mercoledì 11 dicembre 2013

LA QUESTIONE "MEDIATICA" TRACIMA...

La questione "mediatica" inizia a dilagare anche fuori dell'alveo della presente (modesta) sede. Mentre qui la si sta denunziando fin dall'inizio (e anche prima della nascita del blog, come sanno gli amici che condividevano i trascorsi antiluogocomunismo sul blog del FQ), arrivano ora, con una chiarezza che non si presta ad equivoci, le voci "autorevoli" di Luciano Gallino, Giorgio Lunghini e Guido Rossi
Per chi fosse interessato anche all'originale dell'articolo di Daniela Palma e Francesco Sylos Labini, incluso il commento sull'organigramma e le correlazioni tra quelli che vengono definiti "economisti della estrema destra economica", ecco il link.
Per una conferma macroeconomica tecnico-analitica del livello di "alterazione" cui si è arrivati, specialmente e propriamente in Italia, vi rinvio a questo post di "Scenari economici" (segnalatoci da Flavio) che ristabilisce la verità sulla follia delle supply side policies in una crisi da domanda: specialmente, poi, se unilateralmente basate sull'abbassamento del costo del lavoro, in un malposto problema di competitività che può affermarsi soltanto per via della manipolazione della realtà dei dati che viene divulgata con l'acritico sostegno del sistema mediatico.

Riporto questo passaggio della "denunzia" da cui prende spunto l'attuale post, perchè riassume dei temi che sono sviluppati in tutto l'arco espositivo di "Euro e(o?) democrazia costituzionale":
“La politica è scontro d’interessi, e la gestione di questa crisi economica e sociale non fa eccezione. Ma una particolarità c’è, e configura, a nostro avviso, una grave lesione della democrazia. Il modo in cui si parla della crisi costituisce una sistematica deformazione della realtà e un’intollerabile sottrazione di informazioni a danno dell’opinione pubblica“.

“Le scelte delle autorità comunitarie e dei governi europei all’origine di un attacco alle condizioni di vita e di lavoro e ai diritti sociali delle popolazioni che non ha precedenti nel secondo dopoguerra – continuano i tre -, vengono rappresentate come comportamenti obbligati immediatamente determinati da una crisi a sua volta raffigurata come conseguenza dell’eccessiva generosità dei livelli retributivi e dei sistemi pubblici di welfare. Viene nascosto all’opinione pubblica che, lungi dall’essere un’evidenza, tale rappresentazione riflette un punto di vista ben definito (quello della teoria economica neoliberale), oggetto di severe critiche da parte di economisti non meno autorevoli dei suoi sostenitori.”

Ci rallegriamo di queste prese di posizione. Di certo la stessa denunzia sarebbe rafforzata dalla attenta considerazione, giuridica ed economica, della legalità costituzionale , nella sua vera sostanza, e del contrasto "genetico" con essa delle linee fondamentali dei Trattati.
E sarebbe auspicabile che fossero in grado di saldarsi con le voci scientifiche e "di base" (di cui voi stessi siete la punta di diamante "consapevole"), promuovendo un movimento di opinione unitario di "salvezza democratica". Lavoriamoci insieme.

24 commenti:

  1. Ciao, 48. Scusami se faccio un intervento decisamente OT e se mi spenderò uno dei miei "che ne penZi" (ma tu sei il mio opinion leader, me lo devi concedere ;-) ).

    Rivolta dei forconi:
    Ho intravisto una tua certa visione negativa della cosa. Lo assimili (giustamente per molti versi) alla grillite distruttiva e vagamente "Von Hayek", se ho ben capito da alcuni tuoi commenti dei giorni scorsi.
    Hai perfettamente ragione, ma, intendo spendermi il mio "che ne penZi" perché ritengo comunque questo un fatto sociale di un certo rilievo, ben più del dibbbbatito sulla legge elettorale-tela di penepole in eterno divenire.
    La protesta è sanguigna, caciarona, qualunquista e ben poco costruttiva, MA, segnala il disagio, è uno snodo, i giornali sembrano non negare pubblicità all' evento e al tempo stesso lo denigrano (buon segno questo). E' però anche nei confusissimi punti "programmatici" esplicita su sovranità monetaria, UE e COSTITUZIONE. Secondo me stanno guadagnando consenso. Ed è un buon segno.

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    1. Sono d'accordo,
      sventolano la bandiera dell'Italia e cantano l'inno di Mameli; di sicuro non hanno la piena consapevolezza della reale natura dei problemi, ma si può pretendere questo da loro?
      La resistenza è stata combattuta anche da persone che non sapevano né leggere né scrivere, ma che hanno permesso ad altre ben più "dotate" di scrivere la Costituzione.
      Domani ho intenzione di andare ad un presidio in zona pd per farmi un'idea più precisa.

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    2. Eh eh, ciao Bargazzino e Carlo P., avete notato che 48 ultimamente lavora freneticamente ai ritocchi alla costituzione? C'e' poco tempo, la "bella" a breve convolera' a giuste nozze con i nuovi italiani...
      Comunque a parte le battute, a Firenze non e' granche', troppo sparpagliati, se fanno la manifestazione a Roma bisogna andarci. In quanto al programma, le menti le abbiamo, e i forconi in definitiva e ' ridicolo sostenere che non hanno un programma, appartengono alla nobile categoria dei manovali della liberta'...ma ora sono curioso di vedere che fa Renzi, per ora fa il beota a ballaro', ma ora deve rivelare il suo vero volto. Secondo me e' capace di diventare antieuro alla velocita' della luce, solo cosi' il mondo piddino potra' attribuirsi i meriti e restare sulla breccia ancora, salvo poi tramare di nuovo con lo straniero, ovviamente . E' un po' che c'ho questo in testa, tutti diventavano anti euro.
      Ma forse, sono pazzo.

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    3. Sugli aspetti sia di "indicatore" che di spazio mediatico del fenomeno sono pienamente d'accordo. Ma non mi pareva di aver mai accomunato i forconi alle istanze von Hayek (più o meno "inconsapevoli").
      Per quanto mi riguarda la loro azione di "piazza", ha un senso di contrappunto al deserto dei tartari creato dal "ce lochiedel'€uropa", reintroducendo il principio della dura realtà tra le maglie della melassa mediatica di regime.
      E sono pure d'accordo che ogni espressione di disagio apertamente contraria all'ordoliberismo svolga una funzione "liberatoria".
      E anche il grillismo (in senso stretto) è un fenomeno dai molti risvolti, inconsapevoli per una parte sana e motivata che potrebbe risultare importante in un quadro in auspicabile evoluzione. Certo trasformandosi e sganciandosi da gran aprte dell'attuale piattaforma

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    4. a me sembrerebbe addirittura che il grillismo possa riscprirsi troppo "morbido" diciamo, al di là delle parolone spese alla camera dai suoi capigruppo, se il movimento dei forconi dovesse davvero proseguire a lungo.

      anche oggi fra gli strali lanciati a Montecitorio dai 5S NON UNA PAROLA precisa su fiscal compact problemi dell'euro sovranità nazionale.

      qualcuno potrebbe notare la cosa che quei temi sono invece considerati come prioritari dai forconi...più delle mutande di Cota.

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    5. Secondo me il M5S è stato una grande occasione mancata. Una delle istanze più forti, a mio personale avviso, alla base del consenso ricevuto era infatti una forte domanda di politica e di alternativa (politica), al pensiero mainstream riassunto nelle misure di austerità.
      I vertici politici del movimento, invece, hanno (erroneamente), attribuito il successo elettorale alle sole istanze del livore anti-politico ed anti-statale (che altro non sono che il risultato finale della "neutralizzazione del disagio" operato dai media ordoliberisti), ed hanno calibrato l'azione politica esclusivamente su di esse. Vero che da molti esponenti giungono -a volte- dichiarazioni interessanti, ma altrettanto (e più) vero che, oggi come oggi, la direttrice dell'azione politica è da un lato focalizzata sul "costo del caffè alla bouvette di Montecitorio", e dall'altro dispersa in "sparate" mediatiche volte solo ad "eccitare il livore" al fine di ottenere consenso (perfettamente in linea con la politica dell'età dell'euro, che, svuotata di ogni sovranità, si appiattisce sulla mera ricerca del consenso per sopravvivere tramite provvedimenti e/o dichiarazioni di facciata).

      Per quanto attiene, invece, alla "consapevolezza" di chi protesta, ritengo che sia tema che si riallacci alla questione mediatica. L'importanza dei media in una democrazia è vitale, infatti, proprio per la formazione delle "consapevolezze" nell'opinione pubblica. E' vero che molti protestano con una consapevolezza sfuocata o falsata. Vero anche che ciò attesta la vergognosa opera dei media italiani. Nessuno può conoscere tutto lo scibile e, pertanto, fa anche legittimo affidamento su chi li informa. Il giornalismo italiano, pertanto, da un lato ha approfittato dell'affidamento riposto in lui dall'uomo della strada per proporgli una versione alterata dei fatti e dall'altro ha -ipocritamente- invocato (ai fini della campagna anti-stato), il principio della libertà di informazione per affermare una sorta di "beneficio di irresponsabilità" in capo al giornalista stesso, che può, oggi, scrivere peste e corna di chiunque e su qualsiasi cosa grazie ad un'opinione pubblica abituata a scaricare sulla controparte l'intero onere della prova.

      Posto che, come diceva Cavour nel '52, ogni norma sulla stampa non può che essere imperfetta, la disciplicna costituzionale ed ordinaria dell'informazione assume una rilevanza fondamentale. L'esperienza storica del "regime europeo" dimostra infatti che l'informazione può essere sia la migliore guardiana della democrazia, sia un'assassina subdola e insidiosa.

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    6. Non sono neanche più sicuro che vi sia una componente del m5s diversa da quella della (inconsapevole) "neutralizzazione del disagio" rispetto all'UEM.

      Oggi, per es; è evidente che al governo hanno attenuato - poco e male- la pressione del consolidamento, tentando di arrivare con PIL nominale in presunta crescita all'applicazione del fiscal compact, al fine evidente di renderne meno esiziali le manovre necessarie alla fine del 2014 (Fassina lo ha persino detto in qualche modo, parlando con Bagnai a Servizio pubblico).

      Ora questo aspetto, che nell'immediato pare positivo, sta provocando queste reazioni nelle "opposizioni":
      - quella della neo FI è che non si sono tagliate abbastanza le tasse dovendo procedersi a tagli della spesa molto più massicci= posizione addirittura di SUICIDIO ANTICIPATO, ma il relativo elettorato pare stare a consapevolezza "sotto 0";
      - quella del m5s che si appunta sui costi della politica, cioè un EPIFENOMENO FINANZIARIAMENTE QUASI IRRILEVANTE, dando addirittura il destro a Renzi per fare la parte del neo-moralizzatore "serio", capace di un nuovo corso più vicino alle loro istanze.
      Che si incentrano prioritariamente su "reddito di cittadinanza" finanziato coi tagli e con una patrimoniale. Cioè la morte dell'economia di crescita con la sostanziale anticipazione degli effetti del fiscal compact (teoria in tale parte condivisa pure da SEL)

      Insomma, tutto ciò che riesce ad esprimere l'opposizione nel suo complesso è una forma accelerata di convergenza sul modello finale von Hayek, ad alta disoccupazione e decrescista strutturale: l'unica variante rispetto ai "lettidi" è la drasticità immediata FORTEMENTE RECESSIVA E UN'IDEA DI REDISTRIBUZIONE DIVERGENTE DA QUELLA COSTITUZIONALE (che riguarda meccanismi di redistribuzione progressivi su un reddito corrispondente alla PIENA OCCUPAZIONE, quindi alla crescita ed alla formazione diffusa del risparmio, consentita dal c.d. salario indiretto, previdenza e prestazioni sociali "adeguate").

      I "forconi", in tutto ciò paiono porre la questione fiscale "no matter what", smentendo la concezione moralistico-punitiva della redistribuzione e però, sull'euro e sul vincolo, danno un messaggio generico (certamente un "inizio" utiile) che, per di più, NON VIENE PRATICAMENTE MAI RIPORTATO NELLA NARRAZIONE MEDIATICA.
      Non a caso...

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    7. Siamo davvero, allora, a fine '800. Te la ricordi l'intervista di Giolitti che postai? Ebbene, siamo alla fase dove "appare troppo liberale perfino lo stesso ministero Pelloux" ( = Letta). Siamo, sostanzialmente al bivio: o involuzione autoritaria, o restaurazione della democrazia parlamentare......

      Un secolo fa, si scelse la seconda strada. Oggi..... siamo così prossimi a prendere la prima?

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    8. Non so, sai; questa volta il nostro crollo influisce su scenari internazionali che, sempre più, si stanno orientando in senso opposto...Il che è una "quasi" speranza positiva (frattalica)

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    9. A proposito di media. Vengo a sapere che, lo scorso 1 dicembre, il nostro Scalfari se ne è uscito, in un suo editoriale, così:

      "Abbiamo il debito pubblico più pesante d'Europa. E' la nostra debolezza, ma paradossalmente la nostra forza. I default della Grecia o del Portogallo o perfino della Spagna , semmai dovessero verificarsi...sarebbero certamente sgradevoli ma sopportabili dall'Europa. Un default dell'Italia no, sconquasserebbe l'Europa intera con conseguenze negative non trascurabili perfino in Usa: il sistema bancario europeo (e non soltanto) ne sarebbe devastato...è questa la spada di Brenno che Letta può gettare sul tavolo della discussione con gli altri membri dell'Unione a cominciare dalla Germania".

      Che dire. Il nostro sembra ricordarsi di un vecchio detto statunitense (se devi 100.000 dollari alla banca, essa ti possiede, se le devi 100 milioni, sei tu che possiedi la banca). Evocativo anche il titolo ("Che accadrà di tutti noi senza il Caimano"), che esprime, forse senza volerlo, un inconscio disagio piddino per la caduta del nemico ideologico di cui già si parlò. Da un lato, anche se da una prospettiva diversa, richiama anch'esso le conseguenze del "crollo", che sarebbero, a questo punto, rese inevitabili dal proseguimento di certe politiche mainstream.
      Se ne accorge anche Guido Viale (http://www.sinistrainrete.info/politica-italiana/3252-guido-viale-il-debito-porta-scompiglio-nei-fan-di-monti-e-letta.html#comments), sottolineando, giustamente, la svolta politica operata da un giornale che, fino al giorno prima, puntellava senza se e senza ma le politiche del governi Monti/Letta.

      Eppure, entrambi, insistono nelle loro tesi volte a giustificare in qualche modo l'attuale idea di Europa. Il famoso "piede in due staffe", che, se da un lato è indice di un cambiamento, dall'altro è indice anche del rischio che il cambiamento stesso finisca "neutralizzato". Non dico, per carità, di non credere in un'Europa dei popoli, ma sono convinto, allo stesso modo, che il maggiore ostacolo sia rappresentato proprio da "questa" europa figlia del funzionalismo economico e del primato dell'economia sulla politica.

      Vorrei capire che Europa pacifica e solidale sia quella dove dovrebbero rinascere "Triplici Alleanze" (Prodi), o essere costretti a buttare "Spade di Brenno" sulla bilancia (Scalfari).
      E' evidente, senza ricorrere ad analisi più profonde, che non c'è nulla di più lontano dall'idea di Europa (probabilmente mai realmente voluta da chi la ha strombazzata a destra e a manca negli ultimi 20 anni.... e non si chiamava Berlusconi). Ma come si fa ad insistere per un'evoluzione verso uno stato federale su queste basi e con il gap democratico esistente e conclamato?
      Se qualcosa di "federale" nascesse, sarebbe una nuova Jugoslavia tenuta insieme col pugno di ferro, pronta a disintegrarsi come sappiamo (ce lo ricordiamo, cosa è successo, in Jugoslavia?), al primo scricchiolamento del regime. E, come se non bastasse, non c'è Olli o Anghela che tengano: nessuno dei due, ha la statura di un Tito. Il "regime", sotto questo aspetto, scricchiola già da adesso........

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    10. Perfettamente in linea, Scalfari, e non a caso, col discorso di ieri sulla fiducia di Letta.
      Il quadro federalista fatto per alleanze nazionali che si scontrano coi "core" -o il ricatto "too big to fail" sul debito sovrano" - per rinegoziare i trattati indica 2 cose:
      1. Che persino i fanatici "italioni" dell'euro ammettono che è insostenibile per come NORMATIVAMENTE è (tranne che per Gozi, che al dibattito cui mi sono trovato a partecipare ha detto che l'UE è l'organizzazione più democratica e solidale del mondo);
      2. che in uno scontro ormai aperto e che solo i MEDIA ITALIANI nascondono nella sua vera origine e portata, l'unica carta che si possono ancora giocare è quella delle MACROREGIONI che depotenzia la rappresentanza degli Stati, frazionandone l'interesse del popolo sovrano in segmenti in competizione tra loro.
      Cioè più che la creazione di UNA JUGOSLAVIA, UNA SUPER-BALCANIZZAZIONE CONTINENTALE, imperniata sugli egoismi localistici di chi vuole conservare posizioni di vantaggio fregandosene del resto del proprio ex paese di appartenenza. Cioè una sorta di grande-feudalizzazione (PANGERMANICA, se va bene, se no sostanzialmente coloniale) con dissolvimento delle sovranità nazionali e l'UE come cornice tipo S.Romano Impero.

      E questo spiega la furiosa negativizzazione del Trattato di Westfalia da parte degli €uro-folli, con l'implicita autorizzazione ad attaccare i residui di Stato nazionale CON OGNI MEZZO e quindi con un pericolosissimo autoritarismo sovranazionale che ricorda le invasioni del Barbarossa nel nord Italia del XIII secolo (laddove Federico II comprese e mutò radicalmente l'approccio universalista germanico-imperiale).

      OLTRETUTTO QUESTA E' LA VIA PIU' SICURA PER RIDARE CORPO ALLA LOTTA EGEMONICA CONTINENTALE TRA FRANCESI E TEDESCHI, CON POTENZIALI NEFASTI DI CUI L'ATTEGGIAMENTO ITALIANO SAREBBE UN PRINCIPALE CORRESPONSABILE (a meno di una spartizione italiana tra Asburgo e Borboni in assenza di una molto più probabile, invece, nuova guerra dei 30 anni).

      E spiega pure la strampalata affermazione di Letta che "fuori dall'Europa si torna al Medioevo". Si vede che non conosce bene la Storia del tardo Medioevo e neppure del 500-600

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    11. Oddio, dopo Ottone III (e la sua fuga da Roma), alla "renovatio imperii" non ci aveva davvero creduto più nessuno........

      Adesso "ci crede Letta"?

      :-)

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    12. No credo che...ci creda. Credo che siano andati talmente "oltre", da non poter far altro che proseguire nell'ignoto e verso il baratro...(sull'orlo del quale si illudono di poter negoziare ciò che già nel 2011, quando era molto più ragionevole, non sono stati capaci di negoziare)

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  2. ULTIMO VIENE IL CORVO

    Oggi mi viene da ritornare, ancora attonito, a quel giorno, il 12 dicembre, a quel fragore, a quei 17 “poveri cristi”, al “Noto servizio”, all’ “Anello” e mi viene da ricordare le “Città invisibili” di I Calvino che raccontano

    « L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. »

    Oggi, marginal/mente sollecitato dal Regolamento dei Diritti d’Autore e sulle “singolari” norme applicative, mi viene da ricordarmi, a me, che oltre al CHENEPENSI sia, necessità e virtù, ritornare a interrogarsi, in mezzo all’inferno, sul COSAPENSO e sul COMEPENSO di chi è cosa non è inferno, e coltivarlo, e alimentarlo.
    Qualche traccia è ancora scritta in quei 139 articoli che sulle tavole di ’48, the knight, paiono tanto ben “noti” che necessitano di “necessarie riforme” perché questo (inferno) non accada mai più.

    Ps: prego astenersi dal PERCHEPENSO, potrebbe portare sulla cattiva strada.

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    1. Grazie Poggio.
      Finora ho proposto alcune parti della possibile riforma costituzionale RAFFORZATIVA dello Spirito di quella "primigenia".
      Ma mi pare che sia un lavoro prematuro (non politicamente -lo è per definizione) sul piano della focalizzazione aperta al pubblico..quand'anche teoricamente consapevole

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  3. OT - Non è ironico che, grazie alla moneta unica che avrebbe dovuto accomunare tutti, pian piano si arrivi per costrizione ad avere ancora più monete di quelle nazionali preesistenti? :-)
    Il trionfo dell'assurdo.

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    1. Trovo molto pù ironico che - per non voler mai parlare della moneta unica come causa efficiente dell'attuale disastro- il "nuovo" si riveli con rapidità inadeguato e si senta dire questo
      http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/c-sempre-il-pi-puro-che-ti-epura-i-grillini-sfanculati-dai-forconi-siete-68229.htm

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    2. ecco questo è esattamente quello di cui parlavo al mio commento più in alto.

      il M5S nonpuò proprio più continuare con l'ambiguità. specialmente in vista delle elezioni europee....

      quale coalizione sceglierà? quale atteggiamento avrà nei confronti dei problemi dell'eurozona (che sarà il tema principe del periodo preelettorale che già è cominciato)? per ora IL NULLA. L'AMBIGUITA'.

      sarà obbligato a schierarsi. o andrà incontro a un enorme ridimensionamento.

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    3. Grillo è ora pressato sul fianco destro, ma sarebbe meglio dire reazionario e luogocomunista, come dici tu da Renzi. ma è pressato sul lato sovranista da Lega e ora forconi...e fra poco da altri.

      non possono durare così. se vogliono essere il PUDE c'è chi è più bravo di loro in questo.

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    4. Yes, Luca si tratta di un (auto)accerchiamento determinato dal vuoto di analisi macroeconomica e conseguentemente di politiche fiscali, ambiguamente portato avanti per lucrare un malcontento che, finchè si rimane sulla estemporanea "penZata" a effetto, tentano di intercettare. Ma proponendo SOLO un (vago) metodo (democrazia on line, niente più che "sondaggio continuo" su scelte predeterminate dall'alto) e rimanendo sul green&spesapubblica brutto (un ossimoro), cederanno proprio su quei vuoti che non possono necessariamente a occupare

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  4. Del tutto sconcertante invece che sul salmonato permangano ancora e di questi tempi articoli come questo:
    http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-12-11/l-italia-paese-saldo-215635.shtml?uuid=ABIE9Uj#navigation

    Ma passassero con una squadra di recupero per sti giapponesi dispersi, tanto più che ormai il numero di commenti di persone tecnicamente preparate in calce a queste cialtronate è in aumento esponenziale.

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    1. Ehi, Carlo ti vedo di nuovo attivo e pugnace :-) (almeno qui)... Il salmonato getta nella battaglia la "vecchia guardia" nella sua inevitabile Waterloo (non avendo compreso molto di quello che sta succedendo o, meglio, non "potendolo" comprendere)

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  5. Mi pare che l'articolo di altracittà riprenda questo appello, che però risale a più di un anno fa...(molto, molto interessante il post di "scenari economici": grazie a Flavio per la segnalazione).

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    1. Sì in parte: l'originale specifico è linkato alla fine del link da me messo (non so se ci comprende) :-)
      Quello su Micromega era un pavido tentativo di prendere le distanze da...Monti senza parlare dell'euro e nemmeno dell'Europa (solo finanza cattiva-brutta).
      Per questo non finirò mai di enfatizzare quanto sia importante comprendere cosa veramente c'è scritto nei trattati: perchè non si possa dire che l'Europa abbia "deviato" (ma da che? E' invece proprio in piena rotta...von Hayek).
      La mia impressione è che ci sia una parte della cultura di sinistra che pecchi di un'indolenza e di una apriorismo cognitivo per molti versi gravissimo.
      Ed infatti, il primo punto che ho sollevato al riguardo è quella della pre-comprensione...

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