sabato 15 ottobre 2016

"SI" VIS B€LLUM PARA "PAC€M"... E CAMBIA LA COSTITUZIONE

http://img10.deviantart.net/cb9e/i/2015/110/2/9/si_vis_pacem_para_bellum_bg_by_tylersteele-d6nr2gh.png
(sì, il titolo inverte il brocardo dell'antica saggezza: proprio perché nell'invertirlo non c'è alcuna saggezza...)

1. Sapreste trovare lo stretto legame tra queste due notizie? 

2. Chi segue questo blog, in realtà, non dovrebbe avere difficoltà a istituire l'evidente connessione. Una serie di problemi che abbiamo evidenziato più volte in vari modi:
- parlando della "difesa €uropea" e della sua  stretta relazione col trattato Nato, che emerge da norme fondamentali del TFUE, che prefigurano, infatti, "il conto da pagare" per l'appartenenza all'Unione. Questa stretta relazione e, anzi subordinazione della politica di difesa €uropea, alle esigenze della Nato è ben espressa nel "notorio" art.42, paragrafo 7, del TFUE:
"7. Qualora uno Stato membro subisca un'aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Ciò non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri.
Gli impegni e la cooperazione in questo settore rimangono conformi agli impegni assunti nell'ambito dell'Organizzazione del trattato del Nord-Atlantico che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva e l'istanza di attuazione della stessa."

- quando abbiamo parlato della "caduta del Muro di Berlino e della logica elementare":
d) perchè poi, proprio successivamente al trattato che istituisce l'Unione politica e monetaria, invece di una maggiore pace si sono verificati, per la prima volta in Europa dal tempo della seconda guerra mondiale, episodi di guerra,  MA TUTTI PROMOSSI DAL BLOCCO NATO CONTRO PAESI DELL'EX AREA DEL SOCIALISMO REALE E CON L'APPOGGIO POLITICO E MILITARE DEI PAESI ADERENTI ALLA PREDETTA UNIONE? E ciò fino alla crisi Ucraina, dove una sanguinosa guerra civile è stata obiettivamente occasionata dall'espansione a Est dell'area di influenza politico-economica dell'UE?

-  quando abbiamo passato in rassegna le stesse fondamenta della c.d. "pace" implicata dal federalismo €uropeo:
[Ecco] la reale visione di Spinelli sulla costruzione €uropea, ritraibile da un discorso (del 1985) che, nell'attualità, - e quando le dinamiche che erano auspicate esplicitamente (e implicitamente ma necessariamente) nel "Manifesto" si sono consolidate in modo coerente -, costituisce una sorta di interpretazione autentica dell'ideologia e della prassi politica concepita a Ventotene...
"Ci sono essenzialmente due metodi che sono contemporaneamente in opera; c'è il tentativo che fa perno intorno alla Comunità e a tutti i suoi successi ed insuccessi, e c'è il tentativo di un'Europa che sia fatta dagli europei. E c'è contemporaneamente il tentativo di un'Europa che sia fatta dagli americani. E vorrei che non ci sdegnassimo inutilmente, e in fondo non seriamente, di questa seconda alternativa. L'unità imperiale sotto l'egida americana è certo anche assai umiliante per i nostri popoli ma è superiore al nazionalismo perché contiene una risposta ai problemi delle democrazie europee, mentre il ritorno al culto delle sovranità nazionali non è una risposta.".
Passaggio eloquente al quale è da aggiungere questo:
3. Potremmo citare altre fonti, ma ci limitiamo a rinviare alla lettura del post, già linkato, "Grandi disastri, pace e corruzione: Spinelli e Hayek enunciano la via" (a sua volta riassuntivo di vari importanti interventi di Arturo).

Per capire il quadro che definisce la correlazione tra le due notizie, ci pare poi giusto enfatizzare un recente commento di Bazaar che ci fornisce la sintesi dello scenario innescato dal federalismo €uropeo, nei suoi complessivi tratti di tappa fondamentale verso il "mondialismo" delle elites dei "mercati" (ho aggiunto qualche link per chi non si accontenta e ha voglia di approfondire):
"Se si comprende che si sta andando verso una privatizzazione del diritto internazionale, va sottolineato che la distruzione dello Stato non implica l'annullamento dello "archè".
Significa semplicemente che le organizzazioni private - ossia i "marchi globali" - faranno le veci dello Stato e produrranno diritto internazionale ex-nihilo come nell'esperienza del cattolicesimo romano (ndr; la Sassen chiama tale processo di privatizzazione del diritto "denazionalizzazione").

È quindi evidente che il controllo territoriale sarà macroregionale - ossia non sarà fatto a misura d'uomo con quell'omogeneità culturale e linguistica che qualsiasi "leghista" potrebbe desiderare sperando di conservare le proprie radici culturali (ctonie) - ma sarà fatto ad uso e consumo dei "marinai" del capitale, ovvero aumentando i sezionalismi (qui p.4) il più possibile.

Come diceva Hitler: "ogni campanile una religione" (qui, p.2.4).

Il trust, il cartello, gli oligopoli devono poi avere delle superstrutture che ad un livello più alto, geograficamente continentale, producano diritto privato e si occupino di risolvere i conflitti (fin che ce ne saranno: quando ci sarà un unico monopolio avremo che la legge sarà l'arbitrio dell'imperatore).

(Il monopolio porterebbe alla pianificazione e razionamento dei prodotti, strozzandoli costantemente dal lato dell'offerta proprio come nel centralismo sovietico, soltanto che sarebbe fatto non per difendersi "dal nemico esterno", industria pesante a scapito dei piccoli "beni di consumo", ma da quello "interno"; quindi poiché il monopolio invece di essere pubblico sarà privato, è scientifico che il liberismo è strutturalmente il comunismo dei ricchi. Tutto ciò che è comune è privato.)

È evidente che questa super-struttura - questo "terzo livello" (di "menti raffinatissime", e dai a rotolarsi di isteriche risate...) - cercherà di coordinarsi per arrivare ad un unico centro politico mondiale - con necessariamente numerario sovrano - e con una amministrazione decentralizzata.
Si è mai vista una multinazionale strutturata diversamente?

Gerarchia, burocrazia, e amministrazione decentralizzata in base a grandi aree geografiche e, in parte, nazionali.
(Snake Plissken vive nel mondo auspicato dagli anarco-capitalisti)

Questo è diritto internazionale privatizzato: non è diritto, non è né nazionale né internazionale, e, volendo, non è neanche privato, non esistendo più il pubblico come termine di paragone.
Considerando l'etimologia di "privato", possiamo comprendere che si privano le comunità sociali di Diritto e - quindi - di diritti.
Solo flessibilità in entrata e in uscita dal mondo del lavoro che è il mondo e la vita stessi.

Il licenziamento si chiamerà eutanasia". 

4. Nel merito: dopo la natura oggettiva della crisi ucraina, in cui un governo democraticamente eletto è stato rovesciato da milizie e movimenti di piazza finanziati da forze estere, con l'effetto di rompere un equilibrio geo-politico corrispondente a un'evidente esigenza difensiva della Russia, ben nota da decenni alla controparte Nato, come si può qualificare una iniziativa di "pace e giustizia fra le nazioni" ai sensi dell'art.11 Cost., lo schieramento di truppe ai diretti confini con la Russia?
Lo si può giustificare solo ritenendo recessiva tutta la Costituzione, anche nei suoi principi fondamentali, di fronte agli obblighi internazionali determinati dall'appartenenza all'UE e, quindi, al quadro Nato
Quest'ultimo, peraltro, al suo fondamentale art.5 (v. p.4), impone a ciascun Stato membro di attivarsi militarmente solo in caso che un alleato sia oggetto di un'aggressione chiara ed attuale... 

E qui si può comprendere appieno il legame tra le due notizie riportate all'inizio del post: da dove nasce, infatti, l'idea che ogni norma costituzionale, senza alcun limite, sia subordinata ai, e travolta dai, trattati internazionali €uropei?
Dalla elaborazione delle istituzioni €uropee (CGUE e Venice Commission), come abbiamo visto qui, qui e qui.  

5. Dunque, in relazione alla possibilità di "slittamento" del referendum a seguito del ricorso di Valerio Onida - di cui abbiamo parlato di recente (p.5) -, Zagrelbesky fa un understatement nel dire, in proposito, "non vorrei che iniziative così venissero catalogate come le solite iniziative da giuristi formalisti che guardano ad aspetti particolari, astratti dal nucleo vero delle questioni". 
Se, infatti, non si pone la questione del travolgimento di ogni possibile limite costituzionale (al diritto internazionale privatizzato) da parte della riforma, in particolare dovuto alla nuova formulazione degli art.55 e 70 della Costituzione - che erigono a fonte costituzionale l'obbligo delle Camere di attuare le politiche €uropee, comprese quelle della "difesa" che, abbiamo visto essere intrecciate e subordinate al quadro Nato, e costituzionalizzano perciò l'obbligo di appartenere all'UE-; se non si pone la questione della "vera posta in gioco" della "riforma", poi ci ritroviamo con le truppe italiane schierate al confine con la Russia in missione deterrente e, perciò solo, "aggressiva"
Una cosa che sarebbe stata impensabile persino ai tempi della "guerra fredda", quando non c'erano "la pace e la prosperità" garantite dall'euro.

10 commenti:

  1. Ho compreso il legame tra le due notizie solo leggendo il post. Avete una capacitá di analisi davvero sorprendente. Grazie di cuore.

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  2. E' il libero mercato...e la "democrazia" è il nostro "bene comune" più prezioso...ne siamo tanto fieri che la esportiamo ovunque.

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  3. Mi limito ad aggiungere che, la microanalisi ripresa nel post, nasce da una semplice riformulazione, più volte percorsa in questi spazi, della contestualizzazione storico-economica e sociologico-politica in cui la Costituzione è stata sterilizzata e deformata sino al punto di rottura.
    Contestualizzazioni di carattere istituzionale che in quest'occasione sono state espresse cercando una dimensione schmittiana.

    Si nota che, con la scomparsa del diritto pubblico, questo blog chiuderà per impossibilità di conseguire l'oggetto sociale... per fuga nell'iperuranio dell'Idea di diritto pubblico.

    Comunque, per chiarezza: con "ex-nihilo" - Dal Nulla - Schmitt porta ad esempio la capacità giuridica della Chiesa cattolica di produrre diritto internazionale - pubblico! - che non nasce da consuetudini.

    Il diritto che si costituisce non è quella pratica per cui si norma la convivenza positivizzando prassi e consuetudini già in essere in un determinato territorio. (E da cui nasce lo Stato così come lo conosciamo che va a regolare la vita dei cittadini: Stato - dice Schmitt - è sempre e solo Stato di diritto)

    (Spunto di riflessione: i "cittadini" chiedono l'efficienza amministrativa, il Popolo rivendica potere politico)

    Quando Schmitt parla (con un fremito di piacere, nota mia) di ex nihilo, sintetizza quella che nella sua visione teologica della politica - perché, constàta, "la politica usa il linguaggio della teologia" - si riferisce ad un caposaldo della sua dottrina antisociale: parla di decisionismo puro.

    Altro che l'eufemistica "governabilità" biforcuta.

    Questo è l'unico mondo in cui il Sovrano potrebbe governare: è da queste riflessioni che nasce la celebre relazione schmittiana tra stato di eccezione e sovranità. (Che a livello economicistico la Klein chiamerà shock doctrine)

    Lo «sfondamento genealogico-nichilistico dell'ordine giuridico» di Teologia Politica (1922) - stando con Carlo Galli - viene superato analizzando la fenomenologia giuridico-politica del cattolicesimo romano nella Storia, trovando un esempio di "nichilismo attivo" nell'autoritarismo e nel decisionismo cattolico-romano.

    Si fa notare che, apparentemente, la differenza tra Hayek e Schmitt sta nel prediligere o meno la teologia politica a quella economica: ma sempre di teologie e strutture sociali si tratta.

    Ma la teologia economica che si estrinseca nella tecnica - economica dell'Equilibrio Generale e politica della tecnocrazia federale - viene aborrita da Schmitt: nel momento in cui col protestantesimo e il liberalismo la religione diviene affare privato, il cattolicesimo romano, con annessi il suo senso del politico e del pubblico (erede dell'Impero), vanno ad estinguersi nei rappresentanti del nuovo monoteismo del Privato. Liberista e secolarizzato nel senso positivista di privo del Trascendente.

    Il Sovrano che produce diritto ex-nihilo, in modo autoritario e con considerazioni impolitiche - cioè che non siano di governance volta all'efficienza economica intesa come massimizzazione del suo profitto - è colui che può anche imporre lo stato di eccezione: il Mercato.

    Non esiste più neanche religione ed ideologia nei sensi storici dei termini: un divenire di autofagia intellettuale e spirituale.

    Una spropositata ingordigia di materialistico Nulla.

    La Storia universale e la sua escatologia si risolvono nella caprofagia del totalitaristico intrattenimento mediatico.

    Lo spettacolo mercificato della mercificazione come nauseabondo mangime conculcato al bestiame da mandar al macello.

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    1. Il diritto "positivo" (il prodotto di un'organizzazione che sia ritenuta legittimata a formalizzarlo), al suo livello primigenio, nasce non tanto per positivizzare prassi e consuetudini proprie di una certa comunità sociale (che vivono e si legittimano impersonalmente ex se), quanto per proteggere, in ultima analisi, queste "autonome" prassi e consuetudini di comportamento, mediante DIVIETI.

      Il divieto costituisce la funzione conservativa (primigenia) sana del diritto positivo, poiché serve a proteggere stabilmente l'insieme delle consuetudini che regolano un gruppo da comportamenti generalmente "di forza" con cui taluni individui tendano ad affermare una variante del costume-prassi, a proprio esclusivo vantaggio, in modo da poter trasmettere alla propria discendenza quella posizione di forza individuale così conquistata.

      Questo in origine (il famoso "sacer esto" che vietava e puniva l'uccisione del "pater"). E, ai nostri tempi, l'art.3, comma 2 nonchè, ad es; l'art.41 Cost.).

      In sostanza il diritto positivo ha la funzione genetica di vietare ciò che pone in pericolo la sopravvivenza e il benessere di tutta la collettività a causa di comportamenti intenzionali non cooperativi di determinati individui.

      E' dunque evidente come l'affermarsi della teologia del mercato ribalti il senso stesso del diritto positivo; da una funzione di giustizia a una funzione protettiva dell'ingiustizia, intesa come positivizzazione di comportamenti non cooperativi e riduttivi del benessere collettivo.

      La notoria "malinterpretazione" della Mano Invisibile è una tappa fondamentale di questo processo di ribaltamento: ma, come avevamo visto, aveva un precedente "teologico" nella teoria libero-mercatista del "Bene Comune" elaborato nel tardo medio-evo (inizialmente) dai francescani.

      In tal senso, la costruzione di Schmitt è piuttosto elegante (questo occorre riconoscerglielo): pone una graduazione dei criteri di legittimazione...dell'ingiustizia del diritto secondo una prospettiva storica un pochino meno drastica di quella propugnata dai teologi del libero mercato.

      Che poi la teologia cristiana proiettata nel Bene Comune sia stata in realtà "inefficace", laddove predicava il "costo" della volontaristica pietas caritatevole, a compensazione degli squilibri generali del mercato, - ma NON si preoccupava di sanzionare l'omissione di questo atteggiamento in termini di "peccato" concretamente imputabile ai mercanti e ai proprietari terrieri (e allo stesso Clero)-, è in realtà il riflesso, ancora una volta, della condizione proprietaria (di terra e oro) della Chiesa.

      Una contraddizione insanabile che riduce la teologia, appunto, a sovrastruttura: e con essa qualsiasi diritto e istituzione che non siano improntati al concetto di "giustizia" sopra enucleato (divieti di comportamenti antisociali in senso etologico e filogenetico).

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    2. Speravo la precisazione e l'approfondimento.

      Schmitt in questi saggi dà un sacco di cose per scontato, e va depurato ermeneuticamente dalla sua ideologia cattolico-reazionaria (il conflitto tra classi non esiste: l'oppressione è funzionale all'ordine), e da quella esoterico-nazista.

      Al di là delle analisi di politica internazionale, a partir dal fatto che insisteva sul fatto che il concetto di Occidente non è altro che dottrina Monroe applicata contro l' Europa.

      Esiste il polo nord e il polo sud... non esiste quello est o ovest....

      Genio.

      Non sembra però accorgersi del fatto che è dal 1914 che è la Germania stessa - nell'interesse del capitale angloamericano consolidato nel 1913 con la Fed - a far da panzer nel frantumare le statualità e a dar il colpo di grazia allo jus publicum Europeum.

      In compenso ho appena introiettato che la nostra Costituzione (keynesianamente orientata) è "orientata" perché, tra gli altri, la teoria costituzionalista Mortati l'ha studiata da Schmitt .

      Altro che stalinista: la nostra Carta è schmittiana... :-)

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    3. Già, gli stati laici moderni originano dalla deteologizzazione della repubblica cristiana e si affermano come soggetti dello jus publicum europeaum, determinando il passaggio dal diritto internazionale medievale a quello moderno, da un pensiero ecclesiastico-teologico ad uno giuridico statale. Quest’ultimo, come non a caso sosteneva Hegel, poteva portare progresso umanizzando e razionalizzando la guerra. Era Schmitt a sostenere che le guerre intereligiose derivavano da un mancato riconoscimento della statualità, di una società senza stato. Lo stato moderno cominciava così a formare una superficie territoriale conchiusa, delimitata verso l’esterno dai confini precisi e capace di regolare i rapporti esterni con altri ordinamenti territoriali organizzati allo stesso modo.

      Si poneva fine al diritto internazionale medioevale. E con questa fine si passava dall’idea della “GUERRA GIUSTA”, ideologica in quanto teologica (legittimata se mossa contro i “barbari”, visti come l’Anticristo e nemici dell’umanità, ed a prescindere dal fatto che fosse d’aggressione o di difesa) al concetto di “JUSTUS HOSTIS”: un nemico le cui ragioni sono equivalenti a quelle dell’avversario. Diveniva legittima ogni guerra interstatale condotta tra sovrani con eguali diritti.

      Tutto ciò era possibile proprio grazie al sorgere della sovranità come unità di ordinamento e localizzazione, unità di una comunità popolare governata dalla propria Sittlichkeit (il “Nomos della terra” nei termini più strettamente schmittiani: “ L’occupazione di terra costituisce per noi, all’esterno (nei confronti di altri popoli) e all’interno (con riguardo all’ordinamento del suolo e della proprietà entro un territorio), l’archetipo di un processo giuridico costitutivo . ESSA CREA IL TITOLO GIURIDICO PIÙ RADICALE…, C. SCHMITT, Il Nomos della terra nel diritto internazionale dello "jus publicum europaeum", Milano, Adelphi, 1991, 20) ed in antitesi alla visione di kelsenian-bobbiana che culla l’attuale gius-globalismo con sigillo non casualmente cattolico. Lo sforzo di Schmitt è stato quello di offrire una fondazione etico-politica dell'ordine sociale, radicalizzando la fondazione della validità del diritto (inclusi i suoi stati di eccezione): “… La considerazione scientifica dei problemi della vita associata è frammentata in molte specializzazioni, come quella giuridica, economica, sociologica, ecc. Si impone la necessità di una prospettiva globale, capace di riconoscere l'unità del contesto reale. Sorge in tal modo il problema scientifico di rintracciare CATEGORIE FONDAMENTALI...” [C. SCHMITT, Appropriazione /divisione/produzione (1953), in Le categorie del politico, Il Mulino, 1998, 295]. (segue)

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    4. Ed in questa analisi Schmitt non poteva che differenziare Nomos e Legge “… Gesetz (la Legge) è la rigorosa "mediatezza". Il nomos invece, nel suo significato originario, indica proprio la piena "immediatezza" DI UNA FORZA GIURIDICA NON MEDIATA DA LEGGI; È UN EVENTO STORICO COSTITUTIVO, UN ATTO DELLA LEGITTIMITÀ CHE SOLO CONFERISCE SENSO ALLA LEGALITÀ DELLA MERA LEGGE…” [C. SCHMITT, Il Nomos, cit., 63].. La Gesetz, come momento “mediato”, ha proprio come funzione quella protezione di cui parla il Presidente.

      Quanto invece al “momento immediato” (Nomos), la sua fondazione non può certo essere confusa con una spiegazione naturalistica-spontanea di impostazione vetero hayekiana “… Il concetto di legge proprio del positivismo delle scienze naturali è sotto questo profilo forse ancora più confuso di quello del positivismo delle scienze giuridiche. Proprio la "LEGGE NATURALE" DELLE SCIENZE NATURALI DESIGNA SOLO LA FUNZIONE MISURABILE, NON LA SOSTANZA. Il positivismo delle scienze naturali non conosce né origine né archetipi, ma solo cause. Al positivismo interessa solo la "legge dell'apparire" (Comte) e non quella dell'essere …”. Con un bel ciaone ad Hayek e ad ogni altro “poeta water” che ivi si abbevera.

      Ora, tutto quanto sopra riportato (cioè lo jus publicum europeaum a base sovranista necessitata) continua ad evaporare con la grande narrazione globalizzatric€ nelle sembianze di una neo-repubblica cristiana. Si ritorna al puro economico prestatale e belluino, un salto indietro plurisecolare, dove il nomos basileus è rappresentato dal mercato (con i suoi stretti amici, attualmente conferderati NATO). Le dinamiche ridiventano nuovamente quelle della “guerra giusta”: oggi i nuovi barbari sono coloro che non si lasciano permeare dal verbo mercatistico che, come affermato da Bazaar, costituisce la nuova base ideal-teologica per qualsiasi legittimazione bellica. Con una novità di non poca importanza: oggi c’è l’atomica

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    5. « La considerazione scientifica dei problemi della vita associata è frammentata in molte specializzazioni, come quella giuridica, economica, sociologica, ecc. Si impone la necessità di una prospettiva globale, capace di riconoscere l'unità del contesto reale. Sorge in tal modo il problema scientifico di rintracciare CATEGORIE FONDAMENTALI... »

      Ecco lo Schmitt fenomenologo...

      Grazie mille, Francesco.

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  4. forse avrà bisogno di 140 morti per sedersi al tavolo delle trattative...

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  5. ECONOMIA DOMESTICA

    Nei vecchi libri scolastici della riforma voluta da Gentile (prima di quella della Gelmini che inaugurava tunnel(s) “neurinici” tra il CERN e il Gran Sasso a velocità stellari) erano elencati come organizzare e pianificare con buon senso i lavori della casa: gli strumenti e la tecnica della pulizia, le regole della cucina e delle conservazioni, la sistemazione e la manutenzione dei corredi di casa, fino all'amministrazione dell'azienda familiare: cura del patrimonio, inventari, rendite, entrate e uscite, pagamenti di utenze, tasse e imposte.

    Neppure se ne sentito il bisogno di elaborare apposite “app” da caricare nella tasche degli “smartfon”, peraltro già saturate dalle farfalline di Belen.

    Quanto i governi sui temi europei dove “burocrazie di alto livello, abituate a negoziare i dossier anche quando il governo è apparentemente disinteressato, o addirittura un governo non esiste. (e) non saranno le burocrazie a decidere, ma quando si riaprirà la discussione politica, le alternative sulle quali è possibile raggiungere un accordo saranno state individuate, e le norme necessarie in parte già scritte.”

    Ma “il nostro compito è più difficile: per sopravvivere l’euro ha bisogno di una discontinuità politica .. e l’effetto anestetico (..) di calma apparente che ci aspettano può indurci a dimenticare questi problemi, a lasciare che altri studino e preparino le soluzioni”.

    O forse no, in effetti l'apparente calma potrebbe essere turbata dai rumori di “140” cannoni ucraini.

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