sabato 7 aprile 2018

I TRATTATI IN CONTRASTO CON LA COSTITUZIONE. I PRIMI? BASSO E RUINI

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1. Sui "social", in particolare su twitter, ha avuto risalto, devo dire soprattutto nei "coloriti" commenti prevalenti, l'avvenuta pubblicazione di questo libro, recensito da Alessandro Somma su Micromega


2. Confesso che, personalmente, non ritengo che sia importante l'essere citato - nel libro o, piuttosto, nella recensione in questione- per aver detto ben prima cose (in parte: a quanto pare) analoghe, in due libri che muovono dal diritto costituzionale e allargano il proprio orizzonte alla consonanza del piano giuridico (specie se assunto nella voce e nella interpretazione "autentica" dei protagonisti della Costituente), con quanto esplicitamente sostenuto dagli economisti più importanti degli ultimi 150 anni.  Ma specialmente con quanto sostenuto dal mainstream neo-liberista (e costruttivista), che, in proiezione federal-€uropea, viene articolatamente generato dalla visione hayekiana, rilevante per la diffusione capillare preparatoria della sua "rivoluzione", per le "parentele" nazionali e internazionali (piuttosto risalenti ma mai dome..), e per paradigmi generali (qui, p.7.1.) ma anche per soluzioni pratiche, e anche molto istituzionalizzate.

3. Il libro non l'ho letto; ma dalla recensione di Somma, in più passaggi, vengono evidenziate delle insufficienze nella piena comprensione dei trattati (fin da quello del 1957) e più ancora della stessa Costituzione, nonché nelle conclusioni che ne vengono tratte. Cito solo, a titolo esemplificativo, questo passaggio
se davvero l’appartenenza all’Europa unita ha fatto scempio della Carta fondamentale, allora la soluzione non può essere quella abbozzata da Perotti: “un’inversione di tendenza” da ottenere con “la stessa tensione ideale, la stessa consapevolezza, la stessa assunzione di responsabilità che animò le donne e gli uomini della Resistenza”.
Attendere (fatalisticamente?) un'inversione di tendenza, è l'altra faccia della medaglia di una..."antica incomprensione". Un problema ampiamente diffuso a livello culturale.

4. Questo è solo uno dei passaggi criticati da Somma nella recensione. 
Se individuazione e valutazione delle premesse (valutazione in termini storici e giuridico-sociali, da compiere inevitabilmente nello svolgere questo tema) e dunque conseguenti conclusioni sono divergenti, vuol dire che l'autore ha esposto e valutato cose piuttosto diverse da quelle contenute in "Euro e(o?) democrazia costituzionale" e ne "La Costituzione nella palude". 
Rammentiamo, ove mai ce ne fosse bisogno, che la violazione, perdurante e sempre più estesa dei principi inderogabili del nostro ordinamento costituzionale, secondo Calamandrei (qui, p.3), equivale alla automatica distruzione della Costituzione stessa; il che, se realizzato al di fuori di un processo Costituente assimilabile a quello che alla Costituzione aveva dato vita, è un atto eversivo (di durata e "continuato" in base ai fatti nuovi che lo aggravano in esecuzione di un unico, evidente, disegno).

5. Ne discende che, specialmente allorquando la violazione di quei principi sostanziali, non soggetti neppure a revisione costituzionale, assuma le vesti di una realtà ordinamentale (qui, p.3) non solo incompatibile ma esplicitamente avversata dai nostri Costituenti, uscire da questi trattati non può essere una mera scelta politica tra più soluzioni liberamente adottabili dai nostri organi di indirizzo politico, quanto piuttosto costituisce un comportamento dovuto in base a un fondamentale obbligo giuridico
Per gli organi di governo, anzi, l'obbligo giuridico supremo e primario: rispettare la sovranità popolare delineata nell'art.1 Cost., prendere le distanze mediante opera di "desistenza attiva" dall'azione di chi li ha preceduti e "non credeva nelle Costituzioni", e por fine senza indugio a questa situazione di sospensione de facto della legalità costituzionale.

6. Perciò, non è di mio interesse scientifico-intellettuale (e tantomeno psicologico-personalistico), essere stato o meno citato nel libro in questione. 
Come non lo è, di mio interesse, avere il riconoscimento di essere stato il primo in Italia, - ma non a caso in Italia- a riprendere il tema della grave e manifesta violazione della Costituzione da parte dei trattati europei. 
Quello che importa è, per la vita di milioni di italiani piombati programmaticamente nella miseria dall'applicazione e dal progressivo ampliamento della de-sovranizzazione democratica causata direttamente dai trattati, che tale fondamentale obbligo giuridico sia, meglio prima che poi, assolto da un plesso governo-parlamento che superi lo stato di eccezione permanente e rivendichi quella piena legalità costituzionale che gli organi di garanzia, per una ragione o per l'altra, non sono stati più in grado di assicurare.

7. Ho accennato all'irrilevanza dell'aver detto "qualcosa" per primo, a fronte della posta in gioco.
Di fronte al fatto che i trattati siano esecutivi di una progressione in aggravamento, che era già tutta ab origine prevista, e quindi esecutiva di un unitario disegno, (originarietà dell'effetto perseguito e unitarietà del disegno che, pure, sono ancor oggi un punto scabroso che si tende ad oscurare), una vera primogenitura della denunzia della genetica incostituzionalità dei trattati, per chi volesse studiare le fonti storico-giuridiche con l'ambizione della completezza e della libertà dell'indagine da qualsiasi pre-comprensione ermeneutica, spetterebbe senza dubbio a Lelio Basso, di cui vi riporto (grazie a Francesco) questa chirurgica radiografia della illegittimità costituzionale del trattato del 1957:
…Com’è noto, il Trattato di Roma del 25 marzo 1957 che ha istituito la CEE dispone all’art. 189 che il Consiglio … e la Commissione …“stabiliscono regolamenti e direttive, prendono decisioni e formulano raccomandazioni o pareri. Il regolamento (...) è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri. La direttiva vincola lo Stato membro cui è rivolta per quanto riguarda il risultato da raggiungere, salva restando la competenza degli organi nazionali in merito alla forma e ai mezzi... La decisione è obbligatoria in tutti i suoi elementi per i destinatari da essa designati. Le raccomandazioni e i pareri non sono vincolanti”.

Emerge chiaramente da questo testo che quest’articolo attribuisce un’efficacia normativa obbligatoria ai regolamenti, che devono essere immediatamente applicati dai singoli Stati, e alle decisioni, sottraendole completamente alla “competenza degli organi nazionali” , che è prevista solo in merito alle forme e ai mezzi di attuazione delle direttive. In altre parole Consiglio e commissione, in base a quest’articolo, possono dettare norme giuridiche obbligatorie per i cittadini di ciascuno Stato, e quindi anche dell’Italia, senza che gli organi legislativi del paese siano neppure consultati. Come si vede, quest’articolo sottrae al Parlamento quella che è una delle sue più gelose funzioni, la funzione legislativa, in una sfera immensa di attività che comprende praticamente tutta l’attività economica … ivi compreso…il campo fiscale. Non vi è pertanto dubbio che siamo qui in presenza di UNA RADICALE MODIFICAZIONE DELLA NOSTRA COSTITUZIONE, che riserva espressamente ed esclusivamente ad un organo eletto dal popolo, il Parlamento, la potestà di fare leggi, cioè di dettare norme obbligatorie per tutti.

L’inconciliabilità di questa norma con la costituzione fu avvertita dall’opposizione fin dal momento della firma del Trattato, tanto che, in sede di ratifica parlamentare, sollevammo l’eccezione che un Trattato di questa natura…SOVVERTIVA IL NOSTRO ORDINAMENTO COSTITUZIONALE…La maggioranza fu di avviso contrario, e l’argomento principale fu che la nostra costituzione stessa prevede all’articolo 11 che l’Italia “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”.

Ma si può ritenere che questa norma generale autorizzi una disposizione come quella ricordata dell’articolo 189? …a mio parere, non solo i princìpi del nostro ordinamento ma il più semplice buon senso devono indurci a dire di no per una serie di ragioni:

a) innanzi tutto le limitazioni di sovranità sono consentite solo ai fini di assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni, e sì riferiscono quindi a organismi tipo ONU, tribunali internazionali e simili, ma non ad un organismo, la Comunità, il cui fine precisato dall’art. 2 del Trattato, è quello “DI PROMUOVERE UNO SVILUPPO ARMONIOSO DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE”;
b) in secondo luogo altro è una “limitazione” di sovranità (come può essere la rinuncia alla guerra, la limitazione del diritto di armarsi e anche l’accettazione di controlli reciproci al riguardo, e simili) e altro è invece il trasferimento della propria sovranità ad organi esterni, come il consiglio o la commissione, la quale ultima, come previsto dall’art. 157, avrebbe potuto non comprendere neppure un italiano
(ndQ: e sull'art.11 rammenterei ancora le profetiche precisazioni di Meuccio Ruini); 
 c) in terzo luogo va osservato che la parola “sovranità” ha un duplice significato: uno riguarda la personalità internazionale dello Stato e significa il diritto di ciascuno Stato alla piena indipendenza nei confronti di ciascun altro; il secondo riguarda invece il modo come ciascuno Stato esercita nel proprio interno il potere sovrano…

Ora pare a me che la “limitazione” di cui parla l’art. 11 si riferisce ai rapporti fra Stati, ma non può intaccare il principio fondamentale della nostra costituzione, secondo cui (art. 1) l’Italia è una repubblica democratica e “la sovranità appartiene al popolo che la esercita” . Attribuire poteri legislativi, senza il concorso e anche contro la volontà del Parlamento italiano, a un consiglio composto da un rappresentante di ciascun governo, o addirittura a una commissione nominata collegialmente dai governi membri, SIGNIFICA SPOGLIARE IL POPOLO DELL’ESERCIZIO DELLA SOVRANITÀ in materia di estrema importanza e, quindi, sovvertire l’ordinamento costituzionale italiano.

Dell’esistenza di questo grave problema l’opposizione è stata cosciente: chi scrive…ha personalmente sostenuto una lunga battaglia in seno alla commissione degli esteri della Camera fino al 1969, ma governo e maggioranza si sono sempre mostrati sordi.

Ora attendiamo la decisione della Corte, ma se anch’essa si pronunciasse in senso contrario a quanto qui sostenuto, il problema sarebbe risolto solo sul piano formale. Si tratta infatti di vedere se un popolo, che vuol essere democratico, può essere governato da norme, che invadono campi sempre più vasti, e che sfuggono a qualsiasi decisione preventiva o controllo successivo di organi elettivi, cioè al controllo della rappresentanza dei cittadini interessati
” [L. BASSO, È incostituzionale l’adesione al MEC ?, Corriere della Sera, 27 maggio 1973].

8. Non mi dilungo oltre: per chi non fosse un assiduo lettore, i links inseriti nel testo sono più che sufficienti per iniziare comunque un percorso...

10 commenti:

  1. Costituzione ungherese del 2011:

    Articolo E)
    (1) Nell’obiettivo del pieno raggiungimento della libertà, del benessere e della sicurezza dei popoli europei, l’Ungheria partecipa alla costruzione dell’unità europea.
    (2) L’Ungheria, in quanto membro dell’Unione europea può, in applicazione di un trattato,esercitare determinate competenze costituzionali in comune con altri Stati membri, per il tramite delle istituzioni europee, nella misura necessaria all’esercizio dei diritti e dei doveri previsti dai
    trattati fondatori delle Comunità europee e dell’Unione europea.
    (3) Il diritto dell’Unione europea – nel quadro del comma (2) – può fissare delle norme generali vincolanti.
    (4) Il mandato necessario alla ratifica e alla promulgazione di un trattato indicato nel comma (2) deve essere oggetto di un voto dell’Assemblea nazionale a maggioranza dei due terzi

    Articolo 19
    L’Assemblea nazionale può chiedere al Governo di avere informazioni sulle posizioni che verranno adottate di fronte alle istituzioni dell’Unione Europea di concerto con i governi e può esprimere la propria posizione su qualsiasi questione che figuri all’ordine del giorno del processo della decisione. Nel procedimento decisionale dell’Unione europea, il Governo segue la posizione espressa dall’Assemblea Nazionale.

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  2. Il problema della citazione non è banale.

    Chi non passa da qua, come chi per le dinamiche dell'euro non passa da Alberto, con tutta la stima che ho per il prossimo... significa che non ha capito nulla.

    Fanno a gara a pubblicare libri inutili su un tema che non ha più nulla da raccontare: c'è da fare.

    Poi, qualsiasi passo avanti, ben venga.

    Ma la questione culturale rimane dirimente: siamo circondati da zombie col cervello fritto, da sociopatici, e da relativisti della propria incosciente opinione.

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    1. "siamo circondati da zombie col cervello fritto, da sociopatici, e da relativisti della propria incosciente opinione"

      Questo rende ancora più sinistro il futuro temuto da Elon Munsk.
      Ha infatti prodotto (a sue spese) questo filmato sui rischi dell'intelligenza artificiale (AI).

      http://www.doyoutrustthiscomputer.org/watch

      Pensa che se non agiamo subito ci aspetta una AI in veste di dittatore planetario immortale.

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    2. Grazie ad Alberto e a questo meraviglioso blog in Italia il cd. dibattito (che dibattito in realtà non è, essendo la legalità costituzionale costantemente negata in tutte le sedi salvo internet, almeno per ora) si trova al punto più avanzato rispetto al resto d'Europa.

      Quanto però di "nostro" (e uso un termine improprio) appartiene culturalmente alla massa del popolo italiano? Siamo avanguardia di un movimento realmente popolare oppure pattuglia isolata nella terra di nessuno?

      La battaglia- insieme culturale, politica e quindi storica- ha tempi e dimensioni giganteschi. E come se non bastasse, oltre i nemici della democrazia dobbiamo combattere i mistificatori e i questisti...

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    3. Il punto più curioso è che non è che lo dice Munsk: il processo di alienazione dell'umanità è l'oggetto più studiato dalle grandi personalità della storia.

      Un nome su tutti, che ha affrontato le implicazioni "para-religiose" con il supporto del metodo scientifico, è stato proprio Marx.

      Si è accennato più volte a questo tema, centrale per i suoi risvolti escatologici: non è un caso che il Casaleggio di Gaia prima di crepare farfugliasse di Internet come entità che avrebbe preso coscienza al posto dell'umanità. Come non è un caso che ESSI aspettino con gran trepidazione quella singolarità che, grazie all'evoluzione tecnologica, porti al transumanesimo.

      La classe parassitaria che opprime da secoli l'umanità non cerca altro che la vita eterna: poco importa se questa viene raggiunta a scapito dell'umanità - intesa come essenza umana - stessa.

      Ovvero il nichilismo totale di questa alienazione non propone una coscienza che sopravviva alla morte, ma una "falsa coscienza". Una coscienza artificiale. Aliena.

      Che significato ha sempre avuto il "vendersi l'anima al diavolo"?

      Il problema del positivismo moderno è la perdita di senso: ed il senso che è stato perso è quello dell'ontologia stessa che ci sta dietro a certi concetti logico/metafisici indisgiungili da quelli mistico/esoterici (che implicherebbero un raffinamento di quella capacità umana che Husserl chiamava "riduzione eidetica").

      AI è la Natura, è il Kosmos, è l'ordine in classi, è una delle tante manifestazioni di ciò che permette lo sfruttamento che, in ultimo, non è propriamente dell'uomo sull'uomo, ma di "ciò che non è uomo" sull'Uomo.

      Nulla si crea e nulla si distrugge: la coscienza non è un bene alienabile qualsiasi.

      La coscienza umana è ciò che genera la Storia che, come sosteneva Hegel, è la fenomenologia dello Spirito dell'Uomo stesso: se è esistita una preistoria in cui l'uomo era poco più di uno scimmione, può esistere anche la fine della Storia in cui l'Uomo non è più protagonista ma ha ceduto la sua "essenza vitale", la sua "anima", la sua "coscienza" ad altro da sé.

      L'impersonalità dello sfruttamento, tanto ben illustrata (e allo stesso tempo ben paludata) in Matrix, è quella per cui il capitalismo veniva definito da Marx "impersonale": un sistema che produce alienazione e feticismo (quello prodotto dall'alienazione, non quello "freudiano"). Così come lo affermano Schmitt quando parla di Potere come qualcosa di altro rispetto a chi ne gode, il potente, o - come lo stesso Pasolini faceva notare - il "potere" non è dei "soggiogatori", ma intrinseco in quel meccanismo stesso che permette la "soggiogazione".

      Mai come ora è fondamentale esserne coscienti: perché questi sono semplici considerazioni di natura sapienziale ben noti.

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    4. Natura idest Deus. Ciò che è artificiale (prossimamente IA), ciò che è origine di ogni sfruttamento, si è sempre travestito di Natura.

      La Natura, la Terra, Gaia, come intuiva amaramente Leopardi guardando il Vesuvio, sono la sofferenza e la Morte dell'Uomo e, come poi ribadirà Fëdorov in ambito politico ed esoterico, le « sorti progressive » sono da ricercarsi in quell'unità che superi l'ordine in classi e che permette a tutta l'umanità di lottare contro la Natura, soggiogarla, e vincere la Morte.

      Poiché tutti monoteismi vedono l'Apocalissi in Siria, e il processo di alienazione si manifesta fenomenologicamente comeself-fulfilling prophecy, starei ben attento alla dialettica tra Terra e Mare (il male), tra Behemot ed il perfido Leviatano.

      Ricordando che l'alienazione si propaga con l'inversione degli enunciati nomologici e con le proposizioni che soffocano il "libero arbitrio" normando l'agire in cui gli obiettivi non sono raggiungibili contemporaneamente per motivi strutturali, materiali: « con la barca potete scegliere di andare in montagna o al mare a piacimento ». Grazie sommo Legislatore.

      Io non so se il Logos gesuano, la Parola che si fa eticamente carne, sia il medesimo Logos di colui che è adorato da miliardi di persone: il mio sospetto è che il logos di costui abbia più a che fare col calcolo che con la parola.

      D'altronde, se si "aliena" la parola Elohim e la parola Natura otteniamo la medesima corrispondenza.

      D'altronde, quando si parla della coscienza del mondo...

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    5. p.s.

      A proposito: la categoria "Lavoro"... come, a differenza degli animali, l'Uomo vive?

      Con il lavoro, ovverosia con la trasformazione e l'assoggettamento della Natura.

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  3. Nella recensione si legge altresì: “A ben vedere la costruzione europea non nasce con questa impronta. Fin dall’inizio i Trattati fanno riferimento alla stabilità dei prezzi come finalità dell’azione politica, ma indicano nel contempo la piena occupazione come orizzonte”.

    Ora, io ho anche l’impressione che, accanto alla “antica incomprensione”, continui ancora ad aleggiare la mitologia della purezza originale de l€uropa.

    Lo stesso recensore, in un suo scritto, ha affermato per esempio che “… Al principio dell’avventura europea si riteneva che la politica monetaria comune dovesse emergere come riflesso della politica economica e di bilancio, le cui finalità erano in un certo senso aperte: si parlava di stabilità dei prezzi, ma anche di piena occupazione. Ben presto, però, si è assistito a una netta inversione di rotta…

    Il Piano Werner aveva dunque una natura ambigua quanto alla sua impostazione di fondo, sicuramente indicativa di tensioni neoliberali ma non per questo incompatibile con i paradigmi keynesiani…
    ” [A. SOMMA, Rottamare Maastricht, Roma 2016, 57 e 65].

    E così la mitologia della purezza originale riuscirebbe a rendere compatibili tensioni neoliberali e paradigmi keynesiani, quando invece sappiamo che “il "pieno impiego" e la "giustizia sociale" sono sempre, e senza alcuna esitazione, stati concepiti come obiettivi irrilevanti e sacrificabili”.

    La questione culturale rimane dirimente”. La difesa ad oltranza della Costituzione del lavoro, oltre che per l’aspetto strettamente tecnico-giuridico “esteriore” dell’incompatibilità con i Trattati, si giustifica (ne parlavo ancora con Bazaar pochi giorni fa) sulla base di categorie epistemo-ontologiche. E quindi necessariamente etiche.

    O si capisce una volta per tutte che la categoria “lavoro” è fondamento costituzionale perché fondamento stesso dell’uomo e che, per tale ragione, la Costituzione italiana è letteralmente un patrimonio dell’umanità (e quindi la si fa diventare “viscere” in ognuno di noi), oppure non serviranno altri cento libri, certamente ottimi, sull’argomento che ci affligge.

    Spero sia ormai chiaro lo sforzo interdisciplinare portato avanti per anni da Quarantotto. Per me è chiarissimo e tanto mi basta.

    (vorremo mica passare per dei "feticisti" della Costituzione?)

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    1. Non si può arrivare a dissolvere il falso "mito della purezza originaria", senza comprendere, in effetti, il dualismo insito, in economia, nel concetto apparentemente unitario di "piena occupazione".
      http://orizzonte48.blogspot.it/2018/02/kalecky-e-la-vera-piena-occupazione.html

      In un certo senso, non egoistico, e semmai foriero di (qualche) speranza di (futura) comprensione, non ancora raggiunta, dovremmo quasi rallegrarci di aver individuato la fallacia logica del ragionamento (quantomeno del recensore).
      Non c'è, e NON C'E' MAI STATA, nella restaurazione hayekian-fed€ralista, alcuna tentata compatibilità col modello keyesiano.

      Solo una contrapposizione che sarebbe auspicabile che venga prima o poi studiata e capita...
      Allora, e solo allora, si potrà cominciare a discutere su un terreno veramente comune e costruttivo.

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    2. Condivido pienamente, Francesco.

      D’altra parte l’incompatibilità era stata colta subito da Caffè: da un lato chi vuol mettere sotto accusa lo Stato, in quanto sede in cui si manifestano le insoddisfazioni della società verso il mercato (quindi ovviamente, come al solito, il bersaglio è la democrazia); dall’altro chi vuol processare il capitalismo, cioè il “mercato reale”, per assicurarne di volta in volta la congruenza coi bisogni umani.

      Il primo punto di vista alimenta un culto feticistico di una fantomatica superiore razionalità sociale che finisce logicamente per attribuire le periodiche crisi a un’umanità difettosa: come ha detto Schäuble qualche anno fa: “I’m convinced the real problem with the economy is the human being”.

      Il secondo, al contrario, è proprio fondato sulla centralità dell’uomo, l’uomo sociale, che, attraverso un cosciente deliberare collettivo, pone al proprio servizio un sistema economico che, se certo può suscitare poderose forze produttive, è anche intrinsecamente instabile e potenzialmente distruttivo. Ovvero, “appare ormai chiaro che il gioco spontaneo delle forze economiche, così come non è in grado di assicurare su scala intemazionale l’elevamento dei paesi sottosviluppati al livello di quelli più sviluppati, ma anzi favorisce questi ultimi e aumenta gli squilibri, così sul piano interno non è in grado di assicurare, come annunciava l’ottimismo ottocentesco, il generale benessere e l’emancipazione delle classi subalterne dalle oppressioni che hanno sinora pesato su di esse.”.

      In conclusione: “Questa [la dottrina liberale] vedeva in ultima analisi nello Stato la garanzia di un preteso diritto naturale conforme ai dettati della ragione, e subordinava il potere politico alle esigenze imposte dal gioco spontaneo delle forze sociali. Lo Stato democratico invece vuole assoggettare tutte le forze sociali ai propri fini collettivi, e la norma giuridica, anziché riflettere un preteso superiore diritto naturale, diventa strumento dell’azione intervenzionista dello Stato. Una concezione strumentale del diritto si afferma così di fronte alla concezione classica e il campo di azione del potere politico si accresce a dismisura.”. (L. Basso, Il principe senza scettro, Feltrinelli, Milano, 1998 [1958], pagg. 59-60).

      L’opposizione è netta e chiarissima. Poi è ovvio che quando di eurofederalismo ce n’era molto meno si stava meglio: se prendo poco veleno magari non mi fa niente; non per questo potrò considerarlo un ricostituente, però.

      Comunque Somma ha detto, in quel seminario organizzato con Giacché alla CGIL, di essere ancora in fase di riflessione…


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