venerdì 4 aprile 2014

TINA...PICA (Galbraith e una "nuova linea di resistenza").

 

There is no alternative. Cioè TINA. 
Questo il presupposto ormai incontestabile che, in un roboante livore distruttivo dello Stato democratico quale concepito dalla Costituzione, sta portando, tra riforme costituzionali (e siamo solo all'inizio!) e spending review che si assommano al ritorno ai tagli lineari della spesa pubblica - per non farci mancare nulla- alla dissoluzione progressiva dei diritti fondamentali nei loro livelli minimi essenziali. 

Ma molti si chiederanno com'è possibile che non ci siano alternative a tutto questo?
Il fatto è che, ormai rafforzata in modo dichiaratamente irreversibile la presa sulle istituzioni del Partito unico dell'Euro (PUD€), ci si avvia al governo PICA. 
Cioè del Partito Italiano Costituzione Asservita...al vincolo esterno
L'asservimento al vincolo esterno ci viene  offerto appunto come "inevitabile" in un'implicita rassegnazione ad un assetto che vede i "mercati" finanziari come un potere sovranazionale - privato- che si è fatto istituzionale e che, semplicemente, NON PUO' ESSERE FERMATO. Da ciò l'Italia governata sotto l'egida di TINA PICA (con buona pace della simpatica attrice che probabilmente non avrebbe mai sospettato di venir definita in questi tragici acronimi).

E dal mondo di TINA PICA (che è la versione "spaghettosa" del "meraviglioso mondo di von Hayek") non si può scappare perchè il vincolo esterno è visto ormai come qualcosa che, - seppure (sul mero piano dell'etica politica) deprecabile nel suo disattivare la Costituzioni democratiche che costituiscono (costituivano?) lo Stato di diritto contemporaneo- , è inevitabile alla stessa stregua di un fenomeno naturale
Un pò come la globalizzazione-liberalizzazione dei capitali, che invece che identificata in quella costruzione umana che indubbiamente è, ci viene descritta come un irreversibile mutamento antropologico (darwinista) dell'intera società umana.
Sul punto, riferita alla denuncia  di Zagrelbesky, vista alla luce di questa implicita "inevitabilità", riportiamo una sequenza degli acuti commenti di Arturo:
"...c'è una x (nel suo caso i mercati finanziari, ma potrebbe essere la Ciiiiiiina, la Corea del Sud, i Brics, il riscaldamento globale, la competizione per le risorse, la globalizzazione e chi più ne ha più ne metta) che rende la tutela dei diritti sociali lettera morta. 
Certo, lui non si frega le mani contento, anzi, gli dispiace; chiede allora che ci indorino un po' la pillola: kill them softly, insomma (nei limiti del possibile, ovviamente). Allora vorrei però sapere, in primo luogo cosa rimane della rigidità costituzionale; in secondo luogo se è vero, come lui stesso in generale ci insegna (cito da pag. 282 del suo celebre manuale UTET) che "finché si ritiene effettiva la regola costituzionale materiale secondo la quale il nostro è un ordinamento "a diritto formale" non si potrà mai ammettere che una regola materiale abbia legittimamente prevalso su una formale" e se quindi la costituzione materiale è cambiata perché non si possa, anzi si debba, parlare di caducazione del pactum subiectionis, cioè di ritorno allo "stato meramente politico" di Calamandrei..."
"Tra una denuncia integrale dell'illegalità e un'ammissione (implicita e sconsolata che sia...) di una rottura dell'ordinamento c'è una terza via? Cioè una denuncia "parziale" (di fatto una non denuncia) di illegalità costituzionale, che considera implicitamente indifendibili principi fondamentali, da un punto di vista teorico ha un senso? Lo chiedo a te, perché a me pare di no. Nell'insieme la trovo addirittura più nociva che salutare...chi può commuoversi per una rappresentanza politica se tanto i fini per cui dovrebbe essere esercitata non sono più conseguibili? Il pernacchio di Renzi ci sta tutto."
Con queste mie risposte, allo stato, sconsolate:
 "La caducazione del pactum subjectionis sarebbe la rottura dell'ordinamento: se ammettessimo che ciò fosse già in fase operativa saremmo in una fase dove si perderebbe il senso dello stesso richiamo alla Costituzione, ormai divenuta fluida traccia di una mera prassi costituzionale in via di rinnovazione extra ordinem.
Cavolo!
Una tragedia. La stessa legalità/legittimità di un richiamo alla Cost del 48 diverrebbe questionable and arguable."

"Certo l'atteggiamento di Z. non aiuta a scongiurare questo pericolo: nonostante la popolarità di cui gode (come constato su twitter) le sue parole evitano accuratamente di affrontare i nodo e si finisce, come ben evidenzi, solo a mostrare disappunto nella commemorazione, o sull'agonia, dei diritti sociali previsti dalla Costituzione.
Una forma di cosmesi edificante (e autoassolutoria)?
Siamo sempre lì: cosciente o meno che sia, la considerazione della democrazia come metodo (idraulico-sanitario), come procedimento istituzionale, invece che come realizzazione - e difesa- di valori irrinunciabili, è sempre un cedimento al liberismo.
Perchè accetta i suoi presupposti, rinuncia alla centralità valoriale e politico-economica dei diritti fondamentali. Li distrugge nel peggiore dei modi: facendone implicitamente un'utopia appartenente al passato.
In nome di un presente che non si ha il coraggio di definire fino in fondo per quello che rappresenta. Per tutti noi..
"
 

Ma che non ci sia alternativa, è, come la globalizzazione e la stessa distruzione della Costituzioni democratiche pluriclasse e redistributive, un fatto umano; una scelta precisa, - in Europa quella ordoliberista assunta come religione implicita-, che fa capo a una minoranza sparuta, identificabile nei "mercati finanziari", che altro non sono che un numero ben limitato di soggetti che compongono la governance dei grandi istituti bancario-finanziari ed il cui interesse è assunto come supremo valore prevalente su quello degli ordinamenti democratici nazionali.
In Europa, come abbiamo visto, l'euro è lo strumento prescelto per instaurare questo nuovo governo "inevitabile", ineluttabilmente legittimato a realizzare il programma di disattivazione delle Costituzioni democratiche e degli Stati nazionali di diritto che ne sarebbero (finora) i custodi in nome dei popoli di cui rappresentano gli interessi generali.
Per capire come il TINA PICA non sia affatto inevitabile - in quanto piuttosto esiste un'ampia serie di opzioni alternative di politica economica generale che i governi potrebbero perseguire, se volessero confrontarsi democraticamente col proprio elettorato, anzichè esclusivamente coi "mercati", riportiamo questa sequenza cognitiva e pratica suggerita da James Galbraith, dopo un'attenta ricostruzione del pensiero keynesiano in tutte le sue propaggini ancora attuali. Galbraith, esplicitamente, ci indica una "nuova linea di resistenza"(che come si può constatare agevolmente implica la necessità di superamento della moneta unica deflazionista "gold standard" e della neutralità neo-classica del deficit spending):

"È dunque nostro compito, mi pare, contro ogni probabilità, costruire una nuova linea di resistenza. E finirò col dire che penso che tale linea debba comprendere almeno i seguenti elementi:
Primo: la comprensione dei rapporti di contabilità monetaria all’interno delle società e tra di esse, in modo da non essere presi dal panico da semplici rapporti finanziari ed essere spinti a politiche sociali autodistruttive o a condannarci a vite di stagnazione economica e spreco umano. E aggiungerei in particolare, perché è importante "in Danimarca" al momento, alla distruzione dei sistemi di assistenza sociale e pensionistici che sono stati le fondamenta di una vita decente per decenni per una gran parte della popolazione.

Secondo: un’analisi efficace della deflazione del debito in corso, la crisi bancaria e le risposte, sin qui, delle politiche fiscali inadeguate e delle politiche monetarie illusorie. Negli Stati Uniti e in Europa questa è una crisi principalmente delle banche, non dei governi, e sta a noi richiamare l’attenzione su questo fatto.

Terzo: un’analisi completa dell’attività delittuosa che ha distrutto il settore bancario, comprese le sue fondamenta tecnologiche, in modo da scacciare l’illusione che questi mercati possano effettivamente essere ripristinati a una forma in qualche modo simile a quella di 4 o 5 anni fa. Come parte di ciò, ovviamente, sarebbe utile ottenere un impegno rinnovato a denunciare i crimini, punire i colpevoli e far valere le leggi. "Economisti Keynesiani per un FBI più efficace" credo sia una corrente che sarei lieto di sponsorizzare e cui sollecitare la vostra adesione.

Quarto: una comprensione del modo in cui i mercati finanziari interagiscono con la mutevole geofisica dell’energia, specialmente del petrolio, e con i mercati delle materie prime per scoraggiare la ripresa economica salvo che il problema energetico sia affrontato direttamente. Penso che sia qualcosa che ora stiamo vedendo accadere.

Quinto: una direttiva strategica per riprogettare e ricostruire le nostre società in rapporto alle sfide dell’invecchiamento, delle infrastrutture, dell’energia, del cambiamento climatico e dello sviluppo condiviso che tutti abbiamo di fronte. E per creare le istituzioni necessarie perché ciò accada. Ciò richiede, penso, da un punta di vista intellettuale, una fusione delle tradizioni Keynesiana, Post-Keynesiana e Istituzionale che, di fatto, è qualcosa già in corso.

Sesto: conseguire questi obiettivi mobilitando muscoli e cervelli umani per superare la disoccupazione e garantire una società largamente condivisa, decente e ragionevolmente egalitaria secondo i modelli sociali di maggior successo e più duraturi, col che io intendo un impegno ai più profondi principi politici che Keynes stesso sosteneva e anche a una comprensione del fatto che dovremmo utilizzare la storia come guida a ciò che ha funzionato e a ciò che non ha funzionato.

E, settimo: la ricostruzione degli strumenti del potere pubblico – il potere di spendere, il potere di tassare, il potere monetario e il potere di regolamentare – in modo da perseguire efficacemente questi obiettivi con sistemi democratici di pesi e contrappesi per evitare che le nuove istituzioni finanziarie siano prese in ostaggio da forze predatrici.

Non fingerò, come fece Keynes, che nulla intralci il cammino se non pochi vecchi gentiluomini in redingote che chiederebbero soltanto di essere abbattuti come nove birilli e che potrebbero godere della cosa.
"

24 commenti:

  1. Salve quarantotto, ho letto con attenzione il tuo post, e a dire il vero, una dei primi pensieri è stato sui costituzionalisti nostrani, perché i primi prodromi di quello che oggi accade vengono da lontano.
    Possibile che il disegno ordoliberista è stato così strisciante che nessuno se ne accorto? Io non so se c'è stato qualcuno che anni fa ha lanciato un qualche tipo di allarme, sulla pericolosa deriva democratica attualmente in corso in europa, e in special modo in Italia.
    L'unica concessione che possiamo fare ai nostri "intellettuali", e forse dovuta al particolare tipo di strategia adottata dalle forze ordoneoliberaliste, particolarmente subdola e lenta, la quale sta subendo una accelerazione paurosa negli ultimi 2 anni circa.
    Tuttavia noto con sommo dispiacere, rabbia ( so di non essere un cane, ma non mi viene in mente altro ) e delusione, che nonostante ora le cose siono molto più chiare ( credo che nessuno possa contestare questo assunto ), i nostri "bravi" intellettuali, nel lanciare un appello alla pericolosità delle decisioni che saranno prese, ancora non siono espliciti nel denunciare la situazione dandole nome e cognome.
    Trovo che la guerra in atto tra ordoliberismo e umanesimo, vede la prima vincere molte battaglie, e sembra procedere incontrastata verso la vittoria, come si evince dai danni e dall'effettivo peggioramento della qualità della vita di milioni di persone.
    Spesso penso, che i nostri principali nemici siamo noi stessi, e lo siamo quando ci ostiniamo a non voler capire quali siano i nostri veri avversari ( il grande capitale transnazionale ), e credo che al punto in cui siamo l'unica spiegazione possibile, possa fornircela la psichiatria, la scienza dello studio dei disturbi mentali. Quando ho sentito parlare monti, per citare un nome, e nel riascoltare ciò che ha detto, non posso non pensare che alla base di certe convinzioni, ci siano particolari disturbi legati al rapporto che ha con lui stesso e soprattutto con gli altri, questi ultimi ( noi ) visti solo come dei numeri.
    Le persone sono un opportunità e non un problema da risolvere con qualunque mezzo, e la mancanza di un vero approccio umanistico ( il vero problema ), distorce la visione delle cose.

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    1. Non Chiederci La Parola

      Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
      l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
      lo dichiari e risplenda come un croco
      perduto in mezzo a un polveroso prato.

      Ah l'uomo che se ne va sicuro,
      agli altri ed a se stesso amico,
      e l'ombra sua non cura che la canicola
      stampa sopra uno scalcinato muro!

      Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
      sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
      Codesto solo oggi possiamo dirti,
      ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

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    2. Il nostro primo problema siamo noi stessi, concordo, una spiegazione psicologica del negare l'evidenza da parte di interi popoli ci deve essere.
      Di fronte all'italiano comune che soffre esclusivamente drammatici svantaggi da € e UE e pure persiste nella spiegazione autorazzista e a chiedere più Europa, mi domando quanti danni abbia fatto l'educazione famigliare che abbiamo ricevuto da 40 anni a questa parte.
      Il senso di colpa, la mancanza di autostima, mi sembrano le soli basi che a livello individuale possano consentire l'autorazzismo associato alla paralisi della pecora al macello che contraddistingue tanti di noi. Non ne farei una questione di "cultura" e livello di istruzione, conosco molti no€ con la terza media e tanti fanatici euristi con laurea e dediti alle lettura dei classici. Non vedo nemmeno una correlazione stretta tra le conseguenze del disagio economico subito e ricerca delle cause prime della crisi. Mi interrogo allora su quale patrimonio di autostima - intesa come capacità di porre in crisi convinzioni radicate su cui si è investito a livello personale per formarsi una diversa e meno contraddittoria visione della realtà (a partire dalla ricerca, studio e confronto delle fonti, a tutti i livelli) al fine di modificare i propri comportamenti ed incidere nella realtà stessa, resistendo nel contempo alle pressioni ad ri-uniformarsi alla maggioranza - possano contare molti di noi, e sul ruolo fondamentale della famiglia in questo senso. Ho dei figli piccoli e non vorrei sbagliare; vorrei crescessero come individui liberi e coraggiosi.

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    3. Chiara ped.
      La domanda che mi e vi pongo è:
      E' vero che noi siamo piu' istruiti dei nostri nonni, ma siamo anche piu' colti? (dove per colti, intendo consapevoli) dei nostri nonni?

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    4. @chiara ped
      Trovo utili alcune osservazioni di Chomsky. In particolare gli ultimi due punti dell'abbastanza famoso decalogo delle strategie di manipolazione.
      L'auto-colpevolizzazione è diventata uno standard in tutte le manovre di predazione finanziaria internazionale, come ricordato da Ha-Joon Chang in "Bad Samaritans".
      Sul punto 10 basta ricordare che la psicologia transazionale fa parte del bagaglio base di ogni buon venditore.
      Altra osservazione interessante si trova qui e riporto alcune frasi:
      "E’ quindi necessario creare una cornice che delimiti un pensiero accettabile, racchiuso entro i princìpi della religione di Stato. Tali principi non devono necessariamente essere affermati, anzi, sarebbe meglio darli per scontati, come implicita cornice del pensiero pensabile. (grassetto mio) I critici rafforzano questo sistema accettando senza discussione tali dottrine e limitando le proprie critiche alle questioni tattiche che sorgono al loro interno. Se i critici vogliono ottenere il rispetto ed essere ammessi al dibattito, devono accettare, senza fare domande, la dottrina fondamentale... Se persino i critici più severi adottano queste premesse senza discuterle, allora l’uomo comune potrebbe chiedersi, chi sono io per dissentire? Più la disputa ... si inasprisce, più si rinsaldano le dottrine della religione di Stato, ed è proprio a causa del loro notevole contributo al controllo del pensiero che i critici sono tollerati, anzi onorati, perché si attengono alle regole".
      Ho l'impressione che se alcuni critici rischiano di non attenersi alle regole, arrivino prontamente le intimidazioni, personali e pubbliche.
      Per l'indicazione di Chomsky sono debitore di Pietro Piu.

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  2. Mi son riletto l'interessante scambio di commenti su vH in Goofy (22.7.2013), e mi sembra che la differenza di posizioni sia più da attribure alla diversità di punti di osservazione, ossia più verso il vH "economista" (istwine), o più verso il vH "epistemologo" (48). Nel secondo si può intravedere, più che nel primo, l'impostazione "immanentistica" di cui parla questo post, che si può derivare da una filogenesi che può risalire a Hobbes e ai fisiocratici (vedi L. Dumont di "Homo aequalis" e Hannah Arendt di "Vita Activa", Agamben de "Il regno e La gloria", E. Stimilli de "Il debito del vivente" ma anche qualche parte di "Dialettica dell'illuminismo", solo per citare una piccola selezione). Mi pare indubbio che il vH epistemologo (e le sue applicazioni "sociali") vada proprio nella direzione indicata da questo post, anche se, forse, non è immediatamente evidenziabile, data la vastità la multiformità dell'opera di vH.
    Comunque, tutto questo pippone era per dire che mi trovo in sintonia col percorso teoretico dipanatosi in questo blog, che è un ottimo strumento epistemico, non solo per comprendere la situazione attuale, ma anche per prevederne gli sviluppi (almeno secondo una logica lineare. Per i vari "effetti farfalla" che potranno verificarsi, è, ovviamente, impossibile)

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  3. I suoi scritti mi fanno sempre riflettere molto unitamente ai commenti . In questo caso, in particolare il commento del Sig. Gianni Ciardiello mi ha fatto pensare e collegare cio' che egli scrive al libro "MASSE E POTERE " di Elias Canetti, che credo dovro' rileggere per le connessioni sul tema. Infatti da li' si evince che " Il potente, , considera gli altri uomini come a sé sottoposti, li considera alla stregua di animali, di un gregge, e il suo scopo sarà quello di sfruttarli, incorporarli, anche quando egli negherà di sfruttare e “digerire” i suoi sudditi.". http://brunocorino.blogspot.it/2012/04/massa-e-potere-di-elias-canetti-o-della.html. Cordiali saluti ed ancora grazie .

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    1. Centrato.Brava.Sono le élite che si sono ribellate ai popoli.Anche Lasch Christopher La ribellione delle élite. Il tradimento della democrazia.Datato (2001),ma vivendo negli USA,in progres ha previsto quello che Lei afferma.

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  4. Gli ideali della Costituzione non moriranno con lei. Umiliata e resa lettera morta da collaborazionisti meschini, antiumani. Prima essi vengono identificati con ciò che hanno fatto e selezionati dalla Storia, meno danni faranno. In loro il tradimento è formale, sostanziale e spirituale, e l'opposizione nasce dai singoli, che siano giuristi, economisti o pescivendoli. Il nostro no nasce nei budelli dell'anima, ognuno gli dona una propria voce. So che l'Italia non morirà.

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    1. Concordo, la Costituzione non può morire e non morirà sino a quando ci saranno persone, come voi e l'autore del blog, si porranno se il loro agire è corretto e ispirato agli ideali della nostra carta.
      Perché nasce con noi, da quegli uomini e donne che tengono al loro rispetto e dei loro simili ( e non solo loro ) e sanno che leggi giuste sono quelle che sono inclusive del maggior numero di persone possibili nel conseguimento del benessere individuale e sociale.

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    2. L'hai detto "gli ideali della nostra Carta" che poi, però, sono obblighi di fedeltà alla democrazia che si sono persi nella melassa di ben altri ideali propinati da un'implacabile propaganda (basta aprire un giornalone e vedere un editoriale a caso sulle loro "riforme")

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    3. Proprio dette articolesse stanno cambiando di tono: " Renzi deve fare le riforme, ma... Ma quando le fa? E poi puzza un po' di merda!" Come se la realtà si fosse già sganciata dal ruolino di marcia loro propinato anzitempo.

      E in effetti... Così badoglianamemte inizia a sembrare...

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  5. RISPOSTA A TUTTI I COMMENTATORI.
    Sinceramente sono commosso.
    Anche (e forse proprio) in mia assenza il livello del dibattito è fantastico. Voi tutti avetre le chiavi della vostra stessa speranza e riuscita nella liberazione.
    E credo di poter dire (non senza orgoglio) che un luogo di discussione come questo sia "virale" (forse è un brutto termine ma tant'è)...Cioè esprime concetti e percorsi critici capaci di espandersi nel sentire comune.
    UN GRAZIE SENTITO

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  6. Reduce da una delle omelie di Gramellini (mia moglie guardava "che tempo che fa"), tra le più squallide, ipocrite ed ignoranti, contro chi si oppone al cambiamento della Costituzione voluto da Renzi (ti fa rivalutare la TV irachena dei tempi di Saddam), rispondo alla risposta:

    sono io che ringrazio te, 48. Non ci fossero state persone come te ed Alberto, adesso stavo a dare retta a quella gente lì. Ad umiliare il mio paese, me stesso, e la memoria dei miei bisavoli antifascisti.

    Un grazie ancora più sentito.... a te! :-)

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    1. mi accordo a questo messaggio al 100%. Io pure sarei stato un altro rimbecillito stile Ballarò.

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  7. IN MEZZO AD UN POLVEROSO PRATO

    A volte, i significati della parola stimolano il pensiero.
    A volte, i sensi della parola aprono orizzonti e prospettive.
    A volte, le ragione della parola comunicano il “sentire” al dialogo.
    A volte, i suoni della parola sono semplici presenze umane.
    A volte, ...
    Altre volte, quando il significato, il senso, la ragione, il suono della parola smarriscono i significati, i sensi, le ragioni, i suoni rimane, con umiltà, da rinnovare quel “sum ergo cogito” che afferma “quello che non siamo e di quello che non vogliamo”.
    Che altro da esprimere se non gratitudine a quelli che, grazie ai tanti ’48 the knights, che caparbia/mente, sapiente/mente, umana/mente continuano a seminare, coltivare, allevare, proteggere i significati, i sensi, le ragioni, i suoni della parola nel “mezzo ad un polveroso prato”.

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    1. Ma no Poggio. questo - e tu lo sai bene- è un lavoro in collettivo; insieme seminiamo, coltiviamo, proteggiamo e nutriamo la speranza di non diventare mai ciò che non siamo e ciò che non vogliano

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    2. Beh, allora beccatevi con questa ... ;-)

      No man is an island,
      Entire of itself,
      Every man is a piece of the continent,
      A part of the main.
      If a clod be washed away by the sea,
      Europe is the less.
      As well as if a promontory were.
      As well as if a manor of thy friend's
      Or of thine own were:
      Any man's death diminishes me,
      Because I am involved in mankind,
      And therefore never send to know for whom the bell tolls;
      It tolls for thee.

      John Donne (1572-1631)

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    3. E invece siamo esseri insulari :-) ma anche capaci di risonare insieme quando la luce della conoscenza accende la vibrazione della consapevolezza...Come campane che si chiamano verso lo Spirito dell'Uomo.
      Donne implicava quel modo di guardare a se stessi senza ignorare che siamo tutti mortali e che per tutto il genere umano questa è una strada da percorrere condividendo questo mistero...Invece che nella miseria antiumanista di coloro che negano la propria mortalità odiando e sentendosi migliori degli altri esseri umani...
      Grazie, bella e appropriata citazione

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    4. Della mortalità, J Donne ha scolpito l'ultimo sermone magicamente "salvato" dalle fiamme di Londra per ritoccare, ancora dopo secoli dopo, i bronzi di Hemingway.
      Che siano, forse, anche questi ... frattali?
      ;-)

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    5. Sicuramente sono frattali, frattali della "rotonda verità" parmenidea:

      "And new philosophy calls all in doubt;
      The element of fire is quite put out;
      The sun is lost, and th’ earth, and no man’s wit
      Can well direct him where to look for it.
      And freely men confess that this world’s spent,
      When in the planets, and the firmament
      They seek so many new; they see that this Is crumbled out again to his atomies.
      ’Tis all in pieces, all coherence gone,
      All just supply, and all relation.
      Prince, subject, father, son, are things forgot,
      For every man alone thinks he hath got
      To be a phœnix, and that then can be
      None of that kind of which he is, but he.
      This is the world’s condition now, and now
      [...]
      ’Tis now but wicked vanity, to think
      To colour vicious deeds with good pretence,
      Or with bought colours to illude men’s sense.
      Nor in ought more this world’s decay appears,
      Than that her influence the heaven forbears,
      Or that the elements do not feel this.
      The father or the mother barren is;
      The clouds conceive not rain, or do not pour,
      In the due birth-time, down the balmy shower;
      Th’ air doth not motherly sit on the earth,
      To hatch her seasons, and give all things birth.
      Spring-times were common cradles, but are tombs,
      And false conceptions fill the general wombs."

      An anatomie of the world. The first anniversary

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  8. Ciao Qurantotto un grande grazie a te, non ho nulla da aggiungere alla discussione, l'unico concetto che vorrei rinforzare è :" se la Costituzione Democratica cade a terra e viene calpestata, ci sarà sempre un gruppo di persone che saprà raccoglierla ed innalzarla più in alto di prima".

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    1. Mauro qui, lo sai, sei a casa tua e il percorso del blog è perciò anche il tuo

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  9. https://www.youtube.com/watch?v=ePv9V_GsTbU

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