martedì 3 ottobre 2017

AGGIORNAMENTO AL DEF: L'INEVITABILE CONDIZIONALITA' €UROPEA POST-ELETTORALE


http://www.ilgiornale.it/sites/default/files/styles/large/public/foto/2016/12/05/1480945858-dijsselbloempadoan.jpg

L'approvazione dell'aggiornamento settembrino del Def è già materia di una grottesca trattativa (tra forze che si riconoscono senza sostanziali rivisitazioni nella linea economica €uro-competitiva che hanno condiviso per oltre 20 anni) che si impernia su alcune "sfumature": cioè sulla sostituzione di alcune, con altre, misure rientranti tutte nella consueta impostazione supply side. In particolare, si considera la decontribuzione fiscalizzata sulle "nuove" assunzioni, riferibili a una variabile platea di giovani o un po' meno giovani, retroattiva o meno (in pendenza dei sistemi attuali di sgravio a termine). 
Basti al riguardo, l'autodefinizione di tali politiche come "innovazione e competitività" data dallo stesso Padoan in sede di audizione parlamentare sulla nota di aggiornamento ("Per competitività e innovazione, capitolo che include "incentivi agli investimenti privati" di Impresa 4.0 ma anche "interventi sul costo del lavoro volti a incentivare assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori giovani" con la prossima manovra saranno stanziati 338 milioni per il 2018 che diventano 2,162 miliardi nel 2019 e quasi 4 miliardi nel 2020"). Tutto nel quadro di misure per stimolare l'offerta, appunto.

2. Ma la sostanza è uno dei consueti paradossi delle €-visioni supply side: si propaga ai media e all'opinione pubblica che "l'impatto positivo della manovra autunnale sul tasso di crescita del Pil, in termini di differenziale tra lo scenario programmatico e il tendenziale, è stimato pari a 0,3 punti percentuali nel 2018 e 2019 mentre diventa negativo all'incirca in pari misura nel 2020.".
Come possa ciò accadere rimane un mistero. Dal Sole24 ore traiamo questa tabella riassuntiva inserita nel Def:


3. Comunque la si voglia vedere, rimane il fatto, secondo il quadro programmatico (che è quello che dovrebbe denotare obiettivi e volumi della manovra), che il deficit stimato per il 2018 si ridurrà di 0,5 punti di PIL rispetto al 2017
Il saldo primario salirà da 1,7 a 2 punti di PIL:il che spiega empiricamente, meglio delle formule utilizzate dalla Commissione UE, la misura dell'output-gap nazionale, cioè del minor impiego dei fattori della produzione rispetto al "potenziale",  che, peraltro, diviene costantemente in riduzione rispetto a ciascun anno precedente, dato che il sistema di rilevazione applicato nel fiscal compact incorpora necessariamente livelli crescenti di:
a) disoccupazione strutturale (il famoso NAIRU, non accelerating inflation rate of unemployment, qui, p.2, cioè quanto DEBBA essere la disoccupazione per non aumentare l'inflazione e non perdere la rincorsa ai tedeschi nell'aggiustamento verso la competitività); 
b) contrazione dello stock degli investimenti complessivi in capitale produttivo: il che significa che persino gli investimenti lordi, cioè di mera sostituzione/manutenzione dell'esistente, hanno e avranno una dinamica di crescita inferiore a quella necessaria a mantenere i precedenti livelli produttivi.
Ecco infatti i dati ufficiali sull'andamento del livello degli investimenti, comparato con quello UE, fornitoci da gov.it su dati FMI (e non ha bisogno di commenti circa la conferma di quanto appena detto):

Tra il 2000 e il 2007 gli investimenti pubblici e privati in Italia in percentuale del PIL sono cresciuti raggiungendo il 22% del Pil, pur risultando inferiori alla media Ue (oltre il 23%). Tra il 2008 ed il 2009 la crisi finanziaria internazionale ha determinato una caduta degli investimenti in Italia leggermente meno intensa rispetto al resto dell’Europa, seguita da una parziale e temporanea ripresa. Con la crisi del debito europeo e la seconda recessione tornano a calare ulteriormente gli investimenti nel 2011, scendendo al 16,5% del PIL nel 2014, allargando nuovamente il divario rispetto alla media europea.
E aggiungeremmo pur il dato su risparmi & investimenti, visto che i primi sono spesso oggetto di ordine di "attacco":

All’inizio degli anni duemila il tasso di risparmio e di investimento pubblico e privato erano sostanzialmente allineati in Italia, la crescita della quota di investimenti fino al 2007 non è stata accompagnata da una crescita proporzionale dei risparmi, rimasti sostanzialmente costanti. Con la prima recessione (2008-2009) i risparmi sono calati più fortemente degli investimenti, che hanno resistito meglio. Durante la seconda recessione invece si è registrato un nuovo calo degli investimenti, mentre aumentava il risparmio precauzionale. Dal 2013 i risparmi sono tornati maggiori rispetto agli investimenti ma ad un livello radicalmente più basso per entrambi rispetto a quello pre crisi (nel 2014 18,3% di propensione al risparmio contro il 16,5% di propensione all’investimento).

4. Sul reperimento delle risorse per la manovra, e quindi per tale riduzione dell'indebitamento netto (nominale), si conta anzitutto su una crescita finale del PIL, nel 2018, pari a 1,5 punti, che determinerebbe uno scostamento in aumento dalle previsioni (1,2) di 0,3 punti, andando perciò a coprire all'incirca 1,5 centesimi di punto di correzione. Questo discorso, peraltro, parrebbe riflettersi anche sulle previsioni per il 2018, accreditandosi fin da ora una crescita sempre all'1,5 del PIL, che, a sua volta, dovrebbe autonomamente e "tendenzialmente" ridurre l'indebitamento netto, in tale misura di 1,5 centesimi, nel corso del 2018.
Il resto, giocoforza, cioè, 0,2 centesimi di PIL (0,5-0,3) dovrebbe essere garantito dagli effetti di consolidamento fiscale della manovra di stabilità.

5. Tutto questo, naturalmente, se la Commissione UE accredita come attendibili queste previsioni e conceda anche una certa flessibilità: rammentiamo in proposito che all'Italia la Commissione - dopo aver dichiarate "esaurite" le voci legittimamente invocabili di flessibilità- non imputa tanto la violazione della regola del deficit (cioè di effettuare comunque delle correzioni inferiori allo 0,6 annuo dettato da anni dalle regole del fiscal compact), quanto di violare la regola del debito: cioè di non "attaccare" il deficit stesso, giungendo a correzioni più incisive, al fine di ridurre il debito pubblico. 
Sappiamo pure che questo metodo, su cui la Commissione insiste, non funziona, perché la stessa continua a ritenere applicabile un moltiplicatore fiscale di 0,5, negando perciò, nella sostanza, che le politiche di austerità determinino effetti depressivi del PIL tali da aumentare, anzicché diminuire, il rapporto debito/PIL. 

6. Il Def in questo si allinea alla Commissione e dichiara un debito/PIL in diminuzione per i prossimi anni; ma, c'è da dire, che ciò viene costantemente fatto da anni, la Commissione un po' titubante (perché la misura dell'aggiustamento viene considerata "troppo poca") approva (quindi lo fa per le ragioni sbagliate) e, poi, puntualmente, il debito/PIL non decresce o, anzi, aumenta. Mentre l'Italia, comunque, eccettuando la Germania, continua a "fare il fenomeno" col deficit più basso e il saldo primario più alto dell'eurozona:
 us_17012017_2

7. In tutti questi ragionamenti, c'è un'evidente petizione di principio: si ipotizza che la maggior crescita italiana sia essenzialmente strutturale, e cioè dovuta alle politiche di consolidamento fiscale imposte dal fiscal compact, e non congiunturale, cioè determinata da un insieme di fattori contingenti, propri delle politiche monetarie UEM e dell'economia internazionale. 
E dunque se l'austerità "funziona" (anche se "piccola", ma pur sempre costante), si arriva a dichiarare che un modesto consolidamento sia idoneo a risultare espansivo o, almeno, "non depressivo" (cioè? "Neutrale" sulla crescita?) come ha già dichiarato Gentiloni.

8. Le dichiarazioni governative risultano sfumate su questo punto della misura dell'effettivo consolidamento fiscale aggiuntivo per il 2018: ci dicono quali saranno le entrate aggiuntive "a copertura" ma non quanta parte di questa copertura riguardi nuove spese e nuovi sgravi fiscali (cioè misure in astratto "espansive").
Di certo le coperture indicate consistono in nuove entrate tributarie e nuovi tagli di spesa: "Le coperture della prossima manovra arriveranno oltre che dagli spazi di deficit [appunto] anche da 3,5 miliardi di tagli di spesa, compreso il miliardo l'anno a carico dei ministeri con la nuova spending review, e per 5,1 miliardi da nuove entrate, rappresentate da "misure allo studio che mirano a ridurre l'evasione di alcune imposte, in particolare le indirette". È quanto si legge nel documento, con tabella allegata, consegnato dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan alle commissioni Bilancio in vista dell'audizione sulla nota di aggiornamento al Def".
Di quanto poi queste coperture eccedano il "costo" delle misure supply side (only) adottande, lo si deve appunto desumere dai calcoli deduttivi fatti sulla tabella sopra riportata: e tali calcoli sono basati su stime del PIL relative ad una crescita non acquisita per il 2017 e, certamente, solo ipotizzata per il 2018 (tanto più che non la si può ritenere strutturale, ed è quindi soggetta alle variazioni congiunturali per il prossimo anno).

9. Ce n'è abbastanza perché la Commissione non sia d'accordo su tutta l'ipotesi: magari il clima pre-elettorale italiano, e le ragioni della paventata instabilità italiana ai fini del "rilancio" riformatore de L€uropa, le faranno chiudere un occhio. Ma le difficoltà di maggioranza della Merkel e il peso decisivo assunto dai "liberali" tedeschi - ultrazionalisti e ultra-austeri in fatto di politiche economiche...da imporre agli altri, PIGS-, non renderanno facili le cose.
Tanto è nevralgica questa difficile dialettica con la Commissione che occorre rammentare che Padoan aveva dichiarato, a febbraio 2017, in vista della manovrina correttiva (poi puntualmente adottata):

Padoan contro l'Ue: "La procedura d'infrazione mina la nostra sovranità economica"

9.1. Ed infatti, l'Istat stesso considera, pur con tutta la buona volontà che lo contraddistingue, acquisita, allo stato, una crescita dell'1,2% del PIL, e per il resto aggiunge delle (mere) "prospettive favorevoli" (cioè qualcosa che alla Commissione pare per definizione insufficiente):
"Le prospettive di crescita per i prossimi mesi appaiono in Italia "favorevoli" afferma il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, parlando di "segnali di miglioramento dell'economia", trainata anche dalla domanda di investimenti in macchine e attrezzature [che abbiamo visto a quale traiettoria di crescita necessariamente corrisponda], "attesa crescere ad un ritmo superiore a quello osservato nel secondo trimestre dell'anno"... 
Tuttavia, poi precisa, con solo un po' di wishful thinking, e gettando il cuore oltre l'ostacolo sulle conclusioni finali: "L'Istat ritocca le stime sul Pil e rafforza la crescita del primo trimestre, indebolendo però quella del secondo trimestre. Per il momento, la variazione acquisita per l'intero 2017 resta all'1,2%, non molto lontano dall'obiettivo dell'1,5% indicato dal governo. "La previsione effettuata con il modello marco-econometrico dell'Istat (MeMo-it) conferma per il 2017 il quadro previsivo indicato nella Nota di aggiornamento al Def". 

10. Insomma: la Commissione UE, tra l'altro conscia che deficit e saldo primario per i prossimi anni possono variare anche in funzione della progressiva fine del QE (aumentando quindi i tassi sui titoli e l'onere del debito pubblico), e che, invece, quanto alla crescita, ci siano decisive condizioni congiunturali internazionali in probabile "peggioramento" (prima l'indebolimento del dollaro), potrebbe non bersela e rifare i conti su una crescita per il 2017 e, a maggior ragione, per il 2018, di livello nettamente inferiore. 
Per ragioni pre-elettorali, negoziate nei corridoi di Bruxelles, potrebbe però accondiscendere e far finta di crederci...fino a un certo punto: cioè fino al punto da emettere la consueta nota di "Country Report", successiva all'approvazione "condizionale" della manovra per il 2018, minacciando l'apertura della procedura di infrazione per il 2018 stesso, se non verrà effettuata una manovra correttiva più o meno dopo la prossima approvazione del Def ad aprile 2018.  
Una correzione che, tenendo conto delle probabili stime sulla crescita - che la Commissione ritiene strutturalmente attribuibile solo e sempre all'adozione delle "riforme strutturali", cioè alla correzione d'imperio del costo del lavoro e al taglio della spesa sociale-. dovrebbe attestarsi su almeno 0,5-0,6 punti di PIL: a voler essere ottimisti e, quindi, a prova di Merkel-liberali tedeschi "in charge" (e a pena, ripetiamo, di apertura di procedura di infrazione).

11. Il tutto si collocherà nel periodo più probabile di immediato post-elezioni e sarà "condito" di probabili "tensioni" sugli spread dei titoli pubblici (via via che si avvicina la fine del QE): quindi, la ital-grancassa mediatica procederà al "fate presto!" e si dovrà formare il governo tecnico-istituzionale di ampie intese "citigroup". E lo si tirerà per le lunghe in nome dell'emergenza perché "non possiamo permetterci di destabilizzare l'eurozona". A costo naturalmente della crescita (vera, non fantasma) e dell'occupazione (vera). 
Fino al "crollo" e, quindi, al "ritorno": una lunga strada, considerando quello che gli italiani dovranno nel frattempo passare...

26 commenti:

  1. In pratica, al rallentatore - ma neanche tanto - assistiamo alle forze della reazione sbranare il nostro Paese mentre veniamo africanizzati.

    Simpatico progetto di Matusalemme senza arte né parte, in gran parte morti.

    Mi viene in mente la lobbista montiana che, dopo avermi detto che, "per responsabilità", avrebbe « tagliato la spesa pubblica licenziando 500.000 dipendenti statali » e, alla mia espressione (non saprei dire quale).... mi dice: « Sarà solamente "diverso" »

    Insomma, cari concittadini che lavorate o lavoravate per vivere, Io - che ho la pancia piena, so farmi valere, e non ho capito una fava di niente - vi dico che dovete solo "abituarvi".

    A mangiar scarafaggi OGM, a cedere il posto di lavoro a qualche aitante clandestino, ad emigrare, a non far figli, aa vivere meno e peggio a secondo della "padoaschioppana" salute data in sorte, ad estinguersi per far largo ai figli di chicel'hafatta, a non godere più dell'Arte; e, se si è proprio in gamba, si potrà essere "educati e mentalmente curati" in una organizzazione privata, con ufficio sulle bidonvillas di un macrofeudo e che ti gestirà coi simpatici colleghi alienati tramite un moreniano psicodramma.

    Il caffè alla macchinetta lo potrai acquistare con una frazione subatomica di bitcoin.

    Come creare un mondo di scimuniti a misura di idiota. Non gli bastava la sociopatia...

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    1. L'attuale fase realizzativa intermedia, peraltro, evidenzia una falla nel sistema: il clash determinato dalle tensioni sociali provocate dall'allegra combriccola agisce in senso diametralmente opposto tra i blocchi nazionali "dominanti" e quelli "subalterni".

      Determinando un rigetto generale dell'UE-M che, peraltro, preannuncia un'evoluzione, nazionalistica (o localistica), sempre più free-trade e orientata alle "risorse scarse".

      Per i dissenzienti situati nei territori dominanti, infatti, la soluzione è più virile austerità per i subalterni, CREDENDO che ciò allevii quella GIA' applicata a essi stessi (il caso catalano è stra-eloquente). diciamo un'ottica pedagogica verso i più deboli, assunti come ANTROPOLOGICAMENTE DIVERSI, espressa dal dissenso "pop": rafforzando esattamente ciò che li opprime.

      Per i subalterni, si blatera di riforme e di rilancio dello spirito solidale (assumendo un'identità antropologica che è rifiutata in partenza dall'altro blocco), ma sempre sull'idea, oggi stradominante, che occorra prima fare le riforme e conquistare credibilità "all'interno"; cioè rafforzando esattamente ciò che li opprime.

      In ciò sta l'enorme valore reazionario del "conflitto generazionale" e di ogni altro conflitto sezionale.

      Insomma, le rispettive oligarchie nazionali godono.

      E in fondo, "federalisticamente", l'€uropa è servita a rilanciare la sovranità nazionale in un modo molto brutale: la sovranità del liberalismo ristretto.
      Voi mangiatevi gli insetti e crepate mentre attendete l'appuntamento per la tac tra 18 mesi; ma fatelo pensando a quanto il sacrificio rilanci la competitività e, quindi, l'occupazione...schiavile.

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    2. « la sovranità del liberalismo ristretto » è la sovranità del mercato. Ossia dei grossi e grassi miliardari. Ossia del fascismo pinochettiano di Hayek e Friedman.

      L'elitismo, come si evince con chiarezza dal lavoro svolto in questi spazi, è « razzismo antropologico »

      Il classismo È razzismo. Da cui deriva quello usato a fini imperialistici, nazionalistici e localistici.

      Il "localismo" è tendenzialmente una forma di classismo.

      Può essere utile alle plebi?

      La società in classi, per la sua natura "oltreumana" (la classe in cui nasce l'individuo non se la sceglie) non ha alcuna giustificazione politica o morale. La contraddizione epistemologica del "liberale" è manifesta: l'organizzazione sociale è mutevole nella storia ed è il frutto di scelte politiche in una situazione strutturalmente conflittuale. Ovvero, di naturale esiste solo il conflitto, tutto il resto è arbitrario e artificiale.

      L'unico modo per rendere "artificialmente naturale" la struttura in classi, è quello di pretendere una differenza antropologica per via darwinistico-evolutiva, biologica, divina, e via, filosofeggiando kalergicamente.

      La "gerarchia organizzativa", che può essere anche il prodotto delle diverse capacità degli esseri umani, non ha nulla a che fare con l'organizzazione in classi.

      Notare - come sottolineava recentemente Arturo - che i primi a parlare di "lotta di classe" e, conseguentemente, a reclamare che "tutti gli uomini nascono eguali", furono i liberali.

      Finché non si son mescolati alla medesima classe dell'aristocrazia terriera e si sono scordati la questione delle classi.

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    3. Ecco :-)
      (Non potevi essere più chiaro.
      Eppure chiaro non sarà, per tanti, nemmeno se lo traduci in un disegnino: in epoca di guerre di religione deve essere "il ministro del culto" a fare 'sto disegnino; se no, c'è il timore che un pensiero critico, autonomo, conduca all'eresia e alla perdizione dell'anima).

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  2. A proposito di scenari futuri, di ghettizzazione e di elites dominanti e sociopatiche, proprio l'altro ieri ci hanno dato in pasto "Elysium". C'è da augurarsi che sia solo un'arrogante metafora del futuro...

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    1. Se hai, o puoi comunque vedere, Netflix, guardati "The EXpanse" (la fase del mondialismo, divenuto commercial-interplanetario, successiva a Elysium).
      E per il presente, la serie "The Boss", su come funziona il modello politico-mercatistico USA che vogliono ad ogni costo trasporre qui.

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    2. Quella e' fantascienza questa realta':
      https://www.cnbc.com/2017/05/04/spacex-internet-satellites-elon-musk.html
      https://www.youtube.com/watch?v=tdUX3ypDVwI

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    3. Normalmente non intervengo ma sono rimasto colpito dalla citazione di "The Expanse".
      La linea narrativa principale ha una sua originalita' e mette in rilievo contraddizioni generali tra il bene ed il male.
      Lo sfondo su cui si muovono i personaggi e' alienante. E' una visione di un futuro distopico in cui l'esplorazione e l'espansione nello spazio non sono piu' una frontiera della razza umana che persegue "virtute e conoscienza", ma uno squallido traslato della societa' degli slum e delle bidonville del terzo mondo. Come non vedere il parallelismo tra i "Belters" che raccolgono rifiuti e rimasugli delle attivita' minerarie in orbita e i vecchi che frugano nei cassonetti dopo il mercato.
      Una orribile vertigine.

      Roberto Seven

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    4. Anche perché in qualche modo “Elysium”… lo si vede già a livello “terrestre”:

      "Perché se riconosciamo i processi di denazionalizzazione, se in altri termini comprendiamo che la globalizzazione è un processo parzialmente endogeno al nazionale piuttosto che a esso esterno, possiamo capire che è proprio all’interno del nazionale che si stanno aprendo nuovi spazi politici potenzialmente globali per tutta una serie di attori confinati nel nazionale. Attori che possono prendere parte alla politica globale non solo attraverso strumenti globali, di cui possono anche non disporre, ma attraverso gli strumenti formali dello stato nazionale...".
      Questo passaggio può apparire un po' criptico e, addirittura, (nella tentazione di andare oltre), può indurre a soprassedere. Mal ve ne incoglierebbe! Quello che la Sassen ci sta dicendo nel suo metalinguaggio (che l'ha ormai resa celebre) è, tradotto in corretti e concreti termini giuridico-economici:
      i politici che assumono il ruolo di promuovere, concludere e, successivamente, attuare i trattati internazionali che tutelano gli interessi delle "marche globali"(="multinazionali") acquistano un maggiore e crescente spazio istituzionale, funzionalmente giustificato dallo sviluppo dell'azione agevolatrice già svolta.

      http://orizzonte48.blogspot.com/2017/09/vademecum-per-la-difesa-della-sovranita.html?spref=tw

      Tegucigalpa, 8 set. (Adnkronos/WashingtonPost) - Città "private", con leggi autonome in materia di ordine pubblico, amministrazione e sistema fiscale, "create" per favorire lo sviluppo dell'Honduras. L'esperimento del gruppo d'investitori statunitense Mgk, che stanzierà 15 milioni di dollari per porre le basi del progetto, avrà luogo vicino Puerto Castilla, sul versante caraibico del Paese. Qui sorgerà la prima delle tre "città artificiali", che seguirà solo in parte l'ordinamento legislativo honduregno.
      La città "privata", scrive infatti il Washington Post, sarà inizialmente amministrata da un team di "nove membri indipendenti". Solo in un secondo momento i cittadini interverranno con il voto nelle decisioni amministrative, che potranno riguardare tra l'altro anche la firma di propri accordi internazionali sul commercio e autonome politiche di immigrazione. "Il futuro ricorderà questo momento come il giorno in cui l'Honduras è diventato un Paese sviluppato", ha dichiarato Michael Strong, Ceo della Mgk dopo che il Congresso honduregno ha dato il via all'esperimento.
      Non manca, tuttavia, chi si oppone all'iniziativa. Il popolo indigeno dei Garifuna e alcuni gruppi civici di Puerto Castilla hanno manifestato la loro ferma opposizione al progetto. Oscar Cruz, un ex procuratore costituzionale, ha presentato istanza alla Corte Suprema definendo l'idea delle città privatizzate incostituzionale e "una catastrofe per l'Honduras".
      Secondo le stime presentate dal presidente del Congresso honduregno, Juan Hernandez, la "città modello", che sorgerà dopo l'autorizzazione definitiva del governo agli investimenti sulle infrastrutture, creerà 5.000 posti di lavoro nei primi sei mesi e 200.000 opportunità avorative nel futuro. Dopo Puerto Castilla, gli altri due "siti privatizzati" sorgeranno rispettivamente nella Sula Valley e nel sud del Paese.

      http://www1.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Honduras-nascono-le-citta-private-gestite-da-multinazionali-Usa_313675129725.html

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    5. questa più che Elysium mi sembra il prequel di Robocop.

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  3. Segnalo questa osservazione nel post di goofynomics del 2/10 u.s..

    "Quando il tasso di crescita dell'Eurozona aumenta di un punto, il nostro aumenta di 0.86 punti, e quando diminuisce di un punto il nostro diminuisce di 2.10 punti!"

    Se e' corretta la congettura che un tale legame sia dovuto al deterioramento strutturale del PIN (prodotto interno netto, cioe' PIL meno ammortamenti) cio' implica che alla prossima crisi esterna avverra' una sorta di cambiamento di stato repentino dell'economia italiana: se oggi siamo ancora nello stato liquido si passera' a quello solido (come quando sull'autostrada si passa dalla lenta marcia su file parallele all'arresto totale).

    Il DEF, con le sue folli assunzioni, corrisponde ad aver svuotato i magazzini di ogni scorta di sale.....

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    1. Assolutamente pertinente.
      Pensa che, in origine, volevo inserire il passaggio nel post: poi ho pensato che sarebbe venuto fuori troppo lungo e dettagliato.

      Ma hai fatto bene a richiamarlo perché il discorso è realmente unitario: è esattamente la "traiettoria culturale" di cui parla, da molti anni, Cesare Pozzi.

      Alla fine, la chiusura delle filiere e la perdita del loro controllo, determinano contrazione definitiva della produzione industrial; cioè annichilimento della struttura produttiva, diversa dal settore dei servizi, comunque destinato al controllo finanziario estero.

      D'altra parte, pure Nuti aveva fatto presente questa "traiettoria" inevitabile, richiamandosi, nella sostanza, alla teoria di Kaldor-Cripps sui sistemi di aggiustamento in situazione di free-trade
      1) http://orizzonte48.blogspot.it/2013/10/il-sindacato-il-silenzio-e-il.html
      2) http://orizzonte48.blogspot.it/2016/04/kaldor-keynes-caffe-la-trilateral-e-la.html

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  4. Forse O.T. , ma forse no.
    Traggo la lista dei contributi di una iniziativa anti-Trump:
    The Center for Community Change's largest contribution was $3,000,000 from the W.K. Kellogg Foundation, which was initially created by Will Kellogg, the food manufacturer and founder of Kellogg Company. The Ford Foundation, which was first created by the founders of the Ford Motor Company, added a $2,350,000 donation. The Open Society Foundation, a foundation run by liberal billionaire mega-donor George Soros, gave $1,750,000 to the Center for Community Change.

    da qui:
    http://www.foxnews.com/politics/2017/10/04/donors-anti-trump-resistance-group-revealed.html

    Non sono stupito di trovare Soros , ma i padroni dei Korn Flakes e la Ford si'.
    Qualcuno ha una ipotesi sul perche' ?
    E si nota l'assenza dei paperoni di California ma questo me lo spiego.
    Forse ESSI sono divisi fra ESSI e LORO ?

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    1. Da quanto ricordo Trump era a favore Brexit e ha più volte bacchettato la Germania e la EU... Kellogg dove ha siti produzione in EU? Regno Unito, Germania, Belgio, Spagna. Ford dove ha siti produzione in EU? Portogallo, Galles, Francia ma soprattutto Germania. Follow the money.

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  5. It's a long long way to 2025...

    Resta soltanto la speranza che a quella data sarà rimasto qualcosa- e soprattutto qualcuno- del nostro disgraziato paese. D'altronde nel 1938 chi poteva scommettere sulla caduta del Fascismo?

    Quei pochi che ci hanno consegnato la Costituzione...

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    1. Il "ritorno" è nel 2024. Un po' più breve.
      E poi il 2019 è caratterizzato da "l'avvicinamento", segno di positivo risveglio delle coscienze collettive: e che precede "la contemplazione", emergere di un leader a cui si guarda con "fiducia"; il 2021, applicazione di sanzioni e contromisure per rimuovere gli ostacoli; il 2022, "l'avvenenza", fase interlocutoria di messa a punta preparatoria di dettagli, fino al 2023, "Il crollo", fase di oscure reazioni e violenze da parte degli "ignobili", che portano alla "fine della sciagura".
      Infine "Il ritorno"; appunto.

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    2. La contemplazione, pardon, corrisponde naturalmente al 2020.

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    3. Ah, il 2021 corrisponde a "Il morso (che spezza)"

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    4. Ancor meglio, arriverò ai trent'anni con un po' di ottimismo :)

      A cento anni di distanza dalle leggi fascistissime potremmo finalmente intravedere qualcosa di roseo (e rosso...) all'orizzonte

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  6. Quella in atto si prefigura come una lotta di classe che porterà all'eliminazione o alla riduzione millesimata della fu classe media, solo pochissimi padroni a fronte di una platea di un miliardo circa di persone, stando al solo "occidente", rimarranno in alto solo i padroni, contornati dai lacchè, quelli che da finti politici stanno concretizzando questo scenario, il loro lento lavorio dopo aver spostato il peso della bilancia giuridica dal cittadino umano e fonte di diritti a soggetto economico, e in quanto tale definibile solo in costi e profitto, ecco, questi saranno il lascito della classe media, o medio alta in base ai risultati conseguiti e alla generosità dei padrini, però permane in me il dubbio che per quanto sia graduale il deterioramento delle condizioni sia pur sempre troppo veloce e troppo palesato, almeno ai fini del traguardo di un superstato dove siano i ricchi a decidere leggi e diritti, anche se a prima vista hanno già ottenuto moltissimo su tale strada, mi sembra davvero troppo ambizioso come disegno di un singolo gruppo, per quanto unito e solidale possa essere, una seria politica di dominio prevede una concessione negoziale dei privilegi alle classi subalterne, qui invece appare l'intenzione di assumere e detenere per sè, in quanto unico blocco di governo, l'intero range dei privilegi derivanti dalla ricchezza materiale, ma se le cose stessero proprio così come appaiono, ciò non può portare ad altro che ad una catastrofe di scala spropositata, o qualcuno ha in mente scenari alla Mad Max e ha pure l'idea di come realizzarli oppure tutto questo è solo il risultato di un'incompetenza mai nemmeno immaginata prima d'ora, io non ho alcun titolo di studio e frequento molto volentieri questo sito, tra gli altri, proprio perchè lo ritengo assai valido per una mia formazione e crescita personale, anche e soprattutto sul piano culturale e diciamo pure intellettuale, ma pur nei miei limitati mezzi rimango basito dal livello di questi sedicenti economisti, che nella migliore delle ipotesi non sono all'altezza neanche dei conti della serva, e nella peggiore, ma anche la più probabile, sono assimilabili solo ai kapò di lageriana memoria, disposti come sono a creare miseria e indigenza diffuse.

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  7. Ciao Quarantotto, sostanzialmente il mondo è governato da un oligarchia, che all'interno di un sistema capitalistico afflitto endemicamente da crisi di domanda non vuole:
    a) remunerare i fattori produttivi in base alla produttività

    b) non vuole l'intervento dello Stato che colmi quella differenza a sfavore del lavoro e a favore del capitale, attraverso il salario indiretto e differito che consentirebbe di smaltire la produzione in eccesso, ma avrebbe lo sgradito effetto collaterale di portare il sistema verso la piena occupazione, con conseguente difficoltà a governare i luoghi di lavoro ed ad un inevitabile calo della produttività

    c) Non vuole nemmeno remunerare il lavoro per quel poco che possa consentire al lavoratore quel minimo di sussistenza per lui e la sua famiglia, non per un proprio privilegio, ma nell'obbligo/compito di riprodurre i cosiddetti fattori produttivi.

    d) Non vogliono nemmeno più arricchirsi attraverso la produzione dei beni materiali, bensì attraverso la finanza creativa, che altro non è che il saccheggio del risparmio dei popoli accumulato dal secondo dopoguerra.

    e) Non vogliono più gli Stati visti come un impedimento allo scorrere infinito delle merci, delle persone e del capitale e vaneggiano un Governo mondiale unico. Anche se ci riuscissero in questo folle progetto, poi come i briganti si azzannerebbero fra loro come belve inferocite per la spartizione del bottino

    Dovrebbe essere nell'interesse dell'intera umanità creare quelle minime condizioni affinchè questa presunta Oligarchia non possa più fare danno a se stessa e all'intera umanità.

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    1. E invece le evidenti violazioni (persino) della (di essi pretesa) razionalità economica, che hai ben sintetizzato, non sono patrimonio culturale della massa che avrebbe tutto l'interesse a riconoscerle per garantirsi sopravvivenza e dignitoso benessere.

      Come può accadere un caso così eclatante di autolesionismo collettivo?
      Semplice: è sufficiente controllare i "centri di irradiazione" culturale e mediatica (e relativi esponenti, persuasori, formatori e opinion-makers).
      Costa pochissimo e ha un rendimento stratosferico.
      Al punto che perdere qualcosina nelle periodiche crisi (da domanda) non è un gran danno, essendo garantita la pronta ricostituzione del bottino.
      ESSI giocano...

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  8. A me balza agli occhi, nella tabella del DEF, la differenza molto ma molto marcata (di questi tempi) fra "debito pubblico al lordo sostegni" e "debito pubblico al netto sostegni"... molti "nuovo" si chiederanno: sostegni a chi?

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  9. "Storicamente, la guerra viene prima, non dopo, lo smantellamento delle grandi unioni monetarie"

    Nel caso dell'eurozona la moneta da venti centesimi riporta anche un esplicito segno premonitore.

    http://www.contrappunto.net/public/blog/lezioni/foto4/0011.jpg

    L'autore futurista Umberto Boccioni fu infatti uno dei più attivi sostenitori del mito 'guerra pulizia del mondo' e la scelta di questa specifica immagine non credo sia stata casuale (nel caso diciamo allora che e' stata inopportuna).

    Nel caso della rottura dell'unione monetaria dell'impero di Austria Ungheria (I GM) il numero di vittime fu di circa il 2-3% della popolazione europea (concentrata nello sterminio di alcune classi di leva) e le perdite maggiori, anche se di poco, furono patite dalla Francia (l'Inghilterra ritardò all'uopo la coscrizione obbligatoria al 1916).

    Nel caso della rottura del sistema monetario tedesco (inclusi quindi paesi satelliti ed occupati
    durante la II GM) il numero delle vittime stimate, militari e civili, si puo' invece consultare qui:

    https://it.wikipedia.org/wiki/Conteggio_delle_vittime_della_seconda_guerra_mondiale_per_nazione

    Le perdite maggiori furono come noto patite dall'URSS (quasi il 14-15% della popolazione anteguerra).

    In occasione invece della recente rottura dell'unione monetaria dell'URSS le perdite della popolazione negli anni immediatamente successivi fu di quasi il 2% (più di 5 milioni di calo della popolazione su 290 milioni di residenti, presumibilmente tutti vittime delle privatizzazioni selvagge imposte dalla finanza anglosassone).

    Se non sbaglio gli abitanti dell'EU sono oggi 500 milioni ed il 2% fa.....

    In caso di conflitto nucleare si potrebbe arrivare anche oltre il terrifico precedente del 15% (cioè più di 75 milioni di morti).

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    1. Credo che per trovare punti di riferimento realistici occorra distinguere tra vittime interne all'area valutaria o (ipotesi come sappiamo equivalente) "a gold standard" e vittime determinate da guerre verso l'esterno di essa.
      Non sto qui ad elaborare troppo; basti considerare che, in termini di gold standard, la prima guerra mondiale dovrebbe caratterizzarsi come una gigantesca guerra civile. Cosa che, coi "localismi secessionisti" rischia di riavverarsi entro l'UE.

      Poi, c'è COMUNQUE il tasso di mortalità aggiuntiva dipendente da carestie e epidemie (ovvero devastazione dei sistemi sanitari e previdenziali pubblici), che si manifesta ex se, come effetto di policies fisiologiche e al di fuori di conflitto armato (ma rientranti nella stessa ratio di correzione demografica).

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