lunedì 24 febbraio 2014

L'ABROGAZIONE DELLO STATO DI DIRITTO IN UN PAESE SENZA SOVRANITA'

 

Tra twitter, messaggi da amici in apprensione, e l'eco della diretta televisiva, si percepisce lo sgomento relativo al fatto che tutto ciò stia accadendo veramente.
Il fatto è che la questione, come diceva Flaiano, è grave ma non seria. Ovviamente se la si vede nella sua dimensione italiana.
Un effetto è sicuro: nei "rimbalzi" dei talk in diretta, si percepisce la sorda eccitazione rabbiosa degli espertologi, rigorosamente giornalisti, che ora esigono severamente la "soluzione finale", impazienti di affermare il loro potere livoroso come principio supremo dell'ordinamento.
La "partita delle riforme" eccita la brama di un dominio che, nella sceneggiata "pop" della serietà, si è consolidato nei media "finance-owned".
Questi ultimi,  infarciti di ordoliberisti del tutto svincolati da qualsiasi consenso democratico, tendono ad affermare senza più mediazioni, l'incontestabile e inarrestabile sicumera delle loro soluzioni su "laqualunque", invertendo sistematicamente i rapporti di causa/effetto della crisi economica spaventosa in cui sono ansiosi di ributtarci con le loro pensose sparate di luoghi comuni, contraddetti dai fatti ma sostenuti da fantomatiche classifiche OCSE et similia (basta alla bisogna qualsiasi fantomatico osservatorio o centro studi o ong "internazionale").

Il Rizzo (o Stella, mah...non fa alcuna differenza) di turno, suggerisce, come ultima frontiera per misurare la "credibilità" del neo-premier, il licenziamento "libero" (e palla al centro) come misura disciplinare principale e unica per il pubblico impiego, sicuro come non mai che sia l'assenteismo il problema della crisi italiana. 

Il premier alla ricerca di fiducia considera assurdo che un atto di un'autorità amministrativa possa essere sindacato da un giudice: prendiamo atto
Nessun giudice deve poter verificare la conformità al sistema legale dell'azione della pubblica amministrazione, specie, a quanto pare, se il titolare della potestà amministrativa risulti eletto. Cosa che dovrebbe porlo, a prescindere dai contenuti dei suoi atti (anche ove occupi di traffico o di piani urbanistici, cioè di materia tipicamente esecutiva delle leggi), al di sopra delle leggi.
Ebbene, questa è stata l'enunciazione, di fronte ad un'assemblea legislativa elettiva (e non in una semplice intervista), per quanto tale assemblea sia stata contestualmente destinataria di una sentenza di liquidazione finale: l'esplicita dichiarazione della FINE DELLO STATO DI DIRITTO, quale teorizzato in trecento anni e oltre di elaborazione politica e giuridica.
L'essenza dello Stato di diritto, infatti, è che anche la pubblica autorità (e non solo i sudditi, privati cittadini)  sia assoggettata a norme giuridiche imputabili al potere delle assemblee liberamente elette (the "rule of law"), norme che, in quanto "giuridiche", diano luogo a tutela giurisdizionale dei cittadini sottoposti al potere di tale autorità. 
Se non ci fosse "un giudice a Berlino" (citazione che contiene oggi in sè un beffardo paradosso),  quelle stesse norme non sarebbero giuridiche e competenze, obiettivi, discrezionalità, delle pubbliche autorità sarebbero autoregolate nel mondo pregiuridico del puro rapporto di forza politico di cui parla Calamandrei.
E ben sappiamo, oggi, a chi appartenga questa "forza", avulsa dallo stesso consenso democratico e dalla stessa sua necessitata radice nella comunità nazionale.

Una conquista non da poco, precondizione minima della democrazia, che evita che, di volta in volta, il Sovrano, l'Esecutivo, l'apparato politico, - che mira a controllare l'assetto sociale orientando l'azione degli organi amministrativi da loro dipendenti (dipendenza rivendicata a gran voce di questi tempi appoggiandosi sulle armi di innumerevoli poteri di licenziamento, rimozione, rotazione)-, rafforzi esclusivamente gli interessi dominanti che lo hanno sostenuto nella preposizione al potere istituzionale
Senza la tutela giurisdizionale dei cittadini su tali atti, le istituzioni divengono, in fatto e in diritto, "cosa" di proprietà degli interessi socio-economici di fatto prevalenti, segnandone l'inarrestabile ed arbitrario rafforzamento ulteriore.

Questo fenomeno di arretramento dello Stato di diritto è perfettamente conforme alla situazione di una comunità nazionale che ha perso la sua sovranità e, con essa, la sua democrazia quale configurata inequivocabilmente nella sua Costituzione.
La sovranità, intesa come tutela istituzionale dei diritti sociali democratici al vertice della scala costituzionale di valori, non esiste praticamente più
E' morta e sepolta sotto il cumulo delle macerie create dall'ordoliberismo mediatico che rinviene dogmaticamente ogni suo punto di riferimento in potenze estere, poteri sovranazionali, internazionalismo propinato come terrorismo devastatore di ogni resistenza democratica.
E senza la sovranità neppure lo Stato di diritto ha alcun senso: non avrebbe senso porre dei limiti alle stesse autorità e poteri pubblici quando questi non rispondono a coloro nel cui nome sono istituiti, quanto a istituzioni sovranazionali sostanzialmente "privatizzate".

Se questo sta avvenendo, con la conseguente riduzione della democrazia a "procedura idraulico-sanitaria", nell'esatta configurazione evocata da von Hayek come condizione per renderla "tollerabile", non deve stupirci.
Questa continua evocazione dell'ultima spiaggia, dell'ultima chance, è perfettamente conforme a tale ideologia: gli ordoliberisti, con l'estrema offensiva di tutta la loro forza mediatica, che li ha condotti fino a qui, in 30 anni di trionfale riduzionismo "pop" della odiata democrazia sostanziale, ci stanno semplicemente avvertendo.
Vale a dire, l'Italia è stata già venduta nella colonizzazione più umiliante e questo processo corrisponde a un debito da "loro" (elite locale complice) contratto ma lasciato da assolvere esclusivamente a noi. Se ciò non verrà accettato, la democrazia può anche andare in soffitta. Ci penserà, a governarci in ogni esigenza ed aspirazione estranee al corpo sociale, il diritto internazionale privatizzato e autoapplicativo, assumendo direttamente il POTERE COMMISSARIALE.

L'ultima chance è la vostra, non la "loro"
Stanno semplicemente anticipando che o si fa come esigono "loro" e i loro padrini della finanza multinazionale impadronitasi del potere globalizzato, o la democrazia, anche solo ridottta a consultazione elettorale a opzioni predeterminate dal controllo mediatico, ve la potete anche scordare.

23 commenti:

  1. Chapeau. Bel post.

    Oggi l'ordoliberismo si rivela a noi. Più o meno ricalcando questo (tristemente) celebre precedente....

    http://archiviostorico.blogspot.it/2011/09/discorso-di-insediamento-di-benito.html?m=1

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    1. Lo sapevo che mi portavi lì :-)
      Più che si "rivela" oggi l'ordoliberismo si "proclama". Ma tanto gli italiani non hanno compreso la sostanza del concetto. Anche perchè non glielo ha mai spiegato nessuno e non glielo spiegano neppure ora: sarà poi una retrospettiva storica " a babbo morto", con grandi pentimenti ora per allora di intellettuali oganici con...chiunque, rigorosamente pro-tempore.

      MI chiedo Zagrelbesky, Rodotà o Onida, e via discendendo, che tipo di degenerazione considerino rilevante per prendere posizione (semmai esista una tale potenziale intenzione)

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    2. @Lorenzo
      Si ma stavolta non ci saranno gli americani.

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    3. Ennò, Zagrebelsky non può, vuoi mica che si schieri a favore del "ritorno alle sovranità chiuse, al nazionalismo"? Certo, purtroppo è vero che i "controlli e responsi contabili" della Troika "contano molto di più dell’Europarlamento"; che fare, allora? Una bella listona con Tsipras per le elezioni all'Europarlamento, mi pare ovvio. Poi: "Fino a qualche tempo fa, l’accostamento stato-fallimento sarebbe apparso un’aberrazione: lo Stato non poteva fallire. Se oggi non respingiamo questo accostamento è perché accettiamo senza accorgercene la degradazione dello Stato a società commerciale." Come se la possibilità che gli Stati dell'eurozona falliscano fosse una specie di idea che si è insinuata non si sa bene come, anziché una concreta realtà, diretta conseguenza del design pattizio della BCE. Lui stesso ammette: "Noi non possiamo partecipare a un’istituzione come la Ue se essa prevede, tra i suoi strumenti, il fallimento dei suoi membri: uno strumento capace di annullarne le istituzioni democratiche. Da costituzionalista, osservo che l’adesione dell’Italia alla Ue si fonda sull’art.11 della nostra Costituzione, che dice che si può limitare la sovranità a favore di istituzioni sovranazionali, ma a condizione che esse servano la pace e la giustizia tra i popoli. Se servono non a questi, ma ad altri scopi, che si fa?" Non lo so, a me pare che applicare la Costituzione piuttosto che affidare la vana speranza di una sua sopravvivenza a Tsipras sarebbe la via più lineare. Mi sa che la passione per il controintuitivo ha contagiato anche i costituzionalisti.

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    4. Li ha sempre contagiati, da almeno il 1978 (anno approvazione SME). Strano anno no? Diciamo che alla fine gli "ostacoli" furono...rimossi.
      E da allora attendiamo che si provi ad applicare l'art.11 Cost.al suo oggetto esplicito: i trattati di organizzazioni internazionali economiche, cioè non volti direttamente a "pace e giustizia fra le nazioni".

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    5. E poi, rigorosamente, senza menzionare euro e BC indipendente "pura" che si applica solo ai paesi UEM (altrimenti la norma del trattato è minus quam perfecta)

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    6. Trovo sinceramente incomprensibile l'accostamento fra l'attuale regime mondialista della superclasse finanziaria e il fascismo...
      Ma che hanno in comune le due cose?
      Il fascismo era un movimento nazionalista, espressione, prevalentemente, del ceto medio.
      L'odierna dittatura dell'alta borghesia apolide, invece, mira a distruggere tanto il ceto medio quanto gli stati nazionali...
      Cordialità,
      Le baron de Cantel

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    7. L'accostamento non è tanto nelle premesse ideologiche, quanto nei metodi e nei processi con cui entrambi i regimi procedono a "commissariare" le strutture democratiche. Il paragone non è tra l'ideologia fascista e quella liberista (anche se lo stesso fascismo mirò prima al pareggio di bilancio e poi all'aggancio alla sterlina forte, se non ricordo male, e -al di là delle roboanti dichiarazioni del Duce- non fu certo così ostile al grande capitale), quanto nel concreto prodursi di una fase che potremmo definire "pseudo-parlamentare", in cui, accanto alla formale presenza delle istituzioni democratiche, si concretizza una prassi politica volta al loro progressivo svuotamento sostanziale. Fu così dal 1922 al 1925, (con un processo progressivo: prima la legge acerbo, poi il d-l contro la stampa, dopo le elezioni del 1924, la modifica ai regolamenti della Camera....) ed è così adesso, a partire dal 2011: formalmente, la costituzione è ancora in vigore. Tuttavia, basta vedere il comportamento del Presidente della Repubblica, il rapporto diarchico instauratosi tra questi ed il Presidente del Consiglio, l'uso del decreto-legge come strumento di legislazione ordinaria, la mortificazione del parlamento, e così via per capire che si sta assistendo alla progressiva inibizione dei meccanismi tipici della democrazia parlamentare.

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    8. Questa discussione, oltretutto, si è già svolta su questo blog, in un bellissimo confronto cui partecipò Arturo (ah saperla ritrovare!)

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    9. Eccola. ;-) Alla discussione di allora aggiungerei questa riassunto di Bankitalia (ovviamente in inglese) della gestione fascista della Depressione: per ricordare che l'interventismo pubblico beneduciano si svolse in un quadro di deflazione, non certo di politiche keynesiane che il fascismo non praticò mai; solo con l'inizio della svolta bellicista si assiste a un maggior interventismo: "At the end of 1936 the long-awaited devaluation of the lira stimulated economic recovery and improved the balance of payments. At the same time, by a simple ministerial decree, all limits on State borrowing from the Central Bank were abolished."

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  2. OT, ma potrebbe essere importante. Se qualcuno ne sa di più...

    (ANSA) - KIEV - Il parlamento ucraino ha eletto Stepan Kubiva nuovo governatore della banca centrale sostituendo il dimissionario Igor Sorkin. Kubiva è un membro del partito 'Patria' di Iulia Timoshenko ed è stato direttore dell'istituto finanziario KredoBank. Era uno dei "comandanti" della protesta antigovernativa. (ANSA).

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    1. Intanto sappiamo che il governatore è eletto dal parlamento. Non sappiamo se a maggioranza rafforzata (bipartisan): pare di no se è espressione della neo-maggioranza di piazza (si fa per dire). Il che significa che risponderà allo schema pro-finanza occidentale. E magari verrà reso indipendente puro (se non lo è già), in modo da acuire la dipendenza dai mercati occidentali

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  3. Carissimo 48, qualcosa non torna.

    Quello che sta avvendendo in Italia sta avvenendo in tutto il mondo libero con una correlazione spaventosamente etnica. Se avviene ovunque, significa che NON poteva NON andare così.

    Non rimane che considerare l'esperienza keynesiana e le Democrazie costituzionali come una felice parentesi dovuta alla contrapposizione comunista. Non vedo altre variabili: significa che l'uguaglianza sostanziale è stata una presa per i fondelli della durata necessaria per mostrare ai sudditi le conseguenze del "terribile mostro collettivista".

    Comincio a pensare che se i Russi non avessero respinto i nazi della B@y€r, saremmo nella grande matrix già dal '45 (Yankee or not yankee).

    Totalitarismo per totalitarismo, preferisco essere governato da un politburo sanguinario piuttosto che da una dinastia di imbecilli che parla anglocrucco. (Che ti fa suicidare tramite atroci torture psicologiche).

    Pare che Orwell ci avesse visto giusto anche in questo: non esistono soluzioni stabili e durature in equilibrio tra le due forme di schiavitù. E ciò è deprimente.

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    1. http://orizzonte48.blogspot.it/2014/01/le-contromosse-dellordoliberismo-2-il.html (cfr parr VII e VIII)

      In realtà l'Italia e l'UEM-PIGS sono un caso particolare di arretramento. Cioè siamo, noi più di tutti in termini di differenziali, in condizioni assimilande a quelle del resto del mondo però cadendo, cioè mentre il resto del mondo intende di risalire.
      Due trend opposti che ci porteranno inevitabilmente in condizioni peggiori, come già è accaduto rispetto al reddito medio UE

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    2. io purtroppo finora l'intenzione di risalire la vedo solo a parole. non nei fatti di certo.
      quantomeno nel mondo occidentale.
      tutt'al più concedo una volontà di evitare ulteriori tracolli nel mondo anglo-americano. cosa che qui in eurozona assolutamente manca e in Italia, questo ovvio, più che altrove.

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    3. Basta considerare alcuni fattori: compressione o meno, prociclica, del deficit pubblico, utilizzazione o meno di cambio flessibile, BC indipendente pura o meno. E' ovvio che è la liberalizzazione dei capitali in sè, unita a trattati liberoscambisti, che è deflattivo-salariale e che le mere politiche monetarie corrispondono alla finanziarizzazione e alla concentrazione dei redditi.
      Ma l'UEM rimane un unicum che tira giù il resto del mondo: e in UEM l'Italia è assurdamente dalla parte sbagliata e tira giù tutta l'UEM.

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  4. Non che avessi molti dubbi, ma sembra sempre più concreta l'ipotesi che ne usciremo solo grazie al classico errore dei vincitori: quello di voler stravincere.
    Inutile dire che i costi saranno enormi e a pagare saranno sempre i soliti.

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    1. Usciremo da cosa? Questo è in fondo il punto. In realtà l'euro è dead tool waiking ma non l'ordoliberismo internazionalista a diritto privatizzato. In pratica che la valuta unica sia un binario morto lo sanno tutti; che abbia finito di svolgere il suo ruolo, invece, non lo pensano le elite. Finchè potranno ne approfitteranno per plasmare in modo irreversibile l'assetto sociale. Poi si potrà andare oltre...Questa è l'impasse transitoria e l'attuale momento politico ne fotografa molto bene le tendenze

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    2. Precisazione più che dovuta: non intendevo neppure io dall'euro, che rappresenta di per se un aspetto tecnico e strumentale, quindi superabile. Intendevo da questa ideologia distruttiva, che prima o poi dovrà sottostare ai feedback della Storia.

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  5. Ah, andando OT

    Letta aveva detto che nel 2014 la crescita sarebbe stata dell'1%. L'ISTAT, aveva subito corretto al ribasso il dato -0,7%- suscitando le ire di Saccodanni.....

    Ora, seguendo un copione ormai (tristemente) noto, ecco che arriva l'ennesima previsione al ribasso:

    http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2014/02/25/Ue-ribasso-crescita-Italia-2014-0-6-_10141641.html

    Portata a 0.6%.

    Ora, anche all'uomo della strada penso dovrebbe essere chiaro che i casi sono 2:

    a) Monti e Letta, nei DEF, hanno scritto le barzellette. Un conto è che io prevedo una cosa, e la realtà si discosta di poco, un conto è che la realtà mi smentisca clamorosamente ogni volta. E quindi hanno lavorato male.

    b) Se Renzi il rinnovatore si pone sulla scia dei suoi illustri predecessori "ringraziando" l'ultimo per il lavoro svolto, vuol dire che s'era fatto tutto quello che si doveva fare. Ma allora è molto probabile che ciò che si è fatto non andava, in realtà, fatto.....

    E' così difficile vederlo, per un piddino?????

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    1. NOn fa un grinza. Ma sì: è così difficile (anche di più)

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  6. Nella figura c'è qualcosa di frattalico? ;-)
    Complimenti prof.

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