domenica 1 novembre 2015

DOING BUSINESS? OH YES, DOING DEBT...(A CARICO VOSTRO e pro-creditori privati finanziari)

http://ecx.images-amazon.com/images/I/51W2LH1CTTL._SX341_BO1,204,203,200_.jpg

1. Si parla tanto, all'atto della sua uscita, della classifica "Doing business" della World Bank: non mi soffermerei sul "balzo" in avanti del ranking italiano, asseritamente dovuto alle "riforme", ma in realtà anche derivante dal cambiamento di taluni criteri nell'applicazione degli indicatori. Le 11 posizioni guadagnate rispetto al 2014 sono nell'ambito di due classifiche consecutive non perfettamente omogenee e, di conseguenza appaiono inutili sia qualsiasi trionfalismo che la solita litania autodenigratoria "siamo dietro a"... (nel caso alle Mauritius, all'Armenia o alla Macedonia...).

Questo perchè tale classifica, risente di scelte ideologiche e di limiti metodologici talmente rilevanti da non indicare praticamente nulla di oggettivo e veramente significativo, che non sia un complessivo vincolo psicologico di massa: bisogna fare le riforme, costi quel che costi, noi teniamo il punteggio e stimoliamo così la frenesia collettivo-governativa di arrivare in alto, di vincere la competizione, non importa dove questa conduca le comunità sociali nella loro qualità di vita e nel loro benessere economico.

Al riguardo suggerisco la rilettura di questi due post di Arturo:

LE RIFORME 2 - GLI INDICI (Parte I): MUTILARE I DATI E IGNORARE LE COSTITUZIONI

LE RIFORME 2- GLI INDICI (Parte II): UN'UNICA CLASSIFICA "PER DOMARLI TUTTI"

2. Vi riporto, a titolo esemplificativo, tra i tanti, un passaggio significativo:  

"...dal quadro legale esaminato restano ovviamente fuori gli eventuali principi-fini contenuti nell’eventuale Costituzione: si rivela chiaramente tutta l’ideologicità di un’operazione che sarà debole sul piano euristico in quanto opaca su quello politico, cioè fintamente tecnica/neutrale

Un esempio chiarissimo di questa strategia si rivela nell’analisi dei costi: Venn, che nel paper linkato difende a spada tratta la bontà degli indici Ocse relativi alla protezione del lavoro - tra l’altro proprio in ragione dei nuovi apporti tratti dalla prassi, in particolare la contrattazione collettiva che vi sono stati immessi - ammette tuttavia (pag. 37) che “al momento è molto difficile misurare i costi di attuazione (enforcing) delle regole del mercato del lavoro su una base internazionale confrontabile”; l’autore individua però subito la possibile soluzione: “Procedure semplificate, insieme con misure che incoraggino le parti a risolvere le controversie rapidamente, mantengono i costi al minimo”. 
Resta lecito domandarsi che cosa resterebbe dell’effettività delle regole in discussione una volta che il costoso (forse: perché in realtà non si sa) art. 24 della Costituzione sia stato finalmente disattivato (non “lasciando ai giudici” le decisioni in materia di licenziamento, come ha detto Renzi) e se questa cancellazione non costituisca una posta che meriterebbe una qualche considerazione. 
Grave è anche l’esclusione dal computo dei costi sia delle “norme private”, che le imprese adotterebbero in contesti non regolamentati, sia “della non regolamentazione”.  
Per esempio, “non è noto al grande pubblico che i costi amministrativi di questi sistemi [quelli di previdenza pubblica] ammontano a meno del 2% dei contributi versati, rispetto al 30-40% [sì, avete letto bene] delle compagnie di assicurazione private” (N. Acocella, Economic Policy in the Age of Globalization, Cambridge, Cambridge University Press, 2005, pagg. 150-151). Costi amministrativi similmente elevati si possono riscontrare nella sanità privata (vedi per esempio qui e qui). 
Simili omissioni rendono in effetti il gioco un po’ scoperto: “In base alla logica che ispira le compagnie europee per la semplificazione amministrativa per cui solo i costi della gestione pubblica determinano oneri burocratici, gli oneri amministrativi della sanità privata verrebbero contati come redditi (e profitti delle società di assicurazione).” (Zenezini, op. cit., pag. 14). "

3. Vladimiro Giacchè su twitter segnala questo articolo di Alessandro Somma sulla pubblicazione dell'ultima classifica Doing Business: vi si dice, tra l'altro, che, - allo scopo di stabilire la superiorità delle leggi economiche del mercato su quelle dello Stato, cioè l'esigenza di adeguamento incondizionato del diritto statuale alla suprema Legge naturale ad applicazione riservata agli unici soggetti di diritto "pleno jure" (essendo tutti gli altri, non "businessmen" solo dei sub-soggetti le cui prerogative giuridiche si atteggiano a privilegi parassitari e portatori di "inefficienze")-, si afferma la implicita superiorità del common law sul civil law.
A questa conclusione tendenziale si può aderire a condizione di rammentare che il civil law, incentrato sul sistema delle codificazioni (il cui apice storico è il code Napoleon), era anch'esso in grado di riportare l'assetto sociale alla piena realizzazione degli interessi dell'oligarchia capitalista: il fulcro di ciò si incentrava sulla piena assimilazione del rapporto di lavoro al contratto di diritto comune (regolato appunto dal codice civile), senza alcuna sostanziale differenza dal regime contrattuale generale, in modo tale da affermare (soltanto) la formale parità delle parti (nel negoziare, liberamente, durata del contratto, compenso e condizioni, apparentemente paritarie, di risoluzione del rapporto di durata così instaurato).

3.1. Ciò che ha portato al mutamento di paradigma socio-economico che le "classifiche" WB o OCSE si premurano implacabilmente di smantellare, sono state le Costituzioni democratiche del welfare
In definitiva, sintetizzando, è proprio la metodologica rimozione - come segnala il passaggio di Arturo sopra riportato- delle Costituzioni dal quadro rilevante a  costituire lo scopo ideologico di queste classifiche: camuffato da tecnicismo neutrale, e, allo stesso tempo, indicativo dell'intenzionale e grossolano "buco" metodologico che le caratterizza. 
Con l'implicita premessa che, le stesse Costituzioni, siano esattamente l'ostacolo da annichilire per instaurare la liberalizzazione regolatoria e la privatizzazione del diritto e della ricchezza pubblica, che consentono alla business community sovranazionale di affermare il proprio Potere Costituente globale, svincolato dai popoli che, in precedenza, pretendevano di esserne i depositari.

4. Ma c'è un altro aspetto: queste classifiche, in particolare quella Doing Business, non sono neppure (e non per caso, anzi) in grado di definire la sostenibilità del modello socio-economico che intendono imporre: i paesi che figurano al top della predicata efficienza regolatoria pro-mercati, rivelano tutt'altra realtà, se li si colloca nelle diverse classifiche del debito complessivo, pubblico e privato, che grava sulle rispettive comunità sociali e in quella del saldo rispettivo delle partite correnti.
Questa è la classifica "Doing Business" da ultimo pubblicata:

"Economy Rankings

Economies are ranked on their ease of doing business, from 1–189. A high ease of doing business ranking means the regulatory environment is more conducive to the starting and operation of a local firm. The rankings are determined by sorting the aggregate distance to frontier scores on 10 topics, each consisting of several indicators, giving equal weight to each topic. The rankings for all economies are benchmarked to June 2015.

Singapore 1 10 1 6 17 19 1 5 41 1 27
New Zealand 2 1 3 31 1 1 1 22 55 15 31
Denmark 3 29 5 12 9 28 20 12 1 37 9
Korea, Rep. 4 23 28 1 40 42 8 29 31 2 4
Hong Kong SAR, China 5 4 7 9 59 19 1 4 47 22 26
United Kingdom 6 17 23 15 45 19 4 15 38 33 13
United States * 7 49 33 44 34 2 35 53 34 21 5
Sweden 8 16 19 7 11 70 14 37 17 24 19
Norway 9 24 26 18 13 70 14 14 45 8 6
Finland 10 33 27 16 20 42 66 17 32 30 1
Taiwan, China 11 22 6 2 18 59 25 39 65 16 21
Macedonia, FYR
12 2 10 45 50 42 14 7 26 26 37
Australia 13 11 4 39 47 5 66 42 89 4 14
Canada 14 3 53 105 42 7 6 9 44 49 16
Germany 15 107 13 3 62 28 49 72 35 12 3
Estonia 16 15 16 34 4 28 81 30 24 11 40
Ireland 17 25 43 30 39 28 8 6 48 93 20
Malaysia 18 14 15 13 38 28 4 31 49 44 45
Iceland 19 40 45 8 15 59 20 36 64 35 15
Lithuania 20 8 18 54 2 28 47 49 19 3 70
Austria 21 106 47 17 26 59 36 74 1 6 18
Latvia 22 27 30 65 23 19 49 27 22 25 43
Portugal 23 13 36 25 27 97 66 65 1 20 8
Georgia 24 6 11 62 3 7 20 40 78 13 101
Poland
25 85 52 49 41 19 49 58 1 55 32
Switzerland 26 69 56 5 16 59 105 19 40 46 44
France 27 32 40 20 85 79 29 87 1 14 24
Netherlands 28 28 85 43 30 79 66 26 1 91 11
Slovak Republic 29 68 84 48 5 42 88 73 1 63 33
Slovenia 29 18 71 35 36 126 7 35 1 117 12
United Arab Emirates 31 60 2 4 10 97 49 1 101 18 91
Mauritius 32 37 35 41 99 42 29 13 66 27 39
Spain
33 82 101 74 49 59 29 60 1 39 25
Japan * 34 81 68 14 48 79 36 121 52 51 2
Armenia 35 5 62 99 14 42 49 41 29 28 71
Czech Republic 36 93 127 42 37 28 57 122 1 72 22
Romania 37 45 105 133 64 7 57 55 1 34 46
Bulgaria 38 52 51 100 63 28 14 88 20 52 48
Mexico *
38 65 67 72 106 5 57 92 59 41 28
Croatia 40 83 129 66 60 70 29 38 1 10 59
Kazakhstan 41 21 92 71 19 70 25 18 122 9 47
Hungary 42 55 88 117 29 19 81 95 1 23 65
Belgium 43 20 54 53 132 97 57 90 1 53 10
Belarus 44 12 34 89 7 109 57 63 25 29 69
Italy
45 50 86 59 24 97 36 137 1 111 23
Montenegro
46 59 91 163 79 7 36 64 42 43 36
Cyprus 47 64 145 67 92 42 25 44 43 143 17
Chile 48 62 24 51 56 79 36 33 63 56 58
Thailand 49 96 39 11 57 97 36 70 56 57 49
Peru 50 97 48 64 35 15 49 50 88 69 74
Russian Federation *
51 41 119 29 8 42 66 47 170 5 51
Moldova
52 26 170 104 21 28 36 78 33 67 60
Israel 53 56 96 91 127 42 8 103 58 77 29
Colombia
54 84 38 69 54 2 14 136 110 180 30
Turkey 55 94 98 36 52 79 20 61 62 36 124
Mongolia 56 36 25 134 44 59 8 91 74 80 89
Puerto Rico (U.S.) 57 51 135 57 164 7 88 134 93 100 7
Costa Rica
58 121 49 23 53 7 166 80 67 124 87
Serbia
59 65 139 63 73 59 81 143 23 73 50
Greece 60 54 60 47 144 79 47 66 27 132 54
Luxembourg 61 80 14 28 89 167 122 21 1 17 80
Rwanda 62 111 37 118 12 2 88 48 156 127 72
Azerbaijan 63 7 114 110 22 109 36 34 94 40 84
Jamaica 64 9 72 80 122 7 57 146 146 107 35
Bahrain 65 140 9 77 25 109 111 8 85 101 85
Kosovo
66 47 136 124 32 28 57 67 71 48 163
Kyrgyz Republic 67 35 20 160 6 28 36 138 83 137 126
Qatar 68 109 8 111 28 133 122 1 119 112 51
Panama
69 44 70 32 84 19 66 166 54 148 132
Oman 70 149 46 60 33 126 134 10 69 70 105
Bhutan 71 91 79 50 51 79 115 28 21 50 189
Botswana 72 143 97 122 70 70 81 71 51 128 56
South Africa
73 120 90 168 101 59 14 20 130 119 41
Tunisia 74 103 57 38 86 126 105 81 91 81 57
Morocco
75 43 29 55 76 109 105 62 102 59 130
San Marino 76 113 64 10 80 181 122 32 18 82 106
St. Lucia 77 67 50 26 104 152 66 83 72 67 109
Tonga 78 53 22 61 154 42 115 82 87 97 131
Bosnia and Herzegovina
79 175 171 119 97 42 66 154 28 66 38
Malta 80 132 83 86 96 174 36 25 39 61 83
Guatemala
81 101 106 21 75 15 174 50 78 173 153
Saudi Arabia 82 130 17 24 31 79 99 3 150 86 189
Ukraine 83 30 140 137 61 19 88 107 109 98 141
Brunei Darussalam 84 74 21 68 148 79 134 16 121 113 98
China *
84 136 176 92 43 79 134 132 96 7 55
El Salvador
86 125 156 107 71 15 155 162 46 109 79
Uzbekistan 87 42 151 112 87 42 88 115 159 32 75
Fiji 88 167 111 78 55 79 111 108 73 88 89
Trinidad and Tobago 88 72 144 27 151 42 36 114 114 167 67
Vietnam 90 119 12 108 58 28 122 168 99 74 123
Dominica 91 63 115 37 165 133 66 98 61 83 129
Uruguay 92 61 160 40 110 59 122 130 153 104 64
Dominican Republic
93 110 44 149 82 97 81 77 57 115 159
Vanuatu 94 147 143 82 81 28 134 54 134 139 110
Seychelles 95 131 123 139 67 109 105 43 86 138 63
Samoa 96 39 93 52 65 152 57 100 151 79 133
Albania
97 58 189 162 107 42 8 142 37 96 42
Zambia 97 78 110 123 157 19 88 46 152 134 107
Nepal 99 105 78 131 72 133 57 124 60 152 86
Paraguay 100 135 55 96 78 79 144 111 135 75 102
Kuwait 101 148 133 128 68 109 66 11 149 58 122
Namibia 101 164 66 76 174 59 66 93 118 103 97
Philippines
103 165 99 19 112 109 155 126 95 140 53
Antigua and Barbuda 104 107 95 33 118 152 66 161 114 19 125
Swaziland 105 156 80 155 113 70 134 79 30 175 96
Bahamas, The 106 118 94 114 183 133 111 24 97 60 61
Sri Lanka 107 98 77 81 153 97 49 158 90 161 78
Kenya
108 151 149 127 115 28 115 101 131 102 144
Indonesia *
109 173 107 46 131 70 88 148 105 170 77
Honduras
110 150 87 143 88 7 134 155 136 150 139
St. Vincent and the Grenadines 111 77 59 79 160 152 66 97 68 31 189
Solomon Islands 112 95 58 90 158 79 105 68 141 160 137
Jordan 113 88 103 56 98 185 163 52 50 126 146
Ghana 114 102 132 121 77 42 66 106 171 116 161
Lesotho 114 112 172 147 108 152 99 109 36 85 117
Brazil * 116 174 169 22 130 97 29 178 145 45 62
Ecuador 117 166 74 97 69 97 115 139 120 99 148
Iran, Islamic Rep. 118 87 69 88 91 97 150 123 167 62 140
Barbados 119 100 158 87 134 126 166 99 127 164 34
Belize 120 159 81 73 128 162 122 69 117 133 81
Argentina 121 157 173 85 116 79 49 170 143 38 95
Uganda 122 168 161 167 120 42 99 105 128 78 104
Lebanon 123 114 130 116 103 109 134 45 147 135 134
St. Kitts and Nevis 124 90 32 84 170 152 88 147 70 42 189
Nicaragua
125 123 168 94 147 97 150 165 81 94 103
Cabo Verde 126 75 104 140 74 109 163 94 106 47 189
Cambodia 127 180 181 145 121 15 111 95 98 174 82
Maldives 128 48 41 141 171 126 134 128 137 95 135
West Bank and Gaza 129 170 162 75 95 109 144 56 84 90 189
India *
130 155 183 70 138 42 8 157 133 178 136
Egypt, Arab Rep.
131 73 113 144 111 79 122 151 157 155 119
Tajikistan 132 57 152 177 102 109 29 172 132 54 147
Mozambique 133 124 31 164 105 152 99 120 129 184 66
Lao PDR 134 153 42 158 66 70 178 127 108 92 189
Grenada 135 76 100 58 139 133 122 132 138 89 189
Palau 136 116 101 138 46 79 182 131 155 130 166
Guyana 137 92 138 165 125 167 99 117 139 87 156
Pakistan *
138 122 61 157 137 133 25 171 169 151 94
Tanzania 139 129 126 83 133 152 122 150 180 64 99
Marshall Islands 140 71 63 125 189 79 178 125 75 65 167
Malawi 141 161 65 175 93 152 115 102 123 147 164
Côte d'Ivoire 142 46 180 146 109 133 155 176 142 120 76
Burkina Faso 143 78 76 183 149 133 144 153 103 163 112
Mali 143 172 152 151 140 133 166 149 82 149 100
Papua New Guinea 145 138 127 98 119 167 99 110 163 169 138
Ethiopia 146 176 73 129 141 167 166 113 166 84 114
Sierra Leone 147 99 142 178 159 152 88 129 164 105 142
Micronesia, Fed. Sts. 148 162 141 103 189 70 185 116 53 181 116
Kiribati 149 142 137 173 142 162 122 23 112 114 189
Togo 150 133 179 109 182 133 155 163 126 125 93
Gambia, The 151 169 117 153 124 162 163 177 104 110 111
Burundi 152 19 165 185 94 174 115 111 154 146 145
Senegal 153 85 148 170 152 133 155 183 113 145 88
Comoros 154 163 116 132 123 109 144 167 80 179 189
Zimbabwe 155 182 184 161 114 79 81 145 100 166 152
Suriname 156 183 109 93 176 174 166 75 77 186 128
Bolivia 157 178 150 101 143 126 144 189 124 136 92
Benin 158 115 82 179 172 133 150 179 116 168 112
Sudan 159 146 146 102 89 167 166 140 184 142 154
Niger 160 134 178 169 126 133 166 156 158 154 121
Iraq 161 154 147 106 117 181 115 59 178 122 189
Gabon 162 144 164 154 173 109 155 158 165 171 120
Algeria 163 145 122 130 163 174 174 169 176 106 73
Madagascar 164 128 182 188 161 167 105 76 125 153 127
Guinea 165 126 166 159 146 133 166 184 161 118 108
São Tomé and Príncipe 166 31 121 115 162 185 185 164 111 182 158
Myanmar 167 160 74 148 145 174 184 84 140 187 162
Mauritania 168 70 112 152 100 162 134 187 160 71 189
Nigeria *
169 139 175 182 181 59 20 181 182 143 143
Yemen, Rep. 170 152 89 150 83 185 122 135 189 129 151
Djibouti 171 171 124 172 168 181 174 85 162 183 68
Cameroon 172 137 159 113 175 126 134 180 185 159 118
Timor-Leste 173 104 154 95 189 162 81 57 92 189 189
Bangladesh * 174 117 118 189 185 133 88 86 172 188 155
Syrian Arab Republic 175 127 189 120 136 167 88 119 173 157 157
Congo, Rep. 176 177 120 176 166 109 150 182 177 158 115
Afghanistan 177 34 185 156 184 97 189 89 174 172 160
Guinea-Bissau 178 179 163 184 150 133 155 152 148 162 189
Liberia 179 37 174 180 178 109 182 118 183 176 168
Equatorial Guinea 180 187 157 135 156 109 144 175 175 108 189
Angola 181 141 108 166 169 181 66 141 181 185 189
Haiti 182 188 167 136 179 174 187 143 76 123 189
Chad 183 185 133 181 155 133 155 186 168 156 149
Congo, Dem. Rep. 184 89 131 174 135 133 174 173 187 165 189
Central African Republic 185 189 155 186 167 133 150 185 144 177 149
Venezuela, RB 186 186 125 171 129 109 178 188 186 141 165
South Sudan 187 181 177 187 180 174 181 104 179 76 189
Libya 188 158 189 126 189 185 188 160 107 131 189
Eritrea 189 184 189 142 177 185 122 174 189 121 189

 

5. Ma questa è la classifica, al 2014, dei paesi (secondo il FMI, e a cui si attiene la "sorella" WB), redatta in base al saldo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti: notare come Stati posti al vertice del buon "doing business" se la passino piuttosto male, inclusi molti importanti paesi che adottano il common law.

"List of countries by current account balance as a percentage of GDP"

This article includes a list of countries of the world sorted by current account balance as a percentage of gross domestic product (nominal GDP).
Negative percentages mean that the country is in debt.
The first list includes 2014 data for members of the International Monetary Fund. The UN World Bank sites the IMF as the source for their data on Current Account Balance, and so is not included separately on this page

IMF World Economic Outlook[1]
Country Current account balance
(% of GDP)
 Mozambique -34.75%
 Liberia -31.85%
 Libya -30.11%
 Saint Vincent and the Grenadines -29.37%
 Mauritania -27.63%
 Djibouti -27.43%
 Lebanon -24.94%
 Laos -24.89%
 Grenada -23.64%
 Seychelles -22.47%
 Zimbabwe -22.27%
 Bhutan -21.95%
 The Bahamas -21.61%
 Marshall Islands -20.92%
 São Tomé and Príncipe -20.80%
 Guinea -18.46%
 Niger -18.05%
 Montenegro -17.78%
 Burundi -17.59%
 Guyana -15.90%
 Antigua and Barbuda -14.55%
 Albania -13.89%
 Kyrgyzstan -13.69%
 Equatorial Guinea -13.12%
 Dominica -13.01%
 The Gambia -12.74%
 Saint Lucia -12.41%
 Papua New Guinea -12.12%
 Rwanda -12.03%
 Panama -12.01%
 Cambodia -12.00%
 Saint Kitts and Nevis -10.73%
 Comoros -10.62%
 Palau -10.30%
 Senegal -10.28%
 Tanzania -10.16%
 Guinea-Bissau -9.97%
 Georgia -9.64%
 Democratic Republic of the Congo -9.55%
 Armenia -9.23%
 Kenya -9.22%
 Ghana -9.22%
 Cabo Verde -9.11%
 Tajikistan -9.08%
 Barbados -9.06%
 Ethiopia -8.99%
 Tunisia -8.92%
 Tonga -8.87%
 Fiji -8.77%
 Chad -8.74%
 Solomon Islands -8.50%
 Benin -8.49%
 Maldives -8.40%
 Mongolia -8.22%
 Mali -7.96%
 Sierra Leone -7.59%
 Uganda -7.54%
 Honduras -7.40%
 Suriname -7.29%
 Mauritius -7.22%
 Myanmar -7.18%
 Kosovo -7.14%
 Bosnia and Herzegovina -7.06%
 Jordan -7.02%
 Lesotho -6.63%
 Namibia -6.61%
 Jamaica -6.38%
 Togo -6.31%
 Nicaragua -6.23%
 Republic of Congo -6.22%
 Central African Republic -6.17%
 Burkina Faso -6.14%
 Belarus -6.10%
 Serbia -6.04%
 Turkmenistan -5.95%
 Morocco -5.85%
 Haiti -5.77%
 Belize -5.73%
 Turkey -5.69%
 United Kingdom -5.51%
 Moldova -5.48%
 South Africa -5.44%
 Sudan -5.16%
 Malawi -5.06%
 El Salvador -5.02%
 Colombia -5.01%
 Uruguay -4.74%
 Costa Rica -4.47%
 Algeria -4.34%
 Cameroon -4.21%
 Peru -4.06%
 Ukraine -4.00%
 Brazil -3.88%
 Samoa -3.74%
 Sri Lanka -3.74%
 New Zealand -3.52%
 Iraq -3.50%
 Côte d'Ivoire -3.28%
 Dominican Republic -3.13%
 Latvia -3.12%
 Indonesia -2.95%
 Australia -2.76%
 United States -2.36%
 Guatemala -2.31%
 Madagascar -2.26%
 Canada -2.20%
 Mexico -2.07%
 Cyprus -1.86%
 Yemen -1.58%
 India -1.44%
 Macedonia -1.33%
 Vanuatu -1.33%
 Pakistan -1.24%
 Poland -1.22%
 Chile -1.16%
 France -1.05%
 Argentina -0.87%
 Angola -0.85%
 Ecuador -0.83%
 Egypt -0.82%
 South Sudan -0.73%
 Finland -0.57%
 Romania -0.46%
 Lithuania -0.37%
 Zambia -0.23%
 Eritrea -0.21%
 Bangladesh -0.07%
 Estonia -0.05%
 Bulgaria 0.05%
 Paraguay 0.05%
 Spain 0.11%
 Uzbekistan 0.12%
 Slovakia 0.16%
 Japan 0.53%
 Portugal 0.60%
 Czech Republic 0.62%
 Croatia 0.67%
 Bolivia 0.73%
 Swaziland 0.92%
 Greece 0.93%
 Hong Kong 1.57%
 Kazakhstan 1.60%
 Belgium 1.63%
 Italy 1.81%
 Austria 1.82%
 China 2.02%
 Oman 2.16%
 Nigeria 2.21%
 Micronesia 2.53%
 Malta 2.70%
 Israel 2.97%
 Russia 3.09%
 Thailand 3.81%
 Iran 3.81%
 Kiribati 4.07%
 Hungary 4.25%
 Venezuela 4.31%
 Philippines 4.44%
   Nepal 4.63%
 Malaysia 4.63%
 Iceland 4.73%
 Luxembourg 5.25%
 Bahrain 5.32%
 Vietnam 5.42%
 Afghanistan 5.70%
 Slovenia 5.77%
 Ireland 6.19%
 Denmark 6.26%
 Sweden 6.27%
 South Korea 6.30%
  Switzerland 6.96%
 Germany 7.45%
 Trinidad and Tobago 8.26%
 Norway 8.46%
 Netherlands 10.35%
 Gabon 11.25%
 United Arab Emirates 12.06%
 Taiwan 12.34%
 Saudi Arabia 14.11%
 Azerbaijan 15.32%
 Botswana 17.12%
 Singapore 19.09%
 Brunei 23.56%
 Qatar 25.14%
 Timor-Leste 26.07%
 Tuvalu 26.96%
 Kuwait 35.35%

I paesi principali a "common law", saranno pure molto bravi nel favorire il business, a deregolare l'interesse pubblico, a non conteggiare le esternalità che derivano dalla privatizzazione e dalla liberalizzazione, ma poi la competitività commerciale non pare essere il loro forte, almeno se si esce dalla logica della (mera) apertura delle rispettive economie agli investitori esteri, che non sono un bene in sè, a quanto pare, e della finanziarizzazione.
Nella "fiera" del debito gli operatori finanziari globali prosperano e si avvantaggiano. Lo stesso non si può dire di chi, via consumi e mutui e assicurazioni sanitarie e previdenziali, si indebita con il sistema finanziario.
Effetto dello spiazzamento del risparmio derivante proprio dalla finanziarizzazione, dalle liberalizzazioni selvagge del mercato del lavoro, dalla caduta dei livelli salariali rispetto alla produttività, e dalla conseguente caduta del risparmio e degli investimenti nell'economia reale generati dalle comunità territoriali nel loro complesso. 

6. I maggior paesi a common law, USA e UK, sono al vertice degli squilibri delle partite correnti all'interno dei paesi economicamente più rilevanti. 

La Germania, che adotta (pur nella sua peculiarità storica) il civil law, al contrario è al vertice del surplus. E, peraltro, non se la cava benissimo nell'ambito della classifica doing business; non malaccio, ma certo non ai livelli di...Singapore che starebbe al vertice sia del doing business che dell'attivo CAB. Ma questo risultato non possono certo vantarlo l'Albania o la "common law" Australia, che ci surclassano nella classifica doing business.


http://ftalphaville.ft.com/2015/01/16/2092162/switzerlands-problem-isnt-an-expensive-currency-but-anemic-consumption/

7. Questo poi è il contributo per principali Stati e aree economiche agli squilibri mondiali del commercio:


Gli Stati Uniti sono l'importatore di ultima istanza mondiale e Australia e Canada fanno la loro considerevole parte (tenuto conto del loro peso demografico e della grandezza del PIL), nella parte inferiore dei "deficitari". In essa si distingue pure la Spagna, paese di civil law, che, però nel doing business ci sopravanza di 12 posizioni.

Se avete seguito sin qui, si ha la conferma che il problema è l'effettività dell'applicazione delle Costituzioni sociali, sia che si applichi il common law che il civil law.
Dove prevale il primo, o, comunque, le Costituzioni sociali vengono buttate al macero in nome dell'efficienza dei mercati, - e parliamo di un processo di accelerazione di lungo periodo e cioè, più o meno, il periodo di riscontro dello "zelo", rispettivo, nell'applicare il Washington Consensus-, il debito gravante sulle rispettive comunità sociali semplicemente dilaga. 
Il Giappone fa eccezione rispetto a tutti i parametri e a tutte le impostazioni generalmente condivise nel resto del pianeta: ma, come abbiamo visto, tra Arbaito e imprese globali delocalizzate (cioè caduta dei salari e delle precedenti "sicurezze", ci dice il New York Times), sta arrivando al punto di non riuscire più a produrre un risparmio capace di assorbire il debito pubblico detenuto, fin'ora, quasi totalmente entro i propri confini.

http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user5/imageroot/2015/02/Global%20debt%20to%20gdp.jpg

http://trumanfactor.com/wp-content/uploads/2011/11/debt-gdp-countries.png


8. Da questo articolo "Seven Years Later, Global Debt Keeps Piling Up, $57 Trillion More Than 2007", traiamo questi due ulteriori grafici-tabelle che collocano esattamente l'Italia, (in una sorta di "in medio stat virtus", involontario e contrastato dalla classifica punitiva "doing business"), negli effetti "benefici" dello stimolare la deregolazione normativa (liberalizzazione) dell'economia e della privatizzazione degli interessi che governano le istituzioni (nonchè delle privatizzazioni della ricchezza pubblica tout-court): ancora una volta  i paesi che figurano in alto nel ranking del "doing business" non sono certo delle "eccellenze", certamente non quanto alla situazione diffusa di benessere e conseguente solvibilità dei relativi cittadini: masse di debitori il cui destino dipende dalle banche, dalla finanza (globale), le quali banche, - nei futuri e decrescenti redditi dei cittadini-consumatori indebitati, cioè nei loro futuri sforzi per guadagnare e riuscire a pagare le tasse-, trovano la loro garanzia.
https://therationalpessimist.files.wordpress.com/2015/02/change-in-debt-gdp-ratio-jpeg.jpg

http://static.safehaven.com/authors/mish/36644_f.png






21 commenti:

  1. Insomma, semplificando, si può dire che queste classifiche hanno la sola utilità di permettere, a chi la ignorava, di scoprire l'esistenza di certi staterelli evidentemente sprovvisti di una "produttiva" ed "efficiente" - in una parola, "vincente" - "impresa" (privata, ça va sans dire) di "pubbliche relazioni" e "comunicazione" in grado di renderli "appetibili" agli investitori esteri e dunque garantire ampi e "virtuosi" afflussi di capitale straniero sotto forma di IDE e/o turismo?
    Mi dispiace per la Grecia, ma dopo tutte quelle "riforme strutturali" e quelle "liberalizzazioni" è ancora al sessantesimo posto (davanti...al Lussemburgo dello Juncker santo patrono dei banchieri beoni!). Forse è proprio il caso di dire che dovrebbero impegnarsi di più, questi governanti greci, se sono realmente intenzionati a fare atto di fede nei "nostri valori" neo-ordo-liberali occidentali...

    P.S.: mi vogliano perdonare gli eventuali lettori per il linguaggio adottato, ma ho appena terminato di leggere un articolo di Federico Rampini pubblicato su Il Venerdì di Repubblica che esordisce avvertendoci che - cito testualmente - "Siete contrari al futuro Trattato di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip)? Attenti, potrebbe essere un segno d'invecchiamento, avversione al rischio, insicurezza e paura" e conclude spiegandoci che - cito altrettanto testualmente - "più un Paese è vecchio più tende a vivere le liberalizzazioni come una minaccia". In compenso, da parte mia vi posso assicurare che succitato articolo stimola la diuresi meglio di Rocchetta e Uliveto messe insieme; ed è pur vero che gli americani ci dicono da sempre che "every cloud has a silver lining". Peccato che i romani avessero espresso un concetto simile appena qualche secolo prima: "quae nocent docent"; ecco, dopo tutto questo nuocere, è rincuorante sapere che qualcuno, in qualche posto, qualche cosa l'ha pure imparata. Per servirvi.

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    1. Ti vedo in forma :-) Ottimo antidepressivo...

      Se volessimo fare un passo ulteriore, tragicamente divertente (sempre in chiave depurativa diuretica), potremmo cercare di immaginare cosa mai scriverebbe Rampini nel post-next inevitabile crisi finanziaria con sollevazione diffusa delle neo-inarginabili (nella crescita numerica) masse di diseredati USA.

      Là potremo finalmente verificare se conosce abbastanza l'inglese - e intendo lo street talk of ordinary people- o fa il traduttore di qualche articolessa qua e là (e in Italia la domanda sorge spontanea per tutti gli americanologi, che pretendono che nelle università si insegni SOLO in inglese...come fosse antani...)

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    2. Verosimilmente si limiterà a indicare uno dei capri espiatori suggeriti da Keynes nel breve saggio del 1925 intitolato "The economic consequences of Mr. Churchill", tenendosi così ben lontano dai vicoli tetri della Gotham City che verrà (e che già c'è a ben vedere): "And since the public always understands particular causes better than general causes, the depression will be attributed to the industrial disputes which will accompany it, to the Dawes Scheme, to China, to the inevitable consequences of the Great War, to tariffs, to high taxation, to anything in the world except the general monetary policy which has set the whole thing going".
      Attenendosi alla narrazione propagandistica già ben avviata, le vittime sacrificali più idonee per per placare l'ira del dio Mercato (un discendente di Mercurio, che per gli antichi romani era proprio il dio dei mercanti) paiono attualmente essere la "Cinaaaaa" (le cui terre ci sono evidentemente state a lungo nascoste dagli oceani perché fino a cento anni fa non c'era e il cui nome inizia con la "C" perché è "Comunista" e finisce con cinque "a" perché è così grande da lasciare a bocca aperta il povero occidentale fiaccato dal "white man's burden" che è costretto a portare faticosamente da secoli sulle sue spalle quale conseguenza negativa della propria manifesta "civiltà superiore") e le tasse (che finanziano la "spesa pubblica improduttiva" e le "ruberie della kasta" - con la "k" perché formata da gente "kattiva").

      Tuttavia, se davvero si è in vena di risate, consiglierei di riflettere attentamente sul fatto che il parlamentare italiano più saldo nella difesa degli interessi del Paese negli ultimi anni, voti alla mano, è probabilmente stato l'insospettabile Domenico Scilipoti: contrario nell'esprimere la fiducia al governo Monti nel momento del suo insediamento (http://parlamento16.openpolis.it/votazione/camera/camera-fiducia-governo-monti/37585); contrario al cosiddetto "salva-Italia" (http://parlamento16.openpolis.it/votazione/camera/manovra-salva-italia-ddl-4829-a-voto-finale-prima-lettura-camera/37692); contrario all'inserimento del principio di pareggio di bilancio in Costituzione (http://parlamento16.openpolis.it/votazione/camera/pareggio-di-bilancio-in-costituzione-pdl-cost-4205-abb-b-voto-finale/38220); assente - ergo non colpevole - in occasione della legge Fornero (http://parlamento16.openpolis.it/votazione/camera/riforma-del-mercato-del-lavoro-ddl-5256-voto-finale/38995), contrario al decreto Poletti - "Jobs Act" (http://parlamento17.openpolis.it/votazione/senato/decreto-lavoro-poletti-jobs-act-fiducia-decreto-poletti/16095). Per stabilire un termine di paragone adeguato, la tanto acclamata rivoluzionaria "de destra", "de borgata" Giorgia Meloni, in tali occasioni, si è così espressa: favorevole, favorevole, assente, favorevole, in missione.
      Gioite, gente, giacché un nome dal quale si può ripartire in fondo c'è già (forse sì, ma anche no)!

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    3. Per maggior effetto, suggerisco altresì l'ascolto di questo brano nel mezzo della consultazione delle dichiarazioni di voto: https://www.youtube.com/watch?v=3MRvDGd02mA. Si tratta pur sempre di un classico intramontabile!

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    4. Grazie, winston, una risata me l'hai proprio regalata, e di questi tempi è merce rara. Mi arruolo anch'io nel Team Scilipoti. :-)

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    5. Su Rampini
      Sempre le stesse cose, questa è una versione sofisticata del mitico "Pavidi conigli!" di Carnevale Maffè, condita con un accenno alla "vecchiaia" che rende "avversi al rischio" (orrendo calco dall'inglese).
      Aspettiamo il rifiorire di un arditismo giovanilistico neoliberista? A questo sono ridotti gli spin doctor?

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  2. Insomma, il senso complessivo del disegno neoriformista (un punto che avevo lasciato indietro: per fortuna che ho trovato una bella monografia che mi aiuta parecchio ;-)), che è poi il medesimo del diritto europeo, potrebbe essere riassunto in questi termini: "Questi sono i compiti permanenti di intervento dei pubblici poteri: «instaurare un contesto economico favorevole alle imprese» (altrove la Commissione parla di «creare un ambiente socioeconomico sano, adeguato» a «liberare le potenzialità latenti per una crescita sostenuta»); «incentivare» i lavoratori a diventare imprenditori di se stessi; «smantellare», attraverso un sistema educativo e scolastico preva­lentemente orientato al culto dell’impresa, «le barriere culturali nei con­fronti dell’assunzione del rischio»." (le parti virgolettate sono citazioni da documenti della Commissione. La fonte è L. Patruno, Il modello istituzionale europeo e l'idea di costituzione, Torino, Giappichelli, pag. 207. Non me la sento di consigliarlo a tutti perché ha una prima parte teorica molto impegnativa, ma è certo del tutto conforme alle analisi elaborate qui, ovvero il modello "sociale" comunitario deriva dall'ordoliberismo ed è radicalmente altro rispetto a quello delle costituzioni di democrazia sostanziale, la nostra in particolare. Ha alcune magnifiche pagine di contropelo ad Habermas che magari in futuro riporterò).

    Ovviamente la favoletta è che conformarsi a quegli indicatori, "a cholesterol test for the regulatory environment for domestic businesses", come dice (qui, pag. vi) con una delle sue metafore tanto efficaci la World Bank, serva gli interessi generali. Oltre a quanto giustamente riportato del post, basti dire che la stessa World Bank "recognized Egypt as the “region’s top reformer” in each year from 2006 to 2008. Indeed, in 2008, the country was crowned the “World’s Top Reformer” by the World Bank and the International Finance Corporation." (Adam Hanieh, Lineages of Revolt, Chicago, Haymarket Books, 2013, s.p.: gran bel libro consigliato da Flassbeck per capire come e quanto è stato devastato e depredato dal neoliberismo il Medioriente).

    Ovvero, tornando a Patruno (pag. 206): "Compito dello Stato (dei pubblici poteri sovranazionali, quando ne ri­corrano le competenze) non è di modellare l’ordine economico indirizzan­dolo a fini generali, ma di modellare - intervenendo sul dato tecnico, giuri­dico, culturale - la società, affinché l ’ordine economico possa autorealizzarsi. Con un motto di spirito ben noto, si potrebbe dire che il governo deve accompagnare l’economia di mercato dalla culla alla tomba.”
    Insomma: "Con una frase: lo Stato non interviene per correggere i fallimenti del mercato (come vorrebbe l ’ortodossia della ‘regolazione’) e, dunque, ex post, ma interviene ex ante, affinché non fallisca il «mercato» come progetto complessivo di conformazione della società.”

    Coi meravigliosi risultati che tutti possiamo apprezzare.


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    1. Direi che si intende accompagnare anzitutto alla tomba la democrazia del welfare.

      Come dici, con diverse angolazioni, o meglio "in other words", sono i concetti qui già espressi. Suppongo che manchi la parte in cui si evidenzia che la legalità costituzionale, ovvero l'ordine costituzionale inderogabile di cui, ogni tanto, parla la Corte enunciando astrattamente i "controlimiti, in tutto questo diviene un ricordo del passato. E senza passare per il "via" di una nuova fase Costituente (popolare, meno che mai...).

      I tuoi approfondimenti, che attendiamo con ansia, sarebbe meglio organizzarli in un post (anche diviso in più parti se di spessore consistente :-)); in tal modo, molti dei "pigri" che si limitano a leggere il post, senza dilungarsi sui commenti, potranno essere informati e il tuo lavoro avrà la maggior diffusione che merita.

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    2. Non per onerarti eccessivamente ma per conoscenza dei..."polli" (in senso buono, beninteso): le parti in lingua straniera, sarebbe meglio inserirle già tradotte per quanto possibile (ovviamente).

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    3. Dei controlimiti ne parla (tra l'altro non ho messo la data: 2006), pag. 258: "Il trattato costituzionale europeo (in continuità con l ’ultima stratificazione maastrichtiana) mantiene e rafforza l ’impianto monetarista e liberista del governo sovranazionale dell’economia, svuotando i precetti so­ciali fondamentali delle costituzioni nazionali e rendendo sempre più evane­scenti e retorici quei “controlimiti” proclamati a mo’ di colonne d’Èrcole del potere organizzativo comunitario."

      Altrove si trovano valutazioni anche più esplicite e più pessimiste (o realiste, secondo il punto di vista): "Il sistema costituzionale, radicalmente assediato dalle trasformazioni politico-istituzionali in corso, non pare più in grado di reggere l’urto dei nuovi poteri che si vanno affermando politicamente in via di legittimazione autonoma. Qui, come sopra, il tentativo della dottrina è costretto a fondarsi sulla necessità di ricondurre, in via di interpretazione riduttiva, tali pote­ri nei limiti della Costituzione, senza poter prevedere se questo sia ancora, di fatto, politicamente possibile. Tanto la teoria delle nor­me sulla normazione quanto l’analisi dell’apertura dell’assetto or­ganizzativo costituzionale dimostrano che il fondamento di validità del sistema — quando ancora si riesca a configurarne uno — si
      trova all’esterno di esso, nel fatto (consuetudine confermativa o effettività che dir si voglia).” (F. Bilancia, La crisi dell'ordinamento giuridico dello Stato rappresentativo, Padova, Cedam, 2000, pag. 343).

      A proposito di eventuali riforme, per restare in tema, costituzionali: "Non saprei cosa augurare al costituzionalismo italiano, se una costituzione democratica, di alto profilo ma politicamente vuota, o una costituzione vera, misura effettiva e, si spera, limite dei poteri
      reali. In tale secondo caso la costituzione sarebbe, con più probabi­lità, concretamente vigente e vitale, perché dotata di reale forza politica — lo sarebbero i poteri che essa andrebbe a disciplinare—, ma certamente di democratico rischierebbe di non avere più
      che il nome, seppur vorranno i suoi estensori." (Ivi, pag. 354).

      Di materiale ne ho parecchio e sono ben felice di metterlo a disposizione. Devo ragionare un po' su organizzazione ed esposizione. Naturalmente tradurrò tutto. ;-)

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    4. Questo semmai conferma che la incompatibilità dei trattati è ben visibile e ci pone un paio (almeno) di interrogativi (che peraltro sono trattati nel "nuovo" libro):
      a) come mai questa relativamente diffusa comprensione dei costituzionalisti non ha trovato manifestazioni rafforzate e più pubblicamente (TV-talk inclusa...in teoria) visibili dopo la crisi del 2008-2011 e fino ad oggi;
      b) che, in ogni modo, la prevedibilità e la geometrica potenza dell'euro nel realizzare il modello eversivo "de facto" pare costantemente sfuggita, pur essendo i suoi effetti e il suo assetto (in particolare la BCE indipendente pura) evidenti pure a un non economista (come attesta l'analisi di Guarino del 1992).

      Attendo con curiosità la tua "rassegna": magari scopriremo perchè questo blog è "solo" pur non essendo "isolato", scientificamente parlando...

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    5. Mi pare sia chiarissima la percezione "statica" dell'esproprio rappresentato dalla BCE e dal SEBC; molto meno gli effetti dinamici (anzi, a volte si ipotizzano effetti di segno opposto rispetto a quelli reali oppure che si tratti di un mutamento che non fa che ratificare un'irresistibile metamorfosi dello Stato ("ora c'è a' globalizzazzzione..."). Ho ancora un bel po' di materiale da esaminare, però).
      Un esempio fra i vari possibili: "Vero è, tut­tavia, che tutto il Titolo VI (soprattutto una volta a regime, e cioè dopo il passaggio alla terza fase) mette in discussione elementi im­portanti della sovranità dello Stato («conditions essentielles d’exercice de la souveraineté nationale», secondo il Conseil constitutionnel francese), a cominciare dalla stessa facoltà di battere moneta, che da secoli - ad esempio già in Bodin e poi in Vattel - viene considerata
      un vero e proprio «diritto di maestà», attributo «naturale» della sovranità. Né di questo ci si può sorprendere: lo Stato è chiamato a gestire la politica economica, e questa non è possibile senza il go­verno della moneta.
      A ragionare secondo gli schemi e i principi tradizionali, le pre­visioni del Trattato sembrerebbero dunque, per questa parte, radi­calmente confliggenti con l’essenza stessa - irrinunciabile - della statualità. L’ostacolo, allora, si può superare soltanto mettendo in
      dubbio [ma forse sarebbe il caso di scioglierlo questo dubbio o no?, nota mia] la tenuta di quegli schemi e di quei principi, rilevando l’in­terdipendenza ineliminabile tra le economie dei vari Stati, e conclu­dendo nel senso che il Trattato non fa che prendere atto di una realtà già esistente, nella quale la libera determinazione delle scelte di politica economica dello Stato non è altro che un lontano ricor­do. Solo la torsione subita dalla Staatlichkeit, che l’ha resa profon­damente diversa da ciò che essa fu in passato, può - insomma - giustificare I’«espropriazione» comunitaria delle competenze degli Stati nazionali in materia di politica economica." (M. Luciani, La Costituzione italiana e gli ostacoli all'integrazione europea, Politica del diritto, a. XXIII, n. 4, dicembre 1992, pag. 583)

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    6. L'impressione è però anche che qualcuno gli effetti veri li avesse capiti e li gradisse (o qualcosa in più). Dei "vecchi" (perché poi ci sono anche alcuni "giovani" abbastanza terribles) ho parlato di Bognetti, ma merita una menzione anche una figura tutt'altro che secondaria come Merusi. Il volume linkato gli attribuisce una produzione scientifica ispirata "a un atteggiamento realistico e di disincanto". Questa citazione che riporto sta sul Bilancia (pag. 89): "Ed il modello culturale che discende pervasivamente su tutti i sistemi giuridici, contaminandoli e condizionandoli, sembra oggi
      avere la propria rappresentazione ideale, la propria immagine sa­cralizzata nei dogmi professati nel Trattato di Maastricht. L’obietti­vo primario della stabilità dei prezzi, per dirla con Merusi, «scopo eterno» (150) del nuovo sistema di valori costituzionali indisponibili,
      viene affidato al Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC), nuovo organo costituzionale di ciascuno Stato membro, nella cui essenza politica soltanto può germogliare il seme della perfezione, la capacità di «tendere ad Deum»(151) [!!!!!!!: punti esclamativi miei!], di perseguire, nell’esercizio di un potere politico eterno, l’affermazione del fine perpetuo che viene ad esso affidato. Tornano alla mente le famose parole di Schmitt: «Tutti i concetti più pregnanti della moderna dottrina dello Stato sono concetti teologici secolarizzati»(152)."

      La nota 151 così riporta: "L’espressione citata è presente nella relazione tenuta dall’autore al con­ vegno su La nuova costituzione economica. Università degli Studi di Roma «La Sapienza», Roma, 2 2 aprile 1997, pur non comparendo nel testo definitivo degli
      atti, citati alla nota precedente."

      No comment.

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    7. But comment, go ahead! :-)

      L'uso di Schmitt e della sua dottrina dello Stato nel contesto della sovranazionalizzazione hayekiana è qualcosa di straordinario: o non si conosce e/o non si è compresa la base einaudiana-hayekiana del federalismo ordoliberista, oppure si tratta di una svista dettata dalla evidente incomprensione della macroeconomia e del modello economico costituzionale.

      O forse entrambe le cose, in una certa (s)misura...

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    8. Che posso dire? Mutatis mutandis, l'ha già detto Corey Robin: "Ever since Edmund Burke invented conservatism as an idea, the conservative has styled himself a man of prudence and moderation, his cause a sober—and sobering—recognition of limits. [...] Yet the political efforts that have roused the conservative to his most profound reflections [...] have been anything but that."

      Tanto per capirci, dalla solita Costituzione economica di Bognetti (pag. 237-38. Sta parlando di quel progetto costituzionale europeo che ritiene troppo esplicito per poter essere adottato): “Affinché un progetto come quello del Gruppo potesse venir democraticamente accolto dagli stati europei come formale, definitiva Costituzione della loro Unione, occorrerebbe, innanzitutto, che fosse abbracciata con fermissima convinzione, da parte della grande maggioranza delle classi dirigenti e delle masse, un’idea dell’individuo come essere che deve provvedere a se stesso, attraverso gli istituti privatistici del diritto, senza aspettarsi se non l’indispensabile dall’intervento del potere pubblico correttivo degli esiti delle operazioni di mercato. Un’idea integrata dall’altra secondo cui l’unità di un grande mercato economico non crea doveri di solidarietà, giuridicamente rilevanti, tra le diverse popolazioni degli stati che concorrono a mantenere l’unità del mercato. Si tratta di idee che riflettono una visione etica dell’uomo e della società di alta, nobile e rigorosa virilità [dice proprio così, eh, non me lo sono inventato]; una visione che nella fenomenologia della evoluzione umana ha occupato, e ancora magari in futuro occuperà, un posto di primario rilievo in quanto strumento di educazione e di promozione civile; un momento importantissimo nella storia della civiltà.
      Resta però i l fatto che una tale visione etica non è al presente quella dominante nel cuore dei popoli europei. E poiché non lo è, è molto improbabile che essi possano accettare un progetto di Costituzione europea che riflette in modo così *immediatamente percepibile* quella visione.”

      E quindi rifiliamo loro la pillola amara senza che se ne accorgano (segue infatti la citazione che avevo già riportato sul necessario funzionamento neoliberale dell’Unione). Se questi sono i disincantati, chissà i fanatici che cosa dicono.

      La questione del confronto Schmitt-Hayek è molto interessante. Metodologicamente non potrebbero essere più distanti (tanto è vero che giuristi di indiscutibile lealtà democratica come Mortati e Ferrara sono (anche) schmittiani); però, però…ho già accennato qualcosa in passato. Oggi segnalo questo: W. E. Schauerman, The Unholy Alliance of Carl Schmitt and Friedrich A. Hayek, Constellations Volume, vol 4., n. 2, 1997, pagg. 172 e ss Ci sarà occasione di riparlarne. ;-)

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    9. "Un’idea integrata dall’altra secondo cui l’unità di un grande mercato economico non crea doveri di solidarietà, giuridicamente rilevanti, tra le diverse popolazioni degli stati che concorrono a mantenere l’unità del mercato"

      Che sia stato abbandonato nella forma da te riportata non mi stupisce . La citazione in testa al commento espone "tutti" alla schioppesca durezza del vivere (se non ho capito male). Lo scopo era invece, ovviamente, un altro. Che è stato così raggiunto.
      Sbaglio?

      ps un grazie cumulativo per i tuoi contributi

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    10. Figurati, my pleasure. ;-)
      Sì, diciamo che è stato abbandonato il mezzo, vale a dire il progetto costituzionale avanzato nel 1993 dal European Constitutional Group (qui il relativo report), costituitosi nell'estate del 1992 e composto da "15 European public choice scholars", come dice (qui, pag. 4) uno dei suoi stessi membri.
      La public choice school è, come credo abbastanza noto, l'applicazione di certi postulati neoclassici al terreno della politica e in particolare della democrazia, con esiti quasi invariabilmente molto conservatori. Come ha detto uno scienziato politico come Mastropaolo (in un bel libro, che consiglio: La democrazia è una causa persa?, Torino, Bollati Boringhieri, 2011): "Almeno fino al risveglio della «ragion pratica», che schiuderà nuove prospettive [sta parlando di Rawls], la rational choice concorre dunque a conciliare la democrazia col disegno neoliberale e a dotarla di una nuova teoria di successo."

      Bognetti, chiamato a commentare il capolavoro, dice sostanzialmente: ma perché uscirsene così allo scoperto con un progetto esplicito quando, lasciati a sé stessi, i Trattati sortiranno esattamente gli stessi effetti? (Forse ti eri perso il seguito dell'ultima citazione, che avevo anticipato qui).

      Certo, sul piano tattico lucido lo è; i presupposti ideologici della strategia mi sembrano invece piuttosto, diciamo, opachi (non nel senso di "non chiari", ovviamente...) e declinati in modo che tutto può essere definito meno che realistico o prudente (per dire, pagg. 97-98: "Uscire dalla Comunità vorrebbe dire anche, inevitabil­mente, chiudere in misura più o meno intensa il nostro siste­ma economico verso l’esterno. Come minimo, quasi di certo sopravverrebbe una ripresa del divieto di esportazione dei ca­pitali. [...] Un primo passo che presto ne trarrebbe con sé altri [queste sono le amenità di Hayek nella Via verso la schiavitù. Naturalmente Bognetti era un grande ammiratore di Hayek: occorreva dirlo?], se appena — come è del tutto verosimile — l’economia, invece di prosperare, entrasse in recessione. L’avvitamento ver­so il basso potrebbe farsi così grave da stendere un velo di gri­giore totale e definitivo sulle prospettive del sistema economi­co italiano. Allora non sarebbe più ipotesi irreale e assurda nemmeno la fuga dal paese delle migliori energie intellettuali e imprenditoriali, e dei giovani più capaci [certo, perché invece adesso...]: e vietare per legge quest’ultima fuga, sorvegliando con la polizia le frontiere, sa­rebbe il logico completamento di una iniziale scelta autarchi­ca, ma anche un vero e proprio delitto costituzionale, e un’i­gnominia morale.
      Forse a quest’ultimo, estremo punto non si arriverebbe mai. Ma basta averlo evocato come il fondo di un pendio sdrucciolevole per capire che solo un pregiudizio può fare ignorare che la convenienza per l’Italia — una convenienza non solo economica ma culturale e politica — è restare nel­l’Europa che si unisce: restarvi praticamente a qualsiasi costo. [l'ultima frase è in corsivo]"

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    11. Il fatto è che un personaggio del genere negli anni '80 apparteneva al circolo intellettuale raccolto intorno a Miglio (il gruppo di Milano), che gli aveva affidato la redazione della parte economica del suo progetto di riforma costituzionale, i cui capisaldi risulteranno essere l'economia sociale di mercato, il pareggio di bilancio, la banca centrale indipendente pura. Miglio aveva l'onestà intellettuale di ammettere che tale "riforma" sarebbe dovuta passare attraverso uno "sbrego", come diceva lui, "nel segno del «decisionismo», concetto che il M. aveva mutuato dal pensiero di Schmitt", per citare Campi. Cioè un atto esplicitamente eversivo da ratificare con un plebiscito sotto forma di referendum.
      Poi simili estremismi eversivi sono diventati bandiera della sinistra, che la Costituzione la tiene sempre vicina al cuore.

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    12. Beh, come dire che le formule (slogan?) ideologiche, ben esposte e abilmente argomentate, alla fine non riescono a nascondere la sostanziale ignoranza dell'economia.

      Una sorta di buccia di banana inevitabile che, oggi, è ancora lì, a farci assistere ai rivolgimenti un po' grotteschi dei neo-liberisti che paludano, pateticamente, di tecnicismo la grande distruzione che stanno evocando a gran voce. Alegher!

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    13. @Arturo
      In effetti la sinapsi dedicata non ha dato il minimo segno di eccitazione :-)
      @Quarantotto
      A stento evito il travaso di bile che naturalmente segue l'ascolto di lorsignori senza un minimo esame di realtà (né interno, ovviamente, e neppure esterno. Ma se l'intenzione è di imbavagliare la rete, allora gatta ci cova)

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  3. Sembra che i grossisti fiorentini di derrate alimentari rinuncino a contrastare la deflazione

    http://www.lanazione.it/firenze/cibo-invenduto-poveri-1.1446304

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