domenica 11 gennaio 2015

I MISTERI DEGLI APPALTI - 2 ( "a several case history")

 


L’Antitrust italiano indaga su Apple, Google, Amazon e Gameloft


Seconda parte della rassegna di Sofia su appalti, strutture oligopolistiche, risparmi (veri o presunti) e politiche industriali (?), con risparmi "controintuitivamente" e misteriosamente realizzabili mediante la spesa pubblica tagliata e orientata...alla importazione.

Facendo seguito al precedente post introduttivo potranno essere meglio esaminate le dichiarazioni contenute nei due articoli pubblicati su Il Messaggero e di seguito riportate (evidenziate in neretto-corsivo). 
Tenendo presente che i due articoli (il primo sull’acquisto dei famosi rotoloni a 17 euro e il secondo con l’intervista a Casalino, Amministratore delegato di Consip) erano appositamente posti a confronto da un lato per evidenziare probabili forme di illegittimità della gara del Ministero della Difesa (senza che, però, il giornalista facesse qualche opportuno approfondimento e senza porsi neppure una delle domande che sarebbe stato necessario porsi), e dall’altro per esaltare l’efficacia del sistema Consip e di come, nonostante ciò, sia costantemente eluso dalle amministrazioni (anche in questo caso esponendo con enfasi dati e numeri senza alcun sostegno scientifico o almeno con dati verificabili).

Quando poi, all'efficacia della Consip, siamo veramente certi che lo stesso Stato ci creda? Perchè se da un lato il legislatore (col decreto milleproroghe) ha stabilito che Consip continuerà a percepire, anche per l’anno prossimo, i finanziamenti per le attività collegate al programma per la razionalizzazione degli acquisti, dall'altro ha rimandato alla fine del 2015 il termine entro il quale Consipdovrà rendere operativa la riduzione del personale impiegato nella pubblicaamministrazione.
Insomma, alla Consip vengono dati gli strumenti finanziari per portare avanti il programma di potenziamento delle sue funzioni, ma nel contempo gli viene imposta la riduzione del personale per attuarla
E  se questo accade probabilmente è perchè il sistema Consip non è così "efficiente" come potrebbe sembrare e in essa si devono ridurre gli sprechi e apportare tagli al pari delle altre amministrazioni (compresi quelli al personale evidentemente ritenuto in sovrannumero). 
Ipotesi che appare plausibile anche alla luce del fatto che le assunzioni in Consip non evvengono per pubblico concorso, ma attraverso una procedura di valutazione e selezione in base ai curricula. Anomalia non da poco, se si considera che Consip è una società per azioni del Ministero dell'Economia e delle Finanze e come "mission" ha quella di attuare la maggior razionalizzazione di una attività a sua volta pubblica, quale è quella di concludere i pubblici acquisti, operando perciò su un piano che sarebbe difficile non definire di "funzione pubblica".
1) alla Gara d’appalto che è stata aggiudicata al prezzo di 17 euro a rotolo, ha partecipato una sola impresa.
In base alle mie limitate capacità e possibilità di approfondimento, su questo aspetto occorre fare due osservazioni.
In primo luogo, poiché il provvedimento di aggiudicazione è on-line, è stato facile verificare che il Ministero, per questa fornitura, avrebbe potuto effettuare una gara c.d. “in economia” (art. 125 e seguenti del Codice degli appalti) che, addirittura, consente, per importo sotto i 40 mila euro, l’affidamento diretto (sostanzialmente l’amministrazione può decidere con amplissimi margini di discrezionalità a quale impresa richiedere la fornitura); nel caso, ha invece proceduto ad una regolare gara di appalto "ristretta" (un tempo detta "licitazione privata"), ai sensi dell’art. 55 del Codice degli appalti  che prevede, dopo la pubblicazione dell’avviso, che molti operatori economici possono richiedere di partecipare alla gara stessa (offrendo prezzi diversificati in competizione tra loro), aumentando la probabilità che il prezzo di aggiudicazione sia il più basso tra quelli offerti. 
Questo vuol dire che il Ministero si era autovincolato a rispettare una disciplina molto più complessa e "concorrenziale" (cosa che solitamente non farebbe il malintenzionato che vorrebbe le mani libere).
Pare anche che il Ministero abbia fornito dei chiarimenti in merito al tipo di rotoli in questione, che non sono propriamente da assimilare a quelli ad uso domestico, per cui l’enfasi posta sul prezzo di ciascun rotolo potrebbe essere del tutto immotivata.
Inoltre, vengono tanto esaltati gli acquisti tramite Consip e questo rappresenta proprio un caso in cui parrebbe che tali beni non rientrino nell’ambito delle convenzioni Consip. Allora perché porre i due articoli a confronto?
Ulteriori elementi non sono accertabili se non con opportuni strumenti, ma certamente il giornalista non si è posto la domanda più rilevante: come mai alla gara c.d. ristretta si sono presentate solo tre ditte quando invece l’appetibile (cioè asseritamente "molto elevato") prezzo posto a base di gara avrebbe dovuto/potuto attrarre molte più imprese, con la concreta possibilità di abbassare notevolmente il prezzo offerto? 
Avevano forse fatto richiesta di partecipare alla gara molte più imprese e queste non sono state invitate a partecipare da parte del Ministero? 
E nel bando forse non era contenuta la clausola che impedisce l’aggiudicazione nel caso si presenti una sola offerta valida (che avrebbe impedito, nel caso di specie, l’aggiudicazione alla sola ditta rimasta in gara a un prezzo asseritamente svantaggioso)?
Qui non si vuole difendere l’operato del Ministero né quello della Consip, ma semplicemente evidenziare come, riportare una notizia nel modo in cui è stata riportata, non basta a fare corretta informazione; quantomeno non dimostra la irregolarità della procedura.  

2) Siccome sono centomila gli impiegati pubblici senza preparazione professionale che possono effettuare acquisti per conto dei 32 mila centri di spesa delle amministrazioni, allora ci sono 100 mila casi di rotoloni d’oro.
Non solo si dichiara esplicitamente - nell’ottica di rappresentare tutto il mondo del pubblico impiego come una massa di ignoranti, pigri, e corrotti, così che le politiche di deflazione salariale e il progetto di estensione del job act sia accolto con soddisfazione - che tutti i dipendenti pubblici che si occupano di appalti sono privi di preparazione professionale (il che non è assolutamente vero perché la formazione sulle gare di appalto è tra le più diffuse all’interno delle PA), ma si dà anche per scontato che tutti quegli impiegati in tutti i centri di acquisto provvedano ad acquisti con prezzi spropositati
Mi pare un’affermazione un po’ semplicistica di fronte al fatto che quei 32mila centri procedono non in base all’esercizio di un libero arbitrio, ma in base alle regole rigidissime delle gare di appalto; gare che sono sottoposte anche al successivo controllo giurisdizionale. E i centomila impiegati, laddove con il loro operato comportassero danno erariale (e tale è un acquisto effettuato a prezzi spropositati o abnormi), sarebbero assoggettati al giudizio di responsabilità della Corte dei Conti.

3) Vi sono resistenze delle imprese, poco avvezze alla concorrenza, che hanno fatto fare poca strada alla Consip (ma verso la fine dell’articolo invece sostiene che le imprese non vedono più Consip come fumo negli occhi e che Consip aumenta la concorrenza). Le imprese non vogliono competere e si difendono con i ricorsi a pioggia.
A parte la contraddittorietà insita in queste stesse dichiarazioni, non si riesce a comprendere come le imprese possano far fare poca strada a Consip
a) Poiché Consip è una centrale di committenza privilegiata, e lo è sempre di più grazie agli ultimi interventi normativi che impongono alle amministrazioni di ricorrere alle convenzioni Consip, mi pare piuttosto evidente che le imprese ambiranno ad entrare  nel circuito, perché avranno maggiori probabilità di vedersi aggiudicati gli appalti;
b) se pure alcune imprese decidessero di non partecipare al sistema di Consip, le gare da questa bandite si svolgerebbero comunque (tutt’al più un minor numero di imprese, potrebbe determinare un prezzo – ad esempio - di acquisto di beni relativamente più alto). Lo stesso fenomeno si avrebbe se partecipassero poche ma grandi imprese rappresentative di quel sistema oligopolistico di cui si è detto nel primo post.
c) Mi sfugge il collegamento tra le imprese che ostacolerebbero la Consip e i "ricorsi a pioggia": si dovrebbe poter dire ciò solo se la percentuale di aggiudicazioni, e prima ancora di esclusioni delle offerte, impugnate a seguito della gestione CONSIP, risultasse superiore alla percentuale di ricorsi contro le aggiudicazioni-esclusioni in precedenza gestite con i metodi decentrati delle stazioni appaltanti "diffuse". 
Inoltre dubito che esistano ancora i "ricorsi a pioggia", visto che in materia di appalti la legislazione ha stroncato questo fenomeno con l’introduzione di contributi unificati, per chi vuole proporre il giudizio, pari a 6-8 mila euro, a cui si dovrebbero aggiungere le ulteriori spese e le competenze degli avvocati. 
Contrariamente a quanto si evince dall’articolo, nella stragrande maggioranza dei casi, poiché i fondi a disposizione sono pochi e  le c.d. "basi di gara", cioè i prezzi minimi di partenza su cui occorre poi offrire ulteriori ribassi, sono già molto più bassi che in passato, gli imprenditori, nell'attuale drammatica crisi da domanda privata (acuita dai tagli della spesa, cioè dalla dimnuzione della domanda, pubblica), partecipano con la prospettiva di ottenere bassissimi margini di profitto. 
In pratica, lo fanno solo per tenere in vita l’impresa, per non essere costretti a licenziare i dipendenti, per non fermare i macchinari, per continuare ad accumulare fatturati in specifici settori per importi rilevanti (requisito obbligatorio di qualificazione che occorre avere per partecipare a gare successive).  
Questi bassi margini di profitto (insieme alle enormi spese imposte dallo Stato per fare ricorso), disincentivano da tempo la proposizione di “ricorsi a pioggia”.
Inoltre la proposizione di ricorsi "a pioggia" spesso avviene in corrispondenza di cambiamenti normativi. L'attuale Codice degli appalti è ormai vigente dal 2006 e la Giurisprudenza ha risolto buona parte dei dubbi interpretativi delle nuove disposizioni, riducendo di gran lunga i ricorsi o i pretesti per proporli.

4) Le amministrazioni operano in regime di proroga (proroghe di contratti in corso, senza gare, acquisti fatti male, compri all’ultimo minuto senza programmare e senza progettare e senza competizione). In molti casi si procede a vista.
Proroga e rinnovo dei contratti di appalto in essere sono ormai vietati dalla legge (art. 23, comma 2, della legge 18 aprile 2005, n. 62, e art. 57, comma 7, del codice dei contratti pubblici d. lgs. 163/2006): non si comprende, quindi, perché se ne parli ancora come di un fenomeno generalizzato. 
Pare evidente, invece, che, - a seguito dell'introduzione delle nuove norme di divieto, e della ferma e tempestiva loro applicazione da parte della giurisprudenza- i casi di proroga - tranne le contraddittorie eccezioni poste, in determinate settori, direttamente dalle leggi!-, non potranno che essere limitati e sussistenti nei soli casi, residualmente consentiti, relativi al tempo strettamente necessario ad espletare le nuove gare. 
Appare altresì improbabile che ancora sussista una scarsa programmazione delle spese per la stipulazione di nuovi contratti, visto che le amministrazioni, da questo punto di vista (e con particolare riferimento alle gare), sono tenute al rispetto di regole rigidissime: queste prevedono non solo una programmazione triennale, ma anche annuale: cioè di adeguamento/aggiornamento, dovuto spesso all'irrompere di nuovi tagli dei capitoli di spesa rispetto agli esercizi precedenti. In altri termini, le PA devono anticipatamente indicare di quali acquisti di beni e servizi, (o anche di quali esecuzioni di lavori ed opere pubbliche) ritengano di aver bisogno e quali tipo di gare intendono espletare.
La mancanza di competizione (“si procede a vista”), poi, è impossibile, se non in pochissimi casi e spesso in ragione dell’urgenza o della particolarità dei prodotti da acquisire, vista la rigidità delle norme europee che impongono la massima competitività e  la massima partecipazione dei concorrenti. A meno che non si volesse denunciare una diffusa e sistematica violazione della disciplina "europea" sugli appalti, fenomeno che in Italia non risulta di certo: tanto che ha, invece, dato luogo proprio al proliferare dei ricorsi giurisdizionali, certamente incentivato dalla complessità delle normative imposte dalle direttive UE.

5) Le amministrazioni non vogliono perdere il potere di gestire gli acquisti in proprio
Ciò è in contraddizione con quanto viene detto subito dopo: cioè che Consip è passata da 3,4 miliardi gestiti nel 2010 a 19 miliardi gestiti nel 2014, per un totale di 40 miliardi negli ultimi anni.
Anche queste affermazioni parlano da sole.

6) Prezzi concordati Consip comportano risparmi del 20% e quindi nel 2014 sono stati risparmiati 8 miliardi (0,5 del Pil).
Anche in questo caso le cifre vengono "dichiarate" senza alcun supporto di dati e prove concrete.
Anche da ricerche effettuate è stato difficilissimo trovare dati che sostenessero questa tesi.
E, infatti, l’attività di rilevazione è stata avviata solo a seguito del decreto del MEF del 23.9.2014 (e quindi non esistono ancora dati realmente affidabili). In base a questo decreto, che ha dato avvio all’attività di rilevazione dei dati,  dovranno essere rilevati ed elaborati i prezzi dei principali beni e servizi acquisiti dalle amministrazioni aggiudicatrici, con la comparazione, su base statistica, tra questi ultimi e i prezzi di mercato.

L’unico altro documento rinvenuto attiene alla Rilevazione Dei Prezzi Relativi A Beni E Servizi Per Le Pubbliche Amministrazioni anno 2013 che evidenzia le percentuali di risparmio tra acquisti ordinari con gara delle PA rispetto agli acquisti  Consip.
Anche a non voler mettere in discussione la maggiore economicità degli acquisti Consip che ne risultano - se pure il metodo di rilevamento, immagino, risulti quasi incomprensibile alla maggior parte dei comuni mortali - questo documento  nulla ci dice sulla qualità e durevolezza dei beni rispettivamente acquistati, e cioè se fossero significativamente comparabili nelle due serie di acquisti, anche in relazione ad ulteriori aspetti che non fossero il solo prezzo più basso. 
Ad esempio: qualità dei materiali, possibilità di sostituzione del prodotto in presenza di vizi o difetti del prodotto o anticipata obsolescenza o logorio ecc. Si tratta di aspetti non indifferenti, dal momento che spesso riescono ad assicurare un prezzo più basso proprio i prodotti esteri, che usano processi industriali e materiali che rendono il risultato meno durevole e funzionale.  
Quando, invece, l’unico sistema credibile di rilevamento  pare essere proprio quello adottato con il DM del MEF su citato (che se è stato introdotto solo ora, evidentemente, non esisteva prima e non è stato adottato nelle rilevazioni comparative con gli acquisti Consip di cui sopra).
E se i dati fossero realmente corretti, allora, perché centinaia di dipendenti e amministrazioni lamentano che i prezzi Consip sono spesso più alti? 

L’unica spiegazione verosimile sembra proprio essere il meccanismo descritto nel primo post: concentrare gli acquisti in  un’unica centrale di committenza - a causa degli importi ben maggiori delle gare indette a livello centralizzato, con le già evidenziate conseguenze sui più elevati requisiti di partecipazione che ne derivano in base alla disciplina "europea" (acuendo l'esclusione di settori sempre più ampi di piccole e medie imprese)- significa determinare una  struttura naturalmente oligopolistica dell'offerta a cui si rivolgono le gare centralizzate, con conseguente inevitabile incorporazione delle rendite oligopolistiche nelle tariffe e nei prezzi ed in ogni tipo di corrispettivo. 
A questo fenomeno è del tutto omologo quello, altrettanto agevolato dalla struttura oligopolistica dell'offerta, per cui si abbassano (leggermente) i prezzi, ma si forniscono beni di qualità e durevolezza minori, che incorporano comunque la rendita, cioè il sovrapprezzo rispetto a quello risultante dal costo marginale

L'amministrazione, cioè, apparentemente sembra risparmiare, ma in realtà diviene potenziale acquirente di beni (e servizi) di scarsa o minor qualità rispetto al passato, a prezzi di cui non può dimostrarsi nè la convenienza obiettiva rispetto al prezzo di mercato (occorrerebbe, infatti, un'attenza rilevazione di quest'ultimo su beni rigorosamente omogenei e comparabili), nè la significativa convenienza "relativa", cioè rispetto agli acquisti precedenti (che, cioè tenesse conto dei rispettivi costi complessivi della transazioni di acquisto, scontando aspetti a valle del mero momento conclusivo del contratto - ove si privilegia la sola diminuzione del prezzo- quali qualità, durevolezza e concreta funzionalità).
D'altra parte è innegabile che prodotti quali sedie, scrivanie, fotocopiatrici ecc, non sono tutti uguali e la convenienza non sta solo nel prezzo, ma anche nel costo e nella frequenza della manutenzione, nel costo dei materiali di consumo o dei pezzi di ricambio, nella possibilità di poter riparare o sostituire solo la parte difettosa piuttosto che dover provvedere a sostituire o ricomprare l'intero prodotto.
Così come assai improbabile appare che Consip, limitando i propri compiti all'acquisto di beni o servizi ed essendo strutturalmente e organizzativamente a ciò destinata, si occupi (successivamente a detto acquisto) di aspetti come quelli evidenziati (comprese le eventuali azioni legali per far valere vizi della cosa, azioni di recesso o risoluzione contrattuale, esecuzione di eventuali penali e gestione di azioni risarcitorie).
7) Se tutte le amministrazioni uscissero dal sistema rotolone d’oro gli italiani pagherebbero 25/30 miliardi di tasse in meno e anche cifre superiori.
Anche qui, cifre libere all’arrembaggio. Se è vero che dal 2010 la Consip ha gestito una così alta mole di appalti e che ciò abbia comportato "per definizione"  una così ingente e crescente quantità di risparmi, allora avremmo dovuto già avere una diminuzione delle tasse. Ma l’affermazione è semplicemente smentita dai fatti.

8) Un progetto del governo vuole portare i centri di acquisto da 32 mila a poche decine.
Questo non farebbe che accelerare il processo di incentivazione della struttura oligopolistica dell'offerta a cui si è accennato. Quindi se da un lato si avrebbero dei risparmi con la diminuzione delle centrali di committenza o dei centri di acquisto (diverse spese burocratiche, oneri per le commissioni di gara e dipendenti specializzati in appalti, spese legali per le consulenze necessarie alla predisposizione degli atti di gara o per le fasi successive…), dall'altro detti risparmi potranno anche rivelarsi ben poca cosa rispetto all'aumento dei prezzi e delle tariffe che deriva dal consolidarsi della struttura oligopolistica stessa, o per la stessa ragione, in termini di costi complessivi (inclusivi di assistenza e manutenzione) per l'amministrazione. Ed infatti, in una struttura oligopolistica dell'offerta diviene prevedibile il fenomeno dell'acquisto di beni di diminuita qualità che l'oligopolista sarà disposto a vendere su prezzi diminuiti rispetto a quelli dei beni precedentemente acquisiti dall'Amministrazione stessa, senza rinunciare al "volume" (ovvero quota di mercato) che contraddistingue la sua posizione, ma agendo sui costi (tra cui quello del lavoro) che può più agevolmente aggiustare verso il basso pur continuando a incorporare la rendita nel prezzo del prodotto di inferiore qualità e funzionalità.

9) Le  centrali di acquisto riducono la corruzione
Anche qui, sfugge il collegamento
Quale potrebbe essere la differenza tra un appalto eseguito da un ministero e uno eseguito da Consip in termini di un eventuale fenomeno di corruzione? 
Inoltre l’accentramento delle centrali di acquisto non scalfisce affatto la corruzione, e la penetrazione mafiosa, che spesso si annida nella fase esecutiva del contratto che resta comunque affidata alle migliaia di stazioni appaltanti (non a caso le nuove direttive europee 2014/24/UE e 2015/25/UE per la prima volta raccomandano la introduzione di norme che attengono proprio alla fase esecutiva del contratto). Esistono tra l’altro, anche opinioni nel senso che la concentrazione, nelle mani di un solo soggetto decisore, del potere di movimentare grandi somme di denaro pubblico lo espone fatalmente a forti pressioni corruttive ed a non meno forti tentazioni concussorie.
E comunque, in che modo Consip è in grado di garantire la mancanza di bandi fatti "su misura", il mancato inserimento di specifiche tecniche per favorire alcune imprese, assegnazione di punteggi a requisiti tecnici che fanno da sbarramento (ecc)?

10) Le centrali di acquisto ammodernano e aiutano a sfruttare economicamente le immense ricchezze pubbliche
L'affermazione, proposta in questi termini, risulta oggettivamente poco comprensibile e apodittica: sarebbe meglio chiarire come, in termini concreti e comprovabili, si intenderebbe realizzare tale ambizioso obiettivo con la sola gestione di scquisti di beni e servizi.

11) L’attività della Consip è uno strumento efficace di politica industriale, aumenta la competitività e rende le imprese più efficienti, apre nuovi mercati moderni e grandi, fa da piattaforma per l’export.
Qui mi piacerebbe sentire cosa ne pensa Cesare Pozzi, ma non comprendo, anche in questo caso, come faccia la sola Consip, senza essere affiancata da politiche pubbliche di sostegno alla domanda e di pianificazione e rilancio industriale, ad essere, essa stessa, uno strumento efficace di politica industriale; come faccia cioè ad aumentare la competitività delle imprese nazionali se alle amministrazioni pubbliche vengono tagliati sempre più fondi (tra l’altro) per gli acquisti e se, quindi, diminuisce (anche) la domanda pubblica e quindi la produttività delle imprese
Semmai, il continuo taglio della spesa pubblica corrente, con riflessi sulla stessa prosecuzione dei contratti in essere, è una politica più che "industriale", disoccupazionale.
Mi sfugge pure come le imprese, sempre grazie a Consip, possano diventare più efficienti: ma probabilmente l’idea di fondo è sempre quella che più grandi sono meglio è. 
E siccome Consip, contrariamente alle intenzioni formalmente dichiarate, tenderà a tagliare fuori molteplici piccoli imprenditori, privilegiando, anche nel tempo, la qualificazione di quelli che da soli posseggono requisiti di partecipazione molto elevati, ecco che far rimanere sul mercato poche ma grosse imprese equivarrebbe ad avere imprese efficienti. 
Anche il collegamento all’apertura di nuovi mercati mi sfugge e con riferimento all’export, vale esattamente il contrario: più le imprese che posseggono i requisiti legali per partecipare alle gare sono di grosse dimensioni, più è alta la probabilità che partecipino grosse imprese estere (piuttosto che PMI locali).
Queste ultime, o si trovano a produrre direttamente i beni acquistati dalla p.a. fuori dal territorio nazionale italiano, con conseguente aumento delle importazioni; ovvero, considerando il fatto notorio che le imprese italiane divengono controllate da gruppi stranieri con sempre maggiore frequenza, si verifica che, quand'anche la produzione possa, in parte, proseguire in Italia, - e non è detto- ciò avvenga sia su livelli occupazionali ridotti sia, comunque, col trasferimento all'estero di profitti e rendimenti dei capitali investiti in Italia.  
E questo, soprattutto se, le politiche economiche di questo Paese continuano a portare al completo smantellamento del sistema industriale italiano che rende sempre più difficoltosa la produzione di beni all’interno del territorio. 
Mi sembra d’obbligo precisare che al momento, le PMI riescono ad avere più facile accesso solo al Mercato elettronico del MEPA, gestito da Consip, che però attiene solo agli acquisti inferiori alla soglia comunitaria.

12) Il giornalista domanda come mai non decolla la convenzione Consip/Difesa del 2012 e Casalino riporta numeri che appaiono invece un grande successo: solo sul "piano sanitario "100 milioni di risparmio ogni anno.
Anche questo passaggio risulta apodittico e addirittura criptico, non comprendendosi la correlazione tra convezione con la Difesa e i risparmi del "piano sanitario"..

13) Casalino accenna ai Beni culturali: sostiene che L'Italia è "ricca" ma non sfrutta le sue potenzialità, sostiene che Consip sta effettuando gare per concessioni e gestioni dei siti culturali e avrà successo.
Come al solito, quando non si hanno argomenti per spiegare quello che realmente accade nel paese, si ricorre al solito luogo comune che abbiamo la cultura, i beni archeologici, le opere d’arte, i monumenti, ma siamo incapaci di sfruttare questa potenzialità. Ovviamente nessun accenno al fatto che si tagliano da decenni le risorse economiche per farlo
Inoltre, proprio sulla gara Consip per i beni culturali sono già state espresse dagli operatori le medesime perplessità di questi 2 post: La parola d’ordine qui è “gestione integrata”, non solo dei servizi aggiuntivi ma anche di quelli di facility management, cioè i servizi agli immobili che vanno dalle pulizie alla sicurezza, passando dalla manutenzione. I soggetti che parteciperanno alla gara per l’accordo quadro non potranno che essere delle grandi Ati (associazioni temporanee di imprese), costituite da società di manutenzione e pulizie e dagli specialisti di librerie, bar e ristoranti e biglietterie. Dalla Consip non escludono che, nei limiti di legge, che si sono fatti restrittivi, sia possibile per le aziende ricorrere a subappalti, per coprire territori lontani dalle loro sedi. E ancora: "una perplessità più generale, che riguarda proprio la Consip: sarà in grado di gestire operazioni di valorizzazioni, se finora si è occupata prevalentemente di contenimento dei prezzi?...
"Una perplessità ulteriore riguarda il silenzio, finora, sugli investimenti che sarebbero necessari per accompagnare i progetti di valorizzazione dei musei"...
"Nel facility management c’è poco da limare rispetto ai contratti attuali. Inoltre il rischio è che imponendo certi standard ai musei minori ci siano diseconomie di scala piuttosto che economie di scala. È molto diverso pulire otto grandi musei rispetto a 80 piccoli...».

14) Casalino dichiara che, col Ministero dell'Economia e Palazzo Chigi, sta cercando di risolvere il problema dell’inatteso (?) taglio di fondi. Sostiene che fare politica industriale con gli acquisti pubblici e aumentare i risparmi richiede gare Consip...che fanno risparmiare 25 milioni ogni anno.
Ecco che si parla della mancanza di risorse (come facciano i tagli ad essere “inattesi” visto che sono puntuali e progressivi da 20 anni, non si sa). Aspettiamo di vedere come Casalino risolve questo problemino col Mef e Palazzo Chigi. Siamo fiduciosi. Solo dopo vedremo come riuscirà a fare politica industriale con gli acquisti pubblici e a risparmiare (visto che le due affermazioni sono in antitesi tra loro). E comunque i 25 milioni di risparmio, stanno cambiando le sorti dell’Italia (come abbiamo fatto a non accorgercene?) continuiamo pure così!

In conclusione, poi, così come dai due articoli traspaiono solo indizi sulla presunta bontà (esclusivamente in termini di risparmio, oltretutto) del sistema Consip, a me risultano altrettanti indizi sul fatto che le cose non stanno affatto come ci vengono raccontate.
A parte il fatto che in rete si rinvengono molte analisi perfettamente in linea con quanto detto in questa sede, è da segnalare che si trovano molte notizie di stampa su presunte irregolarità delle aggiudicazioni Consip, quantomeno poco chiare (spesso per importi altissimi) e che lasciano il beneficio del dubbio e che, non a caso, vedono coinvolte attività di indagine (oltre che penali) dell'Antitrust:   
4.     la fornitura di energia
8.     la gara per le auto blu
9.     la gara per i servizi di pulizia nelle scuole






14 commenti:

  1. Posso qui fare un commento sull'argomento del post precedente? (Purtroppo causa soverchianti impegni sono rimasto "indietro"). Stasera ho visto sul tgcom l'intervento di Bandassarri (che una volta si spacciava per economista) scagliarsi con violenza inaudita - cosi', da un giorno all'altro - contro il mondo musulmano. Sosteneva che sono rimasti a Lepanto, che con gli immigrati vogliono farci il cavallo di troia a parti rovesciate, e molto altro sempre con toni durissimi, per poi arrivare dove voleva andare: la creazione di una forza di oolizia europea, non piu' rinviabile sosteneva, il discorso era sempre chiaramente incentrato sull'europa che non ha una politica comune: piu' europa, insomma. Nulla: purtroppo continuano a sentirsi cosi sicuri che dicono in faccia cosa vogliono fare: chiaramente il mondo musulmano e' una scusa per creare una forza repressiva, da usare poi nei modi che riterranno necessari. Altro che musulmani ... e pare che il governo italiano e' all'avanguardia in questo "disegno" (sic). Quindi ecco uno dei risultati principali dell'attacco terroristico, che poi Parigi non e' forse casuale, per tutto quello che ha rappresentato la Francia, la marsigliese, e Parigi stessa sempre cosi' culturalmente all'avanguardia . Quindi siccome un nemico (Russia- Cina) non bastava, eccone un altro. E' pleonastico aggiungere che tutto e' dovuto al ruolo del dollaro.

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    1. Politiche comuni su sicurezza e investigazione ci sono già, e si è visto con quale spirito di cooperazione ed efficienza; v. artt.67-76 TFUE, con tanto di Comitato PERMANENTE istituito, ex art.70 TFUE, "in seno al Consiglio" (organo esecutivo e normativo supremo).
      L'Europol, a "sostegno" delle "polizie e servizi" dei paesi aderenti, nell'ambito della "cooperazione di polizia", è stata già istituita in base all'art.88 TFUE: tra l'altro, esplicitamente con funzioni di "prevenzione e lotta contro...il terrorismo".

      E' come il cooordinamento delle politiche economiche e sociali nella ricerca della piena occupazione: in UE le intendono sempre e solo come fa comodo a loro, cioè SOLO come flessibilizzazione massima del mercato del lavoro e qualche modesta politica supply side.

      Cosa volete che possano fare con Europol e intelligence varie in comune di più di quanto fatto dopo il 9/11 avendo come principio irrinunciabile e supremo il pareggio di bilancio, e cioè"ognuno paghi per sè"?

      In ogni modo, invocare ciò che c'è già, dimostra la consueta ignoranza dei trattati e la consueta mancanza di realismo su come sono nati e come li si vorrà sempre applicare...

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  2. ".....gli imprenditori, nell'attuale drammatica crisi da domanda privata (acuita dai tagli della spesa, cioè dalla dimnuzione della domanda, pubblica), partecipano con la prospettiva di ottenere bassissimi margini di profitto. In pratica, lo fanno solo per tenere in vita l’impresa, per non essere costretti a licenziare i dipendenti, per non fermare i macchinari, per continuare ad accumulare fatturati in specifici settori per importi rilevanti (requisito obbligatorio di qualificazione che occorre avere per partecipare a gare successive)....." = SACROSANTA VERITA' !!!!

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  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    1. Commenti plurimi contenenti insulti gratuiti non sono ammessi. Osservazioni apodittiche e prive di altro senso che non la autocelebrazione soggettiva svincolata dalle analisi contenute nel post non sono ammesse

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  4. Andiamo bene... Anche la censura... Non erano commenti nè offensivi e neppure apodittici. Lo sono invece i vostri richiami ad articoli di stampa scandalistici, poi smentiti dai fatti, senza citare nè le rettifiche, nè le smentite e senza neppure ascoltare tesi opposte.

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  5. Bellissimo post, Sofia.

    Sig. Carta, per quanto comprenda che ognuno difenda il proprio "pezzo di pane", è diventato veramente insopportabile chi difende la logica di un sistema che ci sta conducendo ad un disastro irreversibile... ma immagino che non sa neanche di cosa sto parlando.... troppo concentrato sulla sua scotta ciotola di riso.

    I richiami agli articoli di stampa sono bazzecole rispetto ai contenuti analitici di questi post.

    Ma per capirlo bisognerebbe avere gli elementi congnitivi minimi...

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  6. evidenzio soltanto che gli articoli di stampa inseriti alla fine del post sono stati considerati alla stregua di meri "indizi", soltanto uguali e contrari ai due articoli del Messaggero analizzati. Mi pare solo par condizio (senza contare l'analisi fatta che può essere o meno condivisa)

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    1. Questa persona non sa evidentemente comprendere nè il senso, nè il contesto, nè la valenza delle fonti che vengono citate per la piena conoscenza dell'argomento.

      Evidentemente, mentre strepita per la presunta censura su un blog privato, - che ha un filtro ai commenti determinato dal giudizio di pertinenza e di interesse scientifico, o almeno logico, di ciò che viene proposto dai lettori-, ritiene che dovunque compare lui tutti debbano inchinarsi al suo modo, molto soggettivo e personalizzato, di vedere le cose, assistito da tanta attendibilità autoproclamata.

      Qua ha sbagliato indirizzo.
      Quello che dice non è interessante ma solo la reiterazione all'infinito di un solo argomento: "non sono d'accordo perchè sì, perchè lo dico io che capisco tutto e gli altri non capiscono nulla...e lo ripeterò finchè non si adeguano alla mia scienza e autorità."

      Non vale la pena scomodarsi neppure a rispondere...E comunque non verrà più pubblicato (anche sa dà forte segno di essere animato da vis persecutoria di rara violenza).

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  7. Sig. Bazaar, abbia la cortesia di non insultare, altrimenti il moderatore NON le cancella il post, visto che cancella solo il mio critico. Se non fosse stato cancellato, su quel post vi avrebbe trovato gli argomenti che confutano la tesi assai discutibile qui esposta. Ma purtroppo non è possibile. E rimane vero che cercare di sminuire il lavoro che qualificati funzionari dello Stato fanno da anni per diminuire costi e corruzione nella spesa pubblica va contro il buon senso di cittadino. E non si tratta di difendere il proprio pane (sembra vero l'opposto, cioè che le gare di Consip abbiano tolto il pane a qualcuno...) ma solo la realtà ed il rispetto per chi dignitosamente fa bene il Funzionario dello Stato.

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    1. «...cercare di sminuire il lavoro che qualificati funzionari dello Stato fanno...»

      Effettivamente è l'occupazione principale del blog.

      Guardi, Carta, mi rimangio tutte le consideraizoni fatte: ha un acume fuori dal comune.

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  8. Ma poi, esiste 1 esempio, uno, di mercato oligopolistico dell'offerta creato o mantenuto dalla Consip?
    Perché a forza di teorizzare... si rischia di fare solo castelli di carta.
    Un esempio, lo faccia, NON LO HA FATTO IN 80 CM DI POST... un indizio lo dia.
    SE ESISTE.

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    1. Questo commento è l'attestazione del fatto che lei non ha compreso il post; lei non sa, evidentemente, nonostante le ampie spiegazioni fornitele, cosa determini la struttura oligopolistica dell'offerta e quali siano le dinamiche di tale struttura.

      Se non si è in grado di intervenire, non occorre farlo per motivi personali.

      Abbiamo capito: lei difende la sua posizione professionale e di lavoro. Non indaghiamo oltre.

      La sua sconclusionata polemica, fatta all'oscuro di una corretta comprensione dell'argomento, comunque finisce qui.
      Addio e vada altrove a vanagloriarsi e a fare insinuazioni, se la ammettono a commentare
      Qui non verrà mai più pubblicato.

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  9. "Certo di guasti ne facemmo anche noi: le gare grandi misero in difficoltà le piccole imprese e non fummo sempre bravi a controllare la qualità della commessa di fronte a sconti sproporzionati. [...] Certo è che Consip ha imparato dagli errori passati: le gare grandi non ci saranno, il nuovo decreto correttamente da grande stimolo alla creazione di tante Consip regionali, più vicine al territorio, con meno danni per le PMI. "

    Mi par di capire, che, nonostante l'elogio sperticato ed il vanto di risparmi "certifcati" (ma anche in questo caso non c'è alcun richiamo alle fonti), anche lo stesso Gustavo Piga, ex-presidente della CONSIP, qualche problematicità la abbia individuata (pur difendendo l'operato dell'istituto). Lo stesso Piga, lamenta peraltro una spending review poco orientata al mantenimento di un'autentica efficienza dell'apparato statale.


    http://www.gustavopiga.it/2012/la-mia-consip-e-quella-di-oggi-rimpianti-ricordi-speranze/

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