mercoledì 7 febbraio 2018

WALL STREET VOLATILE? INFLAZIONE E PIENA OCCUPAZIONE IMMAGINARIE. "L'AVVERTIMENTO"


https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/51xrNIGHJNL._AA300_.jpg

1. Mentre stiamo scrivendo questo post non sappiamo ancora come andrà la seduta odierna a Wall Street (anche se per ora pare stia recuperando benone) e, quindi, non abbia conferma del fatto se il rimbalzo di ieri significhi definitivo riassorbimento della correzione al ribasso (la Borsa di Tokyo oggi ha arrestato le perdite rimanendo su un leggero segno positivo).
Capirete bene perché un crollo borsistico a epicentro USA (e propagato al Giappone e poi all'intera €uropa) sia un fatto importante: non c'è molto da disquisire.
Il ripetersi di un fenomeno comparabile (se non di dimensioni superiori) a quello del 2007-2008, significherebbe recessione negli Stati Uniti, a cominciare dalla contrazione repentina dei consumi nel paese maggior consumatore del mondo, e perciò della sua produzione/occupazione, con la drastica conseguente riduzione delle importazioni che costituiscono una parte importante della domanda dei beni esportati dall'eurozona; una domanda su cui, quest'ultima, punta in modo decisivo per la propria crescita, non senza un'evidente propensione a rendersi dipendente dal modello export-led e quindi da shock esterni.

2. Da notare che già la recente ed incrementata rivalutazione dell'euro rispetto al dollaro, variamente attribuibile all'atteggiamento dell'attuale amministrazione USA (qui, l'ultimissima puntata di questa guerra valutaria fatta di dichiazioni e minacciosi sottintesi), poneva in pericolo il rigido modello export-led dell'eurozona a conduzione tedesca.

http://a.mytrend.it/fxe/2018/01/726434/o.449483.jpg

2.1. Basti dire che, come nel periodo seguito al caotico biennio 2007-2008 (e, pur con varie oscillazioni, protrattosi fino al provvidenziale whatever it takes e, ancor più, al QE competitivo-svalutativo...), il dollaro subirebbe prevedibilmente un'ulteriore e aggiuntiva spinta alla svalutazione sull'euro, in caso di nuova recessione da scoppio della neo-bolla finanziaria

http://www.universoforex.it/foto/storia_euro-dollaro.jpg
https://www.forexfacile.net/wp-content/uploads/2016/07/euro-dollaro.jpg

2.2. Questo doppio pericolo (tutt'ora) incombente, pone naturalmente a rischio la tenuta dell'eurozona: ed infatti, mentre fino a livelli ancora non raggiunti, l'euro (pur apprezzandosi) rimarrebbe sottovalutato per la Germania (e per l'Olanda, in verità), per il resto dei paesi dell'eurozona sarebbe una moneta sempre più iper-valutata rispetto ai propri fondamentali effettivi, e per di più, ciò, unito alla recessione importata da oltreoceano, indurrebbe le istituzioni Ue a imporre un violento inasprimento dell'austerità fiscale, che è l'unico sistema di aggiustamento istituzionalizzato, in un'area che la German Dominance costringe a essere mercantilista.
Politicamente, questa combinazione non sarebbe controllabile dai governi filo-€uropeisti "ad ogni costo" che cercano, oggi, di rassicurare elettorati sempre più spaventati dalla disoccupazione e dall'impoverimento di massa, raccontando di una solida ripresa strutturale dell'eurozona.

3. Ora, la spiegazione dell'attuale crisi azionaria - o forse "mera correzione"- ci viene offerta, in Italia (riportando pedissequamente le fonti dei big-media anglosassoni) come causata dal timore per l'inflazione in rialzo, a sua volta legata alla temuta crescita dei salari, innescabile (non innescata in termini attuali!) dal basso livello di disoccupazione negli USA.
Il surriscaldamento inflattivo di tale economia sarebbe pure denotato dalla crescita dei rendimenti dei treasury bonds decennali, e dalla connessa crescente aspettativa di un aumento dei tassi da parte della Fed che, secondo un noto meccanismo, renderebbe nervoso il mercato azionario (in cui i rapporti price/earnings sono già al limite del livello di sicurezza).
Su questo terrore preventivo per l'inflazione-piena occupazione si diffondono i media italiani, dandolo per scontato: mi limito a rinviare sul punto a quanto illustrato su Iceberg Finanza.

4. Questa interpretazione però non regge a un obiettivo esame dei dati relativi a inflazione e livelli di occupazione e salariali negli USA.
E non solo non regge in una retrospettiva a breve termine, ma neppure se si volessero scorgere dei segni di aspettativa razionalmente giustificata su un'evoluzione (degli investimenti nell'economia reale e del mercato del lavoro) altamente probabile, cioè un'aspettativa che i mercati finanziari potrebbero comprensibilmente "scontare".

Basti vedere come, pur in piena era Trump, anzitutto, l'inflazione, non dia segni consistenti di risveglio, quantomeno in termini di target della Fed (anch'esso posto al 2%). Parrebbe proprio che la tendenza strutturale, come pure la (presunta) efficacia dei rialzini dei tassi già avvenuti, mantengano l'inflazione, al "centesimo", entro valori di assoluta sicurezza, con un trend addirittura a media decrescente nel corso del 2017:
https://d3fy651gv2fhd3.cloudfront.net/charts/united-states-inflation-cpi.png?s=cpi+yoy&v=201801121351v
5. Certo il tasso di disoccupazione, anche scontando il dato U6 (di cui abbiamo tanto parlato), risulta diminuito.
Ma ciò implica, come potete constatare dal grafico sottostante, tutt'al più un ritorno ai livelli di occupazione ante crisi del 2007-2008:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/9e/US_unemployment_rates_U3_and_U6.png

5.1. Con un piccolo inconveniente però...Che la popolazione inattiva, così come in Italia, è notevolmente aumentata; e ciò significa, dunque, non che i cittadini americani vedano concretamente crescere i propri redditi da lavoro (come starebbe in assunto scontando il mercato azionario), potendo i lavoratoti esercitare la tipica pressione di chi può scegliersi la più vantaggiosa tra molteplici occasioni di lavoro, ma, al contrario, che sempre più persone in grado di lavorare ritengono di non avere alcuna scelta e, quindi, a maggior ragione, alcun potere contrattuale nell'accettare o meno il salario offerto (sempre più spesso al minimum wage). 
Ecco la statistica detta dello "shadow unemployment (si includono lavoratori che effettivamente sono disposti a lavorare, per esigenze di sussistenza, ma che non figurano nelle rilevazioni perché pagati "in nero" o in natura; quali pensionati incapienti e disoccupati di lungo corso che vengono retribuiti con paghe indeterminate, quando capita, e/o con vitto e alloggio, per lavori manuali) indicando che le già contestatissime statistiche ufficiali, non gettano luce sulla reale dimensione della disoccupazione e della sotto-occupazione, cioè dei working poors. Come si vede, l'andamento della "shadow" è ampiamente divergente dai dati (persino) relativi a U6:

http://www.shadowstats.com/imgs/sgs-emp.gif?hl=ad&t=1454685569

6. D'altra parte, lo stesso ridotto tasso di popolazione attiva, conferma l'esistenza di questa disoccupazione occulta e di sussistenza e che non accenna minimamente a diminuire in questi tempi di presunta ripresa (inflazionistica!):
http://static5.businessinsider.com/image/58b6e38101fe586a018b7195-1200

7. Ma un'evidente conferma della irragionevolezza di un'aspettativa relativa ad una crescente inflazione connessa ad una rilevante crescita dei salari - e quindi al presunto agire di un meccanismo per cui avvicinandosi alla piena occupazione i lavoratori, in media, possano pretendere di essere meglio pagati- l'abbiamo dal sottostante grafico tratto da Zerohedge-Bloomberg
Ci mostra come pur diminuendo la disoccupazione, non decrescano allo stesso modo le insolvenze relative a tutte le forme di credito al consumo
Il che pare un sintomo decisivo nell'indicare salari non solo stagnanti ma anche insufficienti a sostenere la domanda/spesa senza l'accumulo di debiti e di rischio finanziario (che poi viene impacchettato e rivenduto sui "mercati" con vari strumenti derivati, mettendo la cenere della sotto-occupazione e dei salari stagnanti sotto il tappeto):

https://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user230519/imageroot/2017/10/11/2017.10.11%20-%20UBS%201.JPG

8. Arriviamo quindi al dato definitivo.
Sempre Zerohedge (in questo efficace a invitare i lettori a non "bersi" le immaginifiche versioni ufficiali), ci ragguaglia sui dati appositamente forniti da Goldman Sachs; il che già dovrebbe indurre a porsi delle domande sulle vere ragioni dell'attuale flessione azionaria...
Si tratta proprio della famigerata "quota salari" rispetto al reddito prodotto dal settore delle imprese private.
"La quota di reddito prodotto dalle imprese non agrarie, corrisposto ai lavoratori dipendenti è scesa del 6% dal 1999 fino all'attuale 56%, mentre i margini dei profitti corporate hanno continuato a salire"

9. Questo insieme di dati è perfettamente coerente col principale dei fatti socio-istituzionali che caratterizzano gli USA: il capitale è libero e mobile e, soprattutto, finanziarizzato e a ciò corrisponde la sostanziale distruzione della tutela sindacale (qui, p. 10); il welfare pubblico praticamente non esiste (ci sono i "buoni pasto"...) e la capacità di resistenza dei disoccupati alla deflazione salariale, in assenza di salario indiretto (sanità pubblica) e salario differtio (previdenza pubblica) è marginale; il mercato del lavoro è perfettamente flessibile, cioè la libertà di licenziamento è pressocché illimitata; lo stesso orario di lavoro può essere compresso, a parità di paga oraria, a piacimento e l'unico limite alla deflazione salariale è il "salario minimo" che certo non segue, nei suoi adeguamenti, l'aumento della produttività nominale (negli USA e ovunque); anzi, abbiamo visto come il salario minimo spiazzi gli investimenti verso i servizi labor-intensive a bassa retribuzione a scapito di quelli capital-intensive, determinando un ulteriore impoverimento sociale ed incentivando la dequalificazione della forza lavoro, cioè la dispersione del capitale-conoscenza.
http://www.massbudget.org/reports/images/836/image1.png

10. Ma la deflazione salariale di massa, insita nella fine della mobilità sociale, era già comunque desumibile dalla dequalificazione "obbligata" della forza lavoro, dovuta all'insostenibile costo dello studio universitario per i figli della middle class (le insolvenze degli students loans sono in vertiginosa crescita e solo il sostegno finanziario statale, - ma "opaco e a singhiozzo"-, attenua una sostanziale forma di neo-schiavitù da debito):
http://wallstreetexaminer.com/wp-content/uploads/2017/05/Screen-Shot-2017-05-21-at-20.01.53.png

https://mishgea.files.wordpress.com/2017/02/debt-composition-2017-02-16.png

Insomma, nella realtà vera, e non in quella immaginata dai neo-liberisti che controllano militarmente la "descrizione della realtà" (che è tutt'altra cosa...mediatica), non c'è modo che si possa verificare un aumento delle retribuzioni tale da giustificare razionali aspettative di aumento salariale: semplicemente perché, dato il quadro ideologico-istituzionale delineato, la condizione di pieno impiego è pura statistica "ufficiale".
a qualsiasi successo di Trump nel dare una spinta fiscale sarà contrapposto un ulteriore aumento dei tassi.
E questo non è ciò che il mercato voleva sentire...
11. Dunque, il pallino è tutto e solo nelle mani della Fed (che talora preconizza, in preda all'angoscia, soluzioni fantasiose), per quanto la dinamica del nascondere sotto il tappeto il debito PRIVATO sub-prime, da sotto-occupazione e sotto-capacità di consumo, sia difficile da arrestare per sempre.
Cioè si tratta di difficili equilibri tra diverse esigenze contrastanti; quella di impedire che la bolla finanziaria si gonfi a livelli incontrollabili ove mantenuti gli attuali livelli dei tassi (e cioè dell'indebitamento per gli acquisti al casino, allo scoperto e magari in carry trade) e quella, opposta, di impedire che la bolla attuale scoppi alzando eccessivamente i tassi. A ben vedere, si tratta di una lotta interna a fazioni del capitalismo finanziario, cioè di una contesa politica tra elites, che si accompagna al paradigma della banca centrale indipendente (dagli interessi democratici del popolo americano). 
Diciamo che è stato lanciato un "avvertimento" da parte di chi non vuole sostanziosi aumenti dei tassi e, al tempo stesso, ha comunque difficoltà a "rientrare" dalla propria posizione debitoria (considerata al di sopra delle leggi, economiche e dello Stato); e, last but not least, non ha interesse ad un eccessiva svalutazione del dollaro, essendo "cosmopolita".
Questa (mini?) crisi azionaria, almeno nel quadro di questi giorni, risulta quindi più riguardare le forze pro e contro Trump e gli assetti di dominio oligarchico ad esse legati.
Poi, i conti da pagare arriveranno comunque. Ma è una storia che deve ancora iniziare...

ADDENDUM: comprendo le precisazioni e la spiegazione che hanno suggerito taluni commenti.
Tuttavia, mi pare che per confermare e meglio focalizzare il punto sollevato nel post, sia utile questo post di Zerohedge che parla proprio della correlazione tra attuale correzione, futuro (inevitabile) atteggiamento delle Banche centrali e..."la vera tempesta" prossima ventura. Mi perdonerete se non traduco i brani selezionati: 

Trader: "Stock Slump Clears The Decks For The Real Storm"

The near 7% tumble in the S&P 500 Index from its record high has been termed a “healthy correction” by so many that it’s practically a cliche by now. But as short-volatility trades clear out, a swathe of speculative and leveraged positions will have been removed.
Retail investors will also have had the fear of the gods put in them: clients at TD Ameritrade had boosted equity allocations for 11 straight months through December, pushing the brokerage’s Investor Movement Index, which tracks client positioning, to a record.

And traders are unwinding positions at a time when liquidity is still abundant -- the big three central banks are, on a collective basis, still expanding their balance sheets. Contraction probably won’t begin until October at the earliest, when the European Central Bank could end its asset purchases.
In addition, the shakeout comes at a time when the underlying economic fundamentals are solid -- the world is still enjoying the glow of a synchronous expansion. The IMF less than three weeks ago boosted its global forecasts for 2018, seeing the fastest growth since 2011.
So even though the sell-off in stocks and bonds in recent weeks will end up being painful for many, it will build up some scar tissue for the far more serious challenge to come: coping with higher borrowing costs as the unprecedented balance-sheet unwind begins in earnest, removing a backstop for markets that’s been there for a decade now.

25 commenti:

  1. Questa correzione è stata dovuta solo agli automatismi degli algoritmi ma ha messo in evidenza il problema chiave della prossima recessione ossia che se ci si arriverà con i tassi bassi non esisteranno correttivi ma se li si alza per prmunirsi la recessione arriva prima.
    A loro non resta che spingere sempre di più sull'accelleratore e a noi di organizzarci per farci trovare preparati.
    La scelta di Salvini di candidare Bagnai è una grande mossa in questo senso ma in prospettiva occorre pensare anche a alleanze “inedite”.
    Se ne avrà (immancabilmente) occasione di parlarne più in là quest'anno.

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    1. Gli automatismi degli algoritmi c'erano anche un anno fa, come nel 2008, e ci saranno anche domani e nei prossimi anni: e dunque non spiegano praticamente nulla (tant'è che inizia una volatilità, con alti e bassi, tanto inspiegabile proprio ORA, quanto lo era in precedenza la sua assenza).

      Della difficoltà di misure di politica monetaria (specialmente non convenzionale) in presenza di tassi relativamente bassi, abbiamo parlaro specificamente: sanno pure quale sia il rimedio (per ESSI teorico).
      http://orizzonte48.blogspot.it/2017/11/la-fed-valida-orizzonte48con-4-anni-di.html

      Ma lo adotteranno sempre troppo poco e troppo tardi...

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  2. Ciao Quarantotto, premesso che i mercati azionari sono sempre più difficili da leggere e da interpretare, in quanto gli operatori umani sono stati sostituiti dagli algoritmi, umilmente ritengo che l'attuale correzione in atto, almeno per quanto concerne gli U.S.A altro non sia che un rientro dagli eccessi rialzisti degli ultimi 15 mesi dove non si sono visti ritracci degni di nota.
    Un DOWN TREND di medio/lungo periodo si costruisce nel tempo con massimi decrescenti e minimi crescenti, questo almeno su barra settimanale, se non addirittura su barra mensile. Non bastano 6/7 sedute correttive per invertire un trend rialzista quasi decennale. Se vogliamo parlare di anomalia, questa è stata il lungo trend rialzista senza correzioni significative, tutti i soldi dei vari QE sono andati a gonfiare i mercati finanziari. S&P500 che attualmente quota 2681, può spingersi fino ad area 2200/2150 senza inficiare il trend rialzista partito nel 2009.

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Perdona, tu e gli altri lettori, alcuni errori di battitura...ma credo che si comprenda l'essenziale...

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    3. Riformulo (mannaggia alla fretta):

      "E sono d'accordo. Se lo avrai notato, negli ultimi mesi ho costantemente linkato le analisi di Zerohedge, sull'incredibile assenza di volatilità del trend rialzista.

      Ed infatti, ho parlato di correzione: ora, che gli algoritmi siano "tarati" per segnalarne il timing ed indurre ad effettuarla (smoothly, nelle intenzioni "cibernetiche"), è altrettanto prevedibile.
      Tanto prevedibile da intervenire, tuttavia, in un quadro in cui svalutazione del dollaro e tensioni, sia interne che geopolitiche di cui sono protagonisti gli USA, sono parte essenziale del quadro.

      Sono, questi fenomeni scollati o correlati?
      Ancor più: questi fenomeni sono pura espressione di un'economia finanziaria o del tentativo di limitare le logiche di un'economia (reale) finanziarizzata?

      Non dimentichiamo che Trump è circondato da super-esperti ex Goldman, che certo queste cose, intendo l'incidenza degli algoritmi, le conoscono bene.

      Resta un PUNTO, significativo e certamente non ignorabile: ma allora PERCHE' all'unisono i big-media mondiale hanno tirato fuori (Zerohedge dice: played down) la storiella dell'inflazione e dell'aumento salariale?

      Questa è la domanda a cui è interessante dare risposta.

      Se gli algoritmi determinano le condizioni delle correzioni "razionali", dovrebbero pure prevenire all'infinito lo scoppio di una bolla; probabilmente è così, almeno nelle intenzioni dei "programmatori".

      Ma allora dovremo pure ammettere che, essendo impossibile che una bolla non scoppi più (prendiamo il caso quasi sovrappposto di bit-coin, tra l'altro correlato a dei futures e che potremmo classificare complessivamente OTC), i fattori esogeni all'andamento del mercati in sè ridiventano decisivi.

      E sia per quanto riguarda la versione mediatica "inflazione-piena occupazione", sia per quanto riguarda il fattore esogeno (rammentiamo Lehman e dunque gli OTC), ho cercato di dare un quadro di alcuni fattori esogeni che sono incidenti e strutturali: quelli dell'economia reale in una situazione di finanziarizzazione delirante.

      Ammetterai che un problemino c'è e che nessuno pensa, o è in grado di risolverlo; almeno nella classe dirigente USA. E, dunque, ritorniamo all'ultimo link che ho aggiunto al p.11.

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    4. Un'ultima notazione, sfuggitami. Zerohedge, na mostrato, più volte, grafici indicanti che questo trend rialzista senza correzioni, non aveva precedenti. Ma gli algoritmi non esistoon certo da 1 o 2 anni. Certo, possono aggiornarli; ma PROPRIO questo ci dice che esiste un fattore umano e intenzionale, dunque non automatico, ANCHE in questo aspetto della questione.

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    5. che sia in corso una guerra intestina fra ESSI mi pare ormai abbastanza evidente; penso - ma non ho gli strumenti per verificare la mia ipotesi, e facilmente mi posso sbagliare - che nuovi players stiano pressando per entrare nel mercato finanziario (già privatizzato con la sacra indipendenza della Banca Centrale) scardinando il monopolio delle banche, cosa che potrebbe segnare la fine della moneta nazionale a favore di monete aziendali

      https://www.reuters.com/article/us-diamonds-cryptocurrency-israel/an-investors-best-friend-israel-diamond-exchange-launches-digital-coins-idUSKBN1FR272

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  3. “Dunque, il pallino è tutto e solo nelle mani della Fed”

    Non so se il commento è OT…..ma direi come sempre… (anche se ora se non sbaglio alla Fed non c’è più la Yellen):

    l'unica cosa che può, nei fatti, opporsi è una nuova mega-crisi finanziaria, innescata dalla debt deflation europea e riflessa negli USA resi fragili dalle supervalutazioni dei titoli scambiati a Wall Street, a seguito di anni di QE ad effetto di welfare bancario (come evidenziano costantemente Stiglitz e Krugman).
    Ma la Yellen vigila. E poi questo è un discorso che faremo un'altra volta...

    http://orizzonte48.blogspot.com/2014/11/spaghetti-tea-party-in-salsa-grand-old.html?spref=tw

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    1. Infatti...forse ho ecceduto nel dare per scontata la parte ovvia che il post presupponeva

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    2. ma no Presidente..... volevo solo far notare che lei ne ha parlato tante volte :) (direi come sempre solo su questo blog)

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  4. Di immaginario c'è sicuramente l'aumento del GWP....

    Segnalo questo grafico delle variazioni annuali del 'Gross World Product' (PIL del mondo) dalla preistoria al 2011:

    https://en.wikipedia.org/wiki/Gross_world_product#/media/File:Annual_Gross_World_Product_Growth_1,000,000-2011_DeLong.png

    e quest'altro della popolazione umana assoluta del pianeta Terra:

    https://en.wikipedia.org/wiki/World_population#/media/File:Population_curve.svg

    Salvo errori ed omissioni, viviamo in un periodo in cui la popolazione ancora aumenta ma il GWP si è fermato al livello di una ventina di anni fa e non cresce più (direi più o meno dal collasso dell'URSS), mentre si assiste attoniti al ritorno variamente mascherato del lavoro schiavile.

    Sia l'aumento della popolazione mondiale che quello del GWP, tra alti e bassi (guerre), coincidono 'stranamente' con la nascita del pensiero illuminista prima (riscoperta della democrazia) e socialista poi, che hanno a loro volta portato alla fine della schiavitù (e della servitù della gleba) prima ed al suffragio universale/welfare poi.

    La coppia dei grafici sembra quindi supportare la congettura che il sole dell'avvenire è possibile solo in un contesto di crescita demografica e di crescita robusta della quota salari, anche superiore agli aumenti di produttività, per poter avere sempre una inflazione positiva.

    Ma una parte dell'elite mondialista (ESSI-1) è convinta che la quota salari sia comprimibile in eterno (anche sotto il livello di sussistenza) e che l'unico GWP che conta sia la capitalizzazione di borsa dell'impero dominante, mentre la parte più illuminata (ESSI-2) vede che la sua stessa sopravvivenza dipende ormai dal ripristino delle condizioni per l'aumento del GWP (cioè nessun esportatore/importatore netto nel medio/lungo periodo), quindi mondo multipolare con molta meno mobilità dei fattori di produzione.

    Come andrà a finire lo scopriremo solo vivendo.

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    1. Condivido in buona parte.
      Ma ESSI-2 non possono per definizione vederla così.
      ESSI sono gli adoratori della Hazard Circular e dunque per loro la sovranità statale (ciò che descrivi come alternativa), è come l'aglio per i vampiri.

      ESSI sono divisi in due fazioni che possono così definirsi:
      a) chi vuole la prosecuzione dell'attuale paradigma mitigato dal reddito di cittadinanza, meglio se gestito da un'autorità mondialista e in assenza di frontiere;
      b) chi preferisce giocarsela tutta in una volta, prevenendo il rischio rivolte e il "fattore pretoriani" e quindi punta al Keynesismo di guerra, cioè all'assorbimento delle altrui sovranità con il caro vecchio imperialismo.

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    2. Leggendo il commento di Luca penso: non potremmo, secondo voi, trovarci in uno scenario analogo ad ESSI=aristocrazia vs ESSI=borghesia? Com’è cambiata la finanza - e in generale la disciplina economica - a quell’avvicendamento? Oggi potrebbe essere ESSI 1=settore primario+secondario vs ESSI 2=settore terziario?

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    3. per puro caso mi sono imbattuta ne Le Parrocchie di Regalpetra, di Leonardo Sciscia (1956) che non conoscevo assolutamente.

      Se posso, vorrei condividere questa mia scoperta con tutti i lettori di questo blog, per tonificarsi lo spirito in vista del 4 marzo.

      Cito:

      "Regalpetra, si capisce, non esiste: «ogni riferimento a fatti accaduti e a persone esistenti è puramente casuale». Esistono in Sicilia tanti paesi che a Regalpetra somigliano; ma Regalpetra non esiste. Esistono
      a Racalmuto, un paese che nella mia immaginazione confina con Regalpetra, i salinari; in tutta la Sicilia ma sono braccianti che campano 365 giorni, un lungo anno di pioggia e di sole, con 60.000 lire; ci sono bambini che vanno a servizio, vecchi che muoiono di fame, persone che lasciano come unico segno del loro passaggio sulla terra - diceva Brancati - un'affossatura nella poltrona di un circolo. La Sicilia è ancora una terra amara. Si fanno strade e case, anche Regalpetra conosce l'asfalto e le nuove case, ma in fondo la situazione dell'uomo non si può dire molto diversa da quella che era nell'anno in cui Filippo II firmava un privilegio che dava titolo di conti ai del Carretto e Regalpetra elevava a contea.
      Giorni addietro un mio parente mi diceva - ho saputo che hai scritto delle castronerie sui ragazzi che vanno a servizio, davvero castronerie sono, io sto cercando per terra e per mare un ragazzo per i servizi di casa, manco a pagarlo a peso d'oro lo trovi. Dico - bene, è segno che si sta meglio. Bestemmiando mi investe - bene un c...; io non posso trovare un ragazzo e tu mi dici bene, capisci che senza un ragazzo non
      posso andare in campagna?; e poi non credere che sia impossibile trovarlo perché ora si sta meglio; meglio un c... si sta; è che non vogliono venire a servizio per orgoglio, si contentano morire di fame.
      Involontariamente dico ancora - bene. Per fortuna non sente, continua - sai che mi disse una mamma che voleva allogare il figlio da me?, mi disse che era delicato e almeno un uovo al giorno avrei dovuto dargli; così sono fatti oggi i poveri, e tu scrivi...
      Questo c'è di nuovo: l'orgoglio; e l'orgoglio maschera la miseria, le
      ragazze figlie di braccianti e di salinari passeggiano la domenica vestite da non sfigurare accanto alle figlie dei galantuomini, e galantuomini commentano - guardate come vestono, il pane di bocca si levano per vestire così -; e io penso - bene, questo è forse un principio, comunque si cominci l'importante è cominciare. Ma è un greve cominciare, è come se la meridiana della Matrice
      segnasse un'ora del 13 luglio 1789, domani passerà sulla meridiana l'ombra della Rivoluzione francese, poi Napoleone il Risorgimento la rivoluzione russa la Resistenza, chissà quando la meridiana segnerà l'ora di oggi, quella che è per tanti altri uomini nel mondo l'ora giusta"

      qui il testo completo:
      http://scuole.provincia.ps.it/sm.olivieri.pesaro/files/Sciascia,-Leonardo---Le-Parrocchie-Di-Regalpetra---Controllato-Agra.pdf

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    4. Sono d'accordo con l'appunto di Quarantotto.

      Se tutto va bene ci troviamo con il mondo descritto da Orwell. Se va male, e vince la più esaltata delle due fazioni, ci sarà facilmente l'estinzione della specie.

      Il punto dirimente, a livello ideologico, è l'antiliberalismo di un certo eurasismo: se questo ritrova, nella sostanza, i contenuti di ciò che è stato filologicamente il pensiero socialista, portando lo Stato a dirigere keynesianamente l'economia non solo per fini bellici ma a fini sociali e distributivi, si potrebbe ricreare una dialettica realmente "antiliberale" tra capitale e lavoro.

      In questo totalitarismo liberale, che, come fa notare @mrsme, sta portando l'umanità al massimo dell'alienazione hayekiana (la "libera concorrenza" monopolistica tra mezzi di pagamento privati "artificiosamente scarsi" ne è un abominevole esempio), ciò che domina la coscienza e, quindi, ciò che domina la prassi verso la cristallizzazione della struttura sociale volta allo sfruttamento, sono i media e, questi, da come sono in gran parte schierati contro il sovranismo conservatore di Trump, della Brexit, e, se si vuole, delle potenze non allineate, sono perlopiù in mano alla peggio feccia dell'umanità.

      Dietro a tutta l'ecologica retorica sulla natura da una parte, e dietro quella incensante la tecnica e la scienza dall'altra, ci sta questo gruppo di interessi che ha avuto ed ha una leva di potere - dovuta alla "tecnica", in primis di manipolazione delle coscienze - che permette loro di presentarsi come la Natura stessa. Come Dio.

      Gente talmente alienata che può essere considerata posseduta dalla struttura sociale stessa che concede loro il privilegio di questo potere "per nascita".

      In pratica la dialettica è tra reazionari conservatori e reazionari modernisti à la Soros: in questa contraddizione interna al capitalismo finanziario non esiste il senso dello Stato-nazione perché, entrambe, ragionano per imperialistici Grossraum: semplicemente una delle due vuole un impero teocratico globale...

      Aspettano che la Bestia si sieda sul trono: lo scettro? una moneta unica "esterna" come unità di conto per gli scambi tra le diverse organizzazioni private che emettono "monete interne".

      Il suo numero sarà 1010011010... :-)


      (Per i geek: si fa notare che Sorat non ha i permessi di esecuzione...)

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  5. Come di consueto si segnalano i più pericolosi espertologi in circolazione: le perle di economia politica sono dal 25esimo minuto.

    Tra citazioni di sinistra neoliberale (ossia a cazzo, non come rimando a fonti supportanti un pensiero strutturato) scomodando Hayek, Marx, Guy Debord, Gramsci, la Luxemburg, e persino la Costituzione, abbiamo il fiore del malthusianesimo coniugato agli slogan di cretinismo economico della scuola austriaca. (Tra elogio agli IDE e le perle sul debito pubblico)

    Questa persona ha fatto 1M e mezzo di visualizzazioni su un canale di controinformazione.

    (Il problema non è il genocidio causato dall'euro, dall'emigrazione e dall'immigrazione: no, il problema è l'impronta ecologica... che saprei io su che natiche lasciare)

    Gorbachev voleva cambiare il modello sovietico "dall'interno" (e lo stomaco già ti si chiude); Obama - Obama! - il ragazzo immagine di Wall Street, voleva cambiare il "capitalismo liberale dall'Interno". Dixit.

    Insomma, superpresidenti in veste di rivoluzionari troppo pavidi per portare il mondo sulla "terza via" che gli stessi divulgatori della pensata hanno detto non esistere...

    La cosa più grave e sibillina è la terroristica asserzione per la quale votare Salvini sarebbe votare Eurasia, e ci sarebbe di sicuro un ritorno terroristico tipo "strategia della tensione"... insomma dobbiamo morire di austerità perché non siamo in grado di combattere, noi, periferia del mondo che non ha mai avuto sovranità dai tempi di Yalta.

    Un Casaleggio de sinistra.

    In breve: i piddini, e Soros, voteranno in massa 5 stelle alle prossime elezioni.

    (notare l'odio ideologico infarcito di moralismo liberal... altrimenti sarebbe apparso come il solito agente di influenza English speaking)

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    1. Piace alla gente che...piace?
      Eppure, come se non bastasse, non è l'unico dei problemi che si stanno creando. E forse nemmeno il più rilevante.

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    2. Una cosa ovvia che qui è stata detta mille volte ma che questi personaggi non sanno (o fanno finta di non sapere) è che : "... Productivity is not only pro-cyclical, but also structurally connected to growth. No growth in demand means limited incentives to productivity increases. So only with economic growth there is a hope of getting cleaner technologies. Degrowth also might lead to all sorts of environmental degradation, since it is far from clear that a society with spiraling down output would manage resources efficiently...". Ed inoltre "...the Malthusian thing, food does not grow as fast as population; the quintessential anti-Malthusian was Ester Boserup, an early feminist economist, that showed that agricultural productivity was determined by population dynamics; in other words, higher population growth led to increasing agricultural productivity..." ed infine: "...It seems reasonable, that if the redistribution towards the less privileged that the no-growth/degrowth crowd want took place that a consumption boom would follow. Particularly in developed countries were wages have been repressed for a while and which the last few years of the recession have made worse. And that would lead to growth, which is the opposite of what they want...". C'è poco da fare, le ricette eterodosse - qui esposte da Matias Vernengo in un vecchio articolo - sarebbero in grado di accontentare tutti. Ma è appunto quello che non vogliono - per interposta persona piddina, ecologista, decrescista - ESSI. Saluti.

      P.S.: dimenticavo anche questa "...First, there is an obvious Malthusian flavor to this view, going back to the dire predictions by the Club of Rome in the early 1970s, as a result of limited availability of non-renewable resources. Peak oil has been predicted a few times since. And yes it may very well happen in the near future, but somehow I doubt it. Remember that we moved away from coal and steam engines to oil and combustion ones, not because coal disappeared or became truly scarce, but simple because technological change made it less important as a source of energy (and yes we still burn a lot of coal)...".

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    3. Grazie Bazaar; ma è sempre un piacere leggervi tutti.
      Mi conferma che al di fuori degli spazi di orizzonte48, siamo invasi da una pletora infinita di "Cervelloni", un Espertology Attack; ancora più intenso ed emozionante quando arriva "dar basso", da quella "controformazione" che "lotta" insieme a noi.

      https://i.pinimg.com/originals/69/fc/36/69fc36483975820fd4c1a6bf36dd6ea7.jpg

      Questo ennesimo "cervellone" che arriva dallo spazio a indicarci la dotta soluzione ha parlato anche di "benecomunismo" e sussidiarietà di cui è fautore, come si evince dal suo libro pubblicato da Einaudi (una garanzia!!)
      "La critica benicomunista investe le premesse teoriche piú profonde del liberalismo, individuate nel programma politico e nelle condizioni storiche della prima modernità capitalista inglese (Linebaugh 2009). Essa investe oggi l’idea, troppo diffusa a sinistra, per cui lo Stato apparato (che include pure gli enti locali) sia necessariamente, rispetto al privato, piú amico dei beni comuni. Dopo poco meno di quattro secoli, il senso comune generatosi nella modernità liberale pare aver conquistato quasi interamente il pianeta, vandalizzandone drammaticamente ogni ecosistema naturale e sociale, in nome del progresso, della crescita, dell’«improvement» lockeiano e dello sviluppo economico. La critica teorica benicomunista si articola dunque tanto nei confronti del settore privato quanto di quello pubblico, smascherando la natura ideologica della contrapposizione fra i due."
      http://www.einaudi.it/libri/libro/ugo-mattei/il-benicomunismo-e-i-suoi-nemici/978880621861

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    4. Tutta questa retorica "cervellona" antisviluppista l'abbiamo già incontrata nei soliti decrescisti, sembra un copia e incolla...Stato keynesiano brutto perché.....col suo sviluppo economico "liberale", la sua la crescita, ci conduce alla "Hybris" (come direbbe Illich) e alla solita catastrofe ambientale.
      E già mi vengono in mente tutte le campagne "benecomuniste", "dar basso" che affermano che ogni singolo "vizioso occidentale", indottrinato dalla pubblicità, consuma più bottigliette di deodorante di quante ne consumino 1 miliardo di africani messi assieme....e tutto ciò aumenterà la nostra "impronta ecologica" e via cazzeggiando coi sensi di colpa comparativi..

      falsi opposti:

      "Al Valle la gente veste casual, in maglietta e pantalocini perché fa caldo, la forma di discussione è l’assemblea pubblica, e le parole d’ordine sono “accesso libero alla cultura”, “beni comuni”, “reddito di cittadinanza” declinato nell’accezione di “reddito di resistenza”, destinato cioè a tutti quelli che fanno esistere con il loro fare un’alternativa alla logica del profitto; dunque anche agli artisti. Al posto di Montezemolo, qui c’è un docente di diritto, il professor Ugo Mattei, che ha elaborato i quesiti referendari sull’acqua pubblica."
      https://grazianograziani.wordpress.com/2011/06/24/montezemolo-e-il-valle-occupato-due-italie-a-confronto/#more-2694
      Nella trascrizione di uno dei suoi dibattiti "dar basso" Mattei ci fa sapere che cosa sia il suo reddito di resistenza: "La strutturazione sempre più avanzata della struttura capitalistica è un delirio di onnipotenza legato al concetto di crescita infinita su un pianeta finito. Oggi serve basarsi su modelli di Qualità e di Essere. “Reddito di resistenza” è pagamento di denaro a persone che svolgono per tutti una azione di resistenza contro questa degenerazione che porterà alla fine di questo pianeta.
      Il passaggio fondamentale della creazione di un buon linguaggio deve andare verso la costruzione di processi cognitivi di costruzione di sistemi valoriali diversi da quello basato sull’accumulo senza fine. La vita è bella senza avere troppo. Quando uno è.
      I lavoratori dell’esperienza dell’essere vanno retribuiti con un reddito di resistenza."

      http://www.teatrovalleoccupato.it/come-lacqua-come-laria-liberiamo-i-saperi

      I nostri desideri volgarmente materiali "di avere troppo" un buon stipendio (magari erogato da un'industria a proprietà pubblica statale), una pensione decente, una casa di proprietà, dei risparmi... ci porteranno alla hybris; spogliati dai nostri desideri materilisti, meglio quindi "resistere" col reddito della gleba hayekiano in qualche luogo (comune?) oKKupato "dar basso", mentre fuori c'è il CAPITALISMO ASSOLUTO. Il reddito di resistenza ce lo pagheranno, per mezzo di qualche Opera Pia, magari Soros & Company.....che intanto continueranno a fare quel cazzo che gli pare, godendosi un pianeta più pulito che, piano piano, verrà curato da quel morbo umano purulento che si riproduce sempre di più e che stava riducendo il godimento delle "risorse scarse" agli unici uomini degni; quelli che possono vivere di rendita per generazioni anche senza la caritas resistenziale "dar basso".
      Sembra non ci sia nulla di fondamentalmente diverso dal "Laudato" papafrancescanesimo naomikleniano.

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    5. Sì, però...non è che sia proprio una sorpresa...

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    6. Mattei è indubbiamente affetto da grilliamo, malattia terminale della "sinistra".
      Il suo è un liberismo che si dice "orientato a sinistra", e va beh... Ho sostenuto con lui l'esame di diritto civile a Trento, che aveva sostanzialmente trasformato in un esame di microeconomia e analisi economica del diritto civile... Quindi, almeno per me, nessuna sorpresa, salvo ovviamente ritrovarmelo osannato e se-presentante come profeta di non ho capito cosa, ma comunque qualcosa di alternativo.

      Una cosa, però, mi pare che, sia pure confusamente, Mattei l'abbia colta: uscire dall'Euro / UE rischia, se la cosa non viene fatta con estrema "perizia", di essere un'uscita dal mondo occidentale, cosa che Stati Uniti (e Russia) certo non vedrebbero di buon occhio.
      Eppure qualche rivoluzionario padano confonde l'avere avuto un supporto in vista di un ammorbidimento delle sanzioni commerciali con l'avere la Russia come futuro alleato strategico (Va bene anche padrone?)

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  6. Ciao Bazaar, grazie per quello che hai scritto,personalmente ascoltare la persona sopracitata mi ha fatto venire l'orticaria. Francamente non ne posso più di questi pseudo intellettuali alternativi che in realtà svolgono il compito degli utili Idioti al servizio del capitalismo assoluto, e fanno anche un milione e mezzo di ascolti.

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  7. OTC

    Verrebbe da giuntare al blog di '48 qualche considerazione “tecnica”:

    - la faida “intestina” all'interno dell'amministrazione U$A sulla nomina di Mavin Goldfriends in FED, esponente con qualche velleità critica del monetarismo e delle politiche monetarie della FED sotto la direzione J Yellen che hanno, di fatto, continuato a favorire la speculazione finanziaria delle “bolle” vedi Mazzalai / Iceberfinanza)
    - la droga del “buy-back”: imprese che hanno principalmente “re-investito” gli utili d'esercizio in acquisto di azioni proprie: dal 3800 mld di US$ che hanno fatto salire Wall Street del 30% e gli utili azionarti (Eps) del 40%

    Da ringraziare il monetarismo e la dottrina delle banche centrali “indipendenti”: "indipendenti" da chi?

    PUNTO

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