giovedì 12 marzo 2015

LE ESEQUIE FRETTOLOSE DI UNA COSTITUZIONE (ANCORA?) VIVA

la voce repubblicana - quotidiano del partito repubblicano italiano - testata

"La voce repubblicana quotidiano del partito repubblicano italiano 22-8-1924
Dalle frettolose esequie di Matteotti profugo anche morto alle gesta... legalizzate della fazione dominante
I deputati di opposizione non partecipano ai funerali
Milano 20, - Questa sera, a tarda ora, sono giunti a Milano, provenienti da Fratta Polesine, i deputati milanesi delle opposizione colà recatisi per partecipare ai funerali dell'on. Matteotti.
Il fatto è dovuto, come hanno spiegato gli stessi deputati, ad un triplice ordine di considerazioni: 1. che la salma dell'on Matteotti compi il viaggio da Riano a Fratta Polesine si può dire clandestinamente, e ciò non per un esplicito desiderio della Vedova, ma per disposizioni speciali del Governo: 2. che a ricevere la salma a Fratta Polesine è intervenuto ufficialmente il Commissario Prefettizio del luogo, che è fascista: 3. che domani ai funerali interverranno ufficialmente le autorità."


1. La teoria che, fuori da questo blog (naturalmente), va per la maggiore tra i giuristi "mainstream", ascoltati in "area di governo" negli ultimi decenni, è che la Costituzione sarebbe un mucchio di belle previsioni scollate dalla realtà. 
A questa asserzione categorica si accompagnano elaborazioni storico-politologiche prevalentemente tratte dal pensiero di autori esteri (che nulla sanno della nostra Costituzione e che normalmente odiano le Costituzioni sociali del post II guerra mondiale), che si stratificano in citazioni e rimandi del tutto sconnessi dal diritto positivo, cioè dal testo effettivo, sancito dalla Costituzione italiana. 
Un colossale esercizio di esterofilia e di pensiero unico (#facciamocome) che ha sostituito, alla Costituzione rigida voluta dai Costituenti, un opaco e gelatinoso sistema di principi sociologici e di vaga "scienza politica" a carattere entusiasticamente "internazionalista".
2. In omaggio a questa (per certi versi) spettacolare disattivazione della sovranità popolare, si perviene all'enunciato apodittico e incontrovertibile (per ESSI) per cui tutte le teorie ricostruttive del dettato costituzionale, e quindi della società che esso programma di realizzare, sarebbero riferite a una realtà che non c'è più.
In sostanza, ciò equivale ad affermare, in modo implicito ma fermamente insistito, - naturalmente sullo sfondo di ogni ragionamento sull'assetto sociale ed economico derivante dalla costruzione europea- , che ogni principio e ogni diritto fondamentale della Costituzione è divenuto privo di oggetto e quindi privo di vincolatività giuridica.
Insomma, il pensiero giuridico "dominante", ragiona come se il discorso normativo fosse la ricerca scientifica nel campo della biogenetica o della fisica teorica. 
Siccome tante parole sono state dette per avvalorare l'Unione europea - senza mai preoccuparsi di verificare la conformità di questa con i principi fondamentali della Costituzione-, e queste parole non vengono contraddette dai fatti "bruti" delle decisioni politiche assunte negli ultimi decenni, la Costituzione è solo l'espressione di una speculazione basata su una realtà di fatto non più osservabile, come tale sorpassata e priva di significato attuale.

3. Si immagina così un "progresso" costante, come quello segnato dalla scoperta di nuove evidenze di laboratorio assurte a nuove leggi scientifiche, che, accumulandosi, renda la Costituzione, con tutte le sue proclamazioni di inviolabilità e immodificabilità (se non a rigide condizioni che, peraltro, ne possono riguardare solo una parte), un fatto storico del passato, ormai estinto.
Ciò equivale a professare l'abrogazione tacita della Costituzione: la realtà normativa sarebbe dunque, in questa ottica dominante, che il "progresso", - peraltro mai dimostrato, ma affermatosi nella forza politica che la dottrina giuridica si dovrebbe limitare soltanto a registrare e ad esaltare,- ha prodotto l'affermazione dei trattati europei come fonti superiori alla Costituzione!!!

4. Questa implicazione, ovviamente, non è teorizzata in modo aperto, perchè si scontrerebbe con le clausole fondamentali della stessa Costituzione che, come in tutti i casi di Costituzione rigida, non ammettono fonti superiori a se stessa. 
In tal senso, il pensiero giuridico dominante si guarda bene dal contrapporsi frontalmente alle enunciazioni costituzionalmente legalitarie della Corte costituzionale, anche recentissimamente riaffermate con la sentenza n.n.238 del 23 ottobre 2014, che ha nuovamente affermato:  
"Non v’è dubbio, infatti, ed è stato confermato a più riprese da questa Corte, che i principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale e i diritti inalienabili della persona costituiscano un «limite all’ingresso […] delle norme internazionali generalmente riconosciute alle quali l’ordinamento giuridico italiano si conforma secondo l’art. 10, primo comma della Costituzione» (sentenze n. 48 del 1979 e n. 73 del 2001) ed operino quali “controlimiti” all’ingresso delle norme dell’Unione europea (ex plurimis: sentenze n. 183 del 1973, n.170 del 1984, n. 232 del 1989, n. 168 del 1991, n. 284 del 2007), oltre che come limiti all’ingresso delle norme di esecuzione dei Patti Lateranensi e del Concordato (sentenze n. 18 del 1982, n. 32, n. 31 e n. 30 del 1971). Essi rappresentano, in altri termini, gli elementi identificativi ed irrinunciabili dell’ordinamento costituzionale, per ciò stesso sottratti anche alla revisione costituzionale (artt. 138 e 139 Cost.: così nella sentenza n. 1146 del 1988)."

5. E dunque, la nuova gerarchia delle fonti, al cui vertice starebbe il "fatto compiuto" della prevalenza delle regole €uropee, è più un'argomentazione a priori di tipo politico-emotivo
Prima, un pensiero che trova nella sua mera reiterazione assertiva  la propria "dimostrazione" (un fenomeno "goebbelsiano") stabilisce, per forza inerziale, la presunzione assoluta della sopravvenuta irrealtà storica del modello costituzionale. 
Poi, da ciò, viene fatta discendere la conseguenza (anch'essa implicitamente incontestabile) che le affermazioni della Corte costituzionale sulla inviolabilità dei principi fondamentali da parte di ogni fonte "internazionale", e ogni pensiero sistematico basato sulla stessa logica, sarebbero mere enunciazioni teoriche, prive di risvolti pratici.
Si deve dire, purtroppo, che in parte ciò è anche vero, dato che la teoria dei c.d. controlimiti di diritto costituzionale al diritto dei trattati europei, non si è mai accompagnata ad un'applicazione concreta che ponesse un argine o un limite a qualche specifica disposizione dei trattati stessi.

6. Questo, come abbiamo più volte visto, è anche dovuto alla incapacità degli interpreti "giuristi" di comprendere la portata socio-economica effettiva dei trattati stessi, incapacità che, a sua volta, presuppone la profonda incomprensione del modello economico insito nella stessa Costituzione.

Il costituzionalismo italiano, al di là di episodiche enunciazioni (anch'esse ormai alquanto risalenti e dovute alla esistenza passata di diversi rapporti di forza elettorali) sul diritto e sulla tutela del lavoro, è stato infatti più attento alle geometrie istituzionali di vertice, alla forma di governo, ai rapporti tra i Poteri, alla regolazione di confini tra le prerogative del potere esecutivo-governativo e quelle del potere legislativo-parlamentare. Portandosi semmai l'attenzione, come già fece il fascismo, sui meccanismi della legge elettorale.
La Costituzione economica, nel pensiero successivo alla elaborazione dei Costituenti (che invece del problema erano massimamente coscienti), è stata vista come un "corpo" separato e storicamente scindibile dalla stessa democrazia.
Come se la forma dell'intervento pubblico nell'economia, dell'azione pubblica nella generazione del risparmio e nel mantenimento dell'occupazione, fossero appendici neutrali e indifferenti rispetto all'assetto sociale voluto con l'enunciazione dei diritti fondamentali.

7. In derivazione di ciò, cioè di una profonda ignoranza dell'economia, si è acceduto alla tesi che la Costituzione economica, cioè le norme su come e quanto il benessere economico dovesse essere garantito a tutti i cittadini attraverso l'intervento pubblico nei vari settori dell'economia (cioè il clou della "democrazia necessitata" voluta dai Costituenti), fosse illimitatamente derogabile dai trattati europei.

In un certo senso, questa è una fortuna, anche se mi viene da dirlo con un certo cauto timore: ciò ha fatto sì che norme come quelle sul risparmio (art.47 Cost.), sulla proprietà pubblica (42 Cost.), sulla proprietà industriale dello Stato (art.43 Cost.), sulla stessa iniziativa economica doverosamente conforme a "fini sociali" (art.41 Cost.), sulla tutela e lo sviluppo dell'artigianato (art.45 Cost.), fossero lasciate intatte dalle aggressive ipotesi di riforma costituzionale escogitate negli ultimi decenni per "adeguare" la realtà del patto sociale fondamentale con il presunto superiore interesse della integrazione europea.
Le riforme si sono appuntate sulle geometrie istituzionali di vertice, sulla forma di governo e sulla riorganizzazione e riallocazione del potere di indirizzo politico, lasciando da parte la Costituzione economica. Proprio perchè è stata data per "morta", per superata e ormai inoperativa.

8. Il sintomo di ciò lo si è visto nelle varie riforme conseguite alla adesione a Maastricht, e quindi alla instaurazione della presunzione assoluta di abrogazione tacita della c.d. Costituzione economica: il mercato del lavoro è illimitatamente modificabile perchè, secondo i giuristi, il pieno impiego (art.4 Cost.)  e il livello salariale (art.36 Cost.), non sono connessi ad esso. Le pensioni e la previdenza sono illimitatamente comprimibili e modificabili, perchè risparmio, abitazione, dignità del lavoratore non sono minimamente collegabili ad esse. Secondo i "giuristi".
E così via, fino alla difesa acritica dell'euro, di cui, ovviamente, i giuristi non sanno scorgere la connessione con occupazione, domanda interna, effetti sui rapporti sociali di un modello economico-industriale (mercantilista) orientato alla sola competitività esportativa.

Queste tristi considerazioni, mi portano a fare un appello a tutti i possibili lettori: ora, ancora non si sa per quanto, la Costituzione è viva perchè esiste come fatto giuridico SUPREMO ancora operativo e fornisce quelle risposte alla crisi che nessun altro "punto di leva" potrà darvi.
Sta solo a voi, a tutti voi, rivendicare questa superiore ed inviolabile legittimazione alla democrazia e alla liberazione della sovranità da vincoli esterni illegali.


30 commenti:

  1. La Costituzione è viva e lotta insieme a noi!
    E noi rivendichiamo questa superiore ed inviolabile legittimazione alla democrazia e alla liberazione della sovranità da vincoli esterni illegali.
    Questi concetti elementari ma fondamentali, prof., potrebbe condividerli col Presidente Mattarella?
    Chi meglio di lui, se volesse ...

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    1. Il problema è riuscire a condividere la comprensione di "certi" meccanismi economici.
      Come ho cercato di illustrare qui
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/02/il-discorso-2-il-percorso-di-un.html

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  2. Come spesso mi capita, leggendoti, un moto irrefrenabile spinge le mie mani ad applaudire.

    Nella vulgata mediatica, molto ben (ainoi) introiettata dalla massa, questo "superamento" "naturale" e "inevitabile" della Costituzione (ovvero dello spirito della Costituzione, che tu cosi' ben divulghi) e' rappresentato dalla frase, arci-inflazionata:

    "NON POSSIAMO PIU' DARE TUTTO A TUTTI".

    A parte la non del tutto secondaria domanda "CHI? ( non puo' piu' "dare tutto a tutti")";

    Ne coseguirebbe la domanda:

    ("Non possiamo piu' dare tutto a tutti") PERCHE'?

    La risposta implicita -guardate, e' pura logica-e': PERCHE' DOBBIAMO DARE [il] TUTTO A POCHI

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    1. E' il concetto di tutto il grande "oggetto" della manipolazione ordoliberista a trazione €uropea: laddove "tutto" è l'insieme delle prestazioni sociali e delle tutele legate alla condizione di lavoratore (non necessariamente dipendente, includendo la Costituzione in ciò anche artigiani e coltivatori diretti, quantomeno).
      E' in fondo un risultato straordinario, per quanto negativo, che pensione, previdenza, sanità universale, risparmio (abitazione) legato direttamente o indirettamente all'intervento pubblico, siano visti come "tutto", cioè come un lusso eccessivo e non generalmente estensibile alla condizione di cittadino di uno Stato democratico.
      Beh, ci sono riusciti; adesso la nuova etica si basa sulla indispensabile e purificatrice "durezza del vivere"...

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  3. Dagli Annali della "Storia d'Italia" (v. 14, Torino, 1998, p. 1022) Einaudi, "La crisi del diritto nazionale" di Massimo Luciani (possiamo dire che come costituzionalista non è proprio l'ultimo degli sprovveduti?): "Non è infatti difficile prevedere (e in ambito italiano è quanto si è già verificato in riferimento all'interpretazione dei diritti economici e sociali alla luce della Convenzione e, ora, del Trattato di Maastricht) che la diversa ispirazione dei documenti internazionali potrebbe influenzare la cultura degli interpreti delle costituzioni nazionali, inducendo letture nuove, ma non per questo più garantiste, dei diritti dei singoli. In scenari di questo tipo, la specificità di Paesi costituzionalmente progrediti come l'Italia non può considerarsi obiettivo di una battaglia di retroguardia, ma è la doverosa conseguenza che debbono trarre coloro che intendono massimizzare la tutela dei diritti e delle libertà di tutte e di tutti".

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    1. Ed eravamo in epoca ante-euro. Si poteva insistere e specificare specialmente "poi"...

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    2. Senz'altro. Comunque anche questo passaggio non è male: "La prospettiva costituzionale richiede di essere recuperata anche là dove, di fatto, al di là del formale ossequio alla dottrina dei controlimiti, la si è sterilizzata: nella prospettiva dell’integrazione sovranazionale. Non tutti i cammelli europei possono passare per la cruna dell’art. 11 della Costituzione, il cui significato essenziale è che il posto dell’Italia in Europa (e comunque in tutte le istituzioni create da accordi internazionali) deve deciderlo l’Italia, perché, quale che sia la prospettiva che si assume è nella Costituzione (nelle singole costituzioni degli Stati membri) che giace la legittimazione delle istituzioni sovranazionali, non viceversa." (qui pag. 79).

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    3. Infatti si vede quanto questa linea di pensiero sia insegnata e diffusa presso gli studenti della generazione Erasmus...Proprio una cultura condivisa e portata senza requie nel dibattito mediatico :-)

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  4. Ciao Quarantotto, se devo essere sincero, certi tuoi articoli scatenano in me la stessa esaltazione che provavo per certe giocate di Maradona e quest’ultimo è uno di essi.
    Consentimi, in questo alto e nobile consesso intellettivo, di esprimere dall'animo il mio aspetto popolano. Brevemente ti racconto una piccola storiella ( vera) renderebbe bene in dialetto Veneto, ma spero possa essere efficace lo stesso.
    “All’ennesima volta che l’ amico agricolo mi chiedeva il funzionamento delle opzioni di borsa, il gommista fu colto da un impeto di rabbia mista collera e si rivolse all’agricolo con queste parole: Cosa vuoi che capiamo noi di questa cose, ci vuole l’università, noi abbiamo a mala pena la 5 elementare, comunque se proprio vuoi capire, fai come me, vai in banca compra un’opzione sull’indice, spendi 5 milioni di lire, quando nel giro di 20 giorni li hai bruciati, hai capito tutto di come funzionano.”
    Ecco io temo che i Giuristi mainstrean non abbiano ancora compreso il modello economico della Costituzione perché questi 5 milioni non li hanno ancora fumati. Anzi il fatto che a mangiarli siano gli altri diventa motivo di orgoglio e di rafforzamento della propria superiorità intellettuale e morale rispetto al popolino, per cui sono ancora meno propensi a capire. Il giorno che la crisi in maniera incidentale busserà alla loro porta, allora io credo che capiranno con una velocità che produrrà in me un senso d’invidia, considerato il fatto che io ho fatto fatica.
    Per quanto concerne la rivendicazione della superiorità ed inviolabilità della legittimazione democratica e alla liberazione della sovranità dei vincoli esterni illegali, tutto questo necessita del supporto di un movimento politico fortemente coeso ed organizzato. Individualmente temo che la nostra incidenza sia minima per alcuni e nulla per i molti.

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    1. Sono assolutamente d'accordo che "tutto questo necessita del supporto di un movimento politico fortemente coeso ed organizzato". Perciò, speriamo che qualcuno ci legga e ci ascolti...

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  5. “La nuova crisi sistemica globale e le trasformazioni del modo di produzione nell’intera economia globale nello scorcio di fine millennio hanno rotto gli equilibri costituzionali dello Stato interventista generando contestualmente una nuova costituzione economica, che richiede adaptivity degli Stati-nazione e crisismanagement sovranazionale e multilivello. La caratteristica principale di questo processo è costituita da un condizionamento complessivo che impone trasformazioni a catena della configurazione costituzionale … prefigurando un diritto costituzionale globale” (così in Crisi economico finanziaria e intervento dello Stato- Modelli comparati e prospettive, Atti del convegno dell’Associazione di Diritto Pubblico Comparato ed Europeo, Firenze 18 novembre 2011, Giappichelli, 2012, 102). Mi pare evidente dove si vuole andare a parare: la finanza liberista che ha creato la crisi chiede l’adattamento delle costituzioni ad una fantomatica costituzione globale proprio nel nome della crisi che, quindi, dovrebbe essere gestita in via sovranazionale. Il progetto è cristallino quanto inquietante. Alla nostra Costituzione non rimane che adattarsi. Proprio in merito a quanto da Lei dedotto, volevo sottoporLe una questione tecnica. A causa di una lettura del tutto strabica dell’art. 11 Cost. (che Lei ci ricorda parla solo di “limitazioni”) abbiano ceduto la sovranità monetaria aderendo alla moneta unica; in pari tempo, abbiamo ormai ceduto ai tecnocrati della BCE anche la sovranità politica (v. lettera a firma Trichet-Draghi del 5 agosto 2011, che il governo Monti prima e quello Renzi poi stanno portando a termine da diligenti scolaretti). L’Europa ha quasi sfondato la linea del Piave. Identica cosa, ormai da anni, mi pare che quella stessa Europa tenti di fare nel campo della giurisdizione: la CGE ha da sempre aspirato ad un “sistema monista” incentrato sulla superiorità gerarchica rispetto alla Consulta; la nostra Corte Costituzionale ha invece inteso proteggere fino ad ora e resistendo, come Lei sa, il principio di legittimazione dell’ordinamento italiano rispetto a quello comunitario, optando per la “teoria dualistica” (quindi: sulle materie di competenza della Comunità e regolate da norme di quest’ultima direttamente applicabili, la Corte Cost. lascia spazio alla CGE che potrà essere adita solo dai giudici ordinari, e non da essa stessa, in via pregiudiziale). La Corte Cost. ha conseguito in modo intelligente, a mio avviso, due scopi: ha riconosciuto, nelle materie di competenza comunitaria, il primato del diritto comunitario (per una sorta di favor integrationis); dall’altra ha creando una sorta di “riserva di giurisdizione” a difesa dei diritti fondamentali mediante la teoria da Lei rammentata dei c.d. controlimiti (un argine all’invasione dei diritto comunitario. Mi pare che anche in Germania valga lo stesso discorso). Si pone però un problema: oggi una sorta di catalogo (ancorché elementare e del tutto di facciata) di diritti fondamentali sono inseriti anche nel TFEU e fanno perciò parte a pieno titolo del diritto comunitario. Mi chiedo: se un principio o diritto fondamentale è tutelato sia a livello comunitario che a livello statale, che cosa si prospetta? Ovvero, se lo stesso diritto, o un diritto con lo stesso nomen (es., diritto al lavoro) è riconosciuto e garantito in entrambi gli ordinamenti, Lei cosa pensa che rimarrà della teoria dei controlimiti? Temo a questo punto che anche a livello di tutela dei diritti fondamentali si tenterà l’espropriazione strisciante della sovranità giurisdizionale, così come accaduto in sordina in altri ambiti. Tenteranno di sterilizzare anche la Consulta. Riuscirà la Corte Costituzionale a fare muro? Riuscirà la Consulta a gridare che i principi e i diritti fondamentali tutelati a livello comunitario risultano essere (per natura e teleologia) del tutto diversi da quelli consacrati nella Costituzione della Repubblica?

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    1. Il ragionamento che riporta all'apertura del commento è un preclaro esempio di svolgimento "sciento-politologico-internazionalista" del tutto avulso dalla lettura e portata della Costituzione. Conferma epigrafica del pensiero cui allude il post.

      Allora, la Corte costituzionale avrebbe già dovuto reagire da un pezzo. Ma non lo fa, anzi, continua a fare enunciati astratti (quasi obiter dicta, ormai).

      E poi, purtroppo, sì: essendoci questa palese lacuna di enforcement concreto dei principi-diritti fondamentali, si finisce a far tutelare "qualche forma" di diritto fondamentale da parte della Corte europea.
      Un ossimoro: il livello di diritti riconosciuto dalla Carta NON SOLO è INCOMPARABILMENTE SUPERIORE, ma il trattato (TUE) DISCONOSCE un ampliamento delle competenze ("attive") dell'Unione per la realizzazione dei diritti fondamentali, pure nella forma attenuata di Carta di Strasburgo (e anche della CEDU).

      Punto fondamentalissimo: basti vedere l'art.6 del TUE. I diritti fondamentali, ridotti a enunciati di "copertura" (di qualcosaltro), sono un corpo estraneo a tutta la formulazione di TUE e TFUE come evidenzio qui
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/02/focus-3-redux.html

      Quindi la teoria dei controlimiti non sarebbe minimamente intaccata dalla corretta comprensione della funzione dei diritti fondamentali nei trattati; basti vedere gli enunciati della CGUE in tema di preferenza per il rapporto di lavoro a tempo indeterminato, perfettamente compatibile con la sua assoluta flessibilità in uscita!

      Ma la sua obiezione-interrogativo, ha un senso molto pratico, una volta che si prenda atto che la nostra Corte costituzionale NON SA unire i puntini sul senso economico e di ridisegno sociale delle regole €uropee.

      E che non lo sappia fare, lo dimostra in varie recenti pronunce: emblematica la sentenza sulla Robin tax, con la clamorosa giustificazione, €uropea-fiscal compact, della non retroattività degli effetti di rimborso che ne sarebbero scaturiti.
      Ne deriva l'implicita affermazione della compatibilità costituzionale del pareggio di bilancio coi diritti fondamentali!!!
      Così, buttata lì, nell'indiffrerenza generale (dei...giuristi. Ma implicitamente acclamata dagli economisti mainstream, pur avendo stavolta colpito la grande impresa!).

      Che dire? Avrei voluto analizzare anche questo aspetto molto tecnico (ma temevo sarebbe risultato troppo ostico, in una sede divulgativa) e la ringrazio per averlo saputo focalizzare.
      Ma, certo, la situazione è molto degenerata, dato il terreno che si è perso, senza colpo ferire...

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    2. Ovviamente intendo "il livello di diritti riconosciuto dalla Carta" COSTITUZIONALE...

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  6. La ringrazio per l’analisi, sempre lucida. Purtroppo, oltre alla sentenza sulla Robin tax, anche la n. 61/2011 desta qualche perplessità, avendo la Corte Cost. affermato che il diritto alla salute dello straniero irregolare non possa esser salvaguardato appieno ma unicamente nel suo “nucleo duro” (principio criticato e definito “francamente inaccettabile” da Ruggeri, Crisi economica e crisi della Costituzione, in Consulta online). Un diritto o è fondamentale ed assurge quindi a valore primario oppure non lo è. Noto tuttavia con piacere che l’autorità giudiziaria (e non a livello costituzionale) è in grado di discernere la differenza tra diritti fondamentali previsti nella nostra Costituzione e pseudo diritti europei (funzionali solo alla realizzazione del mercato unico): segnalo come caso di scuola quello oggetto della pronuncia della Corte dei Conti Campania decisione n. 2012/03026 del 24 maggio 2013 relativa proprio al campo dei rapporti fra troika e diritti fondamentali (in sostanza il Comune di Napoli ha adottato una delibera in violazione della prescrizione di cui all’art.76, comma 7, del d.l. n. 112/2008. Pur avendo superato il 50% delle spese del personale sulla spesa corrente, per cui non era possibile alcun tipo di assunzione del personale, il Comune di Napoli ha ugualmente perseguito la finalità della provvista di personale scolastico per garantire il funzionamento delle scuole dell’infanzia e degli asili nido comunali, stipulando i contratti. La Corte dei Conti ha affermato che “dal complesso giurisprudenziale … si evince che le norme statali che fissano limiti alla spesa delle Regioni e degli Enti locali, pur se riconosciute nell’ambito dei principi fondamentali di contenimento della finanza pubblica, non possono comprimere i diritti infungibili e funzioni fondamentali”). Speriamo negli anticorpi

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    1. Segnalo che la decisione della Corte dei conti è, in realtà, in linea con la giurisprudenza della Corte costituzionale sulla (famosa) "consentaneità" che delimita la cogenza delle norme di austerità finanziaria. Quindi sarebbe nella sostanza una linea variamente accolta da più livelli di giurisprudenza.
      Sul punto v. qui: Par. V, http://orizzonte48.blogspot.it/2013/03/ccostituzionalita-delle-manovre.html

      Il problema è che, essendo queste affermazioni del tutto scollate dal problema del contrasto reale (e non virtuale) tra norma "a monte", europea, e principio costituzionale, si finisce per registrare una linea ondivaga, che ha il carattere della episodicità e, di conseguenza, della sostanziale imprevedibilità.
      Si agisce su effetti e non su processi causativi e la potenzialità della continua compressione della tutela costituzionale dei diritti non viene rimossa.
      Cosa che esigerebbe una pronuncia esplicitamente richiamante gli artt.11 e 139 Cost.; ma temo che gli effetti dilaganti di una simile riaffermazione in concreto dei controlimiti, "spaventino" la Corte (e anche altri ordini giurisdizionali)...

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  7. La ringrazio ancora per la segnalazione dell’articolo, che ad oggi non avevo letto. In effetti, volendo utilizzare una metafora medica, se si consente che il “virus” del diritto comunitario-liberista cominci ad infettare il nostro ordinamento, attaccando il sistema linfatico (ovvero l’ontologia essenziale, fondativa e teleologica della nostra Carta Costituzionale, immodificabile nei suoi contenuti vitali ex art. 139 Cost.), è evidente che in un momento successivo sia necessario anche per il medico (la Corte Costituzionale) confrontarsi con la patologia conclamata. Capisco anche che in tal modo, purtroppo, si rischia inevitabilmente di combattere una vera e propria “battaglia di retroguardia” fatta di distinguo e basata su principi quali ragionevolezza e proporzionalità che, tuttavia e per assurdo, risultano già in partenza difettare di ragionevolezza e proporzionalità. A me sembra, a questo punto, che la teoria dei controlimiti, proprio perché troppo “morbida” sin dal suo sorgere, non consenta facilmente alla Corte fare marcia indietro. Bisognerà capire quanto coraggio avrà la Corte. Io posso solo rammentare a me stesso (e umilmente anche alla Corte) quanto segue “Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo, se vuoi possederlo veramente” (J.W. Goethe, Faust, I, 682-683)

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    1. In ultima analisi: il coraggio della Corte è il coraggio "complessivo" degli uomini che vi siedono. E questi sono prevalentemente prescelti e nominati (da parlamento e presidenza della Repubblica) in base all'orientamento politico-culturale dei..."nominanti".

      Ergo, il coraggio della Corte può solo essere il riflesso di una decisione squisitamente politica e della consapevolezza culturale che la stessa politica potrebbe aver maturato.
      Una prospettiva sconfortante, se rapportata al problema dell'urgenza di tutelare l'interesse socio-economico della Nazione.

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  8. Grazie, di cuore, come sempre. Sono parole, queste pronunciate in questo post, che sognavo e sogno, un giorno, sulla bocca del prossimo presidente del consiglio o della repubblica...

    Segnalo intanto Di Battista oggi alla camera e, ma sono sicuro di sbagliarmi, il (possibile?) prossimo piano Marshall (privato) per l'Italia...

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    1. Potenza della perdita del consenso elettorale basato solo su casta-cricca-corruzione...ma senza essere capaci di capire gli effetti distorsivi incostituzionali del reddito di cittadinanza...

      Quanto al piano Marshall, si tratta, suppongo, di humor nero (IDE e contro-IDE: alla fine perdiamo sempre)

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    2. Purtroppo credo che non ci rimanga che piangere (o ridere, dipende da come la si prende...) ... Fatto sta che si dispiega palesemente il nostro destino di... colonia... Sul reddito di cittadinanza stendiamo velo pietoso... soprattutto all'interno dei vincoli attuali... nel frattempo, un altro successo del FMI... La menzogna è il pane quotidiano, la verità non è di moda... Si ingannano gli elettori dicendo che le teorie economiche stile WC (Washington Consensus) e Troika funzionano, salvo poi risvegliarsi... in default... La verità, la Carta Costituzionale, fa male. Perchè toglie, il troppo, a chi ha per darlo a chi non ha. Non come "reddito di cittadinanza", cioè pecunia e soldi, materiali e non salvifici, bensì come servizi alla persona, allo studio, lavoro. Cioè danno dignità, amore, il sapere. Cose immateriali. La Costituzione quindi da un valore aggiunto all'anima dell'Uomo. Ed è per questo che viene denigrata e smantellata. Perchè così facendo l'Uomo non è più sano, còlto, orgoglioso bensì una marionetta facile da gestire...

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    3. Ricordando sempre, su Grillo, un paio di cose: che il tema casta-cricca-corruzione
      © Rizzo & Stella su un'idea originale by Paolo Mieli
      ...(questo per i titoli di coda)...
      rimane il "core" dell'aggregazione 5 stelle e che questo esclude alla radice ogni scala di priorità lontanamente corretta.
      A parte la risaputa realtà che ognuno può lanciare un ballon d'essai in una struttura in cui uno vale zero e due decidono tutto.

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  9. Già, il reddito di cittadinanza, l'elemosina sedativa di nonno Hayek! Purtroppo ci siamo ridotti a questo. Sono reduce da un convegno tenutosi proprio ieri sul jobs act renziano, con la confindustria che - con la propria ed usuale visione microeconomica - si è dichiarata soddisfatta del pacchetto (lo definirei pacco). Ovviamente non si è nemmeno sfiorato il tema della costituzionalità della nuova normativa...

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  10. Grazie Quarantotto.

    D'altronde, sempre rimanendo ai soliti noti, quando un giurista come Rodotà, confermando l'intrinseca ignoranza prima umana che culturale degli europeisti, si cimenta in una prefazione come quella del "Principe senza scettro" di Basso, affermando che colpisce e forse disturba leggere di un uomo protetto circondato dalle necessarie garanzie e tutele che gli danno la certezza dei mezzi di sussistenza nelle diverse situazioni in cui si trova, ti rendi proprio conto di come qualsiasi ideologia sia solo espressione di volgare potere materiale.

    Ho la convinzione metastorica che il piddino di oggi sia il fascista di ieri.

    Il nostro si sente "disturbato" dal fatto che il programma costituzionale non promuova la padoaschiopposa "durezza del vivere" rivendicata dai liberali?

    Complimenti a Giustizia e Libertà e a come onorano la memoria di Carlo Rosselli.

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    1. Puo' essere che intendesse che "colpisce" e "disturba" il fatto che una condizione umana come quella descitta potesse essere riconosciuta universalmente (alla cittadinanza) e non lo fosse mai stato?
      Cioe', forse intendeva che inquieta il fatto che questa condizione non siamo nemmeno portati a considerarla come realistica mentre, in realta', e' semplicemente una scelta politica percorribile come altre.

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    2. Ma il punto non non voleva essere "cosa intendeva": focalizzavo sulla "sensibilità" umana e poltica.

      È la pubblicazione della ristampa dell'anno in cui l'Italia entrava nell'euro.

      Ti ribalto la domanda: te lo vedi un Quarantotto che, anche solo per via ipotetica, si focalizza sull'eventuale "disturbo" che provoca (dopo mezzo secolo!) l'abbandono dell'uomo virile (de che?) dell'ordinamento liberale che difende la proprietà a schioppettate, per l'edificazione dello stato sociale?

      Date le premesse beveridge-keynesiane non credo che il problema affiori proprio: se sei un rambo-capitalista nato in Texas potrebbe comunque venerti il dubbio della "domanda aggregata"... potrebbe :-) Dove non arrivasse l'humanitas, dovrebbe arrivare la ragione.

      Quello che invece intuisco da quella considerazione, è "l'ambiente" in cui è immerso l'erudito giurista: quello liberal-piddinico, della sensibilità sociale politically correct, della Calcassarre che si incazza col satrapo di Arcore, che in sede accademica è consapevole di come tutti i trattati europei non siano conformi all'art.11 Cost. ma pubblicamente sostiene il Fogno. Pubblicamente fanno quelli "de sinistra", della difesa dei fondamenti lavoristi del nostro ordinamento, ma nei "salotti buoni" parlano mezzo "americano" e mezzo "austriaco"...

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    3. No, no.
      Ma non volevo difendere Rodotà. Assolutamente.
      Anzi. Il fatto che ben conosca Basso e lo spirito costituzionale è pure una aggravante, se vogliamo. Come mi scrisse Quarantotto a proposito di Rodotà inuna discussione che facemmo su di lui: Ha partecipato al "big party" euro-ordoliberista. L' ho ben presente e ho ben presente la sua ipocrisia.

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  11. Già, il reddito di cittadinanza, l'elemosina sedativa di nonno Hayek! Purtroppo ci siamo ridotti a questo. Sono reduce da un convegno tenutosi ieri sul jobs act renziano, con la confindustria che – con la consueta visione microeconomica che la contraddistingue - si è dichiarata soddisfatta del pacco rifilato ai lavoratori. Ovviamente non si è nemmeno sfiorato il tema della incostituzionalità della nuova normativa

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  12. Mi limito a riprendere tre punti (che sono assodati per chi segue questo blog):

    1) La Costituzione rappresenta una sintesi elevata prodotta da diverse culture politiche che si sono confrontate, nell’Assemblea Costituente, con il compito di dare forma ad una nuova esperienza democratica, mentre tenevano ben presente come riferimento altre costituzioni allora vigenti o passate ed esperienze di altri Paesi. Il lavoro dell’Assemblea Costituente era quindi pensiero progettuale puro all’opera.
    Ogni testo esiste insieme ad un contesto, e quello costituzionale si riferisce ad una società che era arrivata a comprendere, tra gli altri elementi fondanti, che orientare la propria economia verso il pieno impiego fosse possibile da parte dello Stato e perciò doveroso. Questa consapevolezza si è man mano affievolita, fino allo stato di ignoranza attuale. Se si è perso il quadro del contesto, non si riesce a comprendere pienamente il testo. Quarantotto ha spiegato a fondo questo fenomeno storico, che sintetizza, giustamente, nell’insufficienza delle risorse culturali dell’Italia.
    2) D’altra parte non siamo ora a Repubblica nascente: allora si poteva solo avere la speranza che la Costituzione reggesse (“in questo momento noi cerchiamo di dare forma giuridica a principî che dureranno fino a che dureranno”, On. Gullo, 5 dicembre 1947). Oggi sappiamo anche che la Costituzione ha effettivamente retto. C’è stato quello che potremmo anche chiamare un trentennio costituzionale che è durato fino al 1978, quando il parlamento ha deciso di entrare nello SME. Quindi il disegno previsto dalla Costituzione non ha fallito, non era fondato su basi sbagliate; semplicemente, è stata spenta la Costituzione.
    3) Comunque, qualsiasi tentativo di affrontare ora le criticità e questioni insolute della nostra Costituzione si troverebbe sospinto ad elevarsi allo stesso livello di riflessione che si posero i Costituenti. Questo provocherebbe, quasi naturalmente, un recupero (come Quarantotto ha spiegato in un passo che non sono riuscito a ritrovare) del pensiero che informa la Costituzione. Insomma, una critica seria della Costituzione passerebbe per forza attraverso il suo disseppellirla.

    Un motivo di speranza, per quanto amarissimo, per il recupero della consapevolezza è che oggi come negli anni quaranta del secolo scorso il disastro economico e l’alta disoccupazione facciano capire che il pieno impiego è necessario. La soluzione è già scritta; si tratta “solo” di riprendere la nostra Costituzione.

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    1. Temo che il trentennio di incompleto costituzionalismo sia sempre di più solo un ricordo per la Storia. Una sorta di reperto destinato a divenire archeologico, dato che ora ci aspetta il colpo finale del TTIP che, con la riforma costituzionale in atto, diverrà presto la nuova costituzione materiale...

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  13. L’IDIOTA
    (OTC .. consigli di lettura, per non dimenticare .. “basi X altezza” ;-) )

    «Bisogna smetterla con le esaltazioni, è tempo di rinsavire. Tutti questi paesi esteri, questa vostra Europa, è tutto una fantasia, anche noi tutti qui all'estero siamo una fantasia... ricordate le mie parole e vedrete!» concluse quasi in collera congedandosi [..] .

    Viene da indossarlo tutte le mattine questo sostantivo [s. m. e f. dal lat. idiota, gr. ἰδιώτης «individuo privato, senza cariche pubbliche; inabile, rozzo, ecc.» (der. di ἴδιος «particolare, che sta a sé»)] e senza nodi alla cravatta per uscire tra le genti per ricordare prima di BELLEZZA e aprire, un attimo dopo, i circuiti neurali sulle visioni del MALE che la vuole travolgere ed cominciare ad elaborare l’idea autentica di LIBERTA’.

    Parrebbe impegnativa la ri/lettura dei romanzi maturi di Fëdor Michailovic Dostoevskij per ricordare che “in un momento la menzogna diventa verità” e che il dono dato “agli insetti è la lussuria” per non dimenticare che

    “ .. io, fratello, sono l'insetto più insetto che ci sia e quel verso sembra scritto apposta per me. E in noi tutti Karamazov, anche in te, che sei un angelo, vive quest'insetto e anche nel tuo sangue alimenterà la tempesta!
    Sono tempeste quelle, perché la lussuria è una tempesta, anzi è peggio di una tempesta! La bellezza è una cosa spaventosa e terribile, spaventosa perché non è definita, ma essa è indefinibile perché Dio ha posto solo enigmi. Qui gli opposti si congiungono e tutte le contraddizioni convivono.
    Io, fratello, sono molto ignorante, ma ho riflettuto a lungo su questo.
    C'è una quantità spaventosa di misteri!
    Troppi enigmi opprimono l'uomo sulla terra.
    Dobbiamo cercare di risolvere gli enigmi meglio che possiamo, e cercare di uscire asciutti dall'acqua.
    LA BELLEZZA !”

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