sedare qualsiasi moto di esasperazione che possa lambire l'euro), può tentare la linea della menzogna all'infinito.

      Ed è poi interessante che, aperti i giochi su quel fronte, lo stesso m5s sarebbe in grave difficoltà ove continuasse l'ambigua linea che identifica la cialtronaggine della generica classe politica con spesapubblicadebitopubblicobrutto, colpevolizzando la massa degli italiani.
      Colpevolizzazione che, appena iniziasse a diffondersi la "verità" (dei dati e delle analisi), isolerebbe Grillo e lo porrebbe in seria difficoltà nel distinguersi da...Renzi.
      Il PD non avrebbe poi altra scelta che radunarsi intorno a quest'ultimo, confidando nella sua "presa" sul pubblico, accreditata dai sondaggisti ufficiali e dalla finanza mediatica. Paradossalmente, gli rimarrebbe solo la linea del taglio della spesa pubblica, contrabbandando che da essa si riprenderebbe l'occupazione: tema che più neo-liberista non si può.
      E' probabile che la sinistra-sinistra, a quel punto, potendo solo accreditare il crowding-out (che non si è mai verificato se non nelle teorie induttivistiche), sia costretto a prendere le distanze dal PD e dal liberismo, e costretta a parlare apertamente dell'euro. Landini compreso che richiama la preservazione della Costituzione con giusti argomenti, "dimenticando", che la sua disapplicazione è dovuta alla volontà del PD di dare incondizionata prevalenza alla normativa UEM.

      In effetti, già si vede come ora dicano sempre più di rado e timidamente "lovuolel'europa"...
      Eppure stiamo ragionando su tendenza ipotetiche che non tengono conto della capacità di mobilitazione istituzionale e mediatica della oligarchia finanziaria, che ha mezzi di pressione enormi su B., segando sul nascere il suo possibile revirement mediatico. Purtroppo.
      Certo se alla fine lo vogliono sbattere in galera e pure togliergli le imprese (su pressione crucca), potrebbe non avere più nulla da perdere...Potrebbe

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    2. Potrebbe quindi giocare d'anticipo , impostando le cose sui suoi media subito nei prossimi giorni...a quel punto, con il clamore suscitato(possibili prese di distanza dalla Germania), lo ficcano in galera? Per questo ricordavo che gia' nel 1994 gioco' d'anticipo. Non scordiamoci che qui nei blog siamo una piccola elite, ma in realta' credo che gli italiani siano sempre divisi ideologicamente tra destra e sinistra e quindi si ricompattano di qua e di la'...B. sa che puo' contare su questo. Certo che se dorme e si fa intortare e' perduto.

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    3. Ma ti pare che ci siano preannunzi che sia in procinto di "giocare d'anticipo" su questo fronte?
      Una cosa è che qui si ritenga che gli convenga, una cosa è che se ne possa accorgere...e in tempo.
      Attualmente basta vedere il tgcom: alterna mainstream e voci anti-euro.
      E certamente B. non è circondato da keynesiani, ma da consiglieri economici che ritengono che il lavoro possa essere ancora più flessibilizzato e la spesa pubblica molto più tagliata.
      HA troppe gatte da pelare a tagliare i dissidenti pro-PUD€ per rendersi conto che il modo più semplice di renderli irrilevanti è liberarsi anche dei suoi consiglieri economici (ascoltando Claudio Borghi, ad es;)

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    4. Io penso che sarebbe gia' utile un primo passo, che inizi a parlare contro la Merkel, ma veramente (oltre a tuonare contro i "comunisti")...in realta' credo che gia' hanno iniziato. Ho dato un'occhiata ai suoi media, su panorama c'e' una intervista a Bondi, che dice chiaramente che non si puo' continuare nell'euro se la Merkel non cambia. Ok, una rondine non fa primavera, ma come inizio non e' male....anche gli altri sono gia' allineati e con le armi pronte, anche Ferrara che sembrava ultimamente una colomba, critica le colombe.... tutte ipotesi, credo di poter ribadire che i prossimi giorni saranno subito decisivi per capire....

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  9. Personalmente mi sento di condividere l'ipotesi prefigurata da '48: B, in fondo, è il gatto nell'angolo che, non avendo più vie d'uscita, decide di attaccare. La sua fine politica è vicina. E dalla fine politica a quella economica il passo potrebbe essere breve.
    Ora: se B ha ribaltato il tavolo da gioco ed ha deciso -metaforicamente parlando- di far parlare le pistole fuori dal saloon, qualche proiettile nel tamburo lo deve pur avere. Al tavolo da gioco puoi bluffare, ma fuori no. La tua pistola, DEVE essere carica.
    Partiamo dai numeri elettorali. Alle elezioni di febbraio, B. ha dimostrato di avere uno zoccolo duro. Il PdL è poi da sempre un partito fortemente incentrato sulla figura del suo leader. Quindi, quello zoccolo duro è legato anche alla sua persona. Alfano ed altri transfughi potranno allora essere utili a far nascere un altro fragile governicchio-PD, ma, in termini di voti, potrebbero non essere una grossa perdita. E finire rimpiazzati da una Lega che, va detto, Maroni sta ricostituendo con discreta abilità e dignità politica.
    Il tutto potrebbe dar luogo ad uno schieramento compatto e politicamente solido. Analizzando la storia dal 2001, i governi B, almeno fino al 2008, hanno infatti sempre beneficiato di maggioranze forti. Ciò a differenza dei governi targati o ispirati dal PD: Prodi è caduto per un rutto di Mastella, Monti ha retto su una maggioranza bulgara imposta dallo spread (da cui B. si è già dissociato con autorevoli voci -vedi Bini Smaghi- che rafforzano la tesi del "mi ci hanno costretto"), Letta ha provato a campare sulla stessa equivoca maggioranza, ma da un lato lo spread non era più a 500 e dall'altro, e questa è la prova dell'intrinseca debolezza politica dell'area piddina, ha dovuto cercare consenso rinviando quelle stesse misure considerate ineludibili dal suo predecessore (con i voti del quale però va avanti).
    Ma allora, quando i media mainstream insistono sul "se cade Letta aumenta l'IVA, se cade Letta aumenta l'IMU", giocano, nella sostanza, in difesa. Un B potrebbe ben replicare di aver fatto cadere il governo non per rinviarle ma per abolirle, assestando un bello scacco al Re. Anche l'argomento corruzione regge fino a un certo punto. Sia perché B. stesso lo ha sempre ricondotto nell'alveo di una persecuzione, sia perché ad oggi ancora nessuno ha cominciato a rovistare seriamente negli armadi della (non più) sinistra. Dove, dalle coop rosse al monte-paschi ci sarebbe molto da lavorare per le redazioni mediaset.
    Ed ancora: l'uomo della strada è del tutto cieco? Forse, ,ma certe cose, forse, le vede. Ed è un voto. Ora, un negoziante vota chi lo fa fallire? E si sa di chi è la colpa: Monti sostenuto dal PD, che ha tassato e tartassato consumatori e negozianti.
    Uno statale vota chi gli vuole tagliare lo stipendio? Sono voti che ben potrebbero essere captati da chi promette sicurezze anzichè riduzioni (magari dimenticandosi di quello che faceva Tremonti).
    Un disoccupato o un precario, votano chi gli dice che i tempi sono cambiati ed il posto fisso di suo padre era un vergognoso privilegio? Alcuni si, ma molti altri, probabilmente, no. Nemmeno nella Germania da prendere a modello, visti i risultati della SPD.
    L'involuzione ultra-liberista ha poi lasciato molte categorie sociali prive di rappresentanza politica. Tuttavia, ciò non significa che non la cerchino. E B ha, paradossalmente parlando, tutti gli strumenti -mediatici e non- per intercettare e fare suo questo "vuoto di rappresentanza". Molto più di Renzi, che prima di asfaltare il suo avversario alle elezioni deve ancora guardarsi bene dal non rimanere asfaltato all'interno del suo stesso partito dalle mille (e riottose) anime.
    Concludendo, anche se "gioca fuori casa", B. potrebbe ancora avere una squadra in grado di segnare. La sua sconfitta non la vedo affatto scontata, ed anzi, potrebbe usare il malessere generato dalla crisi a suo vantaggio, superando a sinistra chi non è più di sinistra.

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    1. L'ultima parte è ineccepibile. Solo che, come accennato in altre risposte e nel post, il problema è che B., a mio parere, non è attrezzato culturalmente e psicologicamente a fare un gioco del genere.
      Ti dico solo due parole: Brunetta e Sacconi...Li potrà defenestrare? E in base a quale "motivazione" se, specialmente il primo, sono fedelissimi?
      Poi fa tu :-)

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    2. Quindi tu dici che problema è che lui ha rovesciato il tavolo da gioco ma non è il tipo che indosserebbe un cinturone. Plausibile, ed anzi, più che probabile, anche se, qualora volesse veramente giocare duro e senza esclusione di colpi, potrebbe (ancora) farlo.
      Ma forse cercherà solo di mercanteggiare una resa.

      E' di poco fa la notizia che Alfano ha concluso lo strappo con B, e che appoggerà Letta. Con lui, circa 30/40 parlamentari. Quanto un governo del genere possa essere "di legislatura" non saprei, ma quello che so è che sarà sicuramente la "crema" del PUD€.

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    3. Appunto.
      E, come ho detto a Bargazzino, il solo fare la legge di stabilità "marchierà" elettoralmente i coinvolti. Questa è la vera (probabilmente involontaria) svolta di B.
      Che solo poi, a massacro operato, mentre arrivano i bollettini della ripresa...della recessione con l'europa che ci vuole commissariare perchè facciamo quello che ci chiede, i piddo-puddini inizieranno veramente a farsi delle domande e a doversi dare delle diverse risposte.
      E allora, l'intera classe di goveno sarà spazzata in gran parte, ma per le ragioni giuste; ora sono quelle sbagliate.
      E ci saranno delle scissioni. Ma non su cosa fare con B:: ciò risulta veramente fuorviante e deprimente

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    4. Effettivamente..... ora Sacomanni ha davvero "le mani libere". Per fare cosa? Probabilmente ridurre dello zero virgola qualcosa le tasse sul lavoro e qualcos'altro al prezzo di selvaggi tagli lineari. Dato che, come più volte illustrato, il moltiplicatore dei primi è inferiore a quello dei secondi, la ripresa..... della recessione sarà una certezza. E..... il capro espiatorio non c'è più (è all'opposizione....).

      Assisteremo, credo, ad uno spettacolo abbastanza triste: il classico governo piddo-pudino, sorretto da una maggioranza tanto necessitata quanto posticcia, a seguito della convivenza forzata di gruppi politici che poco hanno a che vedere l'uno con l'altro (sel e la sinistra PD che convivono con Alfano e montiani????). Per quanto tempo andranno avanti? Giusto quello di fare, credo, una legge elettorale "a loro uso e consumo", per cercare di mantenere un potere sempre più isolato dalla società, autoreferente, antidemocratico e servo di interessi stranieri. Una nuova edizione "€uropea" della repubblica di Salò.

      L'involuzione antidemocratica, peraltro, è appieno dimostrata anche solo dalla semplice "paura del voto" manifestata dalle componenti più schiette PUD€, che cerca di aggrapparsi a governi posticci e moribondi pur di evitare le urne. Francamente: ma che male c'è a votare? I libri di educazione civica (per non scomodare il diritto costituzionale), non insegnano forse che il voto è un normale metodo, in democrazia, forse il più normale, per risolvere una crisi politica? Perché tutta questa "ostilità", di principio nei confronti dell'eventualità di una consultazione, che si concreta in minacce a dir poco ricattatorie (se votiamo i mercati ci puniscono), e vergognose?
      E' chiaro che il PUD€, con la democrazia propriamente intesa, fa a pugni., E che il metodo democratico è un abito assai scomodo di cui vorrebbero liberarsi.

      Un'altra domanda che mi pongo è. Nella politica tergiversante di Letta, fino ad ora volta a prendere tempo non solo internamente, ma anche verso i rapaci €uropei, quando badoglismo si intravede? Quanto è probabile che, dietro la ripetizione dello slogan europeista, si stia preparando Cassibile?. Questo potremo vederlo, credo, solo ad armistizio già firmato......

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    5. Ora si vedrà veramente quanto badoglismo ci sia: ovviamente ci vuole un 25 luglio "ufficiale" (che credo sarà innescato dalla crisi economica e dall'impending commissariamento)

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  10. Tra le tante cose giuste e condivisibili elencate in post e commenti, non dimentichiamo che B. tiene pure famiglia.
    Qualcosa da perdere quindi ce l'avrebbe. Ricordo che, quando nel 2011 lo fecero capitolare, Confalonieri gli disse:"Se vuoi lasciare qualcosa ai tuoi figli ti conviene cedere". (dopo il rovinoso tracollo di Mediaset in borsa).

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  11. E "anfatti" Marina...
    http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/lennesima-prova-che-a-pensar-male-ci-si-azzecca-forse-marina-berlusconi-scende-in-63758.htm

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  12. Quarantotto01 ottobre 2013 15:58 LOL,è mediaticamente rilevante e in + ha quid.

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