lunedì 16 marzo 2015

L'AUSTERITA' NON FUNZIONA PER LA RIPRESA MA SOLO PER DISTRUGGERE LA DEMOCRAZIA

Carosello Pubblicità Spot

1. Ancora sulla ripresa fantasma, "a dispetto del QE" e delle sue attese irrealistiche.

"Le famiglie non spendono e lasciano in banca oltre 30 miliardi di euro in un anno: vuol dire che ogni mese vengono accantonati 2,5 miliardi. Negli ultimi 12 mesi è passato infatti da 861 a 891 miliardi, in aumento di oltre il 3%, l'ammontare delle riserve degli italiani. 

"C'è paura di spendere e paura di investire, paura di nuove tasse o di ulteriori difficoltà coi bilanci'', spiega il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. Una tendenza seguita anche dalle aziende e dalle imprese familiari, con i salvadanai cresciuti, rispettivamente, di 13 miliardi (da 190 a 203 miliardi) e di 2 miliardi (da 43 a 45 miliardi), oltre che dalle onlus (+717 milioni) e dagli istituti di credito (+32 miliardi); in leggero calo i depositi delle assicurazioni (-1,3 miliardi). Complessivamente, le provviste finanziarie sono salite di 78 miliardi (+5%) passando da 1.457 miliardi a 1.535 miliardi.
Secondo l'analisi dell'associazione, basata su dati della Banca d'Italia, da gennaio 2014 a gennaio 2015 complessivamente le riserve bancarie sono salite di 78,1 miliardi (+5,36%) passando da 1.457,7 miliardi a 1.535,9 miliardi: nell'ultimo anno, ogni mese non sono stati spesi o investiti, in media, 6,5 miliardi. Nel dettaglio, i fondi delle aziende sono cresciuti di 13,8 miliardi (+7,30%) da 190,1 miliardi a 203,9 miliardi: l'incremento medio è superiore a 1 miliardo al mese.

I salvadanai delle famiglie sono aumentati di 30,4 miliardi (+3,54%) al ritmo di oltre 2,5 miliardi al mese, passando da 861,2 miliardi a 891,7 miliardi. 
Gli accantonamenti delle imprese familiari sono incrementati, poi, di 2,2 miliardi (+5,25%) da 43,5 miliardi a 45,7 miliardi. In salita anche i depositi delle onlus (organizzazioni non lucrative), cresciuti di 717 milioni (+3,13%) da 22,9 miliardi a 23,6 miliardi, e quelli delle banche, aumentati di 32,1 miliardi (+10,2%), probabilmente come conseguenza delle nuove regole europee sui requisiti di capitale diventate più stringenti, da 315,3 miliardi a 347,5 miliardi. In leggero calo, invece, di 1,3 miliardi (-5,35%) i depositi delle assicurazioni diminuiti da 24,5 miliardi a 23,2 miliardi (ndr; qui i tassi in forte calo, dei titoli in portafoglio, parrebbero indurre il settore assicurativo a cercare di tamponare con le riserve la difficoltà di garantire le prestazioni e i rendimenti promessi)

CARTELLINO CONTO CORRENTE
Tra i risultati più rilevanti dell'analisi per strumento, il comparto del conto corrente ha registrato la crescita più alta tra gennaio 2014 e gennaio 2015: da 789,6 miliardi a 873,1 miliardi in aumento di 83,5 miliardi (+10,57%). 
Sale anche l'ammontare del denaro circolante, passato da 158,6 miliardi a 170,9 miliardi in crescita di 12,3 miliardi (+7,77%). Sono leggermente cresciuti i depositi rimborsabili con preavviso: lo stock di denaro è passato da 310,6 miliardi a 313,5 miliardi in aumento di 2,9 miliardi (+0,94%). I depositi vincolati a breve scadenza, invece, sono diminuiti sensibilmente, probabilmente in corrispondenza del calo degli interessi riconosciuti dagli intermediari, da 165,4 miliardi a 137,1 miliardi con una diminuzione di 28,3 miliardi (-17,14%).

''Le famiglie e le aziende, che pure avrebbero la possibilità di far circolare denaro, incrementando i consumi e scommettendo sul futuro, preferiscono la via della prudenza'', afferma Longobardi. Si temono momenti ''ancora peggiori, magari accompagnati dall'ennesimo inasprimento fiscale interno o nuovi scossoni in arrivo dal fronte internazionale''. Ma se i flussi finanziari sono deboli, avverte il presidente, ''possiamo dire addio alla ripresa: ecco perché è fondamentale e urgente far ripartire i consumi".

2. A margine di questa impressionante serie di dati, c'è da dire che il problema non sembra soltanto quello dell'aspettativa di nuove tasse - problema che certamente si connette alla "bomba ad orologeria" delle clausole di salvaguardia (v.P.9) contenute nella legge di stabilità, in coerenza con l'inasprimento fiscale comunque preannunziato nel DEF per i prossimi due anni,- ma, in termini tragicamente attuali, quello del timore di non farcela neppure a pagare le tasse già vigenti, alle prossime scadenze.

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3. E' evidente che se sussiste un confluire di queste due potenti pulsioni difensive, l'aumento del risparmio è solo un segnale di crisi persistente  mentre le famiglie e le imprese scontano, più o meno consapevolmente:
a) la rinuncia persino alla speranza che gli investimenti netti (cioè quelli che vanno al di là del mero mantenere in funzione le strutture e gli impianti esistenti) possano dar luogo a profitti più elevati dei rendimenti finanziari di breve e medio termine: questi oggi già ai minimi termini. Come dire che nessuno si aspetta che i profitti ci possano proprio essere e, anzi, intraprendere nuove iniziative sarebbe una probabilissima prospettiva di perdita;
b) la stessa complessiva situazione - che si pone in continuità con il crollo e la proseguita caduta degli investimenti- e che determina che le eventuali assunzioni di lavoratori determinate dall'incentivo, peraltro transitorio (P.6, lett.b)), legato al jobs act, saranno effettuate su una struttura produttiva che, a malapena, potrà considerarsi immutata e stagnante, nel mantenimento, cosa che sarebbe già un risultato difensivo accettabile (specie per le imprese che si basano essenzialmente sulla domanda interna);

 

 

c) il fatto che la eventuale diminuzione del tasso di disoccupazione si manifesterà, - se pure si verificherà (e non è detto, sussistendo fattori traumantici di incertezza oggi sottovalutati)-, su un numero di "posti" inalterato: cioè avremo il rafforzamento dell'attuale tendenza al part-time involontario, subito dal lavoratore contro le sue aspirazioni (assumo due per svolgere, a minor costo, il lavoro che in precedenza era svolto da uno);

Cigno nero Austria fa prima vittima in Germania - Fallisce azienda erogatrice di mutui, che paga a caro prezzo esposizione a bad bank(!) della banca austriaca Hypo Alpe Adria. Interviene fondo garanzia depositi.

d) che a questo insieme di elementi si aggiunge il demansionamento: assumo al posto di un lavoratore anziano (divenuto più agevolmente) licenziabile, un "giovane" meno qualificato e comunque inquadrato ad un livello retributivo inferiore; o ancora, sostituisco a un quadro (licenziato o pre-pensionato) un lavoratore di livello inferiore, senza variarne inquadramento e retribuzione ma soltanto le mansioni, sfruttando lo scollamento, ora consentito, tra mansioni per cui si viene assunti e mansioni di cui organizzativamente è possibile imporre lecitamente lo svolgimento.

4. Questo quadro di politiche economiche (divenute vincoli normativi su spinta €uropea), ci dice come le aspettative di crescita della domanda, e quindi la propensione a investire, non possano aumentare: e anche come queste aspettative, coscienti o meno che ne siano gli "operatori economici", siano legate al mercato del lavoro
E' chiaro che la situazione potrebbe apparire favorevole solo al limitato numero di imprese che possono contare su un prevalente fatturato di esportazione della rispettiva produzione.
Ma di certo, la percezione di una domanda interna che non "può" riprendersi, proprio per via di questo assetto del mercato del lavoro, rende il carico tributario già oggi una prospettiva tale da portare il sistema nella "trappola della liquidità," alimentando una spirale deflazionistica che è innescata, senza alcuna contromisura nemmeno lontanamente ipotizzata, dalla correzione fiscale in pareggio di bilancio intrapresa all'interno dell'eurozona. 
Insomma, disoccupazione "strategica" e diminuzione "forzosa" delle importazioni indotta dal consolidamento fiscale e dal violento calo dei redditi disponibili, possono pure aggiustare (transitoriamente) i conti delle partite correnti; ma solo al prezzo di innescare un ritardo nell'effettuazione degli investimenti che si struttura in una vera e propria deindustrializzazione, rendendo lo stock del risparmio (passato) la mera garanzia di un'escussione futura da parte dei creditori bancari o fiscali. In ogni caso, esecutori per conto dell'€uropa.

5. Contrariamente a quanto dice qualcuno, con frettolosa considerazione soltanto di un effetto correttivo sul breve, l'austerità NON funziona: certamente ristruttura l'offerta produttiva del paese che vi è costretto, ma in un avvitamento distruttivo verso il basso. Un avvitamento che, superato un certo limite di durata, diviene irreversibile.

Che le cose stiano così, non ci vuole poi molto a capirlo, se lo si vuole capire. E Kaldor lo aveva spiegato molto bene (come riportato in questo post ispirato al lavoro di Nuti):
"...sappiamo che in una depressione prolungata la capacità produttiva non solo rimane inutilizzata ma in realtà viene distrutta: le imprese chiudono e solo tutt’al più una frazione del loro capitale produttivo viene ri-utilizzato altrove in altri usi produttivi. Anche il capitale umano viene distrutto: i lavoratori in esubero si disperdono, e le loro qualifiche vanno perdute o dimenticate o diventano obsolete. Quando la produzione reale cade al di sotto della produzione potenziale a un certo punto l’investimento lordo cessa e l’investimento netto cade sotto lo zero, quando il capitale obsoleto o in eccesso non viene sostituito, riducendo non solo il numero degli occupati ma anche quello dei lavoratori “occupabili”, facendo cadere il sentiero di sviluppo della produzione potenziale (Vianello 2005).
Una domanda insufficiente protratta nel tempo inevitabilmente genera un rallentamento nella formazione di nuova capacità produttuva e quindi di reddito potenziale” (ibidem). I lavoratori scoraggiati smettono di cercare lavoro e il tasso di partecipazione cade. Come Nicholas Kaldor (1983) aveva affermato, “È illegittimo assumere che esista un sentiero di sviluppo di equilibrio di lungo periodo, per un singolo paese o anche per il mondo nel suo complesso, determinato dallo sviluppo della popolazione, l’accumulazione di capitale e il tasso di progresso tecnico, tutti presi esogeneamente [il corsivo è nostro].” (p. 95).


In tali condizioni, nel mondo che conosciamo, il consolidamento fiscale certamente può danneggiare la crescita e lo sviluppo economico, anche se non è coordinato internazionalmente. Cio’ non significa che non ci siano limiti alla abilità di un paese o anche di un gruppo di paesi di sostenere uno stimolo fiscale.
Ma il consolidamento fiscale va assolutamente evitato fintantoché il rapporto PIL/Debito Pubblico (attenzione: è proprio PIL su debito, ndr.) è inferiore al moltiplicatore fiscale – anche se altrimenti il paese sta crescendo più lentamente del tasso di interesse sul suo debito, perche’ con un consolidamento fiscale perverso il paese continuerebbe a fare aumentare il proprio rapporto Debito Pubblico/PIL ancora più rapidamente che con uno stimolo fiscale continuato.
Questo è vero anche se la spesa pubblica consiste nella proverbiale politica keynesiana di ingaggiare dei lavoratori per scavare delle buche e altri lavoratori per riempirle, che Tanzi (2012) vorrebbe relegare “al museo delle idee vecchie e sbagliate” (p. 11). Ovviamente la sostituzione di spesa improduttiva con investimento produttivo porta benefici addizionali significativi rispetto alla continuazione di investimento improduttivo come scavare e riempire buche o costruire piramidi o cattedrali, ma anche la continuazione di tale investimento improduttivo è superiore al consolidamento fiscale perverso".

19 commenti:

  1. Che poi in questo caso il consolidamento fiscale *è* coordinato internazionalmente. Quindi...

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    1. Infatti. Mi piace sottolineare, come immagino molti (o tutti) sanno quanto disse su Maastricht Godley: "It seems clear that the Maastricht criteria for the establishment of ‘convergence’ were far too narrowly conceived. To fulfil the conditions necessary for a successful currency union it is not nearly enough that member countries agree to follow simple rules on budgetary policy and achieve some minimum period of low inflation and currency stability. They need to reach a degree of structural homogeneity such that shocks to the system as a whole do not normally affect component regions in drastically different ways. Moreover, arrangements should be made which ensure that when substantial changes of a structural kind do turn up the federal authority is equipped to share out any burden which ensues. It would be wrong to suppose that there exist well-defined ‘fault lines’ which can be cured once and for all. Structural changes are always going to be taking place as a consequence of political earthquakes, or for other reasons, and the Community must have some way of dealing with them.".

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  2. A BLACK SWAN

    Qualche “increspatura” sui laghi alpini con i “meltemi” mediterranei, con avvisi lanciati ai naviganti.

    Quanto sia servito riportare “galli & aquile” a casa non è conoscibile neppure per allontanare i paradossi della psichedelica finanza n/eurista allevata nei “cortili” del continente.

    Cascano giù come castelli di carta – verdi, rossi e blu – e sotto le tante macerie umane generate ci sarà sempre qualcuno che sa ricordare.

    A futura memoria,
    ;-)

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  3. Chissà che reazione avranno gli USA...

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    1. Questione interessante. Dimostrazione dell'ormai intervenuto totale scollamento delle NU dalla concreta risoluzione dei problemi di cooperazione economica e, semmai ci fosse bisogno ribadirlo, di FMI e WB dalle stesse NU (solo un noto "scacciatore di se stesso" crede reclama ancora che la qualificazione del FMI come agenzia-NU abbia un qualche significato sostanziale corrispondente a un intento negoziale delle parti ancora riconducibile a quello originario- e mai realizzato, peraltro).

      Venendo a noi: la cosa ha in sè una notizia apparentemente buona, cioè lo sganciamento dei tre importanti paesi UE (pure 4, considerato UK) dalle logiche esclusivamente World Bank. Ma anche una non proprio buona: una banca, per investimenti infrastrutturali macroregionali, partecipata da paesi furiosamente intenti a integrarsi con deflazione salariale e delocalizzazioni, che spingerà le imprese di settore a operare ancor più all'estero. Senza alcun vantaggio industriale e occupazionale interno, considerato che le imprese più importanti o agiranno da sedi "delocalizzate" o mediante controllate estere.

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    2. Identico ragionamento che di primo acchito mi è balzato in mente...

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    3. l fatto che i quattro paesi maggiori europei decidano autonomamente un'operazione del genere, credo dimostri, inoltre, ed ancora una volta, la debole consistenza politica delle istituzioni europee, che, quando il gioco si fa serio (vedi anche trattative Merke-Hollande-Putin sull'Ucraina), appaiono sostanzialmente (e volutamente?), confinate in ruoli marginali.
      Con buona pace dei fideisti piddini che ancora parlano di Stati Uniti d'europa, Politica comune, esercito europeo, ed altre amenità.......

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    4. Ma ormai i fideisti non paiono nascondere neanche più troppo la "sostanza" delle loro dichiarazioni di facciata: l'€uropa come gigantesco espediente di facciata per il trasferimento del potere dalle istituzioni democratiche nazionali alla governance finanziaria internazionale indifferenziata. I "mercati", assurti al potere di governo, si confermano lobbies di piccole comunità di "eminenti" individui, capaci di imporre, senza particolari difficoltà, la loro volontà unilaterale ai titolari formali di funzioni di governo...

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    5. gli investimenti li facciano in Italia mi verrebbe da dire invece che in Asia. Manco colla pistola puntata alla tempia. però vogliono che andiamo a lavorare per due pacche sulle spalle lo stesso.

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    6. Rileggiti cosa diceva Severgnini sul destino precostituito dei nostri studenti del Politecnico.
      Ovviamente, a quel punto i corsi bisognerebbe tenerli in mandarino: ci dicano chi sono i nuovi padroni e noi prontamente dobbiamo adeguarci e annullarci...

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    7. Nel frattempo Hypo fa la sua prima vittima... non so perchè, ma sa molto di CreditAnstalt AG 1931...

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    8. Ma è la stessa notizia linkata all'interno della parte scritta in blue-grande del post, direi...

      Attendiamo sviluppi in Germania, visto che tra l'altro la Fed è, per vari motivi, sulle tracce sia di Commerzbank (maxisanzione per riciclaggio) che di Deutschebank (non ha passato gli stress test per insufficienza di core-tier...in compagnia di Santander!)

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    9. Ma solo a me il link non funziona?

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    10. Mannaggia, non me ne ero accorto...

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    11. Si si, ora funziona! Segnale anche questo e questo articolo in successione... non male direi...

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    12. e oggi di nuovo: "Bene il jobs act....ma da solo non basta ad assumere"

      eccerto ti pareva. ieri era la cosa fondamentale. oggi non basta.

      se andassimoa alvorare gratis ci chiederebbero di pagare per farlo.

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  4. Faccio una riflessione sul punto 1 del post, dove snocciola l'aumento del risparmio per i vari motivi di cui già sappiamo, questi risparmi investiti nell'area € con l'avvicinarsi della parità (ma anche 0,90) al $ tanto annunciata, non genererà la PIU’ GRANDE USCITA DI CAPITALI DALL’EUROZONA DELLA STORIA DEI MERCATI FINANZIARI?
    Se possedessi grandi capitali in questo momento non mi sentirei sicuro di tenere cotanta ricchezza in € (anche se la BCE si è "prodigata" al controllo dell'inflazione) ma, visto che si profila un' ind€bolim€nto NEI CONFRONTI DELLE MONETE SOVRANE e considerato che, sta per nascere una nuova entità bancaria asiatica fortemente voluta dalla sovrana Cina, magari investo in renminbi.

    questo significa una ulteriore svalutazione degli assets immobiliari italiani e un'accelerazione dell' uscita di capitali a favore di assets IN USA, e IN PARTICOLARE IN PARADISI FISCALI.

    Ho sentito parlare di €GULT, se è come ho capito (spero di no) qui si affonderà come il Titanic solo che l'iceberg sappiamo benissimo dov'è.

    Grazie

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  5. Scusate, "manipoliamo" il mercato: ci mettiamo qui d'accordo dove investire e investiamo tutti quanti lì. Il prezzo sale e siamo a posto.
    Dite che non funziona? Vabbe', c'ho provato... :-(

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