martedì 21 luglio 2015

IL "PIANO TASSE" TRA CONDIZIONALITA' E ILLUSIONE FINANZIARIA: ORWELL E LA REINVENZIONE CONTINUA DELLA RUOTA

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1. Non è vero che il c.d."piano tasse" preannunziato dal vertice del governo, (50 miliardi ma in 5 anni, cioè, molto più modestamente, 10 miliardi all'anno, se detto con "sobrietà"), sia una cosa estemporanea e "priva di coperture". Questa accusa non regge alla luce delle più elementari conoscenze del quadro di de-sovranizzazione in cui l'Italia è inserita.
Preliminarmente basta porsi la solita domanda: qual'è LA SPIEGAZIONE DI ULTIMA ISTANZA? Cioè il METODO?

La risposta, - se non si fosse accecati dall'idea che l'€uropa è bella e ci salva dalla corruzione, e perciò è al di sopra di ogni sospetto-, è facile a darsi. Insomma nulla di "improvvisato", ma, invece, qualcosa di molto programmatico.

2. Se la legge di stabilità si imposta in estate, è del tutto ovvio che qualsiasi campagna di comunicazione tattico-strategica al riguardo va iniziata proprio adesso
Quindi adesso è il momento di utilizzare a piene mani la ILLUSIONE FINANZIARIA, secondo i manuali più basic:
"Ora, parlando di dottrine economiche che domineranno il campo della politica fiscale italiana,...abbiamo introdotto il concetto di "illusione finanziaria".
La "illusione finanziaria" indica una "tecnica di governo" fondata sulla comunicazione "istituzionale", mirata, (tra l'altro) a far sentire come minore il peso di misure fiscali restrittive (nuovi tributi o tagli alla spesa pubblica), in modo da rendere meno forte il dissenso a politiche di "lungo termine" che, nel breve termine, potrebbero portare a reazioni da parte dell'opinione pubblica, in termini di perdita di consenso per il governo.
Vi diamo qualche lume teorico su questo punto:

Amilcare Puviani (v., 1903) all'inizio di questo secolo...definì ‟illusione finanziaria" la ‟rappresentazione erronea delle ricchezze pagate o da pagarsi a titolo d'imposta o di certe modalità del loro impiego".
L'illusione modifica la valutazione delle scelte dello Stato da parte del cittadino o del suddito contribuenti, la cui condotta, di conseguenza, risulta parimenti modificata.
Si possono distinguere due gruppi di motivi dell'illusione finanziaria: i passivi e gli attivi.
I motivi passivi - che consistono nell'ignoranza o nell'insufficiente conoscenza che i governanti e la collettività hanno del bilancio pubblico, degli scopi e dei vantaggi dei servizi pubblici, delle leggi tributarie e del sistema impositivo - danno origine a fenomeni di illusione finanziaria non solo nella collettività, ma negli stessi governanti.
I motivi attivi consistono in quegli atti che vengono posti deliberatamente in essere dai governanti al fine di modificare i giudizi e le valutazioni dei governati sia sull'imposizione che sulla spesa, oscurando l'entità e/o la natura della prima ed esaltando gli aspetti benefici della seconda.
L'illusione finanziaria, va pure aggiunto, non altera le scelte finanziarie soltanto a danno dei contribuenti e dei destinatari dei servizi pubblici; l'ignoranza dei governanti è spesso causa di illusione altresì a danno dell'ente politico (v. Parravicini, 1969).
 
3. Ma per capire davvero la questione dobbiamo ricorrere anche ad un'altra premessa, evidente davanti agli occhi di tutti i commentatori mediatici, ma altrettanto ignorata: LA CONDIZIONALITA' E LA TRISTE METAFORA DEL MEMORANDUM GRECO: L'EUROPA DEL NUOVO "STATO DI ECCEZIONE" CHE DISTRUGGE LA DEMOCRAZIA.
Rammentiamo:
"Si tratta dunque di un disegno, corrispondente al programma ordoliberista riflesso nei trattati (v.par.4), che esige un sistema coercitivo di imposizione, ai paesi debitori, di tali riforme strutturali: il sistema prescelto è quello della condizionalità. 
Essa è direttamente modellata sulle "lettere di intenti" imposte dal FMI ai paesi bisognosi di liquidità in valuta di riserva (attraverso vari strumenti finanziari patteggiati dai paesi aderenti al Fondo, che qui non rilevano) proprio a causa del loro indebitamento con l'estero, sempre per motivi di importazioni eccedenti le esportazioni, e quindi del debito privato commerciale.
Il sistema della CONDIZIONALITA' dunque, pur avendo la veste, meramente formale, della determinazione di una "Agenzia" di diritto internazionale, corrisponde invariabilmente alla prevalenza degli interessi non tanto dei paesi creditori in sè, quanto dei rispettivi "prestatori", cioè dei soggetti finanziari e bancari e dei sottostanti complessi industriali, prevalenti nelle transazioni commerciali mondiali. 
Per questo motivo, come abbiamo visto più volte in questa sede, si parla di "diritto internazionale privatizzato" (v.par.9), da parte di un attento studioso di politica economica internazionale come Lordon.
La condizionalità, dunque,  è la ratifica, per via di accordi stipulati tra queste agenzie o "entità" prestatrici (in seconda battuta), delle conseguenze inevitabili del liberoscambismo, imposto dai detti complessi industriali e bancari dei paesi più forti nel quadro politico-economico mondiale."
 
4. E' da molto tempo che la condizionalità predetermina le politiche fiscali italiane e i nostri governi sanno che occorre adeguarvisi per poter rimanere in sella. 
D'altra parte, l'esempio Grecia non è, in questo momento, tale da lasciare àdito a dubbio alcuno
Il piano tasse risponde a queste precise prescrizioni della Commissione che trovate più sotto, già riflesse nelle eloquenti tabelle allegate al DEF, e già implicate nella lettera BCE dell'estate 2011 (la sua attuazione, infatti, può terminare solo con la completa privatizzazione e colonizzazione italiana). 
Queste prescrizioni, in qualche modo continuano ad aleggiare, sempre in modo da non doversene scostare, pur dovendosi evitare di arrivare a perdere troppo consenso con una realizzazione di intensità eccessiva:
 
 
 
5. Insomma, spostare il carico fiscale dal reddito di imprese e persone fisiche (leggi: costo del lavoro), significa finanziare tutto ciò agendo su: IVA, riduzione delle agevolazioni fiscali (detrazioni e deduzioni, allargando la base imponibile, alla faccia della diminuzione nominale delle aliquote), aumento della imposizione patrimoniale (id est, revisione delle rendite catastali, di cui abbiamo parlato tante volte e, magari, reintroduzione dell'IMU sulla prima casa, perchè Piketty è vivo e lotta insiema ad ESSI).  

A sua volta, vediamo come il DEF approvato il 10 aprile confermi questo quadro in termini di futuri ed inevitabili saldi:
 
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6. Per finire, "a ritroso", un'ulteriore serie di misure, altrettanto disponibili (anche scontando la Corte costituzionale), quali suggerite dalla lettera BCE e sempre attuali, e che consentono qualsiasi tipo di copertura in "illusione finanziaria", e continuando a "distruggere la domanda interna":

 

Questo infatti, era il testo della "lettera", che fa sempre bene rammentare e non perdere mai di vista (come, ripetiamo, insegna l'esperienza greca), anche perchè spiega perfettamente come il presunto alleggerimento delle aliquote Ire si leghi al completamento delle mitologiche "riforme":
"a) E' necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b) C'é anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L'accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.
2.Il Governo ha l'esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L'obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell'1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. E' possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l'assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo. Vista la gravità dell'attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio

3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'é l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali."

7. E' chiaro che ora, su queste indefettibili linee, ci dicono che la "copertura" verrà trovata anche da tagli alla sanità, - mediante i costi standard (in gran parte già realizzati con il sistema previsto dall'art.17, comma 1, lett.a), del DL n.98/2011, modificato dal D.L. n.95/2012, che vi invito a verificare, la cui applicazione è ancora in corso) e giro di vite sulle prestazioni specialistiche  - e dalla "drastica potatura delle società partecipate e degli enti pubblici statali". Ovvio che si tratti di una parte "ad effetto" di tutto il sistema, dato che le poste contabili di tali tagli risulterebbero sì odiose per i cittadini ma non certo di misura tale da coprire la manovra.

8. Il complemento di "riforme", poi, sta nella "sterilizzazione" della contrattazione collettiva nazionale, che divenga, in pratica, consentita essenzialmente a livello aziendale: ed anche qui la Grecia insegna ("Le misure previste dall'accordo L'accordo per avere gli aiuti è costato molto a Tsipras, più di quanto credesse dopo l'euforia post-referendum. E' stato costretto ad accettare il ritorno della Troika, l'abolizione della contrattazione collettiva, la reintroduzione dei licenziamenti collettivi e soprattutto la creazione di un fondo dove confluiranno asset pubblici da vendere o monetizzare, per arrivare a 50 miliardi da cui attingere per pagare il debito Esm. In pratica i creditori prestano aiuti ma chiedono un'ipoteca in beni dello Stato". - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/grecia-spaccaturadel-partito-di-Tsipras-Il-portavoce-di-Syriza-Golpe-a-Bruxelles-fa935d02-e79f-4afe-8f80-f777fa0e6fd4.html)

E la deflazione salariale agirà a pieno ritmo.
Per questo lo zuccherino delle aliquote sul reddito può essere tranquillamente digerito senza danni...per ESSI.
Qualcuno lo spieghi a quelli del FQ...

10 commenti:

  1. Beh ma il Sole24Ore è impareggiabile, dai! Testuali parole: "Con lo shock fiscale annunciato da Matteo Renzi la composizione della manovra d’autunno cambia e il suo importo sale al momento fino a 23 miliardi minimi.". Cioè, per bassare le tasse, prima te le aumento!! Come accade per i saldi! Fantastico. Voglio poi proprio vedere come si "riallocano le risorse" stando a quanto dice la "letterina": non credo di aver mai visto un muratore dell'edilizia reinventarsi senza adeguata formazione (che le aziende non danno, perchè vogliono lavoratori "finiti", cioè già abili al ruolo) a web developer o quant'altro... ma ESSI così credono... o vogliono farci credere...

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    1. Il Sole fa il finto tonto, mi pare. A loro piace la realizzazione del programma della "lettera" and stick to it. Costi quel che costi, perchè solo cos+ si arriva alla...Grecia, cioè volevo dire, alla "crescita"....

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  2. Pare che quelli che sostenevano che sarebbe stata l'Italia la prossima nazione stritolata dall'eurosistema fino alla capitolazione avevano ragione.

    Qui c'è materiale da Monti 2 la vendetta al cubo. Roba da tornare in recessione di 2 punti percentuali l'anno. Fra un pò la Spagna ci farà un baffo....la sorpassiamo e puntiamo dritti alla Grecia.

    Ecco che si incomincia a intravedere lo scenario da emigrazione forzata...quello paventato da Scalfari in caso di uscita dall'euro....ma dentro l'euro. fantastico.

    Nel 2016 farà moooolto freddo.

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  3. per il piano di taglio delle tasse l'intervista del ministro Padoan al Foglio Pagina Web arriva come rinforzo positivo ma per le coperture c'è tempo fino Legge di stabilità in autunno . La parte interessante dell'intervista è quella legata al suo giudizio sull'euro . Per Padoan non bisogna abbandonare l'euro per 3 motivi , di cui 2 si rifanno al mistero onirico del "fogno" europeo , il primo è perchè siamo quasi in vetta e sarebbe brutto non arrivare , il secondo perchè all'interno siamo al sicuro e fuori cìè il lupo nero , il terzo ( quello vero e quello da capire e misurare correttament) è perchè il debito rimarrebbe in euro e con la lira costerebbe di più , ma siamo proprio sicuri che rimarrebbe tutto in euro ? questa è la misura da fare e il discrimine tra il vantaggio per i creditori o per gli italiani in caso di uscita. Da ricordare che la Grecia con 2 default ha trasformato il suo debito in debito di legislazione estera per + del 64% e pertanto è "incaprettata" nell'euro , se rimane austerità e lacrime e sangue, se esce è pure peggio :(

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    1. - Il debito pubblico italiano è essenzialmente convertibile in neo-valuta (lex monetae) essendo sotto legislazione italiana;
      - in caso di "eventi" di default, la legislazione di regolazione del debito (pubblico) è spesso un particolare, pur foriero di controversie, relativamente decisivo e materia, appunto, di ampia negoziazione (te la puoi prendere coi benni all'estero dello Stato insolvente, ma generalmente non conviene fagli la guerra e occuparlo per depredarlo...);
      - il debito estero (privato) commerciale, a breve termine per lo più, è regolato sì in valuta del creditore estero, ma anche dalle regole del buon senso, per cui nessuno ha interesse all'insolvenza di un debitore in salute e capace di proseguire in proficui rapporti di scambio (per entrambi).

      La "vetta" di Padoan è un mito (neo-classico/gold standard)...OCSE. Quando anche in quella sede saranno indotti a cambiare "visione", - prevedibilmente per via di un certo riposizionamento USA sull'euro- il nostro rischia di essere un giapponese alla macchia. E non credo che sia nel suo panorama di opzioni praticabili...
      Naturalmente la "prudenza" ante-deluge è tipica delle fasi in cui si prende atto del fallimento monetario: basta verificare cosa si diceva, es; a Bankitalia, pochi giorni prima dell'uscita dallo SME.

      Ne vedremo delle belle. Speriamo non troppo tardi
      -

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  5. Buongiorno,
    avrei una domanda per Quarantotto. Forse è un tema che è già stato affrontato.
    In un forum di Finanza ho visto alcuni affermare che in caso di uscita dall'Euro, la Germania applicherebbe dazi all'Italia.
    All'obiezione che ciò è impossibile, hanno alzato la posta dicendo che un'uscita unilaterale dell'Italia comporterebbe la possibilità di una espulsione dell'Italia dall'UE decisa dagli altri paesi membri ex articolo 7 del Trattato sull'Unione Europea.
    A parte l'assurdità di una decisione di questo tipo, mi sono chiesto se, sul piano puramente astratto, esiste una effettiva possibilità di questo tipo.
    Non ho letto il trattato che istituisce l'Euro, so solo che non sono previsti meccanismi per recedere.
    Allora sono andato a vedere la Convenzione di Vienna sui Trattati e mi sembra che l'articolo 56, e forse l'articolo 58, smentiscano la possibilità di un'espulsione.
    Article 56: Denunciation of or withdrawal from a treaty containing no provision regarding termination, denunciation or withdrawal
    1. A treaty which contains no provision regarding its termination and which does not provide for
    denunciation or withdrawal is not subject to denunciation or withdrawal unless:
    (a) it is established that the parties intended to admit the possibility of denunciation or withdrawal; or
    (b) a right of denunciation or withdrawal may be implied by the nature of the treaty.

    In caso di uscita unilaterale dell'Italia dall'Euro mi sembra che sussistano sia b) che a).
    b) perché è nella natura delle unioni monetarie, e confermato dalla prassi storica, il loro abbandono qualora sussistano condizioni differenti rispetto all'adesione e sfavorevoli al paese che vuole recedere;
    a) perché in un'occasione ufficiale (cioè le trattative con il governo greco) i rappresentanti della Germania hanno proposto ai greci di uscire dall'euro, dichiarando quasi esplicitamente che è possibile farlo.

    Article 58: Suspension of the operation of a multilateral treaty by agreement between certain of the parties only
    1. Two or more parties to a multilateral treaty may conclude an agreement to suspend the operation of provisions of the treaty, temporarily and as between themselves alone, if:
    (a) the possibility of such a suspension is provided for by the treaty; or
    (b) the suspension in question is not prohibited by the treaty and:
    (i) does not affect the enjoyment by the other parties of their rights under the treaty or the
    performance of their obligations;
    (ii) is not incompatible with the object and purpose of the treaty.

    Per capire se si può applicare anche l'articolo 58 bisognerebbe conoscere bene i vari Trattati (prima e dopo Maastricht, presumo). Immagino che in tali trattati vengano descritte le finalità della moneta unica e, quindi, implicitamente, la possibilità, su un puro piano giuridico, di recedere qualora tali esiti non si siano verificati. Senza dover porre la questione che la prima a non rispettare i Trattati, che impongono il coordinamento delle politiche macroeconomiche, è stata proprio la Germania. Chiedo scusa per la lunghissima domanda.

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    1. Sei sulla buona strada. Se fai qualche ricerca, sul blog si è ampiamente parlato degli strumenti giuridici di euro-exit (suggerisco nella home page in alto a destra...)

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    2. Grazie. Approfondirò subito.

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    3. Tieni conto che sulle norme citate nel tuo commento c'è peraltro chi dubita che la Convenzione di Vienna sia in pieno conforme al diritto internazionale generale (es; Conforti), e pertanto che siano applicabili secondo quelle soluzioni al di fuori di supporto giurisprudenziale (creativo di prassi).
      E' un mondo difficile...

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