domenica 10 gennaio 2016

SPAGHETTI TEA-PARTY: AUTO-SOTTOMISSIONE TECNO-POP E LA RANA BOLLITA


http://laviadeisogni.it/blog/wp-content/uploads/2011/05/rana-bollita.png

1. Nell'ultimo post avevamo appena finito di mostrare la fallacia e la miopia che sono alla base della fondamentale collaborazione che larghi strati della popolazione in posizione dominante forniscono alle potenze colonizzatrici, che subito ci arriva la conferma spaghetti tea-party:

 
Insomma apprendiamo, ma ormai senza stupore, che tagliare...il PIL (cioè la spesa pubblica) consentirebbe di abbassare il gettito tributario (che si abbasserebbe certamente in questo caso, ma perchè diminuiscono redditi e basi imponibili, aumentandosi così i buchi nel bilancio dello Stato, e quindi il deficit: cioè si verifica esattamente quello che l'€uropa proibisce e sanziona imponendo di riaumentare le tasse).
Non sarà che è il contrario, e che tutto il busillis della mancata crescita e dell'aumento connesso (sì, lo è: e pure molto) del rapporto debito/PIL, deriva proprio dalla limitazione del deficit (tendente al pareggio di bilancio), che è poi come dire dall'euro?

2. Il fondamento della collaborazione di cui sopra era stato sintetizzato così (p.2):
"...va chiarito, anche all'interno di quest'ultima (cioè dell'area politico-geografica dominata), o meglio del gruppo etnico-linguistico "dominato", esiste una riproduzione del conflitto sociale, sebbene, appunto e proprio a seguito dell'assetto (neo)coloniale, trasposta all'interno di una gerarchia (sostanzialmente simile a quella feudale).
L'elite del paese dominante, infatti, si serve efficacemente di una elite designata, ma pur sempre subordinata, del paese dominato, per imporre la effettività del sistema.
La elite dei "colonizzati" collabora per un proprio vantaggio e ottiene, almeno nelle intenzioni, di risolvere il proprio problema di controllo sociale, all'interno del conflitto sociale che avrebbe comunque dovuto fronteggiare, pur rinunciando alla piena potenzialità dei propri profitti economici."

3. Intendiamoci. 
Il fenomeno spaghetti tea-party è una specificazione contemporanea del fenomeno di auto-sottomissione al paradigma colonizzatore, che è sì globalizzato, ma anche incarnato da paesi-chiave che agiscono da concreti mandatari del nuovo ordine internazionale dei mercati.
In pratica, comunque, in questa fase storica, le due cose (spaghetti tea-party e collaborazionismo pro-colonizzatori) coincidono.
3. In fondo, l'intero processo di auto-sottomissione funziona come un sillogismo.
La premessa "maggiore" è sempre la medesima: sia per i nuovi dominatori (razza "superiore" e che, preferibilmente, nelle giaculatorie, a vantaggio dei dominatori, di chi "collabora", non devono neppure essere nominati), sia per gli "autoctoni" che collaborano (questi ultimi ne però sono per lo più ignari...per mancanza di "studi"):
«Il controllo economico non è il semplice controllo di un settore della vita umana che possa essere separato dal resto; è il controllo dei mezzi per tutti i nostri fini. E chiunque abbia il controllo dei mezzi deve anche determinare quali fini debbano essere alimentati, quali valori vadano stimati […] in breve, ciò che gli uomini debbano credere e ciò per cui debbano affannarsi».
(F. von Hayek da "Verso la schiavitù", 1944).
4. La premessa minore è uno schema "economicistico", che si basa su verità assunte come inoppugnabili e che vengono implicitamente diffuse dagli spinners mediatici. Questi ultimi lo schema non sono tenuti a conoscerlo in senso "scientifico": essi lo "padroneggiano" in base alla vulgata tecno-pop (prevalentemente pop):
"...gli "Spaghetti tea-party" possiedono almeno queste caratteristiche, con l'avvertenza che ciò che diremo è l'espansione in corollari di teorie economiche che buona parte degli esponenti di tale componente politica non conoscono e padroneggiano, se non per slogan-pop:
a) appartengono alla categoria più ampia degli ordoliberisti, quindi tendono ad occupare le istituzioni, utilizzando il sostegno decisivo di una parte consistente della complessiva propaganda mediatica, vedendo le Costituzioni sociali democratiche "sovrane" (in senso contemporaneo) come un ostacolo ai loro obiettivi;
b) credono nella neutralità del deficit pubblico in base alla fede incrollabile nel crowding-out, nella proiezione della equivalenza ricardiana per cui, non potendo lo Stato utilmente influire sulla efficiente allocazione delle risorse del sistema economico, il debito pubblico "equivale" alla capitalizzazione delle future tasse aggiuntive necessarie per ripagarlo;
c) come conseguenza di tale assunto, ignorano due fenomeni di correlazione tra i fattori che danno luogo alla formazione ed alla crescita del PIL:
        c1) il moltiplicatore fiscale della spesa pubblica (tanto più alto quanto più la crescita sia stagnante o negativa, cioè in recessione, specie in un'economia aperta);
        c2) i c.d. saldi settoriali della contabilità nazionale, per cui, assumendo la neutralità ("spiazzante") del deficit pubblico, vedono come praticabile e auspicabile il pareggio di bilancio, situazione in cui il risparmio privato diviene tendenzialmente pari al saldo (positivo o negativo) delle partite correnti della bilancia dei pagamenti;
d) credono nel concetto neo-classico di piena occupazione, fondato sull'idea dell'inesistenza di disoccupazione involontaria, se non per patologica rigidità del prezzo-salario, e identificato come qualunque livello di occupazione compatibile col livello di inflazione auspicato. "

5. Il risultato delle due premesse è quello di costruire una "gabbia" in cui viene imprigionata ogni possibilità di comprensione del "pubblico" (dei colonizzati).
Inducendo l'inevitabile effetto "rana bollita".
E anche inducendo (sempre nei colonizzati), la impossibilità di trarre conclusioni razionali, nel proprio stesso interesse, quando anche avessero di fronte la rivelazione più clamorosa dei fatti e dei dati che smentiscono la vulgata tecno-pop di coloro che "collaborano":

18 commenti:

  1. Quella del razzismo è davvero una delle peggio porcherie promosse dall'ideologia liberale sovrastruttutata all'imperialismo.

    Solo un cancro maligno è aggressivo all'interno del suo stesso sistema biologico come quello attualmente rappresentato dall'élite atlantica.

    Cellule cancerogene che si ritengono darwiniana evoluzione.

    È a costoro che i nostri vili ed ignoranti collaborazionisti umettano le terga.

    Non può non saltare in mente l'élite francese che distrugge la Libia nel timore che sostituisca il CFA e la schiavizzazione dell'Africa francofona che sottende; liberté, égalité, fraternité.

    D'altronde non era il francesissimo rivoluzionario e liberale Sieyès a sognare una nuova generazioni di kalergici "eroi del lavoro" grazie ad un eventuale successo nell'accoppiamento tra negri e scimmie?

    Il fondatore di Paneuropa non si è inventato niente: lo ha detto solo in modo più filosofico e raffinato.

    Per dirla con Disraeli, la razza è «la chiave della storia», «tutto è razza e non c’è altra verità » e la «grandezza» di una razza «risulta dalla sua organizzazione fisica». (cit. Losurdo)

    Keynes era liberale quanto i nazisti erano anticapitalisti.

    (Certo è che per capire questa asserzione sarebbe necessario comprendere quale è la differenza tra struttura e sovrastruttura: è già, ma il "materialismo storico" è roba da marxisti...)

    Ora diamo uno sguardo al tragicomico deficit intellettuale di chi in modo patetico prova ad analizzare i disordini di questi giorni: la dialettica è, Come Volevasi Dimostrare, tra seguaci della Fallaci e piddini.

    Episodi che hanno tutte le tipiche evidenze di "bandiera falsa", con tanto di paper che ne spiega i meccanismi politici antecedenti, e nessuno che si chieda cosa ci sia stampato su quella cavolo di "bandiera".

    A casa mia c'è scritto: Islam.

    Quindi il terrorismo moderno, studiato e inventato nell'Occidente liberale, che preconizza lo scontro tra civiltà, il dominio delle classi subalterne tramite la "segmentazione sociale" è tra noi e pianta una bandiera che è appunto, FALSA.

    Ora: l'oppressore è un non ben identificato pericolo islamico arretrato e medievale - il cui motivo è noto almeno ai francesi, vedi sopra - oppure sono i campioni di libertà a guida degli Stati Uniti d'America?

    Chi è l'oppressore? (Ah, già... ma la prospettiva del conflitto è roba da materialisti... mentre quelli che la sanno lunga sanno che non è il denaro a strutturare i rapporti di forza... sono gli ideali, la cultura... le fede religiosa!)

    Che con l'aiuto delle loro quinte colonne vogliono arrivare al redde rationem con l'Europa piddinizzata?

    Ma cosa è l'Europa piddinizzata se non l'Europa americanizzata?

    Chi si pensa abbia finanziato i radicali di Ernesto Ventotene Rossi, Oriana No Respect Fallaci, Emma Bildelberg Bonino e Marco Maggioritario Pannella? Chi si pensa abbia finanziato quel partito reazionario nato per confondere le lotte operaie ed infarcire di liberalismo e maltusianesimo il forte progressismo italico?

    I liberalissimi diritti civili senza diritti sociali.

    Se si rispettasse la Costituzione non sarebbe neanche necessario dibattere di "diritti civili".

    Né tanto meno di immigrazione.

    Complimenti agli ignoranti in economia (troppo materialista... e temporale) come Blondet che non capisce la differenza tra progressismo e modernismo o all'inano razzismo antropologico della Magli, che se si leggesse Chang, magari, le si accenderebbe la lampadina.

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    1. Non credo che si leggeranno Chang...

      "Ed è, allora, in questo contesto che possiamo collocare il problema dell'Islam.
      Se non ci fossero i milioni di diseredati che vengono prodotti dai sistemi politici, destabilizzati e compressi nella loro sovranità dall'arrembante imposizione del paradigma mainstream del Washington Consensus, in ultima analisi, se non ci fossero state le "ingerenze" del potere economico transnazionale - ma "concentrato" nelle mani di pochi individui superprivilegiati-, l'Islam non sarebbe stato alterato dall'irrompere, a partire dai primi anni '90, di un suo ruolo (aggiuntivo) di religione del risentimento e della rabbia (inestinguibili).

      "E' difficile negare questa realtà: il medio-oriente e il nord Africa ne sono la dimostrazione.
      L'intero mondo arabo sunnita, ora anche l'Africa sub-sahariana mischiano la miscela esplosiva, costituita da appetiti sulle materie prime a vantaggio di paesi neo-colonizzatori e classi politiche tanto più corrotte quanto più conformi alla ipocrita logica delle "riforme" imposte dai neo-colonizzatori, con un peggioramento senza precedenti delle condizioni sociali di masse sterminate di esseri umani.
      Si tratta di esseri umani, strappati alle tradizioni delle proprie culture, che finiscono per riversare, in sub-conflitti etnico-religiosi, e verso intransigenti rivendicazioni di stili di vita interpretati come conformi alla religione, la mancanza di prospettive di una vita dignitosa.

      E lo stesso vale anche per gli immigrati in Occidente, scacciati dalla loro terra per gli effetti di impoverimento permanente determinato dalle ex e post colonizzazioni, imposte dagli spietati "mercati".
      Siano essi di prima o di seconda generazione, questi immigrati non soffrono tanto della mancata integrazione determinata da omissione o fallimento di presunte politiche sociali e culturali (ovviamente cosmetiche), quanto della IMPOSSIBILITA' strutturale di un'integrazione che deriva da impostazioni di politica economica rigide e insensate, incentrante sull'idea della deflazione, della competitività e della connessa riduzione dello Stato sociale"
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/01/leco-della-nonguerra-con-lislam-e-iil.html

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    2. Ma tu pensa: anche Sapir, quando si passa dal lato economico a quello giuridico-istituzionale, parla del problema del pensiero "liberale"... che essendo ostile alla sovranità... è ostile alla libertà.

      Non esistono più neo-liberismi, ordo-liberismi, "terze-vie" o teorie economiche apparentemente assurde che "credono" al mercato.

      Esiste una sola religione ed è la stessa da secoli: quella liberale.

      E, come tutte le religioni, ha i suoi aspetti essoterici (per gli schiavi) e quelli esoterici...

      Losurdo fa anche notare che in realtà il "liberalismo" non è neanche "individualista" come vuole la vulgata: i profani devono essere atomizzati in un individualismo demenziale, mentre "sacerdoti ed iniziati" invece sono compattamente uniti nel difendere "il tempio".

      Vabbè, Sapir ci prende però in contropiede, stupendoci svelando l'identità dei "liberali" che complottano contro l'Europa:

      l'Islam e il suo esercito di guerrieri arrapati.

      O no?


      (Certo è che le risposte che mi hanno fatto sbellicare, tra chi vorrebbe che il rammollito maschio europeo scenda a fare a cazzotti con 'sti depravati - chiedano cosa avviene da vent'anni nelle carceri italiane tra islamici ed italiani! - e tra chi vorrebbe che imparassero il "buon corteggiamento europeo"... io propongo come insegnante ad honorem Strauss-Kahn)

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    3. Ma sai, come francese, Sapir (con cui sono normalmente e piacevolmente concorde), tira fuori una teoria standard della sovranità che è tutta immediato post-ancien regime (e cita anche Bodin, precursore pro-parlamentarsimo borghese, a conferma della teoria "classica").
      Arriva persino a dire che non c'è sovranità di destra o di sinistra. Credendo nel "destino" di un popolo che ha sempre applicato la teoria classica solo a se stesso e "contro" chi lo minacciava.

      Ma noi sappiamo che la sovranità democratica, oggi, non è indifferente a che tipo di costituzione sia vigente: se questa non risolve in modo stabile il conflitto sociale (come fa quella italiana; ma molto meno quella francese), che differenza fa se l'oligarchia che instaura il lavoro-merce e il gold standard è autoctona o sovranazionale?

      Puoi dirmi che culturalmente fa differenza: ma, se ci pensi, solo se (e fino a che) esista una cultura diffusa (e quello che accadde alla caduta dell'impero d'Occidente, una volta realizzata la de-urbanizzazione, ce lo insegna).

      Dunque, l'ordoliberismo come strategia restaurativa, "smooth operating", non è che tenga alla sovranazionalizzazione del vincolo e desovranizzazione degli Stati (democratici) come valore in sè, ma come strumento che consente gradualmente di riemergere alla solidarietà naturale delle elites, PROPRIO nell'ambiente contemporaneo delle democrazia occidentali.
      Solidarietà e omogeneità della forma di governo ipotizzabile anche con diverse entità sovrane non costituzionalizzate in senso attuale, come accadeva nel Medioevo e, pur in forme più accentrate, anche nei secoli immediatamente dopo Westfalia fino alla fine della prima guerra mondiale.

      Per questo resta importante capire che la restaurazione della religione liberista non sarebbe possibile senza l'ordoliberismo: certamente in €uropa.

      E mi pare che a Sapir manchi questa focalizzazione (se non so "come" tutto questo si verifica non so effettivamente come devo impedirlo operativamente).
      The big picture è quella che dici: ma rimane essenziale, mentre tuonano i cannoni, capire quali siano i posizionamenti, i movimenti di truppe, e le armi utilizzate, intanto che ESSI procedono nella loro trionfale offensiva (non ancora conclusa però).

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    4. Preciso:
      "Solidarietà e omogeneità della forma di governo ipotizzabili anche con diverse (=MOLTE E DISTINTE) entità sovrane (IN SENSO CLASSICO) non costituzionalizzate NELL'ACCEZIONE attuale: come accadeva nel Medioevo e, pur in forme DI SOVRANITA' più accentrate (RIDOTTE MA PUR SEMPRE PLURIME E DISTINTE), anche nei secoli immediatamente dopo Westfalia fino alla fine della prima guerra mondiale."

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    5. “La separazione dualistica tra diritto internazionale e diritto pubblico interno è qui come in altri casi una questione solo di facciata. Durante l’intero XIX secolo, fino alla guerra mondiale del 1914-18, uno standard costituzionale comune supera - sia nello sfondo che nella sostanza — l’opposizione, apparentemente così netta, tra interno ed esterno e fa apparire questo dualismo come una questione di secondaria importanza, in­teressante solo dal punto di vista giuridico-formale.”

      "Sussisteva così nel diritto internazionale europeo del XIX secolo, accanto al diritto propriamente inter-statale, distinto dualisticamente tra interno ed esterno, un diritto economico comune, un diritto privato internazio­nale, il cui standard costituzionale comune (la costitu­zione nel senso del costituzionalismo) era più impor­tante della sovranità politica dei singoli ordinamenti territoriali chiusi (politicamente, ma non economica­mente)." (C. Schmitt, Il Nomos della terra, Milano, Adelphi, 1991 [1974], pagg. 261-2 e 266).

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    6. Il IV partito internazionale si sta evolvendo in IV partito sovranazionale (con costituzione sia economica che politica): la struttura dinastica in stile feudale che si è conformata in Occidente, potrebbe aver già finito di restaurare il suo impero globale.

      L'intoppo pare essere avvenuto graze alle rivoluzioni comuniste del '900: queste hanno fatto sì che gran parte della popolazione terrestre - quella collocata in Oriente - non strutturandosi in classi sul modello del capitalismo liberale, si sia protetta non permettendo "sociologicamente" la figura del "margravio": ovvero quella degli "oligarchi" o "filantropi" come dir si voglia.

      Ovvero i rappresentanti del IV partito.

      La tradizione statuale russa è stata fondamentale per cacciare o far fuori queste figure dopo il collasso dell'URSS, riportando l'aristocrazia liberale allo status di "quinta colonna".

      I Cinesi invece sono stati tirati dentro fino al collo...

      Credo che lo schianto finanziario sia stato voluto e progettato dall'inizio: in piedi rimarrà solo chi se lo può permettere.

      A questo punto le ultime entità statuali nazionali rimaste in Oriente, rischieranno di collassare dall'interno, non riuscendo a gestire le enormi tensioni sociali che si svilupperanno e che verranno rivolte verso le istituzioni nazionali.

      Quello che mi preoccupa è che non capisco come oramai si possa tornare in dietro: l'Occidente non può più fornire un modello sociale superiore a quello orientale, e, d'altra parte, ci si trova con il rischio di un conflitto nucleare.

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    7. Ci devo riflettere un po' sulla struttura oligarchica russa e cinese :-)
      Comunque i cinesi paiono aver intrapreso la strada per uscire dalla interdipendenza globale e dal suo ricatto finanziario, e paiono perciò preferire una discesa controllata che li possa rendere impermeabili alla globalizzazione: tanto, i mercati orientali limitrofi li vedono sia indispensabili fornitori di certi beni in posizione di vantaggio, sia importatori di materie prime, sia, ancor più, investitori esteri che estendono il mercato "naturale" da essi controllato.

      Insomma, non sono così sicuro che la via della Seta e gli accordi petroliferi e energetivi Russia-Cina (non in dollari) diano tutte queste sicurezze di vittoria finale al IV partito (comunque coessenzialmente) sovranazionale ab origine.

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    8. La mia è ovviamente un'intuizione, nulla più: pensavo al "familismo amorale" della vecchia nobiltà fusa con la grande finanza, e ai politburo di Cina e Russia.

      I rampolli debosciati che prendeno potere per nascita contro gli squali che emergono dal vivaio del politburo.

      Uno scontro di gestione oligarchica del potere che sembra proprio contrapposta: in un'area di influenza (caotica e "talassocratica") non vedo possibilità per la sopravvivenza del nostro modello costituzionale; mentre sotto l'altra area (statualista e "tellurocratica") questi spazi ci sono.

      D'altronde l'Europa occidentale sta tra Terra e Mare.

      Infatti intendevo che proprio per il fatto che la mondializzazione unipolare (atlantica) non è più "così sicura", e dati i danni irrimediabili (nel breve e medio periodo) causati dall'élite atlantica all'Europa e agli Stati Uniti, il IV partito può essere pronto a giocarsi il tutto per tutto, a livello finanziaro e bellico.

      Infatti, come fai notare, il dibattito di chi sta "nell'occhio del ciclone" (al centro dell'impero), come nelle storiche finte democrazie francese e americana, il dibattito intellettuale è sorprendentemente superficiale.

      Quello che si nota in Sapir lo si nota anche in Corey Robin: non reggono il confronto con la profondità e la praticità dei teorici politici del secolo scorso.

      E con quelli italiani attuali :-)

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    9. Errata Corrige: "questi spazi ci potrebbero essere"...

      Per chiarezza: per quanto dei Sapir e dei Robin possano essere dei giganti, una reale critica alla "radice" del problema non sembra emergere; prendo in considerazione anche il fatto che quello che pensano e dicono in privato non lo esternino in pubblico.

      Può darsi.

      A me pare però che non ci sia - per motivi culturali - un pensiero "rivoluzionario" così come concepito dai nostri maggiori padri costituenti.

      La necessità di agganciarsi ad una tradizione - sacralizzata - come quella della rivoluzione (liberale) americana e francese (che almeno conteneva la dialettica tra liberali e giacobini), credo possa essere un punto dirimente: Sapir critica il liberalismo rifacendosi goffamente alla tradizione liberale stessa, Corey Robin critica invece il conservatorismo notando anche come "il liberalismo si sia spostato a destra"... chissà come mai.

      Il fatto che i diritti civili che sono stati goduti dai loro popoli siano in gran parte frutto di un "patto sociale corrotto", fondato su imperialismo e schiavismo, non pare emergere.

      Insomma, Robin è per la tutela delle minoranze ma non condanna come queste vengono generate - liberoscambismo e colonialismo - Sapir critica l'euro ma non ho mai visto spendere parole per il CFA. Come se non fassero parte dello stesso problema.

      Un conto è dire "cattivo Hayek": un conto è dire no TPP o no TTIP.

      Un conto è riaffermare la "sovranità francese", un conto è riaffermare la "sovranità", quindi anche quella dei popoli africani.

      Questo emerge dal nostro art.11

      Un Paese imperialista non può essere democratico.

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    10. Nitidi spunti su Robin e Sapir e...m'hai convinto: faremo un ulteriore post in argomento.
      Almeno se divertimo fraddenoi, visto che i costituzionalisti italiani producono questo:
      http://www.rivistaaic.it/crisi-dell-euro-e-guerra-delle-razz-strategie-di-riattivazione-del-conflitto-in-europa.html (dal link scaricare il pdf).
      E' roba che abbiamo già confutato ma si giunge a vertici che, in questo momento, PROPRIO ORA, non avrei sospettato...

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    11. Le parole di Bazaar, secondo cui "Un Paese imperialista non può essere democratico", riecheggiano quelle del medievista austriaco Heinrich von Fichtenau, che nella sua celebre opera 'L'impero carolingio' ebbe a scrivere: “Gli uomini cui toccò in sorte l’immediata esperienza dei grandi imperi, poterono meditare su alcune semplicissime verità. A loro fu concesso scoprire che lo splendore e la magnificenza sono troppo spesso pagati con l’oppressione, la miseria e il dolore; che quanto più i condottieri sono potenti, tanto più divengono pericolosi”.
      Eppure noi dovremmo saperlo dai tempi di Achille che la grandezza terrena si fonda sul sangue dei propri avversari: non tutti i giganti hanno i piedi d'argilla, ma non uno di loro manca di avere i piedi insanguinati. E questa è una delle lezioni più importanti che la storia ci possa dare. Se solo riuscissimo a trarne le conseguenze...

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    12. Siamo in tempi mediocri (nel punto più basso della parabola che intuiva Nietzsche).
      Almeno in Occidente e per i suoi condottieri: questi hanno il tocco di Re Mida al contrario.
      Puoi dunque immmaginare in cosa trasformino ogni cosa che toccano: ergo, i loro piedi non sono propriamente "insanguinati", ma sporchi di materiale ben più prosaico (il più prosaico che si può concepire)...

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  2. Probabilmente ha ragione Chang a dire che il mediatico matrimonio di convenienza con la scuola austriaca, e la connessa propensione al pop, è una tara inevitabile di un modello neoclassico, di per sé dotato di margini di flessibilità non piccoli, al traino di certi interessi. La prova è che il pop alligna anche nella letteratura scientifica. Avevo già accennato all’argomento qui, ma voglio andare avanti con la citazione (ce n’è anche per Krugman, come vedrete): “But in return for the increased power of persuasion that they acquired by allying with the Austrian-Libertarian tradition, neoclassical economics had to pay a heavy price. In order to maintain the alliance, it has had to suppress its interventionist streak, given the strong antistatism of the latter. So how is this done?
    One such method of suppression is to accept the logic of ‘market failure’ behind welfare economics but then not to extend it beyond the set of ‘politically acceptable’ areas. So, for example, the externality argument is often applied to politically less controversial areas such as the environment or education, but is rarely applied to such politically more controversial areas as ‘selective’ industrial policy a la Last Asia, which can be justified by the same logic equally well. Given that there is no theoretical way in neoclassical economics to determine what is the ‘correct’ boundary for state intervention, it becomes necessary to argue that market failures exist as logical possibilities, but rarely occur in reality - naturally without providing much evidence (Friedman, 1962, is a good example).
    The second method of suppressing the interventionist instinct of neoclassical economics is to separate, partly deliberately and partly subconsciously, the ‘serious’ academic discourse from the ‘popular’ policy discourse and compartmentalize them. So neoclassical economists in universities may be doing research justifying stringent anti-trust policy, but the ‘lax’ anti-trust policy of the government may be justified in terms of some other logic which has no place in neoclassical economics - say, by citing the need ‘not to discourage entrepreneurship’, etc. The recent ‘reform’ experiences in the former Communist countries mentioned above is a most poignant example of such practice.
    The last method of suppression is to accept fully the logic of market failure and build models that may have strong interventionist conclusions, but later dismiss them on the ground that ‘real life’ states cannot possibly be entrusted with such policies that are technically difficult (due to informational asymmetry) and politically dangerous (due to the possibility of bureaucratic abuse and/or interest group capture). Various writings by the American trade economist
    Krugman provide the best example, where frequently a few paragraphs of ‘pop political economy’ analysis dismissing the integrity of the state, at the end of an article, would be used to discredit his own elaborate ‘strategic trade theory’ model endorsing state intervention that went on in the rest of the article. To put it bluntly, the name of the game is that a neoclassical economist may build a model that recommends state intervention as far as it is ‘technically competent’, but he/she has to prove his/her political credentials by rubbishing his/her own model on political grounds.”

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    1. "partly deliberately and partly subconsciously": amo Chang, la cui nitidezza e completezza di analisi non ha pari.

      PS: mi tocca tradurlo? Non facevano prima a rendere disponibile in italiano "Tne User's Guide"?

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    2. Ho trovato una... bozza(!) liberamente scaricabile del primo capitolo, firmato da Chang, da cui è tratto il passaggio sopra riportato: An Institutionalist Perspective on the Role of the State - Towards an Institutionalist Political Economy (pdf).

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  3. Ciao Quarantotto,forse se avessimo avuto uno Sinistra Vera, non avremmo avuto nemmeno il fenomeno della fondamentale collaborazione di larghi strati della popolazione alle potenze colonizzatrici.
    Forse se ci fosse stata una Sinistra Vera i Porrini non nascerebbero come funghi in questo disgraziato Paese.
    Non dico nulla di nuovo prendo a prestito alcuni concetti di Federico Caffè espressi nel lontano 1977.
    1) una sinistra che ha sempre rivendicato la supremazia cieca della Politica sull'economia, senza curarsi delle ricadute economiche che ogni scelta politica determina.

    2)In economia la totale subalternità culturale rispetto al liberismo. Qui c'è un filo conduttore che unisce le politiche economiche del 46/47, degli anni 77/78, i governi Amato/Ciampi/Prodi/D'Alema, per finire con i governi Monti/Letta/Renzi. Insomma quando erano al governo o lo sostenevano, drammatizzando volutamente le crisi economiche, hanno sempre applicato politiche liberiste contrarie agli interessi delle classi che rappresentavano e che gli pagavano i lauti stipendi da parassiti.

    3) La Sinistra è sempre stata impermeabile al keynesismo, infatti anche la base, gli Utili Idioti dotati di un solo neurone, ma che hanno anche la presunzione di rappresentare gli altri sono i grandi fustigatori del debito pubblico.
    Riporto un episodio significativo: Uno mi ha detto che non l'ho convinto che la spesa pubblica faccia crescere il Pil, la cosa è sottile, non ha detto che non ha capito lui, che l'economia non sa nemmeno dove sta di casa, sono io ( che non sono Quarantotto o Bagnai, ma grazie a loro qualche rudimento ora ne sono in possesso) che sono poco convincente.

    Mi conforta che quando il Grande Federico Caffè faceva queste considerazioni io strappavo la tessera del PCI, non perchè con i miei pochi neuroni fossi arrivato a queste conclusioni 40 anni or sono, ma perchè poco più che ragazzino stringendo la mano al compagno Chiaromonte della Segreteria del PCI, non ho mai più provato tanto disprezzo riversato alla mia povera persona. Se questi sono i Compagni.

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    1. Ma ti rendi conto che l'unico atteggiamento che ricavi da questi contatti è lo stesso disprezzo di...Chiaromonte (ex multis), da parte di uno a cui stai facendo un piacere (spiegargli quale sia il suo vero interesse personale) e che non ricava nulla di utile dal voler solo essere ottusamente litigioso?

      Quando anche le "caste" più umili (oggettivamente non come atteggiamento psicologico) arrivano a essere sepoys fanatici (o "ascari" se vuoi), sostenitori del colonizzatore, un popolo è avviato all'autodistruzione.

      E se guardi alla ben nota diffusione degli spaghetti tea-party, non è nemmeno un fenomeno limitato alla sinistra. Che comunque non esiste più da un pezzo.
      Scomparsa quando "sparì" nel nulla Federico Caffè, il controllore buono ma inflessibile dei "cattivi maestri"...

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