tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post4856414306045406164..comments2024-01-26T15:32:41.629+01:00Comments on Orizzonte48: BELIEVE ME, ROGER: UK NEEDS DEMOCRACY IN UK AND ITALY NEEDS DEMOCRACY IN ITALYQuarantottohttp://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comBlogger34125tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-47199275060211222292016-06-24T13:48:47.805+02:002016-06-24T13:48:47.805+02:00In effetti, se vai al prossimo post, ne ho riporta...In effetti, se vai al prossimo post, ne ho riportato un "brani saliente"...Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-30157554532296696052016-06-24T12:36:15.702+02:002016-06-24T12:36:15.702+02:00stanno impazzando.
http://www.ilmessaggero.it/prim...stanno impazzando.<br />http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/consultazione_stata_errore-1816573.html<br /><br />Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/05150021400471630502noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-67489684422865411962016-06-24T08:36:41.287+02:002016-06-24T08:36:41.287+02:00Non c'e' dubbio. Adesso ESSI reagiranno e ...Non c'e' dubbio. Adesso ESSI reagiranno e la propaganda sara' ancora piu' feroce. Gia' si parla di spread. Ho sentito delle cose incredibili. Ma il segnale e' importante!francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-89029461475654193672016-06-24T08:27:52.137+02:002016-06-24T08:27:52.137+02:00C'è da fare chiarezza su questo punto, un po&#...C'è da fare chiarezza su questo punto, un po' controverso, come ho cercato di illustrare.<br />Intanto il colpo di scena rispetto alla feroce propaganda di ESSI e dei nostri media orwelliani, è stata obiettivamente una "bella storia" :-)Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-91524920047681986492016-06-24T07:21:11.034+02:002016-06-24T07:21:11.034+02:00Che botta! Aprendo il computer, la prima cosa che ...Che botta! Aprendo il computer, la prima cosa che ho guardato era il prezzo della -per i banchieri- reliquia barbarica: da 35 e. il grammo di ieri, a 39! Qualcosa era accaduto in Gb!caposaldohttps://www.blogger.com/profile/06984610642676969130noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-3392020834914865612016-06-24T07:11:54.652+02:002016-06-24T07:11:54.652+02:00Che dire, God save the queen!Che dire, God save the queen!francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-9214858251348802062016-06-23T16:52:55.333+02:002016-06-23T16:52:55.333+02:00https://it.wikibooks.org/wiki/Il_conflitto_pension...https://it.wikibooks.org/wiki/Il_conflitto_pensionistico/La_dignit%C3%A0_al_di_sopra_di_tuttoPaolohttps://www.blogger.com/profile/16448801389202909553noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-54422625084467253522016-06-23T16:17:49.633+02:002016-06-23T16:17:49.633+02:00"I 'costi sociali' non sono che gli e..."I 'costi sociali' non sono che gli effetti, sul piano appunto del disagio sociale, di una crescita [...] minore rispetto al pieno impiego dei fattori"<br /><br />Posto quindi che la distribuzione diffusa di ricchezza presuppone una adeguata creazione di valore, si potrebbe sostenere che quest'ultima può essere conseguita, se non a condizione di limitare, quanto meno prescindendo dalla prima (-> società molto ricca ma molto iniqua). Ma siccome la creazione di valore dipende non solo dall'offerta (disponibilità, efficienza e pienezza di impiego dei fattori di produzione), ma anche dal livello di domanda aggregata (la quale, alla faccia di Say e dei suoi epigoni, è limitata ma non automaticamente creata dall'offerta), e siccome un elevato livello di domanda è esso stesso espressione di un'ampia diffusione della ricchezza, ne consegue che la massimizzazione del valore creato (corrispondente, alla minimizzazione dell'output-gap, ovvero al pieno impiego e al più rapido sviluppo dei fattori di produzione) non solo "è", ma "ha" anche come condizione la sua più ampia diffusione. Per cui è altrettanto un controsenso parlare, anche solo in astratto e per concessione dialettica, di una possibile massimizzazione della creazione di valore a fronte di una minore diffusione dello stesso: creazione e diffusione di valore vanno sempre necessariamente di pari passo. <br /><br />Corollario: se negli ultimi 40 anni chi controlla il fattore capitale fosse stato meno avido, oggi sarebbe ugualmente (se non più) ricco, anche se meno soverchiamente rispetto alla massa dei fornitori del fattore manodopera. Ma si sa, l'avidità è solo un aspetto del problema: più che la ricchezza assoluta, quello che conta è lo status (relativo) che essa conferisce, e il potere di condizionamento preventivo rispetto a possibili 'fughe in avanti' di chi, ottenuta la mano, inevitabilmente passerebbe a pretendere il braccio (nell'illusione di non dover fare a sua volta i conti anche e soprattutto con il limite strutturale dell'equilibrio esterno). Da questo punto di vista, l'apparente autolesionismo della classe dominante ha una sua indubbia razionalità (guerre mondiali permettendo). Fabriziohttps://www.blogger.com/profile/04915387715501207559noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-83473553281467809202016-06-23T12:39:42.910+02:002016-06-23T12:39:42.910+02:00Come sapete vi vojo molto bene: ma non trasformiam...Come sapete vi vojo molto bene: ma non trasformiamo questo blog in un luogo di discussione su filosofi che vogliono fare i giuristi e giuristi che vogliono fare i filosofi.<br /><br />Rischiamo con ciò di fare da cassa di risonanza a teorie la cui contraddittorietà e illogicità sono ripetitivamente palesi e che andrebbero qui evidenziate secondo un criterio di "rilevanza": cioè se realmente indispensabili a spiegare il tema di cui ci stiamo di volta in volta occupando.<br /><br />Altrimenti, diamo per acquisito che, nella società di massa, tecno-pop, anche l'accademia non può che produrre una mole sterminata di lavori che sono esattamente funzionali al linguaggio e agli scopi politici impliciti del neo-liberismo dilagante. E questo in quanto ciò influise sul sistema dell'assegnazione di ricerche, abilitazioni, cattedre e valutazione scientifica. <br />Com'è tristemente ovvio.<br /><br />Per dire, aprendo un qualsiasi libro, anche di scienza delle costruzioni o di storia antica, nel periodo del fascismo, era inevitabile imbattersi in un qualche panegirico del Duce e del progresso legato al sistema corporativo, proiettato verso gli Alti destini dell'Impero, etc. etc...Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-72532444927271543342016-06-23T12:08:14.944+02:002016-06-23T12:08:14.944+02:00Grazie a te Poggio.
È che siamo un po' menegh...Grazie a te Poggio.<br /><br />È che siamo un po' meneghini....<br /><br /><i>(Il problema con le religioni, le "migrazioni" e le brutte canzoni pop, è che sono irreversibili: una volta che diventano parte della tua storia e delle tua cultura, diventa impossibile liberartene senza amputarsi una parte di sè... almeno che non fai il maoista.<br /><br />E ti assicuro che mi girano le scatole mischiare il piacevole ricordo di quella bionda emiliana sulla costa romagnola - che riemerge alla musica del tormentone estivo del tempo - con l'ultima pubblicità di un noto servizio finanziario....)</i><br />Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-85545530276086979882016-06-23T11:50:58.767+02:002016-06-23T11:50:58.767+02:00E sì, non ha neppure senso parlare di filosofia mo...E sì, non ha neppure senso parlare di filosofia morale senza parlare di economia.<br />Infatti, come ci siamo detti tante volte, Smith era considerato un filosofo morale. <br />E troppi laureati in legge sono divenuti economisti per poter interpretare "eticamente" le norme in base a crociate moralistiche che ricalcavano gli interessi economici dei più forti.Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-73140344580428614372016-06-23T11:47:37.478+02:002016-06-23T11:47:37.478+02:00Tento di legare le sempre interessanti riflessioni...Tento di legare le sempre interessanti riflessioni di Arturo e Bazaar. In fondo si tratta del relativismo assiologico strisciante anche in campo giuridico: “… c’è o non c’è verità e falsità in materia assiologica e pratica? Possono i giudizi di valore essere veri o falsi, e mostrati fino a prova contraria, quindi giustificati? E le norme, che palesemente a giudizi di valori rinviano, possono sulla base della verità o falsità di questi, essere a loro volta mostrate adeguate in qualche modo e quindi giustificate? …l’idea più corrente tra filosofi e giuristi è ancora che non ci sia verità e falsità in materia di valori e di norme, anche i migliori maestri - …come Bobbio – sono arrivati a conclusioni scettiche, mai smentite nonostante aggiustamenti vari, riguardo al problema del fondamento dei diritti umani. Con una certa tendenza a fare di necessità virtù, Bobbio aggiunge alla tesi che non è possibile fondazione razionale dei diritti umani la tesi – davvero sorprendente – che una tale fondazione non sia neppure auspicabile. …Il relativismo si presenta come bandiera di tolleranza e laicità, e come la sola posizione coerente con il pluralismo culturale e valoriale delle nostre società…Ci si può rendere conto di quanto pesi questa eredità scettica quando se ne ritrovano le tracce là dove non ce la si aspetterebbe mai: nel cuore della sapienza giuridica più sensibile alle derive autoritarie contro le quali è stata scritta la nostra Costituzione…”; e dopo aver citato G. Zagrebelsky come studioso che ha rigettato la tesi giuspositivista secondo la quale l’ordinamento legittimo è quello effettivo, l’Autrice continua affermando “…cominciamo già a provare molto stupore leggendo dello stesso autore che “l’etica dei valori è quella della potenza”, perché il valore deve valere e perciò contiene l’autorizzazione all’azione o al giudizio. …Non contiene un preventivo criterio di legittimità dell’azione o del giudizio”. Infatti “i valori sono fini”, e il fine “giustifica i mezzi”; e allora “il più nobile valore può giustificare la più abietta delle azioni” (in nota, G. Zagrebelsky, La legge e la giustizia, cit. pp. 206 ss). Ma come, ci viene spontaneo chiederci, la giustizia non era un valore? E non è un valore la dignità della persona che giustifica il principio della sua intangibilità, e il diritto all’eguale considerazione e rispetto? Che altro è un valore se non la qualità che rende buono un bene, e come mai dovrebbe essere questa qualità, e non determinati comportamenti, del tutto inadeguati al contenuto dello stesso valore, ad aver colpa della violenza o dell’irresponsabilità delle azioni?” [R. DE MONTINCELLI, La questione morale, Cortina Editore,2010, pagg. 102-125].<br /><br />Tutti gli atti “fondativi” sono radicali in materia assiologica, che se ne abbia coscienza o meno, e la Costituzione non fa eccezione. Semplicemente perché l’essenziale – razionalmente e non per opinione - è assoluto e non è relativo. Tra l’altro, come atto fondativo, la Costituzione ha un quid pluris tipico del fenomeno giuridico, ovvero normatività e precettività (non c’è relativismo che tenga). Ogni operazione intellettuale (in buona o in mala fede) tendente a “decaffeinare” un atto fondativo, privandolo della sua assolutezza assiologica, lo sterilizza e porta sempre al peggio di cui il classismo menzionato da Bazaar (con tutte le sue proiezioni evidenziate) è il risultato più evidente<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-88990665958406848252016-06-23T11:46:03.890+02:002016-06-23T11:46:03.890+02:00A quanto pare sì:
«Questa concezione del bilancia...<a href="http://www.dirittoequestionipubbliche.org/page/2004_n4/mono_B_Celano.pdf" rel="nofollow">A quanto pare sì</a>:<br /><br />«<i>Questa concezione del bilanciamento, e in generale della dimensione etica sostanziale dello Stato costituzionale di diritto, è solidale con una forma radicale di pluralismo etico (riconducibile alle idee di I. Berlin, e prima ancora di M.Weber e <b>F.Nietzsche</b> [leggi "relativismo morale" da contrapporre allo Stato etico hegeliano, ndr]): i valori, le ragioni d’azione (e, dunque, i diritti, i principi, ecc.) sono molteplici, confliggenti, incommensurabili, indeterminati. Il mondo dei valori, delle ragioni d’azione, e degli ideali sociali e politici è un pantheon politeista: l’universo etico è un universo irriducibilmente plurale, popolato da una molteplicità di valori, e ideali, che inevitabilmente entrano in conflitto gli uni con gli altri. Nulla garantisce che questi valori indichino, concordemente, un’unica direzione alle nostre scelte e alle nostre azioni: che essi, di volta in volta, vengano a comporre un tutto coerente, armonizzandosi gli uni con gli altri. Al contrario: gran parte delle scelte umane – alcune fra le scelte più significative – sono scelte tragiche, in situazioni nelle quali non si può far altro che sacrificare, in tutto o in parte, alcuni valori, in vista della promozione di altri (assumendosi, per di più, la responsabilità di tali scelte, e rassegnandosi all’ineluttabilità del rimpianto). <br />Ciò non vuol dire, si badi bene, che non vi siano soluzioni corrette, o non vi siano soluzioni migliori di altre. Questa concezione, particolarista, del bilanciamento è compatibile, in primo luogo, con l’assunto che vi siano casi paradigmatici (sebbene anch’essi possano, talvolta, essere sovvertiti). E, in secondo luogo, è compatibile con la possibilità e la sensatezza dell’indagine etica sostanziale – specificamente, con una concezione olistica e coerentista dell’argomentazione etica sostanziale. Una concezione particolarista del bilanciamento, insomma, non esclude la possibilità, e la legittimità, di generalizzazioni: proiezioni, o estrapolazioni, da casi passati (o attuali) a casi futuri (o possibili). Ma nulla garantisce che le nostre generalizzazioni colgano nel segno – che non si rivelino, inaspettatamente, bisognose di revisione.</i>»<br /><br />Insomma, dopo aver scartato Nozick, finisce per rottamare quello che Lelio Basso definiva "l'equilibrio armonico della Costituzione": se i principi confliggono significa che confliggono anche le norme: e lo stato minimo liberista di Nozick, fondato sul relativismo morale atomizzante, ti rientra dalla finestra... e che deflazione, crescita zero e ingiustizia sociale sia. Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-58479944303555000442016-06-23T11:45:07.359+02:002016-06-23T11:45:07.359+02:00È evidente che l'attacco alla Costituzione è a...È evidente che l'attacco alla Costituzione è avvenuto <i>in primis</i> in senso pregiuridico, in modo da manipolare a favore del potere dominante la <i>precomprensione</i> nell'analisi dei testi normativi.<br /><br />A livello tecnico-giuridico sono in mezzo a fuoriclasse: mi limito a considerare genericamente che, tramite le leve strutturali del potere reale, il capitale finanziario e liberista - nella sua essenza fenomenica di <i>ingiustizia [sociale] assoluta</i>, non può che assolutamente destrutturare - relativizzando - l'etica sociale.<br /><br />Ciò che viene attaccato, manipolando le deboli menti del giurista internazionalista-fognatore o di coloro che hanno evidenti problemi di relazione con la parte <i>Yin</i> dell'esistenza - tipo Bognetti - che pensa che sia "virile" lo Stato minimo liberista, è la dimensione etica sostanziale dello Stato costituzionale di diritto.<br /><br /><i>(La Costituzione come ipostatizzazione dell'etica sociale)</i> <br /><br />La dimensioe etica assume nelle costituzioni del dopoguerra un ruolo soverchiante: l'attualizzazione dello Stato etico hegeliano?<br /><br />Bene: ma i princìpi sono già il risultato sintetico di una scelta valoriale; una scelta che presuppone che i valori siano confliggenti e si sia arrivati ad un compromesso.<br /><br />Questo "compromesso" è quello su cui si fonda la comunità sociale e si manifesta come insieme di principi prescrittivi, da cui hanno origine le norme vere e proprie.<br /><br />Ma cosa materialmente definisce il rapporto tra i principi fondamentali e la struttura giuridica? la struttura economica e i rapporti di produzione che implica.<br /><br />Si puà far della filosofia morale, politica e del diritto in un contesto epistemologicamente avulso dalla teoria economica? Ha senso parlare di economia senza parlar di filosofia morale o di etica sociale senza parlar di economia? Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-21822650618886634682016-06-23T10:27:30.130+02:002016-06-23T10:27:30.130+02:00Si era compreso: ma era anche da sottolineare che ...Si era compreso: ma era anche da sottolineare che la tesi puntava a evidenziare, benevolmente, e probabilmente per meglio convincere l'interlocutore, solo un versante della questione. <br /><br />I "costi sociali" non sono che gli effetti, sul piano appunto del disagio sociale, di una crescita non solo squilibrata nella distribuzione, ma anche minore rispetto al pieno impiego dei fattori (cioè non c'è massimizzazione possibile ma solo "eqiulibrio della sotto-occupazione).<br /><br />Ciò perchè, come abbiamo visto:<br />- o la crescita è (transitoriamente) drogata dalla finanziarizzazione dei consumi e dalla connessa speculazione sui derivati del debito privato (cioè si ha una crescita di consumi insostenibile nell'economia reale) e dunque porta all'esplosione di bolle devastanti;<br />- oppure determina un inevitabile output-gap, cioè la strutturazione di una maggior disoccupazione, di un minor diffuso reddito disponibile e, in definitiva, si vanifica irreversibilmente proprio l'ipotesi di "massimizzazione del PIL" (che diviene una pura ipotesi di scuola o, piuttosto, argomento di propaganda). <br />I dati del modello supercompetitivo e anti-interventista €uropeo ci attestano massicciamente proprio questo.Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-25003789364776706112016-06-23T10:09:50.541+02:002016-06-23T10:09:50.541+02:00Scusate non voglio fare il difensore di Valori. Ma...Scusate non voglio fare il difensore di Valori. Ma vorrei che teneste conto che l'intervento era del 2007, ante crisi, e post privatizzazioni 1996 e cercava di aprire gli occhi ai communisti (che dalla svolta della questione morale berlingueriana erano stati geneticamente mutati e sospinti a deprecare il pubblico e a ritenere ogni ente come l'IRI solo un carrozzone acquista consenso pro CAF e dunque da liquidare). Il senso del discorso (che proviene comunque da un cd boisardo di Stato) è che se si vuole valutare il beneficio dell'intervento pubblico in economia si deve tenere conto anche dei salatissimi costi sociali della sua soppressione. In fondo, a me avevavo insegnato che le famose municipalizzate di giolittiana memoria furono concepite un pò perchè il nostro capitalismo straccione non era in grado di sobbarcarsi l'organizzazione di certi servizi ed erogare il prodotto ad un prezzo accessibile, un pò perchè i "costi sociali" del capitalismo selvaggio non li si riusciva più contenere nemmeno ricorrendo alle cannonate alla Bava Beccaris.Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/05150021400471630502noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-91546706631520902902016-06-23T09:01:04.645+02:002016-06-23T09:01:04.645+02:00Good point.
In realtà, il modello attuale(anglosas...Good point.<br />In realtà, il modello attuale(anglosassone) di crescita CON redistribuzione della ricchezza verso l'alto dipende essenzialmente dall'assetto del mercato del lavoro, e quindi dalla finalità complessiva dello Stato e dei suoi poteri "sovrani".<br /><br />Ed è un modello in cui si ha connaturata quella instabilità finanziaria -e la debt deflation- che conduce poi a crisi finanziarie devastanti, che si rimangiano tutta la crescita, in precedenza sostenuta, infatti, da consumi crescenti finanziati da debiti delle famiglie che divengono progressivamente insostenibili.<br /><br />Insomma senza crescita effettiva ed equilibrata (rispetto ai conti esteri) della produzione nazionale e conseguente crescita di VERA occupazione, e quindi dei livelli salariali, la crescita del PIL è compatibile con suoi successivi cicli recessivi in cui la crescita precedente è "rimangiata" e, ovviamente, si acutizza il trend, comunque immanente, della redistribuzione regressiva verso il settore finanziario. <br /><br />E questo persino se hai il dollaro e il relativo signoraggio delle portaerei "nucleari"<br />http://orizzonte48.blogspot.it/2014/12/luem-il-petrolio-e-la-locomotiva-usa.html p.4Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-42799739983140456192016-06-23T07:37:25.818+02:002016-06-23T07:37:25.818+02:00@Guido...
"Bene la crescita del Pil, se que...@Guido... <br /><br />"Bene la crescita del Pil, se questo porta a un diffuso miglioramento delle condizioni di reddito e di vita della maggioranza dei cittadini; male se un ristretto numero di privilegiati vede accrescersi di molto i propri redditi, e la maggioranza assiste impotente a una crescente precarietà, alla riduzione del suo tenore di vita, all'ampliarsi delle disparità sociali".<br /><br />Per quanto utilizzate in un'argomentazione per semi-assurdo, certe tesi sono sempre fonte di potenziale confusione e inquinamento del discorso: lasciar passare anche solo indirettamente e come possibilità puramente teorica che la stagnazione o regressione del PIL possano accompagnarsi o addirittura favorire "un diffuso miglioramento delle condizioni di reddito e di vita della maggioranza dei cittadini" è già concedere troppo al campo di chi, guarda caso da una prospettiva liberista, predica austerità e 'risanamento' a ogni costo. Non ci si può poi stupire se qualcuno di quelli che ne capiscono (di come si inquina il pubblico dibattito) se ne esce dicendo che "siccome c'è la deflazione, non può esserci un calo del potere d'acquisto". Le tesi (cripto-)decresciste lasciamole a chi, per condizione socio-economica ereditata o 'meritoriamente' acquisita, se le può permettere. Fabriziohttps://www.blogger.com/profile/04915387715501207559noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-15743760775957732682016-06-22T22:30:35.542+02:002016-06-22T22:30:35.542+02:00La solida lezione romaniana è il fondamento dell&#...La solida lezione romaniana è il fondamento dell'elaborazione di Crisafulli. <br />Adesso invece va l'interpretazione "per valori": <i>“All’emersione dei valori corrisponde un parallelo declino dei principi. I quali, o vengono trascurati, o, più semplicemente, vengono identificati con i valori. Nella letteratura più recente è, infatti, frequente l’equazione tra le due entità. Con la conseguenza che la ricorrente formula «principi e valori costituzionali» viene sempre più spesso intesa come un’endiadi.<br />Tali orientamenti denunciano una progressiva perdita di percezione del senso dei principi, la quale è confermata dal fatto che di questi ultimi vengano sovente date definizioni che sono ben lontane dalla nozione giuridicamente più rigorosa. In una ricognizione della metà degli anni ’80</i> [guarda, guarda...il momento sarà casuale?]<i>, ad esempio, Riccardo Guastini individuava, nell’uso dei giuristi italiani, alcune accezioni del termine prive di qualsiasi legame con la configurazione tradizionale. Si pensi - in particolare - all’identificazione dei principi con le norme costituzionali o con le regole sull’interpretazione e l’applicazione delle norme. E, più di recente, Gustavo Zagrebelsky ha sostenuto che vada reciso ogni legame tra i principi e le norme (o regole), poiché i primi, a differenza delle seconde, mancherebbero di fattispecie. Onde la drastica conclusione che, mentre alle regole «si obbedisce», ai principi «si aderisce».<br />Queste impostazioni, o dilatano eccessivamente il concetto di cui fanno uso, privandolo, così, di ogni capacità definitoria, o, attraendo i principi nell’orbita dei valori, si lasciano sfuggire il proprium dei principi stessi. I quali - come risulta da un’elaborazione più che cinquantennale, avviata, tra i costituzionalisti italiani, soprattutto da Vezio Crisafulli -, qualificando la realtà in termini di dover essere, si configurano - a tutti gli effetti - come strutture prescrittive.”</i> (A. D'Atena, Lezioni di diritto costituzionale, Giappichelli, 2012, Torino, pagg. 15-16). <br /><br />Certo, per rendere altisonanti e pensosi omaggi a un testo che si intende ignorare nella sua effettiva portata prescrittiva è una tecnica piuttosto efficace. <br /> Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-65939132560181162742016-06-22T20:47:28.752+02:002016-06-22T20:47:28.752+02:00Il socialista moderato (sempre più nel tempo) Cris...Il socialista moderato (sempre più nel tempo) Crisafulli - e, va detto, allievo di Santi Romano- viene considerato, a sua volta, maestro di Livio Paladin e Lorenza Carlassarre.<br />Quando parlava della Costituzione ne intendeva il testo secondo canoni intepretativi "normali": cioè tecnicamente conformi all'alto livello del diritto italiano di quel '900 "dommatico" che, pure, ebbe un ruolo determinante nel conservare la cultura dello Stato di diritto proprio durante il fascismo, consegnandola agli italiani "liberati" come una tradizione viva.<br /><br />A sua volta, non tutti rammentano, ad esempio, che anche Einaudi era laureato in legge (nel 1895), sia pure seguendo la scuola di economia di Salvatore Cognetti de Martiis, di ispirazione socialista; come socialista era il suo iniziale riferimento politico, cioè lo stesso Turati. <br />Poi seguì un distacco drastico e Nitti lo fa nominare senatore del Regno nel 1919. A ciò seguì la vicinanza alle politiche di De Stefani, l'opposizione al fascismo post delitto Matteotti, la perdita di due cattedre su tre, e via fino alla "reinterpretazione", extra lavori dell'Assemblea, della Costituzione del 1948, quale indicataci da Francesco in un recento commento..<br />https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Einaudi<br />Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-92195756853800258752016-06-22T20:08:04.360+02:002016-06-22T20:08:04.360+02:00Allevati da "suore" comuniste e da "...Allevati da "suore" comuniste e da "padri" gesuiti, considera il dissidio einaudiano ..<br /><br />Grazie per quello che contribuisci a '48,the knightpoggiopoggiolinihttps://www.blogger.com/profile/00884503306520695202noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-84675154613322782142016-06-22T19:54:13.881+02:002016-06-22T19:54:13.881+02:00E anche questo i costituzionalisti lo sapevano e l...E anche questo i costituzionalisti lo sapevano e lo dicevano: <i>“Giacché il principio della pubblica assistenza, pur rappresentando certamente un passo avanti rispetto alla beneficenza privata, si inquadra peraltro nel clima umanitaristico dell’epoca; era, in pratica, l’unico mezzo per alleviare il disagio dei meno abbienti senza venir meno ai principi fondamentali del nuovo ordinamento liberale borghese realizzato o confermato e consacrato da quelle Costituzioni. Tra tutte le possibili forme di intervento statale nella sfera dei rapporti economico-sociali, era ed è dunque, indubbiamente, il meno penetrante, il più consono alle ideologie allora imperanti, il meno compromettente.”</i><br /><br />Nella Costituzione del '48, invece, non si tratta più del <i>“concetto, vago e genericamente umanitaristico, dell’assistenza dovuta dalla collettività ai cittadini bisognosi, del rimedio al pauperismo, come nei primi accenni contenuti nelle vecchie Costituzioni che abbiamo rapidamente richiamato al par. precedente; ma è proprio l’affermazione di principio del diritto dei cittadini, ed in modo speciale dei cittadini in quanto lavoratori, a certe determinate prestazioni, in largo senso, assistenziali; diritto che, di solito, si configura sistematicamente come integrativo del fondamentale diritto al lavoro e all’attuazione del quale vengono chiamate a corrispondere, almeno in larga parte, le leggi e le istituzioni « previdenziali »”.</i> (V. Crisafulli, Costituzione e prevenzione sociale, Rivista degli Infortuni e delle Malattie Professionali, 1950, n. 1 (gennaio-febbraio), ora in La Costituzione e le sue disposizioni di principio, Giuffè, Milano, 1952, pagg. 122 e 125).<br /><br /><br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-44928278870470807292016-06-22T19:44:37.234+02:002016-06-22T19:44:37.234+02:00Molti anni fa, quando esisteva ancora la Finsider ...Molti anni fa, quando esisteva ancora la Finsider (che all'epoca perdeva, e anche parecchio) l'ing. De Benedetti disse all'avv. Sette, allora presidente dell'Iri: «Ma non si rende conto che alla Finsider avete 10 mila occupati di troppo?». Sette si limitò a scuotere la testa. Dopo la privatizzazione, la siderurgia ha perso più di 10 mila occupati; e lo spazio rimasto vuoto a Bagnoli e a Taranto è stato riempito dalla camorra e dalla Sacra corona unita. Con quale vantaggio per il paese, non si sa.<br /><br />E questo ci permette di toccare l'ultimo punto: ammettiamo che un sistema altamente competitivo, completamente privatizzato, dominato da una selezione di tipo darwiniano, porti alla massimizzazione della crescita del Pil. Ma è questo un fine in sé, o stiamo confondendo un fine con un mezzo? Bene la crescita del Pil, se questo porta a un diffuso miglioramento delle condizioni di reddito e di vita della maggioranza dei cittadini; male se un ristretto numero di privilegiati vede accrescersi di molto i propri redditi, e la maggioranza assiste impotente a una crescente precarietà, alla riduzione del suo tenore di vita, all'ampliarsi delle disparità sociali.<br /><br />Alla luce di quanto stiamo vedendo, e di quel che si è detto, in Italia abbiamo privatizzato abbastanza, e probabilmente troppo. Adesso, per favore, basta.<br /><br />Duccio Valori è ex condirettore centrale dell'Iri Da il manifesto del 24 aprile 2007 http://archivio.eddyburg.it/article/articleview/8847/0/19/<br /><br />Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/05150021400471630502noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-82047110805973534002016-06-22T17:57:50.650+02:002016-06-22T17:57:50.650+02:00Grazie. La Sua analisi non fa una piega e, onestam...Grazie. La Sua analisi non fa una piega e, onestamente, non avevo colto subito tutta la confusione logica - tendente all'assurdo- insita in quell'articolo. A dimostrazione che l'errore rimane sempre un errore (come l'€uro), comunque lo si voglia abbellire. Quando si dice professionisti dell'antimafia francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-33445260556159072912016-06-22T17:44:10.770+02:002016-06-22T17:44:10.770+02:00E il bello è che, a dispetto del nostro cronista d...E il bello è che, a dispetto del nostro cronista di mafie altrui, enl link, inserito nel post, relativo alla colossale organizzazione inglese per il traffico della droga, "The Cartel", si è coscienti della precisa relazione tra disoccupazione giovanile, politiche economiche neo-liberiste di austerità, e inesauribile base di manovalanza per tali attività di traffico illecito. In Inghilterra...Dentro l'UEQuarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.com