sabato 9 dicembre 2017

IL COMMA 22 DI SCHULZ: IL CANONE INVERSO DELLA GERMANEXIT?


https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/budgetary-instruments-euro-area_en.pdf

1. Leggendo le indicazioni della Commissione sulla road-map per la grande riforma dell'Ue, non ci avete capito nulla? Normale. Nessuno potrebbe. Basta però sapere che quando parlano di "structural reform support" intendono meccanismi AUTOMATICI  di enforcement sulle leggi e sui bilanci dei singoli Stati
Cioè la Trojka (ridenominata e cosmetizzata) come metodo generale programmatico di interazione autoritativa, dall'alto, sugli Stati.
Questo recentissimo tweet di Martin Schulz, però, introduce degli elementi ulteriori sull'ipotetica procedura di questa complessa manovra:
"Una convenzione (ndr; intesa come organo collegiale in cui i rappresentanti-negoziatori dei singoli Stati compiono il lavoro preparatorio nella contestualità dell'espressione della volontà statuale in compresenza e nel dialogo di tutti i negoziatori) redigerà questo trattato in stretta cooperazione con la società civile e il popolo. Il suo risultato sarà poi sottoposto a tutti gli Stati-membri. Qualunque Stato che non ratificherà il trattato lascerà automaticamente l'Ue".
2. Se andate a leggere le risposte degli utenti twitter, piuttosto "critici" (eufemismo), oltre a misurare l'impopolarità dell'€uropa a trazione tedesca presso i cittadini di tutta l'Ue, potreste intendere questa uscita di Schulz come qualcosa di simile alla pregressa posizione di Schauble sulla Gr€xit decisa d'imperio dalla Germania: una posizione che si rivelava essere, nel quadro giuridico dei trattati (non unilateralmente modificabili dalla Germania), un vero e proprio boomerang per la Germania e per la stessa guidance USA della moneta unica.

2.1. La presunta "minaccia" di Schulz, propone una situazione simile: poiché, infatti, pare implicare una curiosa combinazione di fonti (quelle indicate nella proposal della Commissione più la Convenzione), che darebbero vita ad un trattato riformato, si avrebbe questa curiosa situazione:
2a) a quanto pare la riforma, a seguito della deliberazione della Commissione, prenderebbe la forma iniziale di una direttiva del Consiglio, almeno per l'incorporazione del fiscal compact, e si eviterebbe l'unanimità, mentre si avrebbe un regolamento, sempre del Consiglio per la trasformazione dell'ESM in FME e, ma non è chiarissimo, nonchè altri regolamenti per nuove forme di bilancio dell'eurozona, che intervengano, (sempre previa imposizione di condizionalità costrittive all'adozione di "riforme strutturali"), in caso di shock asimmetrici (sic) che un singolo euro-membro non sia in grado di gestire a livello nazionale ed integrino anche un fondo backstop per il meccanismo di risoluzione bancaria;
2b) queste variegate e non chiaramente definite fonti, però, disponendo sulla istituzione di nuovi o "novati" organi comunitari finirebbero (almeno nell'idea suggerita da Schulz su twitter), più legittimamente, (il condizionale è d'obbligo) per avere il contenuto di una sorta di legge-delega (articolata su più fonti), che predeterminerebbe principi e modus operandi di una convenzione che, ai sensi dell'art.48 del TUE, sarebbe in effetti abilitata a modificare i trattati
Sarebbero fonti a contenuti del tutto atipici, stando alle attuali previsioni dei trattati (che già di per sè devono essere "illeggibili", qui, p.1), ma, essendo adottate dal Consiglio Ue a maggioranza qualificata, tale anomalia vedrebbe l'acquiescenza preventiva dei governi: specialmente se, in concreto, l'Italia, per non fare brutta figura in minoranza, vi prestasse adesione e si avesse perciò l'unanimità nella sede consiliare.  
E ipotizziamo questo, in attesa del Consiglio Ue del prossimo 15 dicembre (che forse darà lumi, ma non è detto...), per spiegare i riferimenti alla "Convenzione" fatti da Schulz (su twitter) e alla "unanimità" fatti da Pittella.

3. Tuttavia, quand'anche la direttiva e i regolamenti e quindi, in loro successiva (e meramente ipotizzata) attuazione, la Convenzione, prevedessero che il nuovo trattato implichi l'automatica espulsione degli Stati che non la ratifichino, l'entrata in vigore di questa clausola sarebbe però subordinata alle regole dell'art.48 TUE, per cui occorrerebbe la ratifica di tutti gli Stati-membri conformemente alle loro rispettive norme costituzionali (qui, p.2). 
Dunque, o Schulz non ha le idee chiare sul diritto europeo, pur essendo stato presidente del parlamento Ue e super-€uropeista di lungo corso; oppure sa qualcosa che noi ancora non sappiamo e che ci si aspetta che verrà deliberata dal Consiglio Ue, escogitando qualche misteriosa soluzione.
Intanto, quello che sappiamo è che una disciplina di automatica risoluzione dello status di appartenente all'UE sarebbe inapplicabile proprio a causa della mancata ratifica di uno o più Stati, poiché (proprio a causa di tale mancata ratifica della "riforma") rimarrebbe in vigore il precedente trattato, che non prevede questa clausola espulsiva (allo stato, infatti, l'espulsione di uno Stato-membro equivale a una "revisione" essenziale del trattato e esige...una ratifica di tutti gli Stati membri).

4. Non vale la pena però di dilungarsi troppo su questa sorta di comma 22 (o circolo vizioso) in cui si andrebbe a cacciare la "promessa-minaccia" di Schulz; anzitutto perché l'applicazione delle regole europee è affidata, in caso di controversia, alla Corte di giustizia europea e quest'ultima ha già più volte dimostrato di essere estremamente disinvolta nell'aggiustare le prese di posizione delle istituzioni Ue quando riflettano la volontà politica dominante della Germania (e dunque, un'inezia come la lettera dei trattati applicabili, e quindi la Rule of Law, sarebbe sempre superabile...ad libitum)
Ma non vale la pena di approfondire troppo, in secondo luogo, per un altro motivo, meno evidente ma che, pure, traspare dal tweet di Schulz: se, come abbiamo visto, la Germania tende a subordinare ogni norma del trattato e ogni fonte Ue alla propria sovranità parlamentare (secondo la nota Lissabon Urteil, p.2-3), la minaccia di Schulz vale più come una promessa relativa alle intenzioni della Germania.
E queste intenzioni appaiono così riassumibili: se la convenzione - o comunque il giuridicamente misterioso processo riformatore- non porterà ad un testo gradito alla Germania stessa, quest'ultima "lascerà automaticamente l'Ue" (laddove "automaticamente" può assumere varie forme giuridiche, compreso un recesso ai sensi dell'art.50 TUE, come nel caso della Brexit).

5. Il sottofondo della quasi inestricabile vicenda di progressione autoritaria degli interventi automatici verso le riforme strutturali e la "sostenibilità fiscale" nell'eurozona, potrebbe essere spiegabile, tenendo conto di due fattori: l'evenienza di una nuova crisi finanziaria globale e l'allargamento verso est di una Germania che, dentro l'euro, vede diminuire non tanto le quote percentuali di esportazione verso gli €-partners, quanto il loro volume assoluto (data la non più "aggiustabile" caduta di occupazione effettiva e consumi interna all'area valutaria). 
Ed allora, l'inguaribile vocazione mercantilista imporrebbe una limitazione della finanziarizzazione, per puntare a conservare (almeno in parte) le quote di mercato in un'eurozona de-germanizzata e fiscalmente meno austera, ed anche aiutata dalla svalutazione dell'euro derivante dall'uscita della Germania.

Insomma, si preferirebbe una rivalutazione del marco a un soffocamento progressivo e verrebbe anche scontata un'imminente esplosione della bolla accumulata negli USA
Vale a dire, anche mantenendo, con sempre maggiore difficoltà, l'euro basso (nel rapporto di cambio col dollaro), in un'eurozona nella sua integrità soggettiva attuale, un repentino crollo del mercato USA rischia di far saltare tutto, cioè da una parte il sistema industriale tedesco, troppo sbilanciato sull'investimento estero, e dall'altra, i rendimenti sui bond tedeschi che gli servono per pagarsi le pensioni (in caso di nuova recessione "finanziaria" USA, infatti, la BCE non incorrerebbe presumibilmente nello stesso errore di Trichet di aumentare i tassi dell'eurozona, in stolido senso prociclico, a fronte di un dollaro in prevedibile caduta libera). 
Da qui, come prospettiva di compensazione, la via di fuga (in tutti i sensi) di consentire la ripresa di occupazione e domanda (anche estera) nel resto d'€uropa, uscendo dall'euro, e anche di accentuare, nel quadro di una politica estera (ancor) più nazionalista, consentita da ciò, la conquista del mercato in ascesa dei megaspazi eurasiatici.

Capire lo status dei contratti di fornitura e appalto in Russia, tra North Stream e ferrovie, fa meglio comprendere quando i tedeschi, sempre più ansiosi di affrancarsi dal sistema Ue delle sanzioni anti-Russia, attualizzerebbero l'allentamento valutario sul resto d'€uropa.

11 commenti:

  1. « Una convenzione redigerà questo trattato in stretta cooperazione con la società civile e il popolo. »

    En passant: notare il nazional socialismo tanto amato dai liberali tedeschi e che - in un'intuizione dell'imprenditore di Arcore - portò a definire kapo il buon Schulz.

    Società civile == grande borghesia finanziaria

    Popolo == plebaglia che resiste a cedere i residui di sovranità e la propria miserevole vita

    Possiamo proprio immaginare che tipo di "collaborazione" tra finanzieri e lavoratori disoccupati o a termine ci deve essere stata... chissà che dibattito e che intesa!

    Per fortuna che le istituzioni europee sono indipendenti e non sorvegliano le nazioni come fossero occupate da un euromarco e trasformate in immensi campi di concentramento.

    Quanto importanti sono le parole.


    (Giusto per capire perché nella fenomenologia husserliana ermeneutica e coscienza sono la medesima cosa)

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    1. E, per la verità "che tipo di collaborazione" saranno capaci di concepire in questa ennesima occasione (dati oggetto, fini e premesse della riforma)

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  2. Ho solo domande, ed una battuta di colore :
    -Il prof. Prodi ha sempre avuto la possibilita' di far girare il modello econometrico di Nomisma/Prometeia , Universita' di Bologna: si conoscono simulazioni per le quali fosse interesse dell'Italia entrare nell'euro o , all'opposto le simulazioni erano positive e pertanto il modello econometrico nazionale la' utilizzato era sbagliato ?
    Si hanno notizie in tal senso ?



    -Per comprendere quello che lei ed il Prof. Bagnai scrivete basta saper leggere l'italiano , un po' di pazienza , buon senso e matematica elementare. I nostri Padoan e Gentiloni secondo lei leggono quello che scrivete ?
    E se lo leggono come mai si avvitano nel sostenere posizioni contrarie all'interesse degli italiani e pure contrarie al buon senso ?
    Vorrei capire le motivazioni, non la razionalizzazione delle motivazioni: ce lo chiede l'Europa non e' una motivazione ma una scusa.

    Non essendo (professionamente) ne' giurista ne' economista mi limito ad osservare che il buon dio (per chi ci crede) ha messo le Alpi fra noi e loro: non unisca dunque l'uomo quello che dio ha diviso . :)


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    1. « il buon dio ha messo le Alpi fra noi e loro: non unisca dunque l'uomo quello che dio ha separato »

      Bellissima: me la rivendo.


      (Certo che è una scusa: è una scusa per mantenere ingiustificabili privilegi familistici e far credere che la finanza predatoria sia solo un mezzo e non un fine in se stesso... un mezzo rigorosamente "illuminato" di immenso... la luciferica inversione della coscienza...)

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    2. @ bazaar

      son traforate anche quelle .. che allegoria

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    3. @a. masotti: riguardo la seconda domanda, sul piano soggettivo ovviamente non so rispondere; su quello analitico, penso abbia ragione Sapir a riscoprire il vecchio Poulantzas parlando di "compradorisation des élites": "C’est une catégorie qui permet de comprendre bien de choses. Une élite compradore (ou une bourgeoisie compradore) tire sa position sociale et son statut de sa relation avec une puissance étrangère qui domine, que ce soit économiquement ou politiquement le pays d’origine de cette élite (et de cette bourgeoisie). Les phénomènes de compradorisation des élites ont été particulièrement importants dans des pays formellement indépendants mais en réalité soumis indirectement à une puissance étrangère. C’est pourquoi ce concept a une importance toute particulière pour comprendre et l’Amérique Latine et la Chine d’avant 1949. Or, il faut aujourd’hui se demander si, en Europe même, on n’assiste pas à un compradorisation des élites politiques du fait des institutions européennes mais aussi de la puissance économique allemande.".

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    4. @Arturo e @a.masotti, ecco la seconda domanda di a.masotti tocca un punto che mi intriga, il commento di Arturo ne disvela la retorica e irrimediabilmente l'errato sotteso convincimento.

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    5. Errato sotteso convincimento di chi? Di Sapir e di Poulantzas? Non è chiaro

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    6. Mi scuso per la poca chiarezza, mi riferivo a a.masotti, che se posso dirla in modo tranchant 'la fa facile'.
      Pur ripudiando atteggiamenti manichei, nel profondo convincimento che le sfumature siano numerosissime, ritengo che la stragrande maggioranza delle questioni possa essere un aut aut tra il 'ci è' e il 'ci fa'. La retorica della domanda del secondo capoverso di a.masotti sta nel fatto che è evidente che per lui il discorso è facile ed intellegibile ed in lingua madre. Non condivido la generalizzazione che ne fa e per questo parlavo di errato convincimento.
      Ciò detto condivido con Arturo che dal punto di vista soggettivo, o direi individuale, ovviamente non si saprebbe che rispondere al quesito posto. Senza giri di parole non ho capito (a proposito di errato convincimento...) cosa volesse dire Arturo dal punto di vista analitico. Invece in contrapposizione alla posizione individuale e soggettiva mi chiedo cosa si possa rispondere dal punto di vista sociale, collettivo.
      Ma è una questione personale, me ne rendo ben conto. Anzi in una risposta che precedeva quella di Arturo, autocensurata, chiedevo indicazioni che poi ho trovato proprio nel suo commento. Andrò a leggere Poluntzas con fiducia.

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  3. Come la democrazia parlamentare, anche lo stato di diritto, nei suoi presupposti della tassatività delle norme e della ordinata sistematicità dell'ordinamento, è stata una passione "USA e getta" per i liberali. Andava bene finché serviva a recuperare spazio di azione per il capitale contro il sovrano, ma oggi che il sovrano è il capitale la legge deve essere oscura, inquietante, flessibile come una frusta, imperscrutabile per il soggetto 'inciso', nella totale disponibilità del decisore politico.

    Confusione nelle singole disposizioni normative, confusione nell'attribuzione delle (confuse) competenze agli organi e uffici amministrativi. Come si addice ai regimi dittatoriali, in cui la paranoia del dittatore lo spinge a creare, soprattutto nei servizi di polizia, una pletora di entità, più o meno formalizzate, con competenze 'elastiche' e ampiamente sovrapponentisi.

    Di solito, però, quando si arriva a questo livelli di paranoia, la fine non è lontana.

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  4. “ce lo chiede l'Europa non e' una motivazione ma una scusa.”

    Non lo so…però so questo (esempio):

    Francesco Maimone17 maggio 2016 12:00

    Grazie per il chiarimento, Presidente. Riporto un altro stralcio di consapevolezza! “Siamo di fronte ad una Europa la cui costruzione non è delegata alla volontà e alla fantasia dei popoli, ma alle monete, alle banche, alle cancellerie, ai ministri. Mi chiedo altresì di chi abbiamo paura e per quale motivo sia stata previsto questo modello autoritario. Credo che si abbia paura di un'Europa delle società, di un'Europa dei popoli, di un' Europa che sta tentando di ricostruire in mezzo alla gente, nella società civile, un nuovo mod o di fare politica, nuove regole di politica, all'interno delle quali inserire altri valori, altre indicazioni, altri indirizzi, altri percorsi. … QUESTA È UN'EUROPA ASOCIALE, CHE AZZERA LE CONQUISTE, I VALORI, LE TAPPE CHE ERANO STATE RAGGIUNTE NELLA COSTRUZIONE DELLO STATO SOCIALE. Abbiamo già parlato anche di questo; ABBIAMO PARLATO DEI VALORI SOCIALI CHE IN QUESTO TRATTATO VENGONO SOLTANTO LAMBITI, SFIORATI, CHE ANNEGANO TUTTI PRUDENTEMENTE IN UNA GRANDE PALUDE; mi riferisco ai valori della solidarietà, del lavoro, dell'ambiente, del rispetto dei diritti umani, della cooperazione nord-sud… Siamo prigionieri di un'ideologia che frantumerà sicuramente l'idea di redistribuzione delle risorse e di equità sociale…. Il vertice di Oporto, recentemente, ha fornito indicazioni molto chiare, tassative: nella contraddizione tra tutela sociale e crescita economica, dovremo privilegiare quest'ultima; per ridurre il deficit di bilancio dovremo fare in modo che il mercato del lavoro sia più flessibile. «MERCATO DEL LAVORO PIÙ FLESSIBILE» NEL MIO VOCABOLARIO VUOL DIRE SEMPLICEMENTE LIBERTÀ DI LICENZIAMENTO. Tale è l'Europa che stiamo andando a costruire, questo è il grado di socialità che questa Europa possiede! È un'Europa-fortezza, è un'Europa prigioniera del proprio egoismo, prigioniera di una visione autoritaria…” (GIOVANNI CLAUDIO FAVA, XI Legislatura, 29 ottobre 1992).

    Quarantotto17 maggio 2016 12:07

    Quando poi venne l'euro, cioè la più efficace realizzazione concretamente autoritaria di tutto ciò, improvvisamente, proprio l'euro, divenne il garante del sogno e della pace. Non pare che ci sia un gigantesco salto logico "inspiegabile"?

    http://orizzonte48.blogspot.com/2016/05/lantica-incomprensione-delluropa-e.html?showComment=1463479230660#c3022542704072277181

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