lunedì 9 dicembre 2013

LA "QUESTIONE" MEDIATICA

E cerchiamo di ribadire la radice essenziale del problema che, all'indomani del convegno di Pescara, si era cercato di definire in questi termini:
L'impressione nettissima è che se si dice che il dissentire, attraverso una ormai stratificata accumulazione di dati e analisi impressionanti, dalla versione continuativa data dai media circa la "costruzione europea", costituisca una "non notizia", siamo al paradosso.
La notizia, in verità, a questo punto, la diventano loro, i media.
E infatti, il "sistema" dei blog (e non solo: diciamo il dibattito scientifico libero), ha decostruito la loro versione della crisi in modo tale che i "loro" concetti di "politica" e di "economia", assunti in una rigida separazione che renderebbe la prima un qualcosa che, anche solo in ipotesi, sarebbe separabile dalla seconda, sono la vera notizia.
La notizia sta nell'ostinazione di questa versione "scissa", che porta dritti alla totale incomprensione dei problemi. Una incomprensione semplificatrice, controfattuale, e come tale, inadeguata e, in definitiva, rozza.
La suggestione di questo circolo vizioso che si autoalimenta, creando fattoidi che vivono fuori dalla realtà, quindi simulacri esclusivamente a dimensione mediatica - italiana (nel resto d'Europa e del mondo le cose vanno diversamente) è tale che abbiamo sentito dire che l'euro, con la crisi industriale, comprese le questioni ILVA o Alitalia, non c'entra

In quella stessa sede, come fonte privilegiata di "ammissione dello stato delle cose", si era fatto riferimento a quanto rappresentato dallo stesso Massimo Rocca "e da Vito Lops, che hanno rispettivamente offerto un quadro del "vincolo europeo" in salsa finanza al controllo dei media e della problematicità dei trattati (per quanto un pò "understated")".

B. Non farò un'ulteriore elencazione di premesse sul punto "questione mediatica", dato che non solo ne abbiamo parlato innumerevoli volte, ma voi stessi offrite ormai un esauriente e "allucinogeno" aggiornamento delle concrete manifestazioni, sempre più macroscopiche, di questo fenomeno.
Mi permetto di ribadire un riassunto dei termini generali della questione (seppure significativamente formulati partendo dal problema della "inconsapevolezza" dei pubblici impiegati, che, sotto il profilo in questione, sono in realtà paradigmatici più che "caratterizzati"):
1) dal punto di vista della conferma empirica di quanto qui sostenuto sulla base dei meccanismi del mercato del lavoro orientato alla deflazione salariale innescata dal settore pubblico, gli interventi di Fiore e Simone sono perfettamente complementari tra loro;
2) è vero: esiste una spaccatura generazionale rispetto al pubblico impiego (ma direi ormai appunto generalizzata, ndr.): e la cosa assurda è che i giovani siano pericolosamente privi di coscienza della loro stessa condizione a causa dell'efficienza della propaganda mediatica eurofila;

3) la componente "senso di colpa" gioca un ruolo essenziale su tutti gli strati sociali e generazionali, poichè l'abilità della propaganda puddina sta nel ribaltare i meccanismi causa-effetto e nel farlo costruendo un'idea di mondo "complesso" (globalizzato) che solo "essi" possono spiegare;

4) stiamo poi parlando del settore dei "servizi" (segnatamente "non-tradable), quello più violentemente esposto alla deflazione salariale nelle mire finali del PUDE. Quindi tutti i dipendenti nel settore servizi, anche nel privato, subiscono le stesse dinamiche: la distinzione si coglie solo se l'impresa-datore non sia in situazione di monopolio o assimilabile. Cioè se possa uscire definitivamente dal mercato;

5) ed è in tale caso che si verifica il punto saliente che sfugge a taluni: se perdo un lavoro di un certo tipo e non posso ritrovarlo da nessuna parte, è perchè lo Stato rinuncia alla funzione costituzionale prioritaria di agire per la piena occupazione. E questa passa pure per la stessa creazione del lavoro pubblico.

Il solo fatto di ridurre quest'ultimo indebolisce il mercato del lavoro privato sul lato dell'offerta (chi cerca lavoro "offre") e diminuisce una domanda di lavoro che, oltretutto, corrisponde intrinsecamente al sostegno dei redditi generali (per la natura delle attività che svolge nel suo complesso il lavoro pubblico).

...E' solo questione di tempo: il loro atteggiamento psicologico (dei pubblici impiegati) finirà alla soglia ormai vicina dei tagli ulteriori apportati a valere dal 2014.

Quanto ai privati, il giudizio complessivo che esprimono è indice della stessa identica mancanza di una conoscenza completa della vicenda; cioè segmentano la spiegazione, autoreferendola, esattamente come fanno i dipendenti pubblici.

Il punto di incontro tra due consapevolezze parziali, purtroppo, significa un grado di immiserimento generale che non lascerà più spazio (neppure) alla propaganda (tanto anche i giornalisti del Corsera, e non solo, iniziano a pagarlo in prima persona)

C. Diciamo che "è solo questione di tempo" prima dello "smascheramento" del giochino mediatico.
Ma, intanto, di tempo non ce n'è molto per evitare un disastro di proporzioni epocali, mentre, piuttosto, gli eventi che si verificano sullo scenario politico indicano una ulteriore manifestazione del "paradosso" sopra evidenziato: cioè l'intensificazione della versione liberista delle cause della crisi, cosa che, in pratica equivale a un cupio dissolvi mediaticamente indotto negli stessi comportamenti dell'elettorato.
Un problema effettivamente gravissimo, per la democrazia costituzionale (cioè l'unica che abbia una legittimità).
Ne abbiamo conferma da questa attenta analisi di Giulio Sapelli, il quale evidenzia come le primarie siano manifestazione di una scelta collettiva verso una vulgata neo-liberista in salsa moderata (che solo apparentemente può in effetti risultare moderata, a questo punto del manifestarsi della crisi).
Sapelli evidenzia puntualmente, poi, come la "medializzazione e la sondaggizzazione" si uniscano "a forti appoggi nell'establishment con forti agganci nella finanza internazionale".
Tanto basterebbe per comprendere la inscindibilità della questione mediatica dalla corsa verso il baratro cui ci sta conducendo l'ordoliberismo applicato allo spaghetti-pseudo "rinnovamente epocale".

Se quanto allo "smascheramento" dovremmo poter "credere" che si tratti di un effetto inevitabile, via via che il "tappo" del PUD€ sia sempre più saltato, portandoci così alla fase della "crisi finale" del regime ordoliberista, cioè all'ormai manifesto incombere del 25 luglio "tea party", significa che dobbiamo prepararci alla Liberazione.

Cioè alla esigenza di agire tempestivamente, se le condizioni incontrollabili dello sfocio della crisi (successivo ad un auspicabile 8 settembre frattalico) lo consentiranno, a porre le basi di una rinnovata democrazia che rimuovva gli ostacoli oggi frapposti allo scongelamento del modello costituzionale.
Ieri abbiamo visto come la questione "risparmio, credito, moneta e...piena occupazione" possa e debba trovare soluzione regolandola "in apice", cioè nella Costituzione, mediante una riformulazione più ampia dell'art.47 Cost. che consenta di chiarire la stessa questione della indipendenza, nelle sue varie forme, della banca centrale (compatibile con un ordinamento democratico).

D. Ora vi propongo uno schema di ridisciplina della informazione che consenta di ottenere, mediante un intervento legislativo indispensabile, la piena attuazione dell'art.21 Cost., ostacolata in modo sostanziale dalle vicende degli ultimi 30 anni (il cui spartiacque, più che mai, è individuabile proprio nella narrazione mediatica che consentì, senza colpo ferire la realizzazione del "divorzio" tesoro-Bankitalia).

Queste le linee della nuova possibile disciplina:

Il legame tra gli interessi privati dei “poteri di fatto” economico-finanziari e la difficoltà di garantire una corretta informazione si manifesta nell’assetto proprietario delle società editrici di ogni tipo di “medium” (per prime, stampa e televisione), suggerendo di por mano ad una nuova disciplina della materia “informazione” conforme all’art.21 Cost.
Se in base all’art.21 stesso, comma 2, “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”,l’implicito ma necessario presupposto di ciò è che, secondo il comma 1 dello stesso articolo, ciò garantisca che “Tutti hanno diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero…”, enunciato principale e prioritario che rinvia alle problematiche di promozione della “effettività” della generale espressione e partecipazione democratica accessibile a “tutti”, quale insita nella fondamentale previsione dell’art.3, comma 2, della stessa Costituzione.

Questo quadro di premessa costituzionalmente necessitata, suggerisce di configurare una situazione di eguaglianza sostanziale e di conseguente “neutralità” dell’accesso al mercato dell’informazione, funzionali a tale effettività generalizzata all’espressione del pensiero, configurando l’impresa mediatica come “editore puro”.

Ciò è implicito nello stesso art.21, laddove prevede che “La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica”. Tale disposizione implica di necessità che:
a) la proprietà del mezzo di informazione non possa essere attribuita direttamente a chi sia un soggetto economico del settore finanziario o di dimensioni tali da coincidere con la figura del finanziatore;
b) che ogni mezzo di finanziamento sia reso noto in modi che, nella complessità sociale e tecnologica attuali, siano costantemente divulgati con un inequivocabile chiarezza ed immediatezza.

Queste due esigenze possono essere realizzate attraverso il divieto di partecipazione alla proprietà delle imprese che gestiscono mezzi di informazione di soggetti. In particolare:
1. la legge di attuazione dell’art.21 Cost. stabilisce l'incompatibilità tra la figura di azionista della società editrice e quella di azionista o legale rappresentante di società bancarie, finanziarie o comunque industriali in posizione dominante nel rispettivo mercato, o di società da esse controllate;

2. l’azionista delle società editrice dovrà essere preferibilmente una persona fisica, estranea al novero dei soggetti di cui al punto 1, tranne il caso di partecipazione di una società editrice al capitale di un’altra, ma sempre garantendo delle precise soglie di “mercato” (in termini di raccolta della pubblicità) che, anche tramite partecipazioni oltre una certa consistenza, non possono essere attribuite ad un singolo soggetto (persona fisica, direttamente, o indirettamente, tramite partecipazioni societarie ad lui comunque riconducibili anche attraverso intestazioni fiduciarie a parenti entro il terzo grado o a “prestanome” che non possano giustificare i mezzi finanziari alla base della partecipazione, se non in termini obiettivi di collegamento con altro soggetto “fiduciante”);

3. l'incompatibilità tra la figura di azionista della società editrice e quella di azionista o legale rappresentante di società bancarie, finanziarie o comunque industriali in posizione dominante nel rispettivo mercato o di loro controllate deve accoppiarsi con l'obbligo di trasmettere ciascun programma di informazione, in quanto “pubblico servizio”, facendo passare costantemente in sovraimpressione, in basso una dizione del tipo: "all'indirizzo "URL", sono indicati i nomi degli azionisti della società editrice e quelli degli azionisti delle società finanziatrici nonché la relativa consistenza del finanziamento erogato, ai sensi dell'art x della legge Y".
Corrispondenti informazioni devono essere contenute in apposito e visibile spazio di ogni testata cartacea;

4. l’accesso ai sussidi pubblici all’editoria è subordinato al rispetto di queste ultime regole sulla trasparenza la cui osservanza è garantita attraverso la verifica effettuata da una pubblica autorità in funzione “neutrale”. Quest’ultima, cioè, dovrà essere svincolata dagli indirizzi politici transeunti delle maggioranze di governo e composta da persone, scelte in elenchi costantemente aggiornati tenuti presso un’apposita commissione bicamerale, che posseggano specifici ed elevati requisiti di indipendenza e di competenza professionale, rigorosamente accertati.

13 commenti:

  1. La politica monetaria €. esercitata dalla bce e dai suoi soci e' kriminalnazista. Tassi in salita sempre , in questo caso si allentano sui titoli dei bond governativi dei paesi piigs ( cercando di riprendersi il nominale) ) dopo aver spremuto milioni di cittadini con politiche fiscali repressive,e, si recuperano i minori introiti sui clienti. Allucinante !!! Bce: "QE europeo possibile. Tasso deposito negativo, rischio per i clienti delle banche" Lo stesso Mersch precisa che "definire il portafoglio di obbligazioni governative degli stati dell'area euro e poi acquistarli rappresenterebbe sfide di natura politica, legale ed economica immense per la Bce".

    Affrontata anche la questione di un tasso sui depositi negativo che sarebbe visto come incentivo per fare in modo che le banche trasferiscano fondi all'economia reale, invece che tenerli depositati presso la Bce. Tuttavia Mersch ha dichiarato che il rischio, con una decisione del genere, sarebbe quello di portare le banche a imporre costi più alti ai loro clienti, rendendo i prestiti ancora più costosi.

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  2. Si, sono d' accordo, mi sembra ottima
    MA
    tra le fonti di finanziamento (ANZI, E' LA FORMA DI SOSTEGNO PRINCIPALE DEI MEDIA) figurano, lo sappiamo bene, gli inserzionisti, che non sono però finanziatori nel senso di partecipanti al capitale sociale.
    Dovrebbero anche loro entrare nei sottotitoli di cui tu parli, MA, essi sono clienti dei giornali/televisioni/ecc. Non credo sia lecito in regime liberale chiedere la pubblicazione dei "libri contabili" dei clienti di una azienda privata. Come la risolve questa problematica?

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    1. E' chiaro che le soglie di raccolta di pubblicità, in quanto evitino la concentrazione abusiva di una posizione dominante di mercato, dovrebbero in parte risolvere il problema.
      Per il resto, una volta delimitate le posizioni dominanti, discriminare uno o privilegiare un altro operatore-editore nell'ambito dell'acquisto di spazi pubblicitari, potrebbe risolversi in un boomerang: in effetti l'inserzionista fa un passaggio molto "pubblico" (cerca la pubblicità infatti) e la sua condotta distorsiva porterebbe l'opinione pubblica immediatamente a interrogarsi sul perchè lo faccia.
      D'altra parte la (forse utopica) possibilità che l'informazione di inchiesta-approfondimento non si risolva solo in una passerella per gli amici degli azionisti (finanziari) o dei finanziatori-creditori, dovrebbe (tipo "all the President men") scoraggiare pressioni e tentativi di insabbiamento che verrebbero riversati essi stessi come notizia da divulgare. Questo in un mondo ideale.
      MA SE CI PENSI, REINTRODOTTA UNA PASSABILE INDIPENDENZA DELL'INFORMAZIONE DALLA FINANZA (e dalla succursale "istituzione UE"), POTREBBE PERSINO VERIFICARSI CHE I FATTI RIPORTATI RENDANO I POLITICI MOLTO PIU' PRUDENTI NEL FREQUENTARE E RIFERIRE ESCLUSIVAMENTE CIO' CHE CONVIENTE AI POTERI ECONOMICI OLIGARCHICI...

      Certo il potere di influenzamento del mondo finanziario sovranazionale si manifesta realisticamente attraverso molti "emissari", spesso quasi insospettabili (per il cittadino medio...attualmente).

      Pensiamo alla vicenda dell'Ucraina e a come si presentino "indiganti sodali della democrazia e della piena sovranità" i portavoce vari UE (!!!!); i quali, invece, come origine e successiva destinazione professionale sono normalmente legati a datori di lavoro come grandi banche e istituti finanziari. Già ma chi gliele va a spiegare agli ucranini queste cose?
      Questo episodio è in realtà interessantissimo e vorrei dedicargli un apposito futuro spazio...

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    2. finalmente Barroso merita un applauso.
      Finalmente si schiera dalla parte della piazza e dell'opinione pubblica anche delle minoranze.

      C'è da augurarsi che lo faccia anche alle prossime proteste pubbliche di una certa entità che si avranno dentro ai "nostri" confini...nel sud europa. che sn sicuro non tarderanno ad arrivare.

      Il sistema tentacolare si difende e impedisce che qualcuno anche solo chieda conto di questi due approcci diversi nell'affrontare le proteste di piazza.
      Qui non solo non possiamo avere risposte...ma neanche fare le domande.

      Eppure molti si sentono convinti che la democrazia vada rispettata e debba trionfare anche sugli oligarchi dell'est europa. "viva la democrazia europea contro l'autoritarismo russo."

      E se fai notare l'assurdità della cosa passi per amico dei mafiosi russi.

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    3. Luchì, scommettiamo che le cose in Ucraina non sono quelle che ci raccontano?
      Scommettiamo che chi va in piazza risponde, ben manovrato, ai nuovi oligarchi che agitano la lotta alla corruzione, l'attirare investimenti esteri e i finanziamenti del FMI?
      E che controllano le proprie televisioni orientate a divulgare queste belle parole d'ordine? Da che parte vuoi che si schierassero Barroso e van Rompuy?

      Guarda che se hanno infinocchiato la massa di un paese riottoso e di "aventi diritto" come il nostro, con gli stessi esatti metodi dell'Ucraina faranno un deserto dei diritti sociali...
      L'unico impedimento è l'ombra incombente di Putin e delle forniture energetiche, ma solo per quelli che si sono beccate le industrie privatizzate ad alto consumo energetico e che finchè sono dipendenti dai capricci russi sui prezzi delle forniture non sono appetibili agli "investitori" (e quindi conservano il bottino)...

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    4. ah scommetto con te come immagini.

      Del resto è dalla rivoluzione arancione che in Ucraina si scontrano "oligarchi" (odio sta parola. investitori sono quelli occidentali. oligarchi quelli dell'est...la neolingua orwelliana) pro UE e pro Russia.

      sarebbe importante il fallimento di quest'obiettivo da parte dei "nostri"? potrebbe essere un duro colpo per il sistema? oppure resta ininfluente sui grand eventi? in effetti merita un post a parte...

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    5. In effetti mi pare di aver capito, che la donna in carcere vorrebbe fare l'ennesimo regime fantoccio al servizio della finanza globale, viceversa quelli con i russi sono contro...ma la notizia oggi e' che Renzi e' OSCURATO (salvo su la repubblica) dalle manifestazioni in Italia, in cui i poliziotti si sono spesso levati il casco per solidarieta' con i manifestanti...che accada quello che nessuno pensava, l'Italia come inizio della rivolta popolare ? Ce ne sarebbe ben donde, visto come ci hanno massacrato con le tasse..

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    6. Ma in effetti, tornando al sondaggio sulla posizione "euro" e i pubblici dipendenti, nel campione devono aver inserito molti dipendenti di enti locali delle regioni piddo-puddine. Coi poliziotti e coi militari credo sarebbe andata un pò diversamente...

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    7. Allora io sarei la pecora nera, pardon la capra nera del sondaggio:-), visto che sono dipendente di un ente locale ultra puddo-piddino, ma da sempre l'euro mi è a dir poco inviso, e se c'è una persona che ha una visione "internazionalista" del mondo sono io, ovviamente non internazionalista intesa nel modo in cui è stato ampiamente sviscerato qui e che la nostra attuale classe dirigente, grazie ai media compiacenti, si ostina ancora a volerci imporre con un grado di violenza tale che comincia ad allarmare

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    8. MA chi lo sa come e in quali condizioni "quel" sondaggio sia stato espletato. Certo "qualcosina" la propaganda PUD€ la produce sulle menti terrorizzate dalla inflazione, il default (immaginario) e dai mutui che rimarrebbero in euro (anche se probabilmente non esisterebbe più)

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  3. Ovviamente d'accordo sulla necessità di "configurare l'impresa mediatica come editore puro";il che restituirebbe ai giornali il loro supposto ruolo originario di informatori,anche volendo adottare una logica di mercato.Voglio dire,oggi come oggi l'editore è svincolato IMHO dalle logiche d'impresa,in quanto la ragione non risiede più nella fornitura del "prodotto informazione" ma nel suo controllo,e poco pesa la perdita disastrosa in copie vendute subita nell'ultimo decennio,a fronte del risultato economico e non solo della riverberazione dell'omissione e della menzogna in cento rassegne stampa radiotelevisive.
    Ma se toccasse a me contribuire alla scrittura di un Art.Cost.,il che fortunatamente non succede,prevederei un qualche cosa di specifico per la tutela della libertà in rete,perché quello è il fianco che ci prestano,e questo vale anche volendo includere Grillo nel pud€,ed è nostro dovere lavorare,negli umani limiti,affinché non possa ripetersi.
    Dalla mia nuova casa,con la corta,Chianciano 22 ;-)

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    1. Il discorso sul web è difficile: ma in effetti, una volta che si prefigura l'editore puro (cioè depurato dal controllo finanziario), questo "limite soggettivo" di accesso al mercato dovrebbe applicarsi pure a tutti i siti di diritto e lingua italiana che forniscano servizi di informazione a pagamento o raccogliendo pubblicità.
      In ogni modo, nello specifico, non stiamo parlando di una nuova disciplina costituzionale, ma della sua attuazione nella forma vigente mediante una legge sull'editoria...Cosa che, per ben noti motivi, non è stata possibile da che esiste il settore televisivo privato, mentre sulla stampa la finanza si è impadronita praticamente di tutto

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    2. ELLITTICHE ECLISSI

      Dal banco di scuola, torno a far compiti di geometria dopo la lezione euclidea di oggi sull’ ellissi, la greca “mancanza” che è però la “giusta” mattanza di un piano - diabolicamente - inclinato che attraversa un solido conico.
      Così ce l’hanno spiegato ieri in aula come si fanno i compiti a casa maestri competenti e premurosi pronti a nuovi stimoli per una classe tumultuosa e disattenta .
      Poi magistrale quella di politica economica che ci “imparara” ad eclissare, cioè oscurare, i fuochi di “primati” che mostrano le loro ellissi, sempre di greca mancanza.
      Fortuna che ogni tanto qualche battuta viene raccontata anche in classe perchè, altrimenti, sarebbe una noia qui all’Accademia del filo-dramma .

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