domenica 2 aprile 2017

LA SANTA BARBARA USA, IL "RAPPRESENTATIVO" JUNCKER E IL LAVORATORE MEDIO OCCIDENTALE






1. Abbiamo visto perché il modello deflazionista free-trade dell'eurozona non possa, per definizione, produrre dei livelli di crescita sostenuta (e diffusa al sistema produttivo nel suo insieme), tanto più se si continuano ad applicare dosi aggiuntive di austerità espansiva, che comprimono la domanda interna per favorire una crescita export-led only; e questo per inseguire, "in ritardo" e per via di aggiustamento svalutativo interno, il modello mercantilitsta pan-€uropeista o, se volete (la differenza è solo lessicale), pan-germanico.
La dipendenza dalla domanda estera che si produce in questo percorso - di cui si pensa solo che debba essere accentuato fino alle sue estreme conseguenze politiche- rende l'economia dell'eurozona, oltretutto, vulnerabile agli shock esterni, posto che insistendo sugli "aggiustamenti" esclusivamente orientati alla svalutazione interna, ci si rifiuta sia di considerare praticabile l'intervento di sostegno fiscale dei singoli Stati, sia di realizzare strumenti fiscali federali di sostegno della domanda complessiva dell'eurozona stessa in funzione anticiclica: ciò, si dice, porterebbe una contribuzione più che proporzionale a carico dei paesi con maggior surplus dei conti con l'estero (quelli che, in tale situazione, crescono di più, divaricando i loro PIL in modo crescente dalle dinamiche dei paesi meno competitivi). 
Il massimo che riesce a produrre la "progettualità" di riforma €uropea dell'eurozona è la cosmesi di un governo fiscale-federale che, però, produca condizionalità crescenti a carico dei paesi che devono intraprendere gli "aggiustamenti" di svalutazione interna, mediante la sostanziale istituzionalizzazione della trojka (qui p.9: cioè sovranità fiscale "sostitutiva" di quella degli Stati attribuita direttamente a Commissione, BCE e ESM, trasformato in una sorta di FMI €urostyle; cioè iper-ordoliberista quanto alla tipologia dei programmi di aggiustamento a coercizione rafforzata che imporrà).

2. Dunque, dicevamo, il sistema così ostinatamente progettato, acuisce la vulnerabilità agli shock esterni dell'eurozona, la cui unica risposta a tali eventi è divenire un campo di sterminio dei diritti sociali (quelli effettivi e non quelli espressi nella neo-lingua dei diritti cosmetici) e del welfare. 
Diviene perciò importante capire cosa si affacci all'orizzonte dell'outer space rispetto all'UE-M. E dunque occorre capire, anzitutto, quali siano le prospettive, in termini di bolle finanziarie in agguato dietro l'angolo del breve periodo, nella principale economia "interdipendente" con quella €uropea: quella americana. 
E qui la situazione non è certo rosea, mentre il suono dei tamburi di guerra, commerciale e valutaria, da oltreoceano, si fa sempre più vicino, via via che l'esplosivo delle bolle finanziarie si accumula nella Santa Barbara statunitense.

3. Daniel Lang, nell'articolo sopra linkato, svolgere questa premessa: 
"Se si è prestata attenzione al processo di degenerazione dell'economia americana dall'ultima crisi finanziaria, si sarà probabilmente sbalorditi dal fatto che la nostra economia sia riuscita a tirare avanti finora senza implodere...Io stesso mi ritrovo a essere scontertato per ogni anno che trascorre senza che accadano incidenti".
Sviluppata la premessa, Lang delinea poi un quadro di ricognizione "illuminante" che, in realtà, abbiamo qui tratteggiato in modo analogo varie volte, nel corso degli ultimi anni:
"Sfortunatamente, la "fiducia" non può mantenere in corsa per sempre un sistema insostenibile Nulla può riuscirci. E il nostro particolare sistema "trabocca" di bolle nell'economia che non riusciranno a rimanere gonfie ancora a lungo. 
Molte recessioni sono connesse con l'esplosione di almeno un tipo di bolla, ma qui abbiamo una molteplicità di settori della nostra economia che possono "fare il botto" più o meno nello stesso momento nel prossimo futuro. Ad esempio:
  •  
  • Eric Rosengren, presidente della Federal Reserve Bank di Boston, ha di recente fatto una tacita ammissione stupefacente. Potremmo trovarci nel pieno di un'ulteriore bolla immobiliare. Le più importanti istituzioni finanziarie di questo paese sono in possesso di oltre 14.000 miliardi di prestiti per l'acquisto di immobili residenziali. E ciò significa ben oltre 40.000 dollari per ciascun uomo, donna o bambino in America.
  • I bassi tassi di interesse hanno alimentato una bolla dei subprime sui prestiti delle auto, e questa bolla appare in procinto di raggiungere il suo limite. Ci sono ora oltre un milione di prestiti sulle auto, ordinari e subprime, che risultano inadempienti (delinquent: v. grafico sotto), un numero che non era così altro dal 2009.
  •  autos
  • Ci sono ora oltre 1000 miliardi di prestiti agli studenti in questo paese; gran parte di essi contratti da famiglie a basso reddito. E c'è poca speranza che questi studenti vedano mai un ritorno al loro investimento.  Perciò almeno il 27% degli student loans sono in default. Mentre adesso sono in default più di un quarto degli studenti, tale numero era di un nono dieci anni fa, (alla vigilia dello scoppio della crisi precedente). E se le tendenze attuali proseguiranno, potrebbero essererci 3.300 miliardi di dollari di prestiti per lo studio alla fine del prossimo decennio. Chiaramente, il fenomeno non potrà andare avanti ancora a lungo.
  • E chi potrebbe dimenticare il mercato azionario? Nonostante si sia registrata una bassa crescita del GDP growth per ciascun ano successivo all'ultima recessione,every year since the last recession, il mercato azionario continua a correre verso nuovi record. Molte delle società quotate  (specialmente le "tech companies", v. sottostante grafico di comparazione con lo scoppio della bolla "dot-com"), presentano un  market cap che è tra le 20 e le 100 volte l'ammontare delle loro vendite o dei loro livelli di profitto. Alcuni denotano rapporti ancora più alti, nonostante registrino una lenta crescita, o persino l'assenza totale di profitti. 

  • NASDAQ
La nostra economia è inondata da cheap money e bolle finanziarie che minacciano di spazzar via decine di migliaia di miliardi di dollari, di risparmi, investimenti e assets.  
Ognuno potrebbe chiudere gli occhi e canticchiare mentre spera che tutto andrà per il meglio...
Se ognuno sapesse quanto sia insostenibile la nostra economia, verrebbe tutto giù contemporaneamente. Ma lo si scoprirà in un modo o nell'altro, quando verrà giù tutto comunque. But they’re going to find out one way or another when it comes crashing down anyway. La speranza e la "fiducia" possono solo fare da appoggio temporaneo per un'economia che cavalca le bolle così a lungo."

4. Ora se si rammenta il sistema sociale, prima ancora che economico, degli Stati Uniti, caratterizzato oggi dalla fine della mobilità sociale nonché dalla rappresentatività oligarchica del sistema politico, tutto ciò non può sorprendere
Più difficile è comprendere qui in €uropa, - dove in verità si comprende ben poco di qualsiasi argomento che non sia la "competitività" ovvero i diritti cosmetici-, come, rispetto a questo genere di problemi, Trump si sta rivelando, com'era del tutto ovvio, una non-risposta: e ciò, sebbene quelle famiglie impoverite, - che non riescono a pagare i ratei dell'auto ed i cui figli devono contrarre un debito per studiare, senza speranza di riuscire a restituirlo per via del mercato del lavoro e della struttura produttiva che ne consegue-, siano state parte fondamentale del malcontento che il voto ha calamitato intorno allo stesso Trump.

5. Ma le crisi ecoomiche interne (politicamente) incancrenite, sono spesso risolte portando la conflittualità sociale interna nella proiezione dei rapporti internazionali. In molti, tra cui Galbraith nella sua "Storia dell'economia", indicano nella seconda guerra mondiale la vera soluzione alla grande depressione che seguì la crisi del 1929, più ancora che il New Deal (qui, p.2)
Per questo è incredibile come una posizione puramente ideologica, sebbene in apparenza propria di un'ideologia diversa rispetto a quella dei primi anni '40, porti degli esponenti politici riconducibili alla sfera di influenza €uro-tedesca, ad assumere posizioni di questo genere:

6. Al punto da suscitare una puntuale risposta dell'ambasciatore prescelto (peraltro con tanto di opposizione minacciata dall'UE) dall'attuale Amministrazione USA presso l'UE, Ted Malloch: una risposta di un tenore che non ha precedenti, nella sua durezza e nella sua pubblica ostensione, nei rapporti con i paesi europei "occidentali" a partire dalla fine della seconda guerra mondiale!

Traduciamo perché Malloch utilizza dei concetti che chiariscono con molta esattezza la natura di organizzazione intergovernativa dell'UE (cioè di mera associazione tra Stati, esattamente come ritenuta dagli stessi tedeschi, v.p.3), nonché il circoscritto grado di rappresentatività internazionale che tale organizzazione, a carattere essenzialmente economico, può reclamare nei rapporti con Stati sovrani:
"Le recenti affermazioni di Jean-Claude Juncker, presidente della commissione europea, devono essere decisamente condannate. Al congresso dei popolari europei a Malta, egli ha dichiarato che il supporto del Presidente Trump alla Brexit poteva dare fondamento a un appello alla indipendenza dell'Ohio e al Texas affinché lasciasse gli Stati Uniti.
Supponiamo che abbia parlato scherzosamente, poichè il caso di uno Stato USA non è analogo a quello di un'entità sovrana come il Regno Unito, o il suo stesso nativo Lussemburgo. Il presidente Juncker è indubbiamente consapevole di ciò [nrd; tale assunto appare ironico, dato che Mulloch ha un grado cultura e di conoscenza delle questioni €uropee che gli consente di sapere molto bene che non solo Juncker, ma anche l'intera governance UE, sulla scorta di un peculiare auto-intendimento del diritto europeo creato, al di fuori delle pattuizioni dei trattati, dall'inclinazione "politica" della Corte europea, si esprimono in termini analoghi].
Mentre il Texas e l'Ohio sono stati legati agli Stati Uniti sotto il vincolo della Costituzione, il Regno Unito è uno Stato-nazione indipendente e sovrano, con una membership in un'organizzazione intergovernativa (l'Unione europea) da cui vuole recedere. David Cameron ha scelto di rimettere tale decisione a un referendum, e il risultato è ormai stabilito. E' un "fatto compiuto" [ndr: metodo di affermazione della volontà politica che l'UE dovrebbe conoscere molto bene, sia come fondamento della propria pretesa ad accentrare de facto, (v. qui, p.5), la sovranità, sia rispetto al problema dell'immigrazione]. Non ci sono più sponde pro e anti-brexit, poichè la questione non è più in discussione.
La secessione è un tema estremamente delicato negli Stati Uniti. 620.000 soldati sono caduti su entrambi i fronti, unionista e confederato. La Guerra Civile rimane il conflitto più sanguinoso della storia americana. Mr Juncker non può permettersi di alludere a tale tragedia con questa leggerezza. Dovrebbe saperlo molto bene."
7. Ma non si creda che la posizione di Malloch sia isolata o "estrema" nel suo puntualizzare concetti che si contrappongono alla leggerezza con cui, ormai, in UE, si dà per scontata la prevalenza di una visione ideologico-economica che si crede ancora destinata a dominare il mondo e a umiliare gli Stati nazionali in nome della neo-sovranità dei mercati. 
Sul blog US Defense Watch, molto seguito e tenuto da un ex ufficiale dell'Intelligence dell'esercito americano, nonché "veterano della guerra del golfo", nel commentare le affermazioni di Juncker, i toni critici sono ben più diretti e crudi nel definire la realtà economico-politica contemporanea. Ve ne offro alcuni passaggi:
"Juncker, già primo ministro del suo Lussemburgo dal 1995 al 2013, rappresenta il tipo di Euro-jackass ricco e snob che gli Americani detestano. In effetti, le persone come Juncker spiegano il motivo per cui milioni di Europei lasciarono il continente in cerca di una vita migliore potendo liberarsi dai pesanti tentacoli delle dinastie emofiliache della feccia monarchica che voleva controllare la vita dei nostri antenati.
I discendenti di questi malvagi Eurotrash villains del passato sono vivi e prosperano sul continente oggi.
Per persone come Juncker, la donna o l'uomo medio e lavoratore, in Europa e in Nord America, non sono nient'altro che servi della gleba da usare e poi gettare come rifiuti.
La mentalità EU è vecchia come il tempo; brandire il potere come un'arma, controllare le masse, incorporare la ricchezza e distruggere chiunque si frapponga sulla loro strada.
EU-crati corrotti dettano ogni aspetto della vita della persona comune, dal tipo di lampadina utilizzabile, agli asciugacapelli, agli smart phones, alle teiere, fino al desiderato divieto di fare il barbecue. 
Per le nazioni minori che hanno osato pronunciare la parola ‘EXIT’, l'UE e Juncker sono ben  propensi a emettere avvertimenti sull'uso della forza militare ove necessario.
E ora, Juncker sta minacciando la più grande nazione sulla Terra e il suo Presidente regolarmente eletto...
Mentre una minaccia da un clown come Juncker appare quasi risibile, è ciò che egli rappresenta che risulta tutto tranne che umoristico. Juncker, Merkel, Hollande, Cameron, Blair e il resto del Coro globalista dell'UE combattono per un unico scopo: la prosecuzione, a tutti i costi, delle politiche globaliste  che "tosano" il cittadino lavoratore medio, creano instabilità con le open borders e perseguono trattati economici che imbottiscono le tasche dell'elite.

8. Forse, queste dure parole, non rispecchiano ancora il sentire comune dell'intero popolo americano, ma di certo sono una vena, non più "carsica", di quello che le politiche e "l'immagine", offerte ormai da decenni dall'UE, suscitano nella percezione di crescenti componenti delle masse in Occidente. 
Ed è un effetto su cui non si può non riflettere: questa considerazione di condanna inappellabile di un'elite spietata e arrogante, di fronte alla totale rigidità mostrata nelle stesse prospettive di riforma dell'eurozona, rischia di dilagare in coincidenza con una possibile crisi recessiva mondiale che, nell'attuale ostinata prospettiva ordoliberista, verrebbe ancora affrontata con l'arma, socialmente devastante, dell'austerità espansiva...

10 commenti:

  1. Ricordo ancora una volta il delicato en passant “kaleckiano” di Larry Summers: “It is certainly possible that either some major exogenous event will occur that raises spending or lowers saving in a way that raises the FERIR in the industrial world and renders the concerns I have expressed irrelevant. Short of war, it is not obvious what such events might be.

    Il contesto aiuta anche a spiegare l’isterismo antirusso di parte democratica, niente affatto placatosi dopo la sconfitta di Killary. In relazione al presunto (molto presunto) hacking russo delle mail del Democratic National Committee, rappresentanti democratici ci hanno deliziato con pacate dichiarazioni di questo tenore: “I think this attack that we’ve experienced is a form of war, a form of war on our fundamental democratic principles” “I actually think that their engagement was an act of war, an act of hybrid warfare, and I think that’s why the American people should be concerned about it; il “Sen. Ben Cardin (D-Md.), the Senate Foreign Relations Committee’s ranking member, has similarly described the election meddling as an “attack” and likened it to the United States’ “political Pearl Harbor.”.

    Diciamo che, come minimo, è una situazione in cui certe battute sembrano poco consigliabili, anche per un uomo “di spirito” come Juncker.

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    1. In "soldoni" (che sono poi la vera materia del contendere sociale), i democratici non sono dissimili dal "diplomatico" Juncker: nel loro caso, si tratta anzi della vera e propria matrix(2.0) del globalismo incardinatosi nell'€uropa con l'oltranzismo che è tradizionalmente proprio di una German Dominance.

      Non è però da escludere che Juncker sia in stretto contatto con quella parte della politica USA che ritiene di poter arrivare ad una qualche forma di veloce rovesciamento di Trump.

      E questo, in effetti, meglio spiegherebbe l'inconsueto avventurarsi di una figura più simbolica che dotata di effettivi poteri decisionali autonomi, qual è J., in dichiarazioni che implicherebbero una simmetria di posizioni, tra USA e UE, che contrasta la genesie lo sviluppo, guidati da oltreoceano, del federalismo UE.

      Ma anche assumendo questa possibile prospettiva di "rovesciamento" come dotata di sbocchi concreti, rammenterei sempre la profezia di Reich sul prossimo presidente USA, eleggibile in modo totalmente avulso dall'establishment dei due tradizionali partiti.

      Un'evenienza che in fondo contiene in sè una profonda giustizia riparatrice: dagli USA, via UEM, è arrivata l'onda della distruzione (creatrice) neo-liberista; dagli USA potrebbe arrivare, come già col New Deal e le sue proiezioni geopolitiche, la risacca in senso opposto che spazzerebbe via l'attuale sistema oligarchico votato al suicidio (degli altri prima di tutto).

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  2. È dietro Juncker c'è Martin Selmayr, secretario di Juncker è praticamente la mente di Juncker. Naturalmente Selmayr è tedesco.

    La stessa cosa imho vale per Tajani, Mogherini, Tusk, Draghi, Moscovici ecc. tutti hanno dietro loro i Gauleiter tedeschi ben nascosti dalle telecamere è dai giornalisi che dettano l'agenda. Furbi i tedeschi.

    Specialità tedesce:
    - il vitimismo (noi paghiamo per i scansafatica del Sudeuropa è veniamo sfruttati dal mondo intero) Questa è la propaganda giornaliera che vige in Germania come in Italia il casta-cricca-corruzzione-spesa pubblica brutta).
    - Il doppio gioco con successivo tradimento, questo praticamente dai tempi di Arminio.

    Già 2 volte i crucchi hanno provato di conquistare è sottomettere l'europa con la forza, non ci sono riusciti. Stà volta ci provano con il political correctness imbrogliando i loro partner, come Arminio imbrogliò è tradì Varo. Questa volta la Germania smetterà di esistere, dopo la sua 3° sconfitta.

    Come non dare ragione al veterano americano.


    L'arroganza è la sfacciatagine dei euristi sempre più allo sbando.
    Macron esorta gli elettori francesi di buttare fuori dalla Francia Marine Le Pen

    Santo Dio, in che mani è finita l'europa.

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  3. Questo, come sottolinea Quarantotto, mi sembra più uno scontro all'interno dell'élite.

    Potremmo affermare quella più "anarco-dionisiaca" del truce matrimonio tra usurai internazionali e rentier per sangue - rigorosamente kalergicamente cosmopoliti - e quella più propriamente apollinea-statualista, che teme che la repentina mondializzazione tramite il liberalismo finanziario, porterà ad un olocausto nucleare per cui "anche alla regina Elisabetta toccherà scappare col suo panfilo".

    A nessuno frega un emerito dei lavoratori: niente socialismo, nessuna possibilità di futuro ritorno ad una forma di democrazia sostanziale.

    Litigano sul come e quando; non sul cosa.

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    1. Beh, l'ex ufficiale dei servizi militari USA, se ne segui il lavoro, ricorre, volente o nolente, a categorie ben definite del conflitto di classe nella visione socialista (cioè dalla parte del lavoro).

      Certo, storicamente ne assume la versione vitalista dell'immigrazione...dell'esercito industriale di riserva verso gli spazi (allora) sconfinati del nuovo mondo.
      Ma non gli sfugge che la trasformazione del "lavoratore medio" in "servo della gleba" è ormai un destino che i globalisti predicano pure per gli americani.

      Tu mi dirai: sì, ma tutto potrebbe risultare strumentale a una rivendicazione imperial-nazionalista pro-USA, cioè anti-globalista (e già sarebbe un relativo progresso, sociale..); ma non condurre ad alcuna saldatura di una nuova coscienza di classe.
      E potremmo avere quindi una terza guerra mondiale (nel post tale meccanismo è richiamato).

      Ma ammetterai che una cosa è teorizzare conflitti con la Russia o la Cina, in funzione di egemonia neo o post-coloniale (si tratta dell'estrema manifestazione del conflitto per il controllo dei mercati globali), o le esportazioni di democrazia (nei paesi islamici o ex sovietici), ALTRA COSA è porsi sulla traiettoria di uno scontro tra tradizionali potenze occidentali, a epicentro interno all'€uropa e a orchetrazione tedesca, condotto con armamenti "non convenzionali" (in cui si può includere, peraltro, anche la guerra finanziaria di quarta o quinta generazione, volendo, auspicabilmente escludere le armi nucleari, cioè sperando che rimangano al loro ruolo tradizionale di "deterrenza").

      Insomma, credo che un certo livello di neo o post-socialismo maturerà da ambienti "insospettabili" negli USA: probabilmente non lo chiameranno così (le antiche ossessioni culturali sono dure a morire e oggi più che mai).

      Ma la reazione USA, specie se scoppierà qualche nuova bolla e si dovrà fronteggiare una nuova recessione, difficilmente non sarà un riequilibrio pro-labor. Anche perché è dalla working class che provengono i ranghi dei combattenti americani (non da Yale o Harvard, di questi tempi).

      Tu chiamale, se vuoi, "emozioni"

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    2. Sì, il mio pessimismo era proprio riferito alla cultura USA, al suo individualismo anti-sindacale, alla sua dialettica poco socialmente progressista tra repubblicani-libertari e democratici-liberali che scimmiotta grosso modo quella antica tra conservatori e liberali britannica.

      Tant'è che per quel ne so, credo che una vera risposta intelligente, dati i progetti ostentati dalle ignote "menti raffinatissime", debba arrivare da qualche gruppo di potere di tradizione lincolniana, più che rooseveltiana (a parer mio tremendamente sopravvalutato: insomma, se non erro, alla fine fu uno che si convertì "strada facendo".... Vabbè, parla la mia antipatia, quella che ho anche per i Kennedy... Per quanto meritevoli di encomio per essersi messi di traverso alle oligarchie più sociopatiche, sono per il fatto stesso di essere esponenti di dinastie molto potenti, portatori di falsa coscienza per i ceti subalterni).

      Rivoglio il greenback. Più greenback per tutti.



      (e magari il bancor...)






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    3. Sul fatto che negli USA la vera novità sarebbe un leader che viene dal popolo e sia "per il popolo" (e non il ragazzo "immagine" dell'oligarchia), siamo d'accordo. E la situazione sociale USA attuale non ha precedenti in termini di evoluzione positiva della working class: nemmeno in ciò che accadeva ai tempi di Steinbeck (che, peraltro, era spesso ricevuto da Roosevelt: un convertito è spesso meglio di un falso profeta)

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    4. Va tutto bene.

      Questa volta non hanno mandato avanti la Germania sola a far la parte della cattivona con il baffetto pazzoide......

      C'è una crisi economica da risollevare affinché il capitalismo liberale si perpetui e il super-mega-impero-mondiale trionfi.

      Ma ci arriviamo al 2025, per vedere la prossima epoca?


      (Questa volta voglio una bandiera rossa su Washington...)

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    5. Realisticamente? Mentre il Northstream è ancora in realizzazione (alla faccia delle sanzioni che rispetta solo l'Italia dell'agroalimentare), con posizione dominante della Germania nella futura commercializzazione intraeuropea del gas, non mi preoccuperei troppo in chiave russocentrica.

      Piuttosto, mi pare che questa sia la situazione molto più direttamente "esplosiva", considerata la scarsa propensione del Regno Unito a fare concessioni sui possedimenti d'oltremare, specie se reclamati da spanish-speaking countries.
      E naturalmente l'UE ha già scelto il gioco duro (sempre rammentando da quale parte si schiera l'apparato militare USA quando UK va alla guerra):
      http://www.zerohedge.com/news/2017-04-02/post-brexit-tremors-theresa-may-would-go-war-protect-gibraltar

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  4. A leggere quanto riportato dal blog US defence wacth ,sembra che della memoria sia rimasta nei cittadini USA discendenti dei migranti europei della fine del XIX secolo,riguardo ai motivi che indussero i loro avi all' emigrazione . Anche informandosi da una fonte "banale"come Wikipedia si ha un panorama che somiglia all' attuale.La depressione di fine XIX secolo,la sua soluzione tramite la riduzione dei salari , che invece peggiorava la crisi e le feroci repressioni per imporla ,sono state il motivo delle migrazioni(dalla Sicilia dopo la repressione dei Fasci Siciliani ad esempio).L' atteggiamento degli elitisti d' ogni epoca di disprezzo verso i sottoposti è una provocazione,che rimane nella memoria , come è provocatoria ed offensiva l' idea di futuro che hanno attualmente,specie negli Usa .Un mondo governato da app come Uber,per la mobilità,Deliveroo per la logistica leggera,Taskrabbit per i servizi domestici,nelle quali il lavoro- merce viene messo all' asta continuamente ,H 24 con il modello WallMart( di combinazione monosponio -monopolio) e che si estende già anche verso i servizi professionali,con la distruzione delle professioni e l' annientamento definitivo della classe media.Sono rimasto molto suggestionato dalla lettura di questo post "http://tempofertile.blogspot.it/2017/02/taxi-e-uber-la-questione-dei-servizi.html"che mi ha trasmesso la sensazione che ormai nessuno,qualsiasi competenza e conoscenza abbia maturato,sia immune dalla mortificazione della messa all' asta del proprio lavoro,cioè della propria persona.

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