sabato 7 febbraio 2015

UCRAINA E GRECIA: LA VIOLAZIONE "INTERNAZIONALISTA" DEL PRINCIPIO DI NON INGERENZA E LA RELIGIONE GUERRAFONDAIA DEL FREE-TRADE.

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Oggi tutto il mondo è (o dice di essere) col "fiato sospeso", di fronte alle preoccupazioni per la guerra civile in Ucraina, date le sue potenziali implicazioni di coinvolgimento, diretto e militare, della Russia da un lato e degli USA, (più o meno uniti alla UE), in un non ben chiaro quadro NATO.

1. La questione ucraina va ripercorsa dal suo inizio. 
E lo faremo riassumendo i passaggi fondamentali del noto post di Riccardo Seremedi "Ucraina Dies Irae" (che in effetti è un quasi-trattato sulla materia, data l'enorme ed esauriente mole di notizie, links e connessioni che vi sono contenute). 
E dunque:
a) La crisi ucraina – come si ricorderà - è iniziata con il rifiuto del presidente Yanukovich di aderire all'Accordo di Libero Scambio (DCFTA) di fine novembre 2013 a Vilnius; sono seguite giornate convulse nelle quali la cosidetta “Euromaidan” si è popolata magicamente di persone, spesso reclutate per pochi dollari l'ora, con migliaia di vessilli UE nuovi di zecca spuntati da chissà dove...
b) Ma "a  rovinare gli €uro-piani è arrivato Putin – proprio lui – il Mostro, che si è permesso di negare un “radioso e prospero avvenire” al nobile popolo ucraino; è successo che, verso la metà del dicembre scorso (2013), il presidente russo ha staccato un assegno da 15 miliardi di dollari per consentire al Paese di salvarsi dalla bancarotta ed ha ridotto il prezzo del gas da 400 a 268,5 dollari per metri cubi, surrogando con i fatti le biascicate promesse di aiuto finanziario dell'Unione Europea, sempre subordinate, va da sé, alle famose “riforme strutturali”.

c) Oltre al prestito e allo sconto sul gas, Putin ha anche firmato 14 accordi che stabiliscono il quadro giuridico per progetti nell'hi-tech (spazio, aeronautica, energia nucleare) e un nuovo porto multimodale sullo Stretto di Kerch; per tutta risposta il Ministro degli Esteri svedese Carl Bildt ha dichiarato che “i prestiti di emergenza russi rischiano di ritardare ulteriormente le urgenti riforme economiche e la necessaria modernizzazione dell'Ucraina nell'UE. Il declino potrebbe continuare”.

2. Una prima notazione: fin dall'inizio, quindi, si trattava di estendere all'Ucraina, - lo volesse o meno con decisione del suo governo (al tempo) democraticamente eletto-, un'area di libero scambio, esplicitamente definita come tale dall'€uropa, e di promuovere il fantastico "efficientamento" che deriva dall'adozione delle indispensabili RIFORME STRUTTURALI..e, immancabilmente, "liberali". Le vedremo poi in particolare, secondo la concezione che ci fornisce lo stesso FMI.

"La più accentuata importanza del ruolo di quest'ultimo, nel caso Ucraina, ci rende conto del perchè, più che proprio dell'Unione Europea – segnatamente della Germania –, l'interesse occidentale nella querelle ucraina tenda a confondersi con quello degli Stati Uniti, in prospettiva NATO.
Nel suo libro “La Grande Scacchiera” (1997), il politologo polacco-statunitense Zbigniew Brzezinski scrive: Senza l'Ucraina, la Russia non è altro che una grande potenza asiatica. Se la Russia riprende il controllo dell'Ucraina, dei suoi 52 milioni di abitanti, delle ricchezze del sottosuolo e del suo accesso al Mar Nero, essa ritornerà ad essere una grande potenza che si estende su Europa e Asia...

3. Questo quadro geo-politico ci consente di capire i successivi eventi alla luce di questo fondamentale meccanismo: la supremazia del paradigma USA-FMI-UE-UEM, non è la tensione all'affermazione della democrazia contrapposta a "luoghi" dove si vìolino (necessariamente) i diritti umani fondamentali, ma è piuttosto quella all'affermazione dell' "ordine mondiale dei mercati" come bene supremo, che non ammette deviazioni e resistenze. 
E' una questione di "nuovo" (o fin troppo vecchio) ordine mondiale che non si cura del benessere dei popoli, ma della "efficienza" dei mercati, cioè del controllo sovranazionale integrale dei processi sociali, di ogni possibile zona della Terra, da parte delle poche decine di persone che finiscono per coincidere coi "mercati" (come evidenziò Galbraith, non certo un marxista-antiglobalista). 
Questi "mercati", rapportati all'intera umanità, sono un fatto sociale, cioè necessariamente un gruppo umano che, usando la doppia verità della formula astratta (la crescita promossa attraverso una libera competizione economica senza confini), nasconde l'aspirazione al dominio accentrato di questo numero limitato di soggetti oligarchici, che proiettano il loro sconfinato potere attraverso la facciata di istituzioni internazionali che ne perseguono fedelmente e pedissequamente gli obiettivi.

Questo meccanismo di "doppia verità" spiega l'esatta formulazione degli slogan che vengono costantemente riportati (come valutazioni del pensiero unico!) dalle nostre TV e giornali, originati da questi maestri del pensiero "strategico", puntualmente conforme alle aspirazioni del "nuovo ordine mondiale dei mercati":  McCain: A tutti gli ucraini, l'America è con voi. Il mondo libero è con voi, io sono con voi. L'Ucraina farà un'Europa migliore e l'Europa farà un'Ucraina migliore
...l’Ucraina “è un Paese che vuole essere europeo, non russo” e che il popolo ucraino “grida il nostro aiuto“.

In pratica questa "attenzione" Euro-UE alla "democrazia" Ucraina, si è concretizzata nel fatto che "dalla dissoluzione dell'URSS nel dicembre del 1991, gli USA hanno “investito” oltre 5 miliardi di dollari per l'assistenza all'Ucraina.
La stessa amministrazione Obama, dal 2009 ha elargito 184 milioni di dollari per programmi presumibilmente destinati a società civile, diritti umani et similia; è lecito chiedersi se tutti questi soldi destinati a generiche “opere pie” siano investiti in “Euromaidan”: un enorme palco con illuminazione e impianto acustico, pasti caldi, internet ad alta velocità e chi ne ha più ne metta, sono un rilevante impegno finanziario per quella che si suole definire “protesta popolare”..."
4. Sappiamo poi, nonostante le contromisure negoziali ed economico-finanziarie adottate da Putin e sopra illustrate, come sia andata a finire in Ucraina. Il governo eletto democraticamente è stato abbattuto e un nuovo esercizio elettorale di tipo "idraulico" - cioè a effetto preconfenzionato dalla immissione di elementi rigidamente condizionanti la scontata scarsa comprensione dell'elettorato-,  ha portato all'attuale governo filo-UE-USA-FMI (al cui interno si ritrovano soggetti di estrazione a dir poco dubbia...)

Date queste premesse e questi esiti, cosa mai era chiamato a fare il neo-governo ucraino, della luminosa democrazia stile-UEM-FMI?
Le riforme!
E quali riforme?
Lo apprendiamo da quello che gli ucraini-ucraini avevano cercato di far presente quando denunciavano, - non certo in funzione filo-russa, ma soltanto per i timori del proprio benessere minimo di comunità sociale-, i rischi dell'accordo liberoscambista del novembre 2013 in una lettera aperta al Segretario dell'ONU e ai leader dell'Unione Europea e degli USA:  
“Le informazioni deliberatamente distorte dai media occidentali”, si sottolineava, paventando che “la firma dell'Accordo di Associazione con l'Unione Europea avrebbe portato al totale annichilimento delle proprietà statali […] e avrebbe cancellato la sovranità nazionale dell'Ucraina […] trascinando il Paese nel Joint Security and Defence Policy (l'integrazione dei sistemi di difesa europei), un progetto anti-russo che prevede l'espulsione della Flotta del Mar Nero della Federazione russa da Sebastopoli e dalla Crimea, portando l'Ucraina nel blocco militare della NATO[...]”.

5. Per chi nutrisse dei dubbi, rammentiamo le "belle" parole di Victoria Nuland, "diplomatica statunitense di origine ebraica, che ricopre la funzione di Assistant Secretary of State for European and Eurasian Affairs presso il Dipartimento di Stato degli Stati Unit"; (quella del "fuck the UE").  
Ed infatti, senza nascondere nulla - che non fosse facilmente accessibile ai nostri "giornalisti e commentatori"-, il 13 dicembre 2013, Victoria Nuland ha tenuto un discorso al National Press Club - sponsorizzato da US-Ukraine Foundation, Chevron e Ukraine-in-Washington Lobby Group -  nel quale ella si compiaceva del fatto che Washington avesse speso speso quei già citati 5 miliardi di dollari per fomentare l’agitazione e per trascinare l’Ucraina nell’UE: una volta preda dell’UE, l’Ucraina sarebbe “aiutata” dall’occidente attraverso il FMI – presentato come il provvido soccorritore - che spremerebbe il Paese come un limone.   

6. E infatti, il FMI ha aiutato l'Ucraina, esattamente come, insieme alla trojka, ha "aiutato" la Grecia.
"Ad Aprile del 2014, fresco sia dei disordini di piazza Maidan che del “colpo di stato” del 22 Febbraio, meno di un mese prima della strage di Odessa (2 Maggio), il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha approvato un prestito di 17 miliardi di dollari alla “giunta” dell’Ucraina.

La prassi normalmente seguita dal FMI è di non concedere prestiti ad un paese (nel corso di un singolo anno) per un importo superiore a due volte la “quota” che gli è stata assegnata (per saperne di più: http://www.imf.org/external/np/exr/facts/quotas.htm, ndt).  
Ebbene l’importo del prestito concesso all’Ucraina è stato di ben otto volte superiore.


Mentre Kiev cominciava ad intravedere il fallimento del tentativo di pulizia etnica portato avanti nella regione del Donbass, il FMI elargiva il primo prestito mai concesso ad un paese impegnato in una guerra civile (per non parlare della fuga dei capitali e del collasso della bilancia dei pagamenti), sulla base di proiezioni fittizie sulle sue capacità di restituzione.

Tutto questo dimostra fino a che punto il FMI sia niente più che un mero componente della Guerra Fredda statunitense. 
Kiev ha utilizzato questo prestito per equipaggiare il suo esercito e per attaccare le province orientali, ma soprattutto per sostenere la valuta ucraina abbastanza a lungo da consentire agli oligarchi di spostare i loro soldi nei paesi occidentali. 

Nel frattempo le condizioni poste dal FMI stanno imponendo all’Ucraina, come al solito, una dura austerità di bilancio, come se questa fosse in grado di stabilizzare le finanze del paese.

Quasi niente sarà ricevuto dall’est devastato dalla guerra, dove sono stati distrutti gli ospedali e le infrastrutture di base per l’energia e per l’acqua, ma anche le aree residenziali che hanno dovuto sopportare il peso dell’attacco. Quasi un milione di civili sono fuggiti in Russia, ma il FMI ha dichiarato che: “elogiamo l’impegno posto dal governo per attuare le riforme economiche, nonostante il conflitto in corso”.

Un quarto delle esportazioni ucraine sono effettuate normalmente dalle province orientali, e sono destinate più che altro alla Russia. Nonostante questo, Kiev ha bombardato le industrie del Donbas, ed ha lasciato le miniere di carbone senza energia elettrica.


Questo prestito è destinato a creare ancor più dissensi, tra gli economisti del FMI, di quelli che già scoppiarono in occasione del disastroso prestito di 47 miliardi concesso alla Grecia (a quel tempo il più grande prestito mai concesso dal FMI), stante il documento interno di 50 pagine lasciato trapelare al Wall Street Journal, in cui si sosteneva che il FMI aveva “gravemente sottovalutato il danno che l’austerità avrebbero causato all’economia della Grecia”.

Gli economisti puntarono il dito contro le pressioni ricevute da alcuni paesi dell’Eurozona, che volevano proteggere le proprie banche, detentrici di una notevole quantità del debito pubblico greco. Il FMI aveva previsto che la Grecia, tra il 2009 ed il 2012, avrebbe perso il 5,5% del suo PIL, ma questo Paese ha invece perso ben il 17% in termini reali. Il piano prevedeva un tasso di disoccupazione del 15%, ma nel 2012 esso è stato del 25%.(cfr; “IMF Admits Mistakes on Greece Bailout”, Wall Street Journal, 5 Giugno 2013).


L’accordo costitutivo del FMI vieta espressamente la possibilità di concedere prestiti a quei paesi che, chiaramente, non possono restituirli. Tutto ciò ha spinto i suoi economisti a far pesantemente notare, in occasione della riunione annuale dell’Ottobre del 2013 a Washington, che la loro istituzione stava violando le regole, concedendo prestiti “a paesi incapaci di rimborsare i debiti”.

In pratica il FMI sta semplicemente sostenendo che, se un governo deve salvare le sue banche ed i suoi obbligazionisti, l’austerità non peggiora, bensì migliora, la sua capacità di restituzione.  
Quella ucraina sembra una replica della situazione greca, ma con un punto esclamativo!


Un funzionario del FMI, lo scorso anno, ha definito la sostenibilità del debito ucraino “uno scherzo”, mentre un funzionario della Commissione Europea l’ha descritta come “una favola da raccontare ai bambini, prima di metterli a dormire”, ed un funzionario del Ministero delle Finanze greco ha detto che  era “scientificamente ridicola”.

John Helmer, nel suo “Dances With Bears” (http://johnhelmer.net/, ndt) calcola che “dei 3,2 miliardi di dollari (dei 17 totali, ndt) erogati dal FMI al tesoro ucraino all’inizio di Maggio, a metà Agosto ben 3,1 miliardi erano già scomparsi”.
Ciò solleva la questione se il prestito del FMI debba essere giuridicamente considerato come un “odious debt” (http://www.investopedia.com/terms/o/odious-debt.asp, ndt), essendo stato concesso ad una giunta militare, e poi rubato dagli “addetti ai lavori” di quel governo.

Il FMI ha riconosciuto che la “Banca Centrale Ucraina” (NBU) ha semplicemente girato il denaro ai cleptocrati che gestiscono le banche del paese come se fossero parte delle loro conglomerate

E’ successa la stessa cosa per il finanziamento dell’attacco militare alle regioni orientali, effettuato (dalla NBU) per conto dei principali cleptocrati che erano dietro al “colpo di stato” di piazza  Maidan.

“La percentuale delle assicurazioni e dei crediti concessi alle banche private dallo Stato Ucraino è fortemente aumentata: dal 28% del patrimonio complessivo della NBU di fine 2010, al 56% di fine Aprile 2014″. La situazione finanziaria è così brutta che, per scongiurare l’insolvenza, le più grandi banche ucraine hanno bisogno di ulteriori 5 miliardi di dollari, oltre ai 17 miliardi già concessi dal FMI.

Per le elezioni generali previste ad Ottobre (le province orientali non saranno in condizione di poter votare), la giunta ha vietato il Partito Comunista, così come gli articoli dei giornali ed i servizi televisivi ritenuti sgraditi (essenzialmente quelli in lingua russa).

Nei sondaggi effettuati ad inizio Settembre, i principali Partiti favorevoli alla guerra sono (erano..ndr.) ad un livello molto basso anche nella parte occidentale dell’Ucraina, la qual cosa comporta la possibilità di un “colpo di stato” effettuato dalla “destra nazionalista” insieme ai suoi alleati neo-nazisti, guidati dall’oligarca Igor Kolomoyskyy (che può schierare un suo esercito privato)."

7. A fronte di questa situazione tre interrogativi:
a) che senso ha parlare di elezioni democratiche a ottobre del 2014 (come abbiamo detto)?

b) vista la destinazione dei "fondi" del FMI (operazioni militari..e welfare bancario pro-creditori esteri e oligarchi "amici"), che senso ha che gli USA "facciano la parte" di dover ancora decidere se e quanto finanziare l'ulteriore riarmo degli ucraini filo-Nato
E questo, ammesso che questi ultimi, abbiano una qualche autonoma capacità decisionale, cioè una qualche forma di "SOVRANITA'", in queste circostanze: come insegna la stessa vicenda greca che, proprio per reazione ai governi commissariali filo-esteri - nel caso filo-tedesco(francesi) ha portato all'attuale reazione politico-elettorale (che bontà loro è stata "consentita", ma non si sa fino a che punto...);

c) ma soprattutto: che senso, ancora larvale, ha parlare di FMI nella sua connessione con l'ONU, visto il totale scollamento dell'azione del primo dalla mission connessa al perseguimento dei fini della Carta dell'ONU che dovrebbe caratterizzare il collegamento tra FMI e le stesse NU?

8. E' evidente che siamo di fronte ad una clamorosa quanto dimenticata (perchè scomoda) verità: il FALLIMENTO, DEFINITIVO E IRREVERSIBILE, NON SOLO DEL QUADRO DI "AZIONE ECONOMICA" DELL'ONU, MA DELLA SUA STESSA GENERALE RAGION D'ESSERE.
Ed è questo un punto clamorosamente sotto gli occhi di tutti, ma del pari ignorato senza alcuna riflessione razionale.

"Se si vuole la globalizzazione non si può utilizzarla ipocritamente per affermare una legittimità formale (solo) di chi se ne avvantaggia. O meglio delle elites transnazionali, ma radicate in Occidente, che se ne avvantaggiano: magari scaricandone i costi, come al solito, sulle comunità sociali di propria origine, di cui non si ha nessuna "cura" e considerazione.
Tale legittimità, separata da ogni considerazione dei fatti complessivi che denunciano gli effetti della nuova religione del  free-trade e del passato coloniale, è affermata dalla governance paesi dominanti che a tale globalizzazione sono interessati per il proprio vantaggio economico e politico.
Sono forse i singoli cittadini "comuni" dei paesi occidentali a volere lo stato di non-democrazia e di asservimento a oligarchie locali, ben sostenute dai poteri economici "transnazionali", che caratterizza l'ingiustizia e il risentimento dei disperati che vivono nei paesi islamici?

La globalizzazione opera attraverso la cornice politica, normativa e finanziaria di istituzioni (il cui eventuale legame con l'ONU è poco più che in biglietto da visita retaggio in un passato...mai nato) che, secondo l'unanime considerazione degli studiosi di diritto e di politica internazionale,  sono la diretta espressione delle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale Siamo di fronte, oggi più che mai, a quello che Lordon chiama il diritto internazionale privatizzato (cioè, poi, come evidenzia Chang, non certo a vantaggio delle comunità sociali, ma rispondente agli interessi degli eletti, i "Bad Samaritans", professanti il free-trade da invariabili posizioni di forza).

Anzi tale sistema "istituzionalizzato" risponde, più esattamente, alle potenze vincitrici "occidentali" (problema che ha prima reso scarsamente efficace lo stesso ruolo dellONU e che poi lo ha quasi del tutto reso inutile). 

Tali potenze hanno esercitato e tutt'ora cercano di esercitare, secondo la loro convenienza politico-economica, il controllo (governance) su WTO, OCSE, WB, e, più che mai, sul FMI Quest'ultimo è ormai irreversibilmente trasformato in un organismo che nulla più ha a che fare, semmai in passato l'abbia avuto, con i principi della Carta della Nazioni Unite, cioè con gli scopi fondamentali di queste ultime
Tant'è che nessuno penserebbe di rivolgersi con qualche speranza di essere ascoltato, all'Assembea o altro organo arbitrale delle NU, - divenute ormai troppo "deboli" se non inutili-, per dedurre l'illegittimità provocata dalla inosservanza dell'accordo (di mera forma, ai sensi degli artt.57 e 63 della Carta ONU) concluso dal FMI con le NU, violazione concretizzatasi nella imposizione di una "lettera di Intenti". Queste "lettere di intenti" sono normalmente impositive, allo Stato indebitato con l'estero, di pesanti "condizionalità" in cambio dell'accesso, mediato attraverso i c.d. "diritti speciali di prelievo", alla valuta di riserva occorrente nelle transazioni internazionali (quella valuta che i paesi del c.d. "terzo mondo" prima, e poi, grazie alla asimmetria strutturale dell'euro, i paesi "periferici" dell'UEM, non vantano più come "riserva", essendo impediti, grazie al funzionamento dei mercati "liberalizzati"di capitali e di merci, a procurarsela mediante dei fisiologici attivi della bilancia dei pagamenti, resi impossibili dal funzionamento del free-trade).
Ma non risulta che tali "condizionalità" imposte dal FMI siano mai state oggetto di censura, mediante raccomandazioni (art.63 della Cartta), di organi dell'ONU, ovvero di lamentela da parte degli Stati per aver violato ciò che l'accordo che "dovrebbe" legare il FMI all'ONU sarebbe teso a garantire: cioè che il FMI (in quanto istituto specializzato delle NU) debba operare nel quadro dei fini indicati come prioritari dall'art.55 della Carta.  E cioè:

"...per creare le condizioni di stabilità e di benessere che sono necessarie per avere rapporti pacifici ed amichevoli fra le nazioni, basate sul rispetto del principio dell’uguaglianza dei diritti o dell’autodecisione dei popoli, le Nazioni Unite promuoveranno:
a) un più elevato tenore di vita, il pieno impiego della mano d’opera, e condizioni di progresso e di sviluppo economico e sociale;
b) la soluzione dei problemi internazionali economici, sociali, sanitari e simili, e la collaborazione internazionale culturale ed educativa;
c) il rispetto e l’osservanza universale dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali per tutti, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione.
"

La violazione dell'accordo di collegamento con le NU, stipulato per garantire l'osservanza dei principi economici della Carta, è un'ipotesi meramente astratta e ormai circondata dalla più forte delle condizioni "di fatto" che caratterizzano il diritto internazionale: la consuetudine contraria, che è poi sostanziale abrogazione per "desuetudine". 

Gli esiti delle "cure" propinate ai vari paesi dalle condizionalità imposte dal FMI non possono certamente ricondursi, neppure nelle più sfrenate fantasie, a tali finalità ed obiettivi. E le Nazioni Unite, prescegliendo, attraverso il proprio Consiglio economico e sociale, di tralasciare la verifica sostanziale del rispetto dell'art.55 da parte dei suoi istituti o "agenzie" specializzati, hanno lasciato mano libera al FMI per instaurare una precisa concezione del ruolo della moneta e dei modi di correzione degli squilibri nei pagamenti internazionali che ha finito per negare, anzichè tutelare, diritti umani e piena occupazione, elevazione culturale e autodecisione dei popoli. Si è, anzi, così semmai instaurato quel mondo di risentimento e povertà diffusa inflitto, senza alcuna speranza, a sterminate maggioranze di popolazione alle quali ogni umano progresso appare per sempre precluso.   Ad attestarlo sono gli "indici di Gini" in diffusa crescita e la concentrazione della ricchezza sempre più accentuata che caratterizza l'insieme degli Stati assoggettati alla governance finanziaria degli alfieri del free-trade, della financial deregulation, delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni totali del mercato del lavoro."

9. Le vicende ucraina e greca ce ne danno una tragica conferma in termini di inconcepibili sofferenze inflitte alle popolazioni nel cuore dell'Europa. 
Ogni parvenza di legalità, non dico alla luce della Carta ONU, ma dello stesso Statuto FMI (!) appare messa da parte
Nessuno, poi, è più in grado di spiegare (se non ricorrendo a ridicoli arroccamenti su formule sempre più prive di connessione alla tragica realtà) quale "direzione", eticamente accettabile in termini umanitari, stia prendendo la "costruzione €uropea"!
Mentre invece l'UE costituisce ormai solo il braccio secolare (continentale) della religione mondiale del free-trade sovranazionale che NEGA, PER IL PROFITTO DI POCHI "DOMINATORI", la sovranità in senso moderno: che è perseguimento istituzionale dei diritti fondamentali di ciascun popolo.
La verità è che il governo mondiale dei mercati, - l'internazionalismo "pacifista" propugnato a Ventotene e alla base della costruzione €uropea-, mostra sempre più il suo volto feroce e insensibile, in un esercizio di cinismo ostentato che sta portando l'Europa, e probabilmente l'intero pianeta, ad una catastrofe di immani proporzioni.

10. L'unica soluzione generale sarebbe di tornare, con effettività ai principi della Carta ONU, ma i rapporti di forza non paiono consentirlo.
L'unica soluzione (semi)normativa è probabilmente che la forza correttiva de facto di questo (ormai insolubile) fallimento, porti alla riaffermazione del "principio di non ingerenza", nella sua originaria accezione, quale ancora "formalmente" affermata in un recente passato dalle stesse Nazioni Unite. 
Quell'accezione che vieta sì l'ingerenza, (inclusa dunque un'azione come quella che, in astratto,  avrebbe posto in essere la Russia nelle circostanze attuali), ma vietando una escalation di ingerenze "in ritorsione" che dimenticano la PRIMA FONDAMENTALE INGERENZA, GENETICA dei conflitti attuali: quella di chi si ritiene legittimato dalla volontà di realizzare, a qualsiasi costo, l'internazionalismo libero-scambista, come paradigma unico. 
Un paradigma sempre più cupamente unico, perchè  politicamente, culturalmente, e ormai, soprattuttto, mediaticamente, rivendica il diritto (l'unico diritto ammesso dai "forti") a calpestare, storpiare e ignorare le sovranità democratiche dei diritti fondamentali, affermati nelle Costituzioni sociali.

11. Come abbiamo visto, il divieto o principio di "non ingerenza", rispettoso delle sovranità autonome dei vari Stati anche più "deboli", si è invece "andato trasformando, proprio a seguito della spinta verso la "globalizzazione", in un diritto di "ingerenza umanitaria", con pericolosi e contraddittori esiti; se non altro inanellando, proprio sotto il profilo "umanitario", una serie di risultati fallimentari esattamente opposti alle intenzioni dichiarate di chi ha voluto imporre questa prassi."

Ora siamo al punto che ai pochi controllori del dominio mondiale, e ai loro zelanti mandatari (divenuti "funzionari della morte annunciata", fisica e morale, dei popoli), non rimane altro che questa soluzione, quella del ritorno al principio negativo della "non ingerenza", smettendo ogni insopportabile veste umanitaria e democratica: l'alternativa è quella del loro stesso fallimento.
Gli "odiatori dell'umanità" scoprirebbero che la loro incapacità non li pone al riparo dalla sconfitta. Infantilmente abituati al moralistico prevalere dei prepotenti, non potrebbero reggere ESSI stessi allo shock di una sconfitta che si compendia nella formula: L'IMPOSSIBILITA' DI VINCERE
E, comunque, di vincere senza sopportare perdite superiori ai presunti vantaggi immaginati dalla loro stessa avidità.

16 commenti:

  1. Un post impeccabile, ottimo anche come riepilogo, credo ci sia però un refuso, dove, all nono punto, nella terza frase, dice "eticamente accettabile", immagino intenda "inaccettabile".

    Complimenti

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    1. Controllato: è proprio "accettabile" (nel senso, dubitativo, di "inesplicabile"). Per renderlo più chiaro ho leggermente modificato il verbo...

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    2. d'accordo allora, se ne impara sempre una nuova. :)

      Saluti

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  2. «Dei funzionari italiani, non vi dico di quale grande istituzione, mi hanno avvicinato per dirmi che sono solidali con noi, ma che non possono dire la verità perché anche l'Italia è a rischio bancarotta e temono conseguenze da parte della Germania». ha poi dichiarato Varoufakis a «Presadiretta». «Una nuvola di paura negli ultimi anni ha avvolto tutta l'Europa. Insomma, stiamo diventando peggio dell'ex Unione Sovietica», ha aggiunto il ministro del governo Tsipras.

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    1. 'Sti funzionari italani devono aver subito un bel lavaggio del cervello di monetarismo, rimozione degli effetti del moltiplicatore fiscale, condizioni di Marshall-Lerner, e, last but not least, lex monetae e (diritti legali dei) detentori esteri del debito pubblico italiano.

      Forse, potremmo ipotizzare, sono stati ASSUNTI solo previo RIGOROSO ACCERTAMENTO che di questa roba NON ne sapessero nulla...

      Altrimenti come si fa a tremare di fronte all'€uropa, e magari vincere la paura 'mbriagandosi di #facciamocome?
      Penso proprio che sia così, sai...

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    2. Senza parole.

      Si puo solo sperare che questi deficienti di funzuonari italiani vengano spazzati via al piu presto possibile, perchè stanno facendo danni incredibili alla loro nazione. Solo per non fare fallire 3-4 bance franco-tedesce è salvare questo fallimentare progetto "euro" sacrificano l'italia.

      Sono semplicemente dei miseri venduti per 3-4 lire.
      Una disocupazione giovanile al 65% non è piu giustificabile con niente, assolutamente niente, ma sti delinquenti continuano con il loro "piu europa" Anche se l'intera Europa si è trasformata in un campo di macerie sti idioti continueranno a urlare "piu Europa"


      Ho speranze su Varoufakis, ma vedremo.

      Sorry per lo sfogo. ma qui mi sembra che si ha a che fare con delle belve, non con dei esseri umani.

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  3. Credo che potrebbe essere molto importante la visita della Merkel in Usa di lunedi 9 febbraio. Se parleranno della grecia, La Merkel potrebbe avere l'occasione di dare le dimissioni, e salvare la faccia di fronte alla storia....l'europa l'ha economicamente distrutta, ma potrebbe andare anche peggio, cioe' una guerra...forse per lei e' il momento buono di tagliare la corda.

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    1. Pare che sia anticipata a domani, 'sta visita...
      E comunque sarà importante per la Grecia non tanto per l'Ucraina, dove l'allarme rosso è più he altro una cosa italo-mediatica (le dimissioni l
      di Angelina e vedo attualmente difficili: dovrebbe andare a lavorare).
      Credo che preferirà un suicidio (con Schauble) nel bunker di Berlino

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    2. Allora sono proprio fatti cosi', si cacciano ostinatamente in situazioni senza via d'uscita? Il bunker come analogia architettonica della destinazione finale di tali politiche estere/economiche?

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  4. Aggiungo la valutazione concorde di un economista al di sopra di qualsiasi sospetto come Dani Rodrik, espressa nel suo libro The Globalization Paradox: "“The hyperglobalization agenda, with its focus on minimizing transaction costs in the international economy [per attirare gli investimenti stranieri], clashes with democracy for the simple reason that it seeks not to improve the functioning of democracy but to accommodate commercial and financial interests seeking market access at low cost. It requires us to buy into a narrative that gives predominance to the needs of multinational enterprises, big banks, and investment houses over other social and economic objectives. Hence this agenda serves primarily those needs.”

    Ed ecco puntuale, ad clarificandum (casomai ce ne fosse bisogno), l'ultima perla che ci elargisce Juncker: "Il ne peut y avoir de choix démocratique contre les traités européens." Più chiaro di così.

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    1. Ottimo! La tue quotes di "conferma" sono spesso un acceleratore degli sviluppi interpretativi di questo blog :-)

      Quella di Rodrik, nel senso comune di certe "frange", può apparire una enunciazione scontata: il fatto però è che contiene una implicita definizione funzionale dei meccanismi normativi, prima che economici, PRIORITARI: diciamo "fondanti".
      Questi meccanismi dimostrano che la politica e l'ideologia degli interessi liberisti strutturano già oggi una COSTITUZIONE MATERIALE SOVRANAZIONALE.

      In pratica, tutto questo dovrebbe condurre il costituzionalismo ad un'immediata e profonda revisione teorica. In assenza della quale non sarebbe (e non E') più in grado di riflettere la verità dei fatti sociali: e, infatti, questo è il problema della legittimità oggi...

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  5. Questo nuovo capitalismo finanziario pare avere delle caratteristiche sostanzialmente inedite.
    a) per certi versi, appare "stalinista" (è indubbio che l'Ucraina sta all'occidente come l'Ungheria stava all'URSS nel 1956, così come le sue pulsioni internazionalistiche sono viste come una specie di "dottrina manifesto" in nome della quale è lecito cancellare qualsiasi cultura contraria);
    b) per certi versi, appare "fascista" (vedi la progressiva involuzione delle forme di governo dei paesi messi sotto la "tutela" della Trojka, che, soprattutto in Italia, ricalca drammaticamente il periodo 1922-1925);
    c) per certi versi è "medioevale" (in quanto per sopravvivere esige che l'ordinamento pubblico sia circoscritto e limitato da entità e sotto-entità autonome non assoggettate al potere sovrano - vedi banca centrale indipendente: oggi il banchiere centrale pare simile a quella del feudatario che non accetta intromissioni nemmeno da Re)
    d) Infine, per certi versi, anzi, per molti versi (e questa è una caratteristica che forse merita approfondimento), pare addirittura "antiborghese"!
    Proprio così. La mia netta sensazione, è che il capitalismo odierno non sia il regno della borghesia tradizionale, intesa come forza produttiva (manifatturiero e commercio), bensì quello di chi dispone degli strumenti di transazione economica e di pochi grandi imprenditori, che si elevano al rango di nuova nobiltà. E' come se -ma posso sbagliarmi- all'interno della stessa borghesia fosse in atto una specie di purga, di cruda selezione, con intere categorie sociali (piccoli e medi imprenditori, commercianti, la vasta area del middle-management privato e pubblico, professionisti), viste improvvisamente come nemici da abbattere o comunque da riportare al ruolo di categorie subordinate (e meno abbienti di quanto sono oggi).
    Questo potrebbe spiegare, ad esempio, il connubio di questo nuovo capitalismo con i residui impazziti della declinante sinistra massimalista, quella per cui -detto in parole povere- si combatte il padrone facendogli licenziare anche gli impiegati oltre agli operai, e/o quella dei deliri anti-borghesi di valentina nappi (le minuscole sono volute).

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    1. E la Boldrini col suo esasperato politically correct controintuitivo, giunto all'apoteosi autoiconica e autocratica dei diritti cosmetici?

      Parlando di cose serie, concordo con l'ultima parte, credo di averlo in qualche modo sviluppato nel corso di questo blog. Ma merita un approfondimento.
      Il fatto è che l'aspirazione imperiale in chiave neo-feudale, una volta divenuta la sostanza che definisce il fenomeno essenziale ci toglie dall'apparente contraddittorietà dei primi interrogativi (in fondo ogni oligarchia irresponsabile è stalinista e il senso ultimo del fascismo è proteggere la sostanza del liberismo selvaggio: nel caso attuale, promuovendo governi locali autoritari, ortodossi alla tecnocrazia imperiale dei mandatari che siedono a Bruxelles)

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  6. "Mentre in Ucraina si continua a morire - nove soldati e sette civili nelle ultime 24 ore - da Madrid il ministro spagnolo dell'Economia, Lui de Guindos, sottolinea oggi l'altissimo costo delle sanzioni per l'Europa a differenza di quanto è accaduto agli Stati Uniti, primi fautori della dottrina punitiva contro Mosca, i cui scambi commerciali limitatissimi con la Russia (35 miliardi contro i 411,9 dell'Ue). Le sanzioni imposte dall'Ue alla Russia per la crisi ucraina sono costate ai Ventotto già 21 miliardi di euro di esportazioni, è l’accusa di Madrid.

    Lo stesso scontento per le sanzioni è in queste ore oggetto di una dichiarazione dell’ambasciatore russo a Mosca, Sergei Razov in un'intervista con Ria Novosti, riportata da askanews. Molti imprenditori italiani e politici ritengono che le sanzioni alla Federazione Russa «non corrispondano» agli interessi nazionali italiani. «Gli imprenditori italiani spesso mi dicono, negli incontri, che le misure restrittive in ambito commerciale imposte al nostro Paese, non corrispondono agli interessi nazionali dell'Italia»dice Razov, aggiungendo che gli imprenditori italiani hanno anche espresso questo sentimento alle autorità del loro Paese.". Dal Sole24Ore di oggi..

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    1. Già ma i "molti imprenditori" dovevano domandarsi ancor prima che razza di convenienza avessero all'adesione ucraina all'accordo di liebero scambio con l'UE alla base del golpe USA-UE contro un governo democraticamente in carica e fatto saltare a colpi di maidan e cecchini prezzolati.

      Dovevano domandarsi in che politiche commerciali in generale li avesse coinvolti l'adesione a questa UEM liberoscambista esasperata, con l'euro e le delocalizzazioni (che senza la presa in carico da parte dell'odiato Stato della spesa pubblica per ammortizzatori sociali, non gli sarebbero convenute così tanto...dovendo fallire in Italia).

      So' bravi tutti a farsi i conti in tasca a babbo morto (senza averlo assistito quando potevano salvarlo...)

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    2. Ma 48 che dici?!?! ;) Non vedi ora come sono ricchi gli italiani grazie all'UEM e come ci ri-troveremmo in braghe di tela in caso di eurexit!?!?! (cioè, Biasco è docente di economia monetaria a Roma, non so se mi spiego... avvilente).

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