sabato 16 novembre 2013

LA (RI)CRESCITA FENICE

Questo il bollettino sulla crescita UEM del terzo trimestre 2013, "quarter", (cioè 1/4 di anno, che nei TG italiani, rassegne stampa, viene tradotto in quadrimestre: e si sentono tanto "europei").
La Francia se la passa male (-0,1) e gli viene detto che deve accelerare le-riforme-strutturali-per-la-competitività (pensioni e lavoro); ma va esattamente come l'Italia, la cui decrescita viene invece "felicemente" accolta, in quanto rallentamento (!) della recessione.
Ora considerato che sulla ripresa degli investimenti privati persino la Commissione la vede in termini dubitativi, parrebbe che la (ri)crescita italiana sia affidata tutta a un trend previsionale di aumento delle esportazioni, che prosegua l'andamento incrementale del CAB degli ultimi due anni: ma, abbiamo visto, questo è imputabile a una prevalente e percentualmente superiore contrazione dei consumi.
Vedremo come tale previsione governativa e dei media mainstream si possa realizzare. E sono curioso di vedere quali sarano i mercati esteri "vicini", ma anche non, che assorbiranno l'offerta produttiva italiana neo-competitiva (offerta sarebbe "produzione", ma, visto l'andamento negativo degli investimenti anche nel 2013, sarebbe più corretto parlare di "scorte" buttate sul mercato alla disperata). Ne riparleremo.

Ma la verità è che si sono tanto agitati questa estate a sbandierare il dato del secondo trimestre rivelatosi la prevedibilissima bufala che era: non si può pensare a un ritorno alla crescita se dilaga la disoccupazione. La crisi è da "domanda", ma loro non si fanno domande. Anche di fronte a un terzo trimestre contrario alle pallide indicazioni del secondo, insistono: non potendo dir nulla sull'andamento generale UEM che li contraddice, si attaccano all'Irlanda (!?) come dimostrazione "vivente del successo delle politiche di consolidamento fiscale".

Intanto, oggi discuteremo. Chissà...

10 commenti:

  1. Ot: ieri mi sono goduto Italia-Germania, partita gagliarda dei nostri giocatori con bella e rinfrancante RISSA nel finale. La cosa mi e' sembrata di ottimo auspicio.

    RispondiElimina
  2. Caro quarantotto, purtroppo stamani è partita la cavalleria, ho paura che sia sempre più difficile fare chiarezza.

    RispondiElimina
  3. Mi dicono che Repubblica sbatte Krugman in prima pagina! in prima pagina!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma che dire? La sensazione è che, senza fare proprio il contenuto dell'articolo (non è una analisi autoprodotta), vogliano dare in pasto ai lettori l'idea che si rendano conto della realtà che hanno negato fino a pochi minuti prima. E d'altra parte, sottolineare la "cattiveria" del padronato crucco non implica nulla sulle responsabilità, del tutto interne, nell'iniziare e proseguire ad ogni costo questa avventura.
      Anzi, forse seguendo un vento che cambia da parte degli USA, vogliono dare l'impressione che, a casua tedesca, una cosa buona, l'euro, possa diventare oggetto di rinegoziazione.
      Per merito dei loro stessi beniamini che arriverebbero a questa soluzione "geniale": Curva di Phillips gestita tutta in proprio dai liberisti autoctoni (moralizzatori e a favore della "serietà") in cerca di un pareggio di bilancio per abbattere il debito brutto...che rimane colpa "nostra"...anche se i tedeschi non ci consentono di rendere utili i giusti sacrifici che ci meritiamo da...20 anni

      Elimina
    2. articolo sciatto , che spiega nulla o poco della crisi...ad usum piddini

      smaccato elegio a draghi (l'amato leader...) a cui contrapporre i tedeschi egoisti che non apprezzano le giuste misure che ^l'italiano^ avrebbe preso a favore di tutti gli europei...
      perchè la bce dovrebbe portare l'inflazione a 2 nei paesi euromediterraneo
      e conseguentemente a 3 in germania ...mistero...
      finale vago che prefigura una diffcile ricomposizione e mediazione con gli ingrati tedeschi che non apprezzano la gernialita' e gli sforzi del 'nostro' mario...

      Elimina
    3. Qui Repubblica ha proposto uno scritto di Krugman fuori contesto: chi lo legge sul New York Times sa che Krugman è nettamente antieuro, ma stavolta non l'ha ripetuto altrettanto seccamente. Quindi per Repubblica è stato relativamente agevole pubblicarlo per dare l'idea, appunto, che la Germania sia "cattiva", senza insistere sul pensiero di fondo dell'autore.

      Questo articolo del 2011 di Krugman, invece, è una traduzione che Repubblica ha fatto alterando il senso originale del testo nell'ultima frase (i grassetti sono miei):

      "Il sistema dell' euro è una linea Maginot costruita per evitare un ripetersi degli anni Settanta ed è quindi assolutamente inutile ora che il vero pericolo è una ripetizione degli anni Trenta.

      Questo sviluppo degli eventi è, come ho detto,è [sic] tragico.

      La storia dell' Europa del dopoguerra ha un profondo valore di ispirazione. Sulle rovine della guerra, gli europei hanno costruito un sistema di pace e di democrazia, creando delle società che, seppure imperfette - e quale società non lo è? - sono probabilmente, da un punto di vista morale, le migliori mai generate dall' intera storia dell' umanità.

      Questa conquista ora è a rischio perché l' élite europea, nella sua arroganza, ha rinchiuso il Continente in un sistema monetario che ha ricreato le rigidità dello standard aureo e che si è trasformato, come il gold standard degli anni Trenta, in una trappola mortale.

      L' amara verità è che sempre più il sistema dell' euro sembra condannato. E una verità ancora più amara è che, dati i risultati che il sistema ha prodotto ultimamente, se si risolvesse presto forse per l' Europa sarebbe meglio."

      Una traduzione fedele all'originale poteva essere la seguente: "E una verità ancora più amara è che, visto come sta andando quel sistema, l’Europa starebbe meglio se crollasse al più presto possibile [lett. meglio prima che poi]"

      Il testo originale infatti dice:

      "The broader problem, however, is that the whole euro system was designed to fight the last economic war. It’s a Maginot Line built to prevent a replay of the 1970s, which is worse than useless when the real danger is a replay of the 1930s.

      And this turn of events is, as I said, tragic.

      The story of postwar Europe is deeply inspiring. Out of the ruins of war, Europeans built a system of peace and democracy, constructing along the way societies that, while imperfect — what society isn’t? — are arguably the most decent in human history.

      Yet that achievement is under threat because the European elite, in its arrogance, locked the Continent into a monetary system that recreated the rigidities of the gold standard, and — like the gold standard in the 1930s — has turned into a deadly trap.

      Now maybe European leaders will come up with a truly credible rescue plan. I hope so, but I don’t expect it. [Questo paragrafo è omesso nella traduzione]

      The bitter truth is that it’s looking more and more as if the euro system is doomed. And the even more bitter truth is that given the way that system has been performing, Europe might be better off if it collapses sooner rather than later."

      Elimina
  4. Sì, il nuovo luogo comune del mainstream pare essere "E' colpa della Germania".
    Rimane il fatto che il mainstream sia in rapidissima evoluzione, segno che ormai siamo alla frutta.

    P.S. Non pensare che mi sia dimenticato della presentazione a TS. E' un po' più difficile del previsto trovare una sala e un appoggio, ma qualcosa faremo.

    RispondiElimina
  5. Alcune battute di Alfano all’atto della scissione (con 30 senatori e 27 deputati):

    gustose dichiarazioni di alfano (via scenarieconomici )
    “ci vuole piu’ Europa” (seppur non vuole che continuiamo ad essere il tappetino)

    “abbiano la ricetta per far diminuire l’occupazione” (opsss, gli e’ scappata la verita’)

    la cosa paradossale è che in italia c'è probabilmente ancora una grande domanda di europa...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E verrà il giorno, verrà, che avranno fatto della parola "Europa" un lemma stucchevole e dal significato sostanziale opposto a quello che cercavano di instillare. Riuscendoci (finora): ma, come ogni cosa in Italia, nei limiti della pigrizia budellare di un'opinione pubblica teledipendente che poi quando gli scappa, gli scappa

      Elimina
  6. La stampa è un rapido riposizionamento: Feltri si accorge che siamo "servi in Europa" e Il Foglio pubblica a puntate il saggio del prof. Guarino
    http://www.ilfoglio.it/soloqui/20600

    RispondiElimina