giovedì 16 gennaio 2014

IL BATTERIO POP DEL FOLLE LABORATORIO LIBERISTA POST-MODERNO: IL BARATRO OLTRE LA SIEPE MEDIATICA



Non abbiamo in alcuna parte d'Europa e in gran parte dei paesi economicamente più importanti, una classe politica minimamente capace di comprendere, - e intendo "veramente" non a fini elettorali transitori e generici- e risolvere, la crisi sociale innescata da questa oligarchia economico-finanziaria  che domina saldamente da ormai circa 30 anni.
I loro fallimenti sono stati a lungo rigettati addosso a coloro che NON ne sono responsabili, cioè in generale la gente comune, lavoratori e operatori economici fuori dal "quadro-comandi" del grande gioco deflazionista. 
E ciò, naturalmente, accade anche ora, sebbene la famigerata manovra, consentita dall'accurato controllo mediatico assicuratosi dai croupiers del gioco truccato, stia finendo il suo propellente, basato essenzialmente sulle menzogne. 
Menzogne che tuttavia hanno avuto gambe molto lunghe, perchè "essi", che purtroppo "vivono" ancora in mezzo a noi e, specialmente in Italia, hanno in mano tutte le leve del comando, se non altro per default di ogni resistenza fondata su una cultura democratico-costituzionale, ormai scollegata dal senso comune.

Insomma la strategia von Hayek sta trionfando: intendo dire che seppure la reazione di malcontento sia diffusa, essa è però, al tempo stesso, "confusa", cioè priva della consapevolezza e della lucidità solidali, necessarie per poter giungere a realizzare il mutamento della "traiettoria culturale" indispensabile.

Ma perchè la strategia von Hayek (checchè ne pensino i superficiali critici che lo ritengono estraneo al fenomeno calamitoso che ci troviamo oggi a fronteggiare) si è rivelata (finora) vincente?
Perchè coloro che, decenni or sono, ne hanno abbracciato l'ideologia, hanno compreso (e pianificato) che il controllo dell'economia, e cioè della parte essenziale dell'attuale organizzazione sociale (nel nostro mondo, almeno: ma qualsiasi fosse il baricentro dell'organizzazione sociale, il discorso rimane sempre valido), implica il controllo di tutti i mezzi al fine, in modo da predeterminare ciò"...CIO' CHE GLI UOMINI DEBBANO CREDERE E PER CUI SI DEBBANO AFFANNARE"
Questo titolo, citazione testuale di un fondamentale passaggio strategico teorizzato da von Hayek, era stato utilizzato per un post riguardante il programma "La gabbia" e, non a caso, mi è tornato in mente proprio guardando di sfuggita lo stesso programma (pochi minuti bastano e avanzano, data l'inevitabile composizione orientata, a schiacciante maggioranza, degli ospiti regolarmente presenti in studio).

Nel mondo - e, massimamente in Italia, in una forma persino più insidiosa, perchè più facilmente connettibile all'autodenigrazione anti-italiana, abbracciata come un segno "di distinzione" da ogni  "notabile"  che, naturalmente, ha modo di esprimersi sui media in modo costante-,  non parrebbe esserci modo di modificare, in un'alternativa massa critica, le convinzioni radicate (mediaticamente) nella schiacciante maggioranza dei cittadini che, semplicemente, le subiscono senza aver la minima possibilità di chiarirne vera la natura. Almeno per quello che appare rebus sic stantibus.

E ciò nonostante, invece, l'ipotesi frattalica sta lavorando inarrestabile, sospinta dalla forza della Storia che scava alle fondamenta i palazzi in cui credono di potersi rifugiare, come costruzioni imperiture che, invece, sono sull'orlo di un bradisismo che li trascina nell'abisso.

Ma cosa conferisce ad "ESSI" l'apparente incapacità di autocorreggersi (in tempo)? In altri termini, come accade che non siano capaci di scorgere la propria, ormai plateale, inadeguatezza?
Tutto questo si verifica perchè il controllo culturale praticato dall'oligarchia economica è stato astutamente indirizzato, con grande spirito pragmatico, sul terreno della cultura "pop"
Cioè di quella cultura che si salda nel discorso mediatico (pubblicitario, creatore di gingle e di immagini, esaustive di ogni descrizione della realtà) in modi talmente totalizzanti da risultare inavvertita, nella sua azione, per mancanza di qualsiasi percezione alternativa.
Pensate forse che lo studiato risalto di una notizia di cronaca nera, di calcio o di gossip, spesso unificanti  politici e personaggi dello starsystem al livello dell'autopercezione dell'uomo "qualunque", in una sorta di falsa  succedaneità dell'esperienza esistenziale, sia estraneo al disegno meta-orwelliano di controllo sociale che procede dalla strategia hayekiana?

Persino lo "sprazzo", la comparsata, di voci e personaggi dissonanti, viene utilizzata in questa chiave: si rende visibile, per il giusto tempo (non di più) quella parte minoritaria e confusa della "mente collettiva", che anela a spezzare le catene, ma non gli si consente di prendere una vita autonoma, di raccontare una storia che consenta di scardinarne la parte dominante, (strutturata a forza per dipendere da una descrizione reiterata pavlovianamente e colpevolizzatrice).
La verità è che non si consente mai, nel controllo mediatico che sostiene la classe politica mandataria dei controllori all'apice della catena oligarchica (per l'Italia, ormai, a carattere gerarchico-feudale), di arrivare a raccontare storie di "vittoria" dello Spirito dell'Uomo
La strategia hayekiana e la ideologia economica neo-classica che vi si innesta sono aneliti nichilisti di sconfitta dell'Uomo. E quindi teorizzano, come necessità preliminare, l'aferesi dal genere umano di chi li promuove.

Il segreto sta nell'impedire l'integrazione collettiva della tradizione umana di libertà: la libertà stessa è fatta coincidere col problema della scelta transeunti di tipo economico, legata alla "convenienza-efficienza" micro-individuale, e scissa da ogni anelito alla conoscenza.
Non è scontato dire, poi, che la conoscenza sarebbe da assumere non come fenomeno utilitaristico (ormai anch'esso "pop") di apprendimento intellettivo funzionalizzato direttamente o indirettamente all'economia (aziendalistica), in un processo riduzionistico implacabile (i film hollywoodiani di genere, la fuga dei cervelli calcolata nei suoi costi per il PIL),  ma come consapevolezza del fenomeno misterioso ed ultimo della vita in sè.  
E dunque, le (eventuali) tracce di conoscenza e verità sono esclusivamente "rappresentate" come sfogo abreativo nella ritualità mediatica; un carnevale episodico, gestito da mazzieri che ne dosano la somministrazione come un'inavvertita "ora d'aria" delle masse ingabbiate.

La stessa libertà di parola, espressa mediaticamente nelle nuove forme "social" e virtuali inglobate nella rappresentazione mediatica principale, svolge ormai esclusivamente questo ruolo abreativo e dosato, che conferma la distanza incolmabile tra "controllori" e masse controllate (e al più livorose).

La cultura "pop" si rigenera in questa rappresentazione post-moderna, proprio perchè la sua eccentricità e caoticità sono solo apparenza di inutile trasgressione, esattamente come il ribellismo sessuale delle nuove performers della musica pop stessa.
Insomma manca ormai ogni rappresentazione organica dello Spirito dell'Uomo, della sua conoscenza intessuta di consapevolezza: e questa censura emerge proprio laddove, in materia economica, essenziale per la sua perseguita centralità, si debbano esporre alla pubblica opinione dati e analisi che possano spiegare e riportare a ragione e verità gli accadimenti che stanno travolgendo gli stessi ascoltatori.
Il confine della "public exposure" è segnato dalla funzione abreativa, indistinta e frammentata, che consente la semplice calibratura della altrimenti insopportabile pressione angosciosa della "mente collettiva".

Ma la centralità dell'economia ha ormai trasceso la sua stessa capacità riduzionistica per valicare un confine (apparentemente) sconosciuto nella stessa Storia dell'umanità.
Il fatto è che per quanto  i grandi nomi dell'economia che hanno disegnato le teorie deduttivistiche post-moderne siano oggetto di nuove mitologie fondative di un'oligarchia trionfante (ne sapete qualcosa se state leggendo questo post), costoro sono in realtà dei semplici "front-men" dell'apparato di promozione delle teorie stesse. 
In altri termini, queste teorie, per quanto utilizzate come discorso pervasivo, e stancamente ripetitivo, da politici e governance finanziarie, non avrebbero potuto affermarsi se non fossero state funzionali ad un disegno politico-mediatico ben più ampio di quello che gli stessi "economisti", spesso oscuri studiosi affannati nel risentimento accademico personalizzato, sarebbero stati in grado di concepire.
Ho usato ancora il  termine "post-moderno" proprio perchè queste teorie destabilizzano il centro della costruzione sociale volta al benessere condiviso, e cioè lo Stato democratico: se non altro, perchè ove mai fosse stata realizzabile un'informazione democraticamente responsabile, queste teorie, sempre contraddette dai dati economici relativi alla loro concreta applicazione, avrebbero segnato l'ostracismo ben meritato di coloro che politicamente se ne fossero (e in effetti "ne sono stati")  propugnatori.

La rappresentazione post-moderna dell'anti-Stato democratico è essenzialmente la proiezione politica di una negazione, feroce ed integrale, dello Spirito dell'Uomo e della sua libertà nella consapevolezza. 
Quindi, al di là della loro stessa comprensione (sarebbe chiedere troppo), i mediocri croupiers che  credono di essere all'apice della catena predatoria del neo-capitalismo sfrenato, realizzano un disegno di annichilazione di cui le teorie economiche neo-classiche, la stessa vulgata del neo-liberismo "istituzionalizzato", sono solo "storie" emblematiche, i nuovi "miti", dilaganti come un batterio patogeno ibridato in laboratorio
La loro mitizzazione, ossessivamente portata al livello "pop" (anche dagli ignari tromboni italiani del "più Europa"), porta all'oblio della democrazia sul piano politico, ma sul piano antropologico segnano una "rimozione" che produce un effetto distruttivo assoluto: gli esseri umani divengono troppo aggrediti dalla propria dimensione sociale per volgere lo sguardo alla propria essenza individuale, misteriosa e autoesplicativa allo stesso tempo.

Per raccordare questo discorso con l'attualità del filo conduttore di questo blog, basti dire che, in fondo, in questo processo riduzionistico post-moderno, anche se non lo sappiamo, viviamo all'ombra di una squallida mitologia: fondativa e teratologica al tempo stesso. La storia nella cui "ombra di fango" viviamo, per quanto possa risultare triste ha questa "matrix" di base (par.5):


"L’impianto teorico dei nuovi classici ha prodotto, quindi, conseguenze non trascurabili sulla efficacia degli strumenti di politica economica:
A) in primo luogo, come osservato in precedenza, la NMC implica l’inefficacia di politiche fiscali e monetarie sistematiche e anticipate, cioè anticicliche per via di intervento pubblico.
B) in secondo luogo, e in conseguenza della proposizione di inefficacia DELLE POLITICHE MONETARIE E FISCALI, l’operatore pubblico, e soprattutto le autorità monetarie, devono preoccuparsi di controllare il tasso di inflazione e applicare una politica stabile che segua il tasso di crescita naturale dell’economia.
C) In terzo luogo, l’unica politica perseguibile per aumentare il reddito e ridurre la disoccupazione in modo permanente è quella dal lato degli incentivi di tipo microeconomico per le imprese e per i lavoratori, che producano miglioramenti strutturali dal lato dell’offerta e non dal lato della domanda.
Questa affermazione fornirà la base per lo sviluppo, negli anni Ottanta, delle tesi della supply side economics, rivolte a sostenere la necessità di intervenire non con politiche di sostegno della domanda aggregata, ma direttamente sulle determinanti del tasso naturale di crescita dell’economia".
Questa proposizione può spiegare anche l’ostilità recente verso la stessa incentivazione pubblica “diretta” all’investimento (Giavazzi): anche sussidiare con spesa pubblica l’investimento comporta una “spiazzamento”, diminuendo l’efficienza nella scelta di investimenti non liberamente effettuata in base al naturale comporsi delle esigenze di mercato, dovendo limitarsi ogni intervento pubblico alla riforma del mercato del lavoro ed alla attenuazione dei suoi costi fiscali e contributivi.

D) infine, in contrasto sia con i keynesiani sia con i monetaristi, i nuovi classici affermano che nel caso di una politica monetaria restrittiva credibile, affinchè gli agenti economici rivedano immediatamente le loro aspettative sui prezzi verso il basso, sicchè una politica deflattiva potrà essere rapida e senza conseguenze rilevanti in termini di disoccupazione e di reddito (insomma, ossessionati dalla "curva di Philips" la confutano perchè sanno che...è corretta: inflazione significa potere contrattuale sul lato salariale e quindi l'unica preoccupazione monomaniacale è combatterla, facendo delle politiche deflattive l'unica ipotesi considerata, ndr) .
Per rafforzare la credibilità della politica monetaria è necessario evitare la possibilità di discrezionalità nella sua attuazione. A questo scopo si auspica l’assegnazione della competenza sulla politica deflazionistica ad una autorità indipendente come la banca centrale."

Per quanto possa sembrare incredibile, ogni altra "storia", contingente e drammatica che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi continua a diramarsi essenzialmente da queste poche frasi, allontanandoci dallo Spirito dell'Uomo e dalla sua consapevolezza.
Per chi volesse seguirmi su questa direzione dell'indagine, sarà agevole così capire perchè la Lagarde, or ora, in quanto massimo esponente del massimo organismo di dominio economico, proprio parlando del mancato superamento della crisi, si esprima in questi termini:
"La direzione in cui sta andando l'economia globale "è positiva", ma "la crescita è ancora troppo lenta, fragile e squilibrata" e soprattutto "non sufficiente per creare posti di lavoro per gli oltre 200 milioni di disoccupati in tutto il mondo"...è necessario "restare focalizzati sulle politiche necessarie per una crescita sostenibile" e in grado di creare posti di lavoro. Proprio gli sforzi fatti negli ultimi anni hanno consentito di evitare che si verificasse lo scenario peggiore, grazie anche all'azione delle banche centrali e gli stimoli messi in atto dai governi.

Serve ancora un sostegno all'economia da parte delle banche centrali. "E' cruciale evitare un prematuro ritiro delle misure di stimolo monetario" ed è fondamentale anche "rimuovere la minaccia dello sforamento del tetto del debito", ha sostenuto Lagarde. Pure l'Eurozona "sta svoltando l'angolo dalla recessione alla ripresa", ma "la crescita è ancora squilibrata e il tasso di disoccupazione alto in modo preoccupante". "Alcuni paesi stanno facendo bene, ma altri sono ancora schiacciati dal peso di un alto debito
".

Non farò esegesi;  a me pare tutto così chiaro. 
Non si curano neanche più di nascondere le proprie responsabilità ("di appartenenza" indistinta e continuativa): la narrazione metabolizza le sue stesse contraddizioni, sapendo che saranno innavvertite in massa, senza alcun costo per "loro". Che continuano a veder realizzati i propri illusori fini ultimi. Ed anche i fini di cui non sono coscienti, vittime, anche loro, della "mente collettiva" che credono di poter controllare.
Ma, se sono arrivati a questo punto, la stessa barriera mediatica "pop", crudele e arrogante, è destinata a sgretolarsi, lasciando "Essi" a nudo sulle rovine che hanno creato, magari seppelliti sotto il "crollo" del "tetto del debito". 
Non perciò, tuttavia, la via della consapevolezza ne sarà automaticamente riaffermata: occorre ancora un cammino lungo e difficile.
Frattalicamente, possiamo almeno prepararci a essere pronti a raccontare la nostra di Storia, una storia di vittoria dello Spirito dell'Uomo. Almeno per una volta, come accadde nel '48.


11 commenti:

  1. Purtroppo, sembra che la Francia si incammini verso lo stesso baratro. Ormai, l'Europa ricalca gli anni 20-30 del '900....

    http://vocidallestero.blogspot.it/2014/01/francois-hollande-promette-un-assalto.html#more

    Quanto aveva ragione Santayana: "chi si dimentica il passato, è condannato a riviverlo di nuovo". Assieme ad Hollande ed al becero Renzi, siamo, ahimè, costretti ad accomodarci, e a (non) goderci lo spettacolo......

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    1. non c'è da sorprendersi. Hollande rappresenta la Francia di Vichy attualmente.
      Il suo gradimento è ormai al 20% nonostante "grancassa mediatica" anche là presente (anche se non come qui) e ha un disperato bisogno di recuperare consensi....qual è la via più facile per farlo per uno come lui? il popolo di sinistra se l'è già giocato. i delusi e disoccupati sono con la Le Pen o in parte con Melenchon....non li recupera più.
      non gli resta che buttarsi su un generico centro-centro destra che nel contesto attuale sappiamo bene essere iperliberista e pescare fra chi ancora non si è schierati agli "estremi"...

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    2. quel che è sicuro è che le europee porteranno uno scossone tremendo in francia, molto più che da noi. dopo sarà probabilmente tutto da rifare in casa loro....speriamo con risvolti utili anche per noi.

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  2. "Dopo essersi regalato una guerra ancora più mondiale della precedente e molto più distruttiva, il sistema ha goduto di un certo periodo di tregua dedicato alla ricostruzione totale. Ma si dirige verso un nuovo crac, molto più mondiale del precedente, e molto più violento. Così sopravvive il capitalismo. Questa sopravvivenza è incontestabile. Resta da sapere per chi è un buon affare". Cosi scriveva nel 1995 il filosofo francese Marc Sautet nel libro "Un café pour Socrate" (parte II, cap10). Alla luce del tuo post mi sovviene la brutta idea il pensiero Von Hayek abbia teorizzato la vera arma risolutiva finale, altro che l'atomica di Fermi, e che questa stia divorando sé stessa. Se il capitalismo ha bisogno di crac sempre di maggiore portata per sopravvivere, non sono sicuro che l'attuale crac hayekano lascerà frattalicamente spazio alla riemersione dello Spirito dell'Uomo. Ne trovo la giustificazione nel fatto che i frattalici Alleati in fin dei conti sono portatori sani (o malaticci) di annichilimento. Nell'attesa di trovare il moderno Doctor Angelicus capace di riconciliare ragione e fede/speranza ho recepito il tuo invito e ho aperto il mio blog per continuare comunque a sperare nel grande Spirito. Sempre, grazie 48.

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    1. Il punto degli "alleati" frattalici, in realtà va compreso: erano alleati fra loro non con noi. E produssero un'azione che era oggettivamente difensiva del loro stesso interesse. Inevitabilmente. Oggi, occorre che all'interno degli USA finisca una evidente lotta di potere ancora in corso e si ridefinisca il loro interesse: e che questo, come accade per molti, non tutti, gli aspetti, nel 1943, coincida con il nostro...

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  3. Mi pare, se ho capito bene, che un rapido ma denso concentrato di tutti i peggiori stereotipi antidemocratici e antiumani che infestano i media in questa triste stagione li abbia saputi distillare il formiglioso capo a Otto e mezzo qualche giorno fa: il video è già sul minuto rilevante ma lo sconsiglio a stomaci deboli.

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  4. Credo di essere completamente d'accordo (se ho capito :-)).
    Mi viene in mente che nella prima metà degli anni '60 Moravia aveva scritto che la pubblicità era il folklore dei nostri giorni. A noi studentelli pareva una battuta simpatica, ma probabilmente Moravia conosceva Levi Strauss che noi avremmo scoperto anni dopo. In ogni caso aveva ragione: i miti strutturano il pensiero e la pubblicità "è" l'educazione di massa più estesa e pervasiva dei nostri giorni.
    Se l'economia determina il quadro di ciò che si "può" o si "deve" credere, le credenze vengono trasmesse e ribadite con il meccanismo pubblicitario, proprio perché è il più potente ed efficace.
    Naturalmente come tutti gli strumenti molto efficaci ha una propria autonomia e porta con sè la necessità d'impiegarlo estesamente per mettere a frutto gli investimenti, ma questo era già vero ai tempi della falange macedone.
    Poi ha i suoi limiti e il fatto che non li abbia ancora incontrati vuol solo dire che tale "incontro" sta nel futuro. E probabilmente non sarà morbido :-).

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    1. In realtà volevo esprimere un concetto un pò diverso: non "l'economia", ma "i controllori" dell'economia, come fenomeno di potere prima ancora che come disciplina accademica (anch'essa utilizzata strumentalmente) hanno, attraverso i media, creato un discorso globale con il linguaggio pop. Di cui la pubblicità è parte (ad es; "abbiamo l'escusiva", e da lì in poi), fornendo e facendosi rifornire, da accademia, cinema, gossip e, ovviamente, sintassi e contenuti giornalistici: tutti quanti insieme creano una sorta di ghost institution che predetermina e fertilizza a livello di massa, il pensiero acritico su cui attecchisce la trasformazione politico-istituzionale.
      E questo, in modo tale che la trasformazione non incontri resistenze, dato che chi la conduce appare condividere tale linguaggio (prima gli affaticati negoziatori della costruzione europea, offerti come costruttori di "pace", poi i neo-liberisti "alla mano", impunemente credibili nel voler tutelare l'occupazione).

      Si è creata così una sostanza apparente, un discorso-involucro indistinguibile dai fini dissimulati, che ha tramutato i vecchi valori in slogan che li svuotano in modo rassicurante, offrendo la continuità una illusoria identificazione comune, perchè tutto è pop, cioè sinteitizzabile in gingles equiordinati ("lo vuole l'Europa, combattiamo il razzismo, ridurre il debito assicura la stabilità finanziaria, occorre pensare alle fasce più deboli, il femminicidio, l'emergenza mal tempo) : cioè, la scala delle priorità sfugge completamente, perchè LE CONNESSIONI TRA CAUSA ED EFFETTO SONO NASCOSTE DALL'URGENZA DEL MESSAGGIO ESPRESSO NEL LINGUAGGIO "pop". Cioè l'illusione è che sintassi e terminologia condivise siano un flusso di comunicazione che ciascuno offrirebbe alla stessa maniera. In fondo l'eurocheportaall'inflazioneatrecifre ne è il prodotto.
      Ciò che è mutamento traumatico è livellato in una percezione culturale condivisa (ppunto pop), che non consente di non incrinare la senzazione di contiguità tra un'elite spietata e coloro che ne subiscono le conseguenze. Almeno nella percezione "media" e prevalente.

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  5. Complimenti, ricorda un po' il Guenther Anders de L'Uomo è antiquato:
    "Questa fornitura di mondo preoggettuale non può essere mai presa in sufficiente considerazione. Essa infatti è caratteristica dell a condizione d’”illibertà comoda” che regna nel mondo del conformismo odierno. Essa reprime ogni possibile azione e ciò vuol dire appunto sia possibilità di pigrizia che d’illibertà

    - Oggi la maggioranza crede di possedere tutto grazie alle sue catene (di cui non si accorge)

    -Ma ciò che ignoriamo è che questa nostra odierna “libertà” esiste solo perché alla “servitù precontrattuale” si è sostituito un “asservimento post contrattuale”; una servitù che diventa incondizionata quando non lavoriamo; ed è incondizionata perhè non siamo neppure abbastanza liberi per avverirla; e questa servitù posto contrattuale dovrebbe renderci invero terribilmente scettici nei confronti del nostro orgoglio di libertà"

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  6. Bellissimo post e taglio d'analisi che sento molto, molto vicino.

    Come i monaci conservarono la Cultura, la Lingua latina e le testimonianze della Storia perché all'alba delle prime luci ci fossero tutti gli strumenti per un repentino risveglio, un un risorgimento.

    La Trilogia della Fondazione di Isaac Asimov descrive bene quella comunità di sapienti che si cura di custodire il tesoro sapienziale durante le barbarie millenarie.

    Solo pochissimi, solo dei "diversi" perché, diciamocelo, in una grande pop-societas di soli schiavi o pochi servi liberti, essere liberi è essere diversi. E vuol dir essere anche soli...

    La distruzione dello Spirito dell'Uomo è la distruzione dell'Uomo stesso, nel senso più totalizzante del suo significato.

    La spinta distopica verso questo nichilismo delle anime trova nel disturbo relazionale più profondo, più tragico in cui il disprezzo verso il prossimo è espressione del rifiuto di se stessi.

    Trovare il "bello" nella realizzazione dell'assolutamente "brutto". Perfezione, narcisismo, incapacità di viversi frustrazioni ed inferiorità. Terrore primordiale della mancanza di controllo. Nevrosi incolmabile dell'uomo occidentale, terribilmente evidente nello stereotipo teutonico, dove la "parte alta del corpo" è completamente irrigidita e distaccata da quella "bassa".

    La dimenticata o mai vissuta esperienza della durezza del vivere, con i loro avidi camerieri che l'hanno magari conosciuta e sono disposti a tutto per conservare il prorpio posto al sole.

    La kultura spazzatura è l'altra faccia della medaglia di quella di "essi".

    Perché sono ESSI ad essere, nel profondo, sfrenatamente POP.

    Un caro saluto.

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    1. Hai ragione: La distruzione dello Spirito dell'Uomo è la distruzione dell'Uomo stesso, nel senso più totalizzante del suo significato.
      In effetti la distopia pop dei controllori dell'economia segna una tendenza estintiva della stessa specie. Come ben evidenziò Konrad Lorenz ne "Il declino dell'uomo".
      Troppa mediocrità egoriferita nelle classi dirigenti e troppa debolezza narcistica nelle classi "governate". Il pensiero critico è troppo faticoso per entrambi e preferiscono appoggiarsi a vicenda...

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