mercoledì 19 febbraio 2014

TRE UOMINI IN BARCA (Renzi, Mentana e....Barca)? O TRE UOMINI E UNA PECORA (PATRIMONIALE)?



L'ordoliberismo "pop", una volta mediaticamene (only) investito della sua massima legittimazione, ha una sua aritmetica implacabile che, essendo "pop", si nutre non di calcoli derivanti dalla misurazione di fatti, ma di iperconvinzioni a dimensione propagandistica.
Così ieri, sssccctanco ma sssccctanco (per motivi di moooolto lavoro, che "Essi" reputano inutile e/o dannoso)  mi capita di vedere Mentana in TV che aveva invitato due esponenti dell'ordoliberismo "di ritorno": quello che "ci fa", ma non sa di esserlo in ragione della sua essenza "pop", sradicata dalle sue radici teoriche che devono rimanere un riferimento lontano, anche perchè troppo "complesso". Uno del M5S e l'altro del partito ordoliberista più radicale, più qualche ospite in studio nel ruolo di interveniente ad adjuvandum dello stesso conduttore. 
Mentana in sostanza era il mattatore assoluto, sovrapponendosi in continuazione agli esponenti politici e agli opinionisti, in modo tale che il discorso fosse un sostanziale monologo di esaltazione delle prospettive da lui auspicate (essenzialmente qualunque taglio della spesa pubblica per finanziare qualche sgravio fiscale e per liberalizzare "laqualunque"). 
Manda quindi in onda un'intervista di Alan Friedman a Renzi, fatta per il Corriere.it, durante la quale, balena, buttata lì, l'idea che per finanziare  "laqualunque" (potete scegliere l'obiettivo nell'armamentario ordoliberista ormai consolidato), in attesa del recupero dell'evasione fiscale e dei tagli strutturali che limitino il "perimetro dello Stato" - tout-court: trattasi di odiosa burocrazia che ostacola gli investitori esteri, cioè la salvezza teologica dell'ordoliberismo-, si debba ricorrere all'innesco consentito da "entrate straordinarie".
Non elaboriamo oltre: con grande risonanza e spaventevole millenarismo questa idea di "entrate straordinarie", si consolida nella consueta logica preparatoria della "illusione finanziaria" (tenetela sempre presente), nell'affermazione "barchistica" della necessità di una patrimoniale di 400 miliardi.

Mettendo in gioco l'illusione finanziaria, vorrà dire che le "entrate straordinarie" ce le becchiamo comunque, ma in una forma che verrà fatta apparire come una cosa positiva
Vale a dire: la patrimoniale (una tantum, cioè straordinaria) dovrebbe essere di 400 miliardi, perchè questo è il livello della colpa che avete accumulato vivendo al di sopra delle vostre possibilità e, naturalmente, provocando la disoccupazione giovanile (che è naturalmente colpa di chi, responsabile di un'assurda distribuzione della ricchezza e del reddito, si è comprato casa o ha maturato una pensione o ha comunque risparmiato, provocando il problema, centralissimo, del debito pubblico): ma siccome loro sono buoni, internazionalisti e "di sinistra", e ci tengono all'occupazione giovanile ma anche alla "ricrescita" (il punto non è mai chiarito nei suoi meccanismi causali, ma si tratta di aritmetica ordoliberista, cioè pop di facciata ed "esoterica" nelle sue radici), la faranno per un pò meno oppure in comode rate pagabili in 3-5 anni.

A questo punto, inutile fare elucubrazioni su moltiplicatore fiscale, saldo positivo delle partite correnti "sperato" (cioè dato per scontato nella progressione deflattiva), problemi di domanda mondiale determinati dalla flessione della crescita BRICS e dalle prospettive di instabilità finanziaria legate al rientro di capitali da tali paesi, ai crediti sofferenti in una Cina, affetta da investimenti "eccessivi" e da una domanda interna che non è cresciuta in misura proporzionale, alla guerra valutaria in varie tappe che ne consegue: tanto nessuno punta sulla domanda interna e quindi su un modello di crescita non finanziario e non di breve periodo. Non sanno neanche più cosa ci sia in alternativa.

Andiamo allora a vedere gli effetti della patrimoniale straordinaria.

 
La tassazione "periodica" sui beni patrimoniali, ancorchè la base imponibile sia teoricamente commisurata al valore di realizzo sul mercato - ovvero, come nel caso degli immobili, alla stima del valore effettuata dal legislatore-, dovrebbe (preferibilmente) essere inferiore al flusso di reddito che deriva da tale bene.
Altrimenti inasprendo ulteriormente questa tassazione patrimoniale arriverò, per via fiscale, a ridurre in modo avvertibile (e non scontato nè scontabile fisiologicamente dal mercato) il prezzo del bene.
Attenzione, la questione, in generale e specialmente per gli immobili, è abbastanza complessa: nel flusso di reddito, almeno nelle condizioni "scontate" nei decenni precedenti (che hanno abituato se non altro gli italiani a ragionare in certo modo), dovrei includere le variazioni dell'inflazione e dei (più o meno) correlati tassi di interesse

Per gli immobili, infatti, l'inflazione, attesa di norma come crescente, determina un meccanismo di sconto che ne aumenta il valore in conto capitale. Cioè, l'inflazione (crescente e comunque la sua rilevante presenza nel medio-lungo periodo) crea plusvalenze probabili ancorchè, in buona parte, connesse anche ad altre condizioni quali, ad es., la variazione del risparmio privato nazionale e dei costi di produzione, anticipatamente scontate nelle rilevazioni del prezzo di mercato.
Questa componente "incremento patrimoniale" peraltro, coesiste con il valore di capitalizzazione del reddito aggiuntivo che, talora, non sempre, il bene immobile apporta (specie se lo si è acquistato per investimento) e si compone con esso. 
La componente reddituale capitalizzabile diventa tanto più importante, al contrario di quella della plusvalenza patrimoniale, quanto più l'inflazione tenda a scendere, compensando (laddove tale reddito ci sia e sia "sostenibile", cioè effettivamente ottenibile in connessione al livello, atteso nel periodo, di maggior inflazione), la stessa potenziale minor plusvalenza.
In generale, una tassazione patrimoniale, agendo preventivamente sullo "sconto" delle plusvalenze, tende a stabilizzare il prezzo del bene colpito, ed è anche "produttivistica", cioè indurrebbe a privilegiare l'affitto e la produzione del relativo reddito. Ma anche gli affitti, in condizioni di diffusa disoccupazione, insolvenza e connessa deflazione, divengono un fattore altamente incerto.

Allo stato attuale sia in termini di reddito monetario diretto che in termini di plusvalenze, questa "redditività" è ampiamente già tassata: il primo con l'IRE, per quanto, a certe condizioni, con una aliquota fissa, le seconde con l'IRE se realizzate entro cinque anni dall'acquisto, con l'IMU-TARES-TASI (che agiscono comunque sul meccanismo di "sconto" in termini di passività), l'INVIM, in certe ipotesi, e l'imposta di registro: andate a controllarvi i relativi gettiti.

Per i titoli obbligazionari pubblici, invece, l'inflazione agisce in modo tendenzialmente opposto: se essa sale, il valore nominale di realizzo (il corso) diminuisce, poichè normalmente le successive emissioni dovrebbero fissare rendimenti più alti e si attendono perciò diversi e più alti livelli di capitalizzazione del rendimento. E, viceversa, se l'inflazione diminuisce: ma abbiamo potuto constatare che, peraltro quasi in parallelo, - e la disoccupazione crescente gioca un ruolo non secondario, secondo la curva di Phillips-, ciò vale anche per la componente di rendimento dello "spread", diminuendo la quale, la precedente emissione si rivaluta. 
Questa schematizzazione, peraltro, dovrebbe tener conto anche del livello dei tassi rispetto all'inflazione, cioè se essi sono o meno, "reali" positivi, cioè, comunque superiori al tasso di inflazione (cosa tanto più probabile quanto più il debito pubblico è affidato al prezzo di collocamento del mercato finanziario privato, che finisce per detenerne la schiacciante maggioranza).
 
Il flusso di reddito, dunque, dà luogo, attraverso la capitalizzazione del reddito netto "atteso" (after tax), sia in termini di flusso monetario che in termini di eventuale plusvalenza, al valore capitale del bene. 

Se diminuisco in modo rilevante tale flusso e comprimo la plusvalenza e/o la riduco, fino a eliminarla o, come ora, fino a renderla negativa, il valore patrimoniale del bene inciso diminuisce; se rendo negativo complessivamente il reddito addirittura nominale del cespite, avrò sostanzialmente intaccato questo valore patrimoniale, ed inevitabilmente, avrò inciso sul reddito disponibile per consumo e, a una certa soglia (di impoverimento del reddito disponibile), avrò determinato l'esigenza di realizzare (finchè sono in tempo) il valore capitale del bene stesso, offrendolo in vendita e amplificando la sua devalorizzazione.

Quale che sia il mio precedente livello di reddito, comunque una tassazione patrimoniale, specie a regime, ma ancor più straordinaria (una tantum), cioè di un livello estremamente più elevato e concentrato nel tempo, si paga in moneta: cioè intaccando il reddito disponibile per l'anno di imposta.
E questo è composto da investimenti, risparmi e consumi.
Per la maggior parte delle famiglie il risparmio, quando c'è (dipende dal livello del reddito che non è necessariamente connesso alla situazione patrimoniale, nelle fasce medio basse, cioè per la maggior parte della popolazione), è investito nella casa di prima o seconda abitazione e non produce un reddito monetario diretto: fiscalmente viene considerato in modo forfettario, tendenzialmente ipotizzando una base imponibile connessa a quanto si risparmi non dovendo prendere in affitto lo stesso bene e, in minima parte (in attenuazione impositiva), a quanto potrei pagare di mutuo, come ben sanno i tanti che lo contraggono per non dover pagare un affitto. 

Interviene a questo punto una correlazione tra risparmio=riserva di liquidità da spendere e livello della domanda aggregata; un fenomeno che tende ad accentuarsi quando la politica fiscale crea univoche e costanti attese di pressione fiscale comunque crescente, facendosi valere, non tanto nella mentalità corrente, quanto nella teoria economica innestata di forza sul corpo sociale, una delle principali "equivalenze ricardiane": cioè si considera che il debito pubblico equivalga, in modo totale o consistente - come in definitiva assume la riduzione predicata dal fiscal compact- alla capitalizzazione di futuri incrementi di imposizione fiscale adottati per ripagarlo (cosa che presuppone come assioma incontestabile la banca centrale indipendente "pura", attualmente sancita dai trattati europei). 

Il ragionamento, come vedremo, non cambia di molto (anzi) quando la maggior tassazione si sposta dalla tassazione sui redditi e sui consumi a quella patrimoniale: magari attenuando i primi due tipi un pochino, giusto quel tanto da poter innescare l'illusione finanziaria.

Infatti, questa correlazione risparmio-domanda aggregata-consumi - tralasciamo nella situazione congiunturale attuale la questione, ancor più ovvia, degli investimenti-, è connessa ad un politica fiscale che anche l'attuale prospettiva politica non vuole e non può mutare, ma sempre per sua scelta politica, legata al vincolo esterno e all'idea del pareggio di bilancio. 
E il fenomeno in esame ci riporta un effetto diretto della tassazione patrimoniale, del tutto trascurato
Cioè quello della "propensione marginale al consumo" connessa al risparmio stesso, quale ci ha segnalato StefanoC., nella misura individuata da Bankitalia, in modo, peraltro alquanto prudente, se non sottostimato: e questo in relazione alle eccezionali condizioni congiunturali, legate proprio alla suddetta  equivalenza ricardiana, che il bench mark USA considerato da Bankitalia non sconta nella stessa misura. Se non altro perchè, come tutti ben sanno, quella realtà non ha affatto una banca centrale indipendente "pura".
Ma anche superando queste non trascurabili obiezioni, che ci indicherebbero una propensione marginale al consumo del nostro risparmio, specialmente monetario-finanziario, ben più alta, l'effetto di una patrimoniale una tantum, - specie in una situazione di auspicata ma improbabile "ricrescita fenice" e di sicura recessione appena vissuta con crescita attuale intorno allo zero (ma solo nell'ultimo e provvisorio trimestre 2013)-, risulterebbe comunque devastante. 
Sfefano stesso evidenzia la cosa in questi termini:
"Ho trovato qui sull' "effetto ricchezza": http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/temidi/td04/td510_04/td510/sintesi_510.pdf
Per quanto concerne la sola ricchezza finanziaria, la propensione marginale al consumo è simile nei due paesi [USA e ITA], pari a circa 9 centesimi per ogni euro di ricchezza finanziaria. ...
Per quanto concerne la ricchezza reale (essenzialmente abitazioni e altri immobili), la propensione marginale al consumo delle famiglie italiane è pari a circa 2,5 centesimi per ogni euro di ricchezza reale."
Dunque una patrimoniale che innescasse una perdita anche solo del 10% del valore reale degli immobili (via credit crunch o tassa ricorrente) produrrebbe una calo di 12 miliardi in meno in termini di consumi. (5000mld*10%*2.5%=12.5miliardi)."

L'ipotesi di Stefano è quella della tassa patrimoniale immobiliare ricorrente, "a regime", che, in effetti, c'è già e che, quindi, già agisce nel senso da lui indicato, contribuendo al calo recessivo dei consumi, almeno dal tempo della reintroduzione dell'IMU sulla prima casa (imposta, come sappiamo, falsamente rimossa attraverso altri tributi sostitutivi).
Ma, data la difficoltà di stimare le basi imponibili (asseritamente) "di mercato", cioè corrispondenti all'ammontare effettivo di ricchezza che si vuole colpire, il superprelievo sugli immobili, sempre nella logica della "illusione finanziaria", pare attualmente affidato più che ad una (sempre possibile) tassazione straordinaria aggiuntiva, al ben più "smooth" strumento della revisione delle rendite catastali sulla base dei prezzi di mercato rilevati negli anni precedenti (ovviamente). 
Ciò, infatti, dovrebbe portare l'insieme cumulato delle attuali tasse a titolo patrimoniale (incluse quelle incidenti periodicamente sulle plusvalenze e sui trasferimenti) a livelli praticamente raddoppiabili: e con essi, appunto raddoppiando o almeno aumentando sensibilmente il gettito. Cosa che, tatticamente, devastando in direzione prociclica un mercato che ha già scontato flessioni dei prezzi intorno al 25% dai picchi ante-crisi, parrebbe, "ricardianamente", più che sufficiente per trasformare il pregresso risparmio delle famiglie: e cioè in entrate dello Stato da girare essenzialmente a garanzia/pagamento dei creditori esteri, nonchè a deprimere i prezzi a favore (oggettivamente) degli acquirenti stranieri, dotati di capitali, che volessero investire vantaggiosamente in Italia (fenomeno in corso e intenzionalmente incentivato dai nostri governi).

Ma a fronte della tassazione straordinaria patrimoniale in "illusione finanziaria", Flavio ci segnala altre "proiezioni":
"Guerani ne aveva fatto un bell'articolo su questo tema: “al 31/12/2012 la ricchezza netta delle famiglie italiane era pari a 8542 miliardi di euro, dei quali 5768 in attività reali (immobili, oggetti di valore, macchinari) e 3670 in attività finanziarie, al lordo di 895 di passività finanziarie. Se però guardiamo le attività finanziarie liquide i numeri si abbassano subito sensibilmente: 115 mld. sono in banconote, 692 mld. in depositi bancari e 470 mld. in depositi postali. Per completezza di dati, i titoli pubblici italiani di proprietà delle famiglie sono “appena” 185 miliardi. Una patrimoniale che fornisca un gettito di 742 mld. di euro come quella ipotizzata dai nostri simpatici cugini germanici del Die Welt andrebbe quindi a ridurre del 58% queste disponibilità liquide. Questo a meno che non trovassimo compratori esteri delle nostre attività reali o finanziarie illiquide che, immaginiamo in quali condizioni di nostra forza contrattuale, ci fornissero gentilmente ulteriori disponibilità. Quindi o vendiamo la casa e/o l’azienda al cinese o al russo o i soldi “spremibili” sono quelli.”. Che poi non so quanto siano in discesa le disponibilità liquide e, come ben si afferma in questo post, anche quanto stia invece calando l'effettivo valore reale dei beni immobili in attivo patrimonio..."

Facciamola semplice. 
Una patrimoniale ragionevolmente imposta solo sulle attività finanziarie liquide, visto che per gli immobili il "cappottino" è già confezionata "smoothly" e funziona in parte già a pieno regime,  e che volesse dare un gettito decente, - per un folle quanto irrilevante impiego in riduzione del debito e per il famoso innesco delle politiche vagheggiate da Renzi-, dovrebbe grosso modo attestarsi sul 15%, con (forse) una soglia di esenzione dei conti con attivi inferiori a 100.000 euro, o a 50.000 euro, o a chissà quanto: dipende dal concetto di "ricchezza sfrenata" e colposa che ci propineranno, come quando propugnano la riduzione delle centinaia di migliaia di pensioni superiori a 1500 euro al mese, giustificandole con quelle poche decine da 10.000 euro al mese, fruite da alcuni "amici" (o ex tali), in assenza di una contribuzione effettiva corrispondente (parliamo di contribuzioni figurative e virtuali concesse ai vari politici e grand commis, padri della Patria in servizio militante permanente).
Sia quel che sia,  arrotondiamo e facciamo che vogliano ottenere comunque un certo gettito, accomodando poi la base imponibile e le soglie di esenzione su questo risultato prefissato. Cioè, poi, in senso quella volta elargitivo, lo stesso metodo usato per la rivalutazione delle quote bankitalia: prima decido quanto voglio erogare di profitti (per modo di dire), alle banche private, poi capitalizzo sulla base di questo livello "a prescindere".
Arrotondando, diciamo che un "monte premi" che si estenda alle attività liquide in mano alle banche (cioè i comodi sostituti di imposta retribuiti a commissione), e forse esteso ai titoli del debito pubblico intestati a persone fisiche (quindi non a soggetti finanziari), - cosa che equivarrebbe a un consolidamento parziale "selettivo" a carico di gente certamente colpevole della "disoccupazione giovanile"- ,  darebbe una base imponibile "a spanne" di circa 1000 miliardi e un gettito di 150 (scontando, ripetiamo, una certa astuta fissazione delle soglie di esenzione).
Ora 150 miliardi di prelievo patrimoniale sulle attività liquide avrebbero i seguenti effetti:

a) una riduzione dei consumi pari a 13,5 miliardi ALMENO, essendo la propensione marginale USA assunta da Bankitalia alquanto riduttiva e non correlata alle aspettative che il diverso assetto monetario e fiscale imposto dalla UEM innesca nella creazione di risparmio meramente di "riserva". Diciamo che si produrrebbe un calo recessivo dei consumi di almeno un punto di PIL;

b) un calo delle disponibilità per il pagamento di crediti in generale e di mutui immobiliari, in particolar modo, innescando un ulteriore incremento delle sofferenze bancarie già oggi pari a oltre 9 punti di PIL. 
Ciò determinerebbe un quasi esiziale fattore di instabilità del nostro sistema bancario, inducendo o lo Stato a trasferire il gettito di questo prelievo straordinario in salvataggi bancari, o, in omaggio al metodo Cipro istituzionalizzato dalla riforma bancaria UE, a procedere a ulteriori prelievi "forzosi" sui conti bancari privati (o a tutte e due le cose insieme);

c) un simultanea ulteriore situazione di minor domanda interna sul fronte immobiliare, che si sommerebbe alla sovraofferta che, autonomamente, è già in corso per via delle politiche fiscali attualmente intraprese, e comunque programmate in ulteriore inasprimento, di crescente tassazione patrimoniale (moltiplicazione dei titoli di imposizione e aumento legislativo delle basi imponibili). Da ciò: crollo dei prezzi immobiliari e aggiuntive insolvenze a catena di ogni forma di credito garantita da tali assets. E quindi sinergia distruttiva col punto b).
E perciò si avrebbe anche un'accelerazione di quella ulteriore perdita di consumi indicata da Stefano come conseguenza della propensione marginale al consumo della ricchezza immobiliare:  diciamo, attenendoci abbastanza moderatamente al suo calcolo, e ipotizzando un crollo dei prezzi immobiliari (aggiuntivo) del 10-15% sui valori attuali (già calanti), di un altro punto di PIL.

d) Insomma, solo sui consumi l'interazione distruttiva di una tale intelligente misura fiscale, inciderebbe con una recessione "diretta" di circa 2 punti di PIL (ottimistica e che esclude un effetto panico tra risparmiatori e sistema bancario: lì saremmo alla devastazione. Che però non è ragionevolmente escludibile)

Per effetto di questa "astuta" utilizzazione della "illusione finanziaria", consistita in uno "stato di necessità" che esiga in partenza un'imposizione a 400 miliardi, poi ridotta, benevolmente, a 150, per dare anche un segnale all'UE affinchè ci conceda maggior elasticità sul deficit e quindi una vagheggiata salvezza con politiche supply side- la recessione schizzerebbe ai livelli almeno del 2012 (rammentiamo, assestata a -2,5 su PIL): ma si tratta di una ipotesi mimalista, che non tiene conto della più che probabile confluenza degli altri fattori di rischio "internazionale" più sopra indicati.
Che dire? Escludiamo che Renzi possa avere consiglieri capaci di illustrargli tutto ciò. E accettiamo che piuttosto che venga preso sul serio Barca. In nome dell'Europa e del risanamento. 




34 commenti:

  1. 48 dimentichi i fantastiliardi risparmiati dall'abolizione di CNEL e Consiglio di Stato (quest'ultimo però previsto dalla Costituzione, non credo si possa eliminare con un tweet o una raccomandata...)

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    1. Sì appunto...Ma credo che la riforma costituzionale prossima ventura ammetterà il tweet del capo ordoliberista-pop pro-tempore come fonte primaria di diritto

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  2. Mi par di capire che, nella migliore delle ipotesi, il 2014 sarà connotato da una recessione di tipo "Montiano". Peraltro, le recenti dichiarazioni di Rehn lasciano sempre pochi margini di trattativa: si continua a sperare in "allentamenti" che dall'Europa non arriveranno mai.

    Nella peggiore delle ipotesi, invece, si potrebbe toccare anche una recessione del 3% ed oltre. Ma a quel punto, cosa faranno i giornali, le televisioni, i Fazio e le Littizzetto per convincere i destinatari dei "prelievi" che il loro portafoglio è sempre pieno?
    Perché, facendo una parafrasi, la propaganda "funziona" quando i tuoi soldati sono sul fronte di Mosca. Ma quando -per contro- combattono sull'Oder, è difficile far credere alla gente che "la vittoria finale" è ancora possibile......

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    1. L'alternativa che si va profilando è quella tra il "fare" con l'innesco della recessione (al cui fine basta conoscere Haveelmo), e l'immobilismo delle riforme istituzionali in estenuanti discussioni, in stato di alterazione collettiva.
      E può darsi che Renzi comprenda molto presto, essendo vispo e furbo, per quali motivi Letta jr. non poteva fare altrimenti.
      In entrambi i casi, comunque, è in un cul de sac: ma noi ci mettiamo il c..., lui il "sac" (dello Stato)

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    2. In effetti il campo delle "riforme istituzionali" appare il classico specchio per le allodole dove "catalizzare" l'attenzione dell'opinione pubblica e, in ultima analisi, tutto il dibattito politico. Si tratta di interventi finanziariamente irrilevanti (anche ragionando " alla luogocomunista ", che senso ha concentrarsi sul bicameralismo di fronte a 60 miliardi di costi della "corruzzzzione"?), comici (tipo: taglio di un miliardo un organo che costa 943 milioni), ma soprattutto funzionali ad un eterno discorso da talk show, con urla becere, discorsi sul nulla, scarpe leopardate con tacco 12 per far parlare i giornalisti, veti incrociati e rinfacciamenti reciproci di colpe.

      Quello che è certo, secondo me, è che andrà, come Letta prima di lui, con il cappello in mano in europa per ricevere il solito e costante "niet" dalla Merkel e dal Rehn di turno......

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    3. Aggiungiamo poi: NULLA E' PIU' RASSICURANTE, DERESPONSABILIZZANTE E AGEVOLATIVO DELL'INCOMPETENZA VELLEITARIA DEI NOSTRI ATTUALI GOVERNI QUANTO UN NIET DI ANGELA E OLLI...

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    4. la battuta del cul de sac mi piace :D

      Come sempre passo a quello che so fare meglio: domandare chiarimenti.

      Posso chiedere qual è la differenza fra attività finanziarie liquide e illiquide?

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    5. Me fai morì... :-)
      Dal punto di vista giuridico-economico, si tratta di posizioni creditorie (lo sono pure le banconote come titoli rappresentativi al portatore) espresse in un valore monetario già in base al contratto che gli dà origine (es; c/c bancario o altra forma di deposito "libero") e che sono immediatamente esigibili (ottenendo una corrispondente somma pecuniaria) o comunque immediatamente liquidabili ("a prima richiesta": cioè la relativa somma è determinabile, senza penalizzazioni ex contracto, anche in caso di cessione anteriore alla scadenza fissata per la restituzione della somma pattuita: il che ci farebbe escludere, a rigore, i titoli di Stato che sono facilmente liquidabili, ma non senza un rischio relativo alla rinunzia al rendimento integrale fino alla scadenza ed alla anticipata cessione del contratto sottostante e comunque subendo una certa penalizzazione nel dover pagare ad es; una commissione sull'operazione di vendita)

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    6. dunque brutalmente semplificando la differenza sarebbe fra moneta e azioni da una parte e obbligazioni dall'altra.

      per quale motivo le cose vengono trattate separatamente? cioè per quale motivo titoli di stato verrebbero esclusi nel computo di una patrimoniale? io penso che l'obbligazionario essendo cmq una fetta buona del risparmio italiano verrebbe saccheggiato ugualmente nel caso...

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    7. Nell'imposizione patrimoniale si può mettere tutto quello che si vuole, titoli di Stato a ancfhe azioni; ma ad es, l'IRAp colpisce in modo indiretto già le seconde (è una quasi-patrimoniale che prescinde dalla redditività dell'impresa). Le obbligazioni (sono titoli di credito nominativi soggette a un regime di circolazione non corrispondente a quello dei titoli immediatamente esigibili, come ad es; gli assegni o le cambiali dirette), quindi, non sono liquide ma "liquidabili" e non immediatamente esigibili al loro valore di emissione, e quindi non costituiscono attività liquide in senso proprio (leggi bene: non sono beni il cui valore è corrispondente al credito originario a semplice richiesta: se le liquidi ante-diem ti prendi il valore-corso determinato dall'andamento del mercato in tutti i suoi fattori, interesse, valuta, solvibilità del debitore ecc.).
      Includere un qualsiasi bene nella base imponibile patrimoniale è solo questione di determinazione legale, necessariamente discrezionale, della base imponibile e di quali interessi si vuole "incidere" (è chiaro che se tasso a livello patrimon iale i tiutoli pubblici ne faccio un parziale consolidamento e colpisco le banche che ne sono i detentori; se colpisco attività pienamente liquide, i c/c ad es; colpisco i privati risparmiatori e diminuisco l'esposizione della banca, determinando un suo minor saldo debitorio sul c/c)

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    8. ahhhh ecco la differenza più importante. ecco dove sta il busillis. non ci avevo pensato.

      c/c e fondi di risparmio solo su risparmiatori....obbligazioni anche le banche.

      grazie per il chiarimento. chiarissimo come sempre.

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  3. A proposito. La Corte dei conti "prende in esame anche l'accelerazione dei pagamenti della P.a. che però non sembrano aver dato un particolare impulso all'economia nè sembra ci siano molti spazi di manovra per la crescita grazie all'azione di revisione della spesa portata avanti dal commissario Carlo Cottarelli. "

    http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2014/02/19/Stabilita-Corte-Conti-13-7-mld-gettito-rischio_10102870.html

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    1. Grazie.
      Rammento che i pagamenti della p.a. non costituiscono funzionalmente nuova liquidità immessa nel sistema, perchè:
      a) essenzialmente legati all'assovilmento di precedenti obbligazioni pecuniarie (debiti) scadute, e quindi applicandosi il meccanismo per cui il pagamento del debito estingue per definizione la liquidità circolante;
      b) perchè in sostanza integralmente connessi a equivalenti futuri tagli della spesa pubblica di tutti i livelli di governo coinvolti, e quindi portando semmai ad ulteriore contrazione futura della liquidità.

      L'unico pallido vantaggio che ne può derivare è quello dell'alleggerimento di posizioni debitorie, o comunque di capitalizzazioni negative, con riduzione/attenuazione di insolvenze bancarie e, in qualche raro caso, miglioramento della possibilità di ottenere sconto di propri crediti o aperture di credito.
      Quanto a Cottarelli, ha tre problemi (che pure cerca di nascondere a se stesso fin dai tempi degli studi presso il FMI): Haveelmo, Haveelmo e Haveelmo

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    2. Caro 48 ti seguo da tanto tempo, e solo ora mi decido a scriverti ( se mi autorizzi a darti del tu )
      Ormai chi segue quanto scritto nel tuo blog e negli altri ( goofynomics,etc ) e chiunque abbia un minimo di conoscenza di macroeconomia, sa perfettamente che la patrimoniale che vorranno mettere i ns. politicanti, oltre a causare un ulteriormente calo della domanda interna, renderà ancora più instabile il sistema bancario nostrano, facendo aumentare i crediti insoluti.
      Posto che chi ci governa sa quanto sopra, mi chiedo dove vogliono arrivare?
      Perché distruggere l'italia? perché è questo che sta succedendo-
      Grazie per la tua risposta.

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    3. La domanda è molto "essenziale": il fatto è che loro credono veramente non di distruggere ma di migliorare l'Italia.

      LA premessa da cui partono è che non c'è posto per l'Italia, nel suo tradizionale sistema industriale e culturale (ormai distrutti, effettivamente) nel mondo liberoscambista finanziarizzato, e che si sia creata una sola via di scampo: quella della compartecipazione assoluta con le mire dei grandi gruppi economico-finanziari che predeterminano gli assetti in Europa e in UE, ciò che implica una riorganizzazione sociale di base conforme ai loro obiettivi (cioè lo schema, già seguito in USA e Ger, del 99% appiattito dalla....curva di Phillips) e salvezza per "loro": cioè politici esecutori fedeli, executives bancari e industriali, residui che comunque si internazionalizzano, cui verrebbe sostanzialmente garantita una poszione di gestione "in nome e per conto" dei controllori sovranazionali del capitale finanziario.

      L'unico elemento di incertezza è se una certa residua governance (una sorta di testa del "drago") di questo sistema di controllori sarà attribuibile ai tedeschi o agli USA.

      Ma gli obiettivi intermedi non mutano di molto, e come ho evidenziato, ORMAI LA PARTITA TRASCENDE PERSINO QUELLA DELLA MONETA UNICA.
      La sua stessa conservazione o meno dipende dal raggiungimento degli obiettivi di strutturazione ordinamentale di questo predominio finanziario etero-diretto, al cui consolidamento potrà essere sacrificato lo stesso euro, al momento opportuno.

      Ovviamente se ciò sarà utile per IL RILANCIO: allo stato cioè il trattato di liberoscambio interatlantico (seguendo lo schema: lo SME era in fondo sacrificabile purchè CONTESTUALMENTE, ne abbiamo la prova nelle date storiche, si avviassero mercato unico, criteri di convergenza e euro).

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    4. Domanda: le alternative che ci si prospettano, sinteticamente, sono allora....

      a) modello americano (nuovo diritto del lavoro e riduzione stato sociale ma con il "contentino" di politiche monetarie accomodanti durante le crisi ed un'apparenza di democrazia partecipativa - liberismo moderato)

      b) modello tedesco (stessa cosa ma SENZA politiche monetarie accomodanti durante le crisi -risolte solo via deflazione- e con forme di governo semi o para autoritarie - ultra liberismo).

      "tertium non datur"???

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    5. A parte che il primo conserva l'interesse ad una certa platea di consumatori-utenti che facciano "mercato" per gli operatori privati che venderanno i relativi servizi, mentre il secondo si affida essenzialmente alla riduzione a livello simbolico delle prestazioni che rimangono pubbliche, in modo da privilegiare, con un ricatto stop-and-go del livello stesso, la deflazione salariale sull'indebitamento diffuso....Ci sarebbe, ehm, il modello costituzionale vigente (in Italia). In "Italia"? Vigente?

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  4. Ciao Quarantotto, io penso che una patrimoniale la possano fare solamente in una situazione drammaticamente emergenziale dei mercati finanziari. Secondo me il primo segnale d'allerta lo potremmo vedere sull'oro (bene rifugio) con chiusure mensili sopra 1435. Da segnalare che Soros attraverso il suo hedge fund ha incrementato notevolmente le posizione put su S&P500. Non è dato a sapersi se sono a copertura di posizioni long, oppure sono posizioni speculative short.
    Cmq a dispetto di tutto il ns mercato azionario attualmente è saldamente long, solo sotto quota 15.000 di Mib40 s'innescherebbe il panico finanziario tale da giustificare interventi tipo patrimoniale.
    Segnalo che alcuni analisti finanziari, vedono il minimo di luglio 2012 (quota 12.300) come il grande minimo del secolo e sono analisi tecniche, per una parte anche condivisibili, ma per essere confermate il ns indice dovrebbe rompere la quota 24500/25000. Se fosse così Renzi sarebbe baciato dalla fortuna, avremmo un ventennio Renziano.

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    1. Mi interesserebbe avere una più dettagliata illustrazione delle implicazioni di questa correlazione tra quota 25000 e il ventennio renziano, consapevole che, dal punto di vista macroeconomico, sarebbe difficile immaginare un sistema industriale e comunque di "quotate" capace di raggiungere tale livello consolidando nuovi livelli di capitalizzazione e, si dovrebbe presumere, di fatturato e profitti.
      A quali condizioni dell'economia reale - e di andamento della domanda aggregata- ciò si verificherebbe veramente?

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    2. Ah e poi, come potrebbe reagie un sistema industriale (italiano) ormai ferocemente orientato all'export ed alla deflazione salariale al crollo repentino della domanda conseguente ad una tempesta finanziaria come quella cui parrebbe star preparandosi Soros?
      Se accadesse poi come se la raccontano che dal 2007 non hanno mosso un dito per adottare strumenti di prevenzione effettivi del gambling tranne che le politiche monetarie non convenzionali?

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  5. Ciao Quarantotto l'indice italiano da ottobre 2008 si muove in un range compreso tra 12300 e 24500. L'analisi non mia, ma che rispetto, parte dal presupposto che sul minimo di luglio 2012 si sia concluso un ciclo di lungo periodo con conseguente apertura di uno nuovo di uguale durata. Se tale ipotesi si rilevasse esatta dovremmo fuoriuscire dalla parte alta del range con target minimo quota 36000, con possibili ulteriori estensioni. Da un punto di vista analitico il punto debole di questa tesi, almeno dal mio punto di vista, è che il principale indice mondiale S&P500 dovrebbe essere prossimo ad una importante correzione.
    Come giustifico un possibile uptrend dell'indice correlato all'economia reale? Guarda in borsa abbiamo visto anche le Tiscali capitalizzare più della Fiat, inoltre il nostro è un indice molto finanziario e poco industriale. Questi signori sono capaci di tutto, potrebbero far salire i corsi azionari per aumentare la capitalizzazione delle società quotate, ( Banche e Assicurazioni) nella speranza che una parte del plusvalore finanziario si trasmetta all'economia reale. D'altronde pensa che tutti quelli che hanno comprato tra il 1997 e il 2008 sono fortemente in perdita, rivedere i propri valori sarebbe un effetto tonificante sul morale che si trasmetterebbe anche sui consumi. Se il tuo patrimonio mobiliare cresce di valore, si aprono nuove possibilità di credito.
    Se Renzi, aiutato dai mercati finanziari arrivasse a fine legislatura, con un indice a livelli in questo momento impensabili, ed inoltre portando a casa quelle controriforme che Berlusconi ed il centro desta non sono riusciti a fare negli anni passati è facile prevedere che per lui si aprirebbe un lungo ciclo vincente. In uno scenario del genere il grande perdente sarebbe il Lavoro, i vincenti, oltre al grande capitale, sarebbero i ceti medi che hanno resistito in questi anni. Aggiungi che una bolla sulle quotazioni azionarie potrebbe far ripartire anche il settore immobiliare. Cmq questa non è la mia visione, ma la elaboro per non trovarmi impreparato nel caso succedesse. Sarebbe il massimo dei colmi trovarsi depredati dei diritti sociali e in più subire una "patrimoniale" in borsa perchè l'indice sale invece di scendere.

    Viceversa se come penso io il minimo di questo inverno di Kondratieff è ancora da fare, Renzi sarà una meteora.
    Cmq primo allarme per possibile patrimoniale, oro stabilmente sopra 1435, indice nostrano sotto 15000.
    Probabilmente fra 24500 e 15000 siamo nella terra di nessuno, o meglio siamo in quella zona che non si sa se le mani forti stanno accumulando, oppure stanno distribuendo.

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  6. Più si muovono più si screditano. Sarebbe forse più efficace alzare l'aliquota sui redditi di natura finanziaria al 30% e la patrimoniale ricorrente da 0.2% a 0.6%. nZomma smoothly pure li: meno panico più livore, dissanguamento lento e perdita di conoscenza.
    Il punto è che comincio a capire realmente il concetto: non ci sono le risorse culturali a livello di classe dirigente.
    Poi, con calma, voglio capire chi ne ha abbastanza (e dove) da poter fognare ancora e desiderare tutto questo (top3%, top1%, top0.1%? quale ricchezza e/o reddito?). Sotto il top3%di ricchezza si affonda con l'immobiliare. Si salvano i vassalli? e quelli dei 99 distretti esportatori di Fortis (20%dellexport) che Savona rilancia coi ttip?

    A proposito dei redditi invece hai visto i grafici in questo Piketty 2012?
    http://www.imf.org/external/np/res/seminars/2012/arc/pdf/PS.pdf

    countries with similar technological and productivity evolutions have gone through such different patterns of income inequality - especially at the very top - strongly support the view that institutional and policy differences play a key role in these transformations. Purely technological stories based solely upon supply and demand of skills can hardly explain such diverging patterns. Changes in tax policies look like a more promising candidate.

    PS: pure sul giornalino della coop si parla del famigerato 10% e della necessaria "patrimoniale sui beni mobili e intelligente valorizzazione del patrimonio pubblico" ... "per rilanciare occupazione e domanda dei ceti medi e bassi con una moderna politica keynesiana"

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    1. Beh ma il giornalino della Coop è per necessità l'arma della propaganda più retriva dell'ordoliberismo allo stato più puro...
      Quanto ai distretti che si salvano col Ttip sarà interessante vedere chi ne acquisirà, e come, il controllo nell'immediato futuro...Se si crede che la libera circolazione dei capitali nel liberoscambismo sia compatibile con la redditività (ammesso che ci sia) lasciata in mano ai valvassini, siamo di fronte a un nuovo tipo di sogno

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    2. pardon StefanoC mi daresti i riferimenti o una citazione piu' precisa del giornalino della coop
      Quale giornalino chi è l'autore etcc....
      (mi è venuta la forza di intervenire solo su questo fastidioso paricolare nel constesto scoraggiante ma sostanzialemtne condivisibile degli ultimi post e commenti ...)

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    3. Il giornalino è quello dei consumatori coop (grande distribuzione), arriva ai soci quindi praticamente in tutte le case della piddinia. Se mi scrivi stefano.cianchetta@libero.it ti mando una scansione.
      Oh, almeno l'autore riconosce che c'è un problema di domanda! (e ci mancherebbe che non lo vedesse lui...)

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  7. Ciao 48, giusto una piccola notazione, a pag. 196 del tuo libro l'equazione (6) relativa ai saldi settoriali è imprecisa, si tratta sicuramente di una svista. E' riportata I-S^N+F+CA=0 ma dovrebbe essere I-S^P+F+CA=0. Come non detto se già segnalato.

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    1. Grazie per la segnalazione. Non "rimpallerò" alcuna responsabilità sull'autore della scheda che è stato tanto gentile da cooperare e che ci leggerà sicuramente. Mi auguro che esistano e mi siano comunicate ristampe per correggere...

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  8. Leggendo il tuo post (ah, quanto ha ragione Bagnai a dire che sei un eccellente macroeconomista!) mi venivano in mente le parole di Piller (la voce del megafono merkelliano presso il pubblico italiano) (tra parentesi mie note):
    Noi teteski abbiamo rizparmio in fondi pemzione (insomma, fuffa abbiamo scoperto dopo 2008) foi italiani in immobili (mi sa tanto che questi lavativi e scialacquoni degli italiani siano tra i piu' solvibili in circolazione).
    E mi e' venuto in mente anche che in Russia ( e in tutta l' Unione Sovietica) qualche anno fa a seguito delle sempre molto -dalla nostra stampa- apprezzate gesta di Eltsin (e Gorbachov) ci fu gente che si vendette casa in cambio di un paio di cassette di patate.
    Mi immagino le parole d' ordine che giravano all' epoca di per di la':
    Se non facciamo le "necessarie" "riforme strutturali" saremmo seppelliti dalla iperinflazione.........

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    1. E pensare che grandi costruttori, proprietari di giornali, appoggiano l'euro e le politiche deflazioniste....forse perchè pensano di convertirsi in banchieri

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    2. Ma certo!
      Almeno una volta, ti porto l' esempio di un personaggio a me certo non simpatico: Berlusconi, gli imprenditori facevano, brigavano, intrallazzavano..ma almeno, dicevano: "guarda che bella cosa ho fatto" (Milano 2, piuttosto che "quella palazzina e regole d'arte" e ci portavano, orgogliosi la famiglia a vedere "quel che che e' stato capace di fare babbo").
      Oggi, grazie anche al mantra della bassa inflazione (="i soldi sono l' unica cosa che conta") , che vuoi che vogliano gli imprenditori se non i soldi E BASTA (la cosa brutta e' che di sti soldi sanno mica che farci)

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  9. Chiaro, come sempre.
    Un passo avanti per l'esatta comprensione del futuro prossimo (s)venturo

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  10. Il link al pdf citato da Stefano non è più attivo. Se il pdf citato è quello di Monica Paiella "Does wealth affect consumption? Evidence for Italy" il link a cui trovarlo (in inglese) è il sg.: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/temi-discussione/2004/2004-0510/tema_510.pdf

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