venerdì 16 marzo 2018

L'ECCEZIONE IMPERDONABILE ALLA PROVA POST-ELETTORALE: PILOTA AUTOMATICO E ADDENDUM BCE


sveglia-italia

1. Mentre si dipanano le ipotesi (mere) di trattative, possibili e impossibili, per la formazione di una maggioranza di governo in una situazione di terremoto elettorale (rispetto agli auspici  dell'UE=mercati), conviene ribadire quale sia lo scenario entro cui inevitabilmente si troveranno a muoversi le forze politiche. Che ne siano consapevoli o no; che intendano dare all'Italia una diversa collocazione, nell'interesse nazionale democratico, o no.

2. Lo scenario, dovrebbe essere chiaro, è quello della globalizzazione per via di trattati e regole di diritto internazionale che mirano esplicitamente a denazionalizzare l'azione dei governi, destrutturando de-fi-ni-ti-va-men-te gli Stati da enti generali retti da Costituzioni democratiche, - che indicano gli interessi sociali comunitari (cioè nazionali) da perseguire come priorità inderogabili-, a sub-holding che perseguono esclusivamente gli interessi di elites capitalistico-finanziarie cosmopolite (qui, p.8).
Per avere un preciso quadro storico-economico e geo-istituzionale di questa situazione odierna facciamo riferimento a due post che chiariscono il punto. Ne consigliamo la rilettura consecutiva per poter tenere sempre bene a mente lo scenario e i limiti di azione imposti alla "politica" interna italiana:

3. E' interessante notare come il grado di "cogenza", cioè di affermazione mediante varie forme di enforcement, di questo schema sovranazionale di de-sovranizzazione degli Stati democratici, operi ormai come pilota automatico (rammentiamo: una locuzione escogitata da Milton Friedman e solo poi ripresa, a posteriori, da Draghi), raggiungendo il suo più avanzato perfezionamento entro il quadro della costrizione €uropea (sì proprio "costrizione", non "costruzione"). 
Va assolutamente rammentato in tal senso, che l'esistenza del "pilota automatico" non significa che le regole rimangano costanti nel tempo: al contrario, significa che PRIMA DI TUTTO, si è automatizzato un meccanismo normativo che può produrre costantemente nuove regole super-primarie (cioè che pretendono di elevarsi al di sopra delle Costituzioni), al di fuori di qualsiasi parvenza di emanazione rappresentativo-parlamentare (nazionale o pseudo-europea che sia), e ancor più, proprio per l'affermazione della soft law come fonte privilegiata (qui, pp.2-3), al di fuori di qualsiasi parvenza della Rule of Law correttamente intesa (che i trattati europei sono geneticamente volti a forzare in una incessante opera autocreativa di diritto e di desovranizzazione privatizzante).
Lo stesso Kelsen, non a caso, indicava l'essenza fenomenologica della Costituzione nello stabilire la norma sulla normazione (o fonte sulle fonti), cioè nell'attribuzione ad un soggetto predeterminato del potere-competenza a dettare le norme giuridicamente vincolanti e gerarchicamente superiori: il che definisce anche la titolarità effettiva della stessa sovranità.

4. Perciò, proprio mentre partiti e massime istituzioni italiane, sono alle prese con quello che dovrebbe essere il momento di maggior delicatezza nella determinazione democratica dell'indirizzo politico, entra in vigore l'Addendum della BCE sui nuovi criteri di svalutazione dei crediti deteriorati. Come avevamo puntualmente anticipato (alla faccia della presa in giro delle "consultazioni"), sulla scontata adozione di una disciplina che mettesse sulla griglia specialmente (se non solo) l'Ital-tacchino, le svalutazioni, e quindi le conseguenti esigenze di ricapitalizzazione, operano anche "anche su npl derivanti da crediti già erogati". 
Certo, poi si gioca sulle tortuose definizioni e postille contenute nell'Addendum per limitare il previsto impatto patrimoniale; ma si tratta di pie illusioni, considerate sia le obbligate riclassificazioni come NPL dei vasti debiti preesistenti unlikely to pay, che le diffusissime rinegoziazioni "novative" di vecchi crediti in sofferenza, con centinaia di migliaia di debitori in difficoltà, che inevitabilmente allargheranno, entro pochi mesi, l'ambito della discrezionalità assoluta che la vigilanza BCE si è riservata.
E questo, specialmente, se il "lo vuole l'€uropa" porterà, in un crescendo di minacciati o reali "stati di eccezione", alle manovre schiacciasassi di "austerità espansiva" che l'€uropa ci vuole imporre al più presto per ridurre il debito pubblico (aumentandolo puntualmente in rapporto al PIL) e, quindi, alla "vivace" ripresa di insolvenze di imprese e famiglie determinate dal consolidamento fiscale e dall'inevitabile inasprirsi del credit crunch.

5. Le ragioni per cui questi abitini (o camicie di forza) su misura per l'Italia sono entusiasticamente confezionati dalle potenze dominanti del processo europeistico (con la fondamentale compartecipazione delle nostre elites del Quarto Partito), vanno fatte risalire alla intollerabile efficienza del nostro modello socio-economico costituzionale nel garantire, nel dopoguerra (pur con alterne vicende, tipiche di tutto il "trentennio d'oro"), la crescita e l'importanza della nostra economia. 

5.1. Ci aveva in proposito rammentato Arturo (che traduco):
Lato economico: europeismo “antirestrizionista” = neoliberismo (Caffè, 1945).
Lato politico: scaricare la colpa del conflitto sulla comunità sotto attacco, perché resiste o potrebbe resistere, è un espediente vecchio quanto l’imperialismo: diciamo dal dialogo dei Meli e degli Ateniesi in poi.
In ogni caso, commentando lo scritto di Keynes riportato nel post, Skidelsky osserva ("Keynes. The Return of the Master", Penguin, Londra, 2010, s.p.) che l'idea che la ‘globalizzazione’ possa condurre alla guerra, e che la "national self-sufficiency" alla pace, costituitiva naturalmente un completo ribaltamento dell'insegnamento tradizionale”; tuttavia, aggiungendo la citazione di questo passo, conclude che “Keynes era a favore di un internazionalismo qualificato”. 
Dico, ove mai qualcuno avesse avuto il sospetto che si debba “scegliere” fra l'art. 4 Cost. (cioè diritto al lavoro inteso dai Costituenti come obbligo del perseguimento di politiche effettive di piena occupazione) e l'art.11 Cost. (cioè adesione italiana alle organizzazioni internazionali solo per promuovere la pace e la giustizia tra le Nazioni e in rigorose condizioni di parità con gli altri Stati). 

5.2. Sicchè,  risulta poi importante precisare: 
Ma a leggersi, ad es;, "La nascita dell'economia europea" di Eichengreen, se ne ricava che la scelta tra l'art.4 e l'art.11, fu invece fatta ab initio: si intese (almeno nella visione del nostro) la piena occupazione esattamente come quello spettro di cui Caffè parla in via di prevenzione (inascoltato), e l'apertura delle economie come garanzia di pace, nel senso di superamento delle ragioni di diffidenza francese nei confronti della Germania e del Regno Unito nei confronti di...tutti (significativa l'imposizione USA della convertibilità delle riserve, da cui la mitigazione obbligata del Piano Marshall).

Al di là della reinterpretazione neo-classica del trentennio d'oro, - e noi sappiamo quanto il Quarto Partito pesasse, proprio in Italia- la verità che è l'art.4 sul "diritto al lavoro", fu inteso da subito in senso "enfatico" - come ci ha ricordato Francesco nell'analisi storica delle decisioni della Corte costituzionale-, e la cooperazione economica =pace, (soltanto) come apertura progressiva dei mercati.

Si può però dire che in Italia si verificò un'anomalia: l'industria pubblica funzionò molto meglio di quanto i modelli di crescita US-imported prevedessero e sviluppò competitività, ricerca e innovazione contro ogni di ESSI logica (qui, pp.4-5, cioè Caffè e De Cecco).
E, inoltre, consentì una ragionevole stabilizzazione salariale verso "l'alto", che faceva crescere domanda interna e investimenti dei privati "incubando" la vitalità produttiva delle PMI italiane (qui, v. Addendum).

Insomma, l'Italia, proprio l'Italia, era un'eccezione imperdonabile, perché dimostrava che, nonostante le interpretazioni di art.4 e art.11, la connessione di tali previsioni (ben chiara ai Costituenti) con il resto della Costituzione economica, operasse nel senso della crescita.
E non ci sarà mai più perdonato..."

6. Questa situazione gravissima, direttamente discendente dal pilota automatico e dalla €-fonte sulle fonti che ha GIA' desovranizzato la Repubblica italiana fondata sul lavoro, incombe come una spada di Damocle, lasciata lì, con nonchalance, a costante memento sui partiti affaccendati in complesse trattative: ma sia chiaro, ci dice l'€uropa, lo sceriffo è sempre lo stesso. Qualunque cosa possiate concepire, "la guerra continua". 
Le riforme strutturali, cioè la distruzione del welfare e della tutela del lavoro, proseguiranno perché non avete scelta. 
E il vero problema è che la schiacciante maggioranza delle forze politiche o non se ne vuole rendere conto, o, addirittura, è d'accordo. Peraltro d'accordo, in modo bipartisan (o multipartisan).

19 commenti:

  1. Devo dire che leggendo la parte finale del post (e non solo)…. mi è venuto in mente questo:

    “Uomini decisamente di altri tempi.”

    Francesco Maimone29 giugno 2017 15:52

    Ormai, caro Bazaar, hanno tutti il cervello devastato da minchiate; nella migliore delle ipotesi sono dei buffoni da operetta. Nulla a che vedere con i nostri Costituenti che in Assemblea lavorarono in armonia, avendo di mira esclusivamente l’interesse del Popolo, come ci racconta un emozionato Basso (sempre lui), allorché in un suo intervento spiegava il rapporto tra Resistenza e Costituzione:

    “… è rimasta una profonda volontà democratica e uno spirito unitario che ha affratellato in un primo momento i partiti: sarebbe stato difficile, almeno ai grandi partiti di massa, non tenere conto che erano stati loro i partiti della Resistenza, che comunisti, socialisti, democristiani avevano combattuto assieme per queste stesse idee generali. Che qualcuno si richiamasse, come il mio amico La Pira, a qualche realtà trascendente, non aveva nessuna importanza: avevamo però combattuto insieme per un certo tipo nuovo di Italia. Fu questo, secondo me, il cemento che unì almeno i tre grandi partiti di massa…

    Insieme abbiamo elaborato la Costituzione, e io ho conservato un ricordo vivissimo della prima sottocommissione della commissione dei settantacinque, dove socialisti, comunisti e democristiani abbiamo insieme steso la prima parte della carta fondamentale. Insieme con me e con i miei colleghi socialisti c’erano i comunisti Togliatti e Concetto Marchesi, fra i democristiani c’erano La Pira, Dossetti e Aldo Moro, allora giovanissimo, c’era Corsanego che era un uomo di alto valore, c’era Tupini, presidente della prima sottocommissione.

    E noi potemmo lavorare, come ha ricordato La Pira, IN COMUNIONE DI SPIRITI perché su molte cose, non su tutte (l’art. 7 sta a testimoniare i nostri dissensi), eravamo d’accordo: INNANZI TUTTO SUL FATTO CHE AL CENTRO DELLA COSTITUZIONE, AL CENTRO DELLA VITA DELLA REPUBBLICA, AL CENTRO DELLA DEMOCRAZIA, CI DOVESSE ESSERE L’UOMO, il valore dell’uomo, ma non l’uomo isolato, non l’uomo singolo nell’individualismo settecentesco e ottocentesco, l’individuo contrapposto alla collettività, l’uomo nel senso liberale della parola, MA L’UOMO COME ESSERE SOCIALE, l’uomo come membro della collettività, quindi l’uomo come centro di rapporti umani. Questo credo sia stato l’elemento fondamentale che ci ha unito e ci ha permesso molte volte di andare avanti anche abbastanza rapidamente.

    Forse La Pira ricorderà, come al di fuori delle sedute ufficiali (di cui gli storici della Costituzione trovano traccia non nei verbali stenografici, che non esistono, ma nei verbali sommari che esistono e che però non sono esattissimi: io l’ho constatato per quanto mi riguarda), ci si riuniva anche in riunioni private in cui c’erano i tre professori della DC, La Pira, Dossetti e Moro, c’ero io per il PSI e c’era Togliatti per il PCI… Quindi I TRE PARTITI LAVORARONO VERAMENTE IN UNO SPIRITO DI FRATERNITÀ, DI UNITÀ…” [L. BASSO, Interventi in Stato e Costituzione. Atti del Convegno organizzato dal Comune di Alessandria, a cura di F. Livorsi, Venezia, Marsilio, 1977, 65-70]. Uomini decisamente di altri tempi.

    https://orizzonte48.blogspot.com/2017/06/res-publica-delenda-est-tra-emergenze.html?showComment=1498744335240#c609675408528578974

    p.s. da leggere tutti i commenti di Francesco.

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  2. Buongiorno 48, solo un commento sulla soft law: essa è necessaria proprio a causa della indeterminatezza o incomprensibilità della law ed è spesso chiesta dagli stessi destinatari, che preferiscono avere una guida, piuttosto che rimanere nell'ambiguita'. L'organo "tecnico" che la emana, di solito non la inventa con un atto di puro volontarismo, ma dopo aver osservato la realtà è apprezzato i fenomeni rilevanti. Può ovviamente sbagliare, ma non sempre e non su tutto, poiché, appunto, si presume abbia una competenza tecnica. Inoltre, con la soft law il tecnico si auto vincola proprio in quegli ambiti in cui la discrezionalità 'caso per caso' sarebbe altrimenti amplissima. Purtroppo il legislatore, di qualunque livello, ha abdicato alla sua funzione di composizione degli interessi, per mancanza di autorevolezza. Alle autorità tecniche non resta che fare come il pretore dell'antica Roma, che ogni anno pubblicava i suoi orientamenti all'inizio del suo "mandato", così che i cittadini sapessero cosa aspettarsi. Purtroppo, lo fanno meno spesso di quanto sarebbe necessario.

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    1. Lei, con ogni evidenza interviene, anzitutto senza conoscere il discorso del sviluppato sul blog, ma anche con una preoccupante tendenza all'accettazione di una vulgata della soft law, e della regolazione "tecnica", che è piuttosto ingannevole e del tutto irrealistica (nono può peraltro escludersi che operatori coinvolti in tali processi a livello esecutivo nazionale siano in "buona fede", perché non coscienti, per noti problemi di frame culturale, dell'intero fenomeno e delle sue reali finalità).

      Stiamo naturalmente parlando delle varie fonti delle istituzioni UE, che peraltro costituisce la predeterminazione quasi totalitaria del quadro normativo italiano.

      Comunque, nel post, sull'argomento, c'è un link: e nei commenti al post relativo c'è anche un interessante approfondimento. Da ciò consiglio di partire per tentare di rendersi conto delle problematiche che dalla soft law portano all'autoorganizzazione, volutamente opaca, di interessi privati certamente non nazionali, che assurgono a poteri de facto che svuotano l'intero processo decisionale democratico previsto dalla nostra Costituzione.

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    2. Grazie per la risposta. Io concordo con lei sulla "desovranizzazione" dello stato e lo svuotamento del processo democratico che conduce all'emanazione delle leggi, con la conseguente proliferazione di centri di produzione normativa, privi di responsabilità politica. Volevo solo aggiungere, anzi avendo letto le precedenti riflessioni su questo blog confermare, che il processo di proliferazione è necessitato perché rimane, e deve essere in qualche modo soddisfatta, l'esigenza di fare chiarezza nell'inestricabile groviglio di norme apparentemente insensate ed inapplicabili (peggio: applicabili solo ai nemici) che ci avviluppa. Nella mia esperienza, la soft law serve a questo. Non sempre vi si riesce, o vi si riesce bene, anche perché il limite rappresentato all'assenza di legittimazione politica le assicuro che pesa e gli stessi interessi che hanno condotto al groviglio combattono ferocemente per mantenerlo irrisolto.

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    3. Da questa replica desumo una certa incomprensione del fenomeno della soft law e dei presupposti e finalità che persegue.

      Basti dire che essa è tale in quanto (come nel caso dell'Addendum) "norma", cioè detta regole aventi carattere di principio o di concetto indeterminato (frammiste a incoerenti previsioni dettagliatamente e ASISTEMATICAMENTE autoapplicative), in assenza di previgenti disposizioni univoche di fonte superiore relative all'oggetto o addirittura alla materia, o, comunque, in assenza di una fonte tipica e in sè "perfecta" (trattandosi di fonti europee, risulta praticamente inutile fare sottili distinzioni, che implicano una civiltà giuridica che è stata deliberatamente smembrata).

      Quello a cui lei fa riferimento pare più esattamente assimilabile al diverso fenomeno delle "circolari", atto polifunzionale che deriva il suo nomen più dalla struttura dell'organizzazione in cui si inserisce (tendenzialmente decentrata su basi territoriali e per garantire l'uniformità applicativa) che dal contenuto (appunto polifunzionale e astrattamente atipico)
      .
      In particolare pare attagliarsi alle circolari "interpretative", che, - data la commistione nelle fonti europee di norme perfectae e vero e proprio soft law-, trasmodano frequentemente in una funzione suppletiva.
      Cioè di fonte regolamentare vera e propria, anche in assenza dell'indispensabile fondamento e tipizzazione in una norma primaria.

      In ogni modo, disposizioni dichiarative-interpretative e, più ancora, regolamentari (applicativo-esecutive e in ogni caso giustificate da fonti superiori oscure, ma pretesamente auto-applicative), pur in assenza di vero fondamento nella legge che preveda direttamente tali momenti regolamentari e/o chiarificatori, una volta che tali esigenze siano trasposte nelle strutture "autonome" a legittimazione tecnica (parlare di indipendenza è spesso fuorviante, tanto più che persino la natura pubblicistica di tali entità è spesso dubbia), assumono i "nomina" di determinazioni o deliberazioni.

      In tali sempre più frequenti evenienze, tali determinazioni vengono giustificate con letture largheggianti e benevole di previsioni generali sulle attribuzioni di tali strutture.

      Ma non differiscono dalle "antiche" circolari, pur quando la sovrana confusione concettual-giuridica che regna ormai nei vari uffici, le fa adottare seguendo il procedimento principale, "base di riferimento", dell'ente "tecnico".

      Il che segna, peraltro, una grave scissione/disfunzione della tipicità legale, rispetto all'insegnamento di Giannini per cui, "in principio era la funzione", onde a ogni funzione-cura diinteresse pubblico specifico, tipizzato in una diversa "competenza" legalmente predeterminata, debba corrispondere un diverso procedimento "tipico" e, quindi, un diverso e altrettanto tipico atto costitutivo dell'effetto finale indicato dalla legge primaria che prevede il tutto.

      In conclusione: consiglio vivamente di rileggersi il post linkato e i commenti di approfondimento sulla questione della soft law.

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    4. Grazie ancora. Anche, molto pragmaticamente, per i molteplici spunti che offre questo blog alle mie riflessioni "professionali": cercherò di uscire dal recinto, avvalendomi delle elaborazioni che qui vedo sviluppate.
      Ho presente il tema che lei solleva della tipicità della funzione e dell'atto conseguente. Che viene utilizzato, proprio all'interno dell'amministrazione pubblica, nel discutere sulla possibilità di formare e pubblicare atti a carattere generale (convengo, di natura atipica) con i quali si vorrebbero rendere trasparenti i criteri utilizzati nello svolgimento dell'attività, esplicitare i comportamenti attesi dai destinatari e dare indicazioni su condotte giudicate sicuramente conformi alle norme.
      In questo dibattito, ma questa è una mia personale convinzione, giocano un ruolo non irrilevante quegli interessi che prima sono riusciti a paralizzare il legislatore e, poi, ed in conseguenza del prima, intendono paralizzare anche la funzione amministrativa.
      La pubblica amministrazione, infatti, prigioniera della barbarie giuridica, non potrebbe che navigare a vista, abbandonare ogni aspirazione ad assicurare la prevedibilità dei propri atti, soggiacere (e con fondamento) al rischio di successivo annullamento dei propri provvedimenti, barcamenarsi fra l'omissione e l'abuso di potere e, quindi, in una parola, fatalmente, scegliere l'inattività.
      Insomma, la soft law talvolta è uno strumento con cui si risponde ad una sfida.
      Infine, e poi smetto di tediare, spendo una parola sul famigerato addendum Bce. Faccio una domanda retorica, ovviamente, come tutte le domande: ma veramente qualcuno ha creduto che potesse essere senza conseguenze l'ingresso in un'unione bancaria in cui il peggiore dei competitori europei registrava un'incidenza di npl su impieghi infinitamente più bassa rispetto al migliore dei nostri? Non c'è bisogno di molta immaginazione, né di molta tecnica,!per prevedere l'orientamento della vigilanza bce.
      C'e' un disegno ideologico precedente, come qui giustamente osservate, solo che le attuali conseguenze fanno un po venire in mente il noto fenomeno dell'eterogenesi dei fini.

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  3. "Si può però dire che in Italia si verificò un'anomalia: l'industria pubblica funzionò molto meglio di quanto i modelli di crescita US-imported prevedessero e sviluppò competitività, ricerca e innovazione
    ... e, inoltre, consentì una ragionevole stabilizzazione salariale verso "l'alto", che faceva crescere domanda interna e investimenti dei privati "incubando" la vitalità produttiva delle PMI italiane."

    Aggiungerei solo che oltre all'industria pubblica occorre sempre rammentare il ruolo centrale delle banche pubbliche.

    Ogni tanto infatti vengono riscoperte molte ovvietà in economia, come l'acqua calda e l'acqua tiepida.

    Acqua calda: senza deficit non c'è crescita.
    https://www.zerohedge.com/news/2018-03-16/us-economy-really-growing

    Acqua tiepida: la moneta è endogena (vedi fallimento epocale del QE). Non serve che la BCE aumenti del 2% circa all'anno la massa monetaria (in tempi normali) per la crescita, serve la spesa pubblica a deficit.

    Se un "errore" possiamo addebitare ai nostri costituenti è stato quello di aver sottovalutato le forze della "contro-rivoluzione" e che quindi si sia poi realizzato, nonostante il trentennio d'oro, lo scenario criticato da Lenin in "The Happening to the King of Portugal" (https://www.marxists.org/archive/lenin/works/1908/feb/19c.htm).

    "For our part, we will merely add that we regret one thing — that the Republican movement in Portugal did not settle accounts with all the adventurers in a sufficiently resolute and open manner. We regret that in the happening to the king of Portugal there is still clearly visible the element of conspiratorial, i.e., impotent, terror, one that essentially fails to achieve its purpose and falls short of that genuine, popular, truly regenerative terror for which the Great French Revolution became famous. Possibly the republican movement in Portugal will mount still higher. The sympathy of the socialist proletariat will always be on the side of the Republicans against the monarchy. But what they have succeeded in doing so far in Portugal is only to frighten the monarchy by the assassination of two monarchs, but not to destroy it.
    ...
    The experience of our counter-revolution has shown that a struggle for freedom which does not affect the monarchy is no struggle at all, but petty-bourgeois cowardice and flabbiness or down right deception of the people by the careerists of bourgeois parliamentarism."

    Saltando ad oggi, con il risultato delle elezioni si è per ora solo leggermente impaurito il 're del Portogallo'.

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    1. Non solo lo si è impaurito solo leggermente (come attesta l'intensificazione pro-€uropa dello spin televisivo a reti unificate), ma, come forse ricorderai, abbiamo più volte sottolineato il quasi ingenuo ottimismo dei Costituenti nel pensare che fosse impossibile una ripetizionne su larga scala degli eventi che li avevano indotti a delle scelte non equivocabili.
      Tuttavia, come ci rivelano i fatti, non abbastanza a prova delle forze della reazione del "domani", come appunto disse Ghidini (v. "La Costituzione nella palude").

      Peraltro, sulla correzione dei "bugs" obiettivamente presenti in Costituzione, abbiamo esposto le linee di intervento di massima in un apposito post, cui seguì un interessante dibattito...

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    2. Già:

      L'osservazione che precede non è affatto un giudizio politico, ma un sillogismo giuridico-costituzionale che discende direttamente dalle parole dei migliori giuristi che, (appunto, consapevolmente), fissarono certi principi inderogabili e pensarono che non sarebbe stato possibile, sul piano dell'azione politica delle future "forze regressive" (così esplicitamente Ghidini in sede costituente), arrivare a disapplicarli e modificarli.

      Lo stesso Ghidini aveva enunciato (qui, p.4) un principio "precauzionale":

      "Noi abbiamo il dovere di immaginare anche il peggio, anzi le leggi son fatte in previsione del peggio, perché se le cose dovessero sempre andare nel migliore dei modi, sarebbe perfettamente inutile che ci fossero dei codici e si formassero delle leggi. Ora, fate l'ipotesi che la nostra rappresentanza fosse completamente eliminata e sedessero in questa Camera solo rappresentanti della Nazione aventi un orientamento politico regressivo, e volessero formare una legge la quale contrastasse questi diritti al lavoro, li limitasse, o li annullasse. La Corte costituzionale dovrebbe dichiarare l'incostituzionalità di questa legge".

      https://orizzonte48.blogspot.com/2017/10/lipotesi-calamandrei-la-prossima.html

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  4. Peccato mortale dell’industria pubblica fu, tra l’altro, il c.d. “sganciamento”. E non è difficile capire perché.

    Dopo aver discusso alcuni problemi del settore (per esempio la questione della “mobilità della frontiera”), non privi di sostanza ma enfatizzati a scopo strumentale, Caffè osservava: “Che, di fronte a questo grumo di problemi, in larga parte di natura istituzionale e ancora suscettibili di proficue correzioni, si continui, di tanto in tanto, a prospettare come desiderabile la riunificazione dell’associazionismo sindacale pubblico e privato potrebbe sembrare singolare, se ciò non richiamasse alla mente l’opposizione vigorosa a suo tempo espressa dall’Einaudi allo “sganciamento”, come a suo tempo venne definita in gergo la costituzione di un associazionismo sindacale distinto da parte delle imprese a partecipazione statale. E’ un’attestazione ulteriore, pur minima, dell’influenza di una eredità intellettuale che appare oggi anacronistica in un paese come il nostro che, pur tra contrasti, sperequazioni e disarmonie, presenta una indubbia maturazione nella consapevolezza della sua società civile.” (Lezioni di politica economica, a cura di N. Acocella, Bollati Boringhieri, Torino, 1990, pag. 407).

    La conclusione risulta troppo ottimistica, ma il processo di “normalizzazione” ha richiesto in effetti il salto di qualità rappresentato della distruzione dei canali di mediazione politica, cioè dei partiti di massa.

    Lo riconoscono con compiacimento fonti leuropee: “Reforming public finances required a fundamental transformation of the Italian state. Starting with the referendum on electoral laws in June 1991, followed by the juridical prosecutions of mani pulite in February 1992, within days of the signing of the Maastricht Treaty, a political crisis broke open. It destroyed the established party system and ultimately brought Italy back on track to the economic and political equilibrium of Europe. […] Clientism was replaced by expertism and ‘technical governments’, often staffed by the Banca d’Italia – one of the few Italian institutions with a high reputation. Prime Ministers Carlo Azeglio Ciampi and Lamberto Dini both were previously Governors of the central bank. Both were aware of Italy’s need to join Europe’s stability culture. Ciampi had personally followed the work of the Giscard–Schmidt Committee since he had hosted one of their meetings at the Banca d’Italia in 1987. He also attended several meetings of the AMUE in Rome and in Paris.” (S. Collignon, D. Schwarzer, Private Sector Involvement in the Euro, Routledge, London-N.Y., pag. 2003, pag. 174).

    Dal clientelismo alla banca centrale: piccolo promemoria in vista delle prossime battaglie “anticasta”.

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    1. « Clientism was replaced by expertism and ‘technical governments’, often staffed by the Banca d’Italia »

      Il clientelismo è stato sostituito dall'espertologia tecno-pop. Che culo.

      Dal liberalese:

      clientelismo ==> impegno dei partiti a rappresentare gli interessi degli elettori indipendentemente dal censo

      governo tecnico delle banche centrali indipendenti ==> impegno dei tecnici di rappresentare gli interessi in funzione del censo, ovvero porre in essere politiche volte alla cultura della deflazione di redditieri, grandi speculatori ed industria delle armi.

      espertologo ==> serioso individuo che, in nome dell'esoterismo tecnocratico, produce analisi per milioni di alienati senza sapere di checcazzo parla. Sinonimo di giornalista, cameriere, scimmia ammaestrata e lecca-lecca.

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    2. @Bazaar
      Questo spiegherebbe un apparente paradosso: i ministri di un governo espresso da una maggioranza uscita distrutta dalle elezioni che continuano a riempire i media e a parlare da vincitori. In realtà parlano da padroni. I partiti sarebbero diventati dei taxi mentre i tecnocrati restano comunque i soli passeggeri paganti in città e la destinazione la scelgono comunque e sempre loro.
      Ne sono convinti e, finché dura, hanno ragione. In genere niente dura per sempre, ma "questa volta è diverso" e i tecnocrati lo sanno. Come no.

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  5. "Insomma, l'Italia, proprio l'Italia, era un'eccezione imperdonabile, perché dimostrava che, nonostante le interpretazioni di art.4 e art.11, la connessione di tali previsioni (ben chiara ai Costituenti) con il resto della Costituzione economica, operasse nel senso della crescita.
    E non ci sarà mai più perdonato..."

    Suggerisco a chi non avesse ancora visto, la magnifica intervista di byoblu a Gero Grassi, presidente della commissione d'inchiesta su Moro (unico PD valido, e per questo non ricandidato...)

    https://www.youtube.com/watch?v=lN1Na42Pyqo&t=10s

    In riferimento al frammento citato, pare evidente come l'Italietta della lira e delle partecipazioni statali fosse giunta, alla fine dei "terribili" (per €ssi) anni Settanta all'apogeo del benessere e della potenza industriale. Uccidere Moro, come Mattei, è stato propiziale a cambiamenti devastanti, iniziati proprio in quell'anno fatale (come il suo gemello 1992).

    Secondo Cossiga il principale teorico della fermezza (ossia della condanna a morte di Moro) era il partito...di Repubblica. Ah Eugenio, quanto avea ragione Calvino!

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  6. « Come i nostri antenati hanno giustamente detto, un popolo codardo non ha nazione. […] Abbiamo sempre combattuto e alla fine abbiamo sempre vinto. Abbiamo rimandato a casa il Sultano e i suoi giannizzeri, abbiamo espulso l’imperatore asburgico e i suoi soldati, i sovietici e i loro compagni, e ora stiamo per espellere George Soros e le sue reti. Gli chiediamo di tornarsene negli USA e badare a loro! » Tornando al tema dell’immigrazione, Viktor Orbán spiegava che basta un solo errore: « se la diga crolla e l’acqua scorre », diceva, « la conquista culturale diverrà irreversibile ». In conclusione, il Primo Ministro ungherese rivolse un appello ai giovani sull’importanza di avere una patria. « Caro giovane ungherese, la Patria ha bisogno di te, vieni ed unisciti a noi nella nostra lotta in modo che quando avrai bisogno della patria ne avrai ancora una » Orban (per gli Antifa sorosiani sarebbe fascioleghista e rossobruno)

    Per un patriota il cosmopolitismo è codardia e, lo sradicamente apolide, una sopraffazione volta all'annientamento.

    La libertà e l'identità personale necessitano esizialmente il sentimento nazionale.


    (La personalità storica, poi, non può essere monopolio dinastico; le élite manipolano a piacimento la Storia per giustificare l'ingiustificabile, santificare l'irrazionale e alienare persino se stesse facendosi ritrarre per ciò che non sono mai state.
    Il collaborazionismo inizia con l'asservimento a ciò che è in principio altro dallo spirito dell'Uomo)

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    1. "La libertà e l'identità personale necessitano esizialmente il sentimento nazionale."

      E' esattamente quello che ha salvato la Russia.

      Grazie al traduttore di Google (che è ‘il male’, in quanto fa ottime pentole ma niente coperchi...) è oggi possibile leggere direttamente i blog russi tradotti in inglese (scelta che fornisce i migliori risultati).

      Mi sono imbattuto in un breve articolo di un tal "VL Khramov, captain of the 1st rank in retirement, during the period from 1991 to 1997, deputy commissioner of the Naval Missile and Artillery Armament Department".

      L'articolo fornisce un (a mio giudizio) interessantissimo punto di vista sul come sia collassata l'Unione Sovietica e su come sia miracolosamente riuscita a sopravvivere l'industria di stato degli armamenti.

      Di seguito provo a sintetizzare (l'articolo può essere letto integralmente accedendo al blog di Nikolai Starikov).

      "It seems that the most modern types of weapons, announced on the first day of spring by Vladimir Putin in his message to the Federal Assembly, are far from bluffing, as I am convinced by personal experience. The matter is that in the period from 1981 to 1987, I was the leading military spokesman at the main factory of the experimental SLBM R-29RMU (its further modifications were Sineva and Liner) and spent most of the time in profile research institutes, KB , at related enterprises, test benches and test sites, in which, often, various military projects intersected quite visibly."

      "Thus, in the military part of the message of our President there is nothing that can cause surprise or mistrust of a sufficiently sophisticated person - we are talking about recognizable, but already "brought or brought to mind" old Soviet projects."

      "In those years, the importance of preserving military and state secrets was given great importance, so no one was talking too much. And, perhaps, in the narrow circles of people who absolutely trusted each other in the form of half-grouses, a certain minimum information circulated that allows us to draw independent conclusions about our highest scientific and technological achievements, including in the related branches of the Soviet military-industrial complex."

      "Indeed, the Soviet Union did not disintegrate spontaneously - it did not have objective reasons and prerequisites. Problems with us, of course, arose, but they were resolved in the working order. The myth of the so-called "oil needle" on which the USSR supposedly sat, has nothing to do with reality-it's just an "excuse" of those who by their consistent actions led the Soviet economy into a non-working state and, thereby, disorganized our homeland from within. On the eve of its sudden destruction, the USSR had all the material, scientific, production, raw materials and other resources necessary for its further existence and development." (1 di 3)

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    2. (2 di 3)
      "The main difference between our vast and cold Russia from the countries of the so-called West is the increased energy cost of our labor, which automatically raises the cost price of any goods and services produced by us. In the conditions of the open capitalist market, this feature objectively leads to the uncompetitiveness of our goods and the subsequent degradation of the state economy."

      "The basis of any economy is not money, as such, but, above all, the availability of capable labor resources, with the hands of which all material goods (goods and services) are directly created and the state's capacity to materially or otherwise motivate their creative activity. And all this we had.
      The "backbone" of the planned Soviet economy, protected from external competition, was a two-contour monetary system, independent of external influences, in which two types of money were applied: cash and non-cash rubles."

      "Cash rubles made all payments to individuals (salaries, pensions, etc.), and their number in circulation in a certain way corresponded to the total price of state-provided consumer goods and services.
      In non-cash rubles, state planning, lending and mutual settlements of legal entities were carried out.
      The basic conditions for the functioning of this monetary system were:
      • the existence of a state monopoly on foreign trade (a mechanism to protect against external competition and one of the regulators of the volume of consumer goods and services);
      • impossibility of converting non-cash rubles into cash rubles (regulator of the number of cash in circulation)."

      "The destruction of the Soviet economy began in 1985, immediately after Gorbachev came to power. As a result of the "anti-alcohol campaign" that was launched by him, the production and sale of alcoholic beverages was sharply reduced, thereby reducing the total price of consumer goods by the amount of "underexposed" vodka, which (with the same amount of cash rubles paid to the population) led to the imbalance of economic mechanisms and development inflationary processes."

      [Difficile non pensare all’analogia distruttiva della campagna anti-alcool in Russia con lo smantellamento dell’industria pubblica e la privatizzazione del sistema bancario in Italia!]

      "Next, in 1987, Gorbachevites destroyed the basic conditions for the functioning of the Soviet economy: the State Enterprise (Unification) Law abolished the state monopoly on foreign trade and allowed the conversion of non-cash rubles into cash. Thus, the Soviet economy was deliberately brought to a non-operational state, after which the process of its self-destruction began."

      "Arms reductions and the so-called "conversion" began, resulting in the blunt redeployment of high-tech defense enterprises to produce primitive consumer goods. At the same time, a large-scale campaign was launched to discredit the Soviet way of life and basic moral values. The above-mentioned processes culminated in 1991 with a coup d'etat and a change in the socio-political system."

      "Further, "wild capitalist relations" characteristic of the period of the initial accumulation of capital began to develop in the country, which further aggravated the process of technological and personnel degradation of enterprises and organizations of the defense complex that began as early as the Gorbachev era of arms reduction and "pan-conversion". In connection with the suspension and breakdown of many strategic industries, the professional continuity has been interrupted, a huge layer of production experience has been lost and individual links of the earlier technological chains have been destroyed."

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    3. (3 di 3)
      "The mechanisms used to control and ensure the quality of development and serial production of high-technology weapons have also proved incapable."

      "Thus, in conditions when some of the elements of this system were dismantled, and some were changed, it ceased to operate "automatically" and the defense industries actually went into situational manual control mode. To implement it at various levels became, often, convinced "commercial" people, confined only to extracting profits and not sufficiently representing the technical essence and possible consequences of their decisions."

      "The system of socio-economic relations, imposed on the Soviet people by the actions of the "Gorbachev" leadership (which naturally ended in the 1991 coup d'état) does not radically correspond to our climatic, geographical and other characteristics. In connection with this circumstance, almost all industries (except for export-raw materials), including machine building, were put into non-working condition, which, it seems, still continue to function only at the expense of state injections from oil and gas revenues."

      "Classical capitalism and an open domestic market are disastrous for our country, so we need to restore the basic elements that were destroyed by the "Gorbachevites" of the Soviet economic system. And it seems necessary to begin with the restoration of the state monopoly on foreign trade, the introduction of independent domestic currency from the dollar exchange rate and the unification of the former Soviet people on the basis of general ideas of justice, common interests and common security under a common "nuclear missile umbrella"."

      Ed ora il punto cruciale (chi ha salvato la Russia):

      "It seems that somewhere around the end of the zero years the sense of self-preservation awoke in the country's top leadership and the surviving specialists of the Soviet "defense industry" were called to the banner of the Russian military-industrial complex. They had sufficient (Soviet) engineering and technological experience (at the time of the collapse of the USSR they were 30-40 years old).
      It was after this that some qualitative changes began in Russia that caused (outwardly subtle) processes of gradual resuscitation of the former Soviet military-industrial complex. The points of crystallization of this process, of course, were defense enterprises and cooperatives that managed to survive in those most difficult conditions due to the execution of foreign (export) orders."

      ‘The sense of self-preservation awoke in the country's top leadership’: è quello che sta lentamente avvenendo anche in Italia (è quello che spesso ci ripete Alberto). Solo che da noi il processo sta avvenendo con molto ritardo ed il peso maggiore della rinascita viene a gravare sulle non più vigorose spalle dei 50-70 enni che chiamerò per comodità gli “anti-Calenda” (cioè quelli che gravitano intorno ai blog che sappiamo e che ancora hanno memoria del trentennio d’oro).

      La nostra finestra di opportunità è arrivata: ora o chissà quando.

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    4. L'autopreservazione italiana dovrebbe passare per lo specifico dei punti di forza fondamenali della sua sovranità, - intesa come assetto istituzionale precedente alla sostanziale abdicazione della sovranità stessa-, prima ancora che della sua economia.

      Nell'attuale contesto, i segnali diciamo "positivi" esigerebbero una consapevolezza molto più difficile da raggiungere rispetto alla Russia: un grande paese "dominante" sulla scena geo-politica, trova più facilmente la sua unità e convergenza di sforzi, nella rispettiva classe dirigente (in senso ampio), rispetto a un paese dove la propaganda anglosassone di autorazzismo e di disistima reciproca sono molto più radicate.

      Al punto di aver estirpato dalla memoria collettiva ogni senso di appartenenza patriottico e, non ultimo, solidale: per lo meno nella maggioranza dei baby-boomers (quelli che sono venuti dopo possiamo considerarli quasi irrecuperabili e comunque spettatori passivi). I Baby-boomers, pure, sono gli unici che ancora conservano "tracce" delle necessarie risorse culturali e competenze.

      Temo che quello che constata Alberto abbia più a che fare con l'istinto corporativo (sezionale, di classe) delle PMI, segnatamente del nord, che, per quanto dobbiamo tutt'ora constatare, è legato a una sorta di pregiudiziale etnico-localistica che non consente di riallacciarsi all'arma più potente di recupero della sovranità di cui disponiamo: il modello costituzionale.

      Finché non si verificherà questa cosciente riconnessione tra istinto di reazione e strumenti per dargli un'efficace operatività, temo, purtroppo, che altre tendenze e altre forze potranno avere buon gioco nel disperdere l'indispensabile massa critica necessaria ad un vero riscatto nazionale...

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  7. UN ATOMO DI VERITA'
    (otc, atomo = un elemento che non subisce alterazioni nelle trasformazioni chimiche, ma che può subire trasformazioni fisiche quali eccitazione, disintegrazione, fissione, ecc.)


    Mi, a me che son un poco svogliato, un poco accidioso, molto meno indifferente e negligente, verrebbe (magnifica la coniugazione del “condizionale” verbale) da tornar al SAPERE CERTO, ACQUISTITO (l'episteme platonico) della SCIENZA DI CARATTERE UNIVERSALE contrapposta all'opinone singolare, particolare, tendenziosa, interessata, ideologica di “teorie” autoreferenziate, comunicate e irradiate dagli stessi – essi, cioè essi, - medesimi “pensatori”.

    Mi, a me che non son poco eccitato, disintegrato e separato, parrebbe che ancora gli insegnamenti basali, gli approfondimenti algoritmici comparativi e scientifici debbano tornare ad essere le fondamenta per affermare l'Umano civico e civile.

    Mi, e mi taccio ululando, piacerebbe che si tornasse ai fondamentali dell'abecedario, dell'algebra, della logica per riaffermare CIO' CHE NON SIAMO E CIO' CHE NON VOGLIAMO con la “pesante” leggerezza di un passaggio dal quantitativo al qualitativo.

    Atomi (di verità) che – olisticamente, come l'evoluzione poco darwinista mostra - danno essenza e significato all'ESSERE VITALE.

    Il resto ... è il bar delle balle e bolle spaziali.

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