tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post4264495594638613096..comments2024-01-26T15:32:41.629+01:00Comments on Orizzonte48: ALIENAZIONE E FETICISMO - II PARTEQuarantottohttp://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comBlogger20125tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-37043439030501027292023-03-02T11:29:28.470+01:002023-03-02T11:29:28.470+01:00"Ma il problema è complesso anche per un altr..."Ma il problema è complesso anche per un altro aspetto: che non basta conoscere l'insieme dei rapporti in quanto esistono in un momento dato come un dato sistema, ma importa conoscerli geneticamente, nel loro moto di formazione, poiché ogni individuo non solo è la sintesi dei rapporti esistenti ma anche della storia di questi rapporti, cioè è il riassunto, di tutto il passato."<br />tratto da A. Gramsci, Il materialismo storico, Ed. Riuniti, Roma 1977, pp.32-35<br /> http://www.nuovopci.it/classic/gramsci/cosluom.htm Oden48https://www.blogger.com/profile/03914462954397894050noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-88257934524411955002018-07-31T12:16:08.890+02:002018-07-31T12:16:08.890+02:00@Quarantotto: non è una cattiva idea, anche perché...@Quarantotto: non è una cattiva idea, anche perché la <a href="http://www.economiaepolitica.it/politiche-economiche/europa-e-mondo/paul-de-grauwe-e-il-pendolo-delleconomia-tra-mercato-e-pianificazione/" rel="nofollow">recensione di Marotta</a> evita accuratamente alcuni degli aspetti più interessanti. <br /><br />Prima però devo finirlo. ;-)Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-86487170918019822842018-07-31T11:46:42.146+02:002018-07-31T11:46:42.146+02:00Mi pare un intervento davvero chiarificatore, pote...Mi pare un intervento davvero chiarificatore, potente nella sua schietta distruzione di troppi sofismi e troppe cattedrali vuote. <br /><br />Più si sviscera l'opera bassiana e più emerge- fatto davvero rivoluzionario- la carica insieme ideale e materiale dell'elaborazione marxiana. <br />Si pongono così le basi per un'interpretazione finalmente totale dell'impianto marxiano, che risponde alle esigenze della società (o meglio, delle classi subalterne che la compongono) proprio perché è in ultima istanza l'unica e vera ancora di salvezza individuale per l'uomo inserito nelle forme sociali contemporanee.<br /><br />Devo davvero ringraziarvi: trovare un sistema di analisi e di ideali così alto, al giorno d'oggi, è davvero difficile. Saludo Andoniohttps://www.blogger.com/profile/09796817795227477405noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-84051117229865287992018-07-31T10:26:48.951+02:002018-07-31T10:26:48.951+02:00@Arturo: ma perché non lo recensisci organicamente...@Arturo: ma perché non lo recensisci organicamente per tutti i lettori?<br /><br />Mi pare che data la "voce" fare un quadro generale dell'evoluzione cerchiobottista di cotanto cutting-edge del manistream gioverebbe all'economia complessiva del discorso in questa sede.<br /><br />Poi a tirar fuori altre citazioni a la carte, farai sempre in tempo... :-)Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-32709754567233784192018-07-31T00:40:40.148+02:002018-07-31T00:40:40.148+02:00Ci hanno paura di qualche revival marxista-rivoluz...Ci hanno paura di qualche revival marxista-rivoluzionario-leninista e si invita ad essere più keynesiana...<br /><br />Ma per il liberista l'unico keynesismo buono è quello morto.<br /><br />Magari in guerra.Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-37643850396173357452018-07-30T19:41:38.478+02:002018-07-30T19:41:38.478+02:00Ne parla, ne parla: ho scelto questa citazione sol...Ne parla, ne parla: ho scelto questa citazione solo perché mi pareva più attinente all'argomento del post.<br /><br />La "great material prosperity" è un giudizio riferito al paragone con un'economia integralmente pianificata (anche il recupero di questo spauracchio la dice molto lunga). <br /><br />C'è pure un capitoletto sull'euro: non mancheranno altre citazioni. ;-)Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-182735111497489692018-07-30T15:58:32.989+02:002018-07-30T15:58:32.989+02:00"The market system produces great material pr..."The market system produces great material prosperity, but many people are dissatisfied all the same,.."<br /><br />C'è anche la "piccola" dimenticanza di quelli che non sono affatto soddisfatti perché la prosperità materiale l'hanno perduta o non l'hanno mai avuta affatto.<br /><br />Insomma, i disoccupati e gli operatori economici caduti nello sfoltimento della foresta schumpeteriana, non vengono considerati neppure quando si fa un minima autocritica in funzione autopreservativa.<br /><br />I perdenti della globalizzazione, sono e rimangono invisibili persino nel considerare le "psycho-political" market failures...Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-88677957667672324892018-07-30T14:42:52.662+02:002018-07-30T14:42:52.662+02:00Voglio riportare una citazione dall’ultimo libro d...Voglio riportare una citazione dall’ultimo libro di…De Grauwe (!): The Limits of the Market, Oxford University Press, N.Y., 2017, pagg. 53-4. <br /><br />Sorprendente? Forse no.<br /><br />“<i>In this chapter we have seen how the expansion of the market system brings it to its internal limits. These relate to the fact that the market system appeals to the rational, calculating capacities of individuals, responding to financial stimuli and competition. When the free market system grows in importance, as has been the case over the last three decades, these capacities in all individuals become more important. They increasingly become standards of individual success. However, that also means that other, equally important individual characteristics which belong to the emotional System I are suppressed. These individual qualities count less and less towards determining success. For many people who care about fair income distribution, intrinsic motivation, and cooperation, this leads to a lack of fulfilment. The market system produces great material prosperity, but many people are dissatisfied all the same, because individual happiness is not achieved, or is even repressed.</i>”<br /><br />Il “sistema I” allude a un <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Thinking,_Fast_and_Slow" rel="nofollow">famoso lavoro</a> di Daniel Kahneman, che, con un enorme dispendio di dottrina, arriva alla conclusione, pensate voi, che l’essere umano non è quella macchina calcolante che il mercato tendenzialmente gli impone di essere, così che bisogni e aspirazioni fondamentali, nonostante il tentativo di canalizzarli verso il consumo, restano insoddisfatti. Ecchi l’avrebbe mai detto!<br /><br />Naturalmente tanta apertura mentale non è disinteressata: “<i>A discrepancy arises between individual and collective well-being, which can in turn lead to the rejection of the system, which is felt to be hard, cold, and unfair. <b>If this happens the social consensus in favour of the free market system is undermined.</b></i>”<br /><br />Ci siamo capiti. <br /><br />Data la provenienza sono comunque ammissioni molto significative.<br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-19159816557358150122018-07-29T17:35:26.184+02:002018-07-29T17:35:26.184+02:00D'altronde, se ci sono le liberali "liber...D'altronde, se ci sono le liberali "libertà", è chiaro che nel futuro non ci possono che essere "i fascismi".<br /><br />Lo stesso Husserl, dal punto di vista cognitivo, fa di fatto coincidere la coscienza morale con la libertà. <br /><br />L'uomo agisce secondo un <i>telos</i>, quindi la sua prassi coincide con l'etica stessa.<br /><br />È chiaro che questi pensatori così radicati nella cultura greca arrivassero a concepire la libertà spirituale per quella che è. <br /><br />Questa diventa l'origine ed il fine della libertà sociale: il superamento dell'alienazione coincide con quel processo di emancipazione che è insopprimibile nella persona umana la quale, per liberare completamente se stessa, agisce contemporaneamente per la liberazione sociale. <br /><br />Notare come questo concetto di libertà e di liberazione siano strettamente legati all'amore solidaristico ed emancipatorio gesuano. <br /><br />L'amore è permettere al fiore di fiorire. Liberandolo.Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-21486129274907989852018-07-29T17:24:43.256+02:002018-07-29T17:24:43.256+02:00Ecco: ma la mia era un'esortazione a farlo tu ...Ecco: ma la mia era un'esortazione a farlo tu stesso (rammentando che il più è fatto, cioè la fonte da elaborare come base di partenza, l'hai ben rinvenuta).<br />Ho grande fiducia in voi...Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-15078135179648279302018-07-29T16:30:10.606+02:002018-07-29T16:30:10.606+02:00Sarebbe illuminante! E quanto di piu' umano (s...Sarebbe illuminante! E quanto di piu' umano (senza ulteriori aggettivi) si possa immaginare. I Suoi interventi sotto forma di post ci mancano. Eccome se ci mancano... :-)francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-11125598277485673272018-07-29T16:15:22.815+02:002018-07-29T16:15:22.815+02:00“Pressione continua” credo che possa fare il paio ...“<i>Pressione continua</i>” credo che possa fare il paio con la “<i>guerra di posizione</i>” gramsciana nella lotta per l’egemonia ed in cui un ruolo non di secondo piano, nel processo coscienziale, hanno gli intellettuali (in quella dialettica struttura-sovrastruttura che, come abbiamo visto altrove, non è mai unidirezionale).<br /><br />Sono anche d’accordo in ordine al “collimare di una coscienza "di massa" in ciascun momento storico”. Basta guardarsi attorno, e non da ora. Ma se pensiamo che “il momento storico” in senso marxiano, è l’epoca, la pillola diventa forse meno amara :-). Basso, in questo senso, ci sta dando una mano non indifferente<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-90388082333028288732018-07-29T16:02:51.591+02:002018-07-29T16:02:51.591+02:00Accidenti, hai tirato fuori un τόπος poderoso...di...Accidenti, hai tirato fuori un τόπος poderoso...di quelli che illuminerebbero (condizionale d'obbligo) l'oscurità degli ultimi decenni passati in autorazzismo strumentale "liberale".<br /><br />Non vorrai mica costringermi a farci un post, tornando sulla mia decisione? :-)Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-30207851885553502722018-07-29T15:55:06.964+02:002018-07-29T15:55:06.964+02:00Non c’è dubbio. In proposito, nel 1925 (siamo nel ...Non c’è dubbio. In proposito, nel 1925 (siamo nel ‘25!) Basso recensiva un libro dal titolo “Le fonti della libertà” di Dino Bonardi (un socialista), un libro in cui venivano “rivendicate le libertà democratiche” violate dal fascismo. Basso, sul punto, mi pare significativo allorché afferma:<br /><br />“<i>… Il Fascismo, per questa gente, ha il torto imperdonabile di aver privato gli Italiani delle Libertà (al plurale e con L maiuscola). <b>A costoro non passa neppure per l’anticamera del cervello l’idea che la libertà sia alcunché di interiore all’uomo, che LA COSCIENZA UMANA SIA LA SOLA FONTE (e non le fonti, caro Bonardi) DELLA LIBERTÀ</b> (al singolare). Ma basta questo per metterli nell’impossibilità di penetrare la vera essenza della crisi attuale, che è crisi spirituale…<br /><br />Marx aveva infatti visto assai bene come <b>la libertà avesse le sue radici nell’umana coscienza e non negli astratti principi, fosse interiore e non esterna all’uomo</b>. Egli dice che non ha il diritto di difendere la libertà chi non la sente come un bisogno dell’animo, senza di cui la sua esistenza non sarebbe compiuta, come un insopprimibile esigenza spirituale. Ma questa premessa idealistica, che pure è la chiave di volta per intendere tutto il pensiero di Marx, non può essere accolta dai positivisti che si richiamano all’89. <br /><br /><b>Essi ricercano le fonti della libertà nei principi, da cui deducono con un procedimento meramente cerebrale le libertà individuali e le libertà sociali</b>, e cioè fra le prime la libertà personale, l’inviolabilità del domicilio, ecc., fra le seconde la libertà di riunione e quella d’associazione. È evidente che un<b> tale punto di vista è antitetico a quello del Marx: QUANDO SI È AFFERMATA LA LIBERTÀ COME ESIGENZA SPIRITUALE, NON SI PUÒ POI CREARE TANTE LIBERTÀ SE NON A PATTO DI SEZIONARE E UCCIDERE LO SPIRITO</b>, o, che è lo stesso, la libertà medesima.<br /><br />Questo aveva chiaramente visto Marx, quando scriveva: “<b>Non amiamo in generale ‘la libertà’ che vuol valere solo al plurale</b>”. Egli ammetteva che si potesse parlare di libertà di stampa o di libertà di riunione, tutt’al più <b>come di semplici forme traverso cui la libertà umana si realizza, ma affermava soprattutto LA COSCIENZA DELLA LIBERTÀ COME L’ESSENZA STESSA DELL’UOMO</b>....<br /><br /><b>Questi concetti son così ovvii che parrebbe inutile il ripeterli; invece non è stato mai così utile come ai tempi nostri, poiché v’è troppa gente in Italia che ancora non se n’è resa conto</b>… Non è mai esistito quel Marx che sulle orme di Hegel denunziava nel citoyen, un vuoto fantasma separato, con processo d’astrazione, dall’uomo reale; separazione ch’egli criticava teoricamente come effetto della contraddizione esistente nel seno della società borghese e risolveva praticamente superando la contraddizione stessa. Superandola beninteso dialetticamente, cioè negandola in senso rivoluzionario. <b>E questa rivoluzione è per Marx proprio l’affermazione della libertà, come esigenza spirituale compiuta dal proletariato</b>…<br /><br />quel che manca in Italia è appunto <b>questo amore alla libertà. Amore alla libertà che non può nascere se non da una salda educazione spirituale </b>, da un senso della dignità umana che solo la più intransigente lotta di classe può dare al proletariato…</i>” [L. BASSO, Le fonti della libertà, in La Rivoluzione liberale, 17 maggio 1925, n. 20, 81-82].<br /><br />Materialismo storico e materialismo dialettico (non il materialismo rozzo) come <i>metodo</i> scientifico a servizio del processo coscienziale. Alla fine, però, l’approdo di quella "esigenza spirituale" – oltre il contingente – è certamente diretto ad una “<i>riflessione trascendente</i>”, alla quale nel proprio intimo ognuno dà il nome che gli aggrada (non esclusa quella di Dio. Basso, non a caso, aveva in grande rispetto l’autentico spirito religioso)<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-19626441929929984932018-07-29T15:11:54.005+02:002018-07-29T15:11:54.005+02:00Appunto: fine della "pressione costante"...Appunto: fine della "pressione costante" per ipostatizzazione del suo opposto, acquiescenza alla impossibilità (addirittura esistenziale) dello "spirito di scissione" e traslazione della critica e della politica "sociali" su obiettivi subordinati, dettati da mascheramenti culturali del capitalismo.<br /><br />Insomma, il festival permanente dei diritti cosmetici e dei conflitti sezionali...Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-88373727774766265242018-07-29T15:06:19.133+02:002018-07-29T15:06:19.133+02:00Inutile rammentare che l'istituzione quale con...Inutile rammentare che l'istituzione quale concepita dalla Luxemburg, cioè come "pressione continua" propone una soluzione logica alla inesorabilità di questo meccanismo.<br /><br />Ma nessuna soluzione logica può essere praticabile se, nel corso delle generazioni, gli esseri umani non praticano la "presa di distanze" che genera il processo coscienziale...<br /><br />Il che ci può anche rendere realisticamente pessimistici sul collimare di una coscienza "di massa" in ciascun momento storico (e direi che la pur illuminata traiettoria culturale ed esistenziale di Basso ne è una prova concreta)...Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-19417901049379627572018-07-29T14:59:24.474+02:002018-07-29T14:59:24.474+02:00E già questo sarebbe epistemologicamente "def...E già questo sarebbe epistemologicamente "definitivo" una volta postisi sul piano fenomenologico. La libertà "spirituale" (termine da prendere con le pinze) rimane comunque un esito che dipende da una conquista necessaria: quella coscienziale, storica, sì, ma da questa base inevitabile, diretta a una riflessione trascendente...Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-41613662053987947982018-07-29T12:59:47.979+02:002018-07-29T12:59:47.979+02:00Lo smascheramento di questa mistificazione ideolog...<i>Lo smascheramento di questa mistificazione ideologica e la dimostrazione del carattere “storico e transitorio” delle strutture e sovrastrutture in genere, e in particolare di quelle del capitalismo, costituisce una delle battaglie permanenti di Marx, perché <b>per fare veramente la storia bisogna prima di tutto capirla e “quasi tutta l’ideologia si riduce a una concezione falsata di questa storia”…</b></i> [L. BASSO, cit., 68-69].<br /><br />Dire alienazione e feticismo, quindi, è dire “<i>disumanizzazione</i>” dell’uomo nella società (come evidenziato da Bazaar ed Arturo), coscienza mistificata e capovolta nell’ideologia. E la “rivoluzione”, allora, non è che il rovesciamento di questa situazione, la demistificazione del rapporto capitalistico e la “riumanizzazione” intesa da Basso come “<i>controllo cosciente condotto secondo un piano, la relizzazione del progetto, la finalizzazione della prassi</i>”. E’, come afferma Marx nel Capitale, il “<i>salto dal regno della necessità al regno della libertà</i> o, se si vuole, l’emancipazione dell’uomo, definita ancora da Marx in Teorie sul plusvalore, come “<i><b>sviluppo della ricchezza della natura umana come fine a sé</b></i>” (v. art. 3, comma II, Cost.). Niente di più concreto. Insomma, il socialismo brutto!!<br /> <br />Ma in regime di proprietà privata (tanto più se completamente dispiegata) ciò non è possibile, come sapevano i Costituenti; i quali hanno sì scritto che l’iniziativa economica è libera, ma hanno inteso specificare che la stessa non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale ed in modo da arrecare danno …alla <b>dignità umana</b> (v. sopra).<br /><br />L’asinistra è ormai ridotta a poco più che una onomatopea. Richiamo ancora Basso, il quale – in assoluta e consueta affinità con F. Caffè - affermava che aspetto di “<i>…una forza di sinistra è di lottare per dei valori democratici in senso reale: non per l’aspetto formale delle istituzioni democratiche svuotate di contenuto, ma per realizzare <b>la democrazia, CHE SIGNIFICA GOVERNO A MISURA DELL’UOMO COMUNE</b>. Fare l’uomo capace d’influire con la propria volontà sulle scelte che lo riguardano…organizzare una democrazia…che consenta agli uomini di sentirsi <b>padroni del proprio destino</b>…</i>”. Governo a misura dell’uomo comune=fine dell’alienazione.<br /><br />Ed aggiungeva, contro i moralisti da strapazzo, “<i>… Noi marxisti non pensiamo che i capitalisti siano cattiva gente perché realizzano la concentrazione del potere, schiacciano la democrazia e sfruttano i lavoratori; questa è la legge del capitalismo e <b>se uno accetta questo sistema, deve accettarne le conseguenze</b>.<br /><br />Ma una forza di sinistra…deve instaurare una società in cui <b>non vi sia più sfruttamento dell’uomo sull’uomo</b>. In cui non ci sia più questa tendenza a concentrare sempre più potere economico, a schiacciare masse sempre più crescenti di umanità…</i>” [L. BASSO, La sinistra italiana ed europea, in Momento, luglio 1967, n. 14, 5-14].<br /><br />Nel momento in cui l’asinistra ha accettato senza fiatare quell’assetto, ripudiando la Costituzione ed il cuore stesso del messaggio socialista in essa contenuto, ogni sua manifestazione, ogni sua parola (tra le tante, p. es. anche “populismo”) non è che una ulteriore e diuturna degenerazione. Un volontario riflesso della disumanizzazione sublimata da pseudo intellettualoidi senza arte… ma dalla parte dell’oppressore<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-64310848516704820172018-07-29T12:52:13.412+02:002018-07-29T12:52:13.412+02:00Nel corso dell’attività delle successive generazio...<i>Nel corso dell’attività delle successive generazioni, il cui nesso forma la trama del processo storico, il rapporto <b>produttore-prodotto è un rapporto destinato continuamente a capovolgersi: l’uomo nasce già dominato dal prodotto delle generazioni precedenti, ma, nella misura in cui elabora progetti tende a farsi padrone del prodotto suo proprio, e a dominarlo</b>.<br /><br />Questo a sua volta, proprio nella misura in cui si realizza, tenderà a obiettivarsi, a sfuggire al controllo se non sempre del produttore singolo, dell’autore del progetto, certo degli altri uomini suoi contemporanei e successori, e se l’uomo sarà riuscito a modificare i rapporti o le istituzioni o le credenze preesistenti, avrà comunque contribuito a creare rapporti, istituzioni e credenze che le generazioni successive troveranno precostituite e indipendenti dalla loro volontà... </i>” [L. BASSO, Socialismo e rivoluzione, Milano, 1980, 63-65].<br /><br />Ma l’uomo di Marx, ci dice Basso, non è soltanto un uomo storico, ma un uomo sociale, un insieme di rapporti sociali: “<i>… chi dice società dice lavoro collettivo, dice cooperazione, e, a un certo stadio di sviluppo delle forze produttive, dice necessariamente <b>divisione del lavoro</b> [forze produttive che] limitano il campo di attività dell’uomo e sono causa di <b>DISUMANIZZAZIONE</b>. Nell’Ideologia tedesca Marx definisce la divisione del lavoro “<b>questo fissarsi dell’attività sociale, questo consolidarsi del nostro proprio prodotto in un potere obiettivo che ci sovrasta, che cresce fino a sfuggire al nostro controllo, che contraddice le nostre aspettative, che annienta i nostri calcoli</b>”, e che quindi impedisce precisamente il processo storico di creazione e autocreazione dell’uomo secondo un progetto, secondo un calcolo, secondo un’aspettativa…</i> [L. BASSO, cit., 65-66].<br /><br />Dominio del prodotto sul produttore, rovesciamento soggetto-oggetto perpetuato attraverso l’ideologia che, come spiegato nel post, imprigiona la coscienza e naturalizza un tale assetto disumanizzante:<br /><br />“<i>… Una volta che l’uomo ha perso il controllo del processo produttivo e il suo prodotto (che può essere dio, o la morale, le istituzioni, il diritto, lo stato, i rapporti sociali, ecc.) si è staccato da lui e lo domina, la realtà gli appare deformata e capovolta. L’oggetto appunto gli appare come soggetto, il rapporto che egli stesso ha creato gli appare come <b>una cosa o una forza dotata di potenza soprannaturale, o come l’attuazione di un disegno della provvidenza o di una legge di natura, in ogni caso come una necessità che non è in suo potere modificare e a cui deve obbedire</b>.<br /><br />L’uomo perde cioè <b>la nozione della circostanzialità storica che ha dato origine a quel determinato rapporto, non ne vede la nascita e non ne immagina la fine, non comprende che quello che gli appare come eterno e necessario non è che l’espressione della realtà sociale che lo circonda</b>. L’ideologia è quindi la tipica manifestazione della coscienza mistificata che considera <b>SUB SPECIE AETERNITATIS DEI VALORI E DEI RAPPORTI CHE SONO DI LORO NATURA “STORICI E TRANSITORI” </b>, come Marx ripete sovente, e quindi di un prodotto storico <b>fa una realtà assoluta, estranea, sacrosanta, misteriosa nelle sue origini e nella sua intima realtà, che domina gli uomini in un rapporto capovolto</b>. “Se nell’intera ideologia gli uomini e i loro rapporti appaiono capovolti come in una camera oscura, questo fenomeno deriva dal processo storico della loro vita, proprio come il capovolgimento degli oggetti sulla retina deriva dal loro immediato processo fisico”. In questo senso l’ideologia è anche un potente strumento di rafforzamento delle strutture esistenti, perché <b>contribuisce a farle accettare come “naturali”, “eterne”, o addirittura “volute da Dio”</b></i>. (segue)<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-15550009356329242472018-07-29T12:49:00.115+02:002018-07-29T12:49:00.115+02:00Grande post. Lelio Basso, leggendo Marx, in tal se...Grande post. Lelio Basso, leggendo Marx, in tal senso ci spiega che alienazione e feticismo sono una costante della storia dell’umanità. Nel paragrafo “La storia come dialettica tra volontà di progetto e oggettivazione del prodotto” contenuto in Socialismo e rivoluzione, Basso scrive:<br /><br />“<i>… <b>E’ sempre accaduto nel corso della storia che gli uomini avessero tendenza ad oggettivare le proprie creazioni, a non rendersi conto che il mondo che li circonda</b>, nella misura in cui non è meramente natura, cioè natura non ancora trasformata o toccata dagli uomini, <b>è prodotto dell’attività umana, e invece a considerarlo come qualche cosa di esistente oggettivamente</b>, indipendente dalla volontà degli uomini, <b>estraneo e spesso incomprensibile, misterioso e ostile, creazione di una volontà superiore o manifestazione di una legge naturale</b>. Ogni nuova generazione, per non dire ogni nuova creatura che viene al mondo, si trova indipendentemente dalla sua volontà, inserita in una rete di rapporti sociali, immessa in un sistema di regole di vita e di credenze, di ideologie, che sono il frutto dell’attività delle generazioni precedenti.<br /><br />E’ anche questo un tema che ha preoccupato Marx fin dalla sua adolescenza. “<b>I nostri rapporti con la società sono, in una certa misura, cominciati prima che noi potessimo modellarli</b>”, aveva scritto nella composizione liceale cui ci siamo già riferiti, e questo concetto che gli uomini sono inseriti in rapporti sociali indipendenti dalla loro volontà, e quindi certamente non frutto di un loro progetto e non sottoposti al loro controllo, è riaffermato costantemente, e soprattutto in due passi notissimi, che tuttavia vale la pena di ricordare, uno nel Diciotto Brumaio e uno in quello che noi consideriamo un testo fondamentale per l’esposizione del pensiero di Marx su questi temi, la Prefazione a Per la critica dell’economia politica. Dice all’inizio il Diciotto Brumaio:<br /><br />“Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì nelle circostanze che essi trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti e dalla tradizione. La tradizione di tutte le generazioni scomparse pesa come un incubo sul cervello dei viventi”.<br /><br />E la Prefazione del 1859: “nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono ad un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali… È quindi sempre accaduto nel corso della storia che gli uomini, per il solo fatto di nascere in un determinato momento del processo storico, trovino una situazione di fatto che, se da un lato mette a loro disposizione le forze produttive e il patrimonio culturale accumulato dalle generazioni precedenti e con ciò conferisce ad essi sempre nuovi strumenti di esplicazione della loro attività e di estrinsecazione della loro personalità, <b>dall’altro ne subordina e ne limita la libertà progettuale - e quindi in un certo senso l’aspetto più geloso della loro personalità stessa, cioè la capacità creativa - perché li inserisce in un contesto che essi non hanno scelto e che non controllano</b>.<br /><br />Questo conflitto con il contesto storico non riguarda naturalmente un uomo astratto o un’inesistente essenza umana, ma proprio l’uomo della storia, cioè l’uomo concreto, così come è formato dalla storia, che non riconosce come prodotto umano, o, comunque, <b>non domina il mondo che lo circonda</b>. <br /><br />La storia non è stata perciò una costruzione libera e cosciente del futuro da parte dell’umanità, ma una <b>DIALETTICA PERMANENTE FRA PRODUTTORE E PRODOTTO, FRA VOLONTÀ DI PROGETTARE E COSTRUIRE SECONDO IL PROPRIO PROGETTO E LA CONTINUA OGGETTIVAZIONE E CONTRAPPOSIZIONE DEL PRODOTTO CHE SI STACCA DALL’UMANITÀ PRODUTTRICE</b>, diventando un ostacolo al libero sviluppo della personalità, che ne resta in tal guisa mutilata</i>. (segue)<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.com