tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post8485804149287857401..comments2024-01-26T15:32:41.629+01:00Comments on Orizzonte48: LA NUOVA OGGETTIVITA’ SCIENTIFICA…E LA DEMOCRAZIA CONTROLLATA DALLA “FALLACIA EPISTEMOLOGICA”Quarantottohttp://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comBlogger17125tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-84516720636706418072018-12-02T19:24:26.586+01:002018-12-02T19:24:26.586+01:00"Forse in Francia è proprio quello che si sta..."Forse in Francia è proprio quello che si sta incominciando ad intravvedere. Il contropotere diventa direttamente il Popolo."<br /><br />E' esattamente così credo, perché tra l'altro le FFAA dell'impero repubblicano francese (formate solo da professionisti mercenari) sono scese numericamente al minimo storico.<br /><br />http://www.limesonline.com/carta-dove-sono-le-forze-armate-della-francia/105883?prv=true<br /><br />Con i circa 50 mila effettivi totali di gendarmeria ed esercito (di cui un terzo avrà pure superato i 40 anni e non sarà neppure in grado di correre o di operare senza diffusi infarti e malori) non si potrà mai neanche pensare di arginare militarmente una protesta diffusa come quella dei gilet gialli. Se mai verrà proclamato lo stato di assedio in Francia non riusciranno a farlo rispettare...<br /><br />Atomiche, truppe d'elite, cannoni, elicotteri d'attacco, la flotta, caccia e bombardieri non servono contro le proteste di piazza. <br />Per schiacciare la resistenza popolare servono FFAA fedeli e molto numerose. Altrimenti ci si deve accontentare di controllare militarmente solo pochi capisaldi (come gli USA in Afganistan).<br /><br />L'imbecillità dei politici EU modello 'mosca cocchiera', idioti manipolati dai potentati finanziari transnazionali, si vede proprio da questo: dal non aver mai approntato un piano per reprimere con la forza le prevedibilissime proteste innescate dalle politiche EU.<br /><br />La inconsistenza numerica delle FFAA di TUTTI gli stati EU è ampiamente risaputa e lo scorso novembre la Germania ha deciso di aumentare a 250 mila il numero degli effettivi (troppo poco e troppo tardi, credo, insufficienti anche solo a fini di polizia interna in caso di crisi). <br /><br />Per quello che riguarda l'Italia, 48 osservava tempo fa che i nati nel dopoguerra e fino alla fine degli anni 70 sono gli ultimi a ricordare come si viveva prima dello SME.<br />Sono però anche gli ultimi a ricordare come si smonta un'arma, come si spara col fucile e cosa sia la disciplina militare (in quanto prima c'era la leva obbligatoria).<br /><br />Speriamo non serva rispolverare antiche nozioni... anche perchè ci sono centinaia di migliaia di immigrati clandestini che vagano sul territorio nazionale come mine innescate.Luca Cellaihttps://www.blogger.com/profile/00548340320605162401noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-83150525536957889322018-12-01T17:36:11.749+01:002018-12-01T17:36:11.749+01:00La giustificazione dell'obbligo vaccinale sta ...La giustificazione dell'obbligo vaccinale sta nel calo delle coperture, ovvero i vaccinati sono statisticamente inferiori alla soglia indicata da lascienza per garantire la cosidetta "immunità di gregge". <br />Il raggiungimento della soglia di immunità di gregge dovrebbe garantire quindi la scomparsa della malattia, o come vorrebbe l'OMS, l'eradicazione di essa. Pochi purtroppo sanno che l'immunità di gregge è solo un modello teorico, che plausibilmente spiega la scomparsa di alcune malattie per via di immunità naturale ma che la "trasposizione" di questo modello all'immunizzazione farmacologica da vaccino non ha trovato nessuna verifica empirica, anzi, è stata più volte confutata.<br /><br />Il ricatto morale di protezione degli altri, deglimmunodepressi, la "necessità" dell'obbligo, si basa quindi su una teoria falsificata dall'esperienza. Non solo la "protezione di gruppo" (che non c'è) giustifica il sacrificio individuale di quell'uno sul milione che subisce un danno irreversibile alla sua integrità fisica ma soprattutto l'impianto sanzionatorio della legge, ovvero l'esclusione sociale dei "non conformi", anche se questa non trova nessuna giustificazione dal punto di vista epidemiologico. <br /><br />Emblematica l'audizione in Senato di IoVaccino, per cui il genitore del dannaggiato cerca nel vaccino il capro espiatorio "per la colpa di aver generato figli imperfetti": è l'uomo che non va, non lascienza che ci dice che il vaccino fa danni solo in un caso su un milione.<br /><br />Sappiamo poi tutti benissimo che sul tema siamo in presenza di un "conflitto sezionale" novaxs-provax scientemente plasmato dal precedente governo:<br />"7.1. L'attitudine distraente del conflitto sezionale si manifesta, per la verità in tutto il mondo occidentale, in modo da amplificare il potere degli agenti di influenza delle elites che hanno buon gioco nello stigmatizzare quell'odio che hanno accuratamente infuso e alimentato nel corpo sociale delle non-elites: e questo fino al punto da delegittimare, nei fatti narrati in modo da forzare etichette di condanna ipocritamente "etica", quelle che sono esattamente le reazioni naturali, quasi meccanicistiche, che avevano inteso deliberatamente suscitare. <br />Il senso di colpa, in precedenza diffuso a livello di preparazione mediatico-culturale dell'operazione, può quindi essere addebitato al corpo sociale aggredito in base a "fatti" che corrispondono anch'essi alla meccanica calcolata dell'intolleranza che si intendeva suscitare."<br />http://orizzonte48.blogspot.com/2017/08/la-trappola-dellodio-degli-agenti-di.html<br /><br />Tristemente così esordisce il DDL770:<br />Art. 1.<br />1. La presente legge ha la finalità:<br />a) di assicurare la tutela della salute pubblica attraverso la promozione delle vaccinazioni con *lo scopo di raggiungere e mantenere le coperture vaccinali di sicurezza*, anche allo scopo di proteggere i soggetti per i quali le vaccinazioni sono controindicate in ragione di particolari situazioni cliniche documentate, *nel rispetto delle raccomandazioni degli organismi sanitari internazionali in tema di profilassi, controllo, eliminazione ed eradicazione delle malattie prevenibili con la vaccinazione*;<br />b) di garantire la piena e uniforme erogazione delle prestazioni vaccinali sul territorio nazionale per assicurare equità e parità di accesso alle stesse, riconoscendo che l'educazione e l'informazione in materia di prevenzione vaccinale costituiscono livello essenziale di assistenza (LEA) quali interventi prioritari nella *lotta contro la riluttanza nei confronti dei vaccini e per l'ottimizzazione delle coperture vaccinali*;<br /><br />http://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/Ddliter/50461.htmmrsmehttps://www.blogger.com/profile/17510093927954928490noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-65164749230777217832018-11-26T13:00:18.529+01:002018-11-26T13:00:18.529+01:00Infatti nella "reductio ad apatiam" non ...Infatti nella "reductio ad apatiam" non c'è altro che la sintesi dell'elitistico darwinismo sociale: i poveri cristi sono tali perché "apatici", quindi "unfit", quindi giustamente ai margini della vita pubblica - <i>e del potere!</i> - a causa di tare genetiche.<br /><br />Il conflittuale divenire dialettico che informa la totalità - ossia la realtà - è negato: prassi elitarista volta all'egemonia ideologico-culturale, e orientata all'annichilimento delle coscienze.<br /><br />«il <a href="https://twitter.com/EntropicBazaar/status/1016993688550105088" rel="nofollow">contrario di progresso è regresso</a>»<br /><br />Questi son concetti che faticano ad entrare al di fuori di questi spazi, in cui chi si propone come avanguardia nella controinformazione è in qualche modo condizionata da un certo "tradizionalismo".<br /><br />Spiegare la differenza tra progressismo positivista e liberale da quello democratico-sociale sembra un'impresa ardua.<br /><br />Ma la lucidità analitica e la coscienza morale di costoro non può che farli passare da qua:<br /><br />«<i>Thus he manages to avoid racking his brains any more, and in addition implies that his opponent is guilty of the stupidity of contending, not against the capitalist application of machinery, but against machinery itself.<br /><br /><br />No doubt the bourgeois economist is far from denying that temporary inconveniences may result from the capitalist use of machinery. But where is the medal without its reverse side! Any other utilisation of machinery than the capitalist one is to him impossible. Exploitation of the worker by the machine is therefore identical for him with exploitation of the machine by the worker. Therefore whoever reveals the real situation with the capitalist employment of machinery does not want machinery to be employed at all, and is an enemy of social progress!</i>» MarxBazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-8154803975362597912018-11-26T10:33:33.955+01:002018-11-26T10:33:33.955+01:00L’appiattimento indifferenziato e compatto dell’ol...L’appiattimento indifferenziato e compatto dell’oligarchia partitica sulle istanze del governo sovranazionale dei mercati porta allo svuotamento:<br /><br />“<i>… di ogni vitalità [di] coscienza democratica del paese, per seminare a piene mani quella <b>sfiducia, disgusto e APATIA, che rendono ad un certo momento possibili i discorsi qualunquisti</b></i>…” [L. BASSO, Dialogo fra generazioni di italiani nell’inchiesta sugli anni difficili, ne Il Paradosso, aprile-giugno 1960, n. 22, 38]<br /><br />Di fronte a questo dramma, Basso si domandava:<br /><br />“<i>… Quali sono le forze che, nella situazione di oggi, possono arrestare questa corsa al regime? Quali sono i contropoteri efficaci che possono ristabilire l’impero della democrazia e della legge in un mondo dove l’arbitrio dell’oligarchia dominante si sostituisce sempre più alla legalità, dove il libito e non il lecito diventa sempre più la norma dell’agire? … Come in tutti i casi <b>in cui un ordinamento democratico cessa di funzionare o è paralizzato o non esiste affatto, IL VERO CONTROPOTERE DIVENTA DIRETTAMENTE IL POPOLO, con la sua presenza attiva e con il suo peso nelle lotte politiche</b>. <br /><br />Una coscienza popolare vigile e robusta, matura e impegnata, ha ancora a disposizione, pur nell’attuale situazione e <b>prima che sia troppo tardi</b>, strumenti pacifici per sbarrare la strada del regime e creare un’alternativa democratica, ma questa coscienza popolare rischia anche essa di addormentarsi. <b>L’addormentamento delle coscienze in un sonno conformista e qualunquista è una delle componenti necessarie della marcia al regime</b> e i nostri avversari lo sanno e non trascurano di mettere in azione tutti i mezzi, dalla stampa alla radio, dalla clericalizzazione alla corruzione, per giungere a questo risultato. E noi sappiamo tutti per esperienza che, se il qualunquismo dilaga, la strada è aperta alle dittature totalitarie. In un paese come l’Italia, dove le masse sono sempre state al margine della vita politica e sociale, l’edificazione della democrazia, prima che un problema di leggi o di soluzioni parlamentari, <b>è un problema di masse, di partecipazione, di lotte, di iniziative, di maturazione democratica, di coscienza civile</b></i>…”. [L. BASSO, Verso il regime? in Problemi del socialismo, febbraio 1959, n. 2, 83-98].<br /><br />Forse mi sbaglio, ma forse in Francia è proprio quello che si sta incominciando ad intravvedere. Il contropotere diventa direttamente il Popolo<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-82039158384015405822018-11-26T10:22:02.253+01:002018-11-26T10:22:02.253+01:00“… uno dei più gravi aspetti negativi del neocapit...“<i>… uno dei più gravi aspetti negativi del neocapitalismo, su cui i suoi apologeti ‘democratici’ e ‘progressisti’ hanno tendenza a scivolare: la sua spinta di fondo antidemocratica, una spinta che appare coessenziale al sistema e pertanto <b>non superabile nel quadro del sistema stesso</b>. Essa non si manifesta più nelle forme brutali del fascismo ma, come abbiamo detto, <b>in modo più raffinato</b>, nella completa <b>depoliticizzazione delle masse</b>, nella <b>conformistizzazione della pubblica opinione</b>, nel <b>condizionamento</b> di tutte le reazioni in senso favorevole al sistema…<br /><br />accettazione della società esistente con la sua organizzazione fortemente gerarchizzata e con le sue chiusure sociali; <b>una élite del potere ristretta e padrona non solo della potenza economica e politica ma dei mezzi di condizionamento della pubblica opinione e della violentazione delle coscienze</b>; in ultima analisi la <b>depoliticizzazione totale</b> e lo <b>svuotamento della vita democratica</b>. La depoliticizzazione non è solo un fatto pratico ma è teorizzata: Daniel Bell in The End of Ideology spiega agli americani che le idee politiche non hanno più nessuna funzione nella vita moderna; <b>si tratta solo di far funzionare il sistema e questo è un fatto tecnico, da risolversi caso per caso</b>, senza bisogno di idee generali, ma secondo criteri di efficienza che sono gli stessi di cui dà prova il big business o di cui deve dar prova l’amministrazione militare per assicurare un’efficace difesa.<br /><br />Ciò porta, come abbiamo altra volta osservato, all’annullamento della funzione dei partiti, almeno nel senso tradizionale: <b>ESSI NON SI CONTRAPPONGONO PIÙ GLI UNI AGLI ALTRI COME PORTATORI DI IDEOLOGIE E DI SCELTE POLITICHE ALTERNATIVE, BENSÌ COME STRUMENTI PIÙ O MENO VALIDI, PIÙ O MENO EFFICIENTI PER IL MIGLIOR FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA STESSO</b>… il cittadino non ha più possibilità reale di influire sulla cosa pubblica ma diventa un semplice ingranaggio della routine, e il potere si consolida sempre più totalitariamente nelle mani della chiusa oligarchia che lo detiene. Il sistema parlamentare è sostanzialmente ridotto oggi <b>ad una macchina per il livellamento degli uomini al denominatore comune di ‘uomo medio’, sul cui orientamento</b>, condizionato e dominato dall’alto, <b>tendono a poco a poco ad allinearsi tutti i partiti</b>. In ultima analisi, come in sede economica la libera concorrenza porta in sé i germi del proprio superamento e della tendenza al monopolio o all’oligopolio, così <b>in sede politica la democrazia parlamentare di tipo occidentale porta in sé i germi della propria distruzione come democrazia e della tendenza all’oligarchia</b>, un’oligarchia che domina sovrana sul conformismo dell’uomo medio…</i>” [L. BASSO, Democrazia e nuovo capitalismo, in Problemi del socialismo, febbraio 1962, n. 2, 1-6]. <br /><br />“<i>… la struttura classista della società contemporanea è in grado di <b>annullare di fatto</b> molte delle “conquiste democratiche” del passato, a cominciare dalla principale conquista, quella del <b>suffragio universale</b> - che perde parte del suo valore effettivo a misura che <b>il parlamento perde parte del suo potere a beneficio di altri centri decisionali extra-istituzionali…</b></i>” [L. BASSO, Le forze spontanee incalzino i partiti a prender coscienza del “nuovo” dalle masse, in Questitalia, gennaio-febbraio 1969, n. 130/131, 31-35] (segue)<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-12307439340200764862018-11-25T19:18:44.548+01:002018-11-25T19:18:44.548+01:00@chinacat: Ti ringrazio per il credito che mi fai ...@chinacat: Ti ringrazio per il credito che mi fai immaginando che possa avere una risposta per una domanda così complicata; la realtà è che posso al massimo offrire qualche spunto di riflessione. ;-)<br /><br />Ascoltavo qualche giorno fa una conferenza di Rahel Jaeggi sull’idea di progresso. (Non se ne abbia a male il Pedante, piaccia o meno la parola, un qualche criterio di giudizio, non un feticcio!, per valutare i cambiamenti, compiuti o possibili, è indispensabile). Oltre a constatare con piacere che dopo la sepoltura che ne aveva compiuto Habermas (come diceva Preve) la scuola di Francoforte ridava finalmente segni di vita, mi ha colpito una domanda: le è stato chiesto se il contrario di progresso è conservazione. Ha risposto: ma, no, perché? Se le persone sono soddisfatte di una certa situazione, perché non potrebbero desiderare conservarla? Semmai il contrario di progersso è regresso. Sono d’accordo. <br /><br />Ovvero, l’apatia in sé è problematica solo di fronte a un modello non realistico di cittadino totale, che, appunto, non era reale neppure per nell’antichità. Se comunque la possibilità di partecipazione è garantita, ma semplicemente non si avverte la necessità di avvalersene, perché, poniamo, ci si sente ben rappresentati da chi partecipa, non vedo particolari problemi. <br />Ma c’è una grossa differenza fra l’oggi e l’antichità: mentre all’epoca era pur sempre possibile, appunto, andare all’assamblea, e in momenti drammatici ci si andava (penso per esempio all’affollamento - ci si dovette sedere fin sull’orlo della cavea - seguito alla notizia che Filippo II era giunto a Elatea), oggi la partecipazione politica è mediata dai partiti, basata su ciò che si sa attraverso i media, consentita nei limiti di tempo lasciati dal lavoro, sterilizzata dall’assegnazione di poteri politici a istanze “tecniche” (l’ovvia (ri)scoperta di queste banalità la si può trovare, per esempio, nel bel libro di un altro francofortese post habermasiano, Axel Honneth, Il diritto della libertà). <br /><br />Se i partiti vengono distrutti, come durante il nazismo, o tradiscono, come nel caso della sinistra europea, i media non fanno altro che manipolare, si ha a mala pena il tempo di dormire e ripartire, e comunque poi alla fine decidono Commissione Europea e BCE, parlare di “assenteismo” mi pare un peu court, come dicono i francesi. <br /><br />Ovvero non è che, di fronte a uno spaventoso regresso, il popolo non va all’assemblea, magari per pigrizia e menefreghismo, ma che la sua possibilità di andarci gli è stata portata via. Che la cosa lo lasci indifferente mi pare altamente opinabile (certo i risultati del referendum costituzionale e delle ultime elezioni non mi pare autorizzino a pensarlo; ma nemmeno un massiccio astensionismo lo dimostrerebbe, contrariamente a quel che ama ripetere la pubblicistica liberale: ne abbiamo parlato diverse volte); bisognerebbe piuttosto domandarsi come potrebbe riprendersela. Oltre a ripetere per l’ennesima volta (forse iuvat, di certo non nocet) che nel nostro ordinamento questo furto è un illecito costituzionale, lascio lì il difficilissimo interrogativo; basta che siamo d’accordo che la questione è *molto* diversa da una semplice reductio ad apatiam.<br /><br /><br /><br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-31225812954565738682018-11-24T17:31:38.942+01:002018-11-24T17:31:38.942+01:00Esseri qualitativamente meritevoli...
Nella letter...Esseri qualitativamente meritevoli...<br />Nella lettera aperta al Ministro della Pubblica Istruzione On. Berenini, pubblicata sul «Resto del Carlino» il 4 maggio 1918, Giovanni Gentile scriveva: <br /><br />“L'idea mia, dunque, è che le scuole tenute dallo Stato devono essere poche, ma buone; e potrei dire: poche, ma scuole! L'istruzione media è incontestabilmente funzione essenziale dello Stato. Ma ciò non importa che l'estensione, in cui tale funzione deve esplicarsi, abbia ad essere tale che tutti i cittadini possano egualmente usufruirne... la scuola media deve essere sgombrata da tutta questa folla, che vi fa ressa, e abbassa ogni giorno più il livello degli studi, deprimendo la cultura nazionale... E così pure vorrei dirle, Eccellenza: troppe università, troppi professori universitari! Anche qui, sfrondare, recidere, se si vuoi salvare ciò che è vitale, e che deve vivere. Prenda Ella in mano la scure; e avrà con sé quanti italiani amano sinceramente la proprietà intellettuale e la grandezza della Patria”.Luca juniorhttps://www.blogger.com/profile/14268687906651817978noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-12117129030901835732018-11-23T20:41:29.702+01:002018-11-23T20:41:29.702+01:00@ Arturo
Su quest'ultimo punto, l'accusa ...@ Arturo<br /><br />Su quest'ultimo punto, l'accusa di ignoranza rivolta al popolo, Le debbo fare una domanda, sperando che la risposta mi aiuti a capire :)<br /><br />Nel testo di Maimone c'è scritto:<br /><br />" Tra spread, disoccupazione, immigrazione di massa, riforme del lavoro ed altre numerose categorie, i lavoratori riescono veramente a trovare un nesso riconducendo tutto a totalità? No. Sentono il disagio, che qualcosa non va, ma non hanno una coscienza completa."<br /><br />A mio parere le due cose sono collegate: se tolgo ai cittadini gli strumenti per decifrare la realtà e sostituisco i loro valori collettivi con "altro", l'unico risultato che ottengo è una massa di persone atomizzate, amorfe e facilmente manipolabili. Il buon Crizia ne sarebbe entusiasta, c'è da scommetterci.<br /><br />Ecco la domanda che mi manda in confusione: può una democrazia esistere e funzionare in totale assenza di partecipazione "dal basso"?<br /><br />Luciano Canfora fa notare che uno degli argomenti addotti dagli oligarchi per dimostrare l'assurdità della democrazia è quello della bassa partecipazione all'assemblea cittadina. Come a dire: ma tanto non ci va nessuno...<br /><br />E se non ci va nessuno sul serio? Che succede?<br />Se attualizziamo il concetto è abbastanza facile notare come la distruzione progressiva dei diritti dei lavoratori avvenga nello stesso identico modo; nessuna opposizione. Nessuno si presenta all'assemblea.<br /><br />Sono pessimista io o ha ragione Crizia?<br /><br />Chinacat<br /><br />PS<br />C'è una frase, riportata da Joachim Fest nel libro "Hitler - una biografia" del 1973. <br /><br />"Uno dei più attenti osservatori dell'epoca, di fronte alla serie continuata di schiaffi morali piovuti sul volto della verità e della libertà, e passivamente subiti, di fronte all'eliminazione dei partiti e dell'ordine parlamentare, provava la sempre più precisa sensazione "che le cose che qui da noi vengono tolte di mezzo in realtà non importassero più molto ai tedeschi d'ambo i sessi."<br />(pag.510)chinacathttps://www.blogger.com/profile/16289503625441605757noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-9866119971964162712018-11-22T15:41:16.911+01:002018-11-22T15:41:16.911+01:00Grazie Arturo. Puntuale come sempreGrazie Arturo. Puntuale come semprefrancesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-43539779790412417782018-11-21T19:23:13.180+01:002018-11-21T19:23:13.180+01:00Ovvero una ricomposizione potrebbe avvenire solo s...Ovvero una ricomposizione potrebbe avvenire solo sul terreno della priorità dello “storico-sociale”, ma è proprio la presente situazione storico-sociale che lo rende improbabile (non impossibile, speriamo), infatti la scienza ci viene presentata non come un ausilio per i nostri fini, ma come un generatore di diktat autoritari per via di una società che da un lato tende a interdire qualsiasi determinazione esplicita di fini collettivi (laddove ci sia stata, sarà da considerare obsoleta per sopravvenuti ordine internazionale dei mercati o irobot o chissà quale altro feticcio), dall’altro difetta sempre di più di risorse simboliche per legittimare i costi che continua a scaricare sulla collettività. <br /><br />Come scrive uno scienziato di grande onestà come Richard Lewontin (Biologia come ideologia, Bollati Boringhieri, Torino, 1993, pagg. 1-2 e 6): “<i>I problemi di cui si occupa la scienza, le idee che essa usa per indagare questi problemi, addirittura i cosiddetti risultati scientifici che provengono dall’indagine scientifica, sono tutti profondamente influenzati da predisposizioni derivanti dalla società in cui viviamo. Dopo tutto, gli scienziati non son tali fin dall’inizio della loro vita, ma sono esseri sociali calati nella famiglia, nello Stato, nella struttura produttiva, e vedono la natura attraverso una lente che è stata foggiata dalla loro esperienza sociale. <br />Oltre a questo livello personale di percezione, la scienza è modellata dalla società poiché è un’attività produttiva umana che richiede tempo e denaro e dunque è guidata e diretta da quelle forze che nel mondo esercitano il controllo sul denaro e sul tempo. La scienza usa merci e fa parte del processo di produzione delle merci. La scienza usa il denaro. La gente si guadagna da vivere con la scienza e, di conseguenza, le forze sociali ed economiche dominanti nella società determinano in larga misura ciò che la scienza fa e come lo fa. Inoltre, queste forze hanno il potere di appropriarsi d’idee provenienti dalla scienza particolarmente adatte alla conservazione e alla perdurante prosperità delle strutture sociali di cui sono parte. In questo modo altre istituzioni sociali esercitano un’azione all’interno della scienza sia in relazione a ciò che viene fatto sia al modo in cui viene pensato e assumono dalla scienza concetti e idee che poi vanno a loro sostegno legittimandole e facendole apparire come naturali.</i>”<br /><br />Poi naturalmente, in termini più generici, l’accusa di ignoranza rivolta al popolo recalcitrante è vecchia come il cucco: su antiche opere ateniesi di parte aristocratica si può leggere che “<i>«su tutta la faccia della terra l’elemento migliore è in antitesi alla democrazia» (I, 5), che nei «migliori» c’è il minimo di sfrenatezza e di iniquità, che nel demo c’è il massimo di ignoranza, disordine, malvagità.</i>” “<i>Cosa può capire il demo – che è amathes [ignorante] – di ciò che è buono, magari anche solo per se stesso (I, 7)?</i>” (L. Canfora, Il mondo di Atene, Laterza, Roma-Bari, 2011, s.p.). <br /><br />Il termine “democrazia” nasce come un insulto: faremmo bene a ricordarcelo sempre.<br /><br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-60950723689539009502018-11-21T19:13:29.427+01:002018-11-21T19:13:29.427+01:00La frattura potrebbe essere ricomposta, come prima...La frattura potrebbe essere ricomposta, come prima avrebbe potuto non prodursi. Però…<br /><br />Cerchiamo di dirla nel modo più semplice possibile: senz’altro non ho le conoscenze matematiche per seguire gli sviluppi della fisica contemporanea, ma sul piano delle ricadute filosofiche non mi pare neanche indispensabile. La conclusione, se ho ben capito, è che l’universo deve avere alcune proprietà “ordinanti” perché siano possibili razionalità e società. Non è che sia proprio un’idea di una novità dirompente: <br /><br />“<i>Questa visione condiziona, per cosi dire, la creazione della filosofia, la quale, come l'hanno creata e praticata i Greci, è possibile proprio perche l'universo non è totalmente ordinato. Se lo fosse, non vi sarebbe alcuna filosofia, ma solo un sistema di sapere unico e definitivo. E se il mondo fosse un caos puro e semplice, non vi sarebbe nessuna possibilità di pensare. Ma questa visione condiziona anche la creazione della politica. Se l'universo umano fosse perfettamente ordinato, sia dall'esterno sia dalla sua ≪attività spontanea≫ (≪mano invisibile≫, ecc.), se le leggi umane fossero dettate da Dio o dalla natura, o ancora dalla ≪natura della società≫ o dalle ≪leggi della storia≫, non vi sarebbe alcuno spazio per il pensiero politico, né campo aperto all’azione politica, e sarebbe assurdo interrogarsi su che cos'è una buona legge o sulla natura della giustizia (cfr. Hayek). Allo stesso modo, se gli esseri umani non potessero creare un qualche ordine per loro stessi ponendo delle leggi, non vi sarebbe nessuna possibilità di azione politica istituente.</i>” (C. Castoriadis, L’enigma del soggetto, Edizioni Dedalo, Bari, 2008, pag. 203). <br /><br />Ossia l’essere non è caotico ma è “indeterminato” (Anassimandro) e “si dice in molti modi” (Aristotele). La determinatezza, ossia i vari modi in cui si dice, consistono in quel che Castoriadis chiama “social-historique” e Lukacs “essere-proprio-così”, ossia società e storia, e non c’è scienza naturale che consenta di girarci attorno.<br /><br />Mutatis mutandis lo stesso si può dire per la logica formale - che Castoriadis chiama legein - e la sua vuotezza: “<i>Si nous prenons intégralement au sérieux les exigences du legein, le legein se détruit lui-même: tout doit être défini — mais il y a, évidemment et nécessairement, des premiers termes indéfinissables, donc, tout ce qui suit l’est aussi, et donc n’est rien; tout doit être déterminé — mais tout ne l’est pas, il y a de l’indécidable, et si l’on prenait le formalisme et l’exigence identitaire totalement au sérieux, on serait obligé de dire que la totalité de la mathématique est nulle et non avenue (sauf les opérations sur des ensembles finis). Longtemps avant Gödel, le fondateur même de la logique savait tout cela parfaitement: des termes premiers et des derniers, il y a nous et non logos. L’usage logique de la logique exige quelque chose d’autre que la logique: le nous, la saisie pensante. Hors celle-ci, le legein est à la fois vide et suspendu en l’air; car le legein ne peut pas se fermer sur lui-même en restant ce qu’il est et en se conformant à ses propres règles.</i>” (L’institution imaginaire de la société, Éditions du Seuil, Parigi, 1975, pagg. 439-40). <br /><br />Il nous è ovviamente un altro riferimento ad Aristotele (Etica Nicomachea, 1143 a, 35), che ci riporta di nuovo a società e storia, ossia all’uomo: il punto fondamentale del post di Francesco mi pare questo e trovo ben difficile contestarlo. <br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-79867702851847058332018-11-21T12:34:16.024+01:002018-11-21T12:34:16.024+01:00Io trovo che la ricerca assoluta della analiticità...Io trovo che la ricerca assoluta della analiticità, del formale, dell’assiomatico in quanto strutture perfette, rigidamente contestualizzate – espresse in altrettante ed eleganti formule matematiche e linguistiche - implica già in sede metodologica lo sganciarsi della scienza dal sostrato motivazionale, storico culturale, materiale che ne è alla base. E’ il sintomo di un malessere profondo. Ci si appropria della realtà solo in modo complessivo e totale. Non a caso è il metodo della prassi del proletariato rivoluzionario (scusate il linguaggio vetero-marxiano, ma non riesco a dirlo diversamente) che solo come classe per sé è in grado di ribaltare lo status quo.<br /><br />In tal senso, le opere di Marx hanno un fondamento ontologico ed espistemologico di una chiarezza sconvolgente ed insuperata (se poi qualcuno dovesse indicarmi qualcosa di meglio, che però sia in linea con la nostra Costituzione, ne possiamo parlare). Ma è almeno dagli anni ’70 che una sana riflessione epistemologica materialista nell’ambito del “marxismo” si è del tutto arenata, come peraltro tutto il marxismo insieme all'asinistra collaborazionista e traditrice. Basta recuperare quella riflessione, possibilmente non autodefinendosi marxisti. E il fatto che ci sia un luogo come questo per discuterne è basilare<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-49976619510417490142018-11-21T12:29:09.535+01:002018-11-21T12:29:09.535+01:00Che vi sia ricomposizione tra gnoseologia e ontolo...Che vi sia ricomposizione tra gnoseologia e ontologia nel ‘900 necessita di fondata dimostrazione.<br /><br />Nel mio piccolo, ritengo che non vi sia stata tale ricomposizione, e la dimostrazione è nel metodo scientifico attualmente in vigore e nell’evoluzione specialistica delle scienze, medodo rimasto immutato, salvo l’innovazione della verifica falsificazionista di Popper, che a sua volta era vicino al Circolo neopositivista viennese (nonché, per inciso, amico di Hayek). Trovo che gli scenziati rimangono in fondo degli idealisti soggettivi e che ciò convenga alle élites sociopatiche dalle quali sono diretti. L’epistemologia post-popperiana, dal suo canto, si limita (non è poco, ma nemmeno tanto) a criticare quella classica, dibattendo sul metodo (da Kuhn con i suoi paradigmi a Laudan – che pure afferma, va bene, che scopo della scienza è risolvere i problemi. Ma quali problemi? - a Feyerabend). Ma il metodo rimane lo stesso.<br /><br />Non c’è ricomposizione per la semplice ragione che non viene mai sfiorato in profondità proprio il metodo della totalità concreta e dialettica. Anzi, le scienze borghesi si sono via via parcellizzate e frammentate in infiniti rivoli specialistici, tutte tese alla ricerca di risultati rigidamente inscritti nel livello contestuale del proprio statuto teorico, perfettamente funzionali al pensiero borghese che ha interesse ad eternizzare gli attuali rapporti di produzione. Se si riportasse tutto alla totalità, se si guardasse il mondo a 360°, non si potrebbero più occultare i rapporti di produzione e lo sfruttamento disumano che vi stanno dietro (l’abito mentale è lampante nella scienza economica, basta seguire i raccapriccianti dibattiti. Tra spread, disoccupazione, immigrazione di massa, riforme del lavoro ed altre numerose categorie, i lavoratori riescono veramente a trovare un nesso riconducendo tutto a totalità? No. Sentono il disagio, che qualcosa non va, ma non hanno una coscienza completa. Non hanno coscienza di classe, appunto; sono classe in sé, ma non ancora per sé).<br /><br />Marx lo aveva affermato in tempi non sospetti e da allora, per quanto mi riguarda, non è cambiato assolutamente nulla, pur con tutti i “progressi” che le singole scienze (naturali e umane comprese) nel loro campo hanno raggiunto esibendo anche le meritate medaglie. Lo aveva affermato, in Miseria della filosofia, per le scienze economiche, ma il discorso è generale e sviluppato analiticamente in altre sedi “<i>Le categorie economiche non sono che le espressioni teoriche, le astrazioni teoriche dei rapporti sociali di produzione. Proudhon, capovolgendo le cose da vero filosofo, non vede nei rapportri sociali che le incarnazioni di questi principi, di queste categorie, che sonnecchiavano – ci dice Proudhon filosofo – in seno alla regione impersonale dell’umanità</i>”.<br /><br />Si badi poi che il problema è della scienza, ma è indissolubilmente connesso alla Tecnica come capacità scientifica oggettivata (l’altro polo teleologico). Mi chiedo dove oggi si trovi quella riconciliazione tra tecnica e priorità ontologica marxiana. A chi interessa l’uomo in quanto tale. (segue)<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-70943120750385898842018-11-21T12:15:26.251+01:002018-11-21T12:15:26.251+01:00“ Penso invece che la separazione operata tra gnos...“<i> Penso invece che la separazione operata tra gnoseologia ed ontologia <b>sia stata sostanzialmente ricomposta nel novecento</b> e che semplicemente la scienza ‘privatizzata’ ufficiale non ne abbia ancora preso atto</i>”.<br /><br />Ora, quanto affermi non è innocente, dal momento che significa riscrivere la storia dell’ultimo secolo e mezzo in campo scientifico. Se il rapporto struttura-sovrastruttura, come ci insegnano Marx, Gramsci e lo stesso Basso, non è di tipo deterministico, è anche vero che è dalla prima che bisogna partire. E risulta che il capitalismo sia, anche attualmente, la forma tipica di produzione magnificata dalla teologia neoliberista. La scienza privatizzata non è una entità a sé stante, ma un prodotto, un riflesso ideologico del modo di produzione. E quindi è illusorio pretendere che prenda atto di qualcosa.<br /><br />Il neopositivismo (che ha raccolto, per tutti, anche il campo del pragmatismo, per il quale l’importante è solo che qualcosa funzioni) prende una posizione perfettamente neutrale rispetto alla concezione del mondo lasciando semplicemente da parte tutto il complesso problematico di ciò che è in sé. Ad esso interessano le proposizioni logico-formali. Ovviamente, in nome dell’oggettività e della neutralità della scienza.<br /><br />Personalmente salvo Wittgenstein, le cui vedute del Tractatus, pur vicine al neopositivismo, lo porta tuttavia ad affermare: “<i> il più delle proposizioni e questioni che sono state scritte su cose filosofiche è non falso, ma insensato. Perciò a questioni di questa specie non possiamo affatto rispondere, ma possiamo solo stabilire la loro insensatezza. Il più delle questioni e proposizione dei filosofi si fonda sul fatto che noi non comprendiamo la nostra logica del linguaggio…<b> Né meraviglia che i problemi più profondi propriamente non siano problemi</b> </i> [L. WITTGENSTEIN, Tractatus logicus-philosophicus, Torino, 1968, 21]. I problemi dei filosofi, (ovvero l’istanza veritativa-ontologica, direbbe Preve) che non sia mera certezza espressa in termini matematici formali, non è importante.<br /><br />Wittgenstein, però, che è studioso di grande intelligenza, si rende conto che c’è qualcosa che non torna “<i>Tutta la moderna concezione del mondo si fonda sull’illusione che le cosiddette leggi naturali siano la spiegazione dei fenomeni naturali. Così ristanno alle leggi naturali come a qualcosa di intengibile, così come gli antichi a dio e al fato. E ambedue hanno ragione e ambedue hanno torto. Gli antichi sono tuttavia in tanto più chiari in quanto riconoscono un chiaro termine, mentre nel nuovo sistema dovrebbe sembrare che tutto sia spiegato…</i>” [L. WITTGENSTEIN, Tractatus logicus-philosophicus, cit., 180]. <br /><br />Anche il suo logicismo rigoroso si volge in modo episodico ad una ontologia, ma che sfocia nell’irrazionalistico “<i>Che il mio mondo è il mio mondo si mostra in ciò, che i limiti del linguaggio (del solo linguaggio che io comprendo) significano i limite del mio mondo. Il mondo e la vita sono tutt’uno. Io sono il mio mondo. <b>Il soggetto non appartiene al mondo, ma è un limite del mondo… Sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure toccati</b>. Certo allora non resta più domanda alcuna; e appunto questa è la risposta. La soluzione del problema della vita si scorge allo sparir di esso…V’è davvero dell’ineffabile…</i>” [p. 150-186]. E con coerenza chiude in questo modo che non esito a definire esistenzialista: “<i>Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere</i>” [p.188]. Ma Wittgenstein, pur nel suo irrazionalismo, è una assoluta eccezione, se pensiamo a Carnap che voleva la costruzione logica del mondo su basi meramente neutrali! (segue)<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-39084757240774113692018-11-20T11:35:54.413+01:002018-11-20T11:35:54.413+01:00(2 di 2)
Penso invece che la separazione operata t...(2 di 2)<br />Penso invece che la separazione operata tra gnoseologia ed ontologia sia stata sostanzialmente ricomposta nel novecento e che semplicemente la scienza ‘privatizzata’ ufficiale non ne abbia ancora preso atto.<br /><br />Per quello che riguarda la gnoseologia ritengo che il contributo più importante del novecento sia stato dato da Kurt Gödel.<br />https://en.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6del%27s_incompleteness_theorems<br />I due teoremi di Gödel stabiliscono in buona sostanza che non si può essere certi nemmeno che 2 + 2 = 4, con buona pace di tutti i ‘Burioni qualsiasi’.<br /><br />Per quello che riguarda invece l’ontologia mi dispiace che il fardello delle conoscenze matematiche richiesto per apprezzare pienamente gli sviluppi della fisica del novecento sia risultato eccessivo per i coevi studiosi delle scienze sociali.<br /><br />Infatti alla luce di questo geniale scritto di venti anni fa si può apprezzare che esistono precise condizioni fisiche perché possa esistere un soggetto (l’osservatore) dotato di autocoscienza!<br />http://space.mit.edu/home/tegmark/dimensions.pdf<br /><br />In pratica possiamo concepire, attraverso la matematica e la fisica, infiniti universi (che tuttavia ricadono tutti indistintamente sotto la mannaia della ‘indecidibilità’ dei teoremi di Gödel), ma affinché possa esistere un ‘osservatore cosciente’ occorre che siano verificate precise condizioni di complessità, predicibilità e stabilità.<br /><br />Semplificando al massimo, perché l’osservatore diventi cosciente occorre che percepisca lo scorrere del tempo (quindi che ci sia almeno una dimensione temporale) e che il mondo sia sufficientemente stabile (nel tempo) perché la sua ‘predicibilità’ gli permetta di filosofare.<br /><br />Suggerisco al lettore di andarsi a guardare la figura 1 nello scritto di Max Tegmark.<br />“Our conclusions are graphically illustrated in figure 1: given the other laws of physics, it is not implausible that only a 3-dimensional spacetime can contain observers that are complex and stable enough to be able to understand and predict their world to any extent at all, for the following reasons.<br />• More or less than one time dimension: insufficient predictability.<br />• More than three space dimensions: insufficient stability.<br />• Less than three space dimensions: insufficient complexity.”<br /><br />Ovviamente lo scritto di Tegmark non intende sostenere che l’esistenza di un osservatore risulta impossibile in caso di universi con differenti dimensionalità rispetto a tre dimensioni spaziali ed una dimensione temporale (universo nel quale forse viviamo), ma che per stabilire la dimensionalità dello spazio-tempo non si può trascurare la centralità dell’osservatore ed i problemi associati di predicibilità e stabilità.<br /><br />Comunque, alla luce di quanto sopra, sono fermamente convinto che se non debelliamo il liberismo, il malthusianesimo e la privatizzazione della scienza gli ‘osservatori umani’ così come sono apparsi spariranno…<br /><br />Sono anche ragionevolmente convinto che, se sarà ripristinato un sufficiente livello di ‘scienza pubblica’ e socialista, entro poche generazioni si troverà una qualche nuova forma di propulsione e che l’umanità potrà utilmente impegnarsi nel ‘terraforming’ dei pianeti della galassia.Luca Cellaihttps://www.blogger.com/profile/00548340320605162401noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-78243425515617327802018-11-20T11:34:39.634+01:002018-11-20T11:34:39.634+01:00Gnoseologia ed ontologia (1 di 2)
Mi ha molto colp...Gnoseologia ed ontologia (1 di 2)<br />Mi ha molto colpito l’osservazione sulla separazione operata tra gnoseologia ed ontologia a partire dal seicento. Ma esiste anche il punto di vista di quegli studiosi che non hanno mai accettato questa separazione e per i quali non vale il moderno positivismo che “al suo apogeo ha dichiarato ANACRONISTICA ASSURDITÀ NON SCIENTIFICA OGNI DOMANDA INTORNO ALL’ESSERE, addirittura ogni presa di posizione circa il problema se qualcosa sia o non sia …”<br /><br />Personalmente poi rifiuto fermamente l’idea stessa che: <br />“Operato detto divorzio (che abbiamo definito “rimozione della praxis”), ci si trova di fronte ad uno scenario onirico: da una parte il mondo della realtà posto fuori dalla sfera del soggetto conoscente, postulato come inconoscibile e, dall’altra, la ragione che vaga tra parvenze intellegibili, tra rappresentazioni astratte ed ipotetiche, tra mere ombre di quella realtà che viene colta solo in modo quantitativo e con linguaggio matematico-simbolico.”Luca Cellaihttps://www.blogger.com/profile/00548340320605162401noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-48507701801349044872018-11-19T12:50:30.798+01:002018-11-19T12:50:30.798+01:00Fare il giornalaio scientifico non aiuta a diventa...Fare il giornalaio scientifico non aiuta a diventare uno scienziato...<br /><br />“La scienza non è democratica. La velocità della luce non si decide per alzata di mano, come ha detto Piero Angela. Una palla di ferro gettata in mare andrebbe invariabilmente a fondo anche se un referendum popolare stabilisse che il peso specifico del ferro è inferiore a quello dell’acqua…”<br /><br />La velocità della luce dipende dalla densità del mezzo e se vivessimo come pesci nelle profondità dell'oceano misureremmo una velocità della luce più bassa rispetto a quella misurata nel vuoto o nell'aria.<br /><br />Una palla di ferro immersa nell'acqua potrebbe tranquillamente non andare da nessuna parte se ci si trovasse a bordo di una nave interstellare fluttunte nello spazio esterno.<br /><br />Peraltro che il soggetto sia centrale nell'atto della conoscenza lo dimostra il semplice concetto di 'tempo proprio' (dell'osservatore). <br /><br />Due orologi atomici, del tutto identici per costruzione, scandirebbero infatti secondi di 'durata diversa' se immersi l'uno nel campo gravitazionale della terra (laboratorio terrestre) e l'altro se libero nello spazio esterno.Luca Cellaihttps://www.blogger.com/profile/00548340320605162401noreply@blogger.com