giovedì 20 agosto 2015

SCENARIO D'ESTATE: IL MOLOCH NEO-LIBERISTA GLOBALIZZATO ALLE CORDE (ma da solo sul ring).

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1. L'approccio analitico, che ci fa affrontare un tema alla volta, pur cercando di evidenziarne le connessioni generali e specifiche, può essere talvolta fuorviante.
Proviamo allora a cogliere fenomenologicamente, per flash(es) essenziali lo scenario.
Questo approccio ci consente di meglio cogliere sia la tendenza "unificante" sia il livello di bis-linguaggio che domina l'informazione nel "blocco occidentale" (se pure questa definizione ha ancora un senso) e, soprattutto, in modo sempre più tragicomico, in Italia.

2. La prima cosa che risalta, sul piano globale, è che, da un lato, tutti si agitano sulla crisi dei BRICS, le vecchie locomotive post crisi sub-prime, che avrebbero tenuto a galla il mondo con la loro crescita e con l'afflusso di capitali (ora, al 50% già rifluiti verso un dollaro sempre più forte); ma, dall'altro, non si rinuncia a discutere della (altrettanto tragicomica) pantomima del rialzo dei tassi da parte della Fed.
Sul primo punto: è abbastanza evidente, ormai, dopo 7 anni di mancata uscita dell'eurozona dalla recessione e dalla stagnazione, per manifesta "austerità credibile", cioè "espansiva" (dei debiti pubblici), che non è il mondo emergente, i BRICS,  caratterizzati dall'essere esportatori (inter alios) di materie prime e di manufatti da fabbriche "delocalizzate", a tirare giù l'€uropa. E' vero piuttosto il contrario.
Un'area euro che comprime la domanda interna, sollecita alta disoccupazione strutturale e mira solo a divenire, in massa, creditrice commerciale e finanziaria del resto del mondo, assume l'aumento di interscambio della meravigliosa globalizzazione come un fatto mercantilista. 
Lo abbiamo detto tante volte: l'universalizzazione del modello Germania a tutta l'UEM è il principale fattore di rischio sistemico dell'economia reale mondiale.
 Ma non tanto perchè sia realmente in grado di raggiungere la dimensione di colonizzazione dei mercati esteri che si propone; quanto perchè, condannandosi alla deindustrializzazione e alla flessione perenne degli investimenti netti, priva l'economia globale della vitalità trainante, un tempo, del suo maggior polo industriale e di ricerca. E, contemporaneamente, crea una dipendenza dai mercati esteri che diviene, a fronte di una miopia di medio-lungo periodo così clamorosa, il rischio di autogol più elevato della storia dell'economia mondiale.

3. In tal modo, infatti, l'€uropa si condanna alla marginalizzazione economico-politica di lungo periodo: ma non per l'invincibilità dell'ascesa dei BRICS, e quindi per effetto della globalizzazione: quanto per il modo in cui l'ha voluta concepire e tutt'ora sostenere. 
Dunque, per la miope avidità del suo sistema finanziario e industrial-oligopolista, persosi nell'idea che risistemare le cose a casa propria, - riassumendo il controllo assoluto delle ex-istituzioni democratiche, degradate a mere esecutrici delle istituzioni europee, a loro volta controllate dall'esclusivo interesse dei gruppi bancari dei paesi dominanti, - fosse sufficiente a garantire la "stabilità". 
Cioè l'accumulo indisturbato di profitti finanziari al riparo da pericoli di insolvenza e di sommovimento sociale del complesso dei debitori che mirano a creare (ovunque). 
Una logica di dominio globale (parassitario e predatorio): il debitore è colpevole, per definizione, e la sua colpa giustifica ogni misura tesa a dominarlo ed a disciplinarlo. Ovunque egli si annidi nel mondo (anzi, meglio ancora se all'interno della propria comunità nazionale).

4. Gli USA, con la questione del rialzo dei tassi, dimostrano, ancora una volta, di essere il motore ideologico di questa revanche autodistruttiva del liberismo.
Un'economia dominata da Wall Street, e perciò spronata a riaccumulare livelli di indebitamento in tutti i settori (finanziarizzati a debito) della sua flebile "economia reale" anche superiori - nel livello di rischio sub-prime - a quelli che hanno portato alla crisi del 2007, finge di essere intimorita dal riscaldamento dell'inflazione mentre non è minimamente capace di scorgere il problema costituito dal proprio modello sociale: il mercato del lavoro super-flessibilizzato e la mancanza assoluta di veri stabilizzatori automatici, e redistributivi, della domanda

5. In altri termini come abbiamo già detto, - e come, per motivi del tutto analoghi, verificatosi in Giappone- strutturare definitivamente una società sul mercato del lavoro-merce, che  esclude istituzionalmente i salari dalla crescita del prodotto, eliminando il welfare pubblico(pensionistico e sanitario), conduce alla deflazione permanente
E quindi acuisce il rischio della insolvenza sistemica e della stagnazione irreversibile dell'economia reale. Cioè del benessere e della dignità degli esseri umani coinvolti. 
In tale situazione, aumentare il deficit pubblico, neppure sortisce più gli effetti anticiclici che, in teoria, si verificavano in passato: comunque la spesa pubblica si indirizza alla crescente emergenza disoccupazionale, con grande dispendio di inutili misure tampone, e comunque finisce in improbabili misure supply side, che includono pure i programmi di spesa per infrastrutture e di alleggerimento del costo fiscale del lavoro, una volta che il mercato dello stesso lavoro sia strutturato sulla precarietà e sulla deflazione salariale.

8. A livello europeo, l'accordo "Grecia" (cioè il memorandum avallato dal Bundestag tedesco, come esclusivo decidente, e ratificato dall'Eurogruppo), dimostra la "vittoria di Pirro" di questo metodo che, trasposto nelle linee essenziali dagli USA all'UE, significa che la Grecia, superdebitrice (indotta ad esserlo dal liberoscambismo che ha trionfato in Europa sotto le spoglie del "fogno" €uropeista), potrà tornare tranquillamente in recessione, onerata da politiche restrittive che uccideranno la pallida ripresa (peraltro registrata in UEM come un record), che aveva visto nel secondo trimestre una crescita greca di 0,8% del PIL: ma esclusivamente perchè il periodo di riferimento è stato esattamente quello della "trattativa", durante la quale Tsipras non ha rispettato i programmi di austerità ereditati dai precedenti governi
Salvo poi accettarne uno peggiore, facendo finta di non capire che dentro l'euro non c'era scelta e, dunque, preferendo farselo dire a brutto muso dai "moderati" partners €uropei in blocco: i falchi, paradossalmente, lo avevano sconsigliato dal permanere nell'euro. E lui no, duro: l'austerità violerebbe i trattati e l'uscita dall'euro sarebbe un disonore. Oggi ha avuto l'una e l'altro, rimanendo (per il momento) nell'euro e soddisfacendo il suo "fogno" progressista e di sinistra.

9. In Italia, non accorgendosi mai di nulla di quanto di accade in casa, si evidenzia (tra lo stupore dei giornalisti nostrani che registrano tali opinioni) che le privatizzazioni selvagge dell'apposito fondo creato con il nuovo accordo di salvezza per la Grecia,  finiranno in "conflitto di interessi", dato che i tedeschi, con una società pubblica (!!!) divengono gli acquirenti di 14 aeroporti di proprietà dello Stato greco: naturalmente, a prezzi di saldo non corrispondenti a corrette stime di mercato, deprivando la filiera turistica ellenica dei proventi, per di più pubblici (cioè entrate dello Stato), di uno dei principali asset di possibile ripresa dell'economia. 
In Italia, dunque dicevamo, si accorgono - ma solo per la Grecia- che privatizzando in nome del "lo vuole l'€uropa" si finisce per mettere sul mercato, nei modi e nel momento più disastrosi, proprio gli assets pubblici più preziosi e che più giovamento portano alle casse dello Stato-proprietario, e quindi alle tasche dei cittadini contribuenti.
Si dimentica, però, che la cosa non è solo greca, ma è specialmente italiana, il paese dove, dopo gli Stati Uniti (che però sono un pochino più grandicelli) si è fatto il maggior volume assoluto di privatizzazioni AL MONDO.

10. E per rimanere all'Italia, secondo le previsioni, realizzato il mercato del lavoro flessibilissimo, riportata in auge la derogabilità aziendale dei contratti collettivi nazionali e preparandosi a prodigarsi di licenziamenti nel pubblico impiego (vedrete i decreti delegati della riforma della pubblica amministrazione), si inizia inevitabilmente a parlare di "reddito di cittadinanza" e simili strumenti; per ora a integrazione dei redditi della famiglie sotto la soglia della povertà e in possibile ausilio dei disoccupati ultracinquantacinquenni, cioè dei non più "ricollocabili" tagliati fuori per 10-12 anni dalle prestazioni pensionistiche.
La mossa è geniale: il solo parlarne (d'estate) raggiunge vari scopi politico-fiscali in "illusione finanziaria" da manuale: 
a) si dà l'idea si curarsi dell'impoverimento generale;
b) si rafforza il consenso sociale, facilmente alimentato dal battage mediatico-orwelliano;
c)  si tacitano le opposizioni - che difficilmente potrebbero rifiutarsi di votare una finanziaria che contenesse una misura, anche solo in parte, aderente alla loro principale richiesta;
d) e, specialmente, si ottiene un forte clima di favore alla copertura di questa "salvifica" spesa aggiuntiva. Cioè per l'ulteriore riforma, preferibilmente retroattiva, del sistema pensionistico in senso contributivo, e l'accelerazione della revisione delle rendite catastali. Per dirne qualcuna, tra le più ambite, che mettono d'accordo tutte le forze principali presenti in parlamento (con qualche distinguo e qualche resistenza formale di facciata).

11. Ma in tutto questo quadro semi-allucinogeno, è evidente che ESSI, e i loro margravi nazionali, hanno perso il senso della realtà: nulla dei loro congegnini e calcolucci potrà reggere alla prova dei fatti. 
Il Moloch neo-liberista-globalizzato è alle corde e vacilla.

L'unico problema è che non ha avversari, sul ring, che gli possano infliggere il colpo del KO: infatti, alla fine dei conti, come dicono a Roma, "s'è imbriagato da solo".
Speriamo solo che non faccia troppo male cadendo addosso a noi (in Italia, intendo, il posto più tragicomico del mondo).

8 commenti:

  1. Mi auguro non sia sfuggito a nessuno che un "reddito di cittadinanza" (guaranteed minimum income: GMI) fa parte del memorandum di intesa fra la Grecia e la Troika.

    Cito dalla versione con le annotazioni (in parentesi quadra) di Varoufakis (pag. 2): "A fairer society will require that Greece improves the design of its welfare system, so that there is a genuine social safety net which targets scarce resources at those who need it most [to be achieved without a single new euro again by some magic formula yet to be invented]. The authorities plan to benefit from available technical assistance from international organisations on measures to provide access to health care for all (including the uninsured) [i.e. using advice of well paid foreign “technocrats” as a substitute for funding, nurses, doctors and equipment] and to roll out a basic social safety net in the form of a Guaranteed Minimum Income (GMI) [which would be great, except that not one fresh euro will be
    made available for the GMI program whose funding will be siphoned off existing benefits provided by the Greek state, e.g. child benefit]" (Se mai s'è visto un esercizio di bis-linguaggio...).

    Ma noi della troika, come noto, non abbiamo bisogno: facciamo da soli.

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    1. "Funding will be siphoned off exisiting benefits"...what else?
      Ma se i fondi già e comunque li avessi avuti in bilancio lo Stato, avrebbe voluto dire che il problema della disoccupazione non sussisteva (cioè che la base imponibile era già da pieno impiego e la domanda in ripresa).
      Appunto: quello "che non vogliono capire"

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  2. Non posso non ricordare Pier Paolo Pasolini, quando diceva: ""Prevedo la spoliticizzazione completa dell'Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso... Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come".

    Speriamo che prima o poi questo sentiero si manifesti........

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  3. intanto la barca va ... e Tsipras di dimette , nuove elezioni politiche in Grecia. Guarda caso
    subito dopo l'approvazione del memorandum da parte della Germania e dell'Eurogruppo (Eurogruppo chi?!?) , è l'arrivo dei fondi del ESM . Un vuoto politico e un gravoso impegno per una campagna elettorale che sicuramente impedirà di porre attenzione sull'applicazione del memorandum e sulle eventuali derive dello stesso. In pratica pilota automatico inserito

    "Ma noi della troika, come noto, non abbiamo bisogno: facciamo da soli." cit. Arturo

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  4. È tardi, sta sorgendo l'alba, ma non sarà il sol dell'avvenir quanto piuttosto un dorato ritorno al passato.

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  5. Stò testa di cazzo

    da la colpa alla carente competizzione italiana perchè i prezzi della benzina non sono scesi come il Brent Oil. Ultimamente stà sparando cazzate su cazzate sul Italia. Poi stè merde crucche si meravigliano perchè al estero vengono chiamati "Die Hässlichen Deutschen" (I schifosi tedesci)

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  6. GESTIONE IN COMUNE
    (otc .. il silente assenso al bar dello sport in attesa della mattanza)

    E’ ancora un “vecchio” – Paolo Savona - sulle pagine di scenari economici a scrivere una lettera aperta al PdR, S Mattarella, chiedendo “lumi” attorno a quello che accade sotto l’ “ombrellone” UE/UEM.

    Parrebbe – ma il dubbio socratico e il pessimismo della ragione conducono alla veridicità della fonte – che sia in atto un accordo preliminare con il presidente BCE (M Draghi) e il ministro PC Padoan (MEF, ex vice OCSE) – incitati da J Weidrmann, presidente di BUBE (non la ragazza ma la banca centrale tedesca) in versione spin doctor nella RIDENOMINAZIONE dispotica del significato delle parole – a CEDERE LA SOVRANITA’ FISCALE RESIDUA del Bel Paese per il salvataggio “eurista”.

    Verrebbe da considerarle insolazioni senili a Capalbio ma la democrazia “matura” porta a credere a qualcosa d’altro.

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    1. E benchè si tratti di Savona, non credo che porterà a responsabili e trasparenti risposte. Mi sorprenderebbe, a questo punto della vicenda.

      La "congiura del silenzio", interrotto solo dalla ossessiva reiterazione di slogan propagandistici privi ormai di senso (ma la gente non se ne può più rendere conto) è ormai andata oltre ogni limite.
      Dice bene Savona; un non-stato sovranazionale sostenuto da non-Stati (desovranizzati).

      Ma gli italiani, come i greci, sono mansuetamente assuefatti e rumoreggiano sui...funerali.
      Il problema è tutto lì: una lettera diretta nel vuoto, sopra e sotto, e verso la fine ultima....

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