tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post217835389209455456..comments2024-01-26T15:32:41.629+01:00Comments on Orizzonte48: DALLA PUBLIC CHOICE AL COLLASSO DEL TERRITORIO PASSANDO PER LE RISORS€ SCARS€Quarantottohttp://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comBlogger4125tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-9108781045310933112019-11-28T15:15:10.290+01:002019-11-28T15:15:10.290+01:00- sarebbe poi da stabilire perché mai proprio ques...- sarebbe poi da stabilire perché mai proprio questa fantasmatica utilità è ciò che dovrebbe essere oggetto di quello che è in effetti un banalissimo principio di razionalità pratica. Ma chi l’ha detto? Tiriamo fuori Sen (La disuguaglianza, Il Mulino, Bologna, 2010, pag. 46): “<i>I confronti d’efficienza possono esser fatti sulla base di differenti variabili. Se, per esempio, il vantaggio è definito in termini di utilità individuale, allora la nozione di efficienza si trasforma immediatamente nel concetto di «ottimalità paretiana», di largo uso in economia del benessere. Esso richiede una situazione tale per cui non si possa innalzare l’utilità di nessuno senza ridurre l’utilità di qualcun altro. Ma l’efficienza può anche essere definita allo stesso modo nello spazio delle libertà, dei diritti, dei redditi, e così via. Ad esempio, analogamente all’ottimalità paretiana nello spazio delle utilità, l’efficienza in termini di libertà richiederebbe una situazione tale per cui non si possa accrescere la libertà di nessuno senza ridurre la libertà di qualcun altro</i>”. <br /><br /><br />Insomma, "efficienza" è un concetto formale, vuoto: è come dire "uguaglianza". Rispetto a cosa? La scelta del parametro è tutto fuorché neutrale. Ancora Sen: “<i>The search for given, pre-determined weights is not only conceptually ungrounded, but it also overlooks the fact that the valuations and weights to be used may reasonably be influenced by our own continued scrutiny and by the reach of public discussion.</i>” (The Idea of Justice, The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts, 2009, pag. 242). <br /><br />Insomma, basta foglie di fico epistocratiche: la società non è una macchina e gli uomini non sono automi: “<i>L’homme est un animal inconsciemment philosophique, qui s’est posé les questions de la philosophie dans les faits longtemps avant que la philosophie n’existe comme réflexion explicite; et il est un animal poétique, qui a fourni dans l’imaginaire des réponses à ces questions.</i>” (C. Castoriadis, L’institution imaginaire de la société, Éditions du Seuil, Parigi, 1975, pag. 206). <br /><br />Come ha detto Palley nel paper più volte citato: “<i>If there are concerns with democracy’s capacity to control political distortions of policy, improved democracy is the real solution.</i>”. <br /><br />Che è poi l’uovo di “Colombo. <br /><br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-25160974654924565752019-11-28T15:01:25.313+01:002019-11-28T15:01:25.313+01:00Mi pare abbastanza evidente che tutte le restrizio...Mi pare abbastanza evidente che tutte le restrizioni imposte sui politici ricadono nell’autocontraddittorietà individuata da Palley nell’argomentazione a favore dell’indipendenza delle banche centrali, come avevo accennato qui: http://orizzonte48.blogspot.com/2019/09/lidea-non-nuova-del-qe-for-people.html?showComment=1569531761057#c3382566253382620514<br /><br />Qui invece volevo parlare del pilastro concettuale che l’economia mainstream usa per presentarsi come scienza pratica “neutrale” (l'eterno ritorno del positivismo), ossia quello di efficienza. Ci sono alcune ovvie e note obiezioni che credo valga la pena di elencare:<br /><br />- il concetto di ottimalità paretiana ha una portata prescrittiva ridottissima: le situazioni più impensabili, anche che uno solo possieda tutto e il resto della popolazione muoia di fame, possono essere considerate Pareto-efficienti rispetto a un cambiamento a cui anche uno solo, per esempio il summenzionato omni-proprietario, sia contrario;<br /><br />- il principio dell’indennizzo, usato per aggirare la rigidità del criterio, si espone all’obiezione che si vorrebbe così ritornare “<i>a una situazione di efficienza, connessa con la quale vi è una distribuzione iniziale che verrebbe ad essere privilegiata. Il significato pratico della corresponsione dell’indennizzo è infatti quello di violare il principio paretiano di prescindere dalla distribuzione, in quanto l’effetto dell’indennizzo sarebbe quello di considerare implicitamente ‘‘buona’’ la distribuzione iniziale. Il che è contrario al canone paretiano, come si è ripetutamente sottolineato (vedi p. 30).</i>” (F. Caffè, Lezioni di politica economica, a cura di N. Acocella, Bollati Boringhieri, Torino, 1990, pag. 32);<br /><br />- non è nemmeno vero che, essendo stato dimostrato che ogni equilibrio di concorrenza perfetta è un ottimo paretiano (primo teorema dell’economia del benessere), la ricerca di configurazioni più efficienti del mercato costituisca una policy neutrale dal punto di vista distributivo (che è poi il presupposto ideologico su cui si regge la retorica delle “riforme”). Una volta lasciata cadere l’ipotesi di assenza di costi di transazione, ed entrato quindi in scena Coase, come ha mostrato Guido Calabresi in un famoso articolo, ormai un classico dell’analisi economica del diritto, le considerazioni distributive diventano inevitabili e il criterio ne risulta totalmente paralizzato: https://digitalcommons.law.yale.edu/fss_papers/2014/<br /><br />- l’utilità, ossia ciò che dovrebbe essere massimizzato, si basa su un’antropologia dallo spessore di un foglio di carta velina. Come ammetteva Bentham: “<i>Interest is one of those words, which not having any superior genus, cannot in the ordinary way be defined</i>”, “<i>for that which is used to prove every thing else, cannot itself be proved: a chain of proofs is as impossible as it is needless</i>” (le citazioni in P. Costa, Il progetto giuridico, Giuffè, Milano, 1974, pag. 50). Ossia abbiamo a che fare con una tautologia. Un confronto con Platone o Aristotele sarebbe poco caritatevole;<br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-23894042082468659992019-11-28T11:56:40.725+01:002019-11-28T11:56:40.725+01:00Sono i cascami dell’individualismo metodologico di...Sono i cascami dell’<b>individualismo metodologico</b> di matrice neoclassica, ovvero pseudo-positivismo applicato alle scienze sociali costruite prendendo le mosse dai mitici soggetti-agenti razionali (sempre i proprietari operatori economici). Trapianti l’i.m. dal campo delle scelte private a quello delle scelte pubbliche ed ottieni la configurazione di enorme mercato, ivi incluso quello politico-elettorale, dal momento che l’obiettivo dei politici sarebbe quello di essere rieletti (e quindi, meglio sottrarre loro anche la leva monetaria ed eliminare il rischio che si perpetui il <i>logrolling</i>), mentre quello degli elettori sarebbe di scegliere quei politici che siano in grado di massimizzare la loro utilità (questa la spiegazione della democrazia rappresentativa dei liberisti).<br /><br />I burocrati non fanno eccezione a questa antropologia dell’<i>homo homini lupus</i> (che porta dritto, su scala internazionale, alla “<i>forte competizione</i>” dei Trattati):<br /><br />“<i>… I burocrati sono come tutti gli altri uomini. Questa affermazione…rappresenta un autentico strappo con la teoria economica ortodossa. <b>Se i burocrati sono persone del tutto comuni, essi prenderanno la maggior parte delle proprie decisioni in base al proprio interesse e non a quello dell’intera società</b>. Come gli altri esseri umani, essi possono occasionalmente sacrificare il proprio benessere in favore di un bene più grande, ma dobbiamo aspettarci che questo genere di decisioni rappresenti un comportamento del tutto eccezionale….<br /><br />Una teoria che abbia l’obiettivo di descrivere il funzionamento della pubblica amministrazione dovrebbe essere basata sull’ipotesi <b>che i burocrarti siano orientati al proprio interesse esattamente come gli uomini d’affari</b> e dovrebbe essere orientata alla ricerca delle condizioni che possano rendere l’utile dei dipendenti pubblici coincidente con quello dell’intera società…</i>” [G. TULLOCK, Le motivazioni del voto, Torino, 2016, Parte I, par. 4 “La burocrazia”].<br /><br />D’altronde “<i>La società non esiste: ci sono uomini e donne, e le famiglie. E nessun governo può fare nulla se non attraverso le persone. La gente deve guardare prima a sé stessa. E’ nostro dovere badare a noi stessi e poi prendersi cura del prossimo</i>” (M. Thatcher). E se non esiste una “società” o un “popolo”, non esiste nemmeno un “<i>interesse pubblico</i>” (e sin dalla “buona scuola” si deve educare alla imprenditorialità).<br /><br />Mi chiedo come possa una comunità, nazionale o internazionale, pretendere di andare avanti senza incorrere in esiti bellici.<br /><br />[<i>Riflettevo sul fatto che le libertà positive (diritti sociali) sono quasi cancellate ed i diritti politici sono svuotati di contenuto. Ora ci stanno privando anche delle “libertà negative”, quelle che in teoria non costerebbero. L’art. 16 Cost. prevede che “Ogni cittadino può circolare… liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale”. Voglio vedere quando saranno crollati tutti i ponti e le strade saranno tutte impraticabili. Ma tanto i sociopatici andranno in giro in elicottero</i>]<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-28967138333690204972019-11-27T10:03:25.673+01:002019-11-27T10:03:25.673+01:00Come giustamente si rileva nel pezzo, nel nostro P...Come giustamente si rileva nel pezzo, nel nostro Paese si è da tempo risolto il ‘problema’ che tanto stava a cuore a Buchanan: la burocrazia, e soprattutto quella più influente, ha abbracciato con entusiasmo la causa europeista ed austeritaria, e lavora alacremente per la riduzione della spesa e degli investimenti pubblici, ostacolando nel contempo le rare iniziative politiche che vanno in controtendenza. L’impressione è che le gratificazioni professionali e di altro tipo questi alti burocrati le cerchino ormai in ambito europeo, dove niente viene apprezzato più di un serio impegno contro l’attuazione della nostra costituzione, e quindi contro la tutela del lavoro, dei salari, del risparmio, del territorio, ecc. gianni pinellihttps://www.blogger.com/profile/15344787567545720782noreply@blogger.com