martedì 27 marzo 2018

DENAZIONALIZZAZIONE COSMOPOLITA E DERIVE GUERRAFONDAIE...PRIVATIZZATE




Muovendo da un passaggio tratto dal penultimo post, Francesco Maimone ci offre un collage di interventi di Lelio Basso che, proprio nella situazione istituzionale odierna - mondializzata e de-sovranizzata, e quindi "nuova" ma piuttosto vecchia-, risultano persino più attuali e precisi di quanto non lo fossero negli anni in cui furono formulati, dimostrando una nitida capacità anticipatrice: 
In ogni caso, coloro che hanno inteso svolgere, a livello politico e all’interno delle varie nazioni coinvolte, il ruolo privilegiato di controllori e guardiani del sistema mondialista, dovranno cedere il campo a una nuova generazione di mandatari della timocrazia globalista dei mercati”.
Credo innanzi tutto che la Sassen abbia letto Basso:
gli Stati Uniti tend[ono] ad evitare le spese e i rischi del dominio politico diretto e della conseguente occupazione militare, cioè il dominio coloniale classico, che considerano una forma antiquata. Essi preferiscono sempre servirsi, nei paesi su cui estendono il loro dominio politico-economico, DI UN POTERE LOCALE, cui concedono il loro appoggio e CHE FANNO PARTECIPARE IN PIÙ O MENO PICCOLA PARTE AI PROFITTI DEL LORO SFRUTTAMENTO, e a cui affidano il compito di governare i singoli paesi nell’interesse del capitale americano.
QUESTO POTERE LOCALE può essere rappresentato da gruppi o ceti diversi, a seconda dei paesi, ceti capitalistici…; ma gli Stati Uniti preferiscono in generale aiutare la formazione di UNA BORGHESIA CAPITALISTICA DI TIPO COSMOPOLITA, più legata cioè agli interessi della finanza internazionale che allo sviluppo economico e politico del proprio paese.
È un’opera di DENAZIONALIZZAZIONE che l’imperialismo tende a compiere per questa via, che si accompagna ad un’azione mirante a distruggere le tradizioni locali e a sostituirle con il gusto standardizzato americano (Reader’s Digest, Hollywood, gomma, Coca Cola, ecc.). 
Questo metodo di governo indiretto offre numerosi vantaggi: non solo, come si è detto, implica minori spese e minori rischi, non solo non richiede una vasta burocrazia specializzata, come una burocrazia coloniale inglese che fa difetto agli Stati Uniti, non solo non urta contro le tradizioni del popolo americano, ma offre la possibilità anche agli ideologi dei paesi dominati, che giudicano sulla base delle idee che essi si fanno della realtà superficiale, anziché sulla base della realtà profonda, di considerare salvaguardati gli “immortali principi”, e di credere al trionfo della democrazia e della libertà.
Nei paesi ove il capitalismo ha dietro di sé una lunga storia, dove ha raggiunto un alto grado di sviluppo compiendo intiera la propria rivoluzione in modo da distruggere i residui precapitalistici … QUESTA CLASSE DIRIGENTE DI PLUTOCRAZIA COSMOPOLITA è già formata e dirige già il proprio paese, avendo al proprio servizio, come fattore di coesione e di stabilità dell’ordine sociale, un ceto medio completamente maturo per questa sua funzione.
Quale complemento necessario di questa opera di snazionalizzazione e di assoggettamento, si svolge…quella della spersonalizzazione… cioè la sostituzione di un unico gusto e di un unico contenuto standardizzato di produzione americana ai contenuti tradizionali e alle infinite varietà personali.
Soccorre in questa direzione il processo che si può chiamare di “massificazione” , per cui gli uomini vengono aggregandosi in grandi masse e dalla loro partecipazione alla vita di massa viene progressivamente schiacciata ogni tendenza all’autonomia personale e sviluppate invece le tendenze gregarie.
Io ho cercato di dimostrare altrove come nella società socialista il problema dei rapporti fra il singolo e la collettività sia risolto nel senso di favorire lo sviluppo della personalità di ciascuno e di dare a ciascuno il suo posto di responsabilità nell’armonia di una vita collettiva che si sviluppa dalla volontà e dallo sforzo solidali di tutti, laddove nelle società capitalistiche l’ingigantirsi della potenza dei monopoli, di una potenza cioè che discende dall’alto, dà allo sviluppo del processo produttivo il carattere di un progressivo annullamento di ogni valore personale: l’uomo crede di conservare anche nella vita di massa (agglomerati urbani, grandi imprese economiche…divertimenti standardizzati, colonie infantili, cinematografi, radio, grande stampa, ecc.)… una sua sfera di autonomia individuale, ma in realtà il contenuto di questa sfera è imposto dall’esterno e ridotto a un valore insignificante.
Un abile sfruttamento che di questa tendenza è fatto dai regimi totalitari, una violentazione psicologica delle masse sapientemente diretta dall’alto, tende a diminuire sempre più la capacità critica dell’uomo, la sua facoltà di resistenza alla propaganda, la sua attitudine alla elaborazione e formulazione di idee: si inculca all’uomo la paura di ogni opinione personale, il timore della responsabilità, la tendenza a ricevere passivamente le idee espresse da una forza organizzata, cioè idee della propaganda ufficiale…
...un compito principalissimo in questo campo, di natura preventiva, è affidato alle istituzioni che hanno per scopo anche non dichiarato o che comunque contribuiscono alla formazione delle coscienze: la scuola, la stampa, il cinematografo e, più importante fra tutte, la Chiesa cattolica, la quale...risponde allo scopo di violare l’intimità delle coscienze, di distruggervi in radice ogni conato di autonomia di pensiero, di instillarvi il principio della rassegnazione e dell’ubbidienza, e ha inoltre… l’inestimabile vantaggio di un’organizzazione mondiale accentrata e disciplinata ad un unico supremo potere, e quindi meglio rispondente alle esigenze mondiali dell’imperialismo.  
Si tratta cioè di utilizzare tutti i mezzi che servono non solo ad ostacolare ogni sforzo che salga dal basso, ogni sforzo cioè di autoemancipazione delle masse, ma addirittura che mirano a distruggere lo spirito critico dell’uomo, rendendolo così facile preda della propaganda ed incapace di ogni reale autonomia: METODO DI ASSERVIMENTO PREVENTIVO, assai meno costoso e di maggior rendimento che non i metodi repressivi della violenza poliziesca [L. BASSO, La lotta di classe oggi nel mondo VII, Conclusioni, Quarto Stato, maggio 1950, n. 5, 8-26].

Quindi… Elemento caratteristico della presente situazione mi sembra essere il passaggio dai capitalismi nazionali all’internazionalizzazione del capitale: ovunque le grandi società multinazionali tengono il campo, ognuna di esse più potente e più ricca della maggior parte degli Stati indipendenti, ognuna decisa a ricorrere a qualunque mezzo pur di conquistare o di mantenere sul mercato mondiale il dominio di determinati settori, i rifornimenti di materie prime, gli sbocchi ai propri prodotti, la penetrazione della propria rete di interessi….ciò comporta che I CENTRI DI DECISIONE DA CUI DIPENDE LA NOSTRA VITA QUOTIDIANA SI SPOSTANO SEMPRE PIÙ LONTANO, fuori addirittura dai confini del Paese in cui viviamo, senza alcuna possibilità di interferire in queste decisioni che ci riguardano da vicino…
A questo potere oscuro, lontano, misterioso, kafkiano nel senso più pieno della parola, l’uomo contemporaneo reagisce o con la contestazione dell’autorità fino alla rabbiosa rivolta, o con la fuga e il rifiuto di questa società, o infine con l’accettazione conformistica della legge, con la rinuncia a ogni responsabilità, con il rifugio nell’egoismo più piatto, nel consumismo e nella ricerca a qualunque costo del successo e del BENESSERE INDIVIDUALE. Ma ognuna di queste reazioni distrugge non solo il tessuto connettivo della società, il senso dei valori comunitari e della partecipazione cosciente e responsabile alla vita sociale, ma distrugge anche le ragioni più profonde della vita di ognuno, le radici stesse della personalità…

IL FASCISMO È LA MINACCIA MORTALE PER OGNI POPOLO CHE NON ABBIA IL SENSO DELLA RESPONSABILITÀ STORICA che gli incombe, perché è la forma più semplice di riduzione in schiavitù che la nuova società comporta.
Naturalmente non si tratterà più del fascismo nelle vecchie forme, ma di forme autoritarie più consone al mondo di oggi; che POSSONO ESSERE DITTATURE MILITARI (come nell’America latina e in molti altri Paesi del mondo, anche nel nostro bacino mediterraneo), oppure possono nascondersi dietro UN REGIME FORMALMENTE PARLAMENTARE in cui tuttavia l’uomo di oggi non può più trovare adeguata soddisfazione alle proprie esigenze di partecipazione…” [L. BASSO, Le radici del malessere, Il Giorno, 13 giugno 1974].

In questo svuotamento totale di ogni contenuto socialista e di ogni valore autonomo, risiede appunto quel che noi denunciamo come il CARATTERE SUBALTERNO DELLA SOCIALDEMOCRAZIA verso il capitalismo moderno, carattere subalterno che fa si che il movimento operaio occidentale non rappresenti più un’alternativa alla vecchia società, MA AL CONTRARIO UN TENTATIVO DI PERPETUARLA CORREGGENDOLA NEL PARTICOLARI. È così che a poco a poco in questo dopoguerra si è venuta vanificando la prospettiva di una sinistra che oggi si può dire praticamente scomparsa ma alla cui rinascita noi crediamo e vogliamo tenacemente lavorare.  
Perché certo non si può parlare di “sinistra” a proposito di quelle prospettive mezzo neoliberali e mezzo socialdemocratiche di cui si parla di quando in quando e a cui può anche arridere qualche successo ma solo come appendice di un rafforzato dominio del grande capitale sull’Europa occidentale…” [L. BASSO, Meta del socialismo è solo il benessere? Problemi del socialismo, giugno 1960, n. 6, 548-552].

17 commenti:

  1. "... e, più importante fra tutte, la Chiesa cattolica, la quale...risponde allo scopo di violare l’intimità delle coscienze, di distruggervi in radice ogni conato di autonomia di pensiero, di instillarvi il principio della rassegnazione e dell’ubbidienza, e ha inoltre… l’inestimabile vantaggio di un’organizzazione mondiale accentrata e disciplinata ad un unico supremo potere, e quindi meglio rispondente alle esigenze mondiali dell’imperialismo."

    Come osservato più volte da Bazaar, la 'complexio oppositorum' è un punto di forza innegabile della 'chiesa di Roma' (intesa come monarchia assoluta, col suo apparato cosmopolita di centinaia di migliaia di apologi e missionari in servizio permanente effettivo, l'unica chiesa di cui si sia mai vista la realizzazione storica e che viene confusa ad arte con la Chiesa di Cristo del Vangelo).

    Guardando al scorso secolo mi domando ancora con stupore come abbiano potuto vivere l'uno accanto all'altro questi due sacerdoti (entrambi nati ai primi del '900, entrambi iberici).

    https://en.wikipedia.org/wiki/Josemar%C3%ADa_Escriv%C3%A1
    https://en.wikipedia.org/wiki/Pedro_Arrupe

    Il secondo dei due arrivò addirittura a predicare la sostanziale coincidenza della 'lotta per la giustizia' con la (tuoni & fulmini!) 'lotta di classe' (ed ebbe pure un grande seguito).

    Come per gli spirituali ai tempi di S. Francesco anche Pedro Arrupe sarà comunque cancellato dalle cronache della chiesa di Roma e dalla storia ufficiale dei gesuiti...

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  2. Ripropongo la lettura di questo post http://orizzonte48.blogspot.it/2017/04/la-presunzione-assoluta-sul-sovranismo.html?m=1

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  3. Le parole di Basso sono ossigeno per la mente (permettetemi di dire: anche per l'anima). Aria pura nei miasmi quotidiani di disinformazione mass-mediatica che ci avvolgono.

    Grazie Quarantotto e grazie a tutti i lettori/collaboratori del blog!

    Credo che sarà un bel vivere dopo la sconfitta del vincolo esterno. Certo, non sarà una passeggiata. La tela del ragno è insidiosa. Trappoloni ovunque (mediatici e da avvelenamento pozzi). Mettiamoci il futuro "Minsky Moment" e le tensioni geopolitiche che complicheranno il tutto. Ma sono convinto che la democrazia costituzionale, il lavoro ed i principi fondamentali della Costituzione prevarranno.

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    1. Ne sono convinto anch’io, il sistema attuale è troppo contraddittorio per resistere e non crollare. Il dubbio è se questo avverrà nell’ambito della nostra esistenza.. perché uscire dall’€ e liberarsi del vincolo esterno non basterà, dopo ci sarà la parte più difficile, cioè mettere in atto le giuste politiche. E questo a sua volta per poter essere garantito con efficacia e continuità necessiterà di una diffusa coscienza popolare della giustezza del nostro modello costituzionale in termini di organizzazione della vita, contrariamente all’attuale mentalità per cui è meglio “essere governati” dall’esterno, essendo noi fannulloni e corrotti. C’è molto lavoro da fare..

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  4. Io non ho chiaro un dettaglio....ma l'aspettativa di vita in Italia sta calando o aumentando? A me par di capire che stia calando...ed avrebbe poco senso il contrario considerati i tagli nella sanità.
    Dunque perchè si continua a dire che bisogna "adeguare l'età pensionabile automaticamente all'aumento dell'aspettativa di vita"? si fabbricano dati falsi per sostenere che gli Italiani vivono più a lungo o cosa?
    Perchè andando con l'aspettativa di vita a questo punto l'età pensionabile dovrebbe ridursi...

    So che non la ridurrebbero mai ovviamente...ma mi interessava capire se fabbricano dati falsi oppure se nonostante i miliardi di tagli la durata della vita degli Italiani ancora non cala per davvero.

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    1. L'aspettativa di vita non è altro che l'età più probabile di morte della popolazione.

      Ogni anno in Italia muoiono circa mezzo milione di persone e quasi altrettante nascono (sempre meno però negli ultimi anni e l'ultimo picco delle nascite risale al 1964, quando nacquero 1.200.000 bambini).

      Se si organizzano i morti dell'anno in tante caselline di cui una per i morti a 1 anno, poi a due anni,..., poi a 60 anni, poi a 61 anni, etc. etc.. ci sarà alla fine della conta una casellina di massimo (se non ricordo male siamo a 82 anni per le donne, a 78 anni per gli uomini, ma quello che conta è il concetto).

      Ora questo numero da solo dice ben poco.
      Per esempio non dice la durata della vita in buona salute...

      Immaginiamo, tanto per capire, il caso di una popolazione che diventasse improvvisamente sterile (oppure improvvisamente tutta dedita a pratiche sessuali non riproduttive, il che fa lo stesso).

      Ogni anno questa popolazione si assottiglierebbe sempre di più mentre l'età più probabile di morte continuerebbe a crescere tra questa moltitudine di malaticci fino ad interrompersi alla morte dell'ultimo superstite.

      Ora quale 'minus habens' potrebbe mai considerare l'aumento della età più probabile di morte in presenza di forte denatalità una cosa positiva?

      La BCE per esempio, che così tenta di togliere la pensione ai 'babyboomer'.

      Purtroppo, a ben guardare, la durata della vita in buona salute dipende fin dagli albori della civiltà dal censo.

      A Roma si diceva nel primo dopoguerra che gli operai morivano a 50, gli impiegati a 60, i dirigenti a 70 ed i signori (rentier) a 80.

      L'ISTAT a breve ci informerà che. al netto dell'effetto denatalità, sta scendendo di nuovo inesorabilmente sia la durata della vita in buona salute che la durata della vita totale.

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    2. Questa la situazione nel 2014: Dati Eurostat, in Italia persi 7/10 anni di vita in buona salute dal 2004.
      Se tanto mi dà tanto...
      https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/05/dati-eurostat-in-italia-persi-710-anni-di-vita-in-buona-salute-dal-2004-pesa-la-crisi-economica/1138683/

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  5. Tutti gli ingredienti dello scenario odierno (con riferimento al caso Skripal ed alla vicenda del richiamo dei diplomatici russi) erano stati delineati sempre da Basso in occasione del voto sull’adesione dell’Italia al Patto Atlantico.

    Funzione del Patto legato agli interessi economici statunitensi tramite l’U€, rinunzia alla sovranità attuata dalle classi politiche dei Paesi aderenti - del tutto subalterne e compiacenti - , pericolo di un qualsiasi pretesto ben propagandato per scatenare un conflitto bellico nei confronti dell’allora Unione Sovietica. Un discorso-denuncia pronunciato “con senso di umiliazione di italiano”:

    … Sarei lieto se gli zelatori dell’Unione europea - l’onorevole La Malfa in modo particolare - si dilettassero di studiare a fondo gli sviluppi della politica degli Stati Uniti nei confronti degli altri paesi dell’America. Essi vedrebbero, attraverso la politica che da oltre un secolo sta svolgendo l’America, vedrebbero col rallentatore molte delle tappe che qui si vogliono bruciare

    … L’esperienza di Panamerica anticipa in certo modo le esperienze che si vorrebbero far fare a noi, ed è quello che spiega come oggi anche noi veniamo sollecitati ad una specie di Paneuropa che in realtà comprenderebbe soltanto meno di mezza Europa. Ma son sempre gli stessi interventi organizzati degli Stati Uniti, la stessa politica, che si spostano a un altro continente e assumono ampiezza diversa in un clima diverso, in cui gli Stati Uniti sono diventati la più grande potenza capitalistica mondiale. Essi hanno svolto metodicamente, sistematicamente questa loro politica di penetrazione continua, secondo una visione realistica delle proprie possibilità, in modo da estendere gradualmente la propria influenza e annullare quella altrui, volta a volta, negli spazi in cui sentivano che la loro forza consentiva ad essi di affermarsi, mentre continuavano a parlare di libertà e di neutralità dei mari là dove non erano ancora i più forti. Hanno cominciato con la politica panamericana… si sono estesi poi nel Pacifico e quindi nell’Europa

    L’interesse che essi oggi portano all’Europa è un interesse della stessa natura…se teniamo presente questi precedenti, se teniamo presente questa continuità espansionistica della politica americana, che è sempre consistita in una politica di imperialismo realistico, cioè adeguato alle possibilità del momento e che successivamente ha guadagnato diverse sfere di influenza, se teniamo presente al tempo stesso quali sono oggi le nuove esigenze del capitalismo americano … possiamo allora agevolmente capire qual’è il vero significato politico DEL PIANO MARSHALL, DEGLI AIUTI ALL’EUROPA, DELLE UNIONI EUROPEE, DEL PATTO ATLANTICO…Quindi la necessità di fare in Europa la politica di asservimento fatta nell’America Latina...

    Si crea cioè quella situazione di “LIBERTÀ SORVEGLIATA” che Teodoro Roosevelt applicava ai paesi dell’America Centrale e che oggi gli Stati Uniti tendono a ripetere in Europa, ove sperano di trovare possibilità che permettano di sfruttare i loro capitali, in modo da conseguire quei profitti che non potrebbero ottenere soltanto nel loro paese. Quindi, la politica dell’America, si spinge sempre più oltre nell’applicazione di un “regime di libertà sorvegliata” ai paesi dell’Europa occidentale, libertà sorvegliata che del resto si è già in parte realizzata, perché l’approvazione della legge di cooperazione economica… conteneva queste condizioni di controllo, di soggezione - e quindi di libertà sorvegliata - da parte della potenza americana sui paesi aderenti all’E.R.P. NE CONSEGUE LA RINUNZIA DEI NOSTRI PAESI AD UNA PARTE DELLA LORO SOVRANITÀ, rinunzia - sia detto incidentalmente - NON CONSENTITA DALLA NOSTRA COSTITUZIONE
    (segue)

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  6. …l’America considera di aver raggiunto la potenza economica e la potenza militare che le consentono lo sviluppo della diplomazia del dollaro e del bastone, che essa ha applicato per molti decenni nell’America Latina, anche nei confronti dell’Europa…una politica che può sembrare meno imperialista di altre agli occhi dell’osservatore superficiale, perché normalmente non si accompagna con una occupazione militare...

    E per assicurare questo predominio dell’economia americana, l’imperialismo degli Stati Uniti si vale del sistema DI LEGARE AI PROPRI INTERESSI I GRUPPI O LE CLASSI DOMINANTI DEI SINGOLI PAESI: così si è fatto e si fa con i dittatori dell’America latina o con i gruppi che spesso si assicurano il potere con le elezioni addomesticate, così si è fatto in Cina con Ciang Kai Check, e così … sempre più si sta facendo - e lo dico non con spirito fazioso di parte, ma CON SENSO DI UMILIAZIONE DI ITALIANO - con il nostro governo. È una politica di intervento continuo per aggiogare gruppi o classi dirigenti dei paesi in cui si esercita questo predominio dell’influenza economica americana … e che crea quella situazione di “libertà sorvegliata” che si applicava sin qui agli Stati dell’America Latina e che si tenta ora di estendere all’Europa…

    Il Patto Atlantico è quindi un patto che assolve perfettamente agli interessi della politica americana e si inquadra nella tradizione che ho illustrato, applicata alla situazione presente e agli attuali rapporti di forza… Si tratta in ispecie di creare basi militari a sostegno di questa politica mondiale, si tratta di assoggettare maggiormente i paesi europei che una volta entrati in questa politica militare aggressiva, evidentemente, non possono più rinunciare alla pesante tutela americana;… si tratta… di preparare - ove questa scelta si imponesse, fra crisi e guerra - le condizioni migliori possibili per l’attacco all’Unione Sovietica.

    L’imperialismo ha fatto in questo senso indubbiamente dei progressi, di cui bisogna dargli atto. È nella natura dell’imperialismo provocare la guerra; è nella natura dell’imperialismo uscire dalle proprie contraddizioni con una guerra ed essere sospinto dalla guerra in nuove contraddizioni per ricercare così nuove guerre…Di questo Patto possiamo quindi veramente dire che è un patto di guerra…: è un Patto di guerra, PERCHÉ È UN CONTRIBUTO ALLA CREAZIONE DELLE CONDIZIONI OBIETTIVE DA CUI PUÒ NASCERE UNA GUERRA, in quanto si inserisce come strumento necessario nella politica imperialistica e nella politica aggressiva dell’America…

    Vi sono degli interessi permanenti dell’America e sono quelli, appunto, che svuotano di qualsiasi contenuto QUESTA VOSTRA PRETESA UNIONE EUROPEA, che uno scrittore ha chiamato non Stati Uniti d’Europa, MA STATI UNITI IN EUROPA. Questa è l’estensione o il rovesciamento della dottrina di Monroe: non più l’America agli americani, ma l’Europa agli americani. Questo è il senso della vostra Unione Europea…Oggi, l’Unione europea è una delle ultime formule di terza forza, che sopravvivono, e serve per coprire l’imperialismo brutale dell’America, che viene ad insediarsi nel nostro continente…
    (segue)

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  7. Quando quindi noi diciamo che il Patto Atlantico è un patto di guerra, non diciamo certo che è un patto che indica una scadenza fissa per la guerra, ma che è uno strumento offerto a questi gruppi militaristici ed imperialistici degli Stati Uniti d’America per cogliere l’opportunità - quando essi lo vogliano - per trascinare il loro e gli altri paesi (fra cui il nostro) in una guerra;… è un patto che, contribuendo a dare ad una delle parti eccessiva fiducia in sé stessa e baldanza, OFFRE PIÙ FACILI OCCASIONI AI GUERRAFONDAI PER COGLIERE QUALSIASI PRETESTO SI PRESENTI IN QUALSIASI PARTE DEL MONDO; è un patto infine che, per il turbamento che porta allo spirito pubblico, per le preoccupazioni che genera, per LA PROPAGANDA DI ODIO che lo accompagna, determina una psicosi di guerra e di paura, che è per sé stessa una ulteriore spinta verso la guerra.

    L’onorevole Russo Perez… ha detto: cosa spinge dunque, secondo voi, alla guerra, la crisi o la paura? La risposta… è: l’una e l’altra. La guerra nasce da questo complesso di situazioni di cui la crisi è un elemento determinante soprattutto in America, ma la paura è uno degli aspetti più formidabili per spingere nel baratro le nostre incapaci classi capitalistiche d’Europa…

    mi veniva alla mente un racconto di Franz Kafka, non conchiuso, come molti degli scritti di questo autore, intitolato La Tana, in cui si descrive un animale misterioso, immaginario, che si appresta una tana formidabile, vi costruisce una rete di gallerie, ci accumula dei viveri, la munisce di difese perché teme un’aggressione. Poi costruisce un labirinto, accumula altri viveri, occulta l’entrata della tana, e cerca di rafforzare continuamente la propria sicurezza con tutti questi mezzi. Ma dopo che ha costruito questo labirinto, dissimulato l’ingresso, fabbricato gallerie e difese, accumulato depositi di viveri, creato la piazzaforte sotterranea, si ferma ad ascoltare e avverte uno strano rumore che non si sa donde venga, ma si sente sempre, anche nel più nascosto recesso. Ed allora il timore dell’aggressione aumenta, e lo strano animale continua a scavare, affannosamente, ma per quanto si scavi e si cerchi, per quanto si giri nelle gallerie o si ritorni al centro, quel rumore risuona sempre costante, uniforme, inesorabile, e non c’è difesa contro di esso.

    Il racconto di Kafka è fantastico, ma il senso è abbastanza chiaro: il rumore che questo animale misterioso sente e teme come una minaccia dall’esterno è in realtà dentro di lui, è nella sua coscienza, ed è la sensazione della sua incapacità, della sua insufficienza che gli fa avvertire dei rumori che non vi sono e gli fa temere immagini e aggressioni dall’esterno, contro cui egli si affanna invano a costruire labirinti, gallerie, fortificazioni. Questa è la situazione della borghesia italiana e di tutti i paesi, che proiettano al di fuori di sé le loro paure e temono aggressioni continue, paventano minacce dall’esterno, e credono di salvarsi dalla propria rovina accumulando armi e costruendo basi. Questo timore che avvertono, questa minaccia che credono provenga dall’esterno, è la voce interna delle contraddizioni di questa società e questa paura che fa temere aggressioni non è che la coscienza della propria insufficienza ad assolvere il compito storico che spetta alla classe dirigente, la coscienza della propria incapacità
    (segue)

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  8. Ora è certamente compito di una classe dirigente non pretendere di risolvere tutti i problemi nel proprio esclusivo interesse, ma sapere tener conto anche di quelle rivendicazioni delle altre classi che sono possibili nell’ambito dei margini di elasticità che la situazione consente. Se voi praticate la vostra politica in senso deteriore…se voi vi battete per soddisfare esclusivamente l’interesse della vostra classe, e dimenticate, voi, governanti, che vi è un’altra parte del popolo, i cui desideri e le cui volontà non coincidono con i vostri, se voi vi fate esclusivamente guidare dagli interessi dei gruppi dirigenti della economia capitalistica, è chiaro che aggravate questi contrasti.

    Ma un uomo di Stato deve saper fare gli interessi della classe che rappresenta in modo da non accentuare le divisioni della società, in modo da tener conto anche delle esigenze profonde, vive, legittime, che esprimono milioni d’uomini, i quali hanno una coscienza politica e sono organizzati in partiti, che esprimono interessi non solo leciti in questa società, ma addirittura tutelati dalla Costituzione. Un uomo di Stato, pure facendo gli interessi della sua classe, deve sapere creare condizioni tali in cui sia possibile…un colloquio fra le diverse classi, in modo che, pur nel contrasto delle classi, vi sia la possibilità di discutere e risolvere insieme determinati problemi”.

    Ma voi questa politica non fate. Voi seguite una politica di divisione che tende, sul piano internazionale, ad annullare tutti gli sforzi che erano stati fatti per creare una sufficiente solidarietà in questo mondo, e sul piano nazionale a rompere tutto ciò che resta della passata unità. Voi vi assumete la responsabilità di precipitare sempre più le cose verso soluzioni catastrofiche…”
    [L. BASSO, Intervento sulle comunicazioni del governo dell’adesione dell’Italia al Patto Atlantico, Camera dei Deputati, 16 marzo 1949].

    Si indignano, i mondialisti,che si atteggiano a “uomini di Stato” facendoci vivere in perenne libertà sorvegliata. Ricorderei loro quanto affermava in modo lapidario Nietzsche, ovvero “Nessuno mente tanto quanto l’indignato

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    1. E ad ogni passaggio della Storia, ci troviamo sempre con una maggioranza che NON VUOLE ASCOLTARE...

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    2. E la tecnologia massmediatica paradossalmente non aumenta questa volontà,hai voglia a cercar di vedere il bicchiere mezzo pieno...

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    3. "la coscienza della propria insufficienza ad assolvere il compito storico che spetta alla classe dirigente, la coscienza della propria incapacità"

      In effetti la Storia d'Italia è anche e soprattutto la storia del fallimento continuo di una classe stracciona, arruffona e sostanzialmente ignorante. Non è un caso che i Costituenti costituiscano, nella dinamica dei "governanti", un unicum: vent'anni di esilio, una guerra mondiale (se non due) e la ferita aperta d'un paese distrutto incidono a fondo su coscienze già feconde.

      Esaurita quella generazione tutto è tornato come prima per finire, dopo il 1992, nel cupio dissolvi attuale. Non esiste segmento culturale, tecnico o accademico in Italia in cui l'ignoranza stolida e arrogante di €ssi e dei loro servi non sia proliferata.

      Portare il Lavoro al governo d'Italia è un imperativo categorico, quando e se la tempesta attuale tramuterà in cielo sereno e sgombro di nubi.

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  9. Purtroppo è così.

    Rileggevo “La sinistra assente” (Basso la battezzava come “scomparsa” già nel 1949!) di Losurdo (che, dal punto di vista storico, trovo sempre esaustivo) e mi sono imbattuto in questo passo:

    … Otto von Bismarck, tentato dall’espansionismo coloniale, promosso dal Secondo Reich così come dalle altre grandi potenze dell’Occidente, in nome della diffusione della civiltà e della difesa dei principi umanitari, si era così rivolto ai suoi collaboratori: “Non sarebbe possibile reperire dettagli raccapriccianti su episodi di crudeltà?” . Sull’onda dell’indignazione morale da essi suscitata sarebbe stato poi più agevole bandire la crociata contro la barbarie africana e islamica e rafforzare il ruolo internazionale della Germania…”.

    E quindi presunte armi di distruzione di massa, gas nervini, genocidi inventati (quello di Timişoara nella Romania di Ceauşescu), “rivoluzione di velluto” (nata dalla diffusione della notizia falsa secondo cui uno studente era stato “brutalmente ucciso” dalla polizia) e variegate rivoluzioni multicolori di cui sappiamo, con altrettanti “dettagli raccapriccianti” da dare in pasto agli zombie.

    Uno spettacolo indegno, gestito da classi dirigenti prive di senso critico, incompetenti e prone, del tutto incapaci di un sussulto d’orgoglio. Pericolose. Non nascondo nemmeno io il mio “senso di umiliazione di italiano

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    1. Anche noi ci stiamo abituando a essere proni e silenti. Sfoghiamo la rabbia contro noi stessi. Io devo prendere dei farmaci per sopportare ciò che è successo a scuola e università negli ultimi anni.

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    2. Questo problema è trascurato dalla maggior parte dei terapeuti: anche loro, per mancanza di strumenti di comprensione nelle scienze sociali, contribuiscono all'accettazione di un paradigma di vita collettiva governa (autoritariamente) da sociopatici. E perciò, tranne l'ottimo Scardovelli, non riescono a incidere sulle cause effettive, limitandosi a curare gli effetti

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