mercoledì 15 luglio 2015

A CONTI FATTI...FACCIAMO COME IL REGNO UNITO? "ESSI" E IL "PIANO" FUORI CONTROLLO.

http://m.memegen.com/a9qzls.jpg

1. L'accordo di salvataggio della Grecia risulta sempre più instabile e la reazione a catena della insostenibilità dell'euro non si arresta.
E questo non tanto per ciò che accade in Grecia, che pure è significativo della "non soluzione" attuale: si è dimessa la ministro(a) delle finanze Nadia Valavani, la presidente del parlamento, in veste di deputata di Tsipras, invita la camera a votare no all'accordo e il "comitato centrale" del partito ha molti mal di pancia. In compenso i "sondaggi", che avevano dato costantemente in vantaggio i "sì" nel referendum, ci dicono, con la stessa marmorea attendibilità, che non solo la maggioranza dei greci (70,1%!) ritiene l'accordo un male necessario ma che, addirittura, Tsipras avrebbe aumentato il suo consenso personale (e il tutto sa di bacio della morte da parte dell'ordoliberismo mediatico-collaborazionista ellenico...).

2. Il punto è ben altro: il FMI, ormai lanciato sulla tradizionale deferenza all'azionista di controllo (gli USA), e abbandonata la reticente linea Lagarde (accusata di essere ammiccante alle esigenze del sistema bancario francese...), si impunta
Facendo eco ad un articolo del NYT (The I.M.F. Is Telling Europe the Euro Doesn’t Work), l'ANSA ci racconta (citando il FT):
"Il Fondo monetario internazionale (Fmi) potrebbe non aderire al nuovo piano di salvataggio della Grecia. E' quanto emerge da un memo di tre pagine - ottenuto dal Financial Times - inviato dall'Fmi alle autorita' della Ue. Memo in cui si parla di un debito greco alle stelle e che sale troppo velocemente, nonche' di obiettivi sul fronte dell'avanzo primario che Atene non potra' mai raggiungere.

Nel memo di tre pagine - spiega l'Ft - il Fondo spiega che le recenti turbolenze nell'economia greca porteranno il debito di Atene a sfiorare il 200% sul pil nell'arco dei prossimi due anni, mentre all'inizio della crisi dell'Eurozona era al 127%.
L'Fmi argomenta quindi che solo attraverso un vastissimo piano di aiuti, molto piu' ampio di quello proposto dall'Europa, il debito greco potrebbe scendere a livelli piu' sostenibili che permetterebbero ad Atene di tornare a finanziarsi sui mercati.
Dunque "attraverso misure - si legge - che vanno ben oltre quelle che l'Europa finora si e' detta disponibile a considerare". Del resto le regole del Fondo monetario gli impediscono di partecipare a salvataggi di paesi il cui debito e' giudicato insostenibile e senza alcuna prospettiva di tornare sul mercato.
 Lo ha fatto in passato, ma non intenderebbe piu' farlo. Il Fondo - scriva ancora l'Ft - suggerisce quindi all'Europa diverse opzioni, tra cui una proroga eccezionale del piano di ripagamento dei debiti di Atene con un "periodo di grazia" di altri 30 anni sull'intero stock del debito greco, vale a dire fino al 2053. In alternativa i creditori dell'eurozona dovrebbero garantire trasferimenti annuali sul bilancio della Grecia o prevedere un profondo taglio del debito."

3. Insomma, gli USA fanno sapere, per interposto FMI, che:
a) o si taglia il debito greco (la "proroga eccezionale" ne è una sub-ipotesi), sapendo che è un "rimedio" che non c'è poi motivo di non applicare a qualsiasi altro euro-membro debitore che, da oggi in poi, si trovasse in difficoltà per la insostenibilità del debito determinata dalla impossibilità della crescita;
b) oppure si fa l'unione di trasferimenti, cioè l'OCA perfetta secondo...i manuali (peraltro, con riguardo all'euro, in pratica messi da parte dallo stesso Mundell...). 

E tanto per cambiare, l'avevamo detto:
"...il problema, non spiegato da Tsipras e non risolto dal referendum, è che le cause della insolvenza accumulata dalla Grecia non sarebbero risolte, ma anzi aggravate, e dunque possono riprodursi all'infinito, durante i lunghi anni futuri di permanenza nel meraviglioso mondo dell'euro, a parole senza austerità. Ma solo a parole: mentre, nei fatti, si tratta di arrivare, ogni tot anni, a voler essere ottimisti, a una serie di haircuts controllati, sponsorizzati dagli USA, ma il cui peso finanziario sarebbe sostenuto non solo dagli Stati "cessionari di credito" (via ESFS e ESM) di appartenenza delle banche creditrici, ma anche dagli Stati assuntori di debito (per finanziare l'ESM e per rifinanziarne le perdite), e già debitori per conto proprio, tirati dentro questo disastro come l'Italia.
L'unico aspetto paradossalmente positivo, è che gli USA possono (potrebbero) rendersi conto che questa prospettiva, anche in termini di convenienza geo-politica, non è ancora a lungo praticabile.
Gli stessi creditori potrebbero rimetterci troppo, una volta che il rischio dell'insolvenza del debitore, fatto uscire dalla porta del salvataggio via trojke varie, rientrasse dalla finestra del principio della negoziabilità di possibili default parziali periodicamente in sospeso...
E, allora, gli USA potrebbero venire incontro a Germania e Francia, promuovendo una rottura "ordinata" dell'eurozona.
Ma solo se l'UE accettasse di legarsi, quanto prima, al neo-vincolo del TTIP. "


4. A questo punto vale la pena di rammentare, a proposito di come, in modo praticamente automatico, funzionerebbe l'aspetto valutario del TTIP , secondo la previsione di accordo conseguenziale, che abiliterebbe Commissione e Consiglio UE (senza alcun intervento dell'inutile  parlamento UE e, più che altro, dei parlamenti nazionali!), a concludere, in forma semplificata, un accordo di cambio coi partner "transatlantici - cioè a fissare un peg sul dollaro -, in base all'art.219 del trattato sul funzionamento dell'Unione:
"In estrema sintesi, una volta che l'euro, - coi suoi enormi effetti di deindustrializzazione e di correzione di tipo "gold standard", cioè tesa a parificare i tassi di inflazione e gli squilibri commerciali agendo sul solo costo del lavoro-, ci ha posto nella condizione di "paese periferico" e strutturalmente indebolito, producendo gran parte dell'effetto Grecia di nostra rispettiva spettanza (a ognuno il suo, ma sempre con uno spettacolare rimodellamento verso il basso della forza economica e della coesione sociale), ci attende un quadro TTIP che, attuato in via di connesso accordo sui cambi, ci porrà in un peg col dollaro, ma sempre senza prevedere i famosi trasferimenti fiscali "federali" a correzione degli squilibri commerciali. 
Il tutto, evidentemente, e dovremmo averlo ormai imparato, significa prosecuzione del mercato del lavoro deflazionista interno e precarizzato o, in alternativa...l'Argentina."
5. Analizzando il testo dell'art.219, ci si avvede che entrambe la possibilità sono aperte dalla stipula del TTIP e del corredato peg: 
a) mantenimento della moneta unica, magari condita con un sistema di trasferimenti "federale" che sia più funzionale e stabile della soluzione degli "haircuts" periodici e diffusi, così come ormai suggerisce il FMI, e successivo peg;
b) riallineamento dei cambi all'interno dell'area euro (l'art.219 prevede che "Il Consiglio...può adottare, adeguare o abbandonare i tassi centrali dell'euro all'interno del sistema dei tassi di cambio...") e, egualmente, successivo peg sul dollaro (sempre in attuazione del TTIP).

Tutto questo può forse far capire l'atteggiamento del Regno Unito.
Poichè il peg sul dollaro si estenderebbe automaticamente a tutti i paesi aderenti all'UE, indipendentemente dalla precedente adesione alla moneta unica (e/o dal suo mantenimento), gli inglesi staranno pensando bene di tenersi un minimo di orgogliosa sovranità, provvedendo a regolare la propria alleanza commerciale con gli USA secondo la loro convenienza: cioè, sapendo bene che essere invasi di prodotti messicani o degli stessi USA, unitamente all'insediamento inarrestabile dei gruppi finanziari e bancari di Wall Street all'interno della City, non è esattamente un affare: alla loro autonomia e dignità i britannici ci tengono e anche ad uno Stato sociale che è sopravvissuto alla Thatcher molto più di quanto non sia sopravvissuto il nostro agli anni devastanti del vincolo esterno (anche se gli spaghetti neo-liberisti non si vogliono rendere conto di ciò).

6. Questo, tra l'altro, è uno dei motivi per cui ho ipotizzato una pronta uscita dell'Italia dall'UE (P.8, sub. e3)). 
Non è che col TTIP, si morirebbe di OGM o di alleggerimento di standard ambientali (magari in tema di fracking); si fa molto prima a morire di tradizionale incuria delle malattie, comunque, dato che sarebbe obbligata l'adozione del (costosissimo...per gli utenti) sistema sanitario "modello USA", completando rapidamente ciò che, solo indirettamente e gradualmente, il trattato UE predica, attraverso la spinta degli obblighi di bilancio pubblico. 

7. E dunque, il problema non sta nello scoppio di una presunta disputa tra USA e Germania, con una (a mio modesto parere) trascurabile volontà politica dei primi a voler "punire" la seconda a causa della sua, non più tollerata, intrasigenza nel voler conservare l'austerità come unico modo, ormai fallito, di correzione degli squilibri mercantilistici dell'attuale versione dell'euro.
Agli USA la parte in cui, attraverso l'austerità, si impone un certo modello del lavoro-merce, totalmente flessibile, e si costringono gli Stati a smantellare il welfare appare senz'altro un buon viatico per la futura operatività del TTIP:
"...Si arriverebbe così al mercato del lavoro ideale per gli Investimenti Diretti Esteri (IDE: in acquisizione), come sta imparando a sue spese la miracolosa Irlanda, paradiso distopico dell'(ex)mercantilismo UEM style. (Mentre gli iberici, altri additati come esempio di €-successo, se la passano altrettanto maluccio)

E questo perchè, in vista del Transatlantic Trade and Investment partnership, non aspettano altro per riversarsi sui pochi settori industriali ancora in vita e sul vecchio e, specialmente, nuovo settore dei servizi; quest'ultimo verrà creato privatizzando pensioni e sanità, da devolvere a soggetti finanziari stranieri cui si aprirebbe un ghiotto mercato in Europa. Infatti, nessun normale cittadino - o politico, italiano meno che mai-  sa quali siano gli allegati attuali delle bozze e quali settori di servizi includano, necessariamente in estensione del novero dei servizi "liberalizzato" in UE dalla direttiva Bolkenstein.

E dunque l'euro tramonta sfiammeggiando, nell'attesa che il Ttip si abbatta su di noi, mediante diritto internazionale autoapplicativo, enforced da arbitri privati pagati dalle multinazionali, come ci avverte Stiglitz. 
Questo diritto internazionale autoapplicativo e bypassing le corti nazionali "in nome del popolo", viene elaborato ed approvato secondo una sorta di rito esoterico, sul quale i parlamenti non possono e non potranno dire nulla.
In attesa del compimento del rito, dunque, l'euro, nel suo tramonto di rabbia (verso l'umanità), continuerà a costituire il mezzo di normalizzazione del lavoro-merce, divorando le Costituzioni democratiche."

8. Il problema, del tutto aggiuntivo a quelli finora segnalati, non è dunque una effettiva situazione conflittuale tra USA e Germania, (la quale, secondo il principio di specializzazione che regola irresistibilmente le aree di free-trade, rimarrebbe l'unico Stato europeo che si potrebbe avvantaggiare del nuovo assetto, divenendo il principale mono-oligopolista del manifatturiero pesante, ad alto valore aggiunto, sui due lati dell'Oceano). 

Questa prospettiva di frizione politica sull'assetto €uropeo, in realtà, è destinata ad essere assorbita dalla realtà applicativa del TTIP, rifluendo nel peg col dollaro al quale i tedeschi sono gli unici ad essere veramente attrezzati; e la Germania non può non sapere già da adesso che questo è lo scenario reale a cui fare riferimento nel breve e nel lungo periodo
I tedeschi sanno benissimo che la questione Grecia è una rogna senza soluzione, ma anche che, intanto, per qualche annetto, 1, 2, forse 3, possono proseguire a mostrare i muscoli, tenendo d'occhio questioni di portata molto più ampia, quale il possibile scoppio di bolle speculative sui mercati finanziari internazionali e l'esigenza di mettere in salvo il proprio pericolante sistema bancario (DB in testa).
Al più i tedeschi cercano di massimizzare il vantaggio acquisito (ovvero di minimizzare i costi del cambiamento), per attenuare l'impatto finanziario dell'alternativa tra un'UE di trasferimenti (ipotesi molto meno probabile e che viene data, diplomaticamente, in pasto agli italiani perchè sono quelli che avrebbero i maggiori motivi di protestare ma anche quelli più ottusamente creduloni della essenzialità dell'euro per la pace),  e il un riallineamento dei cambi in sede di €urozona (transitorio e che serva da "ponte" al peg col dollaro).

9. Invece, esclusa una effettiva esplosività della questione tedesca, il problema è tutto interno agli USA. E lo è per via della serie di impressionanti dati, circa la loro debolezza strutturale da barca senza timoniere (che non sia la pressione lobbistica di Wall Street), mostrataci dalla serie di post "Flags of our Fathers".
In sintesi, cosa può porre gli USA al riparo dagli effetti di una nuova esplosione a Wall Street e dintorni?
Il fatto è che, come ci ha spiegato Cesare Pozzi:
"...gli americani hanno perso il controllo della situazione e, se pensiamo possano aiutare la nostra ripresa, i drivers che guidano moneta e relative politiche non sono più legati alle esigenze delle strutture sociali, ma sono determinati da motivazioni squisitamente speculative. Quando i mercati finanziari perdono il loro ruolo di strumentalità rispetto all'economia reale e si inverte il rapporto di potere prevalgono gli obiettivi della parte peggiore, che ci vede come carne da macello o tacchino da spennare."

10. Che è poi un altro modo di dire che:
"Il problema è che gli USA, non paiono coscienti di quanto in Europa l'operazione di distruzione del welfare, sociale e del lavoro, che pure continuano ad auspicare ("le irrinunciabili riforme strutturali"), conduca ad un assetto di forze che sono poi incontrollabili e, quindi, neppure correggibili con l'introduzione degli strumenti che essi stessi considerano come appropriati.
Cioè, in specie, un diverso modello di banca centrale capace di fare le politiche espansive che tutt'ora mettono al centro di ogni possibile soluzione della crisi da domanda. 
Dimenticando, tra l'altro, la loro stessa propensione all'intervento pubblico sulla spesa, come attestano i ben diversi andamenti dei deficit pubblici tra bilancio federale e area UEM.
Non hanno capito che, una volta accettato di non contestare il legame tra limitazioni del deficit pubblico e auspicata destrutturazione definitiva del welfare, le riforme strutturali provocano un effetto politico di raffozamento delle tendenze mercantiliste che oggi vorrebbero combattere: si tratta sostanzialmente della sindrome "dell'apprendista stregone", (opposta a quella del "questa volta è diverso"). 
Una volta evocato il capitalismo sfrenato non si può poi fermarlo a piacimento: il "lavoro-merce" diviene un problema di arretramento oltre gli stessi desiderata dell'improvvido apprendista.
Riusciranno a fermare tutto questo, se veramente sono interessati a questo tipo di "recupero" delle potenzialità dei mercati UEM?
...Per farlo devono comprendere le ragioni profonde della loro stessa crisi sistemica: il neo-liberismo, non è buono se legato alle "nuove" politiche monetarie, mentre diviene "cattivo" se trasposto in Europa in forma di ordoliberismo a matrice mercantilista tedesca.
Il liberoscambismo è un blocco unico di tendenze politiche che in Europa poteva affermarsi solo nella forma attuale: diversamente non sarebbe stato possibile fronteggiare in modo vincente decenni di applicazione delle Costituzioni democratiche.  Non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca.
Ma non è possibile ritenere che un ripensamento di questo genere avvenga, da parte loro, in tempi accettabilmente brevi e senza traumi al loro stesso interno."
11. E dunque, siamo in una sorta di corsa contro il tempo; il "piano" di chi comanda veramente, diciamo le oligarchie d'Occidente, riassumibili in ESSI, ha persino scontato e predisposto le "mosse" per il dopo "tramonto dell'euro". 
E sarebbe pure un futuro tanto allucinante quanto inesorabile: l'unico inconveniente è che "hanno perso il controllo". Cioè i calcoli sono ad alto rischio di essere sbagliati...
Neppure ESSI, cioè, possono più riuscire a dominare la loro stessa traiettoria, abituati da troppi anni a fare calcoli sbagliati e disumani.
Molte cose sorprendenti possono ancora accadere: e non è detto che "ci" vada sempre per il peggio (che ESSI hanno disattentamente perseguito, con l'allegra e zelante complicità mediatico-culturale della classe dirigente italiana).

4 commenti:

  1. il mondo occidentale sta implodendo. la sua incapacità a governare i processi innescati evidente. E' raccapricciante riconoscerlo. Molto più che credere nel mito (non del tutto infondato) della congiura mondialista. La democrazia può come forma governativa e strutturante della collettività contrastare e nella migliore delle ipotesi correggere questo processo degenerativo ? In breve la democrazia può salvaguardare la verità ed il bene comune ? Il bene comune di un popolo riassumibile nella sua "sovranità".
    ESSI mi ricordano i voladores descritti da C. Castaneda
    i.g. (immensamente grato)

    RispondiElimina
  2. Ritorno ad una mia vecchia domanda: COME ***** FAI A METTERE ASSIEME STATO MINIMO E SUPERPOTENZA?
    Impero PRIVATO? Suona bene, ma cosa indusse [obbligò] la Compagnia delle Indie a "cedere graziosamente" l'India alla Corona?

    RispondiElimina
  3. Beh, hai presente il quoziente medio di quelli che all'unisono hanno firmato e controfirmato 'sto delirio? Hai presente?

    Per riuscire ad aver una vision talmente di "cattivo" gusto, per aver defecato quest'opera "artistica" che solo la più totale "trasmutazione dei valori" può non farti venire la sindrome di Stendhal da "shock inverso", è stato necessario un branco di microcefali nati da secolari incesti dinastici.

    La cosa a mio avviso più preoccupante, è la quantità di risorse che tra usurai, schiavisti e tutta la feccia della Storia riunita, hanno a disposizione e controllano: questi scemuniti post-moderni credono che avendo un potere (da loro reputato come) simil-divino, possano "creare". Nietzsche ha fatto proseliti.

    Un mega imbecille psichiatrico con la "bacchetta magica" che cosa pensa di creare? Il David di Michelangelo? La Vita nell'Universo?

    (Qui arriva sempre lo psico-baffone con "la creazione distruttrice" e via delirando....)

    Puoi comprare l'intelligenza degli altri, non la puoi comprare per te stesso.

    Hai presente il senso (per ESSI "pragmatico"...) di "ordine mondiale" per i britannici prima e per gli anglo-americani adesso? Vogliamo fare un tour storico-geografico di Americhe, Indie, Africa o sudest asiatico? (Sorvolando su cosa han fatto in "casa loro" e soprattutto ai vicini...).

    Un Grande Imbecille, con un Grande Potere, che cosa si pensa possa fare? Un cretino che controlla tutte le intelligenze della Terra cosa può pensare di fare? (Lui di rimpiazzare Dio che è morto il secolo scorso...)

    Sono le migliori intelligenze della terra che devono controllare l'imbecille: per solidarietà. Questa è l'evidenza che costringe alla soluzione democratica moderna.

    (Sto abbracciando anch'io l'eugenetica: in un mondo in cui chi non sa fare la "o" con un bicchiere, incapace di lavorare e creare valore come un usuraio, un parassita, menomato alla produzione di qualsiasi cosa di lontanamente "artistico", pretende di diventare "aristocratico"... posso pensare una sola cosa. Sifilide congenita.)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gli inglesi, però, hanno prodotto molte intelligenze, tra cui Keynes e, volendo,...Agatha Christie. E poi i migliori socialdemocratici, lo humor, la logica (very irish, ma sono un impero).

      So' gli USA che mi preoccupano di più; e dire che, rebel without a cause, ci sono un bel po' di persone aperte e generose. Praticamente non votano e, fino a poco tempo fa, si limitavano a fregarsene...ora, non possono più. Ovunque c'è una parte sana, nell'umanità.
      E spesso si incazza pure, giustamente.
      Vedremo se accadrà (a ESSI non può sempre andare bene: anche a casa propria).

      Elimina