venerdì 19 gennaio 2018

OVVIAMENTE NE RIPARLEREMO. LO STATO DI ECCEZIONE PERMANENTE DELL'EUROSOVRANO

 

1. Oggi cercheremo di dare il nostro contributo a questo convegno (già annunciato più volte ).
La difficoltà di rendere, nel tempo delimitato a disposizione, l'intera problematica della "attualità della Costituzione nella crisi della globalizzazione", è evidente (forse, "solo") per i lettori del blog. Si tratta infatti di bilanciare e rendere cosciente un disegno di restaurazione che si è accumulato in decenni e decenni di condizionamento mediatico, accademico e culturale. 
Ma il punto che mi pare forse più rilevante riguarda il nostro futuro "a breve termine" e lo ripropongo in quanto (purtroppo) tenderà a divenire sempre più rilevante e ineludibile dopo il 5 marzo e, in modo del tutto prevedibile, nel corso dei mesi successivi (pp. 2-3):

...il paradosso di questi 70 anni sarà, per tutti i cittadini italiani che abbiano ancora la cultura e la sensibilità per farlo, l'esigenza di doversi accingere, proprio adesso, ad una strenua difesa finale - della democrazia sostanziale, della democrazia necessitata del lavoro-, in contrapposizione con astratte "commemorazioni" che, ignorandone ostentamente il vero significato, moltiplicheranno le pressioni per un suo superamento, riprendendo il cammino delle devastanti proposte intese a distruggerne il senso più profondo. 
Il paradosso, dunque, nascerà dal fatto che, adottandosi una tattica comunicativa che tenderà, questa volta, a presentare la disattivazione della Costituzione entro una facciata nominalistica di fede nei suoi valori,  (valori che ci si sta già preoccupando, da lungo tempo, di rivisitare e "adattare"), si troverà il modo cosmetico per celebrare in sordina "le esequie frettolose di una Costituzione ancora viva" e, consentitemi di dirlo, che più che mai "lotta insieme a noi".

Dunque, il fondato timore è che proprio la ricorrenza dei 70 anni dalla nascita della Costituzione, sarà la più ovvia delle occasioni per riattivare il processo di formalizzazione testuale del suo tanto invocato, da decenni, superamento, chiamato "riforma", ma che è in realtà l'abrogazione (dichiaratamente liberale) dei suoi principi non revisionabili in modo provocarne, come diceva Calamandrei, l'automatica distruzione
Un processo che è già in avanzato stato di compimento, in molteplici e illimitate forme de facto, e che attende solo che trascorra un minimo di tempo dal referendum (cioè dall'ultimo, in ordine di tempo, dei fallimenti nella "formalizzazione testuale" dello status quo abrogativo) per coagulare le sue diverse tematiche e istanze particolaristiche, tutte convergenti sulla saldatura in nome dell'€uropa (qui, p.3), di forze politiche variamente propugnatrici o in ogni modo rassegnate alla irreversibilità del vincolo esterno.
2- Questa facile profezia si unisce (o almeno dovrebbe unirsi) alla consapevolezza che il "processo decostituente" troverà la sua fase di accelerazione nella simultanea riaccensione a pieno regime del motore delle riforme dei trattati europei, oggi imperniato su una sola monotematica idea: che è poi quella dell'ital-tacchino da spennare. Probabilmente ciò si compirà come momento di raggiungimento dello scopo sociale dell'Unione europea, preparatorio di una sua tormentata fase di liquidazione; laddove i risparmi e il  patrimonio del popolo italiano recitano il ruolo degli assets di un attivo espropriato dai liquidatori.

2.1. Un motore riacceso comunque, ben al di là delle apparenti difficoltà della formazione di un governo Merkel in Germania, e della alterne fortune delle iniziative riformatrici di Macron: l'accordo fondamentale tra le elites che guidano da sempre il processo, è sempre agevolmente raggiungibile, come già accadde nel periodo post recessione 2008-2009, in cui incredibilmente (dal punto di vista di qualsiasi proposizione scientifico-economica relativa alla esigenza di adottare misure anticicliche), si pervenne all'approvazione del six-packs e, al suo interno, del fiscal compact (cioè del rafforzamento imperativo del sistema di aggiustamento, a carico del lavoro, degli squilibri dei conti con l'estero causati dalla intenzionale fisiologia dell'euro):


3. Ovviamente ne riparleremo. 
Non sarà proprio possibile ignorare gli eventi che si preannunziano nel nuovo TINA determinato dall'ennesimo "stato di eccezione" dei mercati in procinto di essere dichiarato dal n€o-sovrano. Perché è un metodo di governo permanente
E la "governabilità" (ex parte principis) è la caratteristica intrinseca del sistema. 
Comunque voi pensiate di poter esprimere le vostre preferenze elettorali.

20 commenti:

  1. Auguro un buon Lavoro a tutti i partecipanti al Convegno. Purtroppo uno "stato di eccezione influenzale" (non permanente!) non mi permette di esserci fisicamente.

    Nel nostro presente contraddistinto dalla Costituzione "nella palude" ogni momento di approfondimento e consapevolezza sulla democrazia costituzionale è prezioso. La Costituzione è "viva".

    Grazie.




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  2. Per “fortuna” che c’è lui:

    “Di solito, si rimprovera agli stranieri (americani del nord), di volerci far prestiti per potere dominare le nostre industrie e di volerci infliggere un loro cosidetto tipo-oro allo scopo di garantirsi meglio il servizio dei prestiti che intendono farci; e si ha da molti l’impressione che le banche degli Stati Uniti concepiscano l’Europa (e l’Italia con essa) come un territorio quasi coloniale in cui impiegare ad alto frutto i capitali esuberanti al loro paese (NdF: ma va, Luigino, nessuno pensa queste cose!)

    Quanto ai prestiti consolidati, fa d’uopo distinguere tra prestiti di Stato e prestiti privati. È nota la destinazione del prestito emesso dallo Stato italiano negli Stati Uniti per mezzo della ditta Morgan. Il valsente fu trasferito in natura ossia in oro od in certificati d’oro alla Banca d’Italia contro cancellazione di un equivalente debito dello Stato verso la Banca. Oggi quella somma è proprietà della Banca d’Italia e fa parte della sua riserva metallica. Lo Stato ha il carico degli interessi (7 milioni di dollari all’anno) e dell’ammortamento (1,5 milioni di dollari) del debito contratto. A quest’onere non corrisponde nell’economia nazionale nessun diretto incremento di reddito. L’ITALIA DOVRÀ FARVI FRONTE CON UNA RESTRIZIONE DEI CONSUMI O DEI RISPARMI FATTI SUL REDDITO GIÀ ESISTENTE (NdF: ovvero deflazione, ma è robetta di poco conto).

    Tuttavia, se il prestito era la condizione necessaria per ricostituire la riserva aurea ad un livello sufficiente a consentire la ripresa futura dei pagamenti metallici, esso sarà stato il meno oneroso ed il più giustificato di tutti i prestiti esteri… Non ci deve indurre in timore il malo esito del prestito Magliani dei 644 milioni di franchi-oro, fatti venire d’Inghilterra e d’altrove con gran sacrificio nel 1851 e nel 1882, quando si volle abolire il corso forzoso ed emigrati dippoi senza lasciare alcuna traccia di bene, quando il cambio ricominciò a salire. Affinché ciò non succeda, basta che la circolazione cartacea fiduciaria sia, dopo la ripresa dei pagamenti metallici… governata in modo da non eccedere la quantità necessaria agli scambi interni al livello prescelto dei cambi. Il che dipendendo esclusivamente da noi, L’ONERE DI INTERESSI E DI AMMORTAMENTO DEL PRESTITO MORGAN APPARIRÀ LIEVE IN CONFRONTO AL VANTAGGIO DELLA CONSEGUITA STABILITÀ MONETARIA…
    [ ]
    Il prestito estero ha sempre avuto questo significato: consentire l’esportazione di merci dal paese mutuante e l’importazione di merci nel paese mutuatario senza corrispondente importazione od esportazione di merci o servigi in pagamento. Nel momento in cui il prestito si contrae, crescono le esportazioni dagli Stati Uniti ed aumentano le importazioni in Italia. Gli Stati Uniti si contentano di essere pagati con la promessa di un certo numero di annualità di dollari scaglionati nel tempo; e sembra che essi, per l’incremento delle esportazioni, abbiano quella che si suol dire una bilancia «favorevole», il che in questo caso significa possedere un credito di più. L’Italia importa merci e le paga con quella tal promessa; e si dice perciò anche che essa ha una bilancia «sfavorevole», ciò volendo significare che sono cresciute le sue importazioni senza necessità di esportare subito altrettanta merce in pagamento.

    Nel momento in cui si indebita, l’Italia ha perciò una bilancia commerciale “sfavorevole”; e l’ha “favorevole” nel momento in cui si sdebita.

    Conclusione: I DEBITI PRIVATI ALL’ESTERO SONO VANTAGGIOSI QUANDO VI SIA AFFIDAMENTO CHE ESSI DARANNO LUOGO AD UN INCREMENTO DI PRODUZIONE NETTA NAZIONALE ALMENO UGUALE ALL’ONERE DI ANNUALITÀ PASSIVA DEL DEBITO…” [L. EINAUDI, La Riforma Sociale», marzo-aprile 1927, 97-111].

    http://orizzonte48.blogspot.com/2017/02/debito-sovrano-risk-weighted-banche.html?showComment=1487270266850#c984585224118104921

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  3. "Grazie Luca...in queste ore buissime rimane solo la memoria di quanto s'è tentato di esprimere...di fronte alla nostra coscienza almeno possiamo dire di averci provato."

    Ciao Quarantotto, per me questi 5 anni passati nel tuo Blog, comunque vada, è stata una straordinaria avventura che mi ha arricchito culturalmente e spiritualmente. Male che vada potremmo sempre dire che questo blog è stato un faro di consapevolezza, nel buio della ragione che attanaglia il nostro tempo, rendendoci cristallina la restaurazione neoliberista e la contemporanea disattivazione della nostra Costituzione, che ha trovato nella costruzione europea la sua essenza pura.
    Un grande in bocca al lupo a tutti, per il convegno di oggi.

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  4. Per quanto riguarda la preferenza per una forza politica ho votato m5s per poter votare contro e sono lieto di aver avuto questa opportunità per quanto riguarda il passato.Oggi non so che fare,la casaleggio associati,parlando di chi comanda lì dentro, è liberista quanto pd e fi e la propensione per l' ue e il ni quasi sì sull' euro ne è la conferma.Quanto ho scritto su Casaleggio associati non è un' accusa ma una descrizione di come sono senza alcun giudizio di valore .In questi anni è successo che sono cambiate le mie domande e dall'"onestà"e dal "nocriccacastacorruzione" sono passato alla rivendicazione dell'uguaglianza sostanziale. Voglio l' applicazione della Costituzione ,cioè una democrazia partecipata che può realizzarsi solo con il perseguimento dei diritti sociali(se non ricordo male era Costantino Mortati che efficacemente affermava "Senza i diritti sociali la democrazia semplicemente non è).La partecipazione è frutto solo d' un ambiente sociale favorevole ad essa che può essere creato solo da politiche di pieno impiego , che sono imposte dalla Costituzione vigente alle istituzioni di vertice della Repubblica e che vengono implementate proprio dall' attuazione dei diritti sociali.L' Unione Europea e l' euro vanno nel senso esattamente contrario ,l' art 3 del trattato sul funzionamento dell ' unione parla di economie sociali di mercato fortemente competitive,cioè orientate verso il mercantilismo ,la distruzione dello stato sociale per ottenere una bassa inflazione che crei un vantaggio competitivo nei confronti degli altri aderenti.Accettare l' unione quindi è in contradizzione con il promuovere la partecipazione ,io lo noto senza accusare nessuno e senza alcun livore ma prendendo le distanze da chi accetta il vincolo esterno o per convinzione o per ignavia e che non sarà certamente all' altezza del compito di difendere l' interesse nazionale nello scenario che Lei Presidente ha descritto nel post del 12 gennaio del 2016 "L' erf che ci attende alla fine del q.e.? e se arriva il bail in con l' esm?o anche entrambi?"Un saluto cordiale a tutti i lettori e l' auspicio di trovare su you tube gli interventi al convegno di oggi

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    1. Si Gilberto è Mortati:

      "...la particolarità di una democrazia moderna, che, per essere tale "nella sostanza" - come faceva notare Mortati - necessitava un ordinamento lavoristico con una forte Stato sociale. Ovvero, si fondava l'intero ordinamento, con convergenza di tutte le forze politiche, sulla Sinistra economica: sinistra economica che propugna la necessità della giustizia sociale affinché la democrazia possa essere chiamata tale.

      I liberali - ovvero la destra economica - oltre alla "giustizia commutativa" storicamente non chiedono altro: anzi.
      Quindi, la domanda che sorge spontanea consiste in: « ma se tutti convergono sui caposaldi storici "socialisti", che legittimità e che spazio hanno nel panorama costituzionale le "istanze liberali"» (in democrazia "compiuta", beninteso, ndr.)?

      Risposta: tendenzialmente nessuna.

      I liberali alla Einaudi avrebbero dovuto difendere gli interessi di classe in una dialettica che avrebbe dovuto escludere la radicalità sostanziale della ideologia storica, risultata definitivamente screditata dalla crisi del '29 e dalla seconda guerra mondiale: avrebbero dato un eventuale contributo nel "come" raggiungere gli obiettivi.
      Non più "quali" obiettivi.

      Infatti, a differenza degli stati liberali "classici" come USA e UK, che avevano adottato le politiche keynesiane nel trentennio d'oro senza "obblighi costituzionali", smantellando tutto lo stato sociale in breve tempo e senza troppi problemi (Reagan e Thatcher), per l'Europa il vecchio ordine (a vertice USA) ha tenuto "un piede nella porta" con la Germania ordoliberista, e, tramite i trattati di libero scambio dipinti di rosso da Spinelli, Rossi e utili geni del caso, tramite il "vincolo esterno", ovvero il "balance of payment constraint", ovvero tramite SME ed euro, la classe dominante internazionale, con il capitale internazionale "vassallo" e per definizione collaborazionista, si sono avviati a "ricordarci la durezza del vivere".
      Perché la democrazia è tale se, e solo se, esiste lo Stato sociale con le sue protezioni. (v. Mortati).

      http://orizzonte48.blogspot.com/2015/10/la-comprensione-che-non-ce.html?spref=tw

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    2. Collocando a base dello stato il lavoro, pertanto, non si è inteso solo riepilogare le molteplici disposizioni costituzionali che lo prendono ad oggetto, ma si è piuttosto ubbidito all'intento polemico di esprimere una volontà di netto distacco dalle costituzioni del passato (le quali riflettevano strutture sociali basate sulla proprietà privata dei beni di produzione, proclamata e tutelata come bene «sacro e inviolabile») e così invertire il valore attribuito ai due termini del rapporto proprietà-lavoro, conferendo la preminenza a quest'ultimo sul primo
      Non è necessario ricordare come lo stato liberale, mentre non era riuscito a conseguire il fine del massimo benessere collettivo invocato a giustificare la pienezza della libertà concessa alla proprietà ed all'iniziativa economica privata, aveva visto compromessa la propria saldezza dalla frattura determinatasi fra parte e parte della popolazione. Lo «Stato di diritto», caratterizzato dal progressivo perfezionamento delle tecniche dirette a proteggere dagli arbitrari interventi del potere politico la sfera riservata all'autonomia del singolo, si era rivelato impotente a mantenere un minimo di coesione sociale, perché l'abissale ineguaglianza delle posizioni di effettivo potere determinatasi fra i cittadini rendeva apparente la parità che la legge assicurava alle parti dei rapporti sociali, e privava la massa della popolazione del godimento delle libertà astrattamente riconosciute.Costantino Mortati Costituzione dello Stato (Teoria generale)
      Non ricordo se è già stato riportato in un qualche post e mi scuso se non ne richiamo il link

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    3. Lo sai che non lo ricordo nemmeno io?
      Di certo sono argomenti puntualmente già trattati. La chiarezza delle enunciazioni di Mortati forniscono una guida che però è rimasta tale solo per alcuni decenni.

      Oggi, non solo questo insegnamento è del tutto dimenticato, ma non ci sono neppure più costituzionalisti e/o economisti politici capaci di formularlo.
      Sia per "timore" (della rappresaglia di un ambiente organizzato istituzionalmente su principi rigidamente escludenti la praticabilità di affermazioni che ricalchino l'originaria legalità costituzionale...!), sia, anche, dopo decenni di tale organizzazione istituzionalizzata, per l'irreversibile dispersione delle competenze che consentono di comprenderle e, di conseguenza, di formularle.

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    4. Si…Francesco:

      La serie delle dichiarazioni si apre con quella consacrata nell’art. 1, la quale, qualificando l’Italia “repubblica democratica fondata sul lavoro”, enuncia il motivo, o meglio l’idea-forza cha ispira e nello stesso tempo riassume in efficace sintesi tutte le altre, cosicché da essa si rende possibile ricavare gli elementi essenziali tanto della forma si stato quanto quella di governo. Infatti, il richiamo al lavoro quale fondamento della forma di governo repubblicano, mentre serve meglio individuare il tipo di reggimento voluto instaurare, pone il più generale criterio regolativo dell’intero sistema dei rapporti dei cittadini tra loro e con lo stato: il criterio, cioè che, PONENDOSI AL VERTICE DELLA GERARCHIA DELLE NORME, determina il grado da assegnare a ciascuna e ne consente la più esatta interpretazione.

      Collocando a base dello stato il lavoro, pertanto, non si è inteso solo riepilogare le molteplici disposizioni costituzionali che lo prendono ad oggetto, ma si è piuttosto ubbidito all’intento polemico di esprimere una volontà di netto distacco dalle costituzioni del passato (le quali riflettevano strutture sociali basate sulla proprietà privata dei beni di produzione, proclamata e tutelata come bene “sacro e inviolabile” ) e così INVERTIRE il valore attribuito ai due termini del rapporto proprietà-lavoro, conferendo la preminenza a quest’ultimo sul primo.

      Non è necessario ricordare come lo stato liberale, mentre non era riuscito a conseguire il fine del massimo benessere collettivo invocato a giustificare la pienezza della libertà concessa alla proprietà ed all’inizitiva economica privata, aveva visto compromessa la propria saldezza dalla frattura determinatasi fra parte e parte della popolazione. Lo Stato di diritto…si era rivelato impotente a mantenere un minimo di coesione sociale, perché l’abissale ineguaglianza delle posizioni di effettivo potere determinatosi fra i cittadini rendeva apparente la parità che la legge assicurava alle parti dei rapporti sociali, e privava la massa della popolazione del godimento delle libertà astrattamente riconosciute.
      Si rendeva quindi necessario promuovere condizioni di vita associata idonee a ricostituire quel minimo di omogeneità della società sottostante allo stato, cui è legata la vita democratica di ogni regime democratico…” [C. MORTATI, Enc. del diritto, Milano, 1962, XI, voce Costituzione della Repubblica italiana, 214-215]. L’art. 11 (di per sé già chiaro) non può che essere letto alla luce della “idea-forza” richiamata da Mortati. Argomentazioni ovvie per chi segue il blog.

      https://orizzonte48.blogspot.com/2017/10/lipotesi-calamandrei-la-prossima.html?showComment=1506946556532#c8624440081087713261

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    5. A proposito di M5S....

      "C'avete fatto caso che, se a una cosa che non c'avevate fatto mai caso, ve ce fanno fà caso, poi ce fate sempre caso? Fatece caso." (cit. Aldo Fabrizi)

      Io 'c'ho fatto caso': di chi sono i 'meetup'?
      Dii M5S e.... Google!

      https://www.meetup.com/it-IT/topics/movimento-5-stelle/it/rm/roma/?_cookie-check=a03qCdbJkTLGvARC

      https://www.meetup.com/it-IT/topics/google/all/?all=1

      Più chiaro di così.

      Si noti la scritta 'meetup' in alto a sinistra (oltre al link completo).

      "Google è il male" (cit. Bazaar)

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    6. In ogni caso quello che mi preoccupa è questo… (e penso che stiamo andando in quella direzione):

      Ma, a loro volta, in fatto di concezione della democrazia e del ruolo dei parlamenti nazionali elettivi, questo pensiero forte ha un chiaro antecedente negli ottocenteschi "critici liberali" di Hegel come ci rammenta questo commento di Arturo del 14 settembre scorso:
      "Su questo argomento mi pare molto utile ricordare il dibattito fra i liberali tedeschi dell’Ottocento e il papà di tutti gli statalismiautoritarismi: Hegel.
      “Se l’autore della Filosofia del diritto, pur insistendo sul momento statale o pubblico della soluzione della questione sociale, dinanzi all'implacabilità della crisi di sovrapproduzione e all'inanità dei suoi “rimedi”, consiglia almeno di lasciar libero l’accattonaggio (§ 245 A), ben diverso è l’atteggiamento dei suoi critici liberali.
      Per prevenire “già nella sua fonte” ogni attacco al diritto di proprietà, bisognava rinchiudere gli accattoni, e tutti coloro che fossero sprovvisti di mezzi di sussistenza, in “case di lavoro obbligatorio”, e rinchiuderli a tempo indeterminato, sottoponendoli ad una disciplina dura, anzi spietata.
      Da notare che questa misura di internamento poteva esser presa dalla magistratura, oppure poteva tranquillamente trattarsi di una “misura autonoma da parte delle autorità di polizia”.
      Non solo l’atteggiamento di Hegel è meno “autoritario” e più rispettoso della libertà individuale che non quello dei suoi critici liberali, ma è da aggiungere che la repressione da questi ultimi invocata a danno di accattoni e disoccupati non viene sentita in contraddizione con la sottolineatura da loro operata dei limiti dell’azione dello Stato: proprio perché lo Stato non ha alcun compito attivo di intervento nella soluzione di una presunta questione sociale, proprio perché ogni individuo è da considerare responsabile esclusivo della propria sorte, è logico che lo Stato respinga “già nella sua fonte” la violenza che contro il diritto di proprietà può essere esercitata da individui oziosi e dissoluti, costituzionalmente incapaci di un lavoro e di una vita ordinata[nota 12].
      La repressione poliziesca è la conseguenza dello “Stato minimo” e della celebrazione della centralità del ruolo dell’individuo.”. (D. Losurdo, Hegel e la libertà dei moderni, La scuola di Pitagora editrice, Napoli, 2012, pagg. 186-7).
      (In nota 12 sono riportati i riferimenti al liberale Staats-Lexikon, diretto da C. v. Rotteck e C. Welcker).
      Sarà un caso se negli USA la polizia sembra un esercito di occupazione?"

      http://orizzonte48.blogspot.com/2017/12/lo-scontento-per-disoccupazion-e.html?spref=tw

      p.s. da (ri)leggere il post più commenti

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  5. OTC, Comedia, Inferno C. III, 43 - 57)

    E io: “Maestro, che è tanto greve
    a lor, che a lamentar lì fa sì forti?”

    Rispuose: “ Dicerolti molto breve,
    questi non hanno speranza di morte
    e la lor cicca vita è tanto lassa,
    che, 'nvidiosi son d'ogne altra sorte;

    Fama di loro il mondo esser non lassa;
    misericordia e giustizli sdegna:
    non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.

    Ed io, che guardai, vidi 'nsegna
    che girando correva tanto ratta,
    che d'ogni posa mi parea indegna;

    e dietro le venia sì lunga tratta
    di gente, ch'i non averei creduto
    che morte tanta n'avesse disfatta.

    Poscia ch'io v'ebbi alcun riconoscimento

    ps: ora s'è solo al III dei gironi ..

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    1. Mi sa che, considerando le recenti esternazioni dei 'padri nobili' ancora in vita, siamo già andati molto avanti (VIII bolgia, VIII cerchio, consiglieri di frode).

      Come osserva il sommo poeta, la stessa logica non contempla il pentirsi ed il peccare insieme.

      Dante li metterebbe tutti (giudici costituzionali compresi) a fare compagnia a Guido da Montefeltro, a cui lo stesso diavolo dice:
      "forse tu non pensavi ch'io löico fossi".

      https://it.wikipedia.org/wiki/Inferno_-_Canto_ventisettesimo

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    2. Amplius...
      https://www.appuntiperscuola.it/italiano/canto-xxvii-inferno-vv-112-136-2/

      "Quando Guido morì vennero a prenderlo San Francesco, titolare del suo ordine, e un diavolo. La rappresentazione di forze angeliche e diaboliche che si contendono un’anima non ha riscontri teologici (Dante stesso in paradiso dirà che i santi conoscono la volontà di Dio, quindi a maggior ragione non andrebbero a disputarsi anime la cui sorte è già ineluttabilmente segnata), però ha un forte richiamo di sapore popolaresco, e la si trova in molte fonti scritte e iconografiche medievali; Dante la riuserà per il figlio di Guido, Bonconte da Montefeltro in Purgatorio (V, vv. 85-129).

      Il diavolo redarguisce quindi Guido del perché diede il consiglio frodolento (ecco il punto dove è più chiaro che tipo di dannati siano puniti in questa bolgia, che altrove sembrano per lo più astuti generici), dopo il quale il demone in questione non ha fatto altro che stargli alle calcagna (ecco un’altra credenza popolare, che le persone malvagie fossero accompagnate sempre da un diavolo invisibile pronto a prender loro l’anima appena spirassero).

      Non si può assolvere chi non si pente, né pentirsi e voler peccare insieme, per contraddizione: con questo corretto sillogismo il diavolo ghermisce l’anima di Guido, al quale dice in tono di beffa: “forse tu non pensavi ch’io löico (logico, sottilissimo ragionatore) fossi”, cioè qualcosa che suona come: “Ti saresti mai aspettato un diavolo filosofo?”.

      Guido finì così davanti a Minosse, che attorse la coda otto volte (ottavo cerchio) è lo destinò a quelli “del foco furo”, del fuoco che ruba i corpi, mordendosi poi la coda per la rabbia, probabilmente di non poter ancora avere davanti il terribile Bonifacio VIII. Guido chiude il suo racconto e riparte, mentre Dante e Virgilio passano il fosso entrando nella boglia dove “si paga il fio / a quei che scommettendo acquistan carco.”, a coloro cioè che acquistano colpe “sconnettendo”, cioè provocando scismi e discordie.

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    3. OTC

      come "si sa", voglio - fino alla fine - essere quel(l)o del bicchiere mezzo pieno, pur consapevole, che n'è vuoto.

      ps si sa - fino alla fine - che sarò un "irrinungiabile" ..


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  6. Era il 1951, terzo anniversario della Costituzione, e già allora un amareggiato Calamandrei in “La festa dell’Incompiuta” (Lo Stato siamo noi, Chiarelettere 2016, 32) pronunciava un discorso che non lasciava presagire nulla di buono:

    Questa legislatura rischia di passare alla storia come il governo dell’Incompiuta; il governo cronicamente provvisorio che per governare seppe rendere stabile la sua provvisorietà incostituzionale, e preferì, invece di portare a compimento la Costituzione, lasciarla per sempre incompiuta, perché alla fine, come l’edificio senza tetto, cada in rovina da sé.

    Festa della Costituzione? Di quella che volevano i morti della Resistenza o di quella che fa comodo ai vivi della desistenza? SI FESTEGGIA UNA NASCITA O SI CELEBRA UN FUNERALE?

    Anche le Costituzioni si creano giorno per giorno: e giorno per giorno si disfanno. Auguriamoci che la festa della Costituzione non sia già, dopo soli tre anni, la celebrazione del suo disfacimento
    ”.

    Dalla mera “desistenza” €SSI sono passati al sovvertimento ed all’attentato.

    A distanza di 70 anni dall’approvazione della Carta, caro Quarantotto, la vita o la morte di un Popolo dipende dal modo in cui ognuno dei suoi componenti è veramente in grado di rispondere a quelle domande

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    1. In effetti, per molti aspetti il momento attuale è un redde rationem di decenni di paludamenti, di voluta incompiutezza, di progressiva demolizione ideologica dei presupposti di una democrazia sostanziale, di felpato avvelenamento dei pozzi del dibattito.

      Ma ora che il disegno è compiuto, chiaro, visibile, tra le tante cose amare che quotidianamente ci attanagliano possiamo però dire di avere la fortuna di vivere un periodo storico in cui anche persone come me, di media cultura, possono acquisire quella consapevolezza che, oltre a dare un senso alla propria esistenza, è il presupposto di ogni azione socialmente efficace.

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    2. Ad avercene qualche centinaio di migliaia di più...
      In ogni modo, lo prendo anche come un riscontro positivo, e tutto sommato consolante, del lavoro svolto in questa sede :-)

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    3. Sono disponibili gli atti del convegno:
      m'è tornava voglia di tornar a leggere ..
      :-)

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