martedì 16 febbraio 2016

ESISTE UN PUNTO DI ROTTURA DELLA CONVENIENZA USA ALLA RISTRUTTURAZIONE SOCIALE IN U€?


https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJwhTn4IVhmkxfMbW8ZPqc95sO8A_9EhIvfGk-Jdoavh7fQEm_CAwQSsSqBnd8aJe8AdKHnN3A5SorQ8ZBD1umlsYyp6vNfgc0Gicr_x6sVTyFoI1ipnTEaX6y3zP_Pj15b2HIKt0ikzM/s1600/breakpoint.jpg

Nota introduttiva: mi scuso se, ad alcuni, questo post potrà apparire "lungo". Ma la sua lunghezza è dovuta all'intreccio di eventi di eccezionale rilevanza, che vedono l'Italia al centro della perturbazione gravissima che sta colpendo l'economia e la situazione geo-politica mondiale.
In altri termini, per quanto al sistema mediatico ed "espertologico" italiano non piaccia dover ammettere che il nostro problema non è "fare le riforme" - e liberalizzare e privatizzare e tagliare la spesa pubblica-, tutte queste belle cose non servirebbero, ora, altro che ad accelerare e a peggiorare la congiuntura italiana, con la novità che, venendo questo nodo al pettine, l'Italia può essere l'epicentro di un terremoto finanziario mondiale: epocale.
Ed è veramente irresponsabile insistere a guardare il dito invece della luna, in una situazione del genere.

1. Star dietro alle recenti dichiarazioni di Draghi con l'ansia di scovarvi qualcosa di nuovo è cosa veramente vana. I "mercati" ne hanno disperato bisogno, ma il "principio di realtà" non ne viene minimamente scosso.
In fondo, le uniche dichiarazioni essenziali sono quelle relative al mancato sostegno, di qualunque tipo, alla sospensione, invocata dall'Italia, delle regole del c.d. bail-in  e quelle di negatoria di una trattativa sottotraccia per l'acquisto da parte della BCE di titoli strutturati rappresentativi delle sofferenze bancarie italiane.
Per il resto Draghi ribadisce che l'austerità fiscale è l'unica via, poichè implica di necessità che il rilancio degli investimenti pubblici si faccia tagliando la spesa pubblica, e quello degli investimenti privati mediante gli sgravi fiscali che, anch'essi, si finanziano tagliando la spesa pubblica (in pareggio di bilancio, ovviamente: per lui). 
Questo è quanto implicitamente affermato da Draghi, sul presupposto che il cammino verso il pareggio di bilancio ("il rispetto del patto"), ad ogni costo rispetto alla crescita e alla tenuta del mercato del lavoro, sia elemento irrinunciabile delle politiche economico-fiscali €uropee, sulle quali Draghi ragiona come postulato di fondo, naturalmente senza far cenno al fatto che il fiscal compact, finora, lo applica soltanto l'Italia. Che viene pure fatta oggetto di reprimende perchè non lo fa abbastanza.

2. L'unica nota positiva pro-Italia è quella della perplessità sulla perdita del carattere risk-free dei titoli sovrani; Draghi si trincera, dietro la consueta tesi che ciò debba dipendere da una decisione simultanea di tutte le principali autorità monetaria mondiali, e quindi rinvia alla "applicabilità" di una regolazione Basilea-4 (cioè all'imposizione alle banche di un ulteriore cuscino di capitale posto a riserva, includendo il rischio dei titoli sovrani da esse detenuti, prospettiva sulla quale le banche protestano dal...2011).
Alla fine dei conti, la parziale rassicurazione di Draghi risulta una mera interpretazione di regole ancora da definire e che, però, sono più che mai, in sede €uropea, soggette all'arrembante arbitrio dei rapporti di forza imposti dai tedeschi.

3. Invece, siccome la realtà è che, in un modo o nell'altro, l'Unione bancaria ha come finalità quella di concentrare il sistema bancario europeo in funzione del rischio che si impone ai risparmiatori, e i tedeschi su questo obiettivo, grazie anche all'alleanza "servente" con i francesi, sono lanciati ad asfaltare il sistema creditizio italiano, diviene incauto e imprevidente pensare che, all'interno delle dinamiche dell'eurozona e dato il funzionamento "col pilota automatico" delle sue istituzioni, si possa fare qualcosa per evitare questo risultato disastroso.
Alberto ci segnala, con colorito ma giustificato sdegno, ciò che penserebbe un governante razionale, se fosse nei panni italiani, secondo la valutazione di un prestigioso economista tedesco, appartenente ai 5 saggi che consigliano la Merkel (quelli che hanno inventato l'ERF per capirci):



4. Vi riporto la traduzione del passaggio fondamentale di quanto "avverte" Bofinger:
"Un nuovo piano tedesco per imporre "haircuts" ai detentori di debito sovrano dell'eurozona rischia di innescare una inarrestabile crisi di tali bonds e potrebbe costringere l'Italia e la Spagna a ripristinare le proprie monete...
"Si tratta del modo più veloce di por fine all'eurozona" ha detto il prof.Peter Bofinger, uno dei "cinque saggi" del German Council of Economic Advisers.
"Un attacco speculativo arriverebbe molto rapidamente. Se fossi un politico italiano e dovessi fronteggiare un tale rischio di insolvenza, vorrei tornare alla mia valuta nazionale il più presto possibile, perchè questo sarebbe l'unico modo di evitare la bancarotta" ha dichiarato al Telegraph (articolo a firma dell'ottimo Evans Pritchard)."

Ci conforta (a livello puramente teorico e morale, dato l'atteggiamento ufficiale delle autorità italiane), che Bofinger dica esattamente quanto avevamo prospettato, negli stessi termini, nei post delle ultime settimane:
"Certo, se gli italiani, invece di aggirarsi sulle spoglie del latte versato in Etruria, non fossero distratti dal treno che sta arrivando sullo stesso binario a velocità accelerata (dalle stesse pensate dei nostri "responsabili"), forse si sveglierebbero dal torpore €uropeista (e autorazzista). In un disperato istinto di sopravvivenza, probabilmente farebbero capire ai propri governanti (ove mai debbano eleggerli), e finché sono in tempo, di non essere d'accordo.
Ma non c'è modo che si sveglino, con questa grancassa mediatica, a disposizione dei creditori e rentiers esteri...
E dunque non c'è modo che la nostra classe politica si ponga lontanamente il problema di quanto sia urgente, dal 1° gennaio 2016, più che mai, uscire dall'eurofollia: ormai non più depressiva, ma giunta sulle soglie di un'incalcolabile e irreversibile distruzione della società italiana."
5. Ma la soluzione finale, mirata essenzialmente all'Italia, escogitata dai tedeschi, ha il difetto, che forse può spiegare l'atteggiamento perplesso di Draghi sopra segnalato, di inserirsi in una situazione mondiale esplosiva, che renderebbe alquanto indelicato far precipitare un corso degli eventi, sui mercati finanziari, in cui, a rigor di logica (ma non di rapporti di forza costituzionalmente illegittimi che governano l'UEM), i tedeschi sono "gli ultimi che possono parlare".
Vi riporto al riguardo alcuni passaggi della interessante informativa settimanale EIR-Strategic Alert, che mostra il punto di vista di una frangia che, per quanto "dissidente" e  anti-Wall Street, è pur sempre di fonte USA e non priva di capacità riassuntiva dello scenario attuale:



Per le banche e i mercati azionari in Europa, Stati Uniti e Giappone, la seconda settimana di febbraio si è dimostrata la peggiore del 2016. Il collasso è in via di accelerazione, nonostante i tentativi disperati delle banche centrali di metterlo sotto controllo. Le promesse rassicuranti, il Quantitative Easing, gli interessi zero, nessuno di questi strumenti ha funzionato, e la pila di debito senza valore continua a crescere e crescere (vedi sotto).

Anche se questo non sorprende i lettori della nostra newsletter, in quanto lo avevamo previsto, ha dato la sveglia ad alcuni cosiddetti esperti, che avevano continuato a dormire mentre veniva alimentata la bolla speculativa. Particolarmente netti i moniti provenienti da Londra la settimana scorsa:

* Il Financial Times, "autorevole" portavoce della City di Londra, ha scelto un titolo significativo per l'articolo dell'8 febbraio a firma Dave Shellock, "I timori sulla crescita fermano gli indici azionari europei e di Wall Street". L'autore parla "delle nuvole scure sulla crescita globale che si diffondono in tutti i mercati globali."

* Allister Heath, vicedirettore del Daily Telegraph, ha scritto sull'edizione dell'11 febbraio: "Il mondo non può permettersi un altro crac finanziario. Esso potrebbe distruggere il capitalismo così come lo conosciamo." Heath aggiunge che "nessuna nazione sviluppata potrebbe tollerare oggi un'altra crisi bancaria ed un'altra vera e propria recessione con sanguinose conseguenze". Un nuovo salvataggio, teme, potrebbe scatenare una "reazione a catena incontrollata e da cataclisma" nella popolazione, conducendo ad una "Guerra contro la City".

* Il redattore economico del Guardian, Larry Elliott, esamina la caduta libera dei titoli bancari nelle ultime settimane, notando che la fiducia nella capacità delle banche centrali di affrontare la crisi sta svanendo. A questo proposito cita Steen Jakobsen, economista capo di Saxo Bank, che dichiara: "Questa settimana resterà nella storia finanziaria come la settimana in cui morì la pianificazione delle banche centrali - la versione del 2016 del crollo del muro di Berlino."
 

Nel frattempo, l'8 febbraio, nell'ennesimo tentativo trasparente di placare i mercati, i capi delle banche centrali francese e tedesca - François Villeroy de Galhau della Banca di Francia e Jens Weidmann della Bundesbank - hanno pubblicato un appello congiunto per la creazione di un Ministero delle Finanze dell'Eurozona, quale "soluzione più diretta per ripristinare la fiducia nell'area dell'Euro". La loro proposta per una "ampia condivisione della sovranità e dei poteri a livello europeo" in realtà consoliderebbe soltanto la dittatura delle banche in Europa, e la politica monetarista che ha provocato la crisi attuale.

La disperazione dei mercati e di coloro che prendono le decisioni è giustificata, come abbiamo scritto più volte. All'interno dell'"economia da bisca" attuale non c'è alcuna soluzione alla crisi; bisogna chiudere la bisca. In modo simile all'approccio preso con successo dal Presidente americano Franklin Delano Roosevelt durante la crisi del 1933, Stati Uniti ed Europa devono introdurre un sistema bancario a due binari (con la legge Glass-Steagall), cancellare il debito tossico, creare commissioni che indaghino sui crimini dei banchieri, come fece la Commissione Pecora allora, e dar vita ad un sistema creditizio nazionale per finanziare gli investimenti nell'economia reale.





Ieri erano le banche italiane, oggi la Deutsche Bank e il Credit Suisse, domani Société Générale e poi le banche americane: il quadro d'insieme dei titoli bancari in caduta fino al 30-40% dall'inizio dell'anno esclude ogni spiegazione isolata e punta alla natura sistemica della crisi, simile a quella del 2007-2008 ma di dimensioni superiori.

Come abbiamo indicato con largo anticipo oltre un anno fa, l'elemento scatenante della crisi è stato lo scoppio della bolla delle commodity e del petrolio, che svolge lo stesso ruolo che svolse la crisi dei subprime nel primo crac globale. 
La maggior parte delle banche colpite dalle vendite è fortemente esposta al settore dell'energia e delle commodity. La direttiva sul bail-in ha aggravato la fuga degli investitori.

Si prenda Deutsche Bank, il cui titolo è crollato del 40% dall'inizio dell'anno. L'11 febbraio, un'azione DeBa valeva 14 euro, portando il capitale a circa 20 miliardi. Questo fa un indice di leva finanziaria inferiore al 2% su un bilancio di 1,7 mila miliardi. In cima a tutto c'è una montagna di derivati, per un valore nozionale che supera i 54 mila miliardi!

Il Credit Suisse, i cui titoli sono crollati del 43% da gennaio, ha ora un capitale di 21,7 miliardi a fronte di un bilancio di 836 miliardi, che fa una leva finanziaria di poco superiore al 2,5%. Ma anche per il Credit Suisse l'aspetto più preoccupante sono i 45 mila miliardi di scommesse derivate. Questo significa che se vanno male scommesse per la metà di un millesimo di quel valore nozionale, l'intero capitale della megabanca svizzera viene spazzato via.

Sia DeBa che CS hanno una vasta esposizione nel settore dei titoli energetici ad alto rischio. Lo stesso vale per Société Générale, la banca francese che ha perso il 14% in un solo giorno la scorsa settimana, e il 36% da gennaio. Mentre DeBa non fornisce dati precisi, è noto che l'esposizione di SocGen è di circa 24 miliardi e quella di CS di circa 8,3 miliardi.

Sull'altra sponda dell'Atlantico, la Markit calcola che il 26% di tutti i titoli ad "alto rendimento" in mano alle banche USA è ora classificato come debito "distressed" e cioè a più alto rischio finanziario, con una rendita di dieci punti superiore a quella dei titoli del Tesoro USA. Su un totale di circa duemila miliardi di dollari, si tratta di circa 500 miliardi, che si aggiunge all'11% di sofferenze (circa 225 miliardi di dollari). La quota "distressed" era al 7% solo un anno fa.

Una fonte giapponese con grande esperienza nel campo ha osservato che con regole normali, tutto il debito ad alto rendimento sarebbe classificato a "rischio" o ad "alto rischio", costringendo le banche ad accantonare riserve fino a circa il 50% o addirittura il 75% del totale dei titoli detenuti.

Le grandi banche di Wall Street hanno dai 15 ai 20 miliardi di dollari di titoli ad alto rendimento, ad eccezione di Citibank, che ne ha per circa 50 miliardi. Ma gli accantonamenti ammontano a qualche centinaia di milioni, che coprirebbero tra il 5 e il 7% quando già l'11% è in sofferenza

6. La stessa fonte si sofferma sul cruciale versante italiano di questa congiuntura, descritto con una certa oggettiva vena cronacistica che, tuttavia, evidenzia un percorso in necessaria accelerazione (nonostante il nostro sistema mediatico stia cercando di "sopire e troncare"):


Lo scontro tra l'Italia e l'UE sulle banche si fa incandescente e potrebbe giungere al punto di far crollare l'intero castello di carta, come ha osservato Seremy Warner sul Telegraph del 13 febbraio. La situazione in cui l'UE non permette all'Italia di usare soldi pubblici per salvare le banche, ma non offre altri mezzi, significa che si vuole usare l'Italia come cavia per collaudare le regole del bail-in.

Ciò è inaccettabile, e le istituzioni e lo stesso Parlamento hanno tracciato una linea rossa. La sola minaccia del bail-in sta già causando una fuga dei depositi.

Il 15 febbraio la Camera ha iniziato la discussione di diverse mozioni per sospendere, rinviare o modificare le regole del bail-in. Mentre il dibattito e il voto sono stati aggiornati al giorno successivo, è prevedibile che passi la mozione "soft" del Partito Democratico, che chiede un anticipo della revisione delle regole, come previsto dalla legge stessa, rispetto alla mozione più radicale di M5S che chiede una sospensione/cancellazione delle regole perché incostituzionali.

La mozione del PD è stata scritta dal capogruppo in Commissione Finanze Michele Pelillo, che è molto vicino a Renzi, e sembra che sia stata concordata con il ministro dell'Economia Padoan. Coincide con la posizione del governatore di Bankitalia Ignazio Visco e dallo stesso Padoan al Senato la settimana scorsa.

Ma anche la revisione anticipata è una richiesta inaccettabile per Bruxelles se è vero, come ha scritto l'Huffington Post, che il capo dell'Eurogruppo Jerome Dijsselbloem avrebbe reagito dicendo che "un ritorno al passato sarebbe la cosa peggiore". E Mario Draghi, più controllato, ha dichiarato in Commissione Affari Monetari del Parlamento Europeo, in contemporanea alla discussione in aula a Montecitorio, che sarà "difficile" rivedere le regole appena approvate.




Sorprendendo molti, il ministro dell'Economia Gian Carlo Padoan ha dichiarato al Senato il 4 febbraio che il governo Italiano sarebbe a favore della separazione bancaria, ma purtroppo non lo sono gli altri nell'UE, per cui non si fará.

Padoan ha risposto alla senatrice Laura Bottici (M5S) durante il question time. La Bottici aveva chiesto "se il Governo non ritenga fondamentale procedere, nel più breve tempo possibile, verso una separazione netta tra banche d'affari e banche commerciali."

Bottici ha spiegato che "Questa separazione, infatti, consentirebbe di prevenire il rischio di contagio sistemico che la crisi delle banche interconnesse porta con sé, anche prendendo atto delle evidenze che mostrano come non sempre le banche di maggiori dimensioni si siano dimostrate più efficienti ma, anzi, un eccessivo livello dimensionale abbia finito con il gravare gli istituti di credito di ulteriori oneri, anziché abbatterne il rischio.

"La separazione delle attività bancarie consentirebbe di salvaguardare meglio i risparmi dei cittadini anche perché eliminerebbe i conflitti d'interesse interni agli istituti di credito che svolgono sia attività di raccolta del risparmio che attività d'investimento e permetterebbe, inoltre, di incoraggiare l'allocazione delle risorse nei confronti dell'economia reale, a discapito delle attività speculative che hanno contribuito all'ipertrofia dei mercati finanziari".

Padoan ha risposto che "in ambito europeo si sta anche discutendo, come è stato sollevato da un onorevole interrogante, della separazione tra banche d'affari e banche commerciali, che, com'è noto, è stata, per esempio in alcune varianti, introdotta in altri Paesi fuori dalla zona euro. Devo però dire che una soluzione a breve appare problematica e questo perché ciascuno Stato membro propende per la difesa delle specificità nazionali, che sono spesso difficili da conciliare.

"In questo quadro l'Italia è favorevole alla distinzione dei ruoli nel settore, ma è anche caratterizzata, rispetto ad altri Paesi, da una pressione inferiore perché le nostre banche non hanno una componente rilevante di attività di investimento e anche per questo motivo presentano un rischio inferiore rispetto ad altri Paesi".

In altre parole, Padoan dice che il governo italiano sarebbe favorevole a un regime di separazione bancaria, ma che la riforma non passerebbe a livello europeo. Poiché la differenza tra separazione e non separazione è la differenza tra sopravvivenza e suicidio, le implicazioni della dichiarazione del ministro dell'Economia indicano un chiaro corso d'azione: uscire dall'Eurozona."

7. Ora, questo report dell'EIR forse pecca di ingenuità nella valutazione politica: sono gli USA, come al solito, i più interessati al mantenimento ad ogni costo dell'eurozona, per ragioni che abbiamo più volte indicato: la ristrutturazione dell'assetto sociale implicata dalla moneta unica e dalle sue regolazioni a cascata, sono esattamente il quadro programmatico che giustifica, agli occhi del partner transatlantico, l'esistenza stessa del federalismo e di tutta la costruzione europea.
C'è però, anche per gli USA - intesi come sistema governato da un establishment finanziario, peraltro posto in contestazione dallo stesso elettorato americano-, un punto di rottura oltre il quale i rischi sistemici evidenti superano i vantaggi dell'€urofollia lasciata al controllo del folle laboratorio ordoliberista tedesco
Possono gli stessi USA, a questo livello di degenerazione dell'aggressività anticooperativa innescatasi all'interno dell'eurozona, limitarsi a puntare sull'influenza mitigatrice di Draghi?

"Traspare l'inconsapevolezza, o l'attuale "incomprensione" della reale dimensione del "livello europeo": questo è la causa principale (come ancora ieri ha riaffermato Stiglitz) della crisi che attanaglia la sopravvivenza del "patto sociale" e del "riconoscimento a tutti i cittadini dei diritti fondamentali e della pari dignità sociale". 

Che tale livello europeo non possa mai, - se non a condizioni ormai divenute utopistiche e da sempre estranee al brutale scenario che sta letteralmente infiammando l'intera Europa -,  costituire una "soluzione", per "articolare una robusta iniziativa di crescita", può essere compreso solo comprendendo una scomoda verità: cioè i radicali meccanismi che proprio l'Europa ha intenzionalmente innescato per impedire l'adempimento dell'obbligo de "la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l'eguaglianza". 



...Colmare questo "gap" cognitivo è un compito arduo per un giurista, essendo d'ostacolo il filtro della vulgata "economicistica", - di valore esclusivamente ideologico e antitetico al paradigma della Costituzione-, che è ormai recepita dalle deboli vestigia del costituzionalismo italiano.  



Ma se ci si trova nella posizione di "arbitrare" una partita dalla quale dipende la salvezza del Paese, e della stessa possibilità di mantenere in futuro l'esistenza stessa dei diritti fondamentali costituzionali, questo gap va assolutamente colmato

Il momento è così grave che, per la democrazia costituzionale, non ci sarà una seconda possibilità.

Per l'Italia, come comunità sociale di esseri umani che possano condurre un'esistenza "libera e dignitosa", non ci sarà una seconda possibilità.

E la difficoltà del compito che attende il Presidente della Repubblica risiede integralmente nel saper rinunciare a questa conciliazione di opposti". Cioè all'ossimoro che attanaglia l'Italia da 30 anni e che assume le vesti, ormai tragiche, per i suoi costi sociali ed economici, del vincolo esterno.




31 commenti:

  1. Giudice, leggo quasi sempre e commento poco, ma questa volta voglio intervenire. Sarà anche un po' lungo, ma è un post intenso e commovente, che vuole un eguale intenso e commosso ringraziamento.

    RispondiElimina
  2. Concordo. Leggo spesso e non intervengo mai ma quando ce vo, ce vo!

    RispondiElimina
  3. Il momento è così grave che, per la democrazia costituzionale, non ci sarà una seconda possibilità.

    Nessuna frase esprime meglio di questa il senso di profonda inquietudine.

    Grazie.

    RispondiElimina
  4. Sta arrivando uno tsunami e un branco di imbecilli ci tiene legati al molo.

    D'altronde essendo caproni non si rendono conto di occupare i posti che occupano proprio perché son dei caproni.

    E stiam qui, a far da scudi umani, in favore di élite estere che da secoli rappresentano la vergogna della razza umana....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo tsunami dovuto anche al prezzo del petrolio basso troppo a lungo? http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2016/2/17/SPY-FINANZA-Prezzo-del-petrolio-i-numeri-che-contano-piu-degli-accordi-farsa-/680005/

      Elimina
  5. Una piccola considerazione, ora nel 21 secolo in occidente le guerre, almeno per adesso, non si combattono più con i cannoni ma con le armi della finanza.
    Se ritorniamo al passato, nella seconda guerra d'indipendenza, avevamo al nostro fianco la Francia, nella terza guerra d'indipendenza al nostro fianco c'era la Prussia, nella prima guerra mondiale potevamo stare neutrali e ci siamo schierati con francesi ed inglesi, nella seconda guerra mondiale potevamo restare neutrali e invece ci siamo schierati con la Germania nazista. E' la prima volta che nella storia moderna subiamo il contemporaneo attacco di Germania e Francia e siamo soli, di fatto isolati senza il sostegno vero di altre nazioni e con l'aggravante di avere una classe dirigenziale che sembra fare di tutto per facilitare l'aggressione delle potenze straniere.


    RispondiElimina
  6. Voglio ringraziala e dirle che se e quando ci "rialzeremo",e sono sicura che sia solo una questione di "quando"(prestissimo ,spero) questi suoi scritti commoventi, intensi e cristallini verranno pubblicati sui libri di "STORIA".
    Grazie ancora
    Mimma

    RispondiElimina
  7. Scusate ma non ho ben capito perchè non ci sarebbe una seconda possibilità?

    RispondiElimina
  8. (Se ho capito bene il post) L'ipotesi di 48 è che il padrone USA potrebbe voler richiamare all'ordine il servo UE, la cui ubris teutonica minerebbe le fondamenta finanziarie su cui si regge il sistema stesso. Insomma, starebbe segando il ramo...
    Il ragionamento ci sta tutto, il mostro potrebbe veramente essere sfuggito al controllo del suo creatore, come già capitato in passato con la Germania.
    Ma questo, in un'altra visuale, può anche significare che la follia ordoliberista è ormai qualcosa di profondamente acquisito alla natura dell'uomo europeo, tanto da conformare i comportamenti e i pensieri di tutti gli strati sociali, dalle elites alle masse, verso situazioni che - secondo i valori e parametri di un uomo normale - sono palesemente autodistruttive.
    La speciazione è avvenuta, l'Uomo Nuovo è compiuto, il cannibalismo non è più un tabù ma un dovere sociale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho il sospetto che nemmeno gli USA si rendano conto di quello che stà succedendo in Europa, completamente accecati del loro progetto del "FULL SPECTRUM DOMINANCE" è della loro finanza speculativa. Ho sentito che le banche americane sono piene di derivati CDS su banche è stati sovrani europei, una vera è propria Slot-mascine con guadagni praticamente sicuri è molto fruttuosi sè la situazione rimane com è, ma quai sè dovrebbe andare fuori controllo è una banca sistemica o un paese del euro-zona dovesse dichiarare default. Ed è proprio qui che entrano in scena i tedeschi.

      Incomicio a pensare che i tedeschi abbiano in mente un piano diabolico. Le politiche che mettono in pratica non hanno nessun senso economico è sono altamente autodistruttive che portano direttamente al default sia di una banca sistemica sia di un paese sovrano è qui entrano in gioco i CDS nelle banche americane che in caso di default di una banca o paese del euro-zona potrebbe destabilizzare massicciamente per un paio di mesi o persino anni gli USA è l'europa. Tempo per i tedeschi per mandare a quel paese l'euro-zona è successivamente aggangiarsi ai russi.
      Il punto debole die tedeschi, sono incapaci di creare alleanze, vogliono sempre comandare è fare la parte del egemone. È la cosa della quale hanno più paura è l'isolamento. La Germania è il paese che ha più Think-Thank di tutta l'europa che non sono altro che agenzie di Markting per il loro sistema. Si pensi solo a Transparency International o alla Adenauer Stiftung è questo è solo la punta del Eisberg.



      I governanti italiani mi sembra che siano completamente allo sbando, assolutamente incapaci di gestire la crisi. Una incompetenza è ignoranza spaventosa è la cosa più grave il tutto condito con un indifferenza che fà venire i brividi. Ho quasi la sensatione che vogliano lasciare tutto al caso invece di prendere le redini in mano. Non si rendono assolutamente conto di quello che stà succedendo.

      Elimina
    2. Possibile.
      Ma implica una classe dirigente tedesca molto sofisticata e dotata di una visione strategica che va oltre il mercantilismo. Non mi pare di scorgerla, se pensiamo a Weidmann e a Schauble come massima espressione del loro establishment istituzionale.

      I grandi gruppi industriali tedeschi ragionano, in effetti, in termini di dominio sui mercati, per blocchi e intere aree, e dettano condizioni negoziali per imporlo, sfruttando la leva dei trattati internazionali (da qui anche il blocco del TTIP che in buona parte li espone a una dipendenza finanziaria dagli USA).

      Ma non dispongono più di uomini politici spendibili in termini di "apparenza cooperativa" per intavolare negoziati proficui alle loro mire; e i russi attuali non sono certo del tutto sprovveduti e disposti a farsi colonizzare dal punto di vista industriale...

      Elimina
    3. 48

      cos'è l'UE sè non un gigantesco TTIP europeo a trazione tedesca, dove i tedeschi dettano legge o decidono praticamente dapertutto, nel parlamento UE, nella commissione è nelle stanze buie di Brüssel
      I posti chiave a Brüssel sono tutti occupati dai tedeschi è il risultato è ben visibile.

      Leggi, norme è trattati vengono elaborati esplicitamente a vantaggio della Germania è dei suoi vasalli, Olanda è paesi del Est dove i tedeschi hanno installato la loro fabrica caggiavite a basso costo.
      Ungeria, Slovacchia, Cechia, Polonia è i paesi baltici sono completamente dipendenti dal Export tedesco.

      La mentalità industriale tedesca è diametralmente diversa da quella americana. La rigidità è la totale mancanza di cooperazione è solidarietà insieme alla loro arroganza và a sbattere contro quella americana. Ci sono diversi esempi di cooperazioni è fusioni fallite bruttamente (per i tedeschi) tra industriali tedeschi è americani è anche giapponesi, proprio per i motivi citati sopra.

      La mentalità italiana è molto simile a quella americana, questo potrebbe essere un vantaggio per l'Italia. Tanti italiani espatriati negli USA sono riusciti a fare carriera è appartengono alla classe medio/alta, non da sottovalutare. Questo non è assolutamente successo in Germania per causa di un sistema scolastico estremamente "rassista". Pizza, spaghetti, mandolino così viene descritto l'italiano in germnania.

      Come capi io preferisco 100x gli americani o gli anglo"sassoni" che i tedeschi, anche se negli USA non è tutto oro quello che lucida. Non voglio nemmeno pensare cosa succederebbe se i tedeschi avrebbero il potere militare che hanno gli USA. Ma questo è solo il mio parere.

      Elimina
    4. @Paolo Corrado

      Permettimi questa osservazione, che mi pare di aver proposto in altri termini: con la "simpatia" si fanno un sacco di cose, tra cui le alleanze.

      Ma solo dopo aver scontato i rapporti di forza prevalenti.

      La classe dirigente tedesca è insopportabile e, mediaticamente, il cittadino tedesco - rappresentato credo dal bavarese - non è certo un modello di "simpatia" (e di gusto etico ed estetico).

      Ma leggendo Chang scopriamo che non è sempre stato così, così come gli omologhi giapponesi non sono sempre stati così. E il punto di svolta sembra essere il XIX secolo.

      La Storia moderna è fatta dai grandi architetti anglosassoni, anche se ti stanno simpatici.

      E potrei anche suggerire che ti stanno simpatici perché sono secoli che influenzano le élite locali di gran parte delle nazioni del mondo e controllano completamente la propaganda.

      (Infatti, a forza di occuparmi di questi argomenti, comprendo il senso del "Grande Firewall" cinese, che è lo stesso della "Grande Muraglia", e guardo pure con occhi diversi gli insorti di piazza Tiananmen: capisco perché filtrano i motori di ricerca o le grandi piattaforme dei cosiddetti "social network"... fanno bene!... a mio modesto parere)

      Credere che il capitalismo tedesco agisca autonomamente da quello anglosassone sia lievemente fuorviante.

      Se i posti chiave della propaganda tedesca in Europa sono tedeschi è perché è stato permesso loro: in primis dal padrone.

      Se vai in Israele scoprirai che la "mentalità" tedesca tendenzialmente "piace"... per quello che significa a livello di propaganda.

      La "teoria delle razze" non funziona.

      Transparency International (che nasce dall'ottima esperienza del golpismo alla "Mani Pulite"), è stata fondata notoriamente dalla CIA, non sicuramente dai crucchi che sono occupati dalla fine della seconda guerra mondiale.

      Guarda chi detiene il pacchetto di controllo di Deutsche Bank.

      Francoforte, Berlino o Friburgo sono - come la City - avamposti NATO. Per quello che significa "NATO"....

      Elimina
    5. Bazar

      Sapevo che rispondevi. :-)))))

      Ok, rispetto la tua opinione, ma non la vedo assolutamente così. Secondo mè ci sono troppi fattori che non quadrano.

      Semplicemente se si continua su questa strada, cioè con le politice altamente autodistruttive tedesce, l'europa rischia di disintegrarsi è questo secondo mè non può essere l'interesse degli USA. Indebolire l'europa vuole dire indebolire gli USA, distruggere l'europa vuole dire distruggere gli USA.

      Con le nuove regole del Bail-In è qui non mi risulta che gli architetti siano gli anglosassoni, si rischia di fare saltare in aria l'intero sistema finanziario che potrebbe mettere in ginocchio gli USA. Il Bail-In è una creazione dei pazzi di Brüssel a trazione tedesca. Che dietro a questa porcata ci sia Langley non ci credo, sorry.

      Poi con la loro Hybris del Export i tedeschi rischiano di destabilizare il commercio mondiale, non saprei che Interesse dovrebbero avere gli USA ad una roba del genere. Gli USA vengono invasi di merce tedesca, non credo che questo possa piacere molto al industriale americano.

      Sento chiaramente puzza di bruciato è la sento più in Germania che negli USA. I tedeschi sono campioni a fare il doppio giocho fino ai tempi di Arminio. Gli ultimi che fecero questa esperienza sono i proprio i russi con il patto Ribbentrop/Molotov che gli costò 20 mio. di morti.

      Deutsche Bank è una banca universale, Black Rock detiene il 5%, per questo Deutsche Bank non è americana.

      Certo la finanza anglosassone è chiaramente pro-euro, come tra l'altro quella europea, ma questo non giustifica le deliranti politiche deflatorie è distruttive che la Germania detta ai suoi Partner sudeuropei. Fù la Germania a bloccare la BCE nel sostenere la grecia nel 2010, dopo di chè scoppiò il putriferio nel Sudeuropa, la grecia fù lasciata consapevolmente alla balìa dei mercati, non vedo che cosa centrino gli USA con questa decisione delirante è fuori ogni logica economica.

      Sul ruolo degli anglosassoni nella storia moderna ci sarebbe ancora molta da discutere, ma mi fermo qui. Solo una cosa se Mussolini avrebbe ascoltato Churchill l'italia si sarebbe risparmiata 500.000 morti in una guerra assurda è in più avremmo ancora l'istria è un paio di isole della dalmazia è grecia.

      Elimina
    6. Del bail-in, mi spiace disilluderti, ma gli architetti SONO proprio gli anglosassoni, essendo stato per primo introdotto (alla chetichella) proprio nella volutamente mostruosa regolazione attuativa del Frank-Dodd.

      E seguita da una raccomandazione-studio congiunto di BOE e Fed sulla base di misure già in attuazione in USA e UK:
      "a joint strategy paper was drafted by the Bank of England (BOE) and the Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), titled Resolving Globally Active, Systemically Important, Financial Institutions." E parliamo del dicembre 2012.
      http://www.larouchepub.com/other/2013/4022dodd_frank_us_bailin.html

      Se poi dubiti che la generale instaurazione del bail-in sia un parto monetarista-neo-liberista anglosassone, basta leggersi quanto sostiene sul TINA di tale soluzione il FMI:
      http://vocidallestero.it/2015/12/20/la-nota-del-fmi-che-ha-aperto-la-strada-alla-rivoluzione-del-bail-in/

      E' difficile dubitare che la Germania sia un mandatario "utile" della strategia dell'establishment finanziario a epicentro anglosassone.

      Poi possiamo concordare, una volta chiarito il punto, che per gli USA non sia stata una grande idea nel...lungo periodo (quello in cui rischiano di autoseppellirsi anche loro)
      http://orizzonte48.blogspot.com/2016/02/brexit-delirium-il-fantasma-molto-vivo.html?showComment=1455811154510#c2332206368600927830

      Elimina
    7. Occhio alle fonti, Paolo, anche se vedo che Quarantotto mi ha battuto sul tempo. non è necessariamente anche più buono.

      Elimina
    8. 48

      Ok, non conoscevo il Dodd-Frank Act.
      Comunque penso che applicare il Bail-In in paesi con piena sovranità monetaria è fiscale sia diverso che in paesi praticamente senza alcuna protezione. Nel primo caso si puo sempre intervenire è cambiare rotta, nel secondo caso potrebbe innescarsi un reazione a catena con consequenze katastrophice.

      A questo punto credo che gli americani sottovalutino totalmente la crisi europea che potrebbe anche spazzarli via dalla scena mondiale se saltasse in aria il sistema finanziario, è penso che proprio che il piano diabolico dei tedeschi vada in questa direzione. Ma questo sono solo speculazioni.

      Non sappiamo cosa succede sê nella scacchiera globale vengono a mancare gli USA. Russia è Cina sono un incognita, non sappiamo come si comporteranno, sappiamo solo che vengono da regimi totalitari. È di una potenza egemone tedesca non voglio nemmeno pensarci, l'ultima cosa che desiderei.

      Elimina
    9. @Paolo Corrado

      Al di là delle "opinioni" che, comunque, sono "analisi" e che, quindi, oltre alla personalissima "intuizione", si inseriscono (o si dovrebbero inserire) in un qualche paradigma analitico.

      Al di là della presenza o meno di capitale angloamericano nei grandi complessi finanziari ed industriali tedeschi, o dei singoli provvedimenti "suicidi" come il bail-in, la mia voleva essere una nota di natura metodologica.

      La lobby tedesca pare sia molto influente anche al congresso USA, e una potenza economica come quella tedesca avrà i suoi spazi di manovra e i suoi conflitti all'interno. (Come del resto gli USA).

      Ma poiché la sovranità tedesca è limitata, questa "autonomia" dovrebbe essere messa sotto un ordine gerarchico che rispetti i rapporti di forza prevalenti.

      È un concetto semplice, ma non poi così banale.

      Anche la cultura/razza influenza ovviamente le dinamiche storiche: ma in termini "retroattivi"...

      Un altro discorso ancora è l'imperialismo americano, che, per quanto rimasto ancora un po' alla "vecchia maniera" come quello dimostrato dai tedeschi, è di natura diversa rispetto a quelli ottocenteschi e novecenteschi, in cui finanza e complesso bellico-industriale non erano così ben interconnessi, coordinati e internazionalizzati.

      Però ripeto, il contributo voleva essenzialmente essere di carattere "metodologico".

      Elimina
  9. BISCHE DA LUCCHETTARE

    Tra festosi canguri liberi di saltellare sugli scranni parlamentari e la registrazione del conferimento del Premio Carlo Magno 2016 (Internationaler Karlspreis zu Aachen) al gesuita Papa Francesco, resta qualche volenteroso che voglia cimentarsi nel Dodd–Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act (surrogato del vecchio Glass Steagall Act) da proporre a poltonisti poco interessati e pantofolai inebriati.

    Meglio due bracciate in una qualsiasi dark cleaning room sperando che “io me la cavi” con le borse di occhi collosi riflessi la mattina e una steatosi epatica dolorante .

    That’s all, folk

    RispondiElimina
  10. Banche: Renzi, veto Italia se ipotesi tetto titoli Stato -2-


    Problema banche in Ue e' eccesso derivati e titoli tossici (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 17 feb - "La vera questione delle banche in Europa - ha affermato Renzi - e' la questione enorme che riguarda la prima e la seconda banca tedesca". Io "faccio il tifo" per loro, ha aggiunto, "ma il dato di fatto e' che anziche' occuparci dei titoli di stato italiani bisogna avere la forza di dire che nella pancia di molte banche europee c'e' un eccesso di derivati e titoli tossici"

    Renzi sta bleffando o sta facendo sul serio? Non resta che sperare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh che sia un tattico dalla lingua lunga, al di sopra della media della classe politica italiana, non c'è dubbio.

      Ma "fare sul serio" implica una strategia che non sia la mera autoconservazione: certo, può essere sempre in contatto "from behind" con gruppi di interesse anglosassoni che le loro strategie le hanno.
      Ma non certo per l'interesse italiano che richiede una visione della nostra traiettoria economica, industriale e sociale che non credo possa essere fornita da un Boeri o da altri consimili...

      A meno che...
      Si tratterebbe di un 25 luglio occulto (lo sbarco non sarebbe altro che un appoggio strategico, non chiaro nelle sue manifestazioni e implicazioni, non potendosi neppure parlare di una conclusione affrettata e unilaterale del TTIP) e, poi, di un 8 settembre "bianco"...in cambio di linee in dollari?

      Elimina
    2. Renzi paragona Mele è arancie.

      I problemi che hanno Deutsche Bank è Commerzbank (Banca che fù salvata dallo stato tedesco)non sono i problemi che ha l'Italia è le sue banche. Ecco l'intervento statale su Commerzbank sarebbe un punto di confronto, ma siccome il pirla saccomanni sotto il governo Letta andò a sottoscrivere le leggi sul Bail-In nel 2013 pensando con un grande smile in faccia è felicissimo che questo risolverà i problemi italiani, i tedeschi risponderanno avete sottoscritto il Bail-In, che cazzo volete, zitti è a cuggia, fine della discussione. È qui si vede la totale incompetenza italiana è sudditanza nei confronti della Germania, qui urge un cambiamento di 180° dei governanti italiani che sembra che non abbiano ancora capito che qui non si stà giocando come nel parlamento italiano, ma si fà sul serio. Il problema dei governati italiani è anche die francesi è che pensano che con il modello tedesco, cioè con l'export, si risolvano i problemi. Non capiscono che questo modello non lo possono applicare tutti è non capiscono che quando la Germania fece le sue riforme, l'economia europea è mondiale era in un contesto completamente diverso di oggi. In altre parole i PIGS nel 2003-5 hanno finanziato le riforme tedesce con il loro debito estero che diede lavoro ai tedesci.

      I problemi della banche italiane è anche del Italia come paese sono la diretta consuquenza delle politice di austerità è questa a loro volta dal euro. I problemi di Deutsche Bank è Commerzbank sono diversi.

      Elimina
  11. A me pare che agli USA dell'Italia non importi nulla (se non, per l'appunto, in chiave "cannibalesca": del resto sono letteralmente ossessionati con la nostra storia e la nostra cultura - che non conoscano bene la prima e che non siano in grado di decifrare la seconda è un altro discorso). Basti considerare come sono state e vengono tuttora gestite le questioni libica e russa. Se dovessi puntare dei soldi al tavolo delle intenzioni di lungo periodo della comunità internazionale occidentale nei confronti dell'Italia, attualmente li punterei sulla prospettiva di dissoluzione dello Stato. E in effetti un'Italia unita, forte e indipendente ha sempre dato fastidio a tutti: inglesi, francesi, tedeschi e anche americani (checché dica la vulgata mainstream risalente alla Guerra Fredda). È molto meglio una colonia "multipolare" con funzione di cuscinetto e base d'appoggio per le operazioni da condurre di volta in volta in Nord Africa e Vicino Oriente. La Grecia è nella nostra stessa condizione, solo che per ovvi motivi verso di lei l'atteggiamento adottato è sempre stato brutale mentre con noi si è optato per un "frecami dolce" (eppure non sono mancate le occasioni di violenza domestica). Ma ora si sta delineando un nuovo quadro delle relazioni internazionali: fare concessioni all'Italia è non solo non necessario, ma persino controproducente.
    Ecco, secondo me in quest'ottica dovrebbe muoversi il governo italiano (e dovrebbe anche cercare di mettere in riga quarti partiti e quinte colonne, ma per fare questo dovrebbe prima riconoscerli).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti vedo utopista: come potrebbero fare oggi ciò che non gli è riuscito, alle istituzioni democratiche (sempre più deboli e incolte), in oltre 70 anni?

      Se pensi che riusciranno a gestire questa situazione fino a formare le macroregioni (rinvio ai post dedicati), vorrebbe dire che la crisi non ci sarà stata.

      Aspirazioni geopolitiche globali così ambiziose sono certamente ipotizzabili: a ESSI dei costi sociali e umani non importa nulla.

      Ma controllare gli esiti di un processo del genere, come in sostanza ho anche detto a Paolo Corrado, non pare corrispondente a condizioni di "controllo" estese al necessario lungo periodo.
      Essenzialmente il "fuori controllo" parte dagli USA (e si vede...).
      Un vuoto c'è; che in Italia si abbia idea di come riempirlo, è altra cosa.

      Elimina
    2. Ci vorrebbe un sussulto d'orgoglio è patriotico.
      Come QUI

      Purtroppo nel 19 si tornò nelle vecchie acque. I generali italiani invece di ammettere la loro responsabilità nel fallimento totale a caporetto, cadorna in primis, incolparono i 300.000 soldati italiani che si arresero a caporetto. Questo ebbe un effetto disastroso per i prigionieri italiani in Austria è Germania. I soldati italiani erano gli unici che non ricevettero pacchetti alimentari dalla patria, consequenza della Propaganda diffamatoria del governo italiano nei confronto dei soldati italiani in prigonia. Atteggiamento discustoso è altamente infantale. Se si paragona la situazione attuale è quella del 19, si vede che è cambiato poco o niente.

      Elimina
    3. Macché utopista! È evidente la presenza di uno iato sempre più insanabile fra ciò che si vorrebbe che fosse e ciò che è. :-D
      Il punto che cercavo di sollevare, e limitatamente alle sorti dell'Italia, è proprio che il decadimento della cultura politica proprio della nostra classe dirigente a cui sottilmente fai cenno è a livelli tali da compromettere - irrimediabilmente, qualora la situazione dovesse restare quella che attualmente è - ogni possibilità di azione volta a salvaguardare l'interesse generale degli italiani mantenendo intatto il quadro istituzionale dello Stato. Il mio timore è che prima di tentare di ricostruire si dovrà passare per una Quarta Guerra d'Indipendenza. E il fatto che nessuno sia "in controllo" della situazione rende il moto disgregatore ancora più probabile...Che la crisi avvenga (e avverrà) o meno. Si procede per inerzia finché il cambio di assetto diviene la naturale evoluzione delle cose. Gli avvenimenti storici, in fondo, si realizzano sempre nel solco di lunghi processi, sebbene il nostro modo di raccontare la storia tenda a presentarli spesso come una specie rara di estemporanei punti di rottura fra passato e presente enfatizzandone il ruolo innovatore nel dispiegarsi delle sorti umane. Oramai la posta in palio è la nostra stessa identità collettiva (dunque individuale). Peccato che i giocatori si siano apparentemente seduti al tavolo senza nemmeno conoscere le regole del gioco.

      Elimina
    4. Una parziale conferma di quanto provavo a dire: i piani degli USA e della Germania coincidono per quanto concerne il futuro dell'Italia. È pericoloso farsi illusioni sul contrario.

      Elimina
  12. Mi perdoni Prof, il punto della situazione mi è abbastanza chiaro,
    la risposta alla domanda del post no, anzi, forse nemmeno del tutto la domanda.

    E' così imminente, è così evidente, è così vero che siamo vicini ad un (nuovo)
    punto di rottura del sistema finanziario globale e che questo sia così "esclusivamente legato"
    a noi (intesi come Italia, in qualità di attore sistemico nel quadro EZ) e pertanto degni
    (noi Italia, noi EZ) di decisioni esiziali "laddove si puote ciò che si vuole"?

    Sono quasi otto anni che seguo, da profano, questa crisi; da circa quattro ho compreso, almeno
    in parte, le dinamiche europee scatenatesi all'interno di essa, ma ancora non so individuare
    quanto gliene possa importare "fuori"...quanto ancora, chi ci guadagna dentro e fuori, possa permettersi
    di "calciare il barattolo" approfittando dello status quo e della nostra (di noi soccombenti - PIIGS)
    paura di provocare la crisi definitiva.
    Mi sento lontano da questa conclusione, forse sono disilluso,
    nonostante le piccate e preoccupate parole di quel traditore di Monti ieri, nei confronti del PdC e dell'Italia,
    mi abbiano aperto ad un piccolo varco di speranza...che la crisi parta dal di dentro, non da fuori, in un crescente
    (e forse pericoloso) inasprirsi dei rapporti tra europei che renda de facto ingestibile il "progettone".

    Non sono un economista nè un giurista nè un politologo, quindi...confesso i miei dubbi.

    Cordiali saluti
    Paolo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mettila così: stavolta una incombente crisi non presenta aree di sicurezza e margini strutturali di ripresa per noi.
      Rimanendo all'interno del "vincolo esterno", il nostro travolgimento sarebbe, forse, non epicentro ma quantomeno forte amplificatore della crisi.

      L'unica speranza è smettere di prendere il veleno che ci propinano come rimedio.
      Il propinatore del veleno è un folle laboratorio senza direzione e controllo: potremmo chiamarci fuori, ovviamente trattando con intelligenza e riservatezza e spiegando agli interlocutori "giusti".

      Ma chi lo fa? E ci sono interlocutori "giusti"?
      Per quanto ne possiamo sapere, i dubbi (forti) rimangono...

      Elimina
  13. Ok!
    Grazie per la risposta, me ne accorgo proprio mentre interloquiamo su twitter (so' l'uomo ragno).
    Adesso ho capito la domanda. E anche la risposta!

    Cordiali saluti
    Paolo

    RispondiElimina