martedì 17 maggio 2016

IL MITO DEI MINIJOBS E DELLA REFLAZIONE COOPERATIVA TEDESCA AL REDDE RATIONEM




Alla base di questo aumento, la "piena occupazione", l'introduzione del salario minimo, buone prospettive di crescita e la bassa inflazione. A fronte di aumenti nominali (medi) dei salari contrattualizzati pari al 2,8%, stante un'inflazione media 2015 allo 0,3%, l'aumento dei salari reali risulterebbe del 2,5%.
I mini jobs calerebbero, "per effetto del salario minimo", posto sulla soglia di 8,50 euro (e "imposto" dai socialdemocratici alla Merkel): infatti poiché sarebbero aumentati del 2,5% i lavori soggetti a contribuzione previdenziale "regolare", se ne deduce la corrispondente diminuzione dei mini-jobs. 
Questi ultimi, infatti, aggiungiamo per chiarire i fatti, sono a contribuzione ridotta, per le minori aliquote corrisposte dal datore, riflettendosi comunque in un futuro trattamento pensionistico molto ridotto: tanto più se la base contributiva (massima) è quella dei fatidici 450 euro mensili. Ma bisogna anche tenere conto che una parte rilevante dei minijobs sono a termine di "breve durata" e, in tal caso, il datore di lavoro è esentato dai versamenti previdenziali e assicurativi.
Conclude il Sole, in ogni modo, che questo insieme di elementi avrebbe portato al risultato che la crescita del PIL tedesco dell'1,7 del 2015, sia stata dovuta per 1,5 punti all'aumento di consumi privati e spesa pubblica: "quest'anno il fenomeno dovrebbe accentuarsi mettendo sempre più in secondo piano il commercio con l'estero". Vedremo come questa ipotesi sia smentita dalle stesse fonti produttive tedesche...

2. Va detto che, calcolando la sfera di applicazione "mista" dei minijobs (cioè quelli retribuiti esattamente intorno alla loro soglia massima sommati con quelli integrati, "anche" sul piano salariale, dall'assistenza pubblica, cioè in cui sono corrisposte retribuzioni notevolmente sotto la soglia dei 450 euro mensili), i minijobbers passerebbero da circa 7,3 milioni a 7,11 milioni o, comunque, intorno ai 7 milioni anche utilizzando i dati aggiornati che vedremo più oltre: il che, considerando che la prima cifra era rimasta sostanzialmente stabile all'incirca dal 2003, e che il sistema era dichiaratamente volto a un riassorbimento provvisorio della disoccupazione meno qualificata e in vista di un'evoluzione verso lavori "regolari", non pare obiettivamente un rilevante progresso strutturale del mercato del lavoro tedesco; cioè non pare un significativo mutamento verso un dualismo meno accentuato e meno drammatico (che è una spaccatura sociale inevitabile nei suoi effetti futuri, dato che non coinvolge solo gli studenti coi "lavoretti", come si vorrebbe far credere, ma ha strutturato l'occupazione e la retribuzione-tipo di una parte molto rilevante del lavoro femminile, dei lavoratori stranieri e di una consistente componente dei lavoratori della ex-Germania est...).

3. Il fenomeno, nelle sue dinamiche, pare infatti essere un po' differente da come lo "accerta" il Sole: in generale, rispetto ai picchi del 2004, i minijobs sono andati comunque sottilmente diminuendo, a prescindere dall'introduzione del salario minimo, che, in realtà non può aver spiegato consistenti effetti modificativi di questa tendenza alla leggera diminuzione "fisiologica" dei minijobs nel 2015: anche perché, va ribadito, tale salario minimo andrà in realtà effettivamente a regime tra il 2016 e il 2017.

Ma la realtà "statistica" rilevata (dalla fonte appena linkata) ci racconta una diversa spiegazione: "il salario minimo sarà applicato anche ai c.d. mini-jobs, criticati per essere considerati una forma di sottooccupazione e a volte di sfruttamento dei lavoratori a causa di compensi orari alquanto bassi", ma i suoi effetti nel 2015, infatti, non paiono aver modificato il trend "fisiologico" sopra segnalato.

4. E questo, nonostante i timori degli "economisti", in Germania (gli ordoliberisti sono sempre molto preoccupati dell'alterazione del fisiologico e superiore sistema dei prezzi nel campo retributivo), per l'aumento repentino del costo del lavoro, ancora al di là da venire: sappiamo in realtà che il salario minimo ha un effetto spiazzante degli investimenti verso i settori dove l'occupazione è a bassa qualificazione e a costo ridotto, con la sola creazione di posti di lavoro nei servizi a bassa intensità di capitali. Cioè i minijobbers saranno, in parte sostituiti, da lavoratori precari e sottopagati che consentono a grandi imprese di servizi di rivolgersi a consumatori a basso reddito, cioè alla stessa massa crescente di lavoratori marginali (comunque disciplinati), perpetuando il sistema di crescita della produttività non legata a corrispondenti aumenti salariali, diffusi e distribuiti sulla parte più importante del mercato del lavoro.
Più in generale però, "al 30 giugno 2014 i mini-jobbers erano 7,2 milioni, di cui 6,9 nel settore commerciale e il resto presso i privati (lavoro domestico). Il numero dei lavoratori marginali sul totale dei lavoratori subordinati, benché abbastanza elevato, è tuttavia tendenzialmente costante negli ultimi dieci anni. Infatti, se a dicembre 2004 la quota dei mini-jobbers sul totale dei lavoratori dipendenti era il 20%, a dicembre 2013 è calcolato al 18,9%. In valore assoluto il loro numero è aumentato di circa 280 mila unità, ma gli occupati sono cresciuti di oltre 3 milioni nello stesso periodo di tempo". 
Insomma, il lavoro marginale cambia solo nome e solo in parte: dai soli minijobbers ai lavoratori "mimimun wage" ben noti nei paesi anglosassoni: ma sempre marginali rimangono, nonostante i "timori" e sempre di riduzione della sfera di lavoro tutelata dalla contrattazione collettiva si tratta.

5. A parte, dunque, la scarsa importanza, in termini di mutamento effettivo del mercato del lavoro, della "sostituzione" dei salariati minimi ai minijobers, ci pare però discutibile che sia sia verificato un aumento della spesa pubblica in Germania. Questa è la dinamica aggiornata della spesa pubblica tedesca in rapporto al PIL che, per il 2015, appare decisamente contraddire quanto riportato dal Sole:

Germany Government Spending to GDP

Sui consumi, abbiamo invece un certo riscontro positivo, ma la dinamica non appare di dimensione tale da correggere, appunto mediante l'espansione della domanda interna, gli squilibri commerciali interni all'eurozona: appare piuttosto che si sia verificato un fisiologico aumento dei consumi, all'interno di una propensione marginale costante, rapportato ad una situazione di crescita del PIL di dimensioni non certo eccezionali (e cioè non tali da giustificare un ruolo di "locomotiva" dell'economia tedesca, da sempre sbandierato come mito smentito dai fatti di un'economia fortemente mercantilistica).

6. In effetti, in coerenza con tale quadro sostanzialmente inalterato, la dinamica dell'inflazione in Germania, anche e proprio nel 2015-2016, appare molto modesta e con un differenziale, rispetto alla media UEM, che non autorizza l'attribuzione di un ruolo creativo di domanda (mediante importazioni) per il resto dell'eurozona
"Inflation rose from a flat reading in February to 0.3% in March. Meanwhile, annual average inflation in March came in at 0.3%, matching February’s reading. Harmonized consumer prices rose 0.1% annually in March, which contrasted February’s 0.2% decrease. Average HICP inflation remained at 0.2% in March":

Questo il dato inflattivo aggiornato dell'eurozona (visto qui, come attestante il fallimento del QE sotto questo profilo: laddove non pare nemmeno particolarmente coronato da successo nell'indurre la Germania a reflazionare in misura utile ad una correzione non esclusivamente deflattiva nel resto dell'eurozona):

File:Euro area annual inflation and its main components, 2006-April-2016 e rev1.png

7. E di questo quadro di prosecuzione tedesca su una fisiologia (o "patologia") del traino mercantilistico-esportativo non è difficile avere conferme
Anzitutto, in pieno contrasto con gli sbandierati aumenti salariali in "azione" dal 2015 e proposti come inarrestabile crescita reale anche nel 2016 (infatti differita a partire da luglio e scaglionata prudentemente sul 2017), il dato di aprile dell'inflazione tedesca, è di nuovo negativo

L'inflazione annuale tedesca, in aprile, risulta dello 0,1, rendendo del tutto aleatorio il preteso target dell'1,2% previsto dal governo della Merkel per il 2016. 
Se ne deduce che qualcosa non sta andando come ci viene raccontato sul fronte del presunto aumento dei consumi, cioè della domanda interna, in Germania: e questo non può prescindere da un'ostinazione a seguire politiche di svalutazione reale interna, operata sui livelli salariali complessivamente intesi, e non certo eliminata dagli aumenti retributivi concessi nei numericamente decrescenti comparti soggetti alla contrattazione collettiva, erosi sempre più dalla contrattazione aziendale, oltre che dal peso permanente se non, in prospettiva, crescente, del mercato del lavoro marginale dei minijobs, da aggiungere - e non da sottrarre-  ora anche ai (futuri) minimum wagers.

8. Ma non basta, come conferma della invarianza delle complessive policies tedesche sul mercato del lavoro (solo appena rimodulate): il saldo commerciale positivo della Germania, in aprile, risulta in realtà ancora in crescita, rafforzandosi rispetto alla già "squilibrata" situazione mostrata da questo andamento registrato fino a febbraio:
Germany Trade12m February 2016

La cosa più "interessante", e in realtà più contrastante col trend che si cerca di offrire in Italia, - cioè reflazione tedesca, aumento dei consumi interni e, si implica, tendenza a importare di più dai partners dell'eurozona, in presunta correzione degli squilibri commerciali, che aiuterebbe la sopravvivenza dell'euro-, è che la rafforzata crescita esportativa della Germania, secondo le stesse fonti rappresentative delle imprese operanti nel settore, si rivolge ("di nuovo") proprio verso l'eurozona!
Infatti: "in una recente dichiarazione (di aprile), la Federazione tedesca dei commercianti all'ingrosso e del commercio con l'estero (BGA)  ha rilevato che dopo una partenza debole a inizio anno, le esportazioni sono ora tornate su un sentiero di crescita. La BGA ha sottolineato che la Germania beneficia in particolare del commercio coi suoi vicini europei, mentre gli scambi coi paesi non-europei è "attenuato", nonostante le politiche monetarie espansive della BCE". 

9. Ora, la questione appare ancora una volta di "informazione".
Non si possono domare i fatti per raccontare di una storia di cooperazione tedesca alla sostenibilità dell'eurozona che in realtà appare smentita da un'eloquente realtà, che, per di più, indica l'irrilevanza delle mere misure monetarie intraprese dalla BCE, sia sui livelli inflattivi e occupazionali, sia sulla possibilità di indurre la Germania a un cambio di segno delle politiche di aggressivo mercantilismo che erano scontate, cioè garantite, nella stessa intelaiatura antisolidale dell'eurozona .

Senza contare che tali misure monetarie, in sovrapprezzo, sono ormai oggetto di sempre più numerose iniziative tedesche per denunciarne la illegittimità costituzionale, violata dall'applicazione distorta dei trattati asseritamente compiuta dalla BCE.
Ma raccontare di un immaginario quadro cooperativo, realizzabile all'interno dei trattati e delle policies da essi consentite alle istituzioni UE-M, ci pare ormai alimentare una mitologia che può servire solo a nascondere agli italiani la crisi irreversibile dell'eurozona: una crisi che discende, però, dalla sua iniziale e programmatica insostenibilità antisolidale che sta costando al popolo italiano una distruzione sistematica del suo sistema sociale, industriale e previdenziale.
Il problema, ormai, non è raccontare che l'euro sia sostenibile, ma come fare a nascondere ulteriormente l'inevitabilità di un (euro)redde rationem esplosivo.
Sul versante del "tacchino italiano", naturalmente.



28 commenti:

  1. ..STATISTICA GONADICA
    (otc .. )

    Sarebbe l’applicazione matematica di fenomeni quanti-qualitativi per generare indicatori di previsioni tendenziali, analitiche e – in ultima analisi - decisionali.

    Ben poco chiara la “sensibilità” scientifica quanto quella “sensibile” di gemmare un “pubblica opinione” dell’industria del consenso e del confezionare del “pacco” main-stram presentando il dato dato statistico confuso tra lettera e algebria: il trivium e il quadrivium della .. cultura

    Riduco algebrica/mente: una riduzione del 1% non equivale al successivo incremento del 1% dello stesso indicatore:
    o 100 – 1% = 99
    o 99 + 1% = 99,99

    Certo, son differenziali “zerovirgola” ma quando i riferimenti sono base diversa da 100, i valoriali assumono nella “partita doppia” economica e sociale identità – non narrazioni e suggestioni – sulle quali riflettere e ricordare il perché indici di “codesta” natura vengono sistematica/mente ri/proposti.

    La questione – ampiamente considerata – è di ben altra natura ..

    Tiremm Innanz !!

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  2. La Germania ormai fa quello che le pare, non accrescerà la domanda interna e gli investimenti né ridurrà le eccedenze commerciali, tutt’altro, come conferma un altro articolo (http://www.wallstreetitalia.com/news/germania-a-marzo-surplus-record-bilancia-commerciale/); nello stesso periodo sono peraltro diminuite le importazioni (http://www.friynds.com/m/news/view/Surplus-tedesco-sotto-accusa-al-G-7-in-Giappone, riprendendo integralmente un articolo del sola24ore del 14 maggio scorso a firma dello stesso giornalista). Nell’articolo del sola24, però, pur di non dire che anche in Germania si pratica la deflazione salariale (come dimostrano i dati del post), si lascia intendere che i tedeschi non spendono il recuperato aumento salariale perchè preferiscono …. risparmiare a scopo precauzionale, così come il governo. Saranno i PIIGS a dover rincorrere all’infinito i tedeschi sul campo della competitività attraverso un’ulteriore stretta sul mercato del lavoro. Se non ci sarà una decisa tirata di orecchie dell’impero a stelle e strisce, temo che i crucchi non la smetteranno perché sono ormai invasati e del tutto fuori controllo

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  3. Dai che questa è la volta buona che la Germania fa la cosa giusta! Quanti anni sono che ce la sentiamo raccontare? Sembra la lepre finta delle corse dei cani. Quando invece le posizioni del padronato tedesco sono queste (notare il titolo dell'articolo di Flassbeck): "[...] Heike Göbel, the unquestioned journalist spearhead of the German Employers Association, pleads in the Frankfurter Allgemeine Zeiting (FAZ) for wage adjustment: not upwards but downwards. Her ‚reasoning‘ is that in times without inflation and low productivity growth, current wage demands are beyond good and evil. They are irresponsible and unrealistic. In recent years, German employers already agreed to ‚excessive‘ wage increases in order ‚to defend‘ themselves against a series of ‚unjustified charges‘ that Germany caused the euro crisis because of its wage moderation. Now, however, higher wages are out of the question. Productivity growth is just too low and there is barely inflation anyway. That is the way true lobbyist speaks.

    In fact, it seems that the German employers would include public services (here is an indication for this) and made a deal with them to the effect of refusing any increase of nominal wages or, at least, as little as never before. This is consequent and the unions did the same already in the past. They argue, on the basis of the two components in question, current inflation and low productivity growth, and accept these as a given, instead as, as would be appropriate, to advocate for higher inflation targets and medium-term productivity growth."


    Sul tacchino italiano, ho letto questo brutale articolo di Cicalese: temo non la dipinga più nera di quel che è.

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    1. Alla buon'ora i "marxisti" dei miei stivali:

      «Questo è il disegno dell’euro, l’annichilimento dell’Italia per togliere un concorrente alla Germania. Per farlo occorrono quinte colonne interne, i collaborazionisti. Quelli che parlano delle virtù dell’Europa. Non sappiamo se questo disegno avrà successo, di certo continua la sua marcia imperterrita perché non trova opposizione.»

      Chissà come mai...

      Ma questi non erano quelli dell'uscita dell'euro da "sinistra"? O erano quelli dell'euro è "una battaglia borghese"?

      Meglio gli analfabeti che la borghesia semicolta: il pop di destra sarà trash, ma la sinistra ha ridotto ad immondizia pop i temi culturali più importanti per la conservazione del benessere sociale.

      Inoltre Cicalese ha la faccia di tolla di citare come fonti sull'euro il Financial Times di marzo e non Bagnai che da anni, una settimana si e una no, è in TV a ripetere le medesime cose...

      E chissà da chi avrà preso nel definire "quinte colonne" i federalisti europei...

      Posso dire che sono sommamente incazzato e che costoro possono tornare ad ascoltarsi Bob Marley e ad andar a bere birra alla festa di Rifondazione?

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    2. Non solo terminologia (above all, "quinta colonna") ma anche contenuti economici e argomentazioni mi paiono "riecheggiare qualcosina" che è stato detto qui da mesi, per certi versi, e da anni, per altri (tutti ivi ritrovabili)

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    3. Sì, dai Arturo, sai bene che Losurdo & company non ci hanno sostenuto per niente, e Losurdo in particolare ha visibilità internazionale.

      Mi facesti notare tu che se qualcosa hanno cominciato a fare recentemente è proprio perché probabilmente c'era Vladimiro. (Se non sbaglio in occasione del "manifesto" per il nuovo progetto "di sinistra")

      Poi possiamo venirci a raccontare che 'ste cose le hanno sempre dette; non è così.

      L'imbarazzato silenzio nei confronti dei "keynesiani" è per me sintomatico dal fatto che il lavoro fatto in questi spazi non mi pare assolutamente citato: e questo è confermato per l'ennesima volta dall'articolo di Cicalese.

      Forse non è così?

      Vogliamo forse dirci che costoro sono stati determinati a dare una sveglia a tutta la gente "de sinistra" - con meno coscienza dei contadini dell'ottocento - che li segue sul progetto europeista? Tra l'altro ben inserito nell'imperialismo NATO che sta a loro tanto a cuore...

      Sai come la penso: credo ci sia un problema ideologico, tendenzialmente snobista, e non sono sicuramente stati solidali con i nostri sforzi.

      Come sai anche, non li considero neanche "ortodossi"; con rispetto di tutte le eccezioni che ne confermano la regola.

      Ho di gran lunga più simpatia per i "compagni dell'Illinois", che, nel modo giusto o sbagliato, conducono la medesima battaglia con passione e cuore.

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    4. Cicalese certe cose le dice da tempo, ma non è nemmeno questo il punto, secondo me: per quanto capisca, e in parte condivida, la tua delusione e insofferenza (anche se ormai dovremmo averci fatto altro che il callo...), osservo semplicemente che mi fa piacere se la consapevolezza della realtà dei fatti si diffonde, indipendentemente da chi faceva o diceva cosa l'anno passato o stamattina, fosse ascoltare Bob Marley e bere birra (posto che così facciano: io non lo so, non ho mai frequentato ambienti politici di alcun tipo :-)) o celebrare riti celtici con l'elmo da vichinghi in testa inneggiando a Murray Rothbard. E' certo il preliminare e indispensabile passo per un approccio più costruttivo e in ogni caso migliora la qualità dell'aria. Con la dolorosa consapevolezza che molto probabilmente è comunque troppo tardi.

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    5. Il punto non era se "Cicalese dicesse certe cose o meno da tempo": il punto è che Cicalese - con l'aggravante del "tempo" - pare ignori il lavoro di persone che con le proprie forze si sono ritagliate degli spazi minimi quanto importanti, e dal cui lavoro scientifico è necessario passare per qualsiasi analisi sulle dinamiche sociali in atto.

      Mi pare di essere stato chiaro: come chiaro è il riferimento alla "sinistra pop". Ci vado anch'io alla festa di Rifondazione e ci mangio le migliori bistecche con patate che in tutte le altre ricorrenze.

      Lucs Parenti rileva un dato di fatto.

      Hai fatto bene a fare anche il parallelo tra il folklorismo tea-party e quello dei "centri sociali": se esiste una borghesia semicolta che-sa-di-sapere e che ha la cabeza più dura dei contadini dell'800, è proprio perché quest'ambiente culturale, di cui fanno parte intellettuali di professione, lo ha direttamente o indirettamente permesso.

      E il motivo più importante, ripeto, è di carattere ideologico. È falsa coscienza. Con l'aggravante etica di essere virali in quanto punti di riferimento.

      La cosa più grave è che molti di costoro credono che la borghesia semicolta sia superiore antropologicamente a coloro che si mettono le corna da vichingo in testa e che - guarda a caso - finiscono in branco nelle braccia dell'estrema destra politica quando va bene, o nell'estrema destra economico-rothbardiana quando va male.

      Io so solo che, obiettivamente, vedo più coscienza nella destra politica grazie a Borghi (altro "outsider") che in tutta la sinistra: grazie a chi? Chi è da decenni presente nel dibattito e avrebbe avuto tutta la cultura necessaria per difendere la democrazia costituzionale?

      No, non mi rallegra affatto.

      E la mia invettiva non ha carattere personale: ma è una denuncia di carattere "strutturale".

      Mi basta sapere che ci sono Cicalese, Vladimiro, Boghetta o Porcaro?

      Come la grande finanza è in primis un problema impersonale dato dalla struttura stessa del sistema capitalistico liberalizzato, questo ambiente culturale è ad esso sovrastrutturato.

      È parte esso stesso del problema.

      Non è, e non è mai stato, nel suo complesso, "antagonista".

      E senza antagonismo non c'è dialettica, e, senza dialettica, non c'è sintesi progressista.

      E, guarda un po', il secondo comma del terzo articolo vede la realizzazione della democrazia stessa tramite il progressimo sociale.

      (Infatti spopolano poi quelli della democrazia filosofica e, ultimamente, quelli della democrazia teologica)

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    6. Interessante l'intervista di Gianfelice Rocca sul FT http://www.ft.com/cms/s/0/6aad8a68-eaaf-11e5-888e-2eadd5fbc4a4.html#axzz49Bwe67Z7 citata da Cicalese: "We are between asphyxia and euro exit... IHigh quality global journalism requires investment. Please share this article with others using the link below, do not cut & paste the article. See our Ts&Cs and Copyright Policy for more detail. Email ftsales.support@ft.com to buy additional rights. http://www.ft.com/cms/s/0/6aad8a68-eaaf-11e5-888e-2eadd5fbc4a4.html#ixzz49ByOKqCQ

      taly should be allowed to freeze its debt at its current level of 132 per cent of gross domestic product to allow the state to spend more to support growth, he says. Debt reduction should be delayed for 10 to 20 years". Sempre contorni "euristici" ma, come dice Arturo, anche lassù qualcosa sembra muoversi...

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    7. Figuriamoci se non sono d'accordo che le spiegazioni vadano cercate a livello strutturale, anche perché sennò non si spiegherebbe la ripetizione di certe dinamiche in tutti i paesi europei e non solo europei (questo ovviamente vale anche per le destre "identitarie"). Ovvero nell'ambito di un generale ripiegamento dell'antagonismo economico e politico e della "integrazione negativa" delle ex forze di opposizione, fino all'attuale collasso, non era certo particolarmente plausibile che gli intellettuali potessero, da soli, costituire argine culturale alla deriva in cui ci troviamo, a meno di non condividere l'immagine, coltivata dalla pubblicistica liberale, della "società civile" come arena di libero scambio di idee in grado di formare spontaneamente la coscienza democratica: bastano già le preoccupatissime pagine di Mortati sui rischi di manipolazione dell'opinione pubblica per fugare simili illusioni. Infatti quegli intellettuali che hanno tenuto botta sono stati politicamente ignorati ed emarginati (e per questo a maggior ragione meritano apprezzamento e affetto sul piano individuale).

      Quindi se vogliamo cercare una risposta strutturale alla domanda "grazie a chi" io la metterei in questi termini: grazie al fatto che la Lega ha evidentemente legami veri con interessi materiali colpiti dalla crisi e la sua dirigenza ha avuto l'intelligenza di capire le dinamiche che li minacciano, mentre a sinistra non c'è più niente di quantitativamente paragonabile. La coscienza di classe ha bisogno di un'organizzazione che se ne faccia "banditrice e organizzatrice", come diceva qualcuno che sull'analisi dei rapporti fra struttura e sovratturua si è letteralmente consumato. Quindi finché il lavoro non riesce a trovare una sua dimensione organizzativa di rilievo, una dialettica progressista non vedo come possa articolarsi, indipendentemente dalle pur indispensabili iniziative individuali. Nello specifico, sì, la presenza di Vladimiro e gli evidenti elementi di verità dell'analisi mi rassicurano abbastanza, almeno nelle intenzioni, sulla non sudditanza strutturale dell'iniziativa in questione. Poi vedremo.

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  4. Il "tacchino italiano", che sarà poi il "tacchino europeo"...

    Il redde rationem, se non c'è qualcuno che si sveglia, sarà in definitiva l'Uomo tacchino.

    Altro che reflazione: neoliberalismo e neomalthusianesimo sono fratelli gemelli.

    Più depressione per tutti: chi non ha i forzieri pieni e cantine con un bel po' di scorte difendibili da mercenari, vaya con dios.



    (Possibile che debba essere invidioso dei francesi?)

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  5. Vorrei chiedervi un vostro parere riguardo ad una visione che va per la maggiore nei circoli comunisti-leninisti e in associazioni tipo lotta comunista.
    Loro affermano che la forma attuale dei rapporti di potere è una competizione tra borghesie appartenenti a diversi continenti e che l'Europa si è dotata della sua struttura neoliberista a livello continentale (creando una supernazione)per competere con i capitalisti borghesi degli altri continenti; ma di questa visione io trovo delle incongruenze:
    1) l'Europa, prima che con la Cina, sembra indurre competizione anche al proprio interno, con Stati che risultano avvantaggiati ed altri, come il nostro, che vengono piano piano deindustrializzati.
    2) In altri paesi, come gli Usa, comunque ci sono stati grossi investimenti nella ricerca scientifica di base e nello sviluppo di multinazionali in grado di accaparrarsi fette di mercato internazionale. Tutto ciò senza autolimitazioni negli investimenti per mezzo di assurde leggi come il pareggio di bilancio. La Apple ha beneficiato della ricerca pubblica statunitense e privatizzato poi i profitti.
    Se ci fosse competizione tra capitalisti continentali e se io fossi un capitalista europeo, toglierei prima di tutto il tetto all'indebitamento del mio stato e incentiverei investimenti pubblici nella ricerca di base e nella tecnologia, investimenti pubblici a livello comunitario, e cercherei quindi di unificare maggiormente gli stati e le relative economie di modo poi da trasferire i risultati a grosse imprese europee foraggiate da investimenti pubblici di un'economia europea unificata, per farle poi diventare competitive a livello internazionale e privatizzare gli utili a beneficio della borghesia europea. Ma in Europa pare che ciò non stia accadendo, in Italia poi la ricerca di base è stata quasi eliminata del tutto.
    3)Il TTIP, se ho capito bene, lungi dall'essere un trattato sulla competizione paritaria tra borghesie ai due lati dell'Atlantico, non è altro invece che una sottomissione del continente europeo, tutto, al potere statunitense e alle sue multinazionali (Microsoft, Google, Amazon, Apple, ecc.) foraggiate dallo stato. Se ci fosse reale competizione continentale Usa contro UE, le multinazionali UE avrebbero tutto il vantaggio, dal mio punto di vista, a svincolarsi dal TTIP per creare una propria industria trainata dal superstato europeo. I comunisti-leninisti però continuano a vedere nei rapporti usa-ue una competizione delle relative borghesie. Io non riesco a scorgere tale competizione, ma chiedo lumi a voi. Anche perchè so benissimo che il superstato Ue è stato in primis finanziato proprio dall'elite statunitense.
    4) Mi lascia anche perplesso il postulato secondo il quale i borghesi europei si siano dotati del superstato europeo neoliberale e ultracompetitivo al proprio interno per poi combattere la battaglia contro la Cina, una supernazione che, da quanto ne so, non "tempra" la sua competitività internazionale partendo da una competizione tra regioni al suo interno.
    In sostanza a me questa visione di guerre tra borghesi di diversi continenti (Asia, UE e USA) che ha prodotto questo genere di Europa neoliberale in lotta contro tutti non riesco a digerirla ma vorrei sapere anche il vostro parere.

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    1. Lelio Basso si faceva definire "marxiano" piuttosto che "marxista" per il semplice fatto che, proprio come Marx, non era marxista.

      Il socialismo è una scienza, queste sono tribù che quando va bene sono pagane e, quando va male, sono quinte colonne monoteiste.

      (Di storiche e raffinatissime analisi di geni democratici che si rifanno alla tradizione marxista ci sono, ma tra queste e la loro divulgazione ai giorni nostri, ci sta in mezzo 'sta massa di meganoidi)

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  6. Ho parlato recentemente con uno studente universitario attivista "anticapitalista" che mi diceva che i più gravi problemi attuali erano la sovrapproduttività e i problemi ambientali…
    I capitalisti borghesi, egli diceva con quell'aria di chi la sa tutta e tu devi solo imparare e stare zitto, nella loro competizione internazionale vogliono produrre sempre di più per fare più profitti e per questo il pianeta sta andando verso la catastrofe ambientale.
    Io gli ho detto di cambiare semplicemente punto di vista; c'è sovrapproduttività perché gli operai hanno sempre meno soldi per comperare le merci prodotte; gli ho detto che i grafici sulla produttività, che aumenta, sono di molto disallineati con quelli delle retribuzioni delle classi subalterne, che calano, per cui se calano le retribuzioni e si produce di più a me sembra chiaro che poi le merci rimangano invendute e c'è “sovrapproduttivita”. Lui mi ha detto che sbagliavo ed era come diceva lui perché lo diceva lui e io non ero un cazzo. Naturalmente poi diceva che bisogna produrre di meno per via dell'effetto serra catastrofico derivante dalla “sovrapprodutività” (che fosse un fan di Latouche?). Io gli ho detto che se il problema fosse solo quello di produrre di meno allora noi italiani lo abbiamo già risolto smantellando buona parte della nostra industria.
    Poi ho ribatutto:”Ma i salari, sì, i salari degli operai, delle classi subalterne, dove li avete lasciati? La rivendicazione sui salari è stata da sempre una caratteristica della sinistra “storica” che difende i lavoratori, e voi mi parlate di “sovrapproduttività?”
    Poi gli ho detto: “Ma lo sapevate che il problema è l'abbandono dell'economia keynesiana gestita dallo stato dal dopoguerra fino a qualche tempo fa e il ribaltamento dei diritti sanciti in Costituzione, tra cui quello al lavoro e ad una paga dignitosa”?
    Il giovine “anticapitalista” chessapevatuttto mi ha risposto:”Ma dai in Italia non c'è mai stata un'economia gestita dallo stato e c'era lavoro perché i capitalisti dovevano ricostruire dalle macerie dopo la seconda guerra mondiale, ma adesso non c'è più niente da ricostruire e le merci prodotte dai capitalisti avidi creano 'sovrapproduttività'”.
    L'ho salutato cordialmente.

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    1. Il problema è CHI ha diffuso, con pensieri, parole, azioni e omissioni, questi slogan. Il decerebrato che hai incontrato è in realtà un normotipo che è praticamente racchiuso nella maggior parte dei cittadini occidentali (non solo italiani).
      L'effetto Dunning-Kruger è una patologia in crescita, allo stato manifesto: prima che la crisi fosse tangibile era in stato di incubazione e veniva confusamente sedato dall'idea che "è colpa di abberluscone" (il che in parte è pure vero, ma descrivendo una concausa minore, un epifenomeno concorrente, la cui rilevanza si sta sempre più sbiadendo e che, comunque, non è mai stata compresa nel suo effettivo apporto di corresponsabilità).

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    2. "Le idee e le opinioni non "nascono" spontaneamente nel cervello di ogni singolo: hanno avuto un centro di irradiazione e di diffusione, un gruppo di uomini o un anche un uomo singolo che le ha elaborate e le ha presentate nella forma politica di attualità.". (Gramsci, Quaderni del carcere (a cura di V. Gerratana), Einaudi, Torino, 1975, pp. 1140-41).

      All'epoca lo schiaffarono in carcere, oggi basterebbe dargli del complottista.

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  7. Questi gruppi si rifanno alla filosofia marxista:
    "Ne parla Karl Marx come inevitabile conseguenza del capitalismo. Intensificando al massimo la produzione per l'ottenimento del massimo profitto, si favorisce l'insorgere di crisi di sovrapproduzione. Per uscirne la società capitalistica deve distruggere parte della produzione e delle forze produttive, distruggere ricchezza e provocare miseria per produrre nuova ricchezza."
    https://it.wikipedia.org/wiki/Sovrapproduzione

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    1. Per carità: ne abbiamo già parlato, proprio esaminando le correlazioni tra concetto di equilibrio della sottoccupazione, soluzioni varie suggerite dopo la crisi del '29, e teorie keynesiane che, come evidenzia Galbraith, fanno venir meno questo passaggio fondamentale della "profezia" marxiana.

      Il punto è che, un tempo, queste teorie avevano una fonte di diffusione ben comprensibile; oggi, -finita l'epoca dei partiti marxisti e del loro coordinamento incentrato sul riferimento sovietico, ovunque nel mondo-, la loro sopravvivenza, dato il controllo culturale totalitario esercitato dal neo-liberismo, rientra evidentemente in un disegno incentivato da chi esercita tale controllo.

      Il sistema controlla, il che significa "finanzia" (in molti modi che passano per diversi tipi di ONG e think-tank), l'informazione e anche la "controinformazione", in modo da creare falsi antagonismi, sinergici col disegno e gli interessi oligarchici.
      Rinvio a una serie di "vecchi" (e più recenti) post su questi specifici temi....

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    2. Il punto è che Marx è padre delle scienze sociali. Poi ci sono stati i figli. Poi i figli dei figli. Per quasi due secoli.

      La scienza, a differenza delle religioni, si sviluppa.

      Questi sono sottosviluppati: perché non citano Kalecki, Kaldor o Myrdal? O Graziani?

      Marx si rifà ai classici, che, a differenza dei marxisti, li ha studiati minuziosamente e ne è naturalmente stato influenzato: Marx è l'autore più influente degli ultimi secoli ed è stato un genio assoluto. I marxisti pensano che semplicemente recitando il comunister noster, il suo spirito infonderà loro il suo genio. Come in tutte le religioni, gli adepti credono di aver rivelata la Verità.

      Marx, oggi, avrebbe parlato di sottoconsumo e sarebbe stato keynesiano: poi, in quanto genio, avrebbe dato un contributo al keynesismo, alla sociologia, all'antropologia e avrebbe legato tutto epistemologicamente insieme tramite la filosofia.

      Sicuramente non avrebbe ripetuto a pappagallo quello che scriveva due secoli fa.

      Figuriamoci, Basso mezzo secolo fa faceva notare a proposito che Engels, nella traduzione italiana del Manifesto, allertava che molti concetti politici presenti erano obsoleti. Ed eravamo ancora nell'800.

      Chi fino adesso non ci ha supportato è inutile o dannoso dibattito: è parte del problema.

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    3. Anche io ho avuto la stessa impressione; questo accostamento di teoria della sovrapproduttività marxiana, ambientalismo catastrofista in stile ipcc, decrescismo latouchiano, con l'aggiunta poi, come mi hanno detto questi "antimperialisti", della rivendicazione di un reddito (di cittadinanza?) sganciato dalla "sovrapproduttività" brutta e cattiva, mi ha fatto venire in mente che il fine non dichiarato di questi movimenti sia proprio il contrario di quello che propagandano "dal basso"

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    4. Caro Bazaar,
      ritengo anch'io che oggi Marx sarebbe stato keynesiano. Che i subacculturati "Dunning-Kruger" affected, (che vivono di altrui riflesso senza averci capito un tubo) non possano per definizione capire e finiscano per portare "l'acqua co' le recchie" al capitale finanziario internazionalizzato, lo dimostra il fatto che, se vanno all'università, lo fanno per poter pontificare sulla base di in-competenze che, guarda caso, implicano:
      a) la speranza di rimanere disoccupati e prendersela cor sistema capitalista manifatturiero (industria brutta e inquinante);
      b) la prospettiva di affermare il diritto a rimanere disoccupati, acquisendo il REDDITO DI CITTADINANZA, finanziato togliendo i soldi ai "vecchi" privilegiati che, pensa un po', fruiscono delle pensioni pagatesi lavorando e del sistema sanitario pubblico, pagato altrettanto a suon di tasse (che questi geni non vorrebbero certo pagare).

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    5. Ah, dimenticavo: essendo per definizione privati in prospettiva di ogni copertura previdenziale e sanitaria pubblica (anche se non "possono" capire perché), sono però sfavorevoli al TTIP; non perché obbligherebbe alla privatizzazione di tali settori, ma perché renderebbe insicuri, dal punto di vista igienico-ambientale, quei consumi che non vogliono più effettuare.

      Ma a loro che importa se "adorano" l'idea di coltivare un orticello con zappe di legno (costruitesi da soli, visto che l'acciaio, per loro, in Italia, non deve avere un futuro e che bisogna puntare solo sul turismo, valorizzando un territorio concimato con...la loro privilegiata produzione intellettuale)?

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    6. Che poi, se si guarda ai manoscritti non pubblicati relativi all'ultimo periodo delle sue ricerche, forse Marx keynesiano lo era già, o comunque era sulla buona strada per diventarlo: "Marx seems to have seen investment, credit and money as indispensable factors in capitalist crises."

      "And it is clear that, if Heinrich is right, Marx’s mature crisis theory starts to look very much like a Keynesian explanation, with the emphasis on aggregate demand, banking, money and credit cycles."


      Soprattutto quel che risulta evidente è che le ricerche di Marx (meglio che "il marxismo") erano un cantiere aperto, non certo un insieme di formulette passepartout (che di "storico" avrebbero ben poco): "Marx admitted that he needed to revise previous manuscripts to publish volume 3 of Capital, and that he even needed to thoroughly revise volume 1 too, but died before doing so."

      Come dice Heinrich stesso: "Marx himself, in any case, did not seek final certainties. He was far more interested in the critical business of undermining certainties in order to open up new spaces for thought and action – in which it’s not immediately clear what the correct result will be.

      In contrast to the “Marxism” that Marx rejected, with its identity-defining certainties, this critical, unfinished Marx has an extremely stimulating and subversive effect. Which of his analyses and concepts are useful, what can help to change the world, and what can’t, is not fixed for all time".


      (Il primo link l'avevo già segnalato, ma lo ripeto a beneficio di Lucs e di eventuali nuovi lettori).

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    7. Rammento la tua prima "quotation": mi sovviene, data l'importanza dell'approfondimento del tema, che, se e quando avrai tempo, un commentario esplicativo di questa analisi dell'evoluzione "finale" di Marx(tutto sommato coerente, in chiave di indagine scientifica allargata e adeguata ai tempi), risulterebbe un prezioso contributo.
      Ovviamente, per il bene degli esserei umani pensanti e non meramente "pensati" (da ESSI e a loro insaputa, comme il faut).

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    8. Grazie per gli utili riferimenti che dimostrano che Marx fosse molto più intelligente dei marxisti; è veramente curioso che il marxismo, da movimento per l'emancipazione delle classi subalterne, si sia trasformato esso stesso in religione oppio dei popoli. Qui dalle mie parti gli appartenenti a lotta comunista girano in giacca e cravatta, perché, mi hanno detto, si sentono già élite con tutte le verità in tasca, che è pronta a guidare le grandi masse. Alcuni dalle mie parti li chiamano Testimoni di Marx, perché hanno lo stesso abbigliamento e atteggiamento dei Testimoni di Geova, entrambi poi ti suonano alla porta per darti il loro giornale, ed entrambi sono coloro chessannotutto perché sono i divulgatori della Verità Rivelata.

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    9. "Lotta comunista" attualmente è per la "durezza del vivere", alcuni suoi articoli sembrano scritti dal fantasma di TPS... Uno spettro si aggira per l'€uropa!

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