lunedì 2 febbraio 2015

IL CONTRO-VINCOLO ESTERNO E L'IPOTESI FRATTALICA- CONGETTURE, MUTMASSUNGEN, EIKASIES (εικασίες)- 2

Da Maastricht al Fiscal Compact, storia di un'Europa senz'anima

1. Il discorso "congetturale" avviato sulla questione Quirinale si allarga inevitabilmente a comprendere l'intera situazione dell'UEM (perchè alla fine dei conti solo l'area euro presenta i sintomi della follìa incorreggibile che sta creando la reazione a catena che non si può più fermare...per chi vuole e "può" capire).

Questa situazione di "scenario" ci porta ad alcune precisazioni preliminari:

a) la prima è che la congettura va compresa solo tenendo ben presente il "presupposto frattalico" a cui cerchiamo di tenere fede (in questo lungo inverno della "logica elementare"). Questo presupposto è stato enunciato qui e si condensa in una semplice formula: "chiunque sarà eletto, CHIUNQUE, si troverà inevitabilmente nella situazione di...Badoglio".

b) per chiunque avesse dei dubbi il concetto è stato ulteriormente chiarito qui:
"...navigandosi nelle acque che portano inevitabilmente a scoprire tutti i bluff del mainstream - ("pacatamente" ordoliberista nella monolitica facciata istituzionale italica ma, nei suoi meandri praticoni e liberisti tout-court, sordamente in preda al panico...che traspare dalla arrampicata sugli specchi del "flash" di Confindustria)- chiunque sia eletto è destinato a una sola cosa veramente prevedibile: a gestire l'impossibilità di nascondere ulteriormente al popolo italiano il fallimento e la sconfitta, senza via d'uscita, del regime tecno-autoritario e anti-democratico del "vincolo esterno".

 c) la dissimulazione della tragedia italiana passa solo per la grancassa liberista mediatica. Ma a forza di mentire hanno perso il contatto con la realtà e appoggiano una linea governativa disastrosa (e peraltro senza forze capaci di proporre una utile alternativa). Tutto ciò condurrà a un corto-circuito anche istituzionale: la prova a cui sarà chiamato il nuovo PdR è prevenire questa Caporetto (o debellatio nazionale come nel pre-25 luglio) essendo capace di avere una chiara visione delle sue effettive cause.

I tempi di reazione potrebbero però essere troppo lenti...il che ci dà la forte probabilità di un post 8 settembre altamente drammatico!"

 

2. Svolte queste premesse possiamo dare risposta a questo commento di Luca Tonelli:

"Sul sole24ore si dice addirittura che "Merkel per ora non vuole incontrare" l'abbronzato (ndr: vedremo poi che è Tsipras che non vuole incontrare). A conti fatti abbiamo una sconfitta dietro l'altra per l'ordoliberismo e la politica di aggressione ad est forse pensata da Obama come rimedio al crollo economico occidentale.

Che abbiano capito (almeno in parte) i propri errori?
Che siamo davvero al ventiQUATTRO luglio? tutti pronti ai nastri di partenza?
Nel qual caso, la vittoria di Syriza apparirebbe cmq più determinante di quanto non si pensasse. non può essere un caso la coincidenza temporale.

Unita appunto allo stallo dell'offensiva americana alla Russia....che grazie all'accordo swap yuan-rublo con la Cina sembra aver avuto ragione della speculazione. A mio parere è anche la paura di perdere i governi filoamericani "a prescindere", che si sono succeduti in europa negli ultimi 30 anni senza sosta, a dare il coraggio necessario ad Obama per fare finalmente il passo che va fatto. Della serie: "la Grecia va bene...la Spagna meno...la Francia NO!"
Di sicuro chi non ha capito e non vuole capire è la politica tedesca. Un caso di analisi che su cui bisognerebbe fare approfondite ricerche sociologiche. perchè una cocciutaggine del genere non si spiega solo con l'ossessione di mantenere una rendita.
"

 

3. Ebbene la risposta al "caso" (psicotico collettivo?) tedesco sta tutta nella convinzione di assoluta incontestabilità della visione ordoliberista, divenuta euro-internazionalista a sostegno di un mercantilismo troppo radicato per ricevere correzioni rapide, rese indispensabili dalla crisi che esso stesso ha pervicacemente imposto e prolungato. Come evidenzia lo stesso Munchau, (parlando di "decenni di indottrinamento ordoliberale"), facendo giustizia di tutti gli espertoni italici che quando sentono parlare di connessione inscindibile tra ordoliberismo a (dis)funzionalità dell'UEM, cadono dalle nuvole

Il problema, molto (e negativamente) italiano è che l'0rdoliberismo, per i motivi esposti nel post sopra linkato ("Verso la schiavitù"), è radicato storicamente e culturalmente ad un livello tutto italico: un misto di supponenza e di pigrizia culturale "provincialotta", callidamente autorazzista (ed originariamente sotto l'alibi di un altrettanto grossolano anticomunismo anti-keynesiano).

Tutto questo rende la classe dirigente italiana non solo incapace, ormai, di comprendere nell'attualità (al contrario di tedeschi come Munchau) le radici  autoctone "einaudiane" e "sturziane" dell'ordoliberismo (questa "memoria" appartiene a dei piccoli ristretti cerchi, peraltro sovraesposti mediaticamente...e sappiamo perchè), ma poi di collegarle al mercantilismo tedesco, completamente ignorato nei suoi effetti prioritariamente anti-italiani, trasposti nella costruzione €uropea.

 

4. Sul primo aspetto mi limito a citare questo eloquente passaggio che, com'è sempre preferibile, arriva dalla stessa parte (italiana) sostenitrice dell'ordo novus a matrice tedesca, innescato sulle "radici cristiane" e sulla dottrina sociale della Chiesa. Esso risulta, semmai ci fossero dei dubbi, totalmente eloquente:
"Röpke non condivide l'idea che si possa distinguere tra liberalismo, che disegna l'ambito politico e culturale, e liberismo, che delinea i confini dell'economico. 

Né tanto meno condivide l'idea che possa resistere a lungo un sistema che non coniughi la libera economia di mercato con istituzioni politiche liberali. In un testo che riecheggia tanto l'influenza di economisti quali Luigi Einaudi e F.A.v. Hayek, quanto quella di uno scienziato politico come Luigi Sturzo, per il quale la "libertà è integrale individuale e indivisibile", il nostro scrive "venendo meno la libertà economica – la quale si sostanzia non solo nella libertà dei mercati, ma anche nella proprietà privata – la libertà spirituale e politica perde le sue vere basi".
In questa prospettiva andrebbe considerato anche il suo profondo convincimento in ordine alla contiguità ideale tra liberalismo e cristianesimo

In uno dei suoi scritti più celebri afferma: "il liberalismo non è [...] nella sua essenza abbandono del Cristianesimo, bensì il suo legittimo figlio spirituale, e soltanto una straordinaria riduzione delle prospettive storiche può indurre a scambiare il liberalismo con il libertinismo. Esso incarna piuttosto nel campo della filosofia sociale quanto di meglio ci hanno potuto tramandare tre millenni del pensiero occidentale, l'idea di umanità, il diritto di natura, la cultura della persona e il senso dell'universalità". Per Röpke, l'eredità spirituale che il cristianesimo ha tramandato al liberalismo è rappresentata dalla difesa della dignità di ogni singola persona umana contro tutte le forme di statalismo. Il fatto che esistano correnti di pensiero che mettono in discussione tale eredità spirituale, sostenendo, sul versante religioso, l'incompatibilità del cristianesimo con il liberalismo e, sul versante laico, l'incompatibilità delle istituzioni liberali con la fede cristiana, sarebbe il frutto, rispettivamente, di un "moralismo ignorante" e di un "economismo ottuso": "Un moralismo dilettantistico nell'economia nazionale è altrettanto scoraggiante quanto un economicismo moralmente indifferente, e purtroppo il primo è diffuso quanto il secondo"..." 

 

5. Relativamente al secondo aspetto mi richiamo a questa sintesi di quanto evidenziato circa un anno fa:

"Che nell'euro la Germania abbia poi addirittura accentuato la sua logica mercantilista per strozzare coi differenziali di inflazione specialmente l'Italia, sua maggiore concorrente manifatturiera sui mercati europei, è cosa che ha rilevato lo stesso Laszlo Andor, commissario UE alle politiche sociali, e la Commissione tutta, procedendo all'apertura di una fantomatica procedura di infrazione per superamento da parte della Germania del limite del 6% di saldo attivo delle partite correnti (cosa che implica cioè un insano squilibrio all'interno dell'area UEM, che porta a livelli di debito-credito tali da minacciarne la stabilità finanziaria).

In questa situazione, molto chiara (almeno a Prodi...nel 1990, cfr.nota 4 dell'ormai celebre articolo di Halevi), il Presidente del Consiglio italiano dovrebbe, per dovere d'ufficio - direttamente derivante dall'obbligo di rispetto dell'art.11 Cost, - che impone di verificare che i vincoli dei trattati siano "a condizioni di parità",  e non caratterizzati da intenzionale e non cooperativa creazione (tedesca) di asimmetrie- andare a rappresentare con fermezza al Capo del governo tedesco che ciò che sta facendo la Germania è sbagliato e inaccettabile e che, se proseguisse nel suo atteggiamento che viola una pluralità di previsioni cooperative del trattato, l'Italia ne trarrà le conseguenze."

 6. Ora, per tornare all'argomento principale dello shock inevitabile che attende l'intera classe dirigente italiana, per questi enormi limiti di comprensione economico-culturale, ci riallacciamo alle premesse di scenario €uropeo in chiave frattalica compiute all'inizio del post. 

Lo "shock", sociale e di struttura economico-sociale, i comuni cittadini lo stanno già subendo e sono allo stremo. 

Lo scollamento tra questa realtà sociale ed economica e la vulgata "politico-mediatica-istituzionale", si è già consumato. Drammaticamente: ma minaccia di divenirlo "tragicamente" (anche se, dal punto di vista frattalico, la storia si ripete in una versione farsesca della tragedia).

Ad innescare questa fase tragica, cioè il 25 luglio, è, come già nella fase corrispondente della seconda guerra mondiale, l'irrompere - già in corso- di fattori tutti esterni ad un regime ormai "incartato" su stesso, ed agenti in senso opposto al sempre più anacronisticamente "trascinato" vincolo esterno.

 

7. Ne percorriamo alcuni "indizi congetturali" che, se non altro, mostrano la velocità accelerata con cui questi fattori estranei ad una classe dirigente italiana incapace di ogni correzione e rinnovamento:

a) il primo, ma tra i più recenti in ordine di tempo, è l'esplicita presa di posizione di Obama sulla Grecia "Arriva da niente meno che Barack Obama un inaspettato sostegno al nuovo governo greco guidato da Alexis Tsipras. «Non si può continuare a spremere Paesi che sono in profonda depressione». Così il presidente degli Stati Uniti in un'intervista rilasciata a Fareed Zalaria della Cnn sulla Grecia e sulle discussioni circa la rinegoziazione del debito."

«Ad un certo punto deve esserci una strategia di crescita, per permettere loro di rimborsare i debiti ed eliminare parte dei loro deficit» ha continuato. Il presidente degli Stati Uniti ha riconosciuto che la Grecia aveva «disperato bisogno» di riforme, ma che «è molto difficile avviare questi cambiamenti, se il tenore di vita della gente è sceso del 25 per cento. Alla lunga il sistema politico, la società non possono sopportarlo». Obama ha detto di auspicare che la Grecia resti nella zona euro, ma che ci vorrebbe un «compromesso da tutte le parti».

 b) il secondo è la traccia tangibile che l'azione di Varoufakis - il perno fondamentale della strategia del nuovo corso di Syriza- si sta affermando con una capacità senza precedenti di far parlare tutti i leader europei in modi prima impensabili (...tranne quelli italiani):

"Mano tesa dalla Francia. Il tour europeo del ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis comincia incassando il sostegno di Parigi nella complicata lotta per ridurre il “fardello” del debito che pesa su Atene.
Il collega Michel Sapin si è impegnato a fare da “facilitatore del dialogo” con la troika.
“Abbiamo una volontà di amicizia, di accompagnamento, di essere trait d’union, perché la Grecia, che ha appena cambiato governo, abbia successo”, ha spiegato il ministro francese, aggiungendo che la buona riuscita di Atene “è indispensabile” per il futuro dell’Europa intera.
Quello che si chiede alla Grecia e di fronteggiare con serietà i suoi annosi problemi in campo fiscale." 
E sarebbe da aggiungere: in fondo, solo questo, dopo tutto questo massacro? La Merkel non deve essere entusiasta dell'atteggiamento francese, intanto che rifiuta di vedere Tsipras la prossima settimana, in un incontro bilaterale, visto come deve essere andato quello col "buono" Scultz. E la Merkel crede di poter dimostrare a Tsipras di "essere isolato in Europa"!

c) altro elemento è la stessa crisi di immagine e di legittimazione in cui paiono improvvissamente caduti i "giannizzeri" dell'austerità dei creditori mercantilisti di fronte all'intera opinione pubblica continentale, se non mondiale (data l'evidenza della "uscita" di Obama). Una crisi di legittimazione impensabile per gli standard italiani di ossequio "laqualunque" a ogni esponente eurocratico in cerchia di ascolto trepidante presso ogni nostra istituzione, e che rischia di propagarsi ad una velocità che non consente, agli strumenti "usuali" della politica italiana, un'adeguata e coerente risposta, tantomeno consapevole del proprio coinvolgimento:

— Yannis Koutsomitis (@YanniKouts)February 2, 2015: "Dijsselbloem's chances for reappointment as Eurogroup head "close to zero" following Athens debacle" ~EU official: cioè una "fonte ufficiale", presso la Commissione, (o lo stesso Eurogruppo), avrebbe esplicitato questa manifesta ammissione della enorme difficoltà di continuare ad esprimere questa "umana" tipologia diplomatico-negoziale, finora esclusivamente rappresentante dall'establishment tecnocratico espressivo dell'ortodossia tedesca.

 d) George Osborne meets Greece's finance minister:
I urge the Greek finance minister to act responsibly but it’s also important that the eurozone has a better plan for jobs and growth. It is a rising threat to the British economy. And we have got to make sure that in Europe as in Britain, we choose competence over chaos.
Interestingly,
@George_Osborne's opening gambit to @yanisvaroufakis was: "We stand ready to help as you have your discussions with Europe".

 

 8. Ma non finirà qua, con ogni ragionevole probabilità: il punto è che questa situazione in rapida evoluzione, che la Merkel si illude di poter ancora controllare, interroga le istituzioni italiane sulla conservazione estrema, ad oltranza,  della "sinergia subalterna" che la linea governativa italiana ha sempre avuta verso la Germania

E le interroga nel proprio (nostro) stesso interesse democratico e sovrano, cioè di tutela inderogabile dei diritti fondamentali inderogabili. Se si volesse considerare che la Costituzione, tale interesse, lo pone al vertice di ogni altro.

30 commenti:

  1. In fondo è bastato che al governo in Grecia andasse un uomo non diretta espressione delle tecnocrazie europee e con un senso dello Stato neanche così rivoluzionario, visto l'insistere nel voler rimanere all'interno dell'Unione Monetaria, ma comunque abbastanza forte da mettere come priorità la crescita ed il benessere del proprio popolo, che l'Unione Europea fosse costretta a prendere atto di un principio fondamentale del diritto internazionale: gli Stati si sottopongono spontaneamente ai trattati ed agli accordi e se decidono di non rispettarli più non c'è nulla da fare, poiché non vi sono modi efficaci per farlo. Tranne la guerra.
    Il semplice rifiuto del nuovo governo di sottostare a vincoli economici assurdi e distruttivi (memoranda) ha portato ad un tale evidente sollievo i politici degli altri Paesi del Sud che si sentono a loro volta intrappolati ed a manifestazioni di appoggio tali che i burocrati europei, nonostante le prese di posizione di fermezza, saranno costretti a dover riconsiderare tutta la questione dei debiti. Solo una isterica Germania che non accetta mentalmente questa ribellione può pensare di poter minacciare conseguenze, agitando un manganello che appare sempre più di cartone.
    Giocando bene le sue carte con la velata minaccia di trovare sponda nella Russia,in caso di isolamento, Tsipras sta dimostrando una cosa tragica e grottesca: tutti i vincoli che hanno strangolato in passato la Grecia e stanno strangolando noi e gli altri periferici in realtà sono catene di cartone e sembrano di ferro solo a chi ci vuol credere o lo vuol far credere al proprio popolo.
    Il re è nudo ed il bambino Tsipras lo sta dicendo ad alta voce alla corte (che lo sa benissimo) ed al popolo prostrato a terra che non sa perché gli hanno detto di non guardare, pena la morte.
    Sapete bene come va a finire la favola...

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    1. Che tocchi qualche volta anche ad ESSI! Mica solo a noi; così una volta ogni tanto...
      Poi basta accedere a un Tg qualsiasi per sentirne di tutti i colori.
      La grancassa imperversa e intensifica.
      Meno male che stasera ci sono i "pirati" psicopatici sul modello thugs-USA. Tragicamente (più) divertenti

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  2. Sull'atteggiamento tedesco, bastino gli ultimi dati relativi all'economia pubblicati dal governo: per il 2015 prevedono un saldo di partite correnti (Außenbeitrag) in aumento, sia in valore assoluto che in rapporto al PIL, ovviamente sopra il 6%.
    A un deputato della Linke che osservava che la possibilità degli altri paesi di ripagare i loro debiti implica la necessità per la Germania di accettare un deficit di partite correnti il ministro dell’economia e i deputati della maggioranza hanno riso in faccia.

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    1. Possono solo andare allo scontro frontale. Che è esattamente ciò che non gli USA hanno fatto capire di non gradire.
      Per quanto ci riguarda, poi, siamo quasi alla "auto-beffa". Un atteggiamento involontariamente d'annunziano, creato da una classe finanziario-industriale senza orizzonti. Senza cultura. Senza capacità alcuna di reggere dignitosamente lo stesso appartenere a una comunità nazionale...

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  3. Aiuta ANCHE le banche , ma credo che non puo' essere un caso questo provvedimento, a pochi giorni dalle elezioni greche...http://www.washingtonpost.com/blogs/worldviews/wp/2015/01/31/croatia-just-canceled-the-debts-of-its-poorest-citizens/

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  4. Intanto ti ringrazio per aver scelto il mio intervento come spunto per questo post.

    nel merito, in effetti quella di Varoufakis pare una vera e propria blitzkrieg finora.

    vola di capitale in capitale senza mandarle a dire e incassando solidarietà e apprezzamenti da quasi tutti....

    io so che il giorno che sentirò il ministro dell'economia italiano dire quel che ha detto lui su Juncker nella intervista diffusa ampiamente sul web del novembre scorso....e poi penso alle parole di padoan....

    per la prima volta dopo tanto tempo sento un filo di moderato ottimismo prendere quota.

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    1. Eppure taluni lo additano come un Boldrin greco, piacione, ma sostanzialmente asservito alla finanza e che non concluderà nulla.
      Ho visto sue pubblicazioni alla de Grauwe, in cui egli ipotizza i vari strumenti esistenti per sviluppare un'OCA solidale, attraverso nuove forme di intervento BCE in monetizzazione, gestione dell'ESM direttamente sulle banche (senza passare per gli Stati) e la maggior capitalizzazione, ad opera delle BCE, di BEI e altre istituzioni analoghe.

      Che un Osborne o un Sapin, su questo, gli diano delle caute aperture, e che, a sua volta sappia che è un percorso semi-utopistico, mi pare chiaro.
      Cosa dovrebbe succedere in una settimana o poco più di tour?
      Preparare il terreno, serve a creare dei margini negoziali, per dilazioni e nuovi tipi di titoli, secondo lui, legati all'aumento del prodotto greco.

      Di fondo, sa che la destrutturazione industriale greca è tale che non sono pronti ad affrontare i mercati per finanziarsi in un post default assistito dal recupero della moneta nazionale.
      Ha fatto capire che hanno bisogno prima di restaurare un'inversione della crescita con un certo grado di stabilizzazione sociale.
      E ha ottenuto un, almeno formale, ma esplicito endorsement di Obama, che, peraltro, è inedito nel quadro UEM.

      A me non pare poco: il nein della Merkel, o meglio una rigidità che ne condiziona in partenza apparenti aperture, mi pare altrettanto scontato.
      Ma pure già intriso di vaghe disponibiità, fra toni sorpresi per la inedita durezza dell'approccio.

      Un contesto negoziale, finora, condotto abilmente dato che sparare "esco" da subito è un'opzione che AL MOMENTO, considera prematura, avendolo da prima detto.

      Ma intanto misure di politica fiscale e sociale "interne" le hanno adottate, forzando un'inversione di tendenza senza precedenti dall'inizio di tutta la crisi UEM.
      Non credo che non abbia una strategia progressivva che può persino includere un temporaggiore legato al "facciamoci butare fuori".
      Krugman, ovviamente sempre cirticabile dai nostri lidi anti-euro "massimalisti" (ma basati sull'analisi della situazione italiana) si trova sostanzialmente d'accordo con tale linea, come ha spiegato su International NY Times di domenica.

      A me pare nettamente prematuro accusarlo di essere un gatekeeper pro-finanza che si venderà progressivamente una vittoria elettorale e le relative aspettative, rimanendo nell'assetto distruttivo del deflazionismo-monolitico dell'UEM attuale.
      Vedremo: le cose procedono veloci, rispetto agli standards del mumbo jumbo negoziale dell'UE merkeliana e dei suoi giannizzeri (già peraltro presi di punto con buoni risultati di immagine, che conta eccome nella capacità negoziale progressiva).

      Il "tutto e subito" non è per la Grecia, in queste condizioni. Forse per altri; ma forse, in solitudine, e principalmente senza un piano (di politica industriale) chiaro, cioè una rappresentanza politico istituzionale "compatta e consapevole" neppure per l'Italia.

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    2. Con ancora più cautela, per minore disponibilità di strumenti, ma sono d'accordo con te, Quarantotto. Non sto a ripetere (in parte l'ho già fatto) quello che ho scritto nei commenti a questo articolo tradotto su Voci (l'ho indicato io a Carmen). La distanza fra una strategia basata su una proposta, Modest, che ha come obiettivo il disinnesco del ricatto del "più Europa" proponendo un'uscita dalla crisi che lasci però poi a un momento successivo, "once democracy has been revived at the level of the member-states", l'inizio di una "conversation that we must have of what future we want for Europe. Of whether we wish to create a genuinely democratic European federation or, indeed, to find ways of orderly disbanding our monetary union" (cito da quest'articolo, di cui consiglio la lettura) e, per esempio, questa, mi pare abissale, in termini di realismo e alfabetismo democratico. Vedremo.

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    3. Sul "questa" (linkato): oggi Stiglitz ha detto cose simili, andando più al sodo: "l'euro va mantenuto ma il problema è la Germania".
      Insomma, non colgono questi "realisti" (o sognatori disillusi) che il futuro già naviga oltre queste disappointed allures.

      Gli USA si stanno muovendo veramente. Obama ha poche chance sul fronte interno, ormai, e forse lo ha pure capito; e ha fatto una mossa senza precedenti. E altro seguirà.
      Perchè l'allergia ostinata al recupero, almeno parziale, diciamo il riallineamento rewind, della flessibilità dei cambi? Tu lo capisci?

      Il TTIP va avanti: e con esso, se rimane in piedi almeno l''UE, l'euro vede un destino alquanto segnato, visto che l'abbandono delle parità interne, per un nuovo accordo monetario, è previsto dallo stesso art.219 TFUE in caso di conclusione di un accordo di "liberalizzazioni" con "paese terzo" ex art.218 TFUE, qual'è appunto il TTIP.

      L'ho scritto http://orizzonte48.blogspot.it/2015/01/the-ghost-qe-i-cambi-flessibilie-il-ttip.html (ripetendolo per chiarirlo meglio).
      Confido che almeno tu mi capisca...

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    4. Il realismo (e l'onestà) lo riferivo esclusivamente alla consapevolezza (e dichiarazione) che qualunque "più Europa" coinciderebbe con un rafforzamento dell'iron cage. La proposta europea è, mi pare evidente, strumentale a guadagnare tempo per salvare il salvabile in Grecia e scaricare la patata sui tedeschi. In pratica l'ha detto ed è il senso che ci vede anche Sapir, nell'articolo linkato da Baazar, in cui ricorda che Varoufakis è un esperto di teoria dei giochi. Sul piano intellettuale, non mi pare che Varoufakis abbia mai negato o minimizzato l'essenziale funzione di shock absorber che ha il cambio flessibile. Per esempio qui scrive: "What should a country whose social economy is caught up in this vicious cycle [spirale deflazionista in una "asymmetrical monetary union" che, "wherever and whenever tried in combination with free trade and deregulated capital movements", ends "up in tears and retribution"] do? If the monetary union is loose (i.e. the currencies are pegged) the answer is simple: Away with it! Sever the peg, float the currencies and allow for exchange rate adjustments to do their trick."

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    5. Ma naturalmente Varoufakis lo escludo da irragionevoli allergie. Lui calcola le mosse; non si cura degli schemi ideali.
      Deve portare un risultato a casa.

      Il "pezzo" italiano, invece, arriva addirittura a ironizzare sull'idea della ripresa industriale "nazionale". Come se dentro alla "nazione" ci fossero solo avidi reazionari incuranti dell'unico riferimento possiile: l'internazionalismo europeo della pace (che mi pare il grande riferimento ipostatico di tutta la tirata...da sinistra naturalmente).

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    6. Sì, scusami, sono io che ho fatto confusione fra i due link. No, veramente non lo capisco. Posso al limite capire il, diciamo, gradualismo di un Brancaccio, ma questo "no, no, no, l'euro non si tocca" di Pini (che pure come economista del lavoro apprezzo molto) e co. mi risulta misterioso. Forse bisogna aver frequentato certi ambienti per arrivarci. L'unico indizio che saprei individuare è la questione dal rapporto marxismo-modernizzazione, sollevato molto opportunamente da Badiale qui. Oltre, il buio.

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    7. Equivoco (detto anche "qui..quo, qua) chiarito :-)
      Togli il forse sugli "ambienti" e rammenta questo http://orizzonte48.blogspot.it/2014/11/ci-senti-landini-montarismo.html

      Alla fine quello che mi premeva è focalizzare la dimensione internazionale del problema e della sua - non necessariamente full-(italian)-constitutional- soluzione che è insita nello scenario che si va delineando

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  5. Ciao Quarantotto, volevo soffermarmi un attimo sulla figura di Badoglio. E' vero che lui fu costretto a firmare la resa, considerata la soverchiante superiorità degli alleati, ma non era certo costretto a consegnare l'intero esercito Italiano ai Tedeschi che un secondo dopo la nostra resa da alleati si trasformarono di fatto in esercito occupante. Ma è lo stesso Badoglio che nel 1917 è uno dei massimi responsabili della disfatta di Caporetto. Dal sito la Grande Guerra 1914-1918
    " ...... Nel Bollettino N. 4741 del 1° ottobre 1917, aveva dato questo preciso ordine: “Durante il tiro di bombardamento nemico, oltre ai tiri sulle località di affluenza e di raccolta delle truppe, sulle sedi dei comandi, sugli osservatori, ecc., si svolga una violentissima contropreparazione nostra... Si concentri il fuoco di grossi e medi calibri sulle zone di probabile irruzione delle fanterie... [che] dovranno essere schiacciate sulla linea di partenza.”

    Il mistero di questo silenzio delle moltissime bocche da fuoco del XVII Corpo, che sorprese gli stessi nemici, per il grandissimo vantaggio che ne trassero, è ormai chiaro. Le artiglierie che avrebbero dovuto "schiacciare" le fanterie nemiche dove sostavano prima di muovere all'attacco erano quelle di grosso e medio calibro, che contavano oltre 400 cannoni nel settore del XXVII corpo d'armata. Badoglio volle riservare a se stesso l'impiego e, per evitare interferenze del comandante dell'artiglieria, ottenne la sostituzione del generale Scuti, che era un valente artigliere, con il colonnello Cannoniere, il quale, per il più modesto grado gli dava maggiori garanzie di obbedienza.

    Badoglio disse per telefono al generale Capello di non volere dei "professori" perchè gli bastava avere un "esecutore di ordini".(1)

    Riporto le parole di Cadorna in relazione della promozione di Badoglio poco tempo dopo la disfatta di Caporetto a Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito.

    "Ancora nel 1919, Cadorna cercava comunque di difendersi, scrivendo le seguenti parole al direttore del periodico “Vita Italiana”: “La Gazzetta del popolo ha pubblicato ieri le conclusioni dell’inchiesta su Caporetto. Si accollano le responsabilità a me e ai generali Porro, Capello, Montuori, Bongiovanni, Cavaciocchi e neppure si parla di Badoglio, le cui responsabilità sono gravissime… E il Badoglio la passa liscia! Qui c’entra evidentemente la massoneria e probabilmente altre influenze, visto gli onori che gli hanno elargito in seguito…”.

    Segue.....

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    1. Avevo controllato pure io la biografia militare (e psico-politica) di Badoglio. C'è qualcosa che...non mi sorprende.
      Se l'Italia arrivasse prevalentemente agli appuntamenti della Storia con gli uomini giusti e non ormai adusi a compromessi e onusti di vecchi errori, mai emersi in termini di corresponsabilità, avremmo avuto finora un'altra Storia.
      Rammento che abbiamo pure qualche problemino per la fase successiva all'8 settembre, che è poi quella di vero riscatto. Non dimentichiamolo.
      Ma intanto arrivarci (avendo alleanze esterne, ovviamente, e senza fare gli schizzinosi massimalisti: cosa che accade pure al tempo...)

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  6. CAVALLI & CAMALLI
    (OTC .. anche le immagini e i suoni hanno un senso)

    Verrebbero da scorrere – metaforicamente - le immagini di un NUOVO CINEMA PARADISO, di quel Salvatore “Totò” che, dopo il tuffo in un passato denso di progetti e aspettative, ritorna nella capitale con sottobraccio la bobina di pellicola censurata

    Verrebbe da sperare che quei fotogrammi di celluoide vengano RESTAURATI quel POCO che basta per essere proposti ad un PUBBLICO che ne reclama la visione della versione ORIGINALE, quella densa di emotività necessitate dagli AUTORI e che i CENSORI ebbero a qualificare troppo audaci fino a negarne la proiezione.

    Viene da di/sperare che quei CAVALLI non vengano presto impiegati come bardotti per il vettovagliamento pesante nelle trincee della “caporetto” dai “generali” del Vecchio Continente con le ragioni, i progetti, le strategie diffisamente studiate e documentate.

    Soprattutto osservando i CAMALLI che compaiono - come i “proci” - per “portare acqua” alla generazione “telemaco”..

    C’è da fare con tutti quelli che hanno desideri necessitati e Memoria di quello che non siamo e di quello che non vogliamo e .. da sperare ancora che si mostri Atena.

    Tiremm innanz(A) ..!

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  7. "Dobbiamo scongiurare il rischio che la crisi intacchi il patto sociale sancito dalla Costituzione"

    Con questo biglietto da visita il nuovo Presidente della Repubblica alimenta in me qualche speranza.

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    1. Beato te. A me non ispira proprio niente di buono. Non ha detto forse che la salvezza è l'Unione politica Europea (che mai potrà avvenire se non in senso totalitario?)

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    2. Vero anche questo, ahimè, che si pone in aperta contraddizione con la frase da me citata.
      Ma da un discorso inaugurale forse non era pensabile che emergesse una posizione netta, e comunque di netto contrasto tanto con l'UE quanto con il Governo.
      Sotto questo aspetto, allora, voglio riallacciarmi alle considerazioni di Luciano fatte nello scorso post: tralasciamo il discorso innanzi alle camere riunite e vediamo in concreto come interpreterà il ruolo di Presidente della Repubblica.
      Anche perché la prova del nove è già alle porte. E precisamente quando dovrà promulgare una versione rivista e corretta di quella legge elettorale da lui stesso dichiarata non conforme a Costituzione.

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    3. Nutro ahimè anch'io ben poche speranze. Il discorso mi è apparso scialbo e povero di ideali. L'attacco con il riferimento alla lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite alle ferite inferte era del resto inevitabile visto lo stato di prostrazione in cui versa larga parte della popolazione. Ma scisso com'è dal pur minimo accenno alle cause della crisi(ed ai possibili rimedi)-è totalmente innocuo. Ci sono più risposte (circa cause e rimedi) nella canzonetta "ma cos'è questa crisi?" di Rodolfo De Angelis che nel discorso presidenziale. Per non parlare poi del richiamo alla corruzione che divora risorse o alle imprese che devono competere sui marcati internazionali (ma cercare di recuperare il mercato interno, no?). Tutto l'orizzonte ideale del discorsetto è puro mainstream (compresa la disponibilità a combattere il terrorismo internazionale o se preferite la guerra di civiltà), certificato appunto dall’affermazione che la salvezza non può che venire dall'unione politica Europa.

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    4. @Lorenzo, Barbara, oikakoinekroi:
      Ribadisco quanto detto qui http://t.co/sIt8VvPErw ad altri:

      "Se però vuoi galleggiare in questi mari tempestosi che ci aspettano, abbandona gli sconforti individuali e ragiona con parametri che usiamo qui (e che ti ostini a considerare secondo criteri non coerenti, diciamo schemi estranei a quelli dell'ipotesi frattalica, quantomeno).

      ORA NON PUOI ASPETTARTI NULLA DI DIVERSO.
      Non è mai stato in questione.

      E non potrebbe, allo stato, essere differente.
      Qualsiasi aspettativa sul'attuale Presidenza, va misurata solo ed eclusivamente sul metro della legalità costituzionale, parametrata ai principi fondamentali e rapportata a singoli snodi istituzionali che si attualizzeranno nelle prossime settimane, mesi ed anni.

      Probabilmente, anche su questo piano, avremo un processo lento e contraddittorio di carburazione.
      Ma il 25 luglio è già cominciato: NON fu affatto, nonostante la facile conclusione a posteriori (nulla più che un vulgata illusoria), una "fine del regime", ma un suo TENTATIVO ESTREMO DI AUTOPRESERVAZIONE (moderata e possibilista di fronte alla sconfitta conclamata) che, con l'8 settembre, portò addirittura a Salò da una parte e a un governo fantoccio USA dall'altra.

      Se non si tiene presente questo dato storico fondamentale si finisce in aspettative completamente deludibili a ogni nuovo episodio di questa fase.
      Va così e andrà anche peggio...prima di andare meglio. E NON PER FORZE ENDOGENE ITALICHE, MA PER UN "CONTROVINCOLO ESTERNO".

      Qualsiasi ulteriore "depressione" vissuta sul metro dello schema "arriva un liberatore italico", è solo farsi male (ingenuamente) da soli...

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    5. Ribaltando quanto scritto in precedenza, la speranza di un cambiamento nel discorso del Presidente forse sta proprio nella riproposizione supina di tutte le tematiche mainstrean (compreso il pudico accenno alla libertà affettiva, un tempo detto libero amore di quelli che vanno un po' a vela un po' a motore).
      Del resto il passaggio che "nella nuova Europa l'Italia ha trovato l'affermazione della sua sovranità: un approdo sicuro ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali" è un nonsenso fin troppo scollato dalla recente realtà storica ed economica (ed anche dalla logica: l'Italia ha ceduto la sovranità e nel cederla la riafferma? Ma il buon senso popolare non recita che chi vende non è più suo?).
      Forse quelle parole insensate sono una spia e riecheggiano quelle altre celeberrime:
      "L' Italia e' decisa a continuare la lotta fino alla fine accanto alla Germania, con cui l' Italia e' legata per la vita e per la morte".


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    6. Così mi piaci! :-)
      E d'altra parte ripartire dal punto più basso (Napolitano) ma con altri toni, meno perentori e rabbiosamente autoritari, può ("può") far pensare che da questo esordio si possa solo risalire.
      Se non altro per dover poi constatare la dura realtà,oltre gli stilemi di prammatica che distruggono il benessere e la coesione sociale...

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    7. non so in effetti cosa ci si poteva aspettare dal discorso inaugurale.

      è un cerimoniale e Mattarella di sicuro non è un rivoluzionario.

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  8. 1. Russia will no longer play games and engage in back-room
    negotiations over trifles. But Russia is prepared for serious
    conversations and agreements, if these are conducive to collective
    security, are based on fairness and take into account the interests of each side.

    2. All systems of global collective security now lie in ruins. There are no longer any international security guarantees at all. And the entity that destroyed them has a name: The United States of America.

    3. The builders of the New World Order have failed, having built a sand castle. Whether or not a new world order of any sort is to be built is not just Russia’s decision, but it is a decision that will not
    be made without Russia.

    4. Russia favors a conservative approach to introducing innovations into the social order, but is not opposed to investigating and discussing such innovations, to see if introducing any of them might be justified.

    5. Russia has no intention of going fishing in the murky waters created by America’s ever-expanding “empire of chaos,” and has no interest in building a new empire of her own (this is unnecessary; Russia’s challenges lie in deveoping her already vast territory).
    Neither is Russia willing to act as a savior of the world, as she had in the past.

    6. Russia will not attempt to reformat the world in her own image, but neither will she allow anyone o reformat her in their image.
    Russia will not close herself off from the world, but anyone who tries to close her off from the world will be sure to reap a whirlwind.

    7. Russia does not wish for the chaos to spread, does not want war, and has no intention of starting one. However, today Russia sees the outbreak of global war as almost inevitable, is prepared for it, and is continuing to prepare for it. Russia does not war—nor does she fear it.

    8. Russia does not intend to take an active role in thwarting those who are still attempting to construct their New World Order—until their efforts start to impinge on Russia’s key interests. Russia would prefer to stand by and watch them give themselves as many lumps as their poor heads can take. But those who manage to drag Russia into this process, through disregard for her interests, will be taught the true meaning of pain.

    9. In her external, and, even more so, internal politics, Russia’s power will rely not on the elites and their back-room dealing, but on the will of the people.

    To these nine points I would like to add a tenth:

    10. There is still a chance to construct a new world order that will avoid a world war. This new world order must of necessity include the United States—but can only do so on the same terms as everyone else: subject to international law and international agreements; refraining from all unilateral action; in full respect of the sovereignty of other nations.

    To sum it all up: play-time is over. Children, put away your toys. Now is the time for the adults to make decisions. Russia is ready for this; is the world?

    Text of Vladimir Putin’s speech and a question and answer session at the final plenary meeting of the Valdai International Discussion Club’s XI session in Sochi on 24 October 2014.

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    1. Insomma, la cara vecchia diplomazia di Westfalia, che tutti dicono "dover" essere morta, mentre sono morti gli sforzi "diplomatici" (ma nient'affatto negoziali ex bona fide) che continuano a pensarla in termini di "fine della Storia", "scontro di civiltà", nuovo ordine del pensiero unico liberoscambista (anti-democrazia dei mercati enlla sua più cruda versione "reale").

      Magari non vincerà oggi, ma un domani non lontano (avvicinato dalle prossimecrisi finanziarie) parrà una ragionevole via d'uscita a molti, molti che oggi non "vogliono capire".
      Ovunque nel mondo...

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  9. «La politique "européenne" se décide largement à Washington. C’est par ailleurs fort logique car l’Euro est la dernière ligne de défense du Dollar. Qu’il disparaisse et le Dollar sera nu face à la spéculation monétaire internationale.» Sapir

    L'Occidente il proprio ordine sociale lo ha deciso, l'udienza è tolta: e dimostra di essere culturalmente collocato - per l'esattezza - ottocento anni dopo la presunta nascita di Gesù di Nazareth.


    Non c'è che dire: c'è da essere orgogliosi ad essere Europei o Americani. Qualunque sarà l'8 settembre credo che avrà dei risvolti molto, molto, diversi che nel frattale precedente.

    Posso solo dire che l'esaltazione che si percepisce negli scritti dei "liberali" (qualche filologo mi spieghi perché non "liberalisti") fosse presente parimenti nei democratici, staremmo già vivendo nell'utopia keynesiana e avremmo qualcosa ad insegnare ad oriente o in meridione.

    La libertà è come la CocaCola: piace a tutti i bambini.

    Per la dignità e la giustizia sociale è necessario essere adulti.

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    1. Non credo invece che sarà poi così diverso: ribadisco.
      Un po' di Westfalia moderna (sovranità democratica dei popoli SUL PERSEGUIMENTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI) e un po' di scorno dell' "ordine mondiale dei mercati", in salsa bolla speculativa esplosa in faccia alle banche centrali "indipendenti" (dalla democrazia sovrana) ed all'imperialismo dei diritti cosmetici della "pace" foriera delle "guerre giuste" in proliferazione demenziale, e verdai che...

      Magari entrerà a tutti in testa l'originario principio di NON ingerenza, come sancito dalle NU prima che le rendessero un baraccone che non deve decidere nulla....

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    2. L'illusione è purtroppo svanita in meno di 24h, molto chiaro..c'è poco spazio per l'immaginazione

      Sergio Mattarella all'insediamento:

      “Nella nuova Europa l’Italia ha trovato l’affermazione della sua sovranità; un approdo sicuro ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali. L’Unione Europea rappresenta oggi, ancora una volta, una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera Unione politica va rilanciata, senza indugio.”

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    3. RI-RI-BADISCO:
      "Ribadisco quanto detto qui http://t.co/sIt8VvPErw ad altri:

      "Se però vuoi galleggiare in questi mari tempestosi che ci aspettano, abbandona gli sconforti individuali e ragiona con parametri che usiamo qui (e che ti ostini a considerare secondo criteri non coerenti, diciamo schemi estranei a quelli dell'ipotesi frattalica, quantomeno).

      ORA NON PUOI ASPETTARTI NULLA DI DIVERSO.
      Non è mai stato in questione.

      E non potrebbe, allo stato, essere differente.
      Qualsiasi aspettativa sul'attuale Presidenza, va misurata solo ed eclusivamente sul metro della legalità costituzionale, parametrata ai principi fondamentali e rapportata a singoli snodi istituzionali che si attualizzeranno nelle prossime settimane, mesi ed anni.

      Probabilmente, anche su questo piano, avremo un processo lento e contraddittorio di carburazione.
      Ma il 25 luglio è già cominciato: NON fu affatto, nonostante la facile conclusione a posteriori (nulla più che un vulgata illusoria), una "fine del regime", ma un suo TENTATIVO ESTREMO DI AUTOPRESERVAZIONE (moderata e possibilista di fronte alla sconfitta conclamata) che, con l'8 settembre, portò addirittura a Salò da una parte e a un governo fantoccio USA dall'altra.

      Se non si tiene presente questo dato storico fondamentale si finisce in aspettative completamente deludibili a ogni nuovo episodio di questa fase.
      Va così e andrà anche peggio...prima di andare meglio. E NON PER FORZE ENDOGENE ITALICHE, MA PER UN "CONTROVINCOLO ESTERNO".

      Qualsiasi ulteriore "depressione" vissuta sul metro dello schema "arriva un liberatore italico", è solo farsi male (ingenuamente) da soli..."

      E RI-AGGIUNGO:
      "E d'altra parte ripartire dal punto più basso (Napolitano) ma con altri toni, meno perentori e rabbiosamente autoritari, può ("può") far pensare che da questo esordio si possa solo risalire.
      Se non altro per dover poi constatare la dura realtà,oltre gli stilemi di prammatica che distruggono il benessere e la coesione sociale..."

      MAGARI NE FACCIO UN POST, FACCIO PRIMA...

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