giovedì 7 settembre 2017

CITIGROUP E LA PROROGATIO INVERTITA AD APPLICAZIONE SENZA LIMITI (E SENZA FRONTIERE).


https://www.personaldreamer.com/upload/documenti/6/66/660/_thumbs/x309x300_6602.jpg.pagespeed.ic.oTSeQ5CtBu.jpg
(o forse basta guardare bene e avere un po' di memoria...)

1. Non bisogna troppo agitarsi e preoccuparsi: l'ingegneria sociale applicata dalla grancassa mediatica segnala lo svolgersi di dinamiche sostanzialmente controllabili (da ESSI). E quindi possono proseguire, sostanzialmente indisturbate, in qualunque caso, le politiche L€uropee di riforme strutturali.
Il suffragio universale, (non troppo) paradossalmente, non è perciò a rischio di andare in default nel breve periodo, proprio in quanto il suo funzionamento continuerebbe a corrispondere esattamente alle aspettative della ormai restaurata "democrazia liberale", confermandosi del tutto compatibile con lo "stato di eccezione" permanente, con moderati temperamenti tattici.

2. Dentro a questo schema, la "numerazione dei voti" ad effetti conservativi può proseguire utilmente, anche se la "governabilità", reclamata come valore supremo dell'ordinamento, e fatta coincidere con la stabilità "a prescindere" dell'Esecutivo, rischiasse di soffrire un'apparente attenuazione. 
[Rammentiamo che "governabilità" in senso "liberale", cioè quale ormai formalmente endorsed dalle massime istituzioni di questa Repubblica, (qui, pp. 2.1.4 e ss.) è una qualificazione di tipo tecnico-istituzionale che, se assunta come valore autosufficiente (cioè come indicatore di un'astratta funzionalità organizzativa che non si cura più del raggiungimento dei fini costituzionali dell'organizzazione stessa), finisce per assorbire ogni altro obiettivo, cioè per rendere irrilevante ogni contenuto e fine dell'indirizzo politico-elettorale, e dunque, inevitabilmente, dell'indirizzo costituzionale].

3. Bisogna infatti tener conto che coloro che realmente costituiscono la classe di governo, cioè, seguendo l'aforisma propiziatorio di Reichlin, "i mercati" (v. p.8), sono ideologicamente indifferenti alla forma delle istituzioni che, di volta in volta, debbano realizzare l'indirizzo politico da ESSI prestabilito (dai lontani albori dell'epoca successiva alla prima guerra mondiale). 
Anzi, una ghost institution di governo sovranazionale, - appoggiata dal capitale nazionale, "vassallo per definizione" (e lo constatava già Gramsci nel 1919-1920, qui p.10, subito prima che le "Conferenze" promosse dalla Fed fissassero il paradigma ancor oggi perseguito)-, trova addirittura una sua più forte riaffermazione ove possa realizzare il proprio indirizzo politico, extra e contra Constitutionem, "rendendo irrilevanti" le forme e le procedure costituzionali "effettive" di un ordinamento nazionale. 
In pratica, i trattati L€uropei rendono i "mercati" LA istituzione, cioè la Legge ad applicazione incontrastabile; le istituzioni formali di un preciso territorio sono per definizione relegate ad un ruolo, estremamente flessibile, di esecuzione secondaria (se e fino a quando siano ritenute necessarie a finalità sedative).

4. Capire a fondo queste premesse,-  che ho sentito l'esigenza di ribadire (comprendendo la difficoltà di non perdere il "filo" dell'operazione cognitiva fenomenologica, fin troppo agevolmente spezzabile dal contingente inseguimento dell'agenda mediatica, studiatamente "distrattiva"), consente di capire la coerenza, la consequenzialità e, perciò, la prevedibilità di questa analisi contenuta in un report di Citigroup venuto in questi giorni alla ribalta. Ogni singolo suo passaggio, sotto riportato in una sintesi sufficientemente precisa, dovrebbe risultare chiaro ai lettori di questo blog, senza bisogno di sorprendersi o indignarsi eccessivamente. 
ESSI vivono, e fanno il loro gioco, perché in una "democrazia liberale" sono il banco: e il banco, si sa, vince sempre:
"Meglio un governo ad interim che un governo di grande coalizione o uno guidato dal Movimento Cinque Stelle. Per lo meno per i mercati e la grande finanza internazionale. In un report la banca statunitense Citigroup delinea lo scenario politico ideale per l’Italia. In tale scenario, il Parlamento è paralizzato, senza maggioranza, e il Paese è guidato da un esecutivo ad interim: le riforme potrebbero così essere approvate con facilità e il mercato azionario potrebbe ripartire.
“Cinicamente se nessuno sta governando, nessuno può lamentarsi per l’introduzione di riforme impopolari e tasse“, si legge nel rapporto della banca pubblicato il 4 settembre. Un’altra società finanziaria Usa in passato, JP Morgan, si era “intromessa” nelle faccende politiche italiane, suggerendo come andava riformata la costituzione.
Un Parlamento bloccato sarebbe quindi meglio del ritorno a una legge elettorale che favorisca la nascita di coalizioni di governo. E meglio anche di un governo Cinque Stelle. Il loro problema sarebbe, secondo Citigroup, la mancanza di credibilità: il movimento non avrebbe candidati con competenze ed esperienza di governo.
D’altra parte, quale partito potrebbe realizzare le riforme strutturali dopo le elezioni (previste da Citigroup a febbraio)? Non Matteo Renzi, forte dentro al partito, ma con il partito che è probabilmente più debole rispetto all’elettorato e neanche Silvio Berlusconi, che secondo la banca, è più debole di quanto suggeriscano le proiezioni.
La situazione dell’Italia ancora non è buona. Il debito pubblico è troppo alto e le misure straordinarie della Bce volgono al termine. Il Pil reale è ancora inferiore del 2% rispetto al secondo trimestre del 2011, momento in cui si è toccato l’apice della crisi e il tasso di disoccupazione è più elevato rispetto al 2011.
I rischi appaiono comunque ridotti rispetto allo scorso anno, quando l’Italia ha fronteggiato “una potenziale crisi bancaria e una controversa riforma istituzionale“, ma restano alti soprattutto perché molte sfide del passato sono ancora sul tavolo. Fra queste anche la revisione della legge elettorale.
5. Prescindiamo dal "merito", grottescamente inesatto, delle varie priorità che costituiscono l'agenda "rivelata" dalla viva voce dei "mercati", e chiediamoci, piuttosto come possa un "governo ad interim", - formula normativamente piuttosto vaga ed imprecisa, che denota l'accorto uso di un vocabolo sostitutivo del più esatto "governo tecnico", rigenerabile nel nuovo contesto-, divenire "di legislatura" (o almeno in carica per il tempo necessario alla nuova ondata di riforme).
Ad avere una memoria precisa di quello che è accaduto in questi ultimi anni,  è ormai facile prevederlo:  l'agenda del "vero" governo (extraterritoriale oltreche extracostituzionale) può realizzarsi una volta che sia stata affermata la natura "invertita" della prorogatio (ad infinitum) dell'organo (elettivo) parlamentare. 
Questa  "curiosa" prorogatio, infatti, può (ormai) indifferentemente operare sia che si tratti di composizione costituzionalmente illegittima delle Camere, sia che si tratti della diversa ipotesi dell'impossibilità di funzionare in una certa composizione. 
In ogni caso, il governo fiduciario delle Camere in qualsivoglia composizione (anche in ipotesi che ne dovrebbero sancire la cessazione e quindi nuove immediate elezioni) non potrà che trarre dai "mercati" la sua sostanziale legittimazione. 
Appunto: fine dei giochi e ratifica di un vassallaggio al governo sovranazionale dei mercati, ormai divenuto istituzione irreversibile.

33 commenti:

  1. "governabilità":

    Arturo1 novembre 2016 19:38

    “Quello della "governabilità" è uno degli slogan, inaugurato, o, meglio, ripreso, dalla Trilaterale, e poi destinato a perseguitarci per decenni.

    In quel saggio sul ventennale della Costituzione che ho citato, Mortati, che qualcuno ha avuto la faccia di bronzo di tirare in ballo fra i presunti padri nobili della riforma, afferma, pensate un po', che non c'è bisogno di alcun rafforzamento dei poteri del governo, perché i poteri necessari allo svolgimento delle sue funzioni in Costituzione ci sono già tutti. Non solo negli artt. 76 e 87, ma anche e soprattutto nell'art. 41: "Efficacia culminante, nel senso espansivo dei poteri di Governo, assumono poi i programmi ed i controlli, non già solo autorizzati ma imposti, secondo la logica del sistema, dall’ ultimo comma dell’ art. 41, che non possono, per la loro stessa natura, se non incentrarsi, entro le linee fissate dalla legge, nel potere esecutivo.” (C. Mortati, Considerazioni sui mancati adempimenti costituzionali in in Aa. Vv., Studi per il ventesimo anniversario dell’Assemblea costituente, Vol. IV, Vallecchi, Firenze, 1969, pp. 478).

    Il che però presuppone una corretta lettura del rapporto Costituzione-parlamento-governo. Quello che viene infatti spesso definito, sprezzantemente, come "eccessivo garantismo" della parte organizzativa, per esempio le molte riserve di legge, è solo il frutto della scelta di attribuire anche al parlamento, cioè alla rappresentanza popolare, un fondamentale ruolo attivo nella determinazione/attuazione dell'indirizzo politico-costituzionale, anziché farne prerogativa esclusiva del governo, come appunto in epoca fascista, esasperando una linea che era peraltro già propria del liberalismo. E non solo del liberalismo "statualista" continentale, come lo chiamano gli storici del diritto e come di solito si tende a pensare (anche a causa di una discutibile lettura compiuta da Orlando), ma anche inglese: "il segreto che rende efficace la costituzione inglese può essere individuato nella stretta unione, nella fusione pressoché completa del potere esecutivo con quello legislativo...............o il gabinetto riesce a legiferare, o scioglie l'assemblea. E' una creatura che ha il potere di distruggere il proprio artefice...........esso è stato fatto ma può disfare; pur dipendendo da un altro per la sua creazione, quando è all'opera può distruggere il creatore". Questo è Bagehot, tanto per la cronaca (che era pure un banchiere: sarà un caso?).

    Chiaro che una volta disattivato l'art. 41 e insieme tutto l'indirizzo programmatico costituzionale, soppiantato dall'esigenza di una pronta attuazione dell'"ordine pubblico economico" richiesto dai "mercati", la rappresentanza diventa un impiccio da neutralizzare il più possibile. E allora via con la partitocrazia, il consociativismo, l'instabilità, l'assemblearismo, il "dobbiamo sapere chi vince la sera stessa" e ovviamente, ciliegina sulla torta, la corruzzzzzzione. Meno male che ci sono i media a vigilare che, dopo un paio di decenni di alternanza senza alternative (bluff peraltro caduto con Monti), il dubbio che si trattati di slogan truffaldini non si diffonda. “

    http://orizzonte48.blogspot.it/2016/11/accentramento-del-potere-nellesecutivo.html?showComment=1478025533512#c7853795470219328439

    RispondiElimina
  2. "credibilità":

    Bazaar4 novembre 2015 15:09

    “Sicuramente, quando sento la parola "credibilità", mi viene una sincope.

    Ma che è sta "credibilità"? Di cosa parla 'sta gente? Si può sapere qual è il senso politico di questo sostantivo?

    Compare sicuramente nell'interrogatorio a Giampiero Morgan dopo il golpe atlantico del 1913, quando, sotto giuramento, il banchiere argomentò, in riferimento al sistema del credito e alla congiura monetaria, che il credito lo concedeva in funzione della personale fiducia del suo interlocutore; appunto, della sua "credibilità".

    Cioè, il finanziamento, ovvero la concessione di credito, non è come può parere al profono soggetto alla legge: poiché la concessione di credito, equivale nel capitalismo ad una cessione, o meglio ad una delega, di "potere". Infatti, di fronte all'espressione sconcertata del giudice, Giampy Morgan afferma che il credito non ha di per sé nulla a che fare con la solvibilità del mutuatario, intrinseca nella stabilità, nella prosperità e nella pace sociale auspicato dal non "iniziato alla moneta" (cit. F.Caffè).

    La "credibilità" è quindi attributo esogeno del soggetto che chiede potere: la sua conformità al padrone è il vero attributo umano, "endogeno".

    Questa "conformità" - questo conformismo alle aspirazioni padronali - può essere motivo di cessione di potere: potere che quindi non è in potenza dell'individuo (dunamis) - ovvero volto a lasciar esprimere le potenzialità "della persona umana" (non facciamo sghignazzare i porcellini cilindrati...) - ma potere concesso... da amministrare.

    La politica è sempre e solo affare di oligarchi: pardon, filantropi.

    (Per diventare filantropo, un oligarca deve prima vendere come schiavi i suoi concittadini ed occidentalizzarsi definitivamente)

    Quindi, a quale mondo il rentier può aspirare se non ad una gigantesca federazione mondiale? Dove la politica è privata e l'amministrazione è pubblica: su gentile concessione... di credito.

    Il potente non è quindi "potente" in quanto ricco: ma in quanto controllore monopolistico della ricchezza.”

    http://orizzonte48.blogspot.it/2015/11/nuovo-potere-nei-comuni-no.html?showComment=1446646199332#c828229713769203206

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ma lo sai che ero indeciso se inserire PROPRIO QUESTI commenti nel post?
      Mi ha frenato il tentativo di non fare la solita "summa" (ma tanto nun se leggono gnente - sul serio- in ogni caso)...
      Grazie

      Elimina
  3. Ma grazie a lei Presidente….. per me il post va bene così…. poi magari
    qualche curioso anche dei “nostri”, legge anche i commenti…. (almeno io l’ho sempre fatto)… come dicevo tempo fa (non ricordo ora a chi su twitter), una delle discussioni più belle che abbia mai letto è in questo post:

    http://orizzonte48.blogspot.com/2015/09/feltri-e-la-grecizzazione-italiana.html?spref=tw

    Poi come sappiamo è “nato” il post…. “destra e sinistra” :)(uno dei miei preferiti):)

    Cioè quello che voglio dire è che oltre a leggere i post è fondamentale anche leggere i commenti, perché i commentatori di Orizzonte48 sono il numero 1 ( non certo io che ho solo da imparare… ma parlo dei vari Arturo, Bazaar, Francesco, Stop, Poggio etc etc ):)

    RispondiElimina
  4. Devo ammettere che, quando mi rimane qualche spiccio in tasca, sono liberale anch'io. Come la moglie di Schmitt.

    Chi di spicci ne ha un bel po', può pure fare il liberale in politica: se la compra e può fare i suoi porci e privatissimi interessi a discapito degli interessi generali.

    Quelli inerenti alla sfera pubblica e tutelati dallo Stato sociale.

    I liberali vogliono imporre le loro "riforme" diminuendo il perimetro dello Stato: bramano lo stato minimo: quello Stato talmente snello il cui perimetro è giusto strumentale a perseguire i porci comodi delle oligarchie.

    Stato snello, porcellini di Citigroup e JPMorgan grassi e paffuti.

    Più la Struttura diventa intelligente e dotata di volontà propria, più gli individui che ne beneficiano sono cretini.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Bazaar… non so perché... ma quando parli di Schmitt…. mi viene in mente questo commento:

      “Un ordine giuridico globale non socialista - ovvero che non passi dall'art.11 di una possibile Società delle Nazioni Democratiche - è per definizione una società kalergica strutturata in caste: il Codice Manu ne sarebbe la Costituzione.

      E ora godiamo un po' nel leggere quel nazista di Schmitt che la pensava proprio come Spinelli ma, a differenza del nipotino di Umberto Ricci imparentato con i Warburg, non parlava di cose per cui non era culturalmente ed intellettualmente attrezzato:

      « Un tribunale internazionale che fosse indipendente, e cioè non legato a direttive politiche ma solo ai princìpi giuridici [o solo princìpi "natural-fisiologici", ndr] sarebbe senz'altro più vicino all'idea di giustizia, indipendentemente dalla volontà e dalla decisione del singolo Stato. La sua autorità si fonderebbe così sull'immediata rappresentazione di questa idea e non sulla delega dei singoli Stati, anche se quel tribunale soprannazionale fosse istituito da un'unione di Stati. Dunque, si presenterebbe necessariamente come un'istanza originaria e quindi universale. Sarebbe questo lo sviluppo naturalmente consequenziale, in termini logici; in termini psicologici poi, si tratterebbe di quella conseguenza di quel potere politico che è implicito nel porre originariamente il diritto. [quindi un potere "costituente"; notare poi "i termini psicologici", ndr]

      Si possono ben comprendere le obiezioni che oggi vengono avanzate, a proposito di un tribunale siffatto, da parte di pubblicisti di potenti Stati: derivano tutte dal concetto di sovranità.
      l potere di decidere chi sia sovrano significherebbe una nuova sovranità e il tribunale che avesse tale facoltà sarebbe un sopra-Stato -- potrebbe esso stesso creare un nuovo ordine.

      Non un tribunale, sì una Lega di nazioni, avrebbe il diritto di avanzare simile pretese; ma quel tribunale diventerebbe un soggetto autonomo, vale a dire che oltre alle proprie funzioni giuridiche e amministrative - che forse implicano un'autonomia patrimoniale, di bilancio ed altre formalità - avrebbe valore anche per se stesso.

      La sua attività non si limiterebbe all'applicazione delle norme vigenti, come avviene per i tribunali della magistratura. Sarebbe anche qualcosa di più che un arbitro, poiché avrebbe un proprio interesse di autoaffermazione in tutti i conflitti decisivi. Cesserebbe così anche di rappresentare esclusivamente la giustizia cioè, politicamente parlando lo status quo.

      E se quel tribunale prendesse come base e come principio determinante la situazione politica internazionale in continuo mutamento, dovrebbe anche decidere, con potere autonomo , che cosa debba essere riconosciuto come nuovo ordine e nuovo Stato, e che cosa non.

      [Magari decidere di far nascere delle "macroregioni" come atto sedizioso contro l'unità nazionale, ndr]

      E questo riconoscimento non potrebbe neppure essere dedotto automaticamente dall'attuale situazione giuridica internazionale, dato che la maggior parte dei nuovi Stati si è costituita contro la volontà dei precedenti sovrani.

      Questo momento di affermazione in proprio implicherebbe la possibilità che si generi antagonismo fra il diritto e appunto l'autoaffermazione: una istanza siffatta verrebbe così a rappresentare, al di là dell'idea della giustizia impersonale, anche un'autonoma e potente personalità »

      Adoro la UE, la CE, la CGUE e l'FMI.

      L'europeismo è il nazismo con altri mezzi.”

      http://orizzonte48.blogspot.it/2016/09/draghi-hayek-e-la-moral-della-durezza.html?showComment=1474032530375#c8657049755468758646

      Elimina
    2. Certo che sei un'enciclopedia del blog.

      Diciamo che Schmitt, molto utile in quanto antiliberale e costituzionalista, risulta essere molto contraddittorio: pensiero reazionario e intelligenza "totale", fanno a pugni.

      Prima o poi o uno o l'altra devono cedere il passo al progressismo o alla stupidità.

      Infatti, tutte le ideologie conservatrici - dai nostalgici fascisti ai nazionalisti cattolici - sono de facto strumentali al liberalismo per motivi strutturali, che piaccia o meno.

      Il problema di gran parte dei "seguaci" pidiellini, leghisti, casapoundini e assortiti "de destra" vari, è che non servono a nulla se non a far sentire colti e "progressisti" quattro sorosiani politicamente corretti come i Wu Ming o la cricca di "giustizia e libertà", col risultato di puntellare l'ordine dominante che delle "sovrastrutture ideologiche" se ne infischia.

      L'ordine internazionale dei mercati può atteggiarsi democrat e "di sinistra" e continuare a propugnare politiche di estrema destra economica.

      L'incoscienza e la mancanza di cultura politica (*vera*, basti leggersi ancora il Gramsci riportato da Francesco più sotto) di questi "seguaci", rende le loro esternazioni pubbliche strumentalizzabili dai *veri* fascisti. Ossia coloro che ne occupano il ruolo storico, ovverosia quello di opprimere economicamente, socialmente e politicamente i lavoratori. La sinistra sorosiana.

      L'incoscienza dei tanti Ezra Pound in circolazione, è - come nel caso del poeta - un assist ai banchieri.

      Si legga Gramsci, si legga Basso, e poi i deliri esoterici di destra.

      Si comprende che siamo di fronte ad un partito unico liberale e che siamo in un totalitarismo orwelliano.

      I sorosiani si fanno chiamare "progressisti" o "socialisti" come in 1984, e hanno una concezione dell'ordine sociale che va dall'anarco-capitalismo, al liberismo predatorio di Friedman, Hayek e il relativo "ordine" alla Pinochet.


      (Mi chiedo se alle élite sia mai venuto in mente il motivo per cui nessuno prima ad ora nella storia si sia mai sognato di mentire su tutto e in qualsiasi contesto, invertendo in modo universale l'ordine assiologico come mai alcun tiranno a avrebbe mai sognato di fare....)

      Elimina
    3. Ed è facile riconoscerli. Sintomi estrinseci:
      1) utilizzano il concetto di "spesa pubblica improduttiva";
      2) hanno un concetto pre-giuridico e meta-positivo di "giustizia", definito empiricamente ex post secondo l'ondata di livore del momento, a sua volta innescata da preconvinzioni inconsce e metodologicamente individualiste;
      3) comunque se la prendono con la "lentezza della giustizia civile", come endiadi ineluttabile legata a "burocrazia" e, naturalmente, a "spesapubblicaimproduttiva";
      4) sono sensibili al lavoro solo sul presupposto che "non si crei per decreto" (ma solo e sempre, contro ogni DATO storico-economico, per libera iniziativa privata): reclamano perciò il supply side e il volontarismo "caritatevole" come uniche soluzioni "sociali".

      Esempi convergenti (da punti di partenza solo in apparenza opposti) di questa agenda, ex multissimis:
      1) http://www.fondazioneluigieinaudi.it/wp-content/uploads/2016/06/Focus-giustizia-civile-Fondazione-Luigi-Einaudi.pdf
      2) http://www.ilgiornale.it/news/interni/salvare-giustizia-pi-lenta-mondo-togliendola-ai-giudici-929463.html
      3) http://www.linkiesta.it/it/article/2012/11/24/le-otto-domande-de-linkiesta-ai-candidati-alle-primarie/10511/

      E "anfatti":
      http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/28/cresce-partito-contro-burocrazia/200670/
      And last but not (at all) least:
      http://www.tgcom24.mediaset.it/economia/la-cei-in-italia-troppe-tasse-il-lavoro-deve-essere-degno-_3093208-201702a.shtml (naturalmente il più completo e organico...)

      Elimina
    4. Boh…. a me sembrano tutti tea-party alla Porro:

      "...gli "Spaghetti tea-party" possiedono almeno queste caratteristiche, con l'avvertenza che ciò che diremo è l'espansione in corollari di teorie economiche che buona parte degli esponenti di tale componente politica non conoscono e padroneggiano, se non per slogan-pop:
      a) appartengono alla categoria più ampia degli ordoliberisti, quindi tendono ad occupare le istituzioni, utilizzando il sostegno decisivo di una parte consistente della complessiva propaganda mediatica, vedendo le Costituzioni sociali democratiche "sovrane" (in senso contemporaneo) come un ostacolo ai loro obiettivi;
      b) credono nella neutralità del deficit pubblico in base alla fede incrollabile nel crowding-out, nella proiezione della equivalenza ricardiana per cui, non potendo lo Stato utilmente influire sulla efficiente allocazione delle risorse del sistema economico, il debito pubblico "equivale" alla capitalizzazione delle future tasse aggiuntive necessarie per ripagarlo;
      c) come conseguenza di tale assunto, ignorano due fenomeni di correlazione tra i fattori che danno luogo alla formazione ed alla crescita del PIL:
      c1) il moltiplicatore fiscale della spesa pubblica (tanto più alto quanto più la crescita sia stagnante o negativa, cioè in recessione, specie in un'economia aperta);
      c2) i c.d. saldi settoriali della contabilità nazionale, per cui, assumendo la neutralità ("spiazzante") del deficit pubblico, vedono come praticabile e auspicabile il pareggio di bilancio, situazione in cui il risparmio privato diviene tendenzialmente pari al saldo (positivo o negativo) delle partite correnti della bilancia dei pagamenti;
      d) credono nel concetto neo-classico di piena occupazione, fondato sull'idea dell'inesistenza di disoccupazione involontaria, se non per patologica rigidità del prezzo-salario, e identificato come qualunque livello di occupazione compatibile col livello di inflazione auspicato. "

      http://orizzonte48.blogspot.com/2016/01/spaghetti-tea-party-auto-sottomissione.html?spref=tw

      poi quella sulla giustizia come sappiamo è una balla:

      http://orizzonte48.blogspot.com/2014/09/riforma-della-giustizia-e.html?spref=tw
      http://orizzonte48.blogspot.com/2014/09/parte-2-riforma-della-giustizia-e.html?spref=tw

      Elimina
  5. A proposito di 'governabilitá'(dell'esecutivo sovra/nazionale, dei criteri maggioritari sui proporzionali ecc)delle 'stabilitá'(di prezzi/inflazione/salario)a forza di leggere qui quello che scrisse/disse il Presidente Einaudi e considerando pure il 'lavoro' di Napolitano in questi anni...ripenso a quanto scemo ero quando da studente ripetevo quello che sentivo da altri (docenti compresi) e cioè che " il presidente della repubblica da noi non conta niente...". Era la classica affermazione scontata che forse ti allontanava proprio dalla comprensione giusta di una carica associata al "nonno" che media i bisticci familiari...

    Qualcuno di voi può suggerirmi un testo, se esiste, che affronti la "la funzione del presidente/i della repubblica in 'disfunzione' della realizzazione della democrazia sostanziale"?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi pare di ricordare che nei commenti susseguenti al post sulle riforme rafforzative della Costituzione, ne abbiamo parlato abbastanza approfonditamente (credo con fonti)...

      Elimina
    2. http://orizzonte48.blogspot.com/2017/05/alla-ricerca-della-sovranita-perduta.html?showComment=1496082789170#c4598786733489935830
      http://orizzonte48.blogspot.com/2017/05/alla-ricerca-della-sovranita-perduta.html?showComment=1496082799595#c5730973879624399978

      http://orizzonte48.blogspot.com/2017/05/alla-ricerca-della-sovranita-perduta.html?showComment=1496075543942#c8873276907774499248 e seguenti

      Elimina
    3. Da leggere anche i commenti di Francesco di questo post, (ma anche la discussione):

      “Per reagire ai rischi che ciò comporta, è importante recuperare apporti di cultura politica che costituiscono preziosi giacimenti ancora insufficientemente esplorati: e farlo innanzitutto paese per paese, a cominciare da noi in Italia. Di qui anche la riflessione di «Reset», che vivamente apprezzo, sull'eredità, SUGLI INSEGNAMENTI DI LUIGI EINAUDI. Ne abbiamo anche discusso, caro Direttore, in una conversazione tra me e te. Permettimi di limitarmi ora a poche, scarne considerazioni. Particolarmente acuta è oggi per le forze riformiste l'esigenza di perseguire nuovi equilibri, sul piano delle politiche economiche e sociali, tra i condizionamenti ineludibili della competizione in un mondo radicalmente cambiato e valori di giustizia e di benessere popolare, divenuti concrete conquiste in termini di diritti e garanzie attraverso la costruzione di sistemi di Welfare State in Italia e in Europa. Ebbene, per comprendere e affrontare le sfide di un'economia di mercato globalizzata, RIMUOVENDO INCROSTAZIONI CORPORATIVE E ASSISTENZIALISTICHE RIMASTE ANCORA PESANTI NEL NOSTRO PAESE, LA LEZIONE DI LUIGI EINAUDI PUÒ SUGGERIRE RIFLESSIONI E STIMOLI FECONDI. Ci si può, naturalmente, chiedere innanzitutto come e perché quel filone di pensiero liberale abbia incontrato sordità e suscitato contrapposizioni nell'area del riformismo e, più concretamente, nella sinistra legata al mondo del lavoro, quando prese corpo, tra la fine degli anni Quaranta e gli anni Cinquanta, una nuova dialettica politica democratica nell'Italia repubblicana. In effetti, i termini di quella dialettica furono drasticamente segnati da una conflittualità ideologica che discendeva in larga misura dal contesto internazionale presto precipitato nella guerra fredda. DOGMATISMI E SCHEMATISMI EBBERO IL SOPRAVVENTO SU ISPIRAZIONI DI CULTURA LIBERALE PURE PRESENTI NELLO STESSO PCI; e diventò difficile distinguere le verità del "liberismo" einaudiano e più in generale dell'approccio ideale e politico liberale, nella varietà delle sue voci. Ho rievocato quell’atmosfera e quelle incomprensioni, ricordando nel 2009 Norberto Bobbio e il suo dialogo-duello col Pci, sul tema della libertà, negli anni Cinquanta. Varrebbe certamente la pena di ricostruire più attentamente di quanto non si sia ancora fatto, il dibattito in Assemblea Costituente e i contributi di Einaudi, che peraltro abbracciarono campi importanti di interesse generale al di là dei "rapporti economici" (titolo III della prima parte della Carta) e del pur cruciale articolo 81. Interessante, e suggestiva, è l'interpretazione che in Cinquant’anni di vita italiana ci ha lasciato Guido Carli: secondo il quale «la parte economica della Costituzione risultò sbilanciata a favore delle due culture dominanti, cattolica e marxista», MA NELLO STESSO TEMPO, TRA IL 1946 E IL 1947, «DE GASPERI ED EINAUDI AVEVANO COSTRUITO IN POCHI MESI UNA SORTA DI "COSTITUZIONE ECONOMICA" CHE AVEVANO POSTO PERÒ AL SICURO, AL DI FUORI DELLA DISCUSSIONE IN SEDE DI ASSEMBLEA COSTITUENTE». SI TRATTÒ DI UNA STRATEGIA «NATA E GESTITA TRA LA BANCA D'ITALIA E IL GOVERNO», MIRATA ALLA STABILIZZAZIONE, ANCORATA A UNA VISIONE DI "STATO MINIMO", E APERTA ALLE REGOLE E ALLE ISTITUZIONI MONETARIE INTERNAZIONALI. (segue)”

      http://orizzonte48.blogspot.it/2016/06/e-ora-cosa-cambiera-almeno-ripensare-il.html?showComment=1466501672274#c3671301857866139594

      Elimina
    4. @Luca
      Grazie! Lo stavo ricercando anch'io.

      Il link diretto alla “lezione” del finto comunista è qui . Deliziatevi!

      Elimina
    5. Ragazzi grazie davvero per le indicazioni...ho appena riaperto il blog..appena torno stasera mi fiondo a 'recuperare'. Su "duello Pc vs Bobbio" non so a cosa si riferisse di preciso Francesco ma socializzo qui un brutto ricordo. Le due teorie (della norma e dell'ordinamento) di Bobbio furono la prima lettura "giuridica" della mia vita. Particolarmente stimolanti per chi a 19 anni nulla sapeva di 'teorico' nell'ambito delle scienze sociali. Poi lessi "Né con Marx né contro Marx" e rimasi profondamente deluso. Stessa cosa mi accadde subito dopo la lettura de "La dottrina pura del diritto" di kelsen di cui presi in prestito "La teoria politica del bolscevismo" e "teoria generale del diritto e materialismo storico". Questioni fuorvianti dal blog...diciamo per me sono state utili per iniziare a capire, in generale, la differenza tra filosofia del diritto e filosofia politica; in particolare tra "realizzazione dei fini democratico-sociali costituzionalmente previsti e intellettuali.
      Mi scuso per il continuo riferimento alla mia esperienza di ex studente...ma è stato l'unico periodo in cui ho letto qualcosa prima di ritornare nel semi-analfabetismo e sperabilmente...di rimediare il piú possibile da quando ho scoperto il blog. Specialmente quando la realtá lavorativa non ha attinenza con la laurea conseguita (fenomeno sempre più frequente) e non trovi nessuno con cui affrontare alcune questioni.

      Elimina
    6. Scusate...pc vs Bobbio cui si riferiva Napolitano. Non Francesco che lo riportava in commento:).

      Elimina
  6. … L’impostazione del movimento del libero scambio si basa su un errore teorico di cui non è difficile identificare l’origine pratica: sulla distinzione cioè tra società politica e società civile, che da distinzione metodica viene fatta diventare ed è presentata come distinzione organica. Così si afferma che L’ATTIVITÀ ECONOMICA È PROPRIA DELLA SOCIETÀ CIVILE e che LO STATO NON DEVE INTERVENIRE NELLA SUA REGOLAMENTAZIONE.

    Ma siccome nella realtà effettuale SOCIETÀ CIVILE E STATO SI IDENTIFICANO, è da fissare che anche il liberismo è una “regolamentazione” di carattere statale, introdotto e mantenuto per via legislativa e coercitiva: è un fatto di volontà consapevole dei propri fini e non l’espressione spontanea, automatica del fatto economico.

    Pertanto IL LIBERISMO È UN PROGRAMMA POLITICO, destinato a mutare, in quanto trionfa, il personale dirigente di uno Stato e il programma economico dello Stato stesso, cioè a MUTARE LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO NAZIONALE….Per ciò che riguarda il liberismo si ha il caso di una frazione del gruppo dirigente che vuole modificare non la struttura dello Stato, ma l’indirizzo del governo, che vuole riformare la legislazione commerciale…si tratta di rotazione dei partiti dirigenti al governo, non di fondazione e organizzazione di una nuova società politica e tanto meno di un nuovo tipo si società civile
    ” [A. GRAMSCI, Quaderni del carcere, Einaudi, Torino, 1975, Quaderno 13 (XXX) § (18), 1589-1590].

    Con ciò Hayek e compagni avrebbero dovuti essere sistemati. Ed invece l’economico è stato scisso dal politico e vive di vita propria al punto da essere diventato “antisovrano” sovranazionale. Lo Stato integrale gramsciano ne risulta disintegrato, con il momento politico in funzione meramente pertinenziale (nella definizione tecnica civilistica). E’ la privatizzazione della sovranità, uno scalpo in mano alle élites sociopatiche o, diversamente, è il mondo delle magnifiche sorti e progressive dell’internazionalismo piddino. In uno “Stato-governo” e “guardiano notturno”, il consenso non ha proprio ragione di esistere, anzi è disfunzionale.

    (Ora, riflettendoci: se ti riesce il colpaccio di privatizzare la sovranità, in fondo puoi permetterti qualsiasi porcata, come trastullarti a stampare bugiardini bancari e finanziari nei quali sfacciatamente divertirti ad elaborare scenari dall’esito comunque scontato. Non devi nemmeno sforzarti di salvare le apparenze democratiche, perché tanto la gente non capisce una cippa. Giochi come il gatto col topo. I Rentiers hanno sostituito il Monòpoli con il più redditizio Sovranòpoli)

    RispondiElimina
  7. Non so se il commento sia OT: (grande Arturo):)

    Su questa considerazione si innesta l'intervento confermativo di Arturo che ci offre questa ulteriore e significativa fonte:
    «La scelta – scriveva Robbins – non è fra un piano o l’assenza di piano, ma fra differenti tipi di piano». Correttamente si deve parlare dell’esistenza di un piano liberale, così come si parla di un piano socialista o nazionale.
    «La ‘pianificazione’, nel suo significato moderno, comporta il controllo pubblico della produzione in una forma o in un’altra. L’intento del piano liberale era quello di creare un insieme di istituzioni in cui i piani dei privati potessero armonizzarsi. Lo scopo della moderna (pianificazione) è quello di sostituire i piani privati con quello pubblico – o in ogni caso di relegarli in una posizione di subordinazione».
    Su questa base, Robbins fu allora in grado di denunciare il difetto della posizione liberale (e socialista) al livello internazionale.
    I liberali classici avevano sostenuto la necessità di introdurre una serie di istituzioni, come la moneta, la regolamentazione degli scambi e della proprietà, ecc. al fine di consentire il funzionamento del mercato: la mano invisibile è in verità, scriveva Robbins, la mano del legislatore.
    Ma gli economisti classici, mentre ritenevano indispensabili queste misure di governo all’interno dello Stato, avevano ingenuamente creduto che potesse spontaneamente crearsi un mercato ben ordinato e funzionante anche al livello internazionale, in una situazione di anarchia politica."

    http://orizzonte48.blogspot.com/2016/07/ue-eurss-no-totalitarismo-neo-liberista.html?spref=tw

    RispondiElimina
  8. Comunque condivido il ragionamento finale di Bazaar:

    Ricordando che fu Einaudi a fornire i testi di Robbins ad Altiero Spinelli tramite Ernesto Rossi, possiamo fare due considerazioni: innanzittutto che Einaudi e Robbins erano elitisti e antidemocratici convinti, ma erano degli intellettuali seri.

    Considerando che Caffè definiva "acqua fresca" il povero Ernesto Rossi, e che Spinelli era parimenti infarcito di idee elitiste (cfr. Masini) e non si discostava molto da quest'ultimo per acume e preparazione intellettuale, emerge con chiarezza la cinica e perfida intelligenza di Einaudi (che già aveva inquinato di liberalismo il pensiero democratico di Carlo Rosselli): prendere due "sempliciotti" con militanza antifascista e usarli - mi si perdoni - come utili idioti per tinteggiare di rosso un progetto mostruoso già stigmatizzato mezzo secolo prima dai massimi rappresentanti del pensiero progressista, quali Lenin (1915) e la Luxemburg (1911).

    In realtà tutto il pensiero liberale e federalista - si pensi in Italia al solo Albertini - è tanto profondamente antidemocratico quanto raffinatamente cosmetizzato a fruizione della plebaglia non "iniziata" al liberalismo classico.

    Come non ricordare la pubblica protesta di Ernesto Rossi ed Einaudi contro lo Stato sociale del Rapporto Beveridge?

    Ed infatti, sono proprio i nipotini di Einaudi, insieme ai federalisti a ricordarci il rapporto tra federalismo e incoraggiamento dei conflitti sezionali, cosmesi del conflitto sociale paludando quello tra classi e strategia della tensione a fini imperialistici.

    Per chiosare, non farei passare in cavalleria l'asserzione di Robbins per cui « Correttamente si deve parlare dell’esistenza di un piano liberale, così come si parla di un piano socialista o ["O"!] nazionale. »

    Per Robbins è evidente che socialismo e, quindi, Stato e democrazia sociale, sono strettamente legati allo Stato-nazione.

    http://orizzonte48.blogspot.it/2016/07/hayek-monnet-robbins-le-ragioni.html?showComment=1469627487239#c920422613839239608

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Luca ti ringrazio personalmente perché queste 'triangolazioni' sono la dimostrazione 'concreta' dell'impianto ideologico dei Radicali. Fra gli errori di gioventù c'è quello di ascoltare 'Radio Radicale' e di rimanere incuriositi dai vecchi interventi parlamentari "a sinistra del pc" e della proclamazione del 'Manifesto di Ventotene' da tradurre in tutte le lingue del mondo (esperanto compreso). I testi delle edizioni caos mantengono spesso queste ambiguitá (ricordo la "rosa nel pugno" con Boselli..."100% socialista e 100%radicale" con una marea di riferimenti a Rossi, Spinelli, Fortuna...Non ci sono mai cascato ma pensavo fosse tutto imbastito da Pannella...L'utilizzo da parte di Einaudi...i testi di Robbins etc...da una parte dimostrano quanto fosse opportunamente escogitato un 'antifascismo liberista' (a questo punto) giá ai tempi del fascismo; dall'altra a quanto fosse facile perdersi e rimanere infatuati di alcuni personaggi in assenza di altre letture (appunto Lenin, Luxemburg...). Del resto lo stesso Gobetti ne "La rivoluzione liberale" purtroppo, opta comunque per un sistema 'libero' economicamente e 'corporativo' politicamente. Mi rimane da approfondire Nenni...visto che parecchie raccolte della rivista 'Mondo operaio' che sfogliai in emeroteca ne richiamavano il ruolo antifascista in quanto antimonopolio (anti-mantenimento IRI, anti-contrattazione collettiva etc) giocando su tutte le possibili confusioni di chi non si era ancora chiarito le cose. Le tue 'chicche' sono stra-efficaci perché sono la prova contraria alla presunta buona fede che potrebbe riconoscersi a tutti questi sostenitori dell'anarchia della produzione, malgrado ne detestino tutte le conseguenze politiche, militari, clericali, razziali etc etc......

      Elimina
    2. grazie a te... ma quando segui (vabbè LBC è normale) Bazaar,

      Arturo, e gli altri commentatori, non sbagli..... per me questo (e non voglio esagerare) è il miglior blog a livello europeo.....

      ripeto basta vedere lo spessore dei commenatori... che trovi solo qui..... questo è quello che penso.... se uno vuole studiare basta apriere questo blog. punto.

      Elimina
    3. cioè quello che voglio dire è.... che quando segui "gente" del genere.... non ce ne per nessuno:

      6. "Mi permetto un appunto: non è proprio che i diritti liberali siano a costo zero, mentre i diritti sociali sono un costo.

      Innanzitutto un costo per chi?

      Semplice: per l'élite parassitaria, ovvero per i rentier che vedono nell'implicita progressività sociale l'erosione di un privilegio non ammesso in Costituzione: quello di non lavorare.

      La progressività sociale porta a quella cosa sconosciuta agli imbecilli che è l'uguaglianza sostanziale: uguaglianza che nessuna porcheria eugenetica potrà mai modificare.

      I diritti sociali, come ricordava il dimenticato Lord Beveridge, intesi come sicurezze garantite dallo Stato sociale, sono componente positiva del PIL.

      Sono un cacchio di reddito indiretto che si accompagna a quella necessità di perseguire la piena occupazione. Condizione scientificamente dimostrata come necessaria per la stabilità economica da quei due altri sconosciuti come Keynes e Kalecki.

      I diritti civili e tutte le altre porcherie liberali, non sono semplicemente "a costo zero": senza i diritti sociali a renderli universalizzabili, questi hanno ben altro scopo che "distrarre". Hanno uno scopo malthusiano, hanno ineluttabili conseguenze nel controllo demografico.

      Dopo la shock doctrine degli anni '90 che ha visto il collasso demografico dell'ex-URSS, perché si pensa che la Russia abbia proibito la propaganda relativa alla "promozione" dell'omosessualità?

      Radio Radicale dovrebbero chiamarla radio Malthus.

      Ma la crescita demografica non era proprio quella componente che Keynes riteneva necessaria per riuscire a portare l'ecumene globale fuori dall'indigenza? E solo successivamente dedicarsi alla stabilità e all'equilibrio con l'ecosistema?

      E comunque la Dichiarazione universale dei diritti umani sancisce i diritti sociali come universali negli artt. 22-27. "
      (Bazaar)

      http://orizzonte48.blogspot.com/2015/12/sommario-mergenziale-di-fine-anno.html?spref=tw

      per me….. uno dei commenti più belli di Bazaar( e guarda che non si contano) 

      sempre da seguire…. Scusa se parlo in francese(ma non c’è un cazzo da fare) e parlo solo di Bazaaar…. Poi da seguire Arturo, Francesco, Stop, etc etc

      Elimina
    4. L' astuzia di einaudi per plagiare il duo rossi -spinelli,è stata quella di suggestionarlo con un' indicazione che sembrasse simile a quella di Trotsky ,gli stati uniti socialisti d' Europa,coniata per scopi esattamente opposti a quelli desiderati dai liberisti. Cito da un articolo dell' ottobre 1929" l'autore di queste pagine tentava di dimostrare che l'unificazione dell'Europa era incontestabilmente prospettata da tutto il suo sviluppo economico, ma che gli Stati Uniti d'Europa non erano concepibili se non come la forma politica della dittatura rivoluzionaria del proletariato europeo, ". Da https://www.marxists.org/italiano/trotsky/1929/10/04-use.htm .Sempre Trotsky prevede che i più zelanti agenti degli Usa ,individuati come la potenza egemone a livello mondiale,sarebbero stati proprio i partiti della sinistra tradizionale .Dal discorso del 28 luglio del 1924 "riformisti la socialdemocrazia, che era l’agenzia della borghesia, nella sua degenerazione politica, doveva fatalmente diventare l’agenzia della borghesia più forte, della più potente, della borghesia di tutte le borghesie, cioè della borghesia americana. Poiché il capitale americano assume il compito di unificare, di pacificare l’Europa, di insegnarle a risolvere i problemi dei risarcimenti e altri ancora, e poiché tiene i cordoni della borsa, la dipendenza della socialdemocrazia nei confronti della borghesia tedesca in Germania, della borghesia francese in Francia, diventa sempre di più una dipendenza nei confronti del padrone di queste borghesie. Il capitale americano è attualmente il padrone dell’Europa"https://www.marxists.org/italiano/trotsky/1924/evoluzione.htm Riguardo all' elitismo degli estensori del manifesto di Ventotene altro non è che la degenerazione del sentire la militanza politica di sinistra come l' appartenenza ad un' "avanguardia rivoluzionaria" di una classe che si trasforma in "plebe"da manipolare con un atteggiamento di cinica superiorità .Ho osservato da vicino questo fenomeno da ragazzo quando ,smessi i panni della "giovane marmotta"(lupetto)indossai i pantaloni lunghi e i panni del "giovane trotskista":devo dire che prevalentemente tale atteggiamento era nei miei coetanei influenzati dal maoismo.

      Elimina
    5. interessante anche la denuncia della "cosmesi pacista" con la quale gli Usa hanno sempre promosso le loro iniziative d' aggressone compresa l' Unione Europea (che ci da la paceeeee)che è un progetto americano fin dall' immediato secondo dopoguerra.Aggiungo infine una considerazione sulla necessità,già indicata da diversi autori d' una nuova sistemazione internazionale dei rapporti tra le nazioni(l' external compact di Bagnai ad esempio)evocata anche dalla sinteica descrizione che fa il prof. Augusto Graziani dell' accordo di Bretton Woods in questo intervento del 9 novembre 1994 https://www.youtube.com/watch?v=wfcOnJC2uVM.Ho riportato delle suggestioni indotte da letture fatte decenni (non decadi )fa,dai commenti ai post di questo blog e dall' ascolto di Graziani che mi ha colpito per la sinteticità e limpidezza con la quale descrive quanto era accaduto e quanto sarebbe poi continuato.

      Elimina
  9. Decisamente OT
    Leggevo prima :

    "Le malattie da vettori sono un problema di cui occuparci in modo sempre più attento: sapere che una specie di zanzara trasmette una certa infezione, soprattutto se nuova, non esclude che ci siano altri vettori competenti", ha osservato Capua. "Ad esempio, ha aggiunto, "per il virus Zika si conoscevano alcuni vettori, ma restano punti interrogativi sulla zanzara tigre".

    E' uno scenario nuovo con il quale, per la virologa, bisogna fare i conti: "i cambiamenti climatici e con gli spostamenti sempre più massicci in tutto il mondo aumentano la probabilità della diffusione di queste malattie ovunque, naturalmente anche in Italia". Se da un lato è noto che il vettore della malaria è la zanzara Anopheles, le zanzare del genere Aedes veicolano Zika, chikungunya e dengue.

    www.ansa.it › Scienza&Tecnica › Biotech

    ora voglio dire…. spero che non sia una cosa del genere… (su twitter che si dice?)

    “Continuiamo a credere che bisogna essere per forza malvagi o pazzi per far degli orrori.. O basta avere un'etica diversa? ma che "etica" d'Egitto!, morto quel pazzo di Hitler i campi di concentramento non torneranno mai più con i loro orrori...

    Io un'idea ce l'avrei: che regalo volete fare per san Valentino? (Soprattutto se avete la compagna incinta...)

    Ma chi potrebbe mai far qualcosa del genere? È lui o non lui? Ma ceeerto che è lui!

    Il fondatore della Trilateral con la sua famigghia! Rockefeller!

    Business is business.

    (Consiglio di muoversi per riappropiarsi la sovranità e la democrazia sostanziale...)”

    http://orizzonte48.blogspot.it/2016/02/ogni-singolo-elemento-dellagenda.html?showComment=1454633000563#c2582935706239827538

    “Io rimango basito per la questione del virus Zika: qual è il potere che deve avere un cartello finanziario per imporre su tutte le prime pagine dei media del mondo il terrore di un'epidemia (pardon, pandemia...)?

    Quanto costa applicare dei manifesti elettorali nel proprio comune? e un passaggio pubblicitario di pochi secondi su un TG? due minuti di servizio su tutte - tutte! - le TV del mondo sui tutti - tutti! - i TG?

    Questo è terrorismo, se non peggio...

    (Sorvoliamo sull'ingegneria genetica ad usum nipotini di Mengele e l'ennesimo paper sulla "geoingegneria" che ha aperto quel fortunato filone complottista delle "scie chimiche")

    Quello che è agghiacciante che non lo nascondono più da almeno 25 anni... L'elefante nella stanza. (Da abbattere con un "spillo" :-) )

    Ha ragione Zinoviev: i vari convegni tipo Bildelberg non erano tanto il tentativo delle oligarchie di istruire i loro scagnozzi d'alto bordo al fine di coordinare la propaganda occidentale in ottica "anti-comunista": ma segnatamente in ottica atlantista, ovvero anti-democratica, anti-sovranista e anti-russa, per poter imporre il "governo dei banchieri" a livello mondiale grazie allo strapotere delle lobby americane.

    Mi devo parzialmente ricredere su una discussione con Alberto: la casta dei giornalisti fa veramente schifo.”

    http://orizzonte48.blogspot.it/2016/02/ogni-singolo-elemento-dellagenda.html?showComment=1454665027821#c6645711218071261108

    RispondiElimina
  10. OT - Qualcuno conosce per caso meglio di me sta roba? Mi è stato chiesto un parere e confesso di essere un po' disorientato. È evidente come il packaging e alcune spie lessicali e concettuali (a cominciare dalla visione fatalisticamente post-statualista pro global free-trade 'digitalmente' riveduto e corretto e dalle formulazioni e suggestioni pentastelleggianti) puzzino alquanto, ma l'operazione mi sembra abbastanza sofisticata e di non immediatissima decriptazione. Velleitarismo puro, sfruttamento opportunistico di memi politically correct stile occupy Wall Street o operazione inscrivibile in un disegno potenzialmente più ampio?


    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sofisticata? Come dicevano Basso e Rosa Luxemburg ogni idea di dominio del capitalismo sfrenato si paluda di alti ideali: è soltanto il tentativo di instaurare un governo mondiale supply side (naturalmente), passando per la ipostatizzazione del mercato free-trade globale mediante la riduzione degli esseri umani a consumatori, illusi di avere un proprio bilancio e delle regole etiche di sua gestione.

      E' poi chiaro che si sfrutta la digitalizzazione ITC come scenario vincolante teso a fornire la veste "etica" del nuovo governo mondiale delle multinazionali buone, eliminando di necessità gli Statibrutti creatori del problema.

      Elimina
    2. Presidente, direi alla Sassen:

      1) "...non esiste nessuna persona giuridica che rappresenti le marche globali; quello che esiste invece è uno spazio istituzionale, legale, formalizzato, che è stato prodotto passo dopo passo affinché le aziende globali potessero operarvi.
      E questi nuovi regimi giuridici, indispensabili alla geografia globale dei processi economici, sono stati creati e legittimati dallo Stato, attra verso processi di denazionalizzazione. Gli spazi globalizzati non nascono dal nulla, ma sono stati creati attraverso un importantissimo lavoro altamente specializzato compiuto dallo stato. Questo significa che all’interno dello stato nazionale ci sono alcuni settori che risultano essenziali per edificare uno spazio internazionalizzato. In questo senso sostengo che il globale si afferma anche all’interno e per mezzo del nazionale, attraverso un processo di denazionalizzazione portato avanti da alcune componenti dello stato nazionale...
      E' chiaro il concetto? La globalizzazione è frutto di "nuovi regimi giuridici", che, come sappiamo, fanno capo alla conclusione di trattati internazionali che, - come ammette senza alcuna preoccupazione, anzi, con un certo "apprezzamento", la Sassen-, constano:
      a) di un punto di riferimento finale, cioè il titolare dell'interesse tutelato e realizzato dai trattati, individuato nelle "marche globali" (sarebbe poi a dire, le industrie multinazionali);
      b) un punto di riferimento statuale nazionale, individuato in "alcuni settori", o "alcune componenti" interne allo Stato nazionale (!) che con un lavoro "altamente specializzato" - cioè di quelli ben retribuiti- portano avanti la denazionalizzazione per edificare uno spazio internazionalizzato nell'interesse non dei cittadini - che, necessariamente, sono coloro nel cui interesse devono agire i vari "settori" dello Stato-, ma delle imprese multinazionali.
      Infatti queste, poverine, non avendo una persona giuridica che le tutela (a livello mondiale), si devono accontentare di...catturare settori dello Stato per fargli attuare politiche di proprio interesse...non nazionale!
      E la Sassen ce lo dice così, senza battere ciglio, con l'intervistatore, a quanto pare, incapace di scorgere la portata di quanto apertamente affermato!

      2) "Perché se riconosciamo i processi di denazionalizzazione, se in altri termini comprendiamo che la globalizzazione è un processo parzialmente endogeno al nazionale piuttosto che a esso esterno, possiamo capire che è proprio all’interno del nazionale che si stanno aprendo nuovi spazi politici potenzialmente globali per tutta una serie di attori confinati nel nazionale. Attori che possono prendere parte alla politica globale non solo attraverso strumenti globali, di cui possono anche non disporre, ma attraverso gli strumenti formali dello stato nazionale...".
      Questo passaggio può apparire un po' criptico e, addirittura, (nella tentazione di andare oltre), può indurre a soprassedere. Mal ve ne incoglierebbe! Quello che la Sassen ci sta dicendo nel suo metalinguaggio (che l'ha ormai resa celebre) è, tradotto in corretti e concreti termini giuridico-economici:
      i politici che assumono il ruolo di promuovere, concludere e, successivamente, attuare i trattati internazionali che tutelano gli interessi delle "marche globali"(="multinazionali") acquistano un maggiore e crescente spazio istituzionale, funzionalmente giustificato dallo sviluppo dell'azione agevolatrice già svolta.

      http://orizzonte48.blogspot.com/2015/04/citta-globali-e-la-denazionalizzazione.html?spref=tw

      Elimina
    3. Gli ingredienti per questo tipo di inquadramento in effetti ci sono tutti, e in parte li avevo focalizzati io stesso. Più nello specifico, l'impressione di sofisticatezza (contigua a quella di specchietto per le allodole), si riferiva al dichiarato e non immediatamente squalificabile 'core business', consistente nella redistribuzione (peraltro apoditticamente calibrata sul piano quantitativo) su base 'etica' (peraltro apoditticamente determinata sul piano qualitativo) del potere d'acquisto a vantaggio degli attori più 'virtuosi' e 'deboli' del curcuito di scambio innescato, e alle apparenti ricadute 'fluidificatorie' e riequilibratorie dal lato della domanda che ciò avrebbe su un ipotetico piano macroeconomico.

      In definitiva, a non voler pensare troppo male, mi sembra soprattutto un'operazione di marketing furbetta (sorvoliamo sulla questione delle commissioni) e magari anche relativamente indipendente, ma che, nella misura in cui può funzionare, è inevitabilmente destinata a essere fagocitata dal Bezos di turno a scopo puramente cosmetico.

      Elimina
    4. Per dirla grossolanamente (cosa che mi viene facile) un "marker" assolutamente inconfondibile è che si parla, è vero, del calo generalizzato degli stipendi ma si afferma che il solo potere di contrastare questa tendenza lo abbiamo in quanto consumatori.
      Evidentemente
      a) il consumatore è una figura individuale per definizione
      b) che diventerebbe collettiva non attraverso la creazione di un'organizzazione stabile e controllabile, ma attraverso un'app che TI affida - perché tu ti fidi - alla premiata ditta Sesto Continente. Qualunque cosa sia.
      c) In quanto consumatore tu pesi esattamente quanto la tua capacità di spesa. Che sta diminuendo.

      Posiamo le armi e andiamo alla Crociata dei Bambini, dai...

      Elimina
  11. L'ORGIA DEL POTERE
    (OTC, ogni somiglianza con avvenimenti reali non è casuale, E' VOLONTARIA)

    Tra urgani programmati, incessanti, invasivi di “shitstorm” lanciati a confondere zia T.I.N.A. - già di per sè denutrita e debilitata nel fisico e nel morale da “inverni di scontento” - arriva, puntuale, il dispaccio di Citigroup (sempre nella decina delle grandi aziende finanziarie al Mondo per capitalizzazione e asset) ad “suggerire” come e cosa è necessario fare.

    Mi verrebbe da giuntare a quello ricordato da '48 del Gianpy Morgan del 2016, quello della BCE del 2011 che ha decretato l'inizio dell'italica trojka nel Bel Paese, le modalità dei nuovi dispacci che evidenziano il cambio di passo e di stile nella “veicolazione” degli ordini: dapprima indicazioni “velate” diffuse agli “addetti ai lavori” nelle “dark room”, ora dichiarazioni a caratteri cubitali prontamente recepite da significative cariche costituzionali che sottolineano “la necessità di affiancare, al confronto in sede governativa (ndr, ovviamente tecnocratico), un foro di carattere parlamentare di pari livello”.

    Mancano le dichiarazioni che “riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio.”

    Vabbè .. tiremm innanz, ma anche no!!

    RispondiElimina
  12. "Coloro che realmente costituiscono la classe di governo, cioè, seguendo l'aforisma propiziatorio di Reichlin, "i mercati", sono ideologicamente indifferenti alla forma delle istituzioni che, di volta in volta, debbano realizzare l'indirizzo politico da ESSI prestabilito"

    Se con la memoria (ovviamente di chi al tempo era gia' un uomo adulto) torniamo indietro per un momento alla caduta dell'URSS (Dicembre 1991), o ancora meglio al 1978, possiamo cogliere appieno il senso e la profonda verita' di questa frase (e di come la storia non proceda pero' mai esattamente secondo i piani di ESSI).

    Il 1978 segna l'anno della svolta in Cina (per noi fu l'anno dell'uccisione di Moro, della adesione allo SME a dicembre, della conversione del vertice del PCI al progetto di ESSI di deflazione salariale), l'anno dell'adesione della Cina al liberismo economico, cioe' dell'introduzione progressiva dei 'market principles' nella legislazione cinese, in definitiva l'anno del riconoscimento del dio "mercato" nel paese piu' popoloso del mondo.

    https://en.wikipedia.org/wiki/Chinese_economic_reform

    Con quella decisione il partito comunista cinese (cioe' l'elite oligarchica dominante, costituita in tutto da una trentina di milioni di soggetti selezionati solo per cooptazione diretta) decise di adottare il modello anglosassone di sviluppo 'finanziarizzato' (cioe' con compressione sistematica della quota salari e con la limitazione maltusiana, tendenzialmente infinita, del mercato interno) ed entro' a pieno titolo a far parte di ESSI.

    Per certi versi l'elite cinese fu molto piu' previdente di quella dell'URSS, che perse invece il potere in modo catastrofico ed improvviso, motivo per cui l'adesione ai 'market principles' fu eterodiretta ed avvenne con l'incorporazione in costituzione degli articoli dettati direttamente dalle banche d'affari anglosassoni.

    Per capire quanto il liberismo abbia infettato la costituzione della Federazione Russa segnalo questo articolo della tass che spiega bene come si forma il bilancio statale e di come le ricette correnti per la crescita siano anche in Russia di stampo prettamente ordoliberista.

    http://tass.com/economy/964755

    Dicevo all'inizio che la storia non segue esattamente i piani di ESSI.

    Gli ESSI anglosassoni del 1948 dominavano sul mondo con la sola eccezione di qualche paese non allineato e di Russia e Cina.

    Le monete di riserva erano praticamente solo il dollaro e la sterlina ed il rifiuto di Stalin di entrare nell'IMF (evento che fece calare la cortina di ferro) sanciva di fatto la nascita del mondo bipolare 'US and THEM' (semicit. Pynk Floyd).

    Oggi pero' la comunita' degli ESSI non e' piu' coesa come allora.

    Il mondo e' certamente quello del pensiero unico ordoliberista ma nel frattempo e' diventato tripolare (in termini imperiali) e gli ESSI di Russia, Cina ed USA/EU stanno per scannarsi su chi dovra' assorbire le perdite maggiori.

    Mi ha molto colpito il discorso di Trump in Afganistan; ha detto che si aspetta che Pakistan ed India si allineino con gli USA (altro che BRICS o gruppo di Shangai) per il controllo dell'Afganistan e curiosamente sono subito iniziati gli scontri al confine cino-indiano (un segnale?).

    Ammetto che egoisticamente io conto sulla lotta degli imperi perche' solo cosi' ritengo che possiamo tentare di ripristinare (purtroppo solo localmente) il caro 'Orizzonte48'.

    RispondiElimina