giovedì 30 novembre 2017

IL RITORNO ALLO "STATO FORTE"? L'INNESCO DELLA GLOBALIZZAZIONE ULTERIORE...

http://www.zona42.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/10/Elysium.jpg

1. I segnali che lancia il sistema mediatico-culturale di controllo possono apparire contrastanti. 
Se l'obiettivo finale, o meglio lo step prossimo venturo, sarebbe quello di diffondere e rendere operativo il paradigma della self-sovereign identity, rendendo progressivamente e irreversibilmente "inutili" gli Stati, occorre comprendere, tuttavia, che, per poter avviare questa mega start-up politico-tecnologica hanno bisogno dell'attuale cooperazione degli stessi Stati, affinchè, mediante la forza normativa formale, ed ancora decisiva, di cui dispongono, apprestino il quadro regolatorio fondamentale in cui il paradigma sia inizialmente validato e reso cogente. 
Insomma, l'innesco ha bisogno della sovranità statale, a condizione che essa già risulti pre-orientata e fondamentalmente condizionata, dal diritto internazionale privatizzato.

2. Di questo fenomeno, di cooperazione attiva degli Stati nella loro stessa de-sovranizzazione, ne abbiamo vasti esempi già operativi: il primo, il più eclatante, è la stessa moneta unica, con il processo a cascata della soft law realizzativa dell'Unione bancaria; ma certamente non è da meno il sistema dell'accoglienza no-limits, fondato sul recepimento statale di fonti €uropee forzate fino all'alterazione sistematica delle stesse previsioni dei trattati, che pure, già di per sè, assolvono allo scopo di prefigurare il mercato del lavoro deflazionista-salariale globale (in particolare, e correlato allo "ius soli", p.12), condito di africanizzazione e islamizzazione per consolidare meglio l'accettazione della destrutturazione istituzionale, sociale e identitaria che il sistema comporta. 

2.1. E al riguardo, rinviando ai post già linkati (e ai links in essi segnalati), ci pare eloquente richiamare questo sunto del pensiero di Kalergy (qui, p.3): “Kalergi proclama l’abolizione del diritto di autodeterminazione dei popoli e, successivamente, l’eliminazione delle nazioni per mezzo dei movimenti etnici separatisti o l’immigrazione allogena di massa... ...Eliminando per prima la democrazia, ossia il governo del popolo, e poi il popolo medesimo attraverso la mescolanza razziale, la razza bianca deve essere sostituita da una razza meticcia facilmente dominabile. Abolendo il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge e evitando qualunque critica alle minoranze con leggi straordinarie che le proteggano, si riuscirà a reprimere la massa." 

2.2. Anche se poi questo passo può essere inteso, senza equivoci e vistose defaillances giuridiche e culturali, soltanto richiamando il vero contenuto del principio di autodeterminazione:
Il principio di autodeterminazione NON IMPLICA IL DIRITTO DI SECESSIONE DA PARTE DI MINORANZE DESIDEROSE… di ergesi a STATO INDIPENDENTE [in nota: Anzi, il diritto di secessione delle minoranze fu espressamente escluso, secondo quanto risulta dai lavori preparatori della Carta delle Nazioni Unite, dalla nozione di autodeterminazione: United Nations Conference (on International Organization, Documents, VI), cit., 298. E la prassi internazionale in alcuni casi di tentata secessione (per es. Katanga, Biafra) è stata del tutto conforme a tale scelta].
I diritti delle minoranze possono essere garantiti in uno Stato retto da un regime democratico rispettoso dei diritti dell'uomo in generale e dei diritti specifici delle minoranze in particolare e disposto, a tal fine, a concedere ampie autonomie di governo a determinati gruppi etnici stanziati su una parte del territorio nazionale [in nota: il rispetto dell'autodeterminazione può essere garantito anche con la concessione di ampie autonomie: (per questa soluzione si veda Tran van Minh, op. cit., 107 a proposito della questione kurda e di quella del Sud Sudan) o semplicemente attraverso il rispetto dei diritti delle minoranze così come specificati in numerosi accordi internazionali (si veda in proposito Capotorti, Etude des droits des personnes appartenant aux minorités ethniques, religieuses et linguistiques, Nations Unies, New York, 1979). Le minoranze, infatti, nella misura in cui sia loro garantita un'identità storico-culturale, non sono altro che articolazioni del popolo complessivamente considerato al quale, nella sua totalità, spetta il diritto all'autodeterminazione.
[F. LATTANZI, Digesto, IV edizione,Torino, 1987, Autodeterminazione dei popoli, 4 ss]. Si potrebbe continuare con analoga dottrina...

2.3. A questo passaggio esplicativo, aggiungerei questo passo citato da Arturo, sul quale dovrebbe essere agevole fare la connessione col quadro che stiamo descrivendo in relazione al paradigma costituzionale...keynesiano (per chi abbia abbastanza pazienza e interesse a studiare):
"Lato economico: europeismo “antirestrizionista”= neoliberismo (Caffè, 1945).
Lato politico: scaricare la colpa del conflitto sulla comunità sotto attacco, perché resiste o potrebbe resistere, è un espediente vecchio quanto l’imperialismo: diciamo dal dialogo dei Meli e degli Ateniesi in poi.
In ogni caso, commentando lo scritto di Keynes riportato nel post, Skidelsky osserva (Keynes. The Return of the Master, Penguin, Londra, 2010, s.p.) che “the idea that ‘globalization’ can lead to war, national self-sufficiency to peace, was of course a complete reversal of the traditional teaching.”; tuttavia, aggiungendo la citazione di questo passo, conclude che “Keynes endorsed a qualified internationalism”. Dico, qualcuno avesse avuto il sospetto che si debba “scegliere” fra artt. 4 e 11…"

3. Svolte queste premesse chiarificatrici, che ci sono parse importanti per interpretare correttamente il linguaggio giuridico e la sostanza economica dei fenomeni che analizziamo, mi soffermerei su un articolo in cui mi sono imbattuto leggendo la prima pagina de "Il Messaggero" odierno e che conferma come l'innesco della desovranizzazione statale necessiti di un'attiva cooperazione preparatoria degli Stati stessi.
Si tratta di un'intervista a Franco Bernabè (esperienze professionali global-mercatiste e memberships cultural-associative "internazional-mondialiste" di assoluto rilievo), in questo caso nelle vesti di "presidente di Unesco Italia", il cui titolo è 
"A Roma il meglio c'è, lo Stato torni forte". 

4. Si potrebbe sobbalzare, quindi, nel sentire un membro dello steering committee del Gruppo Bilderberg, formatosi come ricercatore di economia presso la Fondazione Einaudi, membro dell'European Roundtable of Industrialists e dell'International Council di JP Morgan, già transitato per l'OCSE, che invoca il ritorno di uno Stato "forte". 
E che comunque fa una ricostruzione storico-istituzionale ed economica quasi-interventista e condivisibile: 
"C'è anzitutto una questione di fondo. Quella del grande mutamento di ruolo che Roma ha avuto negli ultimi venti anni.
La riforma del titolo V della Costituzione ha ridotto le funzioni dello Stato centrale. E ha sacrificato una burocrazia ministeriale che, pur con molti difetti, aveva notevoli competenze e professionalità. L'apparato dello Stato si è impoverito drammaticamente. 
Sono venti anni che nella pubblica amministrazione non si assume
Per una città in cui l'apparato statale ha avuto una funzione cruciale, questo ha rappresentato una forte regressione. Con un impoverimento anche economico del ceto impiegatizio che costituisce l'ossatura sociale di Roma. E questo impoverimento sta producendo una sfiducia profonda nella politica tradizionale".

4.1. Alla successiva domanda, frutto del consueto automatismo categorial-concettuale incorporato nell'approccio giornalistico ("la sburocratizzazione non può essere un fatto positivo?"), risponde in modo "spiazzante":
"Il fatto, molto negativo, è che abbiamo assistito allo smantellamento delle partecipazioni statali. Avevano dei difetti. Ma forse non tanti di più rispetto alle imprese private. Le partecipazioni statali potevano contare su personale tecnico di altissimo livello."

5. Sul fatto che l'impresa pubblica contenesse competenze e livelli di efficienza industriale e, in realtà difetti non maggiori bensì minori delle imprese private, - se non altro per la ricaduta dei settori di ricerca e innovazione sull'intera economia italiana- in realtà basterebbe rammentare quanto ci ha detto il prof. De Cecco (p.5) (scomparso nel 2016, dopo aver insegnato a lungo alla Normale di Pisa e alla Luiss), che risulta frutto di studi scientifici meno dubitativi delle parole di Bernabé (studi che coinvolgono proprio gli aspetti monetari e la connessa eliminazione del ruolo economico-sociale dello Stato): 
"Per­ché le pri­va­tiz­za­zioni degli anni Novanta sono state un fallimento?
Sono state le più grandi dopo quelle inglesi e hanno cam­biato la fac­cia dell’industria ita­liana senza fare un graf­fio al defi­cit pub­blico. 
Se si voleva distrug­gere l’industria ita­liana ci sono riu­sciti.
Ma non credo che Prodi volesse distrug­gere quello che aveva con­tri­buito a creare. Que­sto risul­tato non è stato voluto, ma è sicuro che sia stato asso­lu­ta­mente dele­te­rio. 
Gli studi della Banca d’Italia dimo­strano che al tempo l’industria di Stato faceva ricerca per tutto il sistema eco­no­mico ita­liano. Dopo le pri­va­tiz­za­zioni, chi ha preso il posto dell’Iri, ad esem­pio, non l’ha voluta fare
Siamo rima­sti senza un altro pila­stro impor­tante della poli­tica indu­striale, men­tre si con­ti­nuano a fare solenni discorsi sull’istruzione, sulla ricerca o la cul­tura. In que­sti anni è stato distrutto tutto. Su que­sto non ci piove.
Le prime pri­va­tiz­za­zioni sono state fatte per impo­si­zione della City di Lon­dra. Siamo stati ricat­tati. Credo che era molto dif­fi­cile per le auto­rità poli­ti­che riu­scire a sot­trarsi, dati i pre­cari assetti poli­tici che anche allora ci affligevano
".
6. Ma il (parziale) revirement di Bernabè è occasionato da un'analisi portata proprio sulla realtà economica di Roma. 
Non "città aperta" ma "città globale", o meglio obbligata ad essere tale nella realtà delle economie aperte. 
E dunque, rammentando come e perché, all'interno del paradigma finale di cui abbiamo parlato all'inizio, si possa collocare l'idea di un rafforzamento dello Stato, che possa servire da innesco di un mondo (senza frontiere politiche) dominato appunto dalle città globali, ci sovviene il pensiero della Sassen che recentemente abbiamo contestualizzato, che paiono perfettamente coerenti a spiegare il ritorno allo Stato forte, rispetto a cui infatti Bernabé precisa, di fronte alla domanda: "Ma allora bisognerebbe tornare indietro?" "Non dico questo. Perché nel frattempo le cose si sono evolute e Roma ha cambiato pelle". Già, chissà perché.
7. Ecco dunque la parte interessante del pensiero della Sassen (ulteriormente condensato) che probabilmente può spiegarci l'apparente (semi)contraddizione (qui, p.1.d):
"La Sassen, famosa teorizzatrice della "città globale", in un'illuminante intervista, ci dice alcune cose interessanti sui punti a) e b) sopra riassunti, che ci consentono di capire meglio quello c). Proviamo a esaminarle e a commentarle:

1) "...non esiste nessuna persona giuridica che rappresenti le marche globali; quello che esiste invece è uno spazio istituzionale, legale, formalizzato, che è stato prodotto passo dopo passo affinché le aziende globali potessero operarvi. 
E questi nuovi regimi giuridici, indispensabili alla geografia globale dei processi economici, sono stati creati e legittimati dallo Stato, attra verso processi di denazionalizzazione. Gli spazi globalizzati non nascono dal nulla, ma sono stati creati attraverso un importantissimo lavoro altamente specializzato compiuto dallo stato. Questo significa che all’interno dello stato nazionale ci sono alcuni settori che risultano essenziali per edificare uno spazio internazionalizzato. In questo senso sostengo che il globale si afferma anche all’interno e per mezzo del nazionale, attraverso un processo di denazionalizzazione portato avanti da alcune componenti dello stato nazionale...
...
"Perché se riconosciamo i processi di denazionalizzazione, se in altri termini comprendiamo che la globalizzazione è un processo parzialmente endogeno al nazionale piuttosto che a esso esterno, possiamo capire che è proprio all’interno del nazionale che si stanno aprendo nuovi spazi politici potenzialmente globali per tutta una serie di attori confinati nel nazionale. Attori che possono prendere parte alla politica globale non solo attraverso strumenti globali, di cui possono anche non disporre, ma attraverso gli strumenti formali dello stato nazionale...".
Questo passaggio può apparire un po' criptico e, addirittura, (nella tentazione di andare oltre), può indurre a soprassedere. Mal ve ne incoglierebbe! Quello che la Sassen ci sta dicendo nel suo metalinguaggio (che l'ha ormai resa celebre) è, tradotto in corretti e concreti termini giuridico-economici: 
"I politici che assumono il ruolo di promuovere, concludere e, successivamente, attuare i trattati internazionali che tutelano gli interessi delle "marche globali"(="multinazionali") acquistano un maggiore e crescente spazio istituzionale, funzionalmente giustificato dallo sviluppo dell'azione agevolatrice già svolta".
8. Poi sono certamente possibili diverse e concorrenti spiegazioni perché, oggi, si faccia un richiamo ad uno "Stato forte", ben al di là della questione di Roma e del suo declino negli ultimi venti anni. Magari più strettamente politiche e legate all'attualità, per così dire, "elettorale". 
Ma anche ad un elemento fiscale (chiamiamolo così...) che, in realtà, ha sostanzialmente travolto tutto il territorio italiano: chiamiamolo €uropa, così ci capiamo meglio, anche se non viene mai menzionato.

martedì 28 novembre 2017

L'INCUBO DEL CROMOSOMA CALCUTTA: LA SELF-SOVEREIGN IDENTITY. MATRIX CON MENO KUNG-FU. .



Per una migliore comprensione, e più agevole consultazione, pubblico immediatamente in un questo nuovo post l'appendice tematica introdotta da Bazaar nei commenti. 
(Il titolo lo capirete meglio con la pubblicazione dei prossimi post).

ADDENDUM (come promesso): la soggettività dell'essere umano diviene socialmente tutelabile attraverso le norme di uno Stato nel cui territorio il soggetto nasce ovvero entra in relazione "stabile e non unilateralmente risolubile"
Quindi la soggettività si compendia nella "capacità giuridica" cioè con l'affermazione normativa della potenzialità della persona umana ad essere titolare di rapporti giuridicamente rilevanti (cui corrispondono diritti e doveri, territorialmente variabili in funzione della "forma" di Stato al cui territorio si sia stabilmente connessi). La gestione (del manifestarsi concreto, esistenziale) delle vicende di questi rapporti giuridici è, a sua volta e di conseguenza necessaria, regolata da altre norme dello Stato; quest'ultimo, a tal fine, organizza se stesso in un apparato amministrativo soggetto, appunto, alle regole che ne vincolano l'azione, in conformità a processi legislativi (tendenzialmente) affidati alla rappresentatività elettorale del Legislatore (parte fondamentale dell'organizzazione dello Stato).
E' evidente che il sistema la cui "start up", intentata come proliferativa, è descritta da Bazaar, elimina definitivamente sia il ruolo del Legislatore che dell'amministrazione, cioè la stessa organizzazione e ragion d'essere dello Stato
E, cosa più rilevante, li sostituisce con REGOLE AUTOMATICHE, PRIVATE, SULLA CAPACITA' GIURIDICA, e quindi ridefinisce in via globale la stessa soggettività umana socialmente rilevante.
E lo fa attribuendogli contenuti che, irreversibilmente, sfuggono a qualsiasi controllo del soggetto-persona umana e che possono, in qualsiasi momento, essere rideterminati e compressi da un'Autorità privata fuori da ogni potere legale comunitario e territoriale (cioè viene eliminato lo "Stato di diritto").

È un incubo.

L'incubo del contabile è un sogno erotico rispetto al progetto più scontato, demenziale ed infantile che un branco di sociopatici disturbati può produrre.

(Avete presente quei bimbi diversamente amati che seviziano gli animali? Ecco: un appello ai genitori della futura classe dirigente: guardate negli occhi i vostri bambini, così si sviluppano i neuroni a specchio e, magari, non ci troviamo come "leader" degli sfigati con gravi turbe psichiche. Il nazismo è stata solo una delle tante forme di classismo, liberale e positivista)

Voglio dire: lo ipotizzavo distopicamente in un futuro prossimo... ma non proprio... il mese dopo:

« Uport, realtà che ha sviluppato un sistema basato sul concetto di self-sovereign identity [favoloso mondo dell'individualismo metodologico hayekiano delle élite feudoliberali, come diceva Coudenhove-Kalergi, « non più un mondo di popoli ma un mondo di individui] sfruttando Ethereum, ha annunciato nel giorni scorsi che il 15 novembre 2017 la blockchain di Ethereum ha accolto la prima registrazione ufficiale di un abitante della cittadina di Zugo [nota per essere piuttosto di "manica larga" con il sistema fiscale...], in Svizzera. Si tratta di un traguardo importante che fa seguito a quanto annunciato dalla stessa Uport nel corso dell'estate, ovvero la collaborazione con la città di Zugo per realizzare un programma pilota che preveda la possibilità di digitalizzare l'identità dei cittadini tramite tecnologia blockchain [!!!] e di abilitare, in questo modo, l'accesso ai servizi amministrativi digitali come il voto online e il certificato digitale di residenza (che può semplificare, per esempio, le procedure richieste dalle varie normative antiriciclaggio).»

« Un cittadino di Zugo che voglia sfruttare il servizio può registrare, tramite l'apposita app di Uport, il proprio Uport ID sulla blockchain di Ethereum creando un identificatore globale che altro non è se non l'indirizzo pubblico di uno ***smart contract*** [!!!] (Uport Proxy Contract). A questo punto il nuovo Uport ID viene usato per accreditarsi sul portale web di Zug-ID tramite la scansione di un codice QR. »

Vabbè, esperti di Cabala, ditemi: in che rapporto stanno QR e 666?
The Road to Serfdom.
(*Nessuno* escluso... ottimati paretiani compresi)

(Comunque non si può comprendere appieno il delirio collettivo che si sta producendo in UE senza considerare il centro di irradiazione di tutti i centri di irradiazione occidentali... per capire lo "spin" *politico*).

faccio umilmente richiesta a Bazaar di chiarire dove vogliono andare a parare con questa follia; ho letto il post di Sua Eminenza @euromasochismo 
http://ilpedante.org/post/la-dittatura-in-un-click-dematerializzazione-e-distruzione-della-democrazia
ma non son certo che le Vostre conclusioni siano le medesime. GRAZIE.





  1. Le implicazioni mi paiono in questo caso molto più ampie (e concernono la stessa soggettività e capacità giuridica della persona umana). Ma mi riservo di approfondire dopo le (sicuramente illuminanti) implicazioni pratiche e dirette che vorrà illustrare Bazaar

  2. Proprio come dice Quarantotto.

    Ora, premettiamo che l'allarme deve spronare a rivendicare la sovranità popolare tramite la democrazia sostanziale con quello spirito che, se Lenin all'inizio del '900 proclamava « o noi o loro » [ESSI...], la nostra motivazione non può che essere « o noi o nessuno ». E non è uno slogan.

    Nel post de IlPedante si prende soprattutto in considerazione un oggetto ampiamente studiato come l'integrazione tra sistemi elettorali e digitalizzazione.

    Ora: immagina di centralizzare in un enorme base dati più o meno tecnicamente decentralizzata - QUINDI completamente scollegata dalla materialità, fisicità, [hardware] dei mezzi di produzione - dettagliatissime informazioni di ogni individuo, come se ci fosse un flusso continuo di informazioni tra la persona e la macchina, e dove la macchina (ossimorico simbolo del positivismo "naturalista" hayekiano) "prende" qualsiasi informazione e "cede" solo quelle necessarie per la qualità di vita dell'individuo così come deciso ex-ante da chi ha scritto l'algoritmo che fa funzionare la macchina.

    Rendi queste informazioni indelebili e trasparenti alle «forze sociali che agiscono dietro l'autorità »: ovvero a chi ha il potere di imporre questo processo e di rendere "esecutiva" questa volontà impersonale.

    Immagina quindi di trasformare tutta l'amministrazione, la burocrazia e tutti gli atti riconducibili alla contrattualistica, da insieme di istituzioni pubbliche, enti, istituti, gestiti e processati da personale, in un insieme di processi automatici (non semplicemente automatizzati) che regolano in modo stringente fino al parossismo ogni individuo.

    Immagina di dover comunicare con questa gigantesca macchina impolitica ed impersonale per qualsiasi tipo di bisogno e necessità: per essere riconosciuti e per comunicare è necessaria una "chiave crittografica" come se fosse un codice a barre (il QR); questo sarebbe talmente importante da doverlo avere sempre con sé, tanto che, forse, sarebbe meglio microchipparselo da qualche parte.

    Per comunicare con la macchina è obbligatorio avere del denaro: il denaro è completamente dematerializzato e consiste in un numero esogenamente determinato di monete (distribuite ex-ante in funzione del ceto e variabili - anche negativamente... - in funzione dell'eventuale "lavoro") che altro non sono che altre chiavi crittografiche. (Che non possono essere in qualche modo "violate": la naturale incomprimibilità delle leggi matematiche diventa strumento di oppressione che praticamente non riconosce ribellione).

  3. Tempo è denaro? Lo è già, ma in questa distopia il numero di "chiavi" assegnate (e tendenzialmente immodificabile per "potenza" della matematica) diventa equivalente alle "ore di vita".

    Gran parte del PIL sarebbe generato dal lavoro di pochissimi individui che avrebbero una produttività enorme grazie alla tecnologia (alla Tecnica).

    Gran parte di ciò che veniva affidato allo Stato diviene privato, ossia di chi è proprietario dei mezzi di produzione (in particolare "informatici").

    La comunicazione tra individui sarebbe completamente e totalitaristicamente mediata dalla "macchina" (si pensi solo alla combinazione tra smartphone, Internet delle cose e reti sociali).
    Il feticismo descritto da Marx raggiungerebbe il suo parossismo.

    Il concetto di "sociale", di rapporto interpersonale, e, in ultimo, di "politico", non troverebbe più senso.

    L'organicismo del funzionalismo sociologico verrebbe imposto tramite il positivismo liberista: massima libertà del Mercato (ossia dei grandi proprietari dei mezzi della produzione, ovvero degli oligopolisti) corrisponde al pinochettiano Stato minimo, massimamente autoritario, dispotico ed orwelliano. Al massimo grado di feticismo corrisponde poi il massimo grado di alienazione.

    Parliamo proprio di Matrix: dove tutto è una realtà virtuale, tutto viene smaterializzato e si perde qualsiasi traccia delle catene, poiché la volontà stessa non sarà più manipolata da spin doctor, ma sarà coartata da algoritmi che si autoriprodurrano...

    Che ne dici Quarantotto, mica male come sceneggiatura? tra romanzo, pellicola e gadget ci potremmo far un bel gruzzoletto, direi.
    (chiaramente con meno Kung fu e più avventurosa analisi economica del diritto...)

lunedì 27 novembre 2017

IL REFERENDUM DIMENTICATO E L'ADDENDUM BCE NON COMPRESO: VERSO LA GIOIOSA CAPORETTO DEL 2018


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1. PREMESSA DI SCENARIO
Abbiamo visto gli effetti sistemici dell'Addendum BCE rispetto al settore bancario italiano. Va aggiunto, che le precedenti "Linee guida", che appunto sarebbero oggetto delle modifiche introdotte dall'addendum, risalgono (solo) a circa un anno fa ed erano sempre accompagnate dall'indicazione, tipica della soft law (qui, pp. 2-3), per cui "le Linee Guida non sono obbligatorie ma, esse precisano,“gli scostamenti devono essere spiegati e motivati su richiesta dell’Autorità di vigilanza”.  
Altro punto importante:
"Con riferimento all’oggetto, esse trovano applicazione a tutte le esposizioni deteriorate (non-performing exposures, NPE[14]), così come definite dell’Autorità bancaria europea (EBA), alle garanzie escusse (foreclosed assets), così come alle esposizioni in bonis con elevato rischio di deterioramento; a tale proposito viene chiarito che i termini NPL e NPE sono utilizzati nelle Linee Guida come sinonimi, a dimostrare come il Regolamentatore intenda definire criteri applicativi non dissimili per le due sotto categorie di esposizioni".

1.1. A fronte della nuova regolazione, parrebbe che, per le banche italiane, il problema consista principalmente nella contabilizzazione automatica (di un rischio) di perdita legato alla massiccia cessione delle sofferenze: 
"l’effetto della maxi-cessione, oltre a costare gli accantonamenti sui crediti in uscita, assorbe nuovo capitale di vigilanza. Sforzo, questo, che le banche non vedono certo di buon’occhio. E che fa scemare la spinta a liberare crediti malati. 
L’alternativa è chiedere un’eccezione a queste regole alla stessa Vigilanza: ne sa qualcosa Mps, che per mesi ha dovuto negoziare con Francoforte prima di vedersi riconosciuto un waiver, una deroga che - in virtù della misura radicale e straordinaria della cartolarizzazione di 27 miliardi di Npl - ha sterilizzato tutti i possibili impatti sui conti della banca.
E ne sa qualcosa anche UniCredit, che nell'ambito del progetto Fino (17,7 miliardi di sofferenze) si è invece vista ritoccare le serie storiche con una penalizzazione, pur lieve, sul capitale di vigilanza".
Di fronte a questi precedenti molte banche italiane hanno frenato i processi di vendita di Npl. 
Ora però qualcosa potrebbe cambiare: secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, nelle ultime bozze in circolazione delle nuove direttive di riferimento per l’industria bancaria (la Crr2 e la Crd5) sarebbe prevista la sterilizzazione automatica degli effetti contabili in caso di massive disposals di crediti deteriorati. Laddove per questi ultimi si intendono «le operazioni implementate dalle singole banche nell’ambito di un programma pluriennale che mira a ridurre significativamente l'ammontare delle esposizioni in sofferenza dai propri bilanci». La proposta è del Parlamento europeo, e pur accogliendo le istanze italiane sostenute dall’Abi, porta la firma di un tedesco, l’eurodeputato Peter Simon".  

1.2. Due problemi più scabrosi, però, non sono in alcun modo risolti da questa sperata e parziale (ma non approvata) mitigazione degli effetti dell'addendum: 
a) indipendentemente da operazioni pluriennali di cessione, con la nuova disciplin, ampliativa degli accantonamenti, ora in fase di "consultazione", "Se il trattamento contabile applicabile non consentisse di raggiungere i livelli minimi di accantonamento prudenziale, la banca dovrebbe rettificare di propria iniziativa il capitale primario di classe 1, conformemente al disposto dell’articolo 3 del CRR in merito all’adozione di requisiti più stringenti"
b) "Per le esposizioni interamente garantite e per quelle parzialmente garantite il valore della garanzia reale dovrebbe essere rivisto regolarmente in conformità alle linee guida sugli NPL, e ogni variazione dovrebbe essere presa in considerazione tempestivamente ai fini della costituzione dei livelli minimi di accantonamento."

1.3. Per tali aspetti non ci pare che influisca il fatto che:
"secondo quanto rivelato ieri dall’Ansa, dopo il Parlamento europeo, a bocciare la legittimità della proposta sugli Npl formulata dalla vigilanza della Bce guidata da Daniele Nouy sono anche gli esperti del Consiglio Ue: in un documento destinato ad approdare sul tavolo dei ministri delle Finanze, i giuristi del Consiglio, contestano la legittimità della Bce a varare l’addendum, almeno nella versione predisposta da Nouy. Arrivando a osservare che le attuali norme “impediscono” alla Bce di adottare strumenti di “soft law” come quelli delineati nella proposta di Francoforte". 
Con queste obiezioni si pone essenzialmente un problema di legittimazione della BCE (non di legittimità della stessa...che sarebbe un po' troppo), cioè di giustificazione e adeguatezza della base giuridica che le attribuirebbe la competenza a dettare una disciplina con quei determinati contenuti. Ma questo nulla ci dice su quali, eventuali ed ipotetici, contenuti precettivi eserciterebbero la propria reclamata competenza normativa il parlamento e, a maggior ragione, il Consiglio Ue.

1.4. Non v'è alcuna ragione oggettiva per ritenere che la maggioranza, cioè i rapporti di forza, espressa all'interno dell'autorità di vigilanza, e di cui la Nouy dovrebbe a rigore soltanto essere l'esternatrice, risulterebbero diversi all'interno del Consiglio. 
Intanto, la "consultazione", già programmata nei tempi e nei modi, all'interno dello stesso Addendum, prosegue il suo corso, e queste risultanze istruttorie saranno comunque rilevanti per determinare l'orientamento prevalente degli operatori coinvolti dei vari Stati-membri, andando comunque a delineare un assetto di consenso che, anche in sede consiliare, ben potrebbe essere inesorabilmente confermativo delle regole avverse al sistema bancario italiano.
Sarebbe ingenuo, cioè, credere che questioni come la sterilizzazione degli effetti contabili delle cessioni a terzi degli NPL, ovvero la risoluzione di conflitti di competenza a normare tra istituzioni Ue, siano di per sè idonee a mutare i consolidati rapporti di forza da sempre prevalenti all'interno dei trattati (qui, p. 3b: "Queste coerenti ed esplicite "prese di posizione", formalizzate in atti giuridicamente rilevanti secondo la Costituzione e le stesse previsioni dei Trattati (!), sono proprio l'elemento che, in modo continuo e sempre più manifesto, appare assente dagli indirizzi politici espressi dai governi italiani almeno negli ultimi 30 anni (a dir poco), sia nei rapporti intergovernativi che nelle prassi applicative di diritto interno che possano essere "opposte" in buona fede a Stati terzi".)

2. LA RIMOZIONE DEL "SENSO" DEL REFERENDUM
"Attendiamo che si completi la riforma incessante del mercato del lavoro, lo smantellamento del welfare in vista della sua privatizzazione (TTIP o meno che sia), e, in sostanza la fine della democrazia sociale (non liberale, che è invece l'obiettivo che, se siamo fortunati, ci viene riservato dal capitalismo finanziario e oligopolistico). 
Con questa nostra traiettoria rigidamente prestabilita, il referendum ha, in fondo, solo un'interferenza strumentale: la Costituzione, nei suoi principi fondamentalissimi che delineano il modello socio-economico voluto dal Potere Costituente democratico, è ormai praticamente già disattivata.
Il referendum sarebbe, se vincessero i sì, una mesta ratifica formalizzatrice di questo stato di cose.  E servirebbe da propulsore nell'accelerazione della traiettoria.
Se vincessero i no, (solo) l'indebolimento di una serie di personalità che si sono autopromosse come "i migliori garanti" del completamento del disegno delle oligarchie sovranazionali riservato a noi italiani (ovviamente non soltanto a noi italiani, ma per noi "di più"...et pour cause).
E servirebbe come presupposto per uno "stato di eccezione" (v. n.4 successivo) da cui rafforzare la traiettoria stessa.
Ma il disegno e la sua scansione inarrestabile - almeno da parte di forse endogene- rimarrebbero in qualsiasi dei due casi."
Nel 2018, per una via €uro-normativa o per l'altra, più probabilmente per il cumulo di tutte le "vie" €uropee, si porrà perciò, ad uno stato sempre più puro (e brutale), questo genere di scelta inevitabile:
Il punto è che, date certe condizioni (alle quali siamo rocambolescamente arrivati e che si compendiano nella disattivazione del modello costituzionale), la rivendicazione di sovranità, se deve divenire programma politico, risponde anch'essa ad altre conseguenziali condizioni altrettanto DATE.
In pratica, non ci si può illudere di riscoprire la ruota ad ogni "tornata" della Storia, all'interno della fase del capitalismo istituzionalizzato.

Anzi, questa istituzionalizzazione può corrispondere, per necessità, solo a due modelli alternativi:
1) l'eguaglianza formale, con la prevalenza del contrattualismo e della finalità dell'efficienza allocativa (cioè la conservazione delle posizioni di forza acquisite); ed allora la democrazia si esaurisce nel votare di tanto in tanto, fermo che il processo di "numerazione" è già rigidamente predeterminato da tale assetto dei poteri di fatto, e non istituzionalmente da correggere;

2) l'eguaglianza sostanziale, da cui scaturisce un intervento dello Stato che implica il suo impegno di allargare la partecipazione politica nel suo stesso controllo istituzionale, previa redistribuzione del potere economico. Cioè il nostro modello costituzionale.

Se si crede che si possa combattere (per così dire "da dentro") il primo assetto, allorché si contesta la privazione della sovranità monetaria e fiscale che INEVITABILMENTE ne consegue, senza affrontare il problema della natura "conservativa" dello stesso, e quindi ignorando il problema dell'eguaglianza sostanziale, si è destinati a perdere il "processo di numerazione".
Al massimo si potranno ottenere dei limitati riequilibri interni alle varie fazioni che condividono l'obiettivo del controllo istituzionale "liberale". In tal senso può valere la distinzione tra grande e piccolo capitale: un'operazione descrittiva che indica come il "piccolo" capitale dimentichi facilmente, in un processo identificativo immancabilmente suicida, come debba invariabilmente la sua espansione all'azione dello Stato redistributivo.

Questa è una conseguenza talmente scontata che, a mio parere, andare incontro a tale prospettiva senza porsi il relativo problema, cioè non ricercando la legittimazione nell'attuale legalità costituzionale, può condurre solo all'assorbimento dell'iniziale rivendicazione di "sovranità" entro qualche variante politica dell'istituzione mercatista.
Il che prefigura, nell'ipotesi migliore, solo una TRANSITORIA correzione del paradigma dello Stato monoclasse: il sistema tenderà poi a ritornare, come nella più scontata tradizione neo-classica, al suo "naturale" equilibrio oligarchico.
E il processo elettorale si sarà rivelato la consueta, ed auspicata, finzione propugnata dagli "ottimati".

sabato 25 novembre 2017

ESEGESI DELLE FONTI DELLA RIVOLUZIONE LIBERALE -2

http://slideplayer.it/slide/2482260/8/images/3/Livio,+Storia+di+Roma+III,+34,+6:+(Lex+XII+Tabularum+est)+fons+omnis+publici+privatique+iuris..jpg
"Vuoi dunque che ripercorriamo l'origine del diritto rifacendoci alla sua fonte stessa? Una volta scopertala non vi è dubbio che dobbiamo riportare ad essa quanto stiamo indagando".

"1980 Jan 1 Tu

Conservatism: Hayek letter to Anthony Fisher (need for more institutes like the London IEA) ["The future of civilisation may really depend on whether we can catch the ear of a large enough part of the upcoming generation of intellectuals..."]

Document type: archive
Document kind: Letter
Venue: -
Source: Friedman MSS
Journalist: -
Editorial comments: -
Importance ranking: Major
Word count: 1p
Themes: Conservatism

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1. Già Francesco aveva segnalato la lettera di Hayek  - di cui sopra vedete la scheda dell'archivio da cui è tratta, sotto la citazione di Cicerone sulla "fonte stessa del diritto" - la cui traduzione è l'oggetto principale del post LA LUNGA MARCIA (SEGRETA) DELLA RIVOLUZIONE LIBERALE: CONFESSIO EST REGINA PROBATIONUM.
Nei conseguenti commenti, lo stesso Francesco porta l'attenzione su un'ulteriore fonte diretta ed autorappresentativa delle modalità e delle metodologie con cui si è attuata, nel corso degli ultimi decenni, la c.d. "Rivoluzione liberale": che, più semplicemente, e meno pomposamente, si potrebbe chiamare "antisocialista ispirandosi ai metodi di Lenin". In tal senso, ricordiamo l'altra fonte indicata nel post (e fornita da Arturo), relativa al "lavoro" svolto da Buchanan, laddove si rammenta che "Murray Rothbard, al Cato Instituto fondato da Koch, aveva esortato il miliardario a studiare le tecniche di Lenin per applicarle alla causa libertaria".
"Provo ad aggiungere qualche tassello. Manuell Castells, nel suo libro "Comunicazione e potere", ci racconta che negli anni ’70:
…furono creati una serie di “think tank” e, profumatamente finanziati, quando le élite conservatrici decisero di prendere in mano la faccenda mettendo da parte la politica dilettantistica dei singoli candidati e puntando invece su quelle campagne politiche che rispondessero a strategie conservatrici mirate. 

2.1. AL MEMORANDUM POWELL viene spesso attribuita LA FUNZIONE DI AVER LANCIATO L’ASCESA DEI THINK TANK DI DESTRA e il “nuovo approccio di destra” nella politica americana. 
Nell’agosto 1971, Lewis Powell, un avvocato che due settimane dopo sarebbe stato nominato giudice della Corte Suprema da Nixon, distribuì un Memorandum riservato: Attacco al sistema americano della libera impresa…presentando i pericoli del controllo liberal sulle risorse accademiche e mediatiche.
Il documento ispirò la creazione della Heritage Foundation, del Manhattan Institute, del CATO INSTITUTE, di Citiziens for a Sound Economy …e di altre influenti organizzazioni. 

Tra le fonti di finanziamento dei nuovi think tank c’erano il denaro bancario e petrolifero del Mellon-Scaifes di Pittsburgh, le fortune manifatturiere di Lynde e Harry Bradley a Milwaukee, gli introiti dall’energia della FAMIGLIA KOCH del Kansas, i profitti chimici di John Olin di New York…
Il Memorandum rimase riservato per più di un anno. Il ruolo di questi think tank di destra divenne sempre più importante negli anni seguenti e ad essi viene attribuito il merito di aver contribuito all’elezione di Ronald Reagan nel 1980…” [M. CASTELLS, Comunicazione e potere, e-book EGEA, Milano, 2009, Progettare il messaggio: i think tank politici].

2.2. Qui trovate il Memorandum Powell in lingua inglese e qui una versione tradotta in italiano.
Praticamente un piano d’attacco totalitario in piena regola lanciato alle democrazie occidentali, un raffinato laboratorio di falsa coscienza necessaria che coinvolge ogni aspetto socio-culturale e mediatico.
Ne emerge il progetto di quello che Basso definiva “imperialismo culturale”, cioè quell’oppressione che:
s'insinua per le vie sotterranee del subcosciente e modifica lentamente, quasi inavvertitamente, la coscienza del popolo o dell'uomo che ne è vittimaL’imperialismo economico, cioè il dominio sul mercato mondiale, che è oggi indispensabile alla sopravvivenza del capitalismo, non potrebbe a sua volta sopravvivere se non fosse accompagnato da un dominio CULTURALE E SCIENTIFICO
Qui entra in gioco uno degli apparati più formidabili dell'imperialismo: il controllo dei circuiti d'informazione…Non si tratta solo dell'informazione giornalistica: i messaggi che arrivano attraverso tutti i mass media costituiscono una pressione massiccia che soffoca ogni giorno di più l'autonomia degli uomini. Gli eroi dei fumetti o della televisione, gli slogan ripetuti, le immagini quotidianamente ricorrenti, la pubblicità aperta o nascosta nelle pieghe dell'informazione, PONGONO DA OGNI PARTE L'ASSEDIO ALLA COSCIENZA DEGLI UOMINI… Marx ha insegnato, l'ideologia, che nasce come giustificazione di un sistema di dominazione, FA VEDERE AI POPOLI DOMINATI UN MONDO ROVESCIATO, un mondo in cui essi ribadiscono le proprie catene con l'illusione di affrancarsene…
” [L. BASSO, Introduzione a L’imperialismo culturale, Milano, Franco Angeli, 1979, 9-17].
...
2.3. Posso solo immaginare che cosa i nostri Costituenti avrebbero da dire oggi di fronte a questo “mondo rovesciato”. Come uscirne? Gramsci, come ricorda sempre Bazaar, lo spiega chiaramente:
…Cosa si può contrapporre, da parte di una classe innovatrice, a questo complesso formidabile di trincee e fortificazioni della classe dominante? LO SPIRITO DI SCISSIONE, cioè il progressivo acquisto della coscienza della propria personalità storica, spirito di scissione che deve tendere ad allargarsi dalla classe protagonista alle classi alleate potenziali: tutto ciò domanda un complesso lavoro ideologico, la prima condizione del quale è l'esatta conoscenza del campo da svuotare del suo elemento di massa umana” [A. GRAMSCI, Quaderni del carcere, Q III, 332-333].
“Un complesso lavoro ideologico”..."

3. Bazaar, sempre nella stessa sede, ci rammenta quanto l'imponente estensione e continuità di questo sistema agisca in profondità, portando ad una ricognizione teorica di vere e proprie modalità della coscienza di massa: al riguardo, cita la fondamentale opera di Erving Goffman sui "frame", fondativi dell'interpretazione dei fatti "che accadono nel mondo" e, perciò, della stessa attitudine preorientata della coscienza umana, sostanzialmente plasmata e plasmabile da un'incessante narrazione da parte di soggetti intenzionati a produrre questo effetto di condizionamento "percettivo-interpretativo":
"si ricordano i pilastri delle tecniche di propaganda moderna:
«Goffman ha messo in evidenza che la gente interpreta ciò che accade nel mondo attraverso il proprio “quadro primario”.  
Questo “quadro” [framework] è considerato primario” in quanto viene preso per scontato da chi riceve il messaggio. La sua utilità come "quadro" non dipende da altri "quadri".
Goffman afferma che esistono due distinzioni all'interno dei “quadri primari”: naturale e sociale. Entrambi giocano il ruolo di aiutare le persone a interpretare i dati. Cosicché le loro esperienze possono essere comprese in un contesto sociale più ampio. 
La differenza tra i due è funzionale.  
I “quadri naturali” identificano gli eventi come eventi fisici che letteralmente si verificano naturalmente e a cui non viene associata la responsabilità di forze sociali nella causazione degli eventi.
I “quadri sociali” considerano gli eventi come fatti socialmente determinati, ossia a causa dell'arbitrio, degli obiettivi e delle manipolazioni da parte di altri attori sociali (persone).  
I “quadri sociali” sono costruiti sui quadri naturali
Questi quadri e i frame, le cornici, che costoro creano nella nostra comunicazione influenzano notevolmente il modo in cui i dati vengono interpretati, elaborati e comunicati. L'assunto sottostante di Goffman è che gli individui sono soggetti che subiscono questi “quadri” su base giornaliera. Che ne siano consapevoli o meno.»

4. Per non rimanere su enunciazioni astratte di tipo teorico, riportiamo percià una selezione di parti originali direttamente tratte dal Memorandum Powell (che già trovate linkato più sopra nella sua traduzione in italiano), dalle quali emergono metodologie e tematiche che sono oggi alla base di norme giuridiche e standard etico-morali considerati incontestabili. 
Mi soffermo sulla parte più pratica e operativa delle attività oggetto di finanziamento, cominciando proprio da questo presupposto essenziale che è, significativamente, denominato "Costo" (che nel documento è trattato alla fine...come negli schemi di disegni di legge "formale"). Notare che, quando si tratta di creare le organizzazioni giuste per i fini giusti, non si bada a spese per numero dei dipendenti e trattamenti economici appetibili: 
"Il Costo - Il tipo di programma descritto sopra (che include un’ampia combinazione di base di educazione e azione politica), se intrapreso a lungo termine ed con uno staff adeguato, richiederebbe il più generoso sostegno finanziario delle aziende americane mai ricevuto. La partecipazione ad alti livelli negli affari della Camera sarebbe inoltre richiesta.
Lo staff della Camera dovrebbe essere aumentato significativamente, con la massima qualità stabilito e mantenuto. I salari dovrebbero essere ai livelli di quelli pagati ai dirigenti chiave e dei più prestigiosi membri della facoltà. Professionisti dalle grandi abilità nella pubblicità e nel lavorare nei media, oratori, avvocati e altri specialisti dovrebbero essere reclutati.
E’ possibile che l’organizzazione della Camera stessa potrebbe beneficiare dalla ricostruzione. Per esempio come suggerito dalle esperienze dei sindacati, l’ufficio di Presidenza della Camera potrebbe essere una posizione di carriera full - time. Per assicurare la massima efficacia e la continuità, il capo dell’ufficio esecutivo della Camera non dovrebbe cambiare ogni anno. Le funzioni ora in larga parte svolte dal consiglio potrebbero essere trasferite ad un presidente del consiglio dei soci, annualmente eletto tra i soci. La direzione, ovviamente, continueranno ad esercitare politiche di controllo".
4.1. Ma vediamo i più importanti settori di influenzamento e le connesse "direttive" d'azione:

"Bilanciamento delle Facoltà - Forse il più fondamentale problema è lo squilibrio delle facoltà. Correggere questo è davvero un progetto a difficile ed a lungo termine. Eppure deve essere intrapreso come una parte del programma complessivo. Questo significherebbe sollecitare la necessità per un bilanciamento delle facoltà sugli amministratori universitari e sui consigli di fondazione.


I metodi da impiegare richiedono una particolare attenzione, e le ovvie insidie devono essere evitate. Una pressione impropria sarebbe controproducente. Ma i concetti basilari di bilanciamento, equità e verità difficilmente incontreranno resistenza, se presentati ai consigli di fondazioni, per mezzo di scritti e discorsi, e con appelli alle associazioni e ai gruppi di ex allievi.


Questa è una lunga strada e non per i deboli di cuore. Ma se perseguita con integrità e convinzione essa potrebbe portare ad un rafforzamento sia della libertà accademica sia dei valori che hanno fatto dell’America la società più produttiva di tutte.

Scuole di Specializzazione nel Business - La Camera dovrebbe godere di un particolare rapporto con le scuole di specializzazione nel business. Molto di quello che è stato suggerito sopra si applica a queste.


Non dovrebbe la Camera anche richiedere corsi specifici in queste scuole che trattino l’intero ambito del problema individuato in questa relazione? Questo è ora un addestramento essenziale per i dirigenti del futuro."

4.2. Si giunge quindi, inevitabilmente, a capitoli di straordinaria attualità:

"Istruzione Secondaria - Mentre la prima priorità dovrebbe essere a livello dei college, le tendenze di cui sopra sono sempre più evidenti nelle scuole superiori. Programmi d’azione, su misura per le scuole superiori e simili a quelli menzionati, dovrebbero essere presi in considerazione. L’attuazione potrebbe divenire un programma maggiore per le locali camere di commercio, anche se il controllo e la direzione, specialmente il controllo qualità, mantenuto dalla Camera Nazionale.


Cosa Si Può Fare per il Pubblico?- Raggiungere i campus e le scuole secondarie è fondamentale per il lungo periodo. Raggiungere il pubblico generale potrebbe essere più importante nel più breve periodo. La prima premessa è quella di stabilire gli staff di eminenti professori, scrittori e oratori, faranno le riflessioni, le analisi, gli scritti e i discorsi. Sarà essenziale avere personale che sia profondamente familiare con i media e su come comunicare efficientemente con il pubblico. Tra i mezzi più evidenti troviamo i seguenti:
Televisione - Il network televisivo nazionale dovrebbe essere monitorato nella stessa maniera dei libri di testo e dovrebbe essere tenuto sotto costante sorveglianza. Ciò vale non solo per i “cosiddetti” programmi educativi (come “Selling of the Pentagon”), ma alle “news analysis” giornaliere, le quali spesso includono il più insidioso tipo di critica al sistema d’impresa13. Sia che questa critica risulti dall’ostilità o da un’ignoranza economica, il risultato è la graduale erosione della confidenza nel “business” e nella libera impresa.
Questo monitoraggio, per essere efficace, richiederebbe un esame costante dei testi di adeguati campioni di programmi. I reclami, ai media e alla Commissione Federale per le Comunicazioni, dovranno essere fatti prontamente e vigorosamente qualora i programmi siano sleali o inaccurati.
Un pari tempo dovrebbe essere richiesto quando appropriato. Lo sforzo dovrebbe essere fatto per vedere che i programmi del tipo forum (The Today Show, Meet the Press) abbiano almeno le stesse opportunità per i sostenitori del sistema americano di partecipare a questi programmi quanto per quelli che lo attaccano."

Altri Media - Anche la radio e la stampa sono importanti, e ogni mezzo a disposizione dovrebbe essere impiegato per sfidare e rifiutare attacchi sleali, così come presentare i casi affermativi attraverso questi media".

4.3. Alcuni "usual suspects" sono quasi ovvii, persino troppo:
"Le Riviste Accademiche - E’ specialmente importante per la “facoltà degli studiosi” della Camera pubblicare. Una delle chiavi per il successo dei membri della facoltà di sinistra e liberali è stata la loro passione per la “pubblicazione” e per le “lezioni”. Una passione simile deve esistere tra gli studiosi della Camera.


Incentivi potranno essere ideati per indurre a pubblicare maggiormente studiosi indipendenti che credono nel sistema...



Libri, Opuscoli e Paperback - Le edicole, negli aeroporti, nelle supermercati ed ovunque, sono piene di paperback e pamphlet che sostengono di tutto, dalla rivoluzione all’amore libero. Nessuno ne può trovare di attraenti e ben scritti dalla “nostra parte.” Sarà difficile contendere l’attenzione dei lettori con un Eldridge Cleaver o anche con un Charles Reich, ma non di meno lo sforzo deve essere fatto, su una scala abbastanza larga e con un’appropriata immaginazione per assicurarne un qualche successo, altrimenti questa opportunità per educare il pubblico sarà irrimediabilmente persa.


Annunci a Pagamento - Il business paga centinaia di milioni di dollari ai media per la pubblicità. La maggior parte di questi sostiene specifici prodotti; molti sostengono un’immagine istituzionale; e alcune frazioni di questi sostengono il sistema. Ma quest’ultimo è stato più o meno tangente ed è stato raramente parte di uno sforzo continuo ed importante per informare ed illuminare il popolo americano.


Se il business americano devolvesse solo il 10% della sua spesa annuale per questo scopo generale, essa sarebbe una spesa simil-governativa".
4.4. Non manca un'autolegittimazione, fortemente vittimistica (e che sfida qualsiasi senso del ridicolo), alla diretta opera di influenzamento politico-istituzionale:

"LʼArena Politica Dimenticata - Nell’analisi finale, il guadagno, a stretto giro di rivoluzione , è quello che il governo realizza. Il business è stato il capro espiatorio preferito di molti politici per molti anni. Ma la misura di quanto oltre sia andato il gioco si capisce meglio nelle visioni contro il business che vengono ora espresse da molti candidati per la Presidenza degli Stati Uniti.


E’ ancora la dottrina marxista che i paesi siano controllati dalle grandi aziende (NdQ: ergo, l'idea è che Galbraith o Keynes siano dei "comunisti"! e che nessuna analisti strutturale del conflitto distributivo possa sfuggire alla qualificazione come marxista!). Questa dottrina, consistentemente parte della propaganda di sinistra in tutto il mondo, ha un largo seguito tra gli americani.


Eppure, come ogni uomo d’affari sa, pochi elementi della società americana, oggi, hanno così poca influenza sul governo come il business, le corporation, o anche i milioni di azionisti delle stesse corporation. Se qualcuno ne dubitasse, fategli intraprendere il ruolo di “lobbista” a favore del punto di vista prima che i comitati del Congresso si riuniscano. La stessa situazione si ha nelle aule legislative della maggior parte degli stati e città. Oggi non si esagera dicendo che, in termini di influenza politica con il rispetto del corso della legislazione legislativa e governativa, i dirigenti del business americano siano veramente gli “uomini dimenticati”.

...
I politici riflettono quello che credono essere il punto di vista maggioritario dei cittadini. E’ quindi evidente che la maggior parte dei politici si sta rendendo conto che il giudizio che il pubblico ha per gli imprenditori e per il loro punto di vista è di scarsa simpatia. [sympathy nell’originale, valente anche come comprensione N.d.T.]
...

Ma non si possono più post-porre azioni politiche dirette, mentre si aspetta un graduale cambiamento dell’opinione pubblica da effettuarsi attraverso l’educazione e l’informazione. Il business deve imparare la lezione, tanto tempo fa appresa dai lavoratori e da altri gruppi d’interesse. Questa è la lezione che il potere politico è necessario; che questo potere deve essere assiduamente (sic) coltivato; e che quando necessario, esso deve essere usato aggressivamente e con determinazione, senza quell’imbarazzo e senza quella riluttanza che sono state così caratteristiche del business americano"."
And so on (da leggere tutto per scoprirne i succosi dettagli...).