sabato 31 marzo 2018

LA TORTA PASQUALINA 2018 E LA LOTTA PER L'INDIPENDENZA DI UNA NAZIONE. LIBERA E DEMOCRATICA


torta pasqualina 6
http://www.misya.info/ricetta/torta-pasqualina.htm
1. Questa è una Pasqua particolare. Forse, tra qualche anno (a posteriori) non risulterà aver costituito un passaggio storico unico ed irripetibile, quanto piuttosto gli albori di una fase di rinnovamento.
Anzitutto, l'immobilismo (al tempo) scientemente perseguito nel costruire finte volontà di risovere i problemi del nostro Paese; problemi che avevano un solo nome, l'euro, e che il pretendere di risolvere era una cosmesi in realtà indirizzata a renderli strutturali, ma talmente strutturali da non potersi più tornare indietro.

2. Rammentiamo gli ingredienti di quella torta pasqualina: riassorbire e normalizzare le anomalie del voto protestatario, rimettere in sella a tempo indefinito i partiti che appoggiarono il governo Monti, fingere di voler risolvere il problema dei crediti delle imprese verso il settore pubblico e quello degli esodati, ma in realtà affermare un maquillage rafforzativo dell'austerità decrescista infelice, affermando che ogni soluzione al riguardo potesse conseguire solo a pesanti sacrifici per tutte la fasce sociali più deboli, in virtù della inderogabile copertura in pareggio di bilancio, negando al contempo ogni realistica considerazione del moltiplicatore della spesa pubblica, e, soprattutto, colpevolizzare tutti gli italiani sull'abbattimento del debito pubblico, in modo da far interiorizzare come principio assoluto l'obbligo supercostituzionale di rispettare il fiscal compact. 
E dunque, in definitiva, imprimere su questa nuova "tavola delle l€ggi" la deroga e la destrutturazione dell'impianto fondamentale della Costituzione, rendendo irrilevante la violazione del filtro degli artt. 11 e 139 Cost.
Molti di questi obiettivi sono stati direttamente bocciati, e altri ridefiniti in nuove cosmesi per perpetuarne il perseguimento ad ogni costo; ma, come vedremo, istituzioni pubbliche e private, privatissime (esterne), dotate di forze materiali sterminate (p. 2.2.), continuano imperterrite  la loro azione, al di sopra ed al di fuori delle istituzioni democratiche costituzionali.

3. Nonostante ciò, possiamo registrare un'evoluzione positiva (ma appunto, non ancora consolidata): quello che nel 2013 pareva come un piano che procedeva a gonfie vele, oggi risulta, in buona parte, non solo l'elenco dei punti di un gigantesco fallimento, ma anche la ragione stessa che ha sospinto una vasta reazione popolare; una reazione tradottasi, almeno sui temi più concreti di quell'agenda distruttiva (pensate a crediti delle imprese, esodati, ossessione delle coperture in pareggio di bilancio e riduzione del rapporto debito/Pil), in una vasta espressione di rigetto popolare per quell'assetto di euro-potere, per quei protagonisti e per le loro pretese di legittimazione ultrattiva, e di prorogatio ad infinitum, sbeffeggiando ogni possibile esito della volontà del corpo elettorale.

4. La questione, tuttavia, non può dirsi risolta in senso positivo per l'interesse esclusivo della Nazione italiana e nè si può affermare, allo stato, che sia emersa, con oggettiva chiarezza, una nuova agenda maggioritaria (e più rispettosa della legittima sovranità costituzionale) entro le forze ora presenti in parlamento.
La nuova torta pasqualina deve essere ancora impastata e infornata. E non si può, realisticamente, dire che sapore avrà.
Ma una cosa risulta chiaramente emergere, dall'insieme degli elementi più rilevanti che stanno accumulandosi sia a livello di politica interna che di contesto internazionale: abbiamo, come non mai dai tempi del Risorgimento, il bisogno di ritrovare le ragioni e la passione civile e democratica che possa, anzi, debba, condurci ad un nuova lotta per l'indipendenza nazionale.
Nessun rigurgito nazionalista con annessa fandonia "qualificatrice" di "guerrafondaio": ma sempre avendo la coscienza che il nazionalismo indipendentista, cioè sovrano e democratico culminante nella nostra Costituzione, significa sottrarre un popolo intero al giogo degli interessi oligarchico-finanziari dello straniero.

5. La lotta per riconquistare una coscienza nazionale è il viatico per la riappropriazione della coscienza degli interessi unitari e maggioritari del popolo italiano; interessi solidali, fraterni e patriottici. Senza mai più farsi dettare l'agenda e persino il linguaggio (qui, p.1) utilizzabile da queste forme orwelliane di controllo da parte di un conglomerato ristretto di gestori mediatici e politici del "vincolo esterno".

5.1. Una rapida rassegna di questo contesto, ancora e sempre più incombente su di noi, ci fa comprendere a fondo quanto questa rivendicazione dell'indipendenza democratica della Nazione sia urgente e prioritaria:


E si potrebbe continuare a lungo...
5.2. Ma mi pare che sia sufficiente per capire che, con PAZIENZA, ma incrollabile amore per la libertà e il benessere di un popolo, con senso della realtà, ma senza mai venir meno alla chiarezza sugli obiettivi di rispristino della democrazia, oggi, la nostra "torta pasqualina" ce la dobbiamo cucinare da noi. O almeno, nell'immediato, impedire che risulti in ulteriori dosi dello stesso veleno.
Lottando, con la forza di un popolo unito (almeno nella sua parte cosciente della sovranità democratica) per l'indipendenza nazionale. E per il benessere, la dignità, e il futuro nostro e dei nostri figli.

22 commenti:

  1. "Lottando, con la forza di un popolo unito (almeno nella sua parte cosciente della sovranità democratica) per l'indipendenza nazionale. E per il benessere, la dignità, e il futuro nostro e dei nostri figli."

    Non mancheremo alla lotta, né ora né mai.

    Tanti e cari auguri di una serena Pasqua, Quarantotto :)

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    1. Auguri a te e a tutti i lettori.

      (Ciascuno, partendo dal rispettivo contesto sociale, può intendere questa lotta democratica e costituzionale in modo personale: ma non dimentichiamo che c'è chi si troverà - o già si trova- in prima linea contro un nemico strapotente e spietato. Il supporto e l'impegno diretto, quando sarà, saranno una prova a cui saremo chiamati...).

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    2. Francamente, non capisco come Antonio Martino possa schierarsi con forza a favore dell'indipendenza dello Stato ... "popolo unito ... indipendenza nazionale ... per il benessere, la dignità, e il futuro nostro e dei nostri figli" ed essere nel contempo convinto del "problema dell'enorme spesa pubblica che abbiamo"
      http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/12304513/l-ex-ministro-antonio-martino-a--pietro-senaldi-draghi-fa-male-all-europa-padoan-all-italia.html
      ... forse ho capito: indipendenti, sovrani, ma tagliando la spesa pubblica ... eh la vedo dura! lo dice la contabilità nazionale e lo capirebbe facilmente un bambino se gli spiegano perchè :)

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    3. Lei, che evidentemente non è un frequentatore assiduo del blog, è incorso in un caso palese di autonomia. Antonio Martino, in questo caso, commentatore e assiduo lettore, è uno studente poco più ch ventenne.

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    4. Tra l'altro è un caso di omonimia "ontologicamente antifrastico":

      Una persona è parte della giovanissima e appassionata avanguardia democratica italiana. Un'unicità più che una rarità.

      L'altro datato individuo è un membro storico della MPS...

      Un po' come scambiare Nenni per Pinochet.

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    5. @Bazaar
      Per fortuna Antonio non è l’unico, io ho quasi 23 anni e posso dire che anche alcuni miei amici leggono il blog :-)

      P.s. Auguri e buona Pasqua a tutti.

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    6. Gentile Paolo,

      pur essendo della stessa città del mio più noto (per ora, un domani si vedrà) omonimo, non sono parente né affine all'ex Ministro liberale figlio di liberali.

      Tra Nenni e Pinochet, sto decisamente dalla parte del primo (e ringrazio di cuore Bazaar per aver citato- non a caso- il prossimo protagonista della mia tesi di laurea).

      Auguri ancora a tutti. Riposiamoci in questi giorni, ché a primavera verrà il bello, per chi sta "alla fronte" col nemico e chi, da casa o in officina, lavora... per la Vittoria.

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    7. Non so come sia venuto autonomia al posto di omonimia :-)
      A tutti i lettori giovani (in senso anagrafico), un particolare augurio!

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    8. Lapsus, Quarantotto.

      Autonomia, autonomizzazione, autodeterminazione, indipendenza, libertà di scissione da unioni, sovranità nazionale, sovranità popolare, democrazia, Costituzione...


      @A tutti gli studiosi giovani, vi posso solo dire che vi voglio bene.

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  2. Anche perché, una volta tanto davvero, non abbiamo alternative: "La democrazia viene percepita come un sistema tra i tanti, come se su un campionario si dovesse scegliere tra comunismo, democrazia, fascismo, monarchia; non come identica col popolo stesso, espressione della sua emancipazione.” (T. Adorno, Che cosa significa elaborazione del passato).

    Un caro augurio a tutti.

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  3. Parole da condividere e sottoscrivere. Passione civile, desiderio di riscatto e patriottismo non sono sinonimi di nazionalismo. Abbiamo bisogno di fare appello a tutte le risorse del popolo italiano e voglio sperare che nei prossimi mesi e anni si possa scrivere un pezzo nuovo e memorabile della nostra storia.
    Grazie Luciano per l'impegno che profondi e auguri di una felice Pasqua.

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  4. Purtroppo sono arrivato ad un punto della vita nel quale viene a mancare proprio la combattività,dote tra l'altro che mi è spesso mancata anche da ragazzo.Scritto questo mi domando come tanti della mia generazione che,come me, si radicalizzarono con il sostegno alla lotta di liberazione di un popolo lontano,quello vietnamita,oggi siano passivi e muti,se non addirittura consenzienti di fronte alla colonizzazione del proprio Popolo.Una serena Pasqua a tutti!

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    1. Perché? Perché per i vietnamiti sì e per gli italiani no? Non lo so. Quello che posso dirti è che quando incontro quelli che all'epoca manifestavano per il diritto all'autodeterminazione del popolo vietnamita e oggi sono per l'unione europea devo sforzarmi per mantenere la calma. Ma ti confesso che avrei voglia di mettergli le mani addosso.

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    2. Erano per l'internazionale, mica per l'Italia. Hanno fatto carrieroni e figliato accademicamente. Li detesto.

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  5. « Noi rivendichiamo questo [l'autodeterminazione dei popoli], non indipendentemente dalla nostra lotta per il socialismo, ma perché quest'ultima lotta resta una parola vuota se non è legata indissolubilmente all'impostazione rivoluzionaria di tutte le questioni democratiche, compresa quella nazionale. Noi esigiamo la libertà di autodeterminazione, cioè l'indipendenza, cioè la libertà di separazione delle nazioni oppresse, non perché sogniamo il frazionamento economico o l'ideale dei piccoli Stati, ma, viceversa, perché desideriamo dei grandi Stati e l'avvicinamento, persino la fusione, tra le nazioni su una base veramente democratica, veramente internazionalista, inconcepibile senza la ***libertà di separazione*** » Sulla questione delle nazionalità o della "autonomizzazione", 1922

    « « [...]è il senso d'orgoglio nazionale alieno per noi, proletari coscienti della Grande Russia? Certamente no! Noi amiamo la nostra lingua e il nostro paese, è noi stiamo facendo del nostro meglio per far innalzare le sue masse che duramente lavorano (ovvero i nove decimi della sua popolazione) ad un livello di coscienza democratica e socialista. A noi è assai più penoso vedere e percepire le violenze, l'oppressione e le umiliazioni che il nostro amato paese soffre per mano dei macellai dello zar, i nobili ed i capitalisti. Noi prendiamo orgoglio della resistenza a queste violenze che è scaturita dalle nostre file, dai Grandi-Russi. [...]

    Noi siamo pieni di un senso di orgoglio nazionale, e proprio per questa ragione noi odiamo particolarmente il nostro passato schiavista [...] Nessuno è colpevole di essere nato schiavo. Ma lo schiavo al quale non solo sono estranee le aspirazioni alla libertà, ma che giustifica e dipinge a colori rosei la sua schiavitù (che chiama, per esempio, "difesa della patria" dei grandi russi lo strangolamento della Polonia e dell'Ucraina), un tale schiavo è un lacchè e un bruto che desta un senso legittimo di sdegno, di disgusto e ripugnanza.
    » Sull'orgoglio nazionale dei Grandi-Russi, 1914

    Buona Pasqua a tutti,

    Lenin


    (L'agnello che toglie i peccati del mondo si chiama Sarmat.

    E non bela)



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  6. Auguri a tutti per una Pasqua di Resurrezione. Sapete quale.

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  7. … avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità…questo essere padroni di noi, del proprio Paese, del nostro Paese, della nostra Patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro Paese…” [P. CALAMANDREI, Discorso ai giovani sulla Costituzione].

    L’augurio a tutti di poter riprovare quella sensazione.

    Buona Pasqua

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  8. Buona Pasqua a tutti e un grazie speciale a 48 e ai suoi collaboratori per l'infaticabile e prezioso lavoro svolto qui con l'auspicio che anche il Nostro Paese dopo il "calvario e la croce" possa "risorgere".

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  9. Bellissimo post, grazie, e buona Pasqua a tutti noi.

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  10. E niente… tutto passa da qui…. Imho…. Questi sono gli ingredienti giusti ( buona Pasqua a tutti)

    Tuttavia, se la caduta del fascismo è "l'occasione"di instaurazione del nuovo potere costituente democratico, occorre una seria cultura storico-giuridica per comprendere quale fosse, in base al chiaro tenore dei lavori della Costituente, il modello antagonista effettivamente "sconfitto", individuabile come causa prima dello stesso avvento del fascismo,
    Questa indagine a ritroso rende ben chiare le ragioni per cui, come garanzie essenziali di preservazione della democrazia dal modello antagonista sconfitto, si misero al centro i diritti fondamentali di tipo "sociale" (cioè quelli che compongono il welfare), costruendo come inderogabile una forma di democrazia che previene e neutralizza i pericoli di ritorno del regime sconfitto e condannato dalla Storia.
    Si dà così vita ad una democrazia di valori dinamici che viene fondata sull'obbligo di attivazione delle istituzioni di "governo", per rendere effettivi i diritti stessi. Questo modo di essere - non meramente procedurale-elettivo- viene indicato, da Mortati stesso, come "forma necessitata" della democrazia contemporanea: ciò in quanto, affermatosi un concetto di democrazia rappresentativa degli interessi equiordinati di tutti i cittadini senza distinzione di classe sociale (sesso e credo religioso), la democrazia o "vive" in questo obbligo di attivazione, e quindi nella realtà di politiche pubbliche rispondenti ai diritti fondamentali (di cui il lavoro, serve forse ripeterlo, è il primo) o "non è".

    Il liberismo, a sua volta è, per definizione, uno schema diametralmente opposto alla democrazia "necessitata" accolta dalla nostra Costituzione.

    https://orizzonte48.blogspot.com/2014/03/lattacco-finale-del-liberismo-alle.html

    “… L’art. 3, secondo comma, costituisce la norma fondamentale della Costituzione. La può sovvertire tutta; essa può rovesciare tutte le norme giuridiche.
    Ha in comune con l’art. 49 la negazione del formalismo giuridico, è l’apertura di possibilità di interpretazione realistica del diritto; impone allo Stato di fare una serie di leggi per eliminare le disuguaglianze di fatto; se si facesse veramente questo, se si rendesse possibile a tutti i lavoratori l’effettiva partecipazione alla organizzazione politica ed economica, ci sarebbe una società socialista, non ci sarebbe più il capitalismo, lo stato di classe, non più una classe dominante e una dominata.
    Questo è diventato norma, LO STATO HA L’OBBLIGO DI FARE TUTTE LE LEGGI CHE SPINGONO IN QUESTA DIREZIONE, E LE LEGGI CHE VANNO CONTRO DI ESSA SONO INCOSTITUZIONALI. Questo articolo in un certo senso è la smentita di tutta la Costituzione; cioè se non si realizza l’uguaglianza di fatto, tutto il resto della Costituzione è falso (v. art. 3, v. art. 1).
    È UNA NORMA "EVERSIVA", è un’affermazione all’interno della Costituzione che la Costituzione è un inganno, perché afferma di garantire dei diritti che garantiti non sono e che saranno garantiti solo quando sarà realizzato l’art. 3.
    È quindi una norma fondamentale che nega il valore di tutte le altre e consente di dichiarare che il nostro paese non è democratico e che finché l’art. 3, secondo comma, non sarà realizzato, nulla è vero di ciò che è scritto nella Costituzione.
    È la base di articoli successivi: diritto allo studio, al lavoro, alla sanità, a un salario equo, ecc. Il nostro paese ha bisogno di una democrazia sostanziale…” [L. BASSO, L’esigenza di una democrazia sostanziale e la nuova Costituzione repubblicana, in Dal fascismo alla democrazia attraverso la Resistenza, Padova, Collegio universitario D. Nicola Mazza, 1975, 108-112].

    https://orizzonte48.blogspot.com/2017/11/luxemburg-gramsci-basso-e-caffe-la-via.html
    continua

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  11. "...la particolarità di una democrazia moderna, che, per essere tale "nella sostanza" - come faceva notare Mortati - necessitava un ordinamento lavoristico con una forte Stato sociale. Ovvero, si fondava l'intero ordinamento, con convergenza di tutte le forze politiche, sulla Sinistra economica: sinistra economica che propugna la necessità della giustizia sociale affinché la democrazia possa essere chiamata tale.

    I liberali - ovvero la destra economica - oltre alla "giustizia commutativa" storicamente non chiedono altro: anzi.
    Quindi, la domanda che sorge spontanea consiste in: « ma se tutti convergono sui caposaldi storici "socialisti", che legittimità e che spazio hanno nel panorama costituzionale le "istanze liberali"» (in democrazia "compiuta", beninteso, ndr.)?

    Risposta: tendenzialmente nessuna.

    I liberali alla Einaudi avrebbero dovuto difendere gli interessi di classe in una dialettica che avrebbe dovuto escludere la radicalità sostanziale della ideologia storica, risultata definitivamente screditata dalla crisi del '29 e dalla seconda guerra mondiale: avrebbero dato un eventuale contributo nel "come" raggiungere gli obiettivi.
    Non più "quali" obiettivi.

    Infatti, a differenza degli stati liberali "classici" come USA e UK, che avevano adottato le politiche keynesiane nel trentennio d'oro senza "obblighi costituzionali", smantellando tutto lo stato sociale in breve tempo e senza troppi problemi (Reagan e Thatcher), per l'Europa il vecchio ordine (a vertice USA) ha tenuto "un piede nella porta" con la Germania ordoliberista, e, tramite i trattati di libero scambio dipinti di rosso da Spinelli, Rossi e utili geni del caso, tramite il "vincolo esterno", ovvero il "balance of payment constraint", ovvero tramite SME ed euro, la classe dominante internazionale, con il capitale internazionale "vassallo" e per definizione collaborazionista, si sono avviati a "ricordarci la durezza del vivere".
    Perché la democrazia è tale se, e solo se, esiste lo Stato sociale con le sue protezioni. (v. Mortati).

    https://orizzonte48.blogspot.com/2015/10/la-comprensione-che-non-ce.html

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  12. FELICE PASQUALE

    svogliato e assopito mi risveglio e stamane, tardivamente, viene Pasqualino Felice ad unirsi agl'auguranti resilienti "nazionalisti" con "marginali" rimembranze relative all'orizzonte italico che si delinea nel bis-linguaggio del "libero" mercato:
    IL DETERIORATO, IL DETERIORE & I PREDONI
    forse una distinzione semantica nel DETERIORATO (NPL's) tra DEBITO e CREDITO dovrebbe essere considerata quando la "quantificazione" del DETERIORE (OTC DERIVATIVES) prezzata da servi "consulenti" e identificare i PREDONI (il "libero" MERCATO).
    Per tutto il resto c'è €uro e BCE.
    PUNTO



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