domenica 25 marzo 2018

LA TELA DEL RAGNO


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Brevemente.
La situazione è quella di un ragno che ha teso la sua tela...e aspetta.
Questa tela è stata intessuta, amplificata e perfezionata.
Quindi, mentre le forze politiche, nella composizione emersa dalle elezioni, sono impegnate a trattare fra di loro nella ricerca di un difficile accordo di governo, il ragno attende che qualcuno si avventuri nella direzione sbagliata. 
Proprio là dove è stata preventivamente posta la sua tela. Il ragno poi colpirà pazientemente col suo veleno...
Non è detto che debba andare così: ma occorre essere previdenti e vigili (non è che ci voglia molta immaginazione, ma quando la strada è stretta, finire nella tela è più probabile di quanto non appaia...)

10 commenti:

  1. "...ma quando la strada è stretta, finire nella tela è più probabile di quanto non appaia..."

    L'alternativa è lasciarsi gettare nel pozzo a contemplare la verità.

    "La verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c′è più né sole né luna, c′è la verità".

    Meglio quindi rischiare, almeno c'è la speranza fino all'ultimo che il ragno schiatti prima o che la raganatela ceda per usura.

    A me piace pensare il ragno fregato (come la May col suo 'epic fail') dal suo stesso hubris e che rimane a marcire impotente nel suo veleno.

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    1. Diamo per scontato quanto spieghi: ammetterai, però, che è meglio avvertire del concreto e preciso rischio cui si va incontro (sia pure in termini allusivi-metaforici, se me li consenti..) che nutrire una semplice fiducia nell'ottimismo della volontà (ammesso che ci sia una SUFFICIENTE volontà COSCIENTE: criticità non trascurabile).

      Se si avanza in un'azione (politica o militare che sia) che assume il carattere della "offensiva", - almeno per come è percepita da una diffusa aspettativa popolare- la prima regola è la ricognizione del terreno e l'esattissima mappatura dello stesso. Una difficoltà on da poco, spesso, come ci mostra la Storia...

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  2. In metafora, se- e tante e tali sono le incognite- pur si riuscisse a formare un esecutivo di programma M5S-Lega con punti ostili a €ssi (penso all'abrogazione della Fornero e minibot) presto o tardi si giungerebbe comunque a un duplice punto di rottura: i grillini devono prima o poi mostrare le carte e finire il bluff (a meno che non cambino i piani dei loro burattinai); la Lega ha in seno un'aliquota di parlamentari non proprio fedelissimi (si vedano le parole di Bossi tra venerdì e sabato).

    In metafora, anche ammesso, il best-case sarebbe comunque una mobilitazione generale in vista del conflitto: la strada che porta a Trento e Trieste passa però dall'Isonzo e dal San Michele...

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    1. Eppure, a rigor di...tela, non sarebbero questi i problemi: questo significherebbe solo che la direzione dove c'è la tela sarebbe evitata (e si rimarrebbe in una situazione analoga a quella del "primo" Tsipras).
      Non che sia improbabile...

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  3. Quando i potenziali passaggi da presidiare diventano troppi, l'incertezza sul posizionamento della tela, in chi ha una visione a 360 gradi del campo di caccia, genera nervosismo. E il nervosismo è una condizione dello spirito strettamente contigua alla sincerità:

    "Il secondo errore di valutazione che i mercati stanno facendo è che l’establishment italiano riuscirà sempre a trovare il modo di tenere gli estremisti lontano dal potere. Ho perso il conto delle volte in cui mi è stato assicurato che le riforme elettorali avrebbero garantito la vittoria dei partiti centristi. Certo, i sistemi elettorali sono importanti, ma non possono creare per miracolo delle maggioranze che non esistono".

    La soluzione pretoriana diventa oggettivamente sempre meno escludibile dal novero delle opzioni degne di attenta considerazione.

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    1. E infatti. Primum tematizzare:

      "Nel mondo «reale» le cose vanno diversamente e si manifestano con forza le ragioni che dai tempi dell’antica Grecia hanno indotto gran parte dei pensatori politici a diffidare della democrazia in generale e, più di recente, di un suffragio universale senza restrizioni: come impedire che il popolo, sedotto da agitatori e demagoghi, scelga dei pessimi governanti? Il problema non ha soluzioni stabili, se non quella di un lento processo di educazione alla democrazia o di rimedi epistemocratici parziali: quando condizioni esterne producono forti peggioramenti delle condizioni di vita e/o si diffonde la percezione di una grave inadeguatezza delle classi dirigenti non c’è educazione che tenga e possono ottenere grande successo proposte che poi condurrebbero a un peggioramento della situazione. Il problema non ha soluzioni perché sinora non si è trovato un modo diverso dalla democrazia rappresentativa e dalla libera concorrenza dei partiti per selezionare la classe dirigente politica: un modo altrettanto semplice e altrettanto congruente con i principî di fondo delle tradizioni liberaldemocratiche alle quali le Costituzioni dei nostri Paesi si ispirano. Il rischio di finire in una pseudo-democrazia, in una democrazia autoritaria, è molto forte".

      Deinde sdoganare.

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    2. 1) http://orizzonte48.blogspot.it/2017/09/cntri-di-irradiazion-vs-legalita.html

      2) http://orizzonte48.blogspot.it/2018/01/il-voto-nella-democrazia-liberale-tra.html
      ex multis...

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    3. Sorprendente è proprio l'aderenza allo schema, una volta che questo è chiaro.

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    4. Commovente l'altruistica preoccupazione delle sagge élite per i danni che il popolaccio ignorante potrebbe causare a se stesso.

      E' vero che, poverine, è dall'antica Grecia che son costrette a elargire la loro sollecitudine; curioso però che in effetti l'Atene democratica "riuscì ad essere per quasi duecento anni lo stato più prospero, più potente, più stabile, internamente più pacifico e di gran lunga più ricco culturalmente di tutto il mondo greco.". (M. Finley, La democrazia degli antichi e dei moderni, Laterza, Roma- Bari 2005 (1973), p. 23).

      Poi, certo, la società ateniese era molto diversa da quella attuale e diversa era quindi la democrazia antica. Un forte e partecipato peso politico delle classi popolari, reso possibile da un certo grado di liberazione dal bisogno (grazie a schiavitù e impero, ovviamente) era però un dato reale, e allora si può osservare, com’è stato fatto anche di recente, che "gli evidenti successi dell’Atene democratica, assurta a capo di un impero di vaste dimensioni, e la solidità delle sue istituzioni, non si spiegherebbero se davvero gli esponenti delle classi popolari fossero stolidi e incompetenti come li descrivono le frange più prevenute dell’aristocrazia." (V. Pazè, In nome del popolo, Laterza, Roma-Bari, 2011, pag. 10).

      Ovvero mi sa che una volta in più non è in basso che stanno i problemi.

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    5. Acuta argomentazione logica e storico-economica che merita un apposito rilievo (visto che oltretutto è già in corso er dibattito sul nuovo post .-)

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