sabato 1 ottobre 2016

ANTISTATALISMO E..."RIMBALZINI&AIUTINI" NELL'ERA DELLA GRANDE RIFORMA: DEUTSCHEBANG!


https://assets.bwbx.io/images/users/iqjWHBFdfxIU/iFAtvTp.7z9M/v5/620x349.jpg

1. Nell'autunno del grande ricatto sulla grande riforma... 
Financial Times: con il no al referendum conseguenze per la crescita dell'Italia e per l'Eurozona

...per instaurare la Grande Società internazionalizzata...
"Perché mai pochi uomini al governo dovrebbero saperne più dei molti che ogni giorno lavorano, producono, scambiano merci, servizi e moneta in tutto il mondo? E’ la candida obiezione con la quale Friederich von Hayek mise con le spalle al muro gli statalisti. E da qui prende le mosse Franco Debenedetti per bocciare senza appello l’“insana idea”.
Franco Debenedetti ha trascorso la sua carriera tra l’industria e la politica, dalla Olivetti alla Fiat a una lunga esperienza parlamentare nella sinistra politica; oggi presiede l’Istituto Bruno Leoni, il principale pensatoio liberista italiano e uno dei più stimati a livello internazionale".
Debenedetti)[2], si laurea in ingegneria al Politecnico di Torino nel 1956. Lavora inizialmente nell'azienda di famiglia, per passare poi all'Olivetti nella quale rivestirà anche le cariche di vicepresidente e amministratore delegato.
Per tre legislature è stato eletto al Senato della Repubblica, rispettivamente del 1994, 1996 e 2001 per le liste del PDS e DS, dove ha fatto parte della Commissione Industria, Commercio e Turismo.
Attualmente siede in alcuni consigli di amministrazione di società, enti e fondazioni, tra cui CIR, COFIDE, Piaggio, Fondazione Rodolfo Debenedetti, Fondazione Italia USA, Progetto Italia. È stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Ezio Tarantelli (1996) e il Premio Capalbio per l'Economia (1999). Ha pubblicato alcuni volumi tra i quali Sappia la destra (Baldini & Castoldi, 2001), Non basta dire no (Mondadori, 2002), Grazie Silvio (Mondadori, 2006).
Dal 2008, insieme con Alberto Mingardi, conduce Blue-liberisti in Red per l'emittente privata Red Tv[3]. Nel 2009 pubblica, insieme ad Antonio Pilati, il libro La guerra dei trent'anni - Politica e Televisione in Italia 1975 - 2008 (Einaudi 2009).
In occasione delle elezioni politiche italiane del 2013 non ha preso posizione nel PD, ma ha dichiarato una preferenza per il partito Fare per Fermare il Declino, guidato da Oscar Giannino[4].
Nell'ottobre 2015, insieme al fratello Carlo, è rinviato a giudizio per l'indagine sulle morti per amianto alla Olivetti: il processo di primo grado si conclude nel luglio dell'anno successivo con la condanna, identica a quella del fratello, a cinque anni e due mesi di reclusione [5].

2. I problemi nazionalistici, e proprio tra produttori di moneta (quelli che dovrebbero capire ben di più di tutti gli altri esseri umani, che vanno ottusamente a votare per eleggere governi, pensate un po', che li rappresentino!), però si manifestano ancora, chissà perché; e proprio dentro all'€uropa, modello e fine ultimo della Grande Società.
Ma vengono affrontati con grande orgoglio e dignità da parte di chi "comanda" nell'irenica paneuropa.
La Germania fa quadrato intorno al suo "miracolo" industrial-finanziario, infatti, contro tutto e contro tutti:
http://scenarieconomici.it/wp-content/uploads/2016/01/FireShot-Screen-Capture-108-Class-action-negli-Usa-contro-Deutsche-Bank_-%C2%ABCos%C3%AC-guadagnava-truffando-i-clienti_-%C3%88-come-per-Vw%C2%BB-Il-Sole-24-ORE-www_ilsole24ore_com_art_finanza-e-mercati_2016-01-1.jpg
Poi, come sapete, a settembre:

Deutsche Bank Is Asked to Pay $14 Billion to Resolve U.S. Probe Into Mortgage Securities.

"The financial pressure on Deutsche Bank has already spilled into German politics, stirring speculation Chancellor Angela Merkel’s government might be forced to offer support. Cryan told Bild newspaper this week that the firm doesn’t plan to raise capital and that government aid was “out of the question.” Any taxpayer-funded solution for the bank’s troubles would be Merkel’s downfall, said the leader of Germany’s biggest opposition party".
http://static.dagospia.com/img/patch/02-2016/deutsche-bank-weidmann-schaeuble-762450.jpg

Le dichiarazioni del “Club Merkel” sull’argomento sono del tutto irrilevanti e servono solo a cercare di evitare altro panico sui mercati, e tuttavia il destino di Deutsche Bank è segnato.
La banca tedesca ha un enorme deficit di capitale che è dovuto a:
E non cito il problema del valore nominale dei Derivati per cui Deutsche Bank agisce come market maker, diciamo che su questo argomento concedo il beneficio del dubbio e ipotizzo che nel complesso il valore reale di esposizione di Deutsche Bank, ovvero elise le operazioni di segno opposto sia vicino allo zero e dunque non sia un pericolo".


4. Oggi, momentaneo rimbalzino del titolo DB, che non deve essere estraneo all'aspettativa dell'inevitabile intervento pubblico.
In effetti, ci sarebbe pure questo prevedibilissimo aiutino tra amici, considerata l'enorme utilità della Germania nella strategia delle elites capitaliste USA che hanno "creato" l'€uropa; dunque un aiutino, non certo inatteso per i "mejo informati":

FOLLIE DI MERCATO - LA DEUTSCHE BANK QUESTA MATTINA ERA SULL’ORLO DEL DEFAULT, E GIA’ PARTIVANO I CONFRONTI CON QUELLO DELLA LEHMAN BROTHER - POI, DOPO UNA TELEFONATA OBAMA-MERKEL, SI DIFFONDE LA VOCE CHE GLI USA RIDUCONO DA 14 A 5 I MILIARDI DI MULTA ALLA BANCA TEDESCA PER I MUTUI SUBPRIME - ED A WALL STREET IL TITOLO SCHIZZA A +6% -

Ma...un momento: il problema non è riducibile al pagamento di questa o quella somma a titolo di sanzione inflitta dalla Fed...

"Ultimo bilancio di Deutsche Bank si è chiuso con una perdita di 6,8miliardi contro un patrimonio netto tangibile di 5,8 miliardi...
Citigroup dice "fa notare che Deutsche Bank, con un “leverage ratio” del 3,4%, “appare in condizioni peggiori anche rispetto al target prefissato per la fine del 2018″ e calcola che, con spese legali di appena 2,9 miliardi di euro e in caso di successo della smobilizzazione, alla fine del 2017, della quota del 70% detenuta in Postbank, il CET 1 ratio risulta pari all’11,6% entro la fine del 2018. 

Tutto ciò implica che la banca farà fronte a un buco di 3 miliardi di euro rispetto al suo target pari al 12,5%, e a un leverage ratio al 3,9%: e, dunque, a un buco di capitale di 8 miliardi di euro rispetto al target del 4,5%." 
Nel mentre Soros si sfrega ampiamente. 
Nessuno però menziona le uniche tre parole che servirebbero per rimettere in sesto l'economia: Glass Steagall Act. E una quarta: GALERA". 

6. Insomma, per tornare all'Italia, nulla di rassicurante in ogni caso. Esito del referendum bello o brutto che sia:
"...il BundeStaat interverrà massicciamente in salvataggio e ricapitalizzazione di DB (e Commerzbank und Landesbanken varie e avariate), per non guastare la festa delle presidenziali USA; e mi pare il minimo.

Ergo, "l'ondata di vendite sui titoli bancari" attualmente in corso servirà, alla fine, solo all'accelerazione dell'insolvenza, con burden sharing, del sistema bancario italiota. Che passerà di mano, sul "residuo" rimasto dopo apposita tosatura dei risparmi dei correntisti. (Certo, a ogni rimbalzino si griderà istericamente allo scampato pericolo...per spontanea "bontà" dei mercati efficienti...).

Naturalmente, non c'è bisogno di dirlo, per l'intervento pubblico tedesco verrà ritenuta applicabile l'ipotesi di instabilità finanziaria sistemica, (p.45 direttiva BRRD) che rende "sproporzionati" gli effetti del burden sharing sui correntisti crukki: ma non altrettanto per gli effetti della crisi bancaria tedesca sul sistema italiano.
E forse è pure meglio così, si fa per dire, visto che, comunque, gli istituti devono finire in mani estere, (preferibilmente americane, ma anche franco-tedesche non guastano), e che, col pareggio di bilancio, l'intervento pubblico di ricapitalizzazione accelererebbe, per finanziarlo, lo smantellamento di pensioni e sanità (e territorio; anche se al M5S credono che sia dovuto alla corruzione e alla casta).

Ma a pensarci bene, l'occasione è talmente ghiotta che mi sa proprio che la coglieranno: troppi segnali mediatici sono in tal senso.
Naturalmente, appena passato il referenudum.
Qualunque esito abbia...."

7. E per riallacciarci all'incipit, sulla Grande Società dei vincenti (autoproclamatisi tali), che non possono perdere tempo coi perdenti, pare che i mercati globalizzati e le istituzioni internazionali, - che devono imporre il super-razionale "diritto internazionale privatizzato", in luogo del clientelare diritto nazionale, che ci si assicura, con apposite riforme costituzionali,  non possa essere altro che mera esecuzione vincolata del primo-, abbiano sempre più "grandi" problemi.  
Ma gli anti-statalisti neo-liberisti, non ascoltano nessuno; si sa, sono "economisti". Non si fanno impressionare da nulla:




8. Sapendo che la "domanda" non è rilevante o tutt'al più si può distruggere per sacre finalità di mantenimento della moneta unica, (salvo qualche vago ripensamento):
http://icebergfinanza.finanza.com/files/2014/01/treeeeeeeeee.jpg
e sapendo che conta solo "l'offerta", - la cui connessione con la riforma costituzionale è misteriosa quanto la correlata profezia di "crescita"-  si può tranquillamente "promuovere" l'Italia in questi termini:

21 commenti:

  1. E la pace, Quarantotto? E Ventotene?

    Di questa citazione era comparso un segmento in rete qualche tempo fa. E subito tutti a dire: "bisogna contestualizzare!".

    Pronti!

    La riporto integralmente, senza tagli, grassetti o altro (subito prima e subito dopo si parla d'altro). La data nel diario è il 12 aprile 1953.

    "La situazione europea si va appesantendo, a causa delle iniziative di distensione russe. I successori di Stalin gettano zavorra sia all’interno, con l’amnistia, con la riabilitazione dei medici, con l’arresto di qualche capro espiatorio; sia all’estero con proposte conciliative. Si sentono malsicuri, devono affrontare una grossa crisi di successione del sultano morto (o assassinato?), e non vorrebbero complicazioni internazionali. Ma a questo indebolimento sovietico corrisponde non un rinnovato vigore occidentale, ma un desiderio torbido e malsano di adattarsi, di arrestare gli armamenti e lo sviluppo dell’unità europea.
    Stalin doveva, per l’Europa, vivere ancora un anno, fino alle elezioni europee. Prima che ci siano un parlamento ed un governo europeo, l’unità europea dipende essenzialmente dalla congiuntura della politica mondiale. Il giorno in cui queste due istituzioni esisteranno, esse saranno una forza motrice largamente indipendente dalla congiuntura della politica mondiale. Se Napoleone III avesse trovato un accordo con l’Austria dopo Plombières, Cavour e la sua politica italiana sarebbero stati perduti. Napoleone III ha fatto l ’accordo con l ’Austria dopo Villafranca; ma ormai c’erano forze italiane sufficienti per portare a termine il processo dell’unificazione anche senza l’appoggio dell’imperatore francese.
    L’Europa si trova oggi in una situazione simile. Si riuscirà a superare il punto morto? Sarebbe doloroso veder la navicella europea affondare miseramente, quando ormai era già in vista del porto.
    Per quanto non si possa dire pubblicamente, il fatto è che l’Europa per nascere ha bisogno di una forte tensione russo-americana, e non della distensione, così come per consolidarsi essa avrà bisogno di una guerra contro l’Unione Sovietica, da saper fare al momento buono in cui il regime poliziesco sarà marcio, ma pur sempre da fare per liberare i popoli assoggettati, e per dare ai popoli della comunità il senso della loro unità.”
    (A. Spinelli, Diario europeo (1948-1969), Il Mulino, Bologna, 1989, pag. 175).

    Questo dottor Stranamore, evidentemente pronto ad accettare il rischio, ma direi la certezza per chi avesse avuto un qualche contatto con la realtà, di un olocausto nucleare pur di realizzare l'Europa unita, sul modello di una politica espansionistica degli Stati ottocenteschi (ma non erano il male assoluto??), sarebbe il padre nobile dalle cui sagge ricette di pace, valore di cui parla con un lessico che pare uscito da un foglio fascista (il "desiderio" "torbido e malsano"), dovremmo tutti trarre ispirazione.

    Anche basta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per poter dire basta occorre avere un pensiero informato che è stato estirpato dall'intero mondo occidentale. Nella società €uropea ancor di più.
      Temo sempre che quella che diamo qui sia una testimonianza a futura memoria...

      Elimina
    2. Plausibilmente, dopo aver sperimentato con viva e vibrante rassegnazione le conseguenze palingenetiche di qualche provvidenziale (hegelianamente parlando) errore di calcolo.

      Elimina
    3. Ma vedi, caro Arturo, noi gli scritti dei "federalisti" - Madison, Einaudi, Robbins, Röpke, Hayek, Pistone, Albertini, Miglio, Spinelli, Rossi, Kalergi, Schmitt (dove cazzo stanno i democratici? Ah, Spinelli e Rossi... quelli che Masini tratteggia come liberali reazionari) - ce li siamo letti a differenza del gregge europeista.

      La borghesia semicolta si dimostra per quel che è sempre stato il suo ruolo storico: l'olio di ricino da servire nei talk show.

      L'utopia del federalismo irenico kantiano muore - di fatto - nell'ultimo quarto dell'800, quando, con la diffusa presa di coscienza delle scienze sociali, esplode la lotta tra capitale e lavoro, tra liberali e socialisti.

      Secondo il grande pensiero marxiano la trasformazione dello Stato doveva coincidere con la realizzazione del comunismo in tutto il mondo: questo avrebbe smorzato il conflitto sociale in tutte le sue forme. Quello tra comunità sociali di conseguenza, e, prendendo ad esempio la Russia, lasciando sfumare il concetto di nazione verso quello di nazionalità.

      Il superamento del "vecchio" Stato nazionale sarebbe avvenuto dopo la rivoluzione sociale.

      Poi c'erano i liberali e gli elitisti post-rivoluzione marginalista: costoro volevano de-sovranizzare e frammentare federando a macchia d'olio tutti gli Stati-nazione come da tradizione colonialista ed imperialista. Ossia tramite le armi e i trattati di libero scambio.

      Parentesi: Schmitt, con la sua penna priva di pudore morale e politico, prendendo spunto dai "Lineamenti di filosofia del diritto" di Hegel come Marx, ma espandendo altri passi dell'opera, fece notare che - la guerra commerciale intesa a danneggiare un Paese della comunità internazionale - è un atto di guerra.

      Atto di guerra caratterizzato da quella barbarie pre-westfalica per cui a fronteggiarsi non sono solo gli eserciti, ma tutta la popolazione civile che subisce la violenza diretta ed indiretta della fame.

      Il Leviatano che, con le sue pinne, chiude naso e bocca di Behemot. (Mentre scriveva ciò era assediata Stalingrado).

      « Chi domina il mare domina il commercio nel mondo, e a chi domina il commercio del mondo appartengono tutti i tesori del mondo e il mondo stesso »

      « Ogni commercio mondiale è libero commercio »

      Schmitt cita Sir Walter Raleigh e lo slogan liberista britannico.

      Chiaro?

      Spinelli a chi si rifà? Alle utopie di Garibaldi e Mazzini o al pensiero imperialista e neoliberista?

      Come scrive con orgoglio, si rifà alla tradizione liberista britannica. Imperialista e colonialista.

      I fascisti sono liberali che paludano il liberismo con la retorica del nazionalismo; i federalisti sono liberisti che paludano il fascismo con la retorica del pacifismo.

      Infatti, con chiarezza, la Luxemburg affermava che « l'europeismo è un aborto dell'imperialismo »

      Chiosiamo con quel genio di Schmitt:

      « Eminenti studiosi di economia politica, giuristi e filosofi elaboravano tali sistemi, e tutto ciò apparve evidente alla maggior parte dei nostri bisnonni, tanto che, alla fine, non furono più in grado di immaginarsi una scienza economica e un diritto internazionale diversi. Qui potrai vedere come il grande Leviatano eserciti il suo potere anche sulla mente e sull'animo degli uomini. È questo l'aspetto più sorprendente del suo dominio. »

      Quando il pensiero esoterico di un nazista è più realistico del Fogno di un branco di imbecilli.

      Elimina
    4. Agli ingenui quello di Altiero Spinelli può sembrare il delirio innocuo di un federalista utopico(?), ma si inseriva in un contesto in cui le forze avverse alla distensione fra i due blocchi contrapposti erano molto concrete e agguerrite.

      A pag. 155 di L'URSS vista da vicino, Rizzoli, 1988, Giulio Andreotti conclude così la narrazione riguardo la Bulgarian Connection e la vicenda giudiziaria di Sergei Antonov:

      «Poiché registro solo quel che ho visto e conosco, non voglio fare commenti. Enuncio solo il non bizzarro sospetto che le forze occulte che operano per render difficili gli accordi USA-URSS avessero giocato questa carta prendendo macabramente in giro la giustizia italiana.»

      Fra parentesi: in diversi periodi e con diversi rappresentanti sovietici, Andreotti discute dei rapporti economici bilaterali e dello squilibrio della bilancia commerciale (a noi sfavorevole, causa approvvigionamento dall'URSS di materie prime minerarie energetiche), trovando sempre interlocutori consci del problema e disponibili ad impegnarsi per un riequilibrio. Una lievissima differenza rispetto a ciò che accade oggi in U€...

      Elimina
  2. C'è un sito su internet che si chiama DoveConviene e qui possiamo trovare i volantini promozionali dei supermercati di tutte le zone e città d'Italia.
    Questa brochure ministeriale mi ha fatto venire in mente questo sito; potrei consigliare agli investitori di aprire un portale dal titolo DoveConvieneInvestire (o WhereWeShouldInvest), in cui ogni paese europeo potrà mettere i suoi volantini promozionali al fine di attrarre i capital flows della superclasse internazionale. E tutti faranno a gara a chi si genufletterà di più pur di rendere il paese adatto all'arrivo dei "filantropi" che porteranno "lavoro". Del tipo: in Italia offriamo tre ingegneri al prezzo di due, oppure, Grande Promozione Autunnale con lo sconto del 50% sui metalmeccanici; oppure, in Grecia svendiamo per fallimento mille operai al prezzo di 10. La fine della storia con gli uomini reclamizzati come i fustini di detersivo. E tutti poi che producono per esportare, perché il mercato interno sarà sempre più affossato; alla fine si accorgeranno che, se tutti si comporteranno così, i mercati interni di tutti i paesi saranno compromessi, con la conseguenza che anche gli export diretti verso i mercati interni di altri paesi saranno compromessi. E' un feedback negativo. Quando tutti gli operai di tutti i paesi saranno ridotti a stipendi da fame al fine di attrarre gli speculatori, chi se li comprerà più gli oggetti da loro prodotti? Ma questa è l'utopia della decrescita "felice"! Nessuno avrà più niente in tasca per comprarsi qualcosa, tranne, forse, un hamburger lowcost da McDonald's; l'ambiente verrà risanato per l'estinzione dei consumatori e tutti torneremo ad accontentarci di vivere nelle baracche. Comunque è l'unica via indiscutibile, anche perché, lo sanno tutti, se fosse lo stato a prendere le redini dell'economia, tutelando il salario e il benessere dei propri cittadini, facendo investimenti e controllando le proprie industrie, tutti i risultati positivi ottenuti in termini di riduzione delle disuguaglianze e aumento dei consumi sarebbero un frutto malato e perverso della corruZZione, dell'assistenzialismo, del clientelismo, dello statalismo, del parlamentarismo, e di tutte quelle altre manifestazioni perniciose del settore pubblico che tanto nocumento hanno provocato ai paesi che le hanno adottate, facendogli perdere numerosi punti in termini di competitività e facendogli precipitare in basso in tutte le classifiche sui diritti umani!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Quando tutti gli operai di tutti i paesi saranno ridotti a stipendi da fame al fine di attrarre gli speculatori, chi se li comprerà più gli oggetti da loro prodotti?"

      Questo è uno dei punti cruciali su cui si misura il potenziale di resilienza del modello ordoliberista rispetto alle sue stesse spinte autodistruttive. Al riguardo mi sembra particolarmente pertinente un passaggio dell'articolo di Fortesegnalato da Bagnai nel suo ultimo post:

      "As we have seen, it’s in the interest of capitalists to keep wages as low as possible. However, the contradiction that arises is that lower wages means less money available to purchase goods, which shrinks market size, and reduces the profit gained by capitalists. So if workers all have less money, what to do to sustain demand? One option is to increase wages — bad. Another option is to increase credit, as is being done. A third option is to increase the total mass of workers — as is also being done. Workers may all have less money to spend, but by importing more workers, you have a greater number of people spending (however little). Thus immigration can help to sustain or even increase demand, without increasing wages".

      Dal punto di vista macroeconomico mi pare indubbio che, almeno a medio termine, il giochetto riesca a funzionare bene.

      Elimina
    2. A condizione di rendere gli investimenti in capitale strumentale sempre meno convenienti e di arrivare al collasso finanziario da debt deflation degli stessi che guidano questo processo. E, in realtà, il medio termine in cui ciò possa transitoriamente funzionare, è già in buona parte trascorso: ci si avvia a grandi passi al turning point in cui, secondo la logica della stessa oliigarchia dominante, l'unico modo di far riprendere la domanda e gli stessi investimenti è una guerra di vasto scenario

      Elimina
    3. l'articolo citato afferma anche:

      '“Un fenomenale aumento della forza lavoro totale,” scrive Harvey, “potrebbe aumentare la massa di capitale che viene prodotta anche se il tasso di remunerazione individuale diminuisce.” Ciò che però Harvey non dice è che un modo per ottenere un aumento fenomenale della forza lavoro totale è quello di promuovere l’immigrazione di massa, o consentire tacitamente che grandi numeri di persone entrino illegalmente....'
      però, più in basso...
      'In ogni caso, dovrebbe essere chiaro che negli Stati Uniti, in Canada e parti dell’Europa, la deindustrializzazione causata dai trattati di libero scambio ha creato molti più disoccupati che in passato. Il fenomeno dell’aumento della disoccupazione a causa del libero scambio globalizzato è una peculiarità del capitalismo neoliberale. A quelli che beneficiano di questa situazione (le elites politiche ed economiche che governano il sistema a proprio vantaggio), risulta chiaro che una crisi è iniziata'
      http://vocidallestero.it/2016/10/01/immigrazione-e-capitale/
      Quindi...tutto questo fenomenale aumento della forza lavoro dove sta?
      Il giochetto può durare per un po quando l'economia è in fase di crescita, la ggente ha ancora un po di soldi in tasca (risparmi) e gli immigrati importati possono comperarsi merci a prezzi più bassi...ma in un'economia che è già da parecchi anni in depressione?
      Qui ci avviamo verso le batterie di immgrati alloggiati come i porci e le galline:

      "Le condizioni. I lavoratori reclutati, venivano alloggiati in stalle e porcili adibiti a veri e propri dormitori ed in condizioni igieniche-sanitarie degradanti. I loro documenti di identità erano detenuti dal “caporale” che conservava in appositi armadi metallici, dei quali solo lui deteneva la chiave. Gli operai erano costretti a lavorare in condizioni prive di sicurezza in quanto sprovvisti di dispositivi di protezione individuale (calzature antiscivolo, guanti, casco con visiera protettiva) e percepivano una paga inferiore rispetto a quanto previsto."
      http://www.zoom24.it/2016/08/05/caporalato-sfruttamento-immigrati-27077/
      "In Puglia, come in altre regioni del sud Italia, nell’ultimo decennio si sono formati dei veri e propri “ghetti” fatti di baracche, in cui vivono migliaia di braccianti stranieri. Spesso sono sorti a ridosso delle vecchie borgate agricole disabitate, altre volte sono sorti spontaneamente.

      Il più noto è il Gran ghetto di Rignano Garganico, dove vivono un migliaio di braccianti africani, ma ce ne sono almeno altri sei o sette in tutta la provincia di Foggia.

      Lavorano tutti sotto caporale. Sono i nuovi “suprastanti”, sui loro cellulari che d’estate diventano bollenti, a mediare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro nell’agricoltura del ventunesimo secolo. Sono loro a fornire ai proprietari terrieri squadre di lavoro “disciplinate” i cui membri accettano di lavorare per meno di venti euro al giorno."
      http://www.internazionale.it/opinione/alessandro-leogrande-2/2015/08/28/sfruttamento-caporalato
      Qui la propensione al consumo da parte degli immigrati non sembra essere una constante, anche se bassa, ma pare tendente a ZERO! E meno di ZERO un immigrato non lo puoi pagare. Per avere un profitto in tali condizioni dovremmo importare decine di milioni di immigrati ognuno con una propensione al consumo sempre più tendente a zero, e che sarà un millesimo di quella di un italiano con un buon lavoro fisso ai tempi d'oro della nostra economia.
      Alla fin fine, comunque, se non ci sarà più lavoro e consumo per gli autoctoni, dove lo troveranno il lavoro da dare agli immigrati, anche se venissero a lavorare aggratis?
      Forse la loro utopia è un mondo del tuttogratis?
      Lavoratori aggratis per produrre merci che saranno vendute aggratis.

      Elimina
    4. Dimentichi che "non ci sono pasti gratis".
      O meglio, che la Caritas, o qualsiasi ONLUS del vattelapesca buonista-mondialista, - finché il sistema pare reggere sulla propaganda dell'accoglienza "delle risorse"-, reclameranno comunque le tasse pagate dagli occupati (residui) per fornire questi pasti (altro che fondi basati sulla "spontanea" compassione dell'oligarchia, impegnata a essere glamour a Capalbio e a fare propaganda per il sì).

      Elimina
    5. C'è sempre il meccanismo di aggiustamento dei prezzi a sostenere il valore reale degli asset delle super-élite. Anzi, più l'economia collassa, più le rendite da deflazione (se i patrimoni sono ben configurati e allocati) aumentano. Per non parlare di tutti gli anti-statalisti che prosperano con le prebende da incarichi 'istituzionali' endogamicamente assegnati. Certo, qualche creditore col cerino acceso in mano alla fine inevitabilmente rimarrà. Ma anche questa è selezione darwiniana (delle élites: a chi tocca nun se 'ngrugna!)

      Elimina
    6. Piccola ma fondamentale precisazione a conforto dei creditori (di rango) alle prese coi cerini: naturalmente i patrimoni di cui sopra sono inclusivi di quanto sacrosantamente recuperato dai debitori insolventi (eh già: per fortuna è passato il tempo degli espropri proletari camuffati da monetizzazione del debito...)

      Elimina
    7. Più l'economia degli stati viene portata al collasso per via del finto debito da risanare con la svendita di tutti gli asset degli stati stessi, più questi luoghi pubblici cadono in mano ad una ristretta cerchia di persone private pingue.
      La mia ipotesi è che, alla fine, se ci sarà un'umanità che sopravviverà (è ancora da vedere) a forza di competitività, di risanamenti dei debiti, di privatizzazioni e di svendita dei patrimoni pubblici, questa avrà al suo interno una super-super élite, che avrà sbaragliato la concorrenza, e la cui proprietà principale sarà la TERRA, nel senso dei territori geografici che prima erano sotto la gestione pubblica statale, e di tutti i patrimoni immobiliari e artistici al suo interno; e non avrà quindi più bisogno di produzione e consumo di massa per accumulare ulteriore capitale e ricchezza; sarà felice così; gli basterà solo qualche cameriere. D'altronde il suo motto sarà:"Toglietemi tutto ma non il mio property right!!".

      Elimina
    8. Una situazione corrispondente al Sacro Romano Impero del pieno medioevo, prima che irrompesse il controllo da parte dei banchieri. Solo allargata all'intero pianeta, o quantomeno al c.d. "Occidente", e fondata su un enorme differenziale di strutture/tecnologie avanzate, rispetto a quelle, "a esaurimento" (di investimento lordo manutentivo), lasciate alla massa esterna a...Elysium.

      Ne nascerà una saga di ribellioni soffocate nel sangue e nelle epidemie, ma anche caratterizzata dal rafforzamento dei c.d. pretoriani (se non riusciranno ad avere il completo controllo coi droni...pagati, ora, da noi).

      Elimina
    9. @stopmonetaunica
      Lo scenario escatologico da te ottimamente tratteggiato corrisponde nella sostanza a quello che avevo in mente. Mi chiedo allora: chi o che cosa potrà invertire questa tendenza?

      Direi che la risposta è: nessuno e niente, all'infuori di qualche spasmo particolarmente violento del totem da ESSI stessi progressivamente plasmato per essere contemporaneamente venerato come autocratica Razionalità Immanente.

      Che dunque il Dio Mercato sia, se non con noi, quanto meno solo con se stesso (ovvero, imparziale dispensatore, tra gli altri, di grossi cerini ad alto potenziale pirico)

      Elimina
  3. Ciao Quarantotto, temo che il tuo Blog, che gentilmente condividi con noi, sia una delle poche fiammelle che tiene ancora vivo l'Istituto della Ragione e della Razionalità, in un mondo avvolto dall'oscurità dove non più l'Uomo, ma bensì l'individuo si manifesta non con il Pensiero, ma attraverso le opinioni e il misero calcolo. Non siamo certo all'Hotel California, ma all'Hotel dell'Abisso dove tanta pseudocultura sinistrata alloggia nelle sue confortevoli e lussuose stanze.
    Fa orrore e ribrezzo pensare che l'Italia ha subito passivamente una rivoluzione liberale, a partire dai fatidici anni 1979/1981, in totale contrasto e disprezzo con i Dettami e Valori Fondativi della nostra Costituzione, stravolgendo l'assetto economico e di conseguenza sociale del paese ( al di là di quello che pensa la nostra Corte Costituzionale, anch'essa ospite nelle agiate stanze dell'Hotel dell'Abisso) senza che le Istituzioni, che dovevano per Natura e Statuto salvaguardare quel modello economico a tutela dei milioni di persone che rappresentavano ( non gratuitamente), se ne accorgessero.
    La domanda da porsi è : Se uscissimo dall'euro e dall'Unione europea, strumento attraverso cui si è attuata la rivoluzione liberale contro la Costituzione, contro il lavoro e infine contro il Paese, l'Italia avrebbe una classe politica capace di guidare autonomamente la Nazione secondo i valori della nostra Costituzione?
    La risposta è un tragico NO.






















































    RispondiElimina
    Risposte
    1. Spero che questa mia risposta sia visibile e che anche il blog non sia sotto attacco hacker-shadowbannatori: quello che tristemente sottolinei è il problema che andrebbe chiarito in altre sedi, in TUTTE le sedi, anche molto più "importanti" della presente, dove si fa informazione critica di tipo divulgativo-scientifico.

      Dare una risposta, per quanto previsionale, a questo aspetto del problema, è ormai persino più importante che persuadere e formare, sulla corretta conoscenza di dati e meccanismi in atto, qualche migliaio di persone.

      Un "medium", in una dinamica democratica corretta, (che è quella di tali sedi informative), è appunto solo uno strumento di formazione dell'opinione pubblica.

      Ma poi occorre che questa opinione pubblica, portata al livello di opinione di massa (ove mai riuscisse ad avere un adeguato peso elettorale), possa essere rappresentata e, di conseguenza, a produrre un indirizzo politico-amministrativo.

      Problema enorme, nella desertificazione cultural-accademica che ha travolto ogni componente della nostra classe dirigente attuale.

      Elimina
  4. "Caccia a 500 geni nei licei, lo Stato li finanzia. Il progetto del governo nel pacchetto ricerca e università della prossima legge di Bilancio: i ragazzi individuati saranno seguiti negli studi. Investimento da 450 milioni. Aiuti anche a studenti meritevoli e in difficoltà economica."
    Non bastavano le banali e semplici "borse di studio" ora si va verso una selezione intellettuale darwiniana: sembra una forma di "eugenetica culturale".
    Forse sono troppo pessimista ma il sospetto di selezione culturale mi viene quasi spontaneo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Autorevoli basi teoretiche come sappiamo non mancano:

      "In quelle rare occasioni in cui un ragazzo o una ragazza, che abbia superato l’età entro la quale è agevole determinare lo status sociale, mostri una marcata abilità tanto da sembrare un pari dei dominanti, si presenterà una situazione difficile, che richiederà un’attenta considerazione. Se il giovane sarà contento di abbandonare i suoi compagni e di gettarsi di tutto cuore nel campo dei dominanti, potrà, dopo opportune valutazioni, essere promosso; ma se mostrerà una qualche forma deprecabile di solidarietà con i suoi compagni d’un tempo, i dominanti dovranno in modo riluttante concludere che nulla può essere fatto per lui all’infuori di spedirlo alla camera letale prima che la sua intelligenza indisciplinata abbia il tempo di diffondere il seme della rivolta. Questo sarà un compito doloroso dei dominanti, ma penso che essi vi lavoreranno senza cedimento."

      Hai visto mai che stanno cominciando a prenderlo in parola...

      Elimina
  5. http://www.repubblica.it/politica/2016/10/02/news/zagrebelsky_renzi_scalfari-148925679/

    Articolo di Eugenio Scalfari di ieri, a commento del confronto televisivo tra Renzi e Zagrebelsky sul prossimo referendum.

    In questo articolo, Scalfari confonde il sistema della rappresentanza parlamentare dei più ( secondo le varie, diverse classi sociali e dei relativi interessi, e della formazione dei governi secondo il criterio della maggioranza) che è proprio di ogni vera, moderna democrazia, con l'oligarchia, che è il controllo ( o l'abolizione) delle assemblee parlamentari e dei governi da parte dei meno ( fasce ristrette della popolazione e dei relativi interessi).

    Nell'ottica di Scalfari, falsa logicamente e storicamente, la democrazia non è mai esistita, nè può esistere.

    Siamo già passati dall'accettazione de facto dell'oligarchia, alla accettazione teoria ( e citazione - ieri molti su fb - da parte mia ho scritto una lunga nota, alla Scalfari, di controreplica, cercando di far capire dove, oltre al merito della legge e dei sistemi elettorali, abbiamo rinunciato agli obiettivi costituziinali).



    RispondiElimina