giovedì 29 settembre 2016

MA COME SI FA AD ANDARE AVANTI COSI'?


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http://www.bonsai.tv/articolo/citazioni-memorabili-di-house-of-cards-le-frasi-piu-belle/78871/

1. Ci siamo più volte posti delle domande di portata sistemica che, nell'attuale crisi italiana, sempre più senza vie d'uscita, assumevano la funzione di richiamo retorico sul cuore del problema: il condizionamento mediatico come mezzo di controllo sociale, contrario ad ogni evidenza fattuale e ad ogni residuo di dignità e cura dell'interesse della società italiana.

Ora formulerei un altro interrogativo che, a prima vista, appare espresso nel linguaggio della lamentela più popolare: 
"Ma come si fa ad andare avanti così?"

2. Mi spiego: la domanda esige una precisazione che riassume, invece, una dura realtà che viene, more solito, celata nella sua integrale portata dal sistema dei media ordoliberista e €uro-addicted, e che invece presuppone un'adeguata conoscenza dei meccanismi economici e istituzionali che derivano dall'appartenenza all'€uropa. Dal sogno che si materializza in un incubo
Riformulo perciò l'interrogativo incorporando tale precisazione:
"Come si fa ad andare avanti così se, per il solo fatto di  essere italiani e costretti (dal 1978) ad appartenere alle varie forme di europa (monetaria) dal "terrorismo ideologico europeista" (L.Spaventa dixit, in Parlamento, proprio nel 1978), siamo costretti a subire il decurtamento attuale dei nostri risparmi, per via di mutamento unilaterale delle condizioni contrattuali dei nostri c/c, la molto concreta prospettiva di un incisivo prelievo fiscale patrimoniale  sugli stessi, e la quasi certezza che, se non subiamo tali prelievi, perderemo del tutto tali risparmi?"




3. Alla crescente aliquota di italiani che, loro malgrado, non posseggano tali risparmi e fronteggino la prospettiva di non poterli mai avere, diciamo due cose. 
La prima è che dovrebbero seriamente chiedersi quali siano le cause di ciò e non colpevolizzare se stessi, una volta riusciti a capirle, né colpevolizzare i presunti "ricchi possidenti" che tali risparmi li abbiano faticosamente accumulati (senza esportarli in conti esteri), del cui impoverimento non si avvantaggerebbero.

La seconda cosa è che, al contrario di quanto in base al livore profuso mediaticamente  si induce credere, la distruzione, per via fiscale e/o per via di bail-in (burden sharing), degli altrui risparmi, non solo non li avvantaggerebbe ma, anzi, li danneggerebbe, portando ad una ovvia contrazione del PIL, come riflesso della c.d. propensione marginale al consumo dello stesso risparmio
Il che comporta ulteriore fuoriuscita dal mercato di imprese, conseguente maggior disoccupazione e connessa ulteriore deflazione salariale: con l'aggravarsi della situazione di tutti, ma proprio tutti, gli italiani cui, sempre più, in massa, sarà precluso di poter pensare non solo di avere un decente reddito e un proporzionale risparmio, ma persino di poter far fronte ai debiti già contratti (per acquisire un'abitazione o un'automobile...o la lavatrice).

4. Se questo è il quadro, - quello dell'ital-tacchino da spennare in nome del sogno €uropeo-, una magra consolazione ci viene dal sapere che, persino sul Financial Times, si ammette, di fronte alla disperazione diffusa in elettorati sempre più "indisposti", le favole paurose non funzionano più: "...Queste favole paurose hanno contribuito alla generalizzata perdita di fiducia nella professione economica e nella sua reputazione di indipendenza di giudizio. E insieme a questa si perde anche il rispetto per le istituzioni internazionali come l’OCSE e il Fondo monetario internazionale, tutti volenterosi collaboratori nel costruire le paure anti-Brexit".
In Italia, per primi, data la situazione €uro-bancaria così impellente, - quasi quanto in Germania tra Deutschebank e, ora, anche il Landesbank sector-, abbiamo, o dovremmo avere, dunque, la impellente sensazione di non poter più andare avanti così.


"...E ciò, vista anche l'evoluzione della situazione mondiale, che implica un progressivo cedimento della "facciata" marmorea di una governance mondiale affidata alla grande finanza, ormai irreversibilmente screditata. 
In una situazione, cioè, in cui il capitalismo finanziario finisce per essere come un condannato con la "condizionale",  questa sorta di "epigrafe", vale nell'orizzonte del breve periodo. 
Al massimo, può ancora durare fino a quando una probabile nuova crisi finanziaria imporrà di prendere quelle misure che dopo il 2008 non si ebbe il coraggio di attuare: limitazione della libera circolazione dei capitali e superamento del modello di banca universale e della ossessione dei "cambi fissi" (almeno). 
Certo non sarà senza traumi un simile "rappel a l'ordre", ma almeno implicherà la profonda revisione della composizione della governance mondiale: ne verranno travolti e dunque ripensati, FMI, WTO e la stessa UEM.
E si dirà basta con i banchieri al potere...ovunque
Avranno perso ogni legittimazione anche di mera facciata, e il controllo mediatico non basterà più: come potranno i giornalisti di regime e i banchieri istituzionalizzati chiedere ancora alle masse di disoccupati e lavoratori precari, spogliati di ogni sicurezza sociale e dei loro risparmi (e prospettive di risparmio) di sopportare ancora i costi della crisi che "loro" avranno nuovamente provocato?
Nel medio-lungo periodo, dunque (quando ancora non "saremo tutti morti", si spera), questa incomprensione, o incompleta comprensione, degli effetti del neo-liberismo, porterà inevitabilmente a ripensamenti e revisioni da parte di tutti gli attori (USA in primis): tanto più traumatici per tutti, quanto più sarà ritardata l'espulsione dai processi decisionali degli attuali componenti della stessa governance "globale".  
Ci sarà da divertirsi (in un senso del tutto eufemistico), perchè "alla prossima" salteranno anche "loro".
 

martedì 27 settembre 2016

QUAESTIONES D€ REFERENDI SUBTILITATIBUS (1...?)


https://chs.revues.org/docannexe/image/382/img-7.png
(Il punto interrogativo nel titolo è dovuto all'incertezza sulla proseguibilità del lavoro svolto sul blog: la shadow-censura  dei links permane...)

1. Cominciamo dal quesito: secondo alcuni costituzionalisti, il quesito al referendum sulla riforma costituzionale sarebbe "corretto".
Ceccanti, utilizza un argomento formale-testuale: "le prassi seguite finora sui referendum che riguardano la conferma di riforme costituzionali sono chiare. Il quesito ha sempre riprodotto testualmente il titolo della legge di modifica approvata". 
Ma questo costituzionalista, ordinario di diritto pubblico comparato, già senatore per il partito principale proponente della riforma:
"oltre ad essere uno tra gli ispiratori del progetto del Partito Democratico ed eletto all’Assemblea Costituente (ndr; di tale partito), è anche uno dei principali autori dello Statuto del PD... 
Da sempre[3] sostenitore della necessità di riformare la Costituzione[4], prende più volte posizione a favore del sì al referendum costituzionale dichiarando, tra l'altro, agli inizi del 2016: "Dubito che l'opinione pubblica, al di là delle appartenenze politiche e culturali, voglia tenersi un sistema che ci potrebbe far ricadere nell'impasse del 2013 per la formazione del Governo e che in assenza di una Camera delle autonomie scarica i conflitti sulla Corte costituzionale. Il Presidente del Consiglio ci ha messo la faccia perché è la riforma che giustifica la prosecuzione della legislatura, ma il quesito è soprattutto su una indifferibile riforma, giusta nel merito che resterà anche dopo Renzi e che in realtà nella sua elaborazione era stata condivisa, sin dai lavori della Commissione di esperti del Governo Letta, anche dall'intero centro-destra" (sic, ex multis, il sunto di Wikipedia). 

2. Più improntata a una ricostruzione problematica del quesito, in virtù della maggior distanza da propensioni politiche personali, risulta dunque la valutazione di Ainis:  
"Purtroppo il vizio, se così si può dire, è all'origine. Risulta dalla tendenza ad attribuire alle leggi titoli accattivanti, con intuizioni che hanno solo un obiettivo di resa comunicativa
I precedenti ci sono e i primi che mi vengono in mente sono il decreto definito Salva Italia o la legge sul mercato del lavoro chiamata Jobs Act. Ma anche il governo Monti si distinse con un nome particolarmente ammiccante come il decreto Crescita Italia. L'effetto, quando si passa al referendum su modifiche costituzionali, è che come in uno specchio il quesito riporta il titolo della legge...
All'origine dovevano accorgersi in parlamento anche di quale titolo andavano approvando. Non si può obiettare ora quando, purtroppo, tutto è stato fatto". 
Dubitiamo, per come sono andate le votazioni nelle due camere, che qualcuno, anche volendo, potesse far notare, e formulare diversamente, la natura "comunicativa e accattivante" del titolo.

3. Però è vero che ormai quello che troverete sulla scheda elettorale è questo:

http://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2016/09/refe1.png

Mentre, per fare un esempio, altrettanta verosimiglianza e "resa" di quel che i cittadini saranno chiamati a decidere, avrebbe potuto rivestirla questa versione alternativa del quesito che trovate subito sotto; che, tra l'altro, non condivido pienamente, perché fa risaltare aspetti casta-cricca-corruzione-spesa-pubblica-improduttiva-per-la-politica, e non ne emerge, invece, il punto fondamentale della riforma, cioè la €uropean connection, cioè la vera posta in gioco nel referendum:


4. Ma il "vizio" di impostazione logico-giuridica del fronte del "no", è cosa di cui non ci si può stupire.
Fa parte di un frame sempre più radicato e inestirpabile nell'opinione di massa: scollegare la riforma costituzionale dalla questione europea, è l'altra faccia dell'atteggiamento per cui l'euro è sbagliato e porta all'austerità "cattiva", ma rimane comunque una scelta irreversibile a fronte dei presunti "costi" dell'€xit, che vengono regolarmente sovrastimati, mentre si tace sui costi, in crescita esponenziale, del rimanere nella moneta unica.

5. Come rendersi conto della €uropean connection, - che peraltro è enunciata, come prima e principale ragione giustificativa della riforma, nella stessa Relazione governativa di originaria presentazione del ddl. costituzionale al Senato- ve lo indico in una breve sintesi suddivisa in semplici steps:

b) verificate il testo dei "nuovi" articoli artt. 55 - "Le Camere": cioè conformazione, struttura e "mission" istituzionale delle Camere- e 70 - "La formazione delle leggi": cioè procedure e contenuti generali, ma anche "tipizzati", della funzione legislativa, ripartiti per competenze tra le due "nuove" Camere; e quindi definizione delle procedure in base a cui, certe leggi, con certi contenuti, devono esserci immancabilmente, violandosi altrimenti il dettato costituzionale, sia quanto alla mission che all'oggetto deliberativo delle Camere stesse-;

c) vi accorgerete, dunque, che l'effetto aggiuntivo più eclatante, rispetto alle previsione della Costituzione del 1948 è che "la partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea" è divenuta un contenuto super-tipizzato e dunque, potere-dovere immancabile, della più importante funzione sovrana dello Stato (quella legislativa): ergo, la sovranità italiana è, per esplicito precetto costituzionale, vincolata, per sempre, ad autolimitarsi attraverso l'adesione alla stessa UE che, per logica implicazione, diviene un obbligo costituzionalizzato

d) Non potrebbe dunque non essere, lo Stato italiano, parte dell'Unione, così com'è (dato che la previsione costituzionale non parla di alcuna iniziativa tesa alla revisione e al dinamico aggiornamento dei trattati stessi), altrimenti il parlamento, cioè il teorico massimo organo di indirizzo politico-democratico, non sarebbe in grado di adempiere al suo dovere costituzionalizzato.

ADDENDUM: sottolinerei, senza perderci troppo tempo, che se si è sentito il bisogno di questa interpolazione costituzionale su mission e configurazione contenutistica della funzione legislativa, evidentemente una ragione c'è (v. infatti quanto detto sub n.4).
Ma il punto ha una logica normativa palese.
Se fosse bastato l'art.117, nelle equivalenti vecchia e nuova formulazione, per costituzionalizzare il "vincolo €uropeo", perché allora ricorrere alla modifica di norme ben più fondamentali, come appunto gli artt.55 e 70, appunto per ridefinire la mission del parlamento e tipizzare, - su un singolo trattato!- (cosa che, ad es; non è stata fatta per il trattato NATO, in 60 anni di sua applicazione), lo stesso contenuto vincolato della funzione legislativa? 
ADDENDUM 2: Il riparto di competenze tra Senato e Camera non c'entra molto con la...competenza generalissima, e implicita (per regola del diritto internazionale generale) nella stessa soggettività dello Stato italiano, a ratificare i trattati e a legiferare in derivazione di un qualsiasi trattato (ove necessario): eseguire e attuare i trattati, è precetto già contenuto nell'art.10 Cost (coi limiti indicati dall'art.11 Cost. quanto alle "organizzazioni internazionali").  
L'esecuzione legislativa dei trattati non è una "materia", da fare oggetto di ripartizione di competenze, potendo tale esecuzione intervenire in una molteplicità di materie, e cioè di interessi corrispondenti a diversi settori socio-economici.

Notare che, in questa atipica "grande voglia" di costituzionalizzare come speciale e immutabile l'obbligo di appartenere all'UE e di attuarne le "politiche", si è perfino previsto, nel nuovo art.80 Cost., che la ratifica dei trattati spetti in generale alla sola Camera, mentre "le leggi che autorizzano la ratifica dei trattati relativi all'appartenenza dell'Italia all'Unione europea sono approvate da entrambe le Camere". 
Insomma, l'appartenenza all'UE e l'attuazione delle sue "politiche" divengono non una (giuridicamente inconfigurabile) "materia", ma un precetto costituzionale di determinazione della fonte della sovranità - cioè  dell'indirizzo politico legislativo, che ne costituisce la principale espressione- appunto in funzione di tale appartenenza e di tale attuazione. 
In totale indipendenza dall'espressione elettorale di tale indirizzo politico, - cioè qualsiasi maggioranza sarà vincolata da tale precetto sulla formazione dell'indirizzo politico esterna alla volontà dell'elettorato-, e in contrasto col principio della  sovranità popolare (art.1 Cost.), i cui "modi e forme" di manifestazione, nei crescenti e pervasivi settori devoluti alla competenza dell'UE, divengono ininfluenti su contenuti sempre più imponenti, e fondamentali, della stessa sovranità.
Ed infatti...


6. Ma v'è di più: questo quid novi non può che avere riflessi sulla stessa propensione della Corte costituzionale a sindacare, con effettività e concreta comprensione della natura delle politiche che ci impone l'Unione europea, la violazione dei principi immodificabili della Costituzione (da parte dell'imposizione di tali politiche). 
Queste nuove formulazioni appaiono avere una potenziale funzione omogenea a quella già avutasi con l'altra "grande" riforma imposta dall'Unione €uropea: il nuovo art.81 con il "pareggio di bilancio". 
E, rispetto alla "consapevolezza" mostrata finora dalla Corte, il rischio è del tutto identico: nel costante conflitto tra tali previsioni costituzionali e i principi fondamentali che definiscono i diritti indeclinabili dei cittadini in una Repubblica fondata sul lavoro (cioè sull'obbligo statale di perseguimento di politiche economiche e fiscali di "pieno impiego"), la Corte non scorgerà alcuna esigenza di ristabilire una gerarchia", tra le fonti (dato che la Costituzione primigenia è superiore a quella derivante da revisione) nonché tra i valori storici della democrazia (norme "economiche", secondo una consolidata giurisprudenza della Corte, non sarebbero, infatti, capaci di incidere sui rapporti sociali e politici. Cioè l'ordine politico-sociale sarebbe indifferente all'assetto economico, lasciato alla insindacabile ideologia perseguita dai trattati!).

7. Concludendo (sul punto riforma & €uropa), autocito una mail inviata a un amico con cui ci dolevamo delle difficoltà "a sinistra" - incluse quindi le ragioni esposte dai comitati per il "no"- a trattare con consapevolezza e senso della realtà la questione €uropea:
Non era affatto difficile portare all'attenzione dei non-colti e dei semicolti il legame cogente della riforma con l'€uropa. Era certamente più facile rispetto a qualsiasi altro aspetto: risparmi di spesa, semplificazione istituzionale, potenziamento dell'esecutivo e "governabilità: tutti elementi su cui infatti si litiga strenuamente perché oggettivamente contraddittori nel testo.
Ed infatti: basta vedere gli artt.1 e 10 della riforma (che ne sono il clou): si costituzionalizza l'obbligo di attuare il diritto UE come mission del parlamento e sostanza immancabile della funzione legislativa.
E' probabilmente l'unico aspetto precettivo non controvertibile di tutta la riforma.
Ergo, l'adesione all'UE-M, COSI' COM'E', risponde ora a un obbligo costituzionale, dato come presupposto indefettibile (superando le "giustificazioni" imposte dell'art.11 Cost. che si tenta di bypassare definitivamente): ciò impedirà, con forza ancor più travolgente, alla Corte cost. di sindacare qualsiasi aberrazione proveniente dall'UEM e renderà il diritto UEM integralmente e incondizionatamente superiore a ogni fonte nazionale.

Ma i "nostri" per evidenziare questo aspetto assolutamente centrale della riforma, avrebbero dovuto litigare con tutto lo Stato maggiore dei costituzionalisti ventoteniani (dalla Z. di Zagrelbesky...etc).. Invece se ne sono altamente strafregati: et pour cause.
Faccio notare, cosa che rileva rispetto allo stesso Lapavitsas, che neppure in Grecia sono giunti a manipolare il testo costituzionale per rendere irreversibili l'UE e l'euro.

8. Magari, un una prossima occasione, - essendo il referendum ormai fissato per il 4 dicembre (concomitante, pensate un po', col rinnovo del voto presidenziale in Austria), e quindi non mancando il tempo a disposizione- approfondiremo la "sostanza" della legittimità costituzionale della revisione..."costituzionale".
Una riforma il cui oggetto referendario non solo è vincolato da un quesito prestabilito nella versione "accattivante e comunicativa" sopradetta, non solo ha oggetti talmente multipli e diversificati, nonché sfuggenti agli stessi elettori (come quello attinente all'€uropa), da non poter essere riassumibili in alcun modo in un unico quesito ragionevole e intelleggibile; ma una riforma che, in più, ha un contenuto e un titolo-quesito che sono anche stati prestabiliti dall'Esecutivo
Un Esecutivo che gestirà la campagna referendaria come una prova, una vera e propria "ordalia", per la prosecuzione del suo mandato e della legittimità della maggioranza parlamentare che lo sostiene.

domenica 25 settembre 2016

(EU)GENETICA: UNA F€DE PER RIPLASMAR€ L'UOMO (PERCHE' ESSI VIVONO-2)


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1. Questo è un post di "recupero" dell'interessante materiale fornito da Stopmonetaunica nei commenti al post precedente.
Ma per inquadrarne l'attualità occorre una premessa: la cinghia di trasmissione delle idee totalitarie, nel senso qui precisato (cioè non solo concettualmente, ma attivamente e istituzionalmente instauratore della "vera natura" dell'uomo), è la propensione di chi stia in cima alla gerarchia strutturale della società ad investire una parte, tutto sommato modesta, delle risorse accumulate, al fine di rendere accettabili e prevalenti tali idee presso la maggioranza degli esseri umani assoggettati (il "paradosso €uropeo" è un mero corollario localizzato e specializzato in una certa area economico-culturale, di tale principio di controllo sociale).  
Questa direzione dell'investimento che potremmo definire "cultural-conservativo" ha a che vedere con l'idea, connaturata ad un certo grado di involuzione del consorzio umano, della cristallizzazione (scientificizzata o magico-religiosa) dei rapporti di forza economici comunque instauratisi in un certa fase storica.

"Chiunque può nutrire pensieri malvagi, orribili e disgustosi. Ma questi restano dei semplici fantasmi a meno che trovino un mezzo di manifestarsi in concreto nel mondo che ci circonda. Così, per comprendere come l'ideologia che anima lo Stato islamico sia riuscita a raccogliere le risorse materiali necessarie per conquistare un territorio più vasto del Regno Unito, dobbiamo indagare più da vicino il suo contesto materiale".
Nella presente situazione, il maglio del controllo sociale basato su queste idee, già più volte evidenziate, colpisce secondo una logica sempre più evidente e apertamente dichiarata:





3. In sintesi, esiste un continuo flusso di idee deragliate dalla razionalità umana, che limiterebbe le ragioni di conflitto tra individui della stessa specie all'indispensabile e si servirebbe, normalmente, di elementi rituali abbastanza riconoscibili, capaci di stabilizzare la convivenza umana: e questo, affinché l'esistenza di ciascuno possa essere dedicata ad attività che veramente gli danno un senso, piuttosto che al doversi difendere dalla costante aggressione di altri esseri umani (divenuti in pratica dei sociopatici), agenti per finalità miopemente egoistiche. 
Queste idee deragliate si diffondono per grandi filoni, capaci di plasmare il "senso comune", e si arricchiscono di corollari che sottendono tutti uno stesso messaggio: esistono individui "dominanti" cui spetta il governo, possibilmente mondiale, del consorzio umano e una moltitudine di soggetti unfit e recessivi, che non solo non possono sindacare la manifesta illogicità di queste idee, ma che vengono indotti a condividerle...o a essere "terminati" in quanto superflui.  
4. Svolta questa premessa, lascio la parola all'interessante report svolto da Stopmonetaunica:
"Dall'eugenetica non solo nacque il settore della genetica, largamente finanziato dagli stessi interessi danarosi alla ricerca del controllo sociale, ma fu così anche per il settore del controllo della popolazione. 
Nella letteratura ambientale e nella retorica, un concetto che gioca una parte significativa, emerso nel corso degli anni, è quello del controllo della popolazione
La popolazione è vista come un problema ambientale, in quanto maggiore è la popolazione, più risorse essa consuma e maggiori terre occupa. All'interno di questo concetto, più persone ci sono e peggio diventa per l'ambiente. Così, i programmi volti a controllare la crescita della popolazione sono spesso concepiti sotto la lente ambientalista. Vi è in questo settore anche un elemento decisamente radicale, che vede la crescita della popolazione non semplicemente come una preoccupazione ambientale, ma che invece inquadra la gente, in generale, come un virus che deve essere eliminato se la Terra vuole sopravvivere.
 
4.1. Tuttavia, visto dall'elite, il controllo della popolazione riguarda più il controllo del popolo piuttosto che la salvezza dell'ambiente. Le elite sono sempre state attratte dagli studi sulla popolazione che hanno aiutato a costruire, in molti settori, la loro visione del mondo. 
Le preoccupazioni sulla crescita della popolazione furono realmente prese in considerazione con Thomas Malthus alla fine del XVIII secolo. 
Nel 1798, Malthus scrisse una "teoria sulla natura della povertà" e "chiese il controllo della popolazione senza vincoli morali", citando la carità come promotrice di "povertà di generazione in generazione che semplicemente non aveva alcun senso nel sistema naturale di progresso umano." Così, l'idea di carità divenne immorale. Il movimento eugenetico stesso si legò alla teoria di Malthus per quanto concerne il "rifiuto del valore dell'aiuto dei poveri."[28]
Le idee di Malthus e più tardi quelle di Herbert Spencer e Charles Darwin furono rimodellate all'interno dell'etichetta dell'ideologia d'elite di "Darwinismo Sociale", che era "l'idea che nella lotta per sopravvivere all'interno di un mondo duro, molti esseri umani erano non solo meno degni, ma erano in realtà destinati a scomparire come un rito del progresso. 
La conservazione dei deboli e dei bisognosi, era, in sostanza, un atto contro natura."[29] 
4.2. Questa teoria ha semplicemente giustificato l'immensa ricchezza, potere e dominio di una piccola elite sul resto dell'umanità, perché queste elite si sono sempre viste come gli unici esseri veramente intelligenti, degni di possedere tale potere e privilegio."
http://nwo-truthresearch.blogspot.it/2010/07/la-rivoluzione-tecnologica-e-il-futuro_23.html
Oggi la cesoia è stata usata invece per tagliare il welfare, componente essenziale della socialdemocrazia keynesiana, ed è rimasta invece, anzi è fiorita, la carità stracciona del dare due centesimi ai poveri tanto per far vedere che si è tanto BBBUUONI...una carità che, alla luce dei fatti, non migliora per nulla la condizione di povertà in cui si trovano gran parte delle persone negli strati sociali più bassi...anzi, questa carità sembra essere una morte assistita...
4.3. "Francis Galton coniò poi il termine di "eugenetica" per descrivere questo settore emergente. I suoi seguaci credettero che il 'geneticamente inadatto' "dovrebbe essere spazzato via", usando tattiche come "la segregazione, la deportazione, la castrazione, il divieto di matrimonio, la sterilizzazione obbligatoria, l'eutanasia passiva - e in definitiva lo sterminio."[30] 
La reale scienza eugenetica mancava di prove evidenti, e in definitiva Galton "sperava di rielaborare l'eugenetica come una dottrina religiosa," che doveva "essere presa come fede, senza nessuna prova."[31]
Mentre era in corso il tentativo di rietichettare "l'eugenetica", un'edizione del 1943 di Eugenical News pubblicò un articolo intitolato "L'eugenetica dopo la guerra", che citava Charles Davemport come uno dei fondatori e principali progenitori dell'eugenetica, nella sua visione "di una nuova umanità divisa in caste biologiche, con la razza superiore che controlla e schiavizza le razze che sono al suo servizio."[32]
4.4. Un articolo di Eugenical News del 1946 affermava che: "Popolazione, genetica [e] psicologia sono le tre scienze verso le quali gli eugenetisti devono guardare per l'effettivo occorrente su cui costruire una filosofia eugenetica accettabile e sviluppare e difendere proposte pratiche di eugenetica."[33]
Nel periodo post-bellico, dagli anni '50 fino ad arrivare agli anni '60, le colonie Europee, si stavano ritirando in qualità di nazioni dal "Terzo Mondo", che stava conquistando l'indipendenza politica. Questo in molti circoli rinforzò il supporto per il controllo della popolazione, perché: 
"Per coloro che hanno tratto maggior beneficio dallo status quo a livello mondiale, le misure di controllo della popolazione erano un'alternativa molto più appetibile per porre fine alla povertà del Terzo Mondo o per promuovere un autentico sviluppo economico."[34]
Nel 1953, "John D. Rockefeller III convocò un gruppo di scienziati per discutere le implicazioni del drammatico cambiamento demografico. Essi si incontrarono a Williamsburg, in Virginia, sotto gli auspici dell'Accademia Nazionale delle Scienze, e dopo due giorni e mezzo convennero sulla necessità di una nuova istituzione che poteva produrre una scienza solida per orientare i governi e gli individui nell'affrontare le questioni della popolazione."[35] 
Questa nuova istituzione diventò il Population Council (Consiglio sulla Popolazione). Sei dei dieci membri fondatori del Consiglio erano eugenetisti. 
4.5. "Nel 2008, Matthew Connelly, professore alla Columbia University, scrisse un libro intitolato "Fatal Misconception: The Struggle to Control World Population" (Equivoco Fatale: la lotta per il controllo della popolazione mondiale), nel quale analizzava criticamente la storia del movimento per il controllo della popolazione. Egli documenta la crescita nel settore avvenuta attraverso il movimento eugenetico.
Nel 1927 uno studio sulla contraccezione finanziato da Rockefeller ricercò "qualche semplice misura che sarà disponibile per la moglie di un abitante dei quartieri poveri, di un contadino, di un operaio, anche se sordi di mente." 
Nel 1935 un rappresentante disse al Consiglio di Stato Indiano che il controllo della popolazione era una necessità per le masse, aggiungendo che "Non è quello che vogliono, ma è un bene per loro". Un funzionario della sanità pubblica nell'Indocina francese disse nel 1936 che il problema con gli indigeni era che "sono nati in troppi e non ne muoiono abbastanza".[38]

La tesi generale di Connelly era di "come alcune persone abbiano lungamente cercato di ridisegnare la popolazione mondiale riducendo la fertilità degli altri." 
Inoltre: Connelly esamina il controllo della popolazione come un movimento globale, transnazionale, perchè l'obiettivo dei suoi principali sostenitori e praticanti era quello di ridurre la popolazione mondiale attraverso la governance globale e spesso i governi nazionali venivano visti come un mezzo per raggiungere questo fine. Fatal Misconception è perciò un'intricata relazione del network di individui influenti, organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative e governi nazionali.[39]".
4.6. "Come riportato dal New Scientist, mentre la contraccezione e i diritti di fertilità delle donne erano in fase di espansione: "Per gran parte dell'ultimo mezzo secolo, il controllo della popolazione venne prima dei diritti umani che furono sacrificati." 
Inoltre, il New Scientist scrisse che Connelly "mette a nudo gli oscuri segreti di un ethos autoritario neo-malthusiano che ha creato un programma internazionale sulla popolazione costruito attorno al controllo." Uno dei concetti orribili fu che "le politiche ufficiali che resero accettabili la distribuzione degli aiuti alimentari alle vittime di carestie solo se le donne accettavano di essere sterilizzate."[43] In una triste ironia, questo movimento dei diritti delle donne apparentemente progressista, in realtà, ebbe l'effetto di tradursi in una catastrofe umanitaria, con forti ripercussioni sulle donne dei paesi in via di sviluppo. 
Nel 1969 il biologo Paul Erlich scrisse il libro, molto influente, "The Population Bomb", in cui predisse che la sovrappopolazione mondiale avrebbe causato carestie di massa già negli anni '70."[44] 
Nel suo libro, egli si riferisce al genere umano come ad un "cancro" per il mondo:
"Un cancro è una moltiplicazione incontrollata di cellule, l'esplosione demografica è una moltiplicazione incontrollata di persone. Trattare solo i sintomi del cancro può rendere più confortevole la vita della vittima in un primo momento, ma alla fine essa muore - spesso orribilmente. Un destino simile attende un mondo con l'esplosione della popolazione, se vengono trattati solo i sintomi. 
Dobbiamo spostare i nostri sforzi dal trattamento dei sintomi all'asportazione del cancro. L'operazione richiederà molte decisioni apparentemente brutali e senza cuore. Il dolore può essere intenso. Ma la malattia è molto avanzata di modo che solo con la chirurgia radicale il paziente ha la possibilità di sopravvivere.[45]"
http://nwo-truthresearch.blogspot.it/2010/07/la-rivoluzione-tecnologica-e-il-futuro_23.html

4.7. Ma anche qui:
"Reardon documenta quindi il discredito dell'eugenetica e il viraggio verso il basso della retorica proveniente dai suoi sostenitori. Uno dei fattori, citato da Reardon, che frenò l'entusiasmo, fu l'obiettivo della sterilizzazione delle classi superiori, dovuto alla loro detronizzazione finanziaria a causa della Grande Depressione
Reardon scrive:
"Improvvisamente, molti degli appartenenti alle classi medie e alte, che avevano precedentemente giudicato la "non idoneità" ereditaria sulle basi della povertà economica, adesso si trovarono impoveriti. Questi "nuovi poveri" temevano che la selezione della "non idoneità" potesse essere confusa. Trovandosi classificati dagli eugenetisti come "l'aristocrazia dei non adatti", temevano di poter diventare coloro a cui è applicata la sterilizzazione obbligatoria, non solo ad appannaggio del "veri inadatti". [3]

4.8. James Lovelock, un importante attivista ambientalista, recentemente ha fatto notizia con i suoi commenti su ciò che egli considera come un'imminente catastrofe ambientale. 
E' interessante notare che Lovelock afferma che il mondo affronta una crisi ambientale che è in gran parte causata dalla sovrappopolazione dalla quale egli vorrebbe vedere sopravvivere "il meglio della nostra specie".[4] 
Questo ci porta all'era dell'eugenetica post Seconda Guerra Mondiale. 
Gli eugenetisti che mettono in conto il discredito dei principi eugenetici, adesso si affezionano a queste idee dell'ambientalismo e del controllo della popolazione in un tentativo di portare avanti l'eugenetica in una forma più velata. Adesso veniva enfatizzato il controllo Malthusiano della popolazione.

4.9. I Rockefeller e gli Osborns.
Frederick Henry Osborn (1889—1981)
Un'importante puntualizzazione da fare, quando si affrontano tali questioni, è che le stesse famiglie che in precedenza avevano finanziato e reso popolare l'eugenetica in America prima della Seconda Guerra Mondiale, nell'era post seconda guerra mondiale spostarono le loro risorse e i loro finanziamenti verso la promozione della riduzione e del controllo della popolazione
Diverse importanti famiglie furono responsabili del finanziamento e della promozione dell'eugenetica in America, vale a dire le famiglie Rockefeller, Carnegie, Harriman e Osborn. Due famiglie, i Rockefeller e gli Osborns, furono particolarmente significative. John D. Rockefeller Sr. contribuì con una gran quantità di denaro alla costruzione del Cold Spring Harbor Laboratory nei primi anni del '900, che ospitò l'Eugenics Records Office dal 1910 al 1944. L'influenza di Rockefeller si diffuse anche all'estero in Germania, dove risiedevano il Kaiser Wilhelm Institute per la Psichiatria, e il Kaiser Wilhelm Institute per l'Eugenetica, l'Antropologia e l'Eredità Umana. Gran parte del denaro utilizzato per far funzionare queste strutture venne da Rockefeller.[5] 
Questi istituti divennero i centri dei programmi eugenetici nazisti durante il regno di Adolf Hitler." etc etc...
su: http://nwo-truthresearch.blogspot.it/2010/11/eugenetica-e-ambientalismo-dal.html