martedì 18 aprile 2017

MA ERDOGAN NON HA FORSE REALIZZATO LA GOVERNABILITA'?

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Erdogan-vince-ma-Osce-boccia-il-referendum-Manipolate-2-mlioni-e-mezzo-di-schede-001cc814-8054-4207-bb3a-b5776957bd0b.html

1. La Venice Commission stronca la riforma costituzionale di Erdogan: non solo in sede di approvazione parlamentare sarebbe stata violata la segretezza del voto dei singoli deputati, non solo è apparso inappropriato deliberare e approvare una riforma costituzionale durante una fase di "stato di emergenza" (con la chiusura di oltre 150 tra giornali e televisioni, senza possibilità di ricorso giurisdizionale), ma gli emendamenti apportati concentrano nel presidente della Repubblica poteri eccessivi e privi di bilanciamenti da parte del parlamento, garantendogli, mediante competenze di nomina del tutto autonome da ogni altro potere, il sostanziale controllo del potere giudiziario e un potere legislativo praticamente monocratico (sia pure subordinato alle fonti legislative parlamentari in caso di contrasto tra norme).
La Commissione, preso atto che si tratta di una riforma in senso presidenzialista, utilizza come principale e reiterato metro di paragone la Costituzione USA, e, stranamente, non quella francese che, pure, sarebbe evidentemente più "europea" (con riguardo alla Francia, la Commissione si rende peraltro conto che anche in quel paese permane ancora uno "stato di emergenza", dichiarato dal Presidente in relazione all'ondata di terrorismo islamico, ma rileva che "le misure applicate risultano significativamente meno impeditive del funzionamento delle istituzioni e dei diritti politici e civili", p.40). 
Il parere, tra l'altro, ci regala anche una chicca sulla funzione di garanzia democratica assolta dal...bicameralismo (!), sia pure collegandola, con un certo salto logico, al (solo) presidenzialismo e criticando la riforma di Erdogan per non averne previsto la reintroduzione (p.97).

2. L'occhiuta e minuziosa critica operata finisce così per stabilire un principio: il presidenzialismo in generale è meno "conduttivo" verso la democrazia del regime parlamentare, ma se lo si vuole attuare occorre fare riferimento alla Costituzione statunitense. Erdogan non se ne cura e, in più, ha represso il pubblico dibattito con violazioni dei diritti umani, secondo gli standards europei, in particolare con riguardo alla neutralità dei media e alla libera espressione del pensiero da parte di partiti, associazioni e "organizzazioni non governative". 

3. Scevra da ogni considerazione sulla reale neutralità, - in indefinite condizioni "fisiologiche" di "vera" democrazia-, dei media e sull'effettivo pluralismo di "accademia", associazioni e organizzazioni non governative, che considera essenziali al necessario "ampio dibattito",  la Commissione pone dunque una serie, molto empirica, di condizioni e limiti alla emendabilità delle Costituzioni che aveva in precedenza, tuttavia, così perorato:
"Una revisione costituzionale, più in generale, sarebbe perciò giustificata dal fatto che a volte le Costituzioni sono imposte da regimi politici al tramonto “… al fine di proteggere i loro interessi contro la volontà democratica dei loro successori …” e, anche nei casi in cui ciò non accade, comunque tutte le Costituzioni mature rifletterebbero “… non l’impegno della generazione presente, ma piuttosto quella delle generazioni precedenti. I critici hanno fatto notare che troppa resistenza alla revisione e alla riforma implica un principio democraticamente discutibile permettendo che la società sia "governato dalla tomba" (a volte mitizzata) lasciando che siano i "padri fondatori"… a determinare i problemi politici e le sfide di oggi” (punto 87). 
In definitiva, “non è possibile per i creatori di una costituzione creare un testo che è eterno, e che può servire la società attraverso i processi di sviluppo e trasformazione ” (punto 83).


3.1. Insomma, purché "democraticamente" ci sia il voto di una maggioranza, -non importa quali siano i meccanismi di pre-orientamento culturale e mediatico di tale "conta"- si dovrebbe poter modificare le costituzioni a piacimento, cioè "senza limitarsi", (a meno che non si sia Erdogan...per dire):
“… Una democrazia costituzionale dovrebbe in linea di principio acconsentire ad una discussione aperta sulla riforma dei suoi più elementari principi e strutture di governo. Inoltre, fintanto che la Costituzione contiene regole severe in materia di revisione, allora questa fornirà normalmente una garanzia adeguata contro l’abuso e se la maggioranza, seguendo le procedure prescritte, vuole adottare la riforma, si tratta quindi di una decisione democratica che in generale non dovrebbe limitarsi ...” (punto 218).

3.2. La democrazia, si sa (e se non lo sapete: sappiatelo), è relativizzabile e mutevole nei suoi stessi fondamenti, purché il processo di votazione sia approvato secondo la "evoluzione" essenzialmente ammessa "a livello internazionale". Ed è qui che, ci pare, che Erdogan si sia allargato (cioè non ha chiesto il permesso di divenire un autocrate, che, pure, avrebbe potuto essergli concesso):
“… Alla luce di quanto precede, i principi e concetti protetti dalle disposizioni non revisionabili dovrebbero, in una certa misura, essere aperti all'interpretazione dinamica. Concetti come "sovranità", "democrazia", "repubblicanesimo", "federalismo" o "diritti fondamentali" sono tutti concetti che nel corso degli anni sono stati oggetto di continua evoluzione, sia a livello internazionale che a livello nazionale, e correttamente dovrebbe continuare a essere così negli anni a venire ...
Ad esempio, la nozione di "democrazia" e quella "principi democratici" non è intesa nel 21° secolo come lo era nel 19 ° o 20 ° secolo. Lo stesso vale per concetti come "sovranità" e "integrità territoriale" che, secondo il diritto internazionale in maggior parte europeo, assumono un significato diverso da quello che avevano solo pochi decenni fa” (punto 221).

3.3. Giungendo perciò a questa lapidaria conclusione:   “… Se non vi sono disposizioni speciali sulla inemendabilità, di solito può essere arguito che tutte le parti della Costituzione sono soggetti a possibili modifiche …” "Tutte le parti", tranne che per Erdogan?
Questo enunciato porterebbe ad un'amplissima giustificabilità di ogni (ben poco limitata) revisione costituzionale. 
Un metro di giudizio che, se applicato alla riforma turca, avrebbe coerentemente portato a un ben più elevato grado di sua approvazione...in nome del "fatto compiuto" (ovvero, della prevalenza della "costituzione materiale") che se, come vedremo, vale come principio, dovrebbe pure essere preventivamente precisato quanto alle sue eccezioni, per non portare a censure che risultano imprevedibili, se non arbitrarie, su come e quanto si può "riformare":
… La modifica costituzionale dovrebbe preferibilmente essere emanata con revisione formale … Quando sostanziali modifiche informali (non scritte) si siano sviluppate, queste preferibilmente dovrebbero essere confermate da successive modifiche formali” (punto 246). I principi fondamentali sono stati disattivati di fatto? Tanto vale ratificare sul piano formale tale “sviluppo”:
Dovrebbe essere possibile discutere e modificare non soltanto le disposizioni costituzionali sul governo (cioè gli assetti istituzionali), ma anche disposizioni in materia di diritti fondamentali e tutte le altre parti della Costituzione (punto 248)
Principi e disposizioni di inemendabilità dovrebbero essere interpretati e applicati in modo restrittivo (punto 250)”.

4. L'impressione, un po' ingenua da parte nostra, è che se una riforma analoga a quella di Erdogan fosse stata deliberata in un paese dell'eurozona, senza stato di emergenza e senza chiusura di giornali, radio e televisioni, - ma, anzi, col sostegno molto prevedibile del sistema dell'informazione-, considerato che certamente tale riforma conduce ad un alto grado di realizzazione del supremo principio della "governabilità" (p.2.1.4.-2.1.6.), auspicato dalla Venice Commission come pure, ad esempio, dal sistema mediatico italiano, non ci sarebbero state eccessive obiezioni.
L'errore di Erdogan, almeno in termini di relazioni con L€uropa, è stato di comunicazione. Può darsi che non se ne curi affatto, ma avrebbe avuto una diversa "recensione" se, nel giustificare la riforma, avesse richiamato esigenze di governance tecnica più "efficiente" e un'attenzione privilegiata ai "mercati".
Ma è sempre in tempo...Ci vuole così poco di questi tempi.

10 commenti:

  1. Comunque parlare di "costituzione materiale" è, per definizione, la morte del Politico.

    In realtà esiste una "costituzione materiale" nel diritto internazionale e, chiaramente, certe consuetudini ascrivibili tanto al sovrano e al "pubblico" quanto, facilmente, ai grossi oligopolisti "privati".

    Non mi meraviglierei se la classe cosmopolita l'avesse materialmente "codificata" e scritta, in barba a trattati internazionali e a costituzioni nazionali.

    Il malthusianesimo che è, si ripete, indisgiungibile dal liberalismo, è per motivi morali e pregiuridici in conflitto con i Principi universali che pongono a capo di tutta la struttura etico-sociale la dignità inviolabile dell'uomo.

    Di conseguenza, essendo inaccettabile per qualsiasi popolo una "costituzione materiale" che veda compressi questi diritti, in quanto quelli del paradigma liberale/malthusiano sono strutturalmente "genocidi" e impattano quindi in modo diretto gli interessi fondamentali - materiali e spirituali - di gran parte dei ceti che formano sociologicamente la comunità sociale dello Stato-nazione, è evidente che non ci può essere un metodo "democratico" per cambiare gli stessi diritti fondamentali.

    Se non quello, appunto, "liberale". Ossia idraulico. Quello dei lemming incoscienti. Quello del "silenzio assenso" o, appunto, dell'esplicito "assenso".


    Certo, perché oggi - come con l'Inquisizione - si è costretti a firmare assensi tanto su contratti vessatori proposti unilateralmente dagli oligopolisti, a votare SI a referendum in cui si chiede di cedere la libertà, a firmare documenti per ammazzare feti a cui si è costretti a rinunciare, o per chiedere una morte dignitosa quando si è costretti a vivere una vita indegna di essere vissuta. Oppure a un bel contratto per drogarsi liberamente e rendere accettabile l'inaccettabile: la distopia del presente e del prossimo futuro.

    L'importante è che la gente dica di "SI" alla propria schiavitù e, prima della morte, possa provare gaio amore per il Grande Fratello. Per il grande Mercato usuraro e parassitario.

    Alégher, alégher, bisogna stare....

    Erdogan?

    Un maleducato, nulla più.

    Quel documento della Venice Commission è una perla di rara ignoranza e incompetenza.

    Voglio dire, ditevele in privato: alla Storia, oltre a passare per dei criminali e dei genocidi, sarete ricordati come un branco di idioti. Un mucchio di caproni umanamente ed intellettualmente analfabeti.

    Il pessimismo è cosmico, quindi di rara bellezza poetica.

    Ma veniamo all'antropologia post-moderna: il vostro, invitato ad una discussione pasquale con due medici attivisti dei diritti umani, ha dovuto constatare il livello del nuovo plebeo una volta appartenuto alla borghesia semicolta: il grillino. Ossia l'evoluzione dell'homo oeconomicus, in homo livor conspirationis: il complotto dell'anagrafe, della riserva frazionaria, della moneta bancaria creata - orrore! - ex-nihilo, del debito publico, e via, disquisendo di relatività generale con il lessico di un bimbo che lalla e con conclusioni epistemologiche degne dei new age più sciroccati.

    Al che, sbigottito, imbarazzato e frastornato, chiedo: « ma se voi medici disquisite dello scibile senza una cazzo di citazione in letteratura, voglio dire, tanto vale che mi faccio dare consigli di medicina dal mio meccanico? », « certo, potrebbe dirti qualcosa di molto intelligente e utile! non sai che cialtroni sono i medici! »

    « Apperò, non male: mi dite che farmi curare da voi o dal meccanico è la stessa cosa? bè, una cosa è certa, se ne avrò bisogno, non so se mi toccherà andare dal meccanico, ma da voi di sicuro non ci vengo »

    Insomma, il relativismo assoluto.

    Come quello idiota della Venice Commission.


    (Erdogan non ha letto il von Mises del '27: dopo un po' i fascisti, ai liberali, rompono i maroni. Sono populisti e si possono dimenticare del mercato. Specialmente quello estero...)

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    1. E c'hai ragione.
      Erdogan infatti rispetto ai diritti sociali contemplati nella Costituzione turca (in particolare nella versione 2010), non ha toccato una virgola.
      Non certo l'art.5 che, con "strane" assonanze con la nostra Costituzione, recita:
      V. Obiettivi fondamentali e doveri dello Stato
      ARTICOLO 5.
      Gli obiettivi fondamentali e le funzioni dello Stato sono, per salvaguardare l'indipendenza e l'integrità della nazione turca, l'indivisibilità del paese, la Repubblica e la democrazia, per garantire il benessere, la pace e la felicità dell'individuo e della società; ad adoperarsi per la rimozione di ostacoli politici, sociali ed economici che limitano i diritti e le libertà fondamentali della persona in un modo incompatibile con i principi della giustizia e dello stato sociale, governata dallo Stato di diritto, e per fornire le condizioni necessarie per lo sviluppo di materiale dell'individuo e alla sua esistenza spirituale".

      Decisamente i libbberisti si eccitano solo di fronte agli assetti istituzionali, e solo allorché paiono porre in discussione il controllo idraulico delle elezioni da parte dei mercati (inconveniente che include anche autoritarismi e autocrazie non teleguidate da rivoluzioni arancioni)

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    2. OT Mi piace tanto l'uso figurato che qui solo si fa del termine idraulico. La mia interpretazione è che si riferisce all'idea di canalizzazione e distribuzione (di soldi, consenso, idee). Giusto? E chi l'ha inventato?

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    3. Hayek: cerca sul blog e troverai...

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    4. Maledizione no ...piuttosto Lucifero (il costituente)

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    5. @Quarantotto

      Sul sito di Chang c'è un interessante articolo sulla questione delle istituzioni "ottimali" per lo sviluppo economico secondo i free market economists.

      http://hajoonchang.net/wp-content/uploads/2011/01/JOIE-institutions-and-development-published.pdf

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  2. Si sa che la Commissione di Venezia è di palato fine: €ssa ha spiccate simpatie solo per “democrazie” stile Cile di Pinochet. Qualsiasi deviazione da quel modello è dittatura bruttaecattiva.

    Penso che anche Hayek sarebbe alquanto indignato per l'attuale situazione in Turchia:

    … Ho visitato il Cile qualche tempo fa e ho trovato che il paese è governato dai membri del seminario di Friedman! ... Il sistema economico funziona meravigliosamente e il recupero è straordinario. Non ho visto il sistema di controllo politico in dettaglio sufficiente per avere un parere serio su di esso, ma posso dire che l'economia è molto più libera rispetto a quella che era stata per un tempo molto lungo. Penso anche che il modo in cui il Cile è coperto dalla stampa internazionale è scandaloso…” [D. PIZANO, Conversation in 1979, Conversations with Great Economists, New York: J.P. Books, 2009].

    E’ L€uropa a doppia velocità!

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  3. Curiose assonanze: le posizioni della Venice Commission somigliano parecchio a quelle avanzate dai liberali in Assemblea Costituente, il cui comune proposito era “far argine al propagarsi delle nuove concezioni dello Stato sociale”.

    E quindi “niente programmi di socializzazione, che rappresenterebbero una «violazione dei diritti delle minoranze»; se la nuova Costituzione laica ha da essere il regno di tutti, essa «non deve assolutamente indulgere a tutto ciò che è particolare, a tutto ciò che può essere contingente e che deve essere rimesso al legislatore ordinario: il quale ha il compito di seguire e esprimere nella legge il moto progressivo della società»” (il virgolettato è di Bozzi).

    Niente norme programmatiche, dunque; meglio limitarsi a “una ben congegnata organizzazione dello Stato, ispirata ai principi della democrazia parlamentare, in grado di assicurare una effettiva alternanza al potere, e un ordinato sistema di garanzie giuridiche a favore del cittadino: le libertà laiche, che non erano più soltanto le libertà borghesi, ma erano ormai semplicemente le libertà, senza aggettivi, le libertà moderne, le sole adeguate ad un sistema pluralistico quale era quello che andava prendendo vigore nell’Italia Repubblicana.”.

    Non è che occorra poi troppa fatica per veder chiaro dietro questo “minimalismo” costituzionale. Così lo interpreta il Vicepresidente Mezzanotte: “Non v’è dubbio che la nuova configurazione della libertà come strumento per garantire il metodo democratico, essenzialmente concepito come possibilità di alternanza al potere [anche questa mi pare che una o due volte l’abbiamo già sentita…:-)], si differenzi notevolmente - quantomeno nel modo come è formulata - da questa tradizionale definizione di Constant. [ossia strumento volto a garantire i “godimenti privati”]
    Simili definizioni non erano oggi riproponibili dai liberali, anche per motivi di tattica politica: esse avrebbero reso fin troppo nitidamente visibile, proprio alla luce dei teoremi del liberalismo, la colorazione marcatamente classista che la loro dottrina avrebbe potuto assumere se non la si fosse integrata con una diversa visione dei fini dello Stato. Se la funzione delle libertà nessun altra poteva essere che quella di garantire «i godimenti privati», il loro carattere falsamente universale sarebbe apparso in maniera evidente. Si trattava, dunque, di adattare quei vecchi postulati, per renderli coerenti al nuovo contesto storico. Occorreva, insomma, depurare quelle dottrine da ogni contenuto programmatico di classe, separare l’idea della sua «accidentale» realizzazione storica, per innalzarla ad una nuova e più autentica universalità.” (C. Mezzanotte, Il giudizio sulle leggi. Le ideologie del costituente, ESI, Napoli, 1979, pagg. 141, 147, 160-61), e se poi a fine “conta”, fra un’alternanza e l’altra, si riproducono certe “realizzazioni storiche”…sarà l’ennesimo accidente!

    Però, però… approposito di compiti del legislatore, protezione delle minoranze e costituzione americana…sovviene una citazioncina di Madison: per il celebre Founding Father compito della costituzione era “to protect the minority of the opulent against the majority”. Oh, che bellezza quando almeno si parlava chiaro!

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    1. E non sia mai che si metta in pericolo la democrazia deviando da questo stratagemma...

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    2. Però doveva essere chiaro anche ai federalisti, agli Spinelli, ai Rossi (ehm.... Costoro effettivamente soffrivano di un certo... come dire.... ritardo?). Agli eurocomunisti.

      Che il liberalismo fosse la « religione del Privato », citando Schmitt, questo è sempre stato ovvio: e che il liberalismo sarebbe ottenuto per costruzione con il federalismo tramite il « divide et impera » come spiega Madison a Jefferson, era noto.
      E il senso della "libera" (cioè negli interessi di chi detiene la proprietà dei mezzi di produzione) circolazione dei fattore lavoro e l'importazione di immigrati (schiavi per la "libertà" dei proprietari, perché non c'è liberto senza schiavo), doveva pure essere chiaro.

      Che la Costituzione degli Stati Uniti fosse "l'origine del male" della mondializzazione, è emerso praticamente subito nel nostro dibattito.

      Permeismo, atomizzazione e grillismo paranoico, slogan buonisti o cattivisti sono la morte della coscienza, nazionale, di classe e, in definitiva, morale.

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