martedì 18 agosto 2015

"MA DOVE SI VA PUNTANDO SULLA DOMANDA INTERNA"? E ALLORA, PIU' GLOBALIZZAZIONE (SELETTIVA: TTIP) E RIFORME PER TUTTI

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http://ourfiniteworld.com/2015/02/05/charts-showing-the-long-term-gdp-energy-tie-part-2-a-new-theory-of-energy-and-the-economy/

1. Oggi si stanno lamentando della crisi dei BRICS che porrebbe in pericolo il meraviglioso mondo della crescita "tumultuosa e maravigliosa" ottenibile, a quanto pare solo con la "globalizzazione"
Almeno così leggiamo: naturalmente, riponendosi somma fiducia nel paradigma liberoscambista - (liberalizzazione dei capitali, accordi tariffari e sulle barriere non tariffarie, adozione del complementare modello "universale" di banca e, naturalmente, banche centrali indipendenti dai governi eletti, si spera, democraticamente)-, si auspica che nei BRICS si facciano più "riforme". E cioè si apra ulteriormente al commercio estero (leggi importazioni in cambio di materie prime), favorendo gli investimenti esteri (leggi mercato del lavoro totalmente liberalizzato e precarizzato e privatizzazioni delle industrie e assets pubblici degli stessi BRICS).
E tutto questo, appunto, affinchè riprenda...la crescita, nei paesi emergenti come anche, appunto, grazie alle esportazioni, nei paesi dell'eurozona e in quelli esportatori di capitali a vario titolo: gli USA, infatti, fanno un gioco a sè, pur essendo importatori di ultima istanza per tutto il mondo

2. Che, però, ora, vorrebbero legare a sè, e più esattamente al dollaro, attraverso i trattati "ultraoceanici" - TPP e TTIP+ TISA-, che servono essenzialmente a creare una dipendenza finanziaria delle intere aree coinvolte dal dollaro e dalla invasione a tappeto dei grandi istituti finanziari USA sui settori da liberalizzare, lasciando la specializzazione manifatturiera di Giappone e Germania in posizione di preminenza, mentre tutto il resto dei paesi coinvolti sarebbero grosso modo colonizzati, finanziariamente e industrialmente.
Creata questa "dipendenza", tutto ciò che sarebbe al di fuori delle macro-aree liberoscambiste e altamente riformate (con l'appiattimento dei mercati del lavoro e dei welfare sul modello USA, beninteso), sarebbe politicamente costretto a trattare da posizione di minor forza e piegabile a più miti consigli circa l'autonomia dei rispettivi sistemi di sviluppo (in particolare circa l'apertura delle rispettive economia ai grandi gruppi finanziario-industriali, veri e propri oligopoli e monopoli mondiali, rimasti in piedi nelle aree TPP e TTIP).

3. Creerebbe tutto ciò un ritorno alla crescita? 
La domanda, riferita alle prospettive future, è retorica e quasi ingenua: si creerebbe un grande sistema di debitori, indubbiamente, sia per flussi di capitali a titolo di investimento di controllo sui paesi indeboliti, dentro e fuori le aree dei nuovi trattati, sia a titolo di afflusso di finanziamento del consumo di beni importati. L'indebitamento sarebbe vieppiù inevitabile, con tutti i cicli di Minsky-Frenkel, che ciò comporta, atteso il sicuro depauperamento del livello salariale di tutte le economie del mondo, in un tale ambiente di liberoscambismo "ineguale" e con Stato inevitabilmente "minimo" (come deve rigorosamente essere fin dai tempi dei trattati imposti con le cannoniere).
Ma quello che risolve l'interrogativo è l'esame del passato della globalizzazione, cioè il concetto di ritorno alla presunta super-crescita dovuta alla globalizzazione. L'assunto è semplicemente falso, perchè questa tumultuosa crescita aggiuntiva, rispetto al passato ("ottusamente" protezionista e statalista) semplicemente non si è verificata.

4. Al riguardo, ci basterà rammentare i dati, nudi e crudi, che si offre Ha-Joon Chang, in "Bad Samaritans" (capitolo 1, "The real history of globalization", pagg.6-14).
Ebbene, già al tempo dei "misfatti" dell'Impero inglese, - che pur ammessi non portano gli storici ad ammettere altrettanto la realtà economica conseguente e induce anzi a continuare a lodare gli effetti positivi "per tutti i paesi coinvolti" della globalizzazione "imperialista" dell'800-, l'Asia, che prima dei trattati aveva paesi al vertice dei PIL mondiali (tipicamente la Cina nella prima parte del secolo) crebbe solamente dello 0,4% all'anno tra il 1870 e il 1913
L'Africa, il più vantato esempio di civilizzazione e progresso free-trade colonialista, crebbe, nello stesso periodo, dello 0,6%. 
Europa e USA crebbero invece, rispettivamente, dell'1,3 e dell1,8% in media negli stessi anni. Notare che i paesi dell'America Latina, che nello stesso periodo recuperarono autonomia tariffaria e di politica economica, crebbero allo stesso livello degli USA! (Tralasciamo gli eventi susseguenti alla crisi del '29, quando i free-traders dominanti, abbandonarono il gold-standard e aumentarono sensibilmente le tariffe alle importazioni, prima nei settori dell'agricoltura e poi in generale nell'industria manifatturiera)

5. Che accadde nel dopoguerra del 1945, quando si verificò il progressivo smantellamento del colonialismo e l'adozione degli Stati interventisti praticamente in tutto il mondo, sviluppato (e in ricostruzione) o in "via di sviluppo" (col tanto deprecato neo-protezionismo, da incentivazione pubblica all'industria nazionale e alla ricerca)?
Riassuntivamente: nei deprecati anni del protezionismo, rigettato come Satana dai vari governatori di tutte le banche centrali del mondo divenute indipendenti, in specie negli anni '60 e '70, i paesi in via di sviluppo che adottarono le "politiche "sbagliate" del protezionismo, crebbero del 3% in media all'anno: questo dato, sottolinea Chang, è il migliore che, tutt'ora, abbiano mai accumulato.
Ma gli stessi "paesi sviluppati" crebbero, negli stessi decenni, al ritmo di 3,2% medio all'anno.

6. Poi intervengono le liberalizzazioni alla circolazione dei capitali e gli accordi tariffari: i paesi sviluppati, già negli anni '80 vedono la crescita media annuale abbattersi al 2,1%. 
Anche questi facevano le riforme, e infatti gli effetti di deflazione  e rallentamento della crescita si vedono (finanziarizzazione e redistribuzione verso l'alto del reddito crescono a scapito delle invecchiate democrazie sociali). Ma le riforme più intense, sono imposte proprio ai paesi in via di sviluppo, tramite il solito FMI: è qui che si registra il calo della crescita più marcato.
I paesi emergenti, infatti, debitamente "riformati" e "aperti" nelle loro economie, vedono la crescita praticamente dimezzarsi dal 3% a circa la metà, negli anni '80-'90, cioè all'1,7 medio annuo.
Ma attenzione: la decrescita "infelice", cioè l'impoverimento neo-colonizzatore, sarebbero ancora più marcati se si escludessero Cina e India. Infatti, nota Chang, questi paesi si imposero progressivamente alla crescita, realizzando un 30% del prodotto globale dei paesi in via di sviluppo già nel 2000 (dal 12% degli anni '80): ma India e Cina rifiutarono il Washington Consensus e le "riforme" stile "golden straitjacket" tanto propugnate dal noto Thomas Friedman (che abbiamo già incontrato in questo specifico post).

7. La "growth failure" del nuovo delirio free-trade, che tanto oggi si teme possa entrare in crisi per la crescente ri-chiusura delle economie, dovuta alle assurde politiche svolte, naturalmente, a livello "nazionale" (povera Germania che si aspettava di esportare in Cina! Sicut dicunt, appunto con certezza aristotelica), si sentì proprio in Africa e in America Latina, dove le riforme FMI furono imposte molto più intensamente che in Asia: dal dimezzamento della crescita degli anni interlocutori delle riforme che abbiamo visto, si passa negli anni 2000 (a riforme essenzialmente attuate) allo 0,6 annuo in America Latina, mentre in Africa abbiamo un autentico crollo che coincide con il massiccio arrivo dei "consiglieri" economici FMI e World Bank.
Commento di Chang: "la scarsa crescita registrata sotto la globalizzazione neo-liberale a partire dagli anni '80, è particolarmente imbarazzante. Accelerare la "crescita" - se necessario a costo di aumentare l'ineguaglianza e possibilmente la stessa povertà - era lo scopo proclamato delle riforme neo-liberiste. Avevano ripetuto più volte che si deve anzitutto "creare più ricchezza" prima di poterla distribuire più ampiamente e che il neo-liberismo fosse la via per realizzare ciò. Come esito delle politiche neo-liberiste, la disuguaglianza di reddito è aumentata nella maggior parte dei paesi del mondo come previsto, ma pure la crescita ha effettivamente rallentato significativamente".

8. Naturalmente, tutto questo schema si applica perfettamente all'eurozona. Come?  
E quindi, andiamo avanti felici, perchè come dice un espertone oggi in un dotto editoriale "ma dove si va puntando sulla domanda interna?"


19 commenti:

  1. Se l'obiettivo "vero" fosse quello di diminuire la crescita complessiva, e contemporaneamente tenere ben ferma la barra del timone, mantenendo il controllo nelle mani di poche (e fidate !) persone che possono accumulare a dismisura (solo loro e i sodali), tanto Essi non potrebbero consumare tutto quello che accumulano ( e quindi i consumi totali dimunuirebbero !) .

    Se ciò fosse perseguito nei paesi "evoluti" e ancora ricchi di risparmio privato senza "eccessivo" uso di violenza, se non quella psicologica originata dei bislinguaggi orwelliani, ma gestito con abbondanti dosi di autorazzismo e autolesionismo, quanto basta.

    In altri contesti , invece , dove la situazione è oggettivamente più disagiata, il ricorso alla la violenza è consentito attraverso operazioni diffuse di terrorismo e con "disordini civili fomentati da fazioni armate" (oppure "disordini incivili provocati da fazioni armate fomentate" !) .

    Se fosse così , mi sembra che la strategia sia vincente e il piano abbia, per il momento, un successo indubbio. Se tutto ciò porterà , come corollario, ad un NON aumento della popolazione e ad un NON aumento delle aspettative di vita (leggi diminuzione della durata della vita media via correzioni dei sistemi wellfare) allora il pianeta si potrebbe "rigenerare" e i popoli saranno guidati a rimescolarsi ... Ma a che prezzo ? che tipo di ecosistema complessivo (compresi gli uomini e le donne in esso contenuti) si andrà a ridefinire ? più o meno "civile" dell'attuale ?

    In ogni caso , per certo, i diritti nei precedenti mondi occidentali e costituzionali post WWII non saranno più garantiti e una realtà "ferale" e tribale ci attende ... o forse no ?!?

    Se fosse così, siamo "culturalmente" e fisicamente preparati ? Come ci stiamo attrezzando ? ... qualcuno lo sta facendo e si capisce perchè, anche se si ascolta, non si sente !!!

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    1. Non escludiamo l'ipotesi di una bella guerra acceleratrice del tutto (se riescono a risolvere il problemino di come circoscrivere gli effetti di lungo termine e di ampio raggio dell'uso delle armi strategiche)...

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    2. Non da escludere facendo un bilancio costi / benefici , in scenari post picco è importante valutare l'
      EROEI delle guerre!

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  2. L'attuale sistema monetario internazionale, basato sulla moneta del paese egemone come unità di conto e mezzo di pagamento internazionale, o anche, se vogliamo, su un paniere di monete (dollaro euro yen e sterlina) dotate della proprietà di riserva di valore e gestite da banche centrali che non rispondono che a se stesse, non può che determinare una economia internazionale asfittica, sbilanciata sul lato dell'offerta e imperniata sul debito per sostenere la domanda solvente.

    La proposta che aveva fatto Keynes a Bretton Wood di una moneta internazionale che fosse unità di conto , ma privata della funzione di riserva di valore mediante interessi negativi da pagare sugli squilibri di bilancio, sia passivi CHE ATTIVI, gestita da una camera di compensazione internazionale (Clearing House) è a mio avviso l'unica strada per aversi una ripresa equilibrata del commercio internazionale e di una crescita sostenibile a livello mondiale, che non lasci indietro i paesi più deboli e che scoraggi il furore mercantilistico di alcuni paesi.

    Avere un interesse negativo sugli squilibri anche attivi scoraggerebbe l'accumularsi di surplus di bilancio che, se non spesi, sarebbero destinati ad "evaporare".

    Al loro interno i paesi manterrebbero la loro valuta, che avrebbe nei confronti della valuta internazionale ( Keynes la chiamava Bancor)una parità aggiustabile, funzione della capacità economica del paese e delle sue variazioni.

    Il Bancor non sarebbe stampato, essendo solo una unità di conto del commercio tra stati, e i cittadini andando all'estero o acquistando dall'estero cambierebbero la loro valuta in quella del paese di destinazione, ma passando dalla clearing house.

    Ogni paese avendo un surplus sarebbe invogliato a spenderlo e così chi è in deficit avrebbe più occasioni di ripianarlo senza ricorrere a situazioni debitorie insostenibili, fonti delle crisi internazionali che ben conosciamo.

    Sarebbe una moneta creata per scomparire, lasciando dietro a sé solo gli scambi fatti, perché il naturale destino della moneta è di sparire nella circolazione; se non lo fa ordinatamente in base ad una sua legge scomparirà tumultuosamente nelle crisi, prevalentemente dalle tasche dei più deboli.

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    1. Giusta "rimembranza".
      Ma l'idea del Bancor e della Clearing House, com'è noto, aveva un difetto non piccolo: era uno studio (inviato in manoscritto alle autorità monetarie del Regno Unito) mai trasposto in una bozza di trattato.
      Scottante problemaccio politico: definire i poteri, cogenti e autoapplicativi, di una tale super-autorità monetaria, capaci di imporsi, principalmente e per definizione, proprio ai più forti soggetti politici del mondo.

      Capisci bene che neppure Keynes, (che si dice fosse sommamente afflitto dallo scetticismo che naturalmente fu oposto dai negoaziatori politici e..."ancora in armi"), avrebbe potuto risolvere il problema, tipico del diritto internazionale, che l'autorità delle norme pattizie, della prassi applicativa, e del loro effettivo enforcement, dipende, alla fine, dalla volontà di adesione in buona fede dei paesi prevalenti, quelli che per definizione hanno il potere di determinare a piacimento i contenuti dei trattati.

      La prevalenza della Germania all'interno dell'applicazione dell'UEM ci dà una pallida misura di quanto questi problemi politici siano di difficle superamento (fermi restando la geniale intuizione costruttiva di Keynes e l'auspicio che il "mondo" ricominci a ragionare).

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  3. Certo, quando c'è uno stato egemone che ha la convenienza di imporre la propria valuta come valuta internazionale (USA nel '44 e Germania in Eurozona) è difficile implementare un sistema simile, ma paesi piccoli, tutti più o meno paritetici dal punto di vista politico e militare ed economico ( per esempio i Piigs) potrebbero fare in accordo simile tra di loro, e gli altri trovandolo vantaggioso si potrebbero unire successivamente
    Certo nan ci vorrebbero Tsipras Hollande Renzi e compagnia al governo....

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    1. Perchè unirsi se la grecia da sola ha fatto talmente incazzare è sono sicuro anche sudare i tedesci. maginarsi francia o anche italia, spagna è portogallo.
      Il problema è che senza pieno controllo della banca nazionale un paese è in piena balia dei mercati, che facilmente possono mettere in ginocchio un governo, vedi Berlusconi.
      Tsipras aveva un occasione d'oro, al paese i mercati non potevano fare alcun danno, più in basso della spazzatura non si puo scendere. In francia, spagna è italia invece i mercati potrebbero fare danno, qui senza banca centrale non hai scampo.

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    2. Giuste considerazioni: prima si esce dall'eurosistema poi si discute di come fare eventualmente una Unione poliitca, economica o, prima di tutto, (preliminarmente) culturale, su basi di reciproco riconoscimento della sovranità nel suo pieno valore democratico nonchè delle sue simmetriche e paritarie delimitazioni "utili"...

      PS: consiglio ancora di controllare la congiunzioni "e" (and) da non usare come il verbo "è" (is)...e all'occorrenza, tedeschi non "tedesci"). Per il resto, commenti interessanti :-)

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  4. "ma dove si va puntando sulla domanda interna?"

    Tipica stronzata dei germanofili italioti. Spin tra l'altro nato da Think Thanks tedesci.
    Come l'altra cazzata, l'egemonia tedesca, anche questo nato dai stessi Think Thanks.
    Bertelsmann è un potente Think Thank tedesco che opera in tutto il mondo.
    Qui c'è da domandarsi se i spin dottori italiani vengono finanziati direttamente dalla Germania.

    Ormai dove essere chiaro che la cosidetta egemonia o megli la dominanza tedesca è possibile solamente grazia agli imbecilli francesi è specialmente italiani. I tedesci occupano tutti i punti chiave della commissione europea che non sono quelli di prima fila tipo Draghi o Juncker, ma quelli nascosti è fuori dai cazzari dei mass media della terza o quarta fila. Lì dove si decidono le norme, i trattati è le leggi europee, lì è pieno di tedesci, poco visibili ma estremamente effetivi.

    Schäuble semplicemente approffita del sogno della sinistra europea del "più europa"
    Il sogno del "più europa" tedesco non è quello della sinistra. Schäuble sà che l'EU è l'euro per la sinistra è una religione è nè approffita.

    Un paese così dipendente dal export non può essere un egemone, ma è dipendente dal estero, specialmente dal EZ, UK è USA da dove viene ca. il 75% del Surplus tedesco.
    Ma fin quando francesi è italiani dormono Schäuble ha vita facile.

    Occhio alla Cina. I tedesci praticamente hanno venduto il loro Know-How ai cinesi tramite Joint venture con imprese cinesi. Appena l'industria automilistica cinese ha raggiunto una certa maturità, la quota mercato dei tedesci, VW in primis scenderà massicciamente. Ca. il 40% del fatturato VW viene dalla Cina. Questo non vale solamente per il settore automobilistico, la Germania per la prima volta acquista treni stranieri, da quale paese, giusto, dalla cina. I treni cinesi non sono altro che una copia dei treni Siemens, ma prodotti da una impresa cinese.

    Militarmente la Germania è un nano, almeno confronto i russi, USA è cina, ma direi anche confronto la francia è UK. L'esercito tedesco è in uno stato desolante, i tempi della Wehrmacht sono finiti.
    Anche sè il governo tedesco fà di tutto per riacendere il militarismo nel popolo tedesco, operazione assai ardua, il popolo tedesco semplicemente nè ha pieni i coglioni delle guerre. Ci sono anche quelli che sognano il ritorno della Wehrmacht è perfino delle SS, ma sono il zerovirgola.
    Poi la Germania ha un serio problema di migrazione, a Berlino ci sono interi quartieri in mano alla delinquenza straniera dove la polizia praticamente a perso il controllo.

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    2. Sù quanto incidono gli USA in questo delirio europeo, sinceramente non lo sò. Sicuramente hanno contribuito alla crisi europea con le loro agenzie di Rating negli anni 2010-2012. Non saprei se dietro tutti questi declassamente ci sia dietro il governo USA. Le agenzie di Rating se non mi sbaglio sono private. Non vedo a cosa servi agli stati uniti distruggere il loro partner più importante, l'europa.

      Secondo mè molto più pesante è il ruolo della sinistra o PUDE europeo è la loro maniacale difesa del progetto "stati uniti d'europa" costi quel che costi. Su questo si basa l'egemonia tedesca è su nient'altro, senza euro la Germania secondo mè tornerebbe a fare il malato d'europa, come 10 anni fà. Non dobbiamo discutere dove stanno i più accaniti difensori di questo progetto. Mentre nei governi di tutta europa si discute il 3° pacchetto d'aiuti alla grecia, dove l'italia è il terzo contribuente, nei media italiani si discute di un paio di straneri che vanno a dirigere un paio di musei italiani. Se verrà approvato il 3° pacchetto d'aiuti alla grecia, l'italia dovrà sganciare ca. 15 Mrd.

      Non credo in un confronto militare NATO (USA) vs. Russia, L'Europa non reggerebbe assolutamente un confronto militare contro i russi, sia con armi conventionali, delle armi strategice non nè parliamo nemmeno. Brzeninski è un polacco americanizzato :-))) è si sà che i polacchi hanno un opinione un po confusa sui russi, tra l'altro anche sui tedesci, qui forse potrebbero avere ragione. :-))
      L'unica arma che hanno gli americani confronto i russi, creare rivoluzzioni colorate intorno alla russia. Gli USA non hanno il potenziale per un confronto bellico con la russia, dovrebbero spostare probabilmente almento 1 Mio. di soldati è centinaia se non migliaia di tonnelate di mezzi militari. I russi secondo mè hanno il più potente apparato militare difensivo. Armi di difesa non sono cosi costosi come le armi d'attacco. I potentissimi razzi dei sistemi antiaerei TOR-M2 o S-400/500 costano cento volte meno di un F-22, 18, 14. I russi hanno anche la più grande flotta di carri armati al mondo, 16.000. Gli USA si possono permettere anche una quantità ristretta di perdite, diciamo 50.000 morti, dopo di chè in partria il popolo incomincerà rumoreggiare. Senza supremazia aerea gli USA non combinano un cazzo, contro i russi non ci sarà nessuna supremazia aerea americana.

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    3. Buttare 15 Mrd. in un buco nero a fondo perduto, nel attuale situazione economica italiana è veramente il massimo del ignoranza.
      Quei 15 Mrd. si potrebbero adoperare per rafforzare la domanda interna italiana.

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  5. Ogni tanto spuntano articoli riguardevoli anche in Germania, completamente fuori del Mainstream.

    DWN (Deutsche Wirtschafts Nachrichten) pubblica un articolo sulla grecia con il titolo Aus der Geschichte nichts gelernt: Der völlig falsche Kurs für Griechenland (Imparato niente dalla strora, la via completamente sbagliata per la Grecia)

    L'articolo mette in evidenza le scelte totalmente sbagliate del governo tedesco sotto Brünning al inizio degli anni 30, dove furono applicate la stesse politice che ora applica la grecia, con il risultato che tutti conosciamo. La prima operazione che fece Hitler era il blocco totale dei pagamenti ai creditori che non furano mai più ripagati, poco dopo partì la ricostruzzione del apparato militare dove quasi l'intera industria tedesca si trasformò in una gigantesca industria bellica, finanziata dai mefo-bills. Nel 39 la Germania era in default, ma con un impressionante apparato militare è contemporaneamente si scatenò la 2° GM.

    Le misure di austerità che ora vengono applicate in grecia, farà cadere la grecia nella peggior crisi economica della strora moderna economica.

    Negli anni 30 i socialisti tedesci approvano le pesanti politice deflazionistice dei democristiani, sia democristiani che socialisti perdono massicciamente credibilià. La stessa roba succede oggi in europa.

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    1. Eh sì; l'abbiamo già anche esaminato qui questa serie di eventi storici
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/04/il-senso-del-25-aprile-la-vittoria-che.html (p.9-10 e...11: notare le differenze)

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    2. mi sento di dire anzi che in Germania, per poche che siano, vi sono senza dubbio più voci che dissentono dal mainstream di quante non ve ne siano in Italia.
      In Italia non esiste UN editorialista di peso che esca dal frame solito. il massimo che possono fare è dare la colpa alla Merkel. nessuno mette in dubbio il nocciolo del neoliberismo.

      In Germania qualcuno invece lo fa.

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    3. Tragicamente vero, ma pure conforme al ruolo di neo-colonizzata assunto dall'Italia in €uropa.

      Come però, è altrettanto tragicamente vero che i vari Schauble contano sul fatto che il "sogno dell'Europa" è irrinunciabile per i suoi ottusi interlocutori, incapaci ormai di capire quando divenga preponderante l'interesse nazionale, tutelato dalle Costituzioni, in base al quale dovrebbero vestire i panni di organi del governo italiano.

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    4. Esistono più probabilità che ci salvi la Linke che non una forza politica italiana.

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    5. Il salvataggio italiano sarà sempre e comunque un effetto involontario di azioni altrui

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